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ICF Febbraio e Marzo 2018

ICF - Rivista dell'Industria Chimica e Farmaceutica è la rivista di Interprogetti che, oltre ad offrire un quadro esaustivo sullo stato dell'arte dei due settori di riferimento, rappresenta uno strumento di lavoro qualificato, attraverso una presentazione completa dell'innovazione tecnologica ad essi dedicata.

ICF - Rivista dell'Industria Chimica e Farmaceutica è la rivista di Interprogetti che, oltre ad offrire un quadro esaustivo sullo stato dell'arte dei due settori di riferimento, rappresenta uno strumento di lavoro qualificato, attraverso una presentazione completa dell'innovazione tecnologica ad essi dedicata.

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Andamento dei principali indicatori economici:<br />

i trend dei genericisti – Anni 2010-2015<br />

Attualità<br />

arrivando a pesare il 47% di tutti i costi<br />

di produzione, e sono di pari passo<br />

aumentati in modo rilevante gli investimenti<br />

che qualche azienda definisce<br />

‘vincolati’, necessari cioè a mantenere<br />

un’elevata competitività e a far fronte<br />

alle stringenti norme che regolamentano<br />

il settore pharma a livello europeo”.<br />

Nel dettaglio si fa riferimento, in particolare,<br />

ai controlli qualità su prodotti<br />

e processi e agli adeguamenti legati<br />

alla Data Integrity e alla Direttiva europea<br />

Anticontraffazione.<br />

Sul fronte del controllo qualità sono i<br />

dati reali a parlare: dal 2006 al 2015,<br />

l’incidenza del personale addetto al<br />

controllo qualità nel pool delle genericiste<br />

è passato dal 16,5 al 22%.<br />

In particolare, nel solo biennio 2015-<br />

2016 il campione dei 21 siti produttivi<br />

visitati ha realizzato quasi 840 mila<br />

test (in media 13 per lotto prodotto),<br />

oltre 3.100 convalide di processo<br />

produttivo e 808 audit presso i fornitori<br />

di principi attivi (appartenenti per<br />

il 67% all’Unione Europea).<br />

Preoccupazioni economiche aggiuntive<br />

derivano dall’attuazione delle indicazioni<br />

europee sulla raccolta e conservazione<br />

dati della filiera aziendale<br />

(data integrity) e sull’adozione dell’identificativo<br />

univoco comunitario e<br />

del sistema di prevenzione di manomissioni:<br />

secondo l’analisi di Nomisma,<br />

le due operazioni peseranno sui<br />

conti delle 21 aziende oggetto di screening<br />

per una cifra complessiva superiore<br />

ai 43 milioni di euro, pari al 7%<br />

dei loro ricavi annuali e al 97% del loro<br />

Margine operativo lordo. Come dire che<br />

se le 21 “protagoniste” volessero adeguarsi<br />

in un anno solo si ritroverebbero<br />

con le marginalità ridotte a zero.<br />

Le criticità dietro le quinte<br />

A fronte dell’impegno richiesto – sottolineano<br />

le aziende del campione –<br />

la prima criticità continua ad essere<br />

rappresentata dalle incertezze regolatorie,<br />

che ovviamente riguardano<br />

Fonte: Elaborazioni Nomisma su dati Aida Bureau-Van Dijk<br />

Struttura dei costi delle 21 imprese analizzate (%) – Confronto 2010 e 2015<br />

Fonte: Elaborazioni Nomisma<br />

su dati Aida Bureau-Van Dijk<br />

l’intera filiera produttiva: la numerosità<br />

delle procedure amministrative,<br />

la poca tempestività nelle risposte da<br />

parte della PA (ad esempio il via libera<br />

alla produzione da parte dell’Aifa al<br />

termine del percorso autorizzativo alle<br />

modifiche alle linee produttive, che<br />

nel caso delle 21 aziende dello screening<br />

ha determinato attese che vanno<br />

dalle due settimane a un massimo<br />

di 6 mesi) e più in generale i cavilli<br />

burocratici rimangono fattori debilitanti<br />

per le imprese, e lo sono ancora<br />

di più per aziende che operano in un<br />

settore altamente controllato e regolato<br />

come quello farmaceutico.<br />

Difficoltà che impattano su un comparto<br />

allargato già alle prese con<br />

la pesante crisi di crescita descritta<br />

nell’intervento di Lucio Poma, Docente<br />

di Economia applicata all’Università<br />

di Ferrara e membro del gruppo<br />

di lavoro che ha realizzato lo studio:<br />

“Tra il 2009 e il 2015 – ha spiegato<br />

Poma – il valore delle esportazioni<br />

farmaceutiche italiane è cresciuto del<br />

75%, ma a fronte di questa crescita<br />

l’importazione di materie prime e<br />

di alcuni farmaci innovativi, ad altissimo<br />

costo, ha comportato un saldo<br />

negativo tra import ed export pari a<br />

1,5 miliardi di euro nel 2016. A pesare<br />

sul bilancio finale (-3,9 miliardi<br />

di euro) sono i saldi con l’Ue, la Svizzera<br />

e gli Stati Uniti, ma è aumentata<br />

anche la competitività in territori<br />

geograficamente più distanti, come<br />

l’Asia o l’America centro-meridionale,<br />

mentre l’Italia tra il 2011 e il 2015 ha<br />

visto diminuire la propria quota pro-<br />

<strong>Febbraio</strong>/<strong>Marzo</strong> <strong>2018</strong><br />

RIVISTA DELL’INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA icf 13

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