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Rivista Aprile

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ne nei confini animici, e l'arte,

intesa in tal senso, riscatta la

natura umana dalla sua condizione

materiale».

Con sempre maggiore intensità

si addentra in questa

esplorazione senza confini, in

cui sempre più si sperimenta

nell'approfondire i caratteri,

il “segno” del suo linguaggio:

suo e inconfondibile è il modo

di tracciare curve leggere a delimitare

ipotesi di volti, suo è il

“dialogo” dei colori, il loro incontro

che si espande in nebulose

o è circoscritto fra segni

minimali, ognuno dei quali è

un mondo d’immagini, di microfigure,

separate e distinte

ma complementari l'una all'altra.

Il suo è uno stile non ricon-

Epifania

ducibile a scuole e correnti artistiche

specifiche: uno stile che è un unicum

cromatico, materico, concettuale.

Cos'è, dunque, “arte” in questo percorso

così complesso e difficile?

«E' l'autopercezione della creatura vivente,

proiettata all'infinito da anima

che è la fonte del sapere assoluto. Il

concetto del sé si esprime attraverso la

forma».

Arte come impegno assoluto, ricerca

che ogni volta ti pone di fronte a te

stessa?

«Mi percepisco come una funambula in

equilibrio fra due dimensioni opposte;

sotto di me è il vuoto, è nel vuoto che io

lavoro, non mi sento protagonista ma

esecutrice. Ho imparato a mettere a tacere

l'ego, la dimensione materiale, e a

dar voce all'anima».

Una concezione dell'arte che non si

esaurisce nella dimensione estetica, ma

coinvolge unitariamente l'etica, e crea

un “ponte” fra i saperi: arte e vita s’incontrano

in un principio unitario, così

come la scienza ricerca il principio unitario

che spieghi tutti gli aspetti della realtà,

studiati dai vari settori della scienza

stessa. Non a caso ha dedicato alcune

sue opere alla quantistica, alla “frontiera”

che ha superato la fisica classica per

addentrarsi ancora più in profondità in

quello “spazio” in cui materia ed energia

s’incontrano, interagiscono, si confondono.

Così come il “campo morfico”

di cui sperimenta alcune “figurazioni”,

è il luogo dell'empatia, dell'incontro,

dell'identificazione con l'altro, in una

percezione diretta che mette in pratica

ciò che per la scienza resta a livello

di teoria dei campi quantistici. Ancora

una volta, gli “opposti” non sono tali,

le separatezze non sono tali, gli individui

non sono monadi isolate in quel

“campo” di percezioni che costituisce la

memoria collettiva, sottesa ad ogni incontro,

ad ogni relazione. Le sue opere,

così impegnative nella loro genesi e

così coinvolgenti nella loro realtà “effettuale”,

richiedono, a coronamento del

loro significato più profondo, l'impegno

di un visitatore che non si trinceri dietro

generiche categorie di apprezzamento

estetico, ma sia disponibile a mettere in

discussione le sue certezze, le sue difese,

le barriere, scenda dentro se stesso.

Come per tutta l'arte contemporanea, il

pubblico è chiamato ad interagire con

l'opera, a coronarne il senso; tanto più

ciò è fondamentale nell'arte, così permeata

dall'introspezione, dalla ricerca

della libertà.

Anima in divenire

Qual è il rapporto tra la libertà nell'arte

e la libertà nella tua ricerca culturale?

«La prima caratteristica della connessione

animica è la ricerca della libertà,

non come trasgressione delle regole

sociali, comunque condizionanti, ma

soprattutto come ricerca di una dimensione

propria in cui l'anima è regista incondizionata

della realtà».

Nella profondità di se stessi, nella connessione

con tutto l'esistente sta, dunque,

il significato dell'arte, veicolo di

comprensione e di compassione, in

senso etimologico.

www.cinziapistolesi.com

info@cinziapistolesi.com

Cinzia Pistolesi

CINZIA PISTOLESI

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