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QUI è tempo di Quintana / giugno 2023

la rivista ufficiale della Giostra della Quintana di Foligno

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Il saluto

del Vescovo

di Foligno

Non posso dimenticare il variegato sfoggio

di colori, di suoni, di costumi, con cui il “popolo

della Quintana”, insieme ad altre realtà

folignati, si presentò a Roma per la solennità

dell’epifania. Fu un incontro col

Papa, che affettuosamente ci salutò, abbracciando,

con me e il sindaco, tutta la nostra

Foligno. Fu soprattutto un incontro con

il grande dono di Gesù Bambino che i nostri

presepi rappresentano e che bussa puntualmente

al nostro cuore. La Quintana, si

sa, non è una manifestazione religiosa. È

una festa di popolo, con la sua storia, con la

sua voglia di vivere, con quella emulazione

tra rioni che sprona e vivacizza, accendendo

gli animi ma senza accecarli. Mi ha impressionato,

fin dalle prime battute del mio

ministero a Foligno, l’apertura di questa festa

alla dimensione religiosa. Quanto questa

apertura sia in tutti profonda non saprei

giudicarlo. So che si aspetta regolarmente

dal vescovo una benedizione. Ma che

cosa, questo, può significare, senza incorrere

nel “magico” e senza scadere nel “banale”?

Quell’incontro in piazza che è tutto

una festa, tramata di interessanti fili di storia

e di cultura, mi ha permesso ormai in diverse

occasioni di rivolgere la parola alla

folla. E ogni volta mi sono sentito accolto,

benvoluto, apprezzato. Non mi sorprende: il

carattere folignate è aperto e gioviale. Ma

lo trovo anche attento ai messaggi che

hanno a che fare col senso della vita. Proprio

percependo questo, ricordo bene che,

nell’ultimo incontro con la Quintana, invitai

tutti a fare una sorte di esercizio spirituale.

Un esercizio di “sguardi”. Sappiamo quanto

siano importanti le prospettive da cui

leggiamo la realtà. Sono importanti quasi

come la realtà stessa. A che cosa serve

che una cosa ci sia, se nemmeno ce ne accorgiamo?

Vedere le cose, prenderne coscienza,

e portarle dentro di noi, è vitale. Mi

pare bello riproporre, per la prossima festa

della Quintana, proprio quell’esercizio. Un

primo sguardo non può che essere verso

l’alto. È lì, nella direzione di Dio, – per i non

credenti potrebbe essere tradotto col “mistero”

che avvolge l’esistenza – che si trova

il senso radicale della vita. Anche una

festa può riempirsi di senso, se sa elevarsi

a sentimenti di gratitudine al Dio della vita e

sa farsi lode per gli immensi doni che ci ha

fatto. E poi lo sguardo portato verso l’altro:

l’incontro da volto a volto, per vedere

nell’altro qualcuno che merita rispetto,

amore, premura, sulla base del fatto che, al

di là di tutte le diversità, siamo tutti fratelli,

e guai a dimenticarlo! Le guerre nascono

quando questo sguardo si appanna. La

Quintana è una festa di relazioni, di volti

che si incontrano, di amicizie che si consolidano.

Mettere in questo sguardo il meglio

dei valori di solidarietà, di bontà, di accoglienza,

dà sapore alla festa. Infine, uno

sguardo che si proietta verso il futuro, da

costruire con sentimenti di speranza, con

progetti degni della nostra umanità, tendendoci

l’un l’altro la mano. Chiedo troppo

alla Quintana? È capace, la Quintana, di essere

anche questo laboratorio di “sguardi”

che la sottraggono a una pura routine festaiola

e la fanno diventare una vera festa

di popolo e di cuori? Me lo auguro. E volentieri,

su questo sforzo, invoco la benedizione

di Dio che poi darò affacciandomi sulla

piazza festosa dalla porta della Cattedrale.

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