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DONNEche fanno notiziaBELLE E BRAVE A TUTTE LE ETÀ.La comunicazione sociale assume più di ognialtro tipo di comunicazione un valore etico. Persua stessa definizione essa si realizza nellarappresentazione di valori, nello stimolare adagire in funzione di essi o semplicementepromuovendo nell’interlocutore l’adesione adessi. In questo senso assolve una funzionestrategica perché deve essere capace di operarein una prospettiva di crescita della società nelsuo insieme, deve stimolare l’interlocutoreaffinché si senta parte della comunità, e avvertala comunità intorno a sé e allo stesso attivicomportamenti solidali nei confronti degli altri.La comunicazione sociale è questo ma non solo,in società sempre più conflittuali caratterizzateda un senso di incertezza molto profondo èattraverso di essa che si deve essere in grado didare risposte concrete a coloro che in qualchemodo si sentono o sono fuori dalla società. Icosiddetti “profughi” come li definisce HuguesLagrange: “Diventare un profugo significaperdere i mezzi sui quali si basa l’esistenzasociale, cioè un insieme ordinario di cosepersone con un loro significato: terra, casa,villaggio, città, genitori, beni occupazioni e altripunti di riferimento della quotidianità”. In questosenso l’oggetto del comunicare è rappresentatodall’idea, dal sistema di valori che può declinarsiin azioni, comportamenti e servizi. Comunicareha pertanto una rilevanza centrale, il dirittoall’informazione, inteso in una triplice accezionedi diritto di informare, di informarsi e di essereinformato, ma anche come espressione deldiritto di cittadinanza, ossia come partecipazioneconsapevole al processo decisionale pubblico. Inparticolare il diffondersi dei mezzi diIl valore del talento.www.donnaimpresa.comcomunicazione di massa ha contribuito inmaniera significativa alla crescita dellaconsapevolezza dei cittadini e del diritto adinformarsi. C’è dunque uno stretto rapporto trasviluppo sociale e formalizzazione giuridica,tant’è vero che il diritto all’informazione è statolegittimato giuridicamente grazie alla diffusionedei media. Infatti, è possibile individuare i principicostituzionali che sono alla base di questo diritto,ossia: l’inviolabilità dei diritti, la democrazia,l’uguaglianza formale sostanziale tra i cittadini, lapartecipazione alla vita democratica, il diritto alvoto. Mentre il diritto ad essere informati non hatrovato in Italia una sua legittimazione in unanorma specifica, ciò ha ritardato lo sviluppo e ladiffusione della comunicazione pubblica e quindidi quella sociale. Ma come comunicare ilsociale? A differenza delle altre nazioni europee,dove invece tale diritto è tutelatocostituzionalmente, hanno via via scopertol’importanza della comunicazione e soprattuttodella riflessione sulla stessa. Conviene a questoriguardo ricordare come l’inizio del dibattito sullacomunicazione di pubblica utilità è da far risalireagli inizi degli anni ’80, con lo sviluppo delservizio radiotelevisivo che anticipò, in qualchemodo, quello successivo sulla comunicazionedell’istituzione pubblica. Lo sviluppo dei canali dicomunicazione commerciali incrementò in modosignificativo l’offerta e di conseguenza ladomanda di comunicazione. Inoltre si assistettead una evoluzione del clima politico e culturale,con il riconoscimento della positività del ruolo delsistema delle imprese e l’emergere di unamaggiore attenzione socio-culturale incentratasui bisogni dell’individuo. Di conseguenzaaumentò la produzione di comunicazione,sostenuta in proporzioni sempre più rilevantidalle entrate pubblicitarie. Questo il quadrogenerale che diede l’impulso alla nascita deldibattito sulla modalità di riformulare il rapportotra pubblica amministrazione e cittadini; nonultima in ordine di importanza, nel promuoveretale dibattito, la volontà politica di fornire aiuti alsistema dei mezzi di comunicazione di massa.La professione del giornalista ha conosciutoprofonde evoluzioni ed in questa esplosionedegli universi giornalistici ma qualunque sial’universo giornalistico in cui opera il suo ruolorimane sempre lo stesso: quello di mediatore traun pubblico e una realtà. Occorre dire anche chese il giornalismo è indubbiamente unaprofessione affascinante e brillante, essa ha ildovere, prima di tutto, di affermare la necessitàdel coraggio, della tenacia, della combattività,dell’esigenza di indagare, indipendentemente daquali siano le difficoltà e quali siano le tentazionidi cedere immediatezza ed alla spettacolarità. Labravura infatti non si misura soltanto nella qualitàdei testi, nell’efficacia della sintesi radiofonica onella felicità della selezione delle immagini e delloro assemblaggio con il sonoro del reportagetelevisivo, la qualità del lavoro emerge bensìnell’efficacia con cui il/la giornalista testimonediventa interprete delle attese e degli interessidel pubblico. Comunicare, nella modernainformazione (moderna non soltanto in relazionealle tecnologie, ma anche alla maturità delrapporto tra i media e la società esigente propriadelle democrazie evolute), non consiste in unprocesso unidirezionale circa la trasmissione dinotizie, suoni e immagini, ma anchenell’attenzione alla risposta del pubblico,intuendone le esigenze e tenendo conto dellereazioni, siano esse critiche o di consenso o dicommento. Il vero giornalismo è questo dunque.Esso non si limita all’affinamento delle qualitàtecniche della professione ma si estendeall’acquisizione della coscienza del valore diquanto accade rispetto al grado di evoluzionedella coscienza pubblica e agli obiettivi politicosocialiche la società si propone e sui quali lasocietà discute. C’è una fase importantissimadell’attività professionale che precede ilmomento della redazione degli articoli o dellaedizione dei servizi radiotelevisivi e corrispondecon la capacità di “leggere” la realtà, dicomprenderla alla luce delle attese del pubblicoal quale si rivolge. La cultura del pluralismorende di complesso il processo di avvicinamentoalla verità, comporta anche il confronto tra fontidiverse, ma soprattutto chiama in causa, conquella dei giornalisti, la responsabilità delpubblico che deve ricevere criticamente leinformazioni ed esercitare il discernimentonecessario per una lettura “attiva”dell’informazione. Massimo rispetto per il proprioessere e per gli altri: una ricetta semplice, inbase all'assunto per il quale le immagini nondevono necessariamente servire a costruire unsignificato altro da sé ma devono esseresignificative di per sé. Solo le menti più lucide delgiornalismo moderno si ricordano che ci siesprime in tal guisa, i pochi e le poche che lof(s)anno sono esempi che rendono l'esperienzatelevisiva degna di essere vissuta, che mispingono ancora a plaudire.