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Il Palazzo dei Visacci<br />
Una galleria all’aperto di illustri fiorentini<br />
Firenze<br />
Nascosta<br />
di Amedeo Menci / foto Roberto Menci<br />
Il Palazzo dei Visacci<br />
Il palazzo Altoviti Sangalletti, situato<br />
a Firenze al numero 18 di Borgo<br />
degli Albizi, fu edificato nel 1538 da<br />
Bartolomeo Panciatichi che vi inglobò<br />
tre vecchi edifici comprendenti anche<br />
l’abitazione appartenuta a Rinaldo degli<br />
Albizi. Baccio Valori, la cui famiglia era<br />
subentrata a quella degli Albizi, ne volle<br />
affidare, alcuni anni dopo, l’ampliamento<br />
e il restauro a Giovanni Battista Caccini.<br />
I lavori furono completati alla fine<br />
del Cinquecento quando Baccio Valori<br />
il Giovane, presidente dell’Accademia<br />
delle Arti del Disegno, incaricò lo stesso<br />
Caccini del rifacimento della facciata,<br />
con l’aggiunta di quindici erme da lui<br />
scelte, raffiguranti fiorentini illustri nelle<br />
arti e nelle scienze. Nel 1687, quando si<br />
estinse il ramo fiorentino della famiglia<br />
Valori, la famiglia Guicciardini divenne<br />
proprietaria del palazzo. Successivamente<br />
ereditato dalla famiglia Altoviti,<br />
il palazzo fu arricchito negli interni.<br />
La facciata però non subì variazioni ed<br />
ancora oggi possiamo ammirare le erme.<br />
A livello inferiore si distinguono<br />
Accursio, Pietro Torrigiani Rustichelli,<br />
Marsilio Ficino, Donato Acciaiuoli e<br />
Pier Vettori; nel secondo ordine si trovano<br />
Amerigo Vespucci, Leon Battista<br />
Alberti, Francesco Guicciardini, Marcello<br />
Virgilio Adriani e Vincenzo Borghini;<br />
nel terzo ordine infine Dante, Petrarca,<br />
Boccaccio, Giovanni Della Casa e Luigi<br />
Alamanni. A causa della modesta qualità<br />
della realizzazione scultorea, delle<br />
espressioni corrucciate e severe dei<br />
personaggi, l’edificio fu denominato dai<br />
fiorentini, con la consueta sagacia, palazzo<br />
dei Visacci. Filippo Valori, figlio<br />
di Baccio, scrisse per aiutare a decifrare<br />
le iscrizioni scritte sotto i singoli personaggi,<br />
un libretto intitolato Termini<br />
di mezzo rilievo e di intera dottrina fra<br />
gli archi di Casa Valori. Una particolarità<br />
della facciata è costituita da una piccola<br />
lapide posta da Baccio Valori sotto<br />
una finestra del pianterreno a ricordare<br />
il luogo in cui San Zanobi avrebbe compiuto<br />
il miracolo della resurrezione del<br />
figlioletto di una nobildonna francese<br />
che transitava da Firenze mentre si stava<br />
recando a Roma in pellegrinaggio.<br />
La targa riporta l’iscrizione in greco e<br />
prosegue in latino:<br />
B. Zenobius puerum sibi a matre gallica<br />
Roma eunte Creditum atque interea<br />
mortuum dum sibi urbem Lustranti eadem<br />
reversa hoc loco conquerens Occurrit<br />
signo crucis ad vitam revocat<br />
An. Sal. CCC<br />
Frontespizio del libro di Filippo Valori<br />
Lapide del miracolo di San Zanobi<br />
IL PA<strong>LA</strong>ZZO DEI VISACCI 53