22 di Luca Figini La foto migliore è quella che stimola la fantasia Come sceglie le foto un photo editor? E come un fotografo può farsi notare dalle pubblicazioni cartacee e on-line? Rispondiamo a queste domande a fotografia contemporanea è ormai una L ibridazione a vari livelli: soprattutto di generi ma sempre più spesso tutto confluisce in un unico linguaggio multiforme in cui i vari aspetti dell’immagine vanno ad arricchire e a stimolare il risultato visivo della foto. È la prima considerazione che apre la chiacchierata con Marisa Zanatta, photo editor, giornalista e docente che opera nel settore fotografico da oltre 25 anni e vanta esperienze lavorative di alto profilo. “La fotografia è ibridata a livello di mezzi, perché non si usa solo la macchina fotografica ma ognuno ha in mano lo smartphone o con un qualsiasi device dotato di sensore d’immagine. Questo amplia notevolmente le possibilità di scattare. Ma l’ibridazione è anche nell’utilizzo della fotografia, perché non è più solo impiegata su un libro o una rivista o una mostra, ma anche per prendere appunti visivi o per avere una registrazione di tipo scientifico o per tenere traccia dei fatti. Tutto questo ha un impatto sia in termini di comunicazione fotografica, sulla carta stampata oppure on-line, sia sulla fotografia artistica. Si pensi al filone della fotografia contemporanea, molto interessante, nel quale la contaminazione dei linguaggi sta producendo risultati artistici innovativi che sommano reportage, paesaggio e foto d’archivio. Questo movimento continuo sta portando alla riscoperta della fotografia analogica, tant’è che sta emergendo una commistione tra analogico e digitale e che produce nuove idee e progetti inediti e innovativi”. C’è da considerare che fare una foto con lo smartphone non significa automaticamente essere fotografi. “Ciò che conta è l’idea”, spiega Marisa Zanatta. Che continua: “Non è il mezzo che si utilizza per esprimersi ma si parte dallo studio del tema da sviluppare, si elabora il punto di vista che si vuole tenere sul tema, si osserva ciò che è già stato fatto finora e si individua il punto di originalità forte sul quale centrare lo scatto, per poi scegliere quale sia il mezzo migliore per ottenere il risultato ottimale. Non avviene il contrario: dal mezzo al fine, ma il mezzo è funzionale al fine. Da photo editor, da giornalista e da addetta ai lavori, quando mi trovo a guardare i portfolio alla ricerca di immagini emerge subito chiaramente chi ha una visione e sta seguendo un progetto ben costruito, che parte da un’idea che sta perseguendo, e chi sta ten- tando diverse strade per cercare una via”. Come avviene la scelta dell’immagine in campo editoriale? “La scelta della foto è strettamente legata al tipo di prodotto editoriale, qualunque esso sia (dalla testata a una mostra), e quindi al linguaggio e al pubblico di riferimento del medium. Una fotografia è ‘buona’ se funziona in un determinato contesto, non esiste un concetto assoluto. La cosa importante per uno scatto è contestualizzarne l’utilizzo, il pubblico e il mezzo. Poi esistono criteri con cui si scelgono gli scatti, partendo dal prodotto editoriale, sia esso on-line oppure off-line. Questo per lasciare un messaggio a chi propone i propri scatti a photo editor e buyer fotografici di varia natura: è fondamentale studiare molto bene il prodotto editoriale a cui ci si rivolge, perché mandare indiscriminatamente i propri progetti a chiunque non funziona. È importante capire quale tipo di immagine serve al potenziale committente o acquirente per colpire l’attenzione. Mandare e-mail generiche cariche di immagini non funziona. Funziona mandare una proposta pensata e ragionata per chi la riceve e in sintonia con la testata, il progetto o il prodotto editoriale con cui si vuole entrare in contatto. Affinare i canali e indirizzarsi verso quelli corretti significa Muholi - Ntozakhe II Parktown, Johannesburg, 2<strong>01</strong>6 © Zanele Muholi Presente nella mostra “Muholi. A Visual Activist”, presso Mudec Photo fino al 30 luglio <strong>2023</strong>. aumentare le possibilità di essere notati come fotografi”. Per esempio, Marisa Zanatta spiega come avviene la selezione di una foto su una testata lifestyle da edicola: “Ci sono criteri ben precisi sulle riviste patinate. Le foto per potere essere pubblicate devono, per prima cosa, essere belle: sono contraddistinte da un’estetica di un certo tipo, hanno un equilibrio di linee, luci e composizione, devono avere una dinamica forte e nel caso di foto per la copertina è fondamentale il cosiddetto ‘eye contact’ per catturare l’attenzione. Dunque, le foto devono essere efficaci nel suscitare un’emozione e creare engagement fin da subito con chi sfoglia la rivista”. Questo si ottiene con una forte sinergia tra l’immagine e il racconto. Senza dimenticare che le immagini devono intonarsi al layout della rivista e bisogna evitare conflitti o similitudini. “C’è un altro elemento importante che riguarda le foto rispetto a un giornale: la pertinenza, la veridicità rispetto al contenuto giornalistico”. Viene spontaneo chiedersi come l’avvento delle foto costruite con l’intelligenza artificiale possano impattare sull’imaging in generale. Secondo Marisa Zanatta, “la IA è interessante ma va moderata per spiegare cosa si sta introducendo nel mondo fotografico. È necessario agire sempre con etica tanto nella scelta quanto nella pubblicazione di qualsiasi scatto”. A ciò si somma una spiegazione completa e soddisfacente dell’immagine che si sta pubblicando, perché il lettore e gli interlocutori capiscano cosa stanno guardando. Quel è la foto migliore? “È quella capace di creare un legame emotivo, esperienziale con chi la guarda; è quella che colpisce e rimane dentro e lascia spazio all’immaginazione; è quella che ti fa venire voglia di continuare a guardarla e a scoprire qualcosa di nuovo. La foto migliore è quella che lascia un ‘non detto’, che ti fa chiedere cosa volesse dire il fotografo. Uno scatto con una molteplicità di letture rientra per diritto nel concetto di ‘migliore’”. Quale è la foto più bella che ha pubblicato Marisa Zanatta? “La foto di Marella Agnelli di Richard Avedon. È una delle immagini che fa sognare, un punto vista diverso sul reale”.■
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