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Wine Experience - Aprile 2019

Wine Experience-MAVV Magazine è la nuova rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite dedica alle eccellenze enologiche. Con una pregevole veste grafica, la rivista digitale, in formato pdf e con testo inglese a fronte, intende presentare ad una platea internazionale di appassionati ed operatori del settore le migliori produzioni italiane, raccontando i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.

Wine Experience-MAVV Magazine è la nuova rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite dedica alle eccellenze enologiche. Con una pregevole veste grafica, la rivista digitale, in formato pdf e con testo inglese a fronte, intende presentare ad una platea internazionale di appassionati ed operatori del settore le migliori produzioni italiane, raccontando i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

CON I CIBI CAMPANI<br />

MATRIMONIO DIVINO<br />

Ragù, pesce, pizza e genovese: i migliori abbinamenti a tavola<br />

LA NOSTRA regione vanta una superfi cie vitata<br />

di circa 25mila ettari di vigneto che si traducono<br />

in una produzione di vino attestata su<br />

oltre un milione e mezzo di ettolitri. Il comparto vitivinicolo<br />

campano ha complessivamente un valore<br />

stimato di 70 milioni di euro.<br />

Dietro questi freddi numeri si cela comunque una<br />

profonda e marcata identità territoriale, intimamente<br />

legata alla sua storia geologica contraddistinta<br />

da una complessa attività vulcanica che ha scolpito<br />

in modo indelebile alcune macro-aree viticole.<br />

Il distretto vulcanico di Roccamonfi na, la Caldera<br />

dei Campi Flegrei e, naturalmente, il complesso del<br />

Vesuvio-Monte Somma hanno contribuito in maniera<br />

determinante a caratterizzare il terroir della<br />

Campania; così come la variabilità climatica, che si<br />

palesa passando dalle vigne ubicate in prossimità<br />

della costa a quelle invece situate nelle zone più<br />

interne a ridosso dell’Appennino, è un altro fattore<br />

di connotazione qualitativa.<br />

La naturale vocazione vitivininicola di questo territorio<br />

ha potuto approfi ttare poi di una piattaforma<br />

ampelografi ca ricchissima: c’è solo l’imbarazzo<br />

della scelta… L’Aglianico è il più diffuso, con punte<br />

di eccellenza nel Taurasino e nell’areale del Taburno,<br />

presente dall’Alto Casertano fi no al Cilento,<br />

con sfumature espressive differenti ma altrettanto<br />

interessanti. Da questo vitigno nascono il Taurasi e<br />

l’Aglianico del Taburno, vini che esprimono grande<br />

intensità aromatica, struttura alcolica e profondità<br />

gustativa, caratteristiche che suggeriscono l’abbinamento<br />

a piatti dalla grande succulenza come gli<br />

ziti al ragù, indiscusso protagonista della domenica<br />

campana con il matrimonio indissolubile tra carne<br />

e pomodoro; oppure come la minestra maritata,<br />

che non può mancare sulle tavole partenopee in<br />

occasione delle feste comandate: qui lo sposalizio,<br />

altrettanto felice, è tra la carne e le verdure.<br />

Ma se iniziamo a parlare di cibo in Campania<br />

abbiamo la possibilità di compiere un meraviglioso<br />

e lunghissimo viaggio tra mille colori, profumi e<br />

sapori. Un’esperienza sensoriale frutto di secolari<br />

contaminazioni, intrisa di storia e tradizioni che si<br />

perpetuano e si rivitalizzano ogni giorno grazie alla<br />

disponibilità inesauribile di prodotti raffi nati ed eccellenze<br />

agroalimentari.<br />

Cucina povera di recupero e cucina di corte, retaggio<br />

degli antichi monzù, si mescolano in un caleidoscopio<br />

di portate che non può non partire da<br />

un grande classico evergreen come gli spaghetti<br />

alle vongole veraci: profumo di mare, tendenza dolce<br />

e sapidità hanno bisogno di vini bianchi agili e<br />

snelli come il Campi Flegrei Falanghina o un Falerno<br />

del Massico Bianco; la Falanghina del Taburno<br />

si fa preferire invece per la pasta e fagioli con le<br />

cozze, un piatto che unisce terra e mare, ricco di<br />

sapore, che si trova a suo agio con la maggiore<br />

struttura del bianco beneventano.<br />

Una ricetta semplice, quanto tradizionale, è l’orata<br />

all’acqua pazza, una cottura delicata con acqua,<br />

sale, olio, aglio e pomodorini, che richiede il garbo e<br />

la gentile mineralità del Fiano di Avellino; il baccalà alla<br />

napoletana con pomodori,<br />

olive di Gaeta e<br />

capperi si esalta invece<br />

con l’esuberanza e<br />

i profumi di un giovane<br />

Cilento Aglianico. Andiamo<br />

ancora in Irpinia<br />

con il Greco di Tufo, un<br />

bianco sui generis con<br />

freschezza da vendere<br />

e un corpo da spendere<br />

su un piatto unico e<br />

sostanzioso come le<br />

candele - rigorosamente<br />

spezzate a mano<br />

- alla Genovese, una<br />

salsa bianca nata dalla<br />

perfetta fusione tra<br />

cipolle, carne e pasta.<br />

Nella mozzarella di<br />

bufala campana l’Asprinio<br />

d’Aversa spumante trova la sua compagna<br />

ideale grazie alla succosa acidità e alla carbonica<br />

minuta che si contrappongono alla tendenza dolce<br />

e alla grassezza del nostro oro bianco.<br />

Concludiamo questa sfi lata di sapori con la “regina”<br />

incontrastata dello street food partenopeo: la<br />

Tommaso Luongo e Monica Piscitelli<br />

pizza Margherita, magari mangiata a portafoglio,<br />

gustata con un calice di un rigoglioso Gragnano<br />

della Penisola Sorrentina.<br />

Prosit!<br />

TOMMASO LUONGO<br />

SOMMELIER<br />

CAMPANIA, LUCKY MARRIAGE BETWEEN FOOD AND WINE<br />

Talking about food in Campania means making a wonderful journey through a thousand colors, aromas and flavors. A sensorial<br />

experience, the result of old contaminations, steeped in history and traditions that are revitalized every day thanks to the<br />

inexhaustible availability of excellent food products. Poor recovery cuisine and court cuisine are mixed: a classic like spaghetti<br />

with clams need agile and lean white wines such as Campi Flegrei Falanghina or a Falerno del Massico Bianco; Falanghina del<br />

Taburno is instead preferred for pasta and beans with mussels, a dish that combines land and sea, rich in flavor.<br />

Taurasi and Aglianico del Taburno are to be drunk on the Ragù sauce, the undisputed protagonist on Sunday with the marriage<br />

between meat and tomato; or on the “married soup”, with meat and vegetables.<br />

The crazy water bream requires Fiano di Avellino; Neapolitan cod with tomatoes goes well with the scents of a young Cilento<br />

Aglianico.<br />

Greco di Tufo, a fresh white Irpinia wine, goes well with Genovese pasta, a white sauce born from the fusion of onions and meat.<br />

In the Campania buffalo mozzarella the Asprinio d’Aversa sparkling wine finds its ideal companion, while the “queen” of the<br />

Neapolitan street food, the Margherita pizza, is to be enjoyed with a Gragnano of the Sorrento Peninsula.<br />

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