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Le grida della Fenice

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fabbri. Disegnando quegli uomini come fabbri, il monaco dovrebbe voler dirci che<br />

l’anima di quelle persone doveva essere forgiata.<br />

A capire questo ci aiuta il mito di Efesto, il Vulcano dei Romani, che il mito narra<br />

rifiutato dalla madre Era perché troppo brutto e nella caduta si ruppe una gamba<br />

che gli lasciò una zoppia (http://mitologia-mythos.blogspot.it/2012/06/efestovulcano.html).<br />

La sua zoppia, come quel troppo brutto riportati nel mito,<br />

intendevano naturalmente fare riferimento alla qualità del DNA di Efesto, che<br />

simboleggia il nuovo uomo nato negli inferi e doveva di nuovo cominciare daccapo<br />

il percorso in salita per liberarsi del peso <strong>della</strong> sua anima.<br />

Efesto nella sua fucina<br />

Venere nella fucina di Vulcano<br />

di Anthony Van Dyck 1626<br />

Avendo ormai capito che Pantaleone nel mosaico racconta la storia genetica<br />

dell'umanità, e per illustrare ogni volta che qualcuno mise mano al DNA cosa<br />

accadde sulla terra e di conseguenza nel cosmo, e per distinguere la provenienza<br />

genetica dei personaggi presenti nell’opera usa o colori diversi nella figura o lo fa<br />

attraverso gli animali simbolici da lui inventati, possiamo ipotizzare che il mito di<br />

Efesto intende simboleggiare gli esseri rifiutati dalla stessa Grande Madre<br />

(facilmente quelli nati dagli angeli caduti e le donne terrestri), mentre la sua zoppia<br />

simboleggia sicuramente l'elica genetica persa. La fucina di Efesto, come i fabbri<br />

del mosaico, simboleggiano invece il basso Livello (quindi il mondo ctonio) da

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