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L’ultima bomba arriva all’improvviso. Ancora più devastante<br />
dei bombardieri americani. Riesce dove i Liberator non sono<br />
riusciti. Esplode violenta con l’auto impazzita di De Portago. Ed<br />
è la fine. Da quel 1957 sono passati tanti lustri. Troppi perché non<br />
ci si provasse ancora, almeno in chiave rievocativa. Si ricalcano le<br />
orme di Castagneto.<br />
I bresciani più attempati ricordano, le anime dei grandi mossieri,<br />
come Bruno Boni, guardano un po’ beffarde, i vecchi giornalisti,<br />
anime o mortali che siano, sorridono, pensando a quelle<br />
vibrazioni d’un tempo che facevano tremare i vetri, ed al sole che<br />
batteva sulle spighe di grano alte nella Bassa, dove non c’erano<br />
tralicci e termodistruttori e yuppies.<br />
Un bel tentativo, sincero, affascinante, oggi al passo con i nuovi<br />
tempi. Che ritorna puntuale ogni anno come la primavera e<br />
lascia spazio ancora una volta alla fantasia, se qualcuno ne ha<br />
ancora. Ed alla voglia di sognare, sempre che ne resti.<br />
Intanto assistiamo alle performances dei nuovi piloti con le tute<br />
ignifughe e sponsorizzate e le telecamere digitali sul cruscotto.<br />
Così si ricomincia, ancora a cavallo tra strapaese e stracittà,<br />
con una spolverata di business e new economy e pianificazioni<br />
pubblicitarie.<br />
A rotoloni giù per le strade di maggio, adesso di giugno, che<br />
di bianco ormai hanno solo i resti dei manifesti pubblicitari<br />
strappati e cotti dal sole. Mentre tutti i piloti <strong>della</strong> Freccia Rossa,<br />
quelli veri, ormai chiamati da tempo a ben altri circuiti, guardano<br />
da lassù i loro vecchi bolidi ruggire ancora una volta, condotti<br />
da emuli moderni. E li osservano sorridendo, seduti a cavalcioni<br />
dell’arcobaleno.<br />
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