L'Emozione della Grande Corsa - 2022

Miglia. Terreno di prova ideale del nuovo mondo e del nuovo
sistema di intendere la vita che si sta imponendo.
Ardimento e machismo si fondono ed incrementano gli ottani di
benzine piombate e pesanti. L’olio di ricino passa ad altri ruoli e
lubrifica con odori inconfondibili i motori arroventati. È subito
amore senza fine, tra gli italiani e la Mille Miglia. E sorgono,
spontanei, i racconti, le favole sempre più grosse, come quelle
narrate dai cacciatori, i miti. È una strana Italia, quella che si
affaccia curiosa alle finestre, o attende con le sedie impagliate,
riunite in grappoli di umanità, sull’angolo delle strade e sul
limitare delle carrareccie.
Una strana Italia fatta di povera gente, come tutti eravamo in
quell’epoca di figli del popolo e lotte sociali, che si leva, almeno
per una notte, le pezze dal sedere e le toppe dai gomiti e si
concede il lusso, a buon mercato, di sognare.
Strapaese e stracittà si fondono, come le nubi nere emanate dalle
ciminiere dei nuovi giganti industriali. L’Italia ha finalmente il
suo impero ed i suoi eroi, a quattro ruote o in fez o legionari che dir
si voglia. Corre il 1935 ed il 1936 e via via si precipita verso l’incubo
della guerra, ma la Mille Miglia continua imperterrita a macinare
chilometri. Solo i Liberator B-17 e le loro bombe sganciate a
tonnellate su monumenti ed abbazie ed asili e scuole ridurranno
il percorso, confinandolo a territori ancora, vagamente, sicuri. La
lunga strada sterrata della Mille Miglia sembra non interrompersi
mai, lambisce nell’immediato, secondo, tragico dopoguerra, le
rovine ancora fumanti ed i fantasmi che si aggirano spettrali ed
increduli nelle notti più calde di maggio.
La lunga teoria delle auto scorre come un fiume e proprio al
grande fiume che attraversa racconta le sue storie. Storie vere che
sembrano favole. O favole, che sembrano storie vere.
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