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LA TOSCANA NUOVA - OTTOBRE 2020

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Incontri con

l’arte

A cura di

Viktorija Carkina

Claudio Cionini

La metropoli come specchio del mondo moderno

di Viktorija Carkina

Protagoniste assolute delle tue

opere sono le metropoli, da

cui sembri affascinato. Nonostante

ciò vivi in una città piccola, a

Piombino. Non hai mai voluto vivere

nei paesaggi che ritrai?

In realtà non vivo nemmeno a Piombino,

ma vicino, in campagna. Sono

molto affascinato dalle città ma per me

rimangono luoghi esotici dove posso

andare a calmare la mia curiosità per

poi ritornare nel mio studio e rielaborare

quello che ho visto. Per vivere

però ho sempre preferito la campagna.

Le metropoli sono per me avventurose

come un viaggio, ma il luogo di concentrazione

rimane la campagna. Continuerò

comunque a ritrarre le città,

che rappresentano per me il vero contesto

della società moderna. Se devo

immaginare la vita di oggi, mi vengono

in mente le grandi città, i centri dell’attività

culturale ed economica. Mentre

le metropoli sono lo specchio del

mondo moderno, il paesaggio rurale

non posso che assocciarlo ad un’epoca

passata.

Nelle tue opere le metropoli sono prive

di presenze umane e acquistano

un carattere metafisico come dei miraggi

lontani e irraggiungibili. A cosa

ti ispiri per realizzare queste vedute

così essenziali?

Rispondendo a questa domanda, mi viene

da citare Gabriele Basilico, un fotografo

a cui mi sento legato per via della

mia visione del mondo. Lui disse: «Le

presenze umane distraggono dalla forma

degli edifici e dello spazio, per questo

tendo ad aspettare sempre che non

ci sia nessuno». Sono d’accordo che inserendo

una persona in un paesaggio

diventa subito protagonista e il luogo allora

diventa uno sfondo perché siamo

portati a concentrarci sulle figure. L’unico

modo per rendere la città protagonista

assoluta della scena è togliere le

presenze umane.

Quali sono i pittori che ti hanno maggiormente

ispirato?

Gustave Courbet, Antonio López García

per le vedute della sua città, Madrid,

ma soprattutto l’Impressionismo francese

che mi ha fatto appassionare anche

di Parigi. I numerosi pittori che mi

incuriosiscono lavoravano nella capitale

francese perciò visitarla è stato molto

stimolante per me e mi ha portato alla

creazione di nuove opere. La mia ispirazione

è un miscuglio fra la pittura che ho

conosciuto e le mie esperienze nei luoghi

dove sono stato.

Un’altra peculiarità è senza dubbio la

tecnica da te elaborata. Cosa ha favorito

questa ricerca linguistica?

www.florenceartgallery.com

Il fatto di voler dare una struttura un po’

più forte ai dipinti. Cerco di dare una

struttura più solida, perciò il mio metodo

di costruzione del quadro è molto diverso

da quello degli Impressionisti. Il

mio lavoro comincia da una costruzione

delle prime tonalità molto nette per poi

concentrarsi sui particolari. Adotto una

rielaborazione molto complessa, cercando

di lavorare con la materia pittorica

piuttosto ruvida sulla quale intervengo

diverse volte. Le mie opere rappresentano

una visione globale delle metropoli.

Quindi le città che dipingi, più che raccontare

la storia di un luogo particolare,

rappresentano uno specchio della

società contemporanea?

Sì, l’intento è questo, con l’aggiunta della

mia visione pittorica di composizione

e di colori che preferisco. La vita in città

è impegnativa e difficile, ma nei miei dipinti

trasmetto un sentimento di fascinazione

e le mostro in una chiave positiva,

svelando la bellezza di queste realtà.

Parigi dopo la pioggia (2019), acrilico su tela, cm 80x120

Tramonto a New York (2019), acrilico su tela, cm 100x150

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CLAUDIO CIONINI

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