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ICF Febbraio e Marzo 2018

ICF - Rivista dell'Industria Chimica e Farmaceutica è la rivista di Interprogetti che, oltre ad offrire un quadro esaustivo sullo stato dell'arte dei due settori di riferimento, rappresenta uno strumento di lavoro qualificato, attraverso una presentazione completa dell'innovazione tecnologica ad essi dedicata.

ICF - Rivista dell'Industria Chimica e Farmaceutica è la rivista di Interprogetti che, oltre ad offrire un quadro esaustivo sullo stato dell'arte dei due settori di riferimento, rappresenta uno strumento di lavoro qualificato, attraverso una presentazione completa dell'innovazione tecnologica ad essi dedicata.

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Sicurezza<br />

perciò l’individuazione delle fonti e la<br />

quantificazione dell’intensità e della<br />

qualità degli odori è una scienza ancora<br />

imperfetta e di impervia applicazione,<br />

rendendo spesso lunga, costosa<br />

e disagevole la soluzione di molti<br />

casi anche di gravità evidente, ma<br />

complessi da valutare in modo oggettivo.<br />

Per fortuna, negli ultimi anni è<br />

andata sempre più diffondendosi anche<br />

in Italia una metodologia affidabile<br />

per la quantificazione degli o-<br />

dori (olfattometria) e alcune Regioni<br />

(Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna)<br />

hanno cominciato a emanare<br />

delibere e linee guida per disciplinare<br />

le emissioni in atmosfera potenzialmente<br />

fonti di molestie olfattive.<br />

Inoltre, sono comparse sul mercato<br />

delle apparecchiature in grado di monitorare<br />

l’intensità e la qualità degli<br />

odori, consentendo l’installazione<br />

delle prime centraline per il campionamento<br />

automatico dell’intensità e<br />

della qualità degli odori ambientali.<br />

Figura 2 -<br />

Attraverso<br />

i sistemi<br />

di indagine<br />

e analisi oggi<br />

disponibili, è<br />

possibile avere<br />

una mappatura<br />

precisa della<br />

diffusione<br />

e dell’intensità<br />

degli odori<br />

nel territorio<br />

circostante<br />

la fonte di<br />

emissione<br />

Le fonti dell’inquinamento olfattivo<br />

Le fonti potenziali di emissioni maleodoranti<br />

sono numerose e variamente<br />

distribuite sul territorio: in ambito<br />

urbano, le lamentele più frequenti<br />

derivano dalla percezione di odori<br />

provenienti da esercizi di ristorazione<br />

o da laboratori artigianali di<br />

preparazione dei cibi (ristoranti, in<br />

particolare di tipo etnico, fast-food,<br />

pizzerie, mense, centri di cottura,<br />

friggitorie).<br />

Per quanto riguarda le emissioni industriali,<br />

è raro al giorno d’oggi trovare<br />

delle fonti significative in ambito<br />

urbano, anche se esistono numerose<br />

eccezioni dovute alla presenza<br />

di insediamenti “storici”, stabiliti<br />

in anni nei quali la zona era periferica<br />

ed è andata nel tempo a trovarsi<br />

inglobata nell’espansione progressiva<br />

del centro abitato: molte industrie<br />

in questa situazione sono state trasferite<br />

nei distretti industriali periferici,<br />

ma altre resistono strenuamente,<br />

sfruttando deroghe e dilazioni alle<br />

imposizioni delle autorità amministrative<br />

e sanitarie, specialmente in<br />

zone dove i residenti sono in maggior<br />

parte dipendenti dell’industria coinvolta,<br />

in genere contrari al trasferimento<br />

del sito produttivo.<br />

Nelle periferie, è invece possibile che<br />

emissioni maleodoranti possano provenire<br />

dalle zone industriali immediatamente<br />

esterne ai quartieri residenziali,<br />

ma è più frequente il caso<br />

di lamentele causate dalla presenza<br />

di impianti pubblici e privati per il<br />

trattamento delle acque, spesso privi<br />

di coperture di contenimento e di<br />

impianti di deodorizzazione.<br />

Nelle zone suburbane e nelle campagne,<br />

contrariamente a quanto si potrebbe<br />

pensare, sono molto frequenti<br />

gli episodi di molestia olfattiva, dato<br />

che, specialmente in anni recenti,<br />

sono andate moltiplicandosi le fonti<br />

maleodoranti: un tempo, vi erano e-<br />

pisodi più che altro legati agli allevamenti<br />

intensivi, specialmente di tipo<br />

suinicolo e avicolo, ed allo spargimento<br />

stagionale sui campi dei concimi<br />

naturali. Col passare degli anni,<br />

si sono aggiunte anche numerose industrie<br />

considerate “insalubri” ed e-<br />

spulse dai contesti urbani, come le<br />

concerie, l’industria del rendering<br />

(trattamento e recupero di sottoprodotti<br />

da residui di macellazione e carcasse<br />

animali), i mangimifici e le produzioni<br />

di alimenti per animali, industrie<br />

chimico-farmaceutiche e così<br />

via. A queste si sono aggiunte le discariche<br />

di rifiuti urbani, che si sono<br />

sempre più ingrandite, nonché gli<br />

impianti per il trattamento della frazione<br />

umida dei rifiuti e per il compostaggio.<br />

Un altro fenomeno recente<br />

è legato al proliferare di centrali di<br />

<strong>Febbraio</strong>/<strong>Marzo</strong> <strong>2018</strong><br />

RIVISTA DELL’INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA icf 65

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