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Jolly Roger Magazine. Anno IV Numero 4. Aprile 2021

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PLANCIA DI COMANDO<br />

PLANCIA DI COMANDO<br />

nessuna interruzione<br />

pubblicitaria<br />

C’è chi lo chiama “product placement”<br />

ma a noi piace vederlo come una bellissima sfida<br />

di Fabio Gimignani<br />

Ci sono tanti<br />

modi per parlare<br />

di un prodotto<br />

o di un’azienda<br />

all’interno di un<br />

libro, ma creare<br />

un’intera antologia<br />

partendo da essi<br />

e mantenendo la<br />

piacevolezza di<br />

una narrazione<br />

accattivante, non è<br />

cosa da tutti i giorni<br />

né da tutti gli Autori.<br />

Ma noi non siamo<br />

gente comune.<br />

Tutto inizia con un’idea che,<br />

per i motivi più disparati, ti si<br />

conficca tra le meningi e non ne<br />

vuole sapere di andarsene.<br />

Magari si mette buona buona<br />

in un angolino, ma non appena<br />

allenti il controllo, eccola che<br />

torna alla ribalta come un consumato<br />

attore di avanspettacolo.<br />

E non ti molla. Proprio non<br />

vuole sentire ragioni.<br />

Tutto è cominciato qualche<br />

anno fa, con l’uscita di “Ossi<br />

di seppia per coccodrilli”, raccolta<br />

nella quale avevo inserito<br />

un racconto dal titolo “Nuoce<br />

gravemente alla salute” che<br />

ruotava intorno a un sigaro Davidoff<br />

“Camacho” scivolato<br />

fuori da una tasca e recuperato<br />

da... be’, se volete sapere come<br />

si svolge la storia, compratevi il<br />

libro e godetevi tutti i racconti<br />

che contiene: ne vale la pena,<br />

fidatevi!<br />

Per farla breve, il racconto e la<br />

menzione involontaria del prodotto<br />

hanno portato alla nascita<br />

di un’idea malsana che ha cominciato<br />

a punzecchiare la mia<br />

fantasia, costruendo sinapsi pericolose<br />

e inattese.<br />

Si sa che le cose migliori funzionano<br />

così, senza una pianificazione<br />

precisa: da un caso<br />

fortuito si è fatta strada l’idea<br />

di utilizzare la narrativa come<br />

strumento di comunicazione<br />

non banale per promuovere<br />

in modo gradevole prodotti e<br />

aziende.<br />

Ricordate i film degli anni settanta/ottanta,<br />

nei quali Ugo Tognazzi<br />

accendeva l’immancabile<br />

Muratti Ambassador avendo<br />

cura di mantenere perfettamente<br />

visibile il pacchetto per un<br />

tempo più che sufficiente alla<br />

memorizzazione del particolare?<br />

Bene, quella è stata successivamente<br />

definita “pubblicità<br />

occulta” e regolamentata dal<br />

Decreto Urbani (DM 30 luglio<br />

20<strong>04</strong>, a firma dell’allora ministro<br />

Giuliano Urbani e pubblicato<br />

nella Gazzetta Ufficiale<br />

il 6 ottobre 20<strong>04</strong>, n. 235) che<br />

prevede come la presenza di<br />

marchi e prodotti deve essere<br />

palese, veritiera e corretta e<br />

si deve integrare nello sviluppo<br />

dell’azione, senza costituire<br />

interruzioni, e, comunque, deve<br />

essere coerente con il contesto<br />

narrativo.<br />

Per quanto riguarda il mondo<br />

dell’editoria, il product placement<br />

non è una tecnica particolarmente<br />

utilizzata, anche<br />

perché il pubblico dei lettori<br />

difficilmente apprezzerebbe<br />

una palese “marchetta” tra le<br />

pagine di un libro, esattamente<br />

come i cinefili mal digerivano<br />

le sigarette di Tognazzi, ma ciò<br />

che si è verificato dopo la pubblicazione<br />

del racconto contenente<br />

il sigaro “Camacho” e<br />

un episodio ben più illustre che<br />

molti di voi ricorderanno, mi<br />

hanno portato a pensare che il<br />

rifiuto dei Lettori non avrebbe<br />

riguardato la cosa in sé, ma il<br />

modo in cui avrebbe potuto essere<br />

messa in atto.<br />

“Nom de dieu de putain de bordel<br />

de merde de saloperie de<br />

connard d’enculé de ta mère”,<br />

sussurra il Merovingio a una<br />

marmorea Monica Bellucci (il<br />

termine “marmorea” non è riferito<br />

alla statuarietà del soggetto,<br />

ma alla sua espressività<br />

paragonabile a quella di un<br />

capitello di travertino. ndr) nel<br />

film “Matrix Reloaded”, affermando<br />

che “... io le ho provate<br />

tutte, ma il francese resta la mia<br />

preferita, è una lingua fantastica.<br />

Soprattutto per pronunciare<br />

oscenità. È come pulirsi il culo<br />

con la seta. Ne sono affascinato”.<br />

Ora... senza spingersi troppo<br />

oltre, possiamo affermare con<br />

certezza che una struttura narrativa<br />

creata appositamente intorno<br />

a un prodotto, non si limita<br />

a evitare l’ineleganza delle<br />

Muratti di Tognazzi, ma riesce<br />

a creare attenzione e interesse<br />

in modo discreto ed elegante,<br />

così da permettere al Lettore<br />

di immergersi nella piacevole<br />

lettura senza avvertire presenze<br />

estranee o dissonanti.<br />

L’altro episodio di posizionamento<br />

letterario a cui facevo<br />

riferimento poc’anzi, invece,<br />

è riferito a un personaggio che<br />

considero un vero Maestro in<br />

confronto al quale il sigaro da<br />

cui si sviluppa la trama del mio<br />

racconto è ben misera cosa.<br />

L’autore in questione è nientepopodimenoché<br />

Ken Follett<br />

e il “prodotto” che beneficia<br />

della sua attenzione è un signore<br />

americano che risponde al<br />

nome di Ross Perot.<br />

Il libro è “Sulle ali delle aquile”<br />

(1983), tratto da una storia<br />

vera svoltasi in Iran durante la<br />

rivoluzione e commissionato<br />

allo scrittore britannico dallo<br />

stesso Perot (multimilionario<br />

statunitense) che, guarda caso,<br />

nel 1992 decise di correre per la<br />

Casa Bianca contro Bill Clinton.<br />

Come andarono a finire quelle<br />

elezioni lo sappiamo tutti, ma<br />

molti americani tifarono per il<br />

fondatore della Electronic Data<br />

System anche grazie al personaggio<br />

che mister Follett era<br />

riuscito a creare attraverso le<br />

pagine del suo romanzo.<br />

La cosa fondamentale, anche<br />

in quel caso, era rappresentata<br />

dalla coerenza: Perot andò veramente<br />

di persona in Iran con<br />

una squadra di contractor per liberare<br />

i suoi tecnici sequestrati.<br />

Quindi Follett non ha fatto altro<br />

che romanzare una base reale.<br />

In tutta sincerità, vi confesso<br />

che se un uomo che pronunciò<br />

frasi come “se vedi un serpente<br />

uccidilo; non creare un comitato<br />

per uccidere il serpente”<br />

mi commissionasse un romanzo<br />

sulla propria vita, probabilmente<br />

pagherei io stesso per<br />

scriverlo.<br />

Ma bando alle divagazioni: la<br />

narrativa al servizio della comunicazione<br />

deve essere in<br />

primo luogo coerente: le carat-<br />

6 ANNO <strong>IV</strong> • NUMERO 4 • APRILE 2021 www.edizionijollyroger.it<br />

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