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GreenPlanner 2024

Eccovi lo sfogliabile della GreenPlanner 2024, l'almanacco dei progetti Green italiani: si tratta della dodicesima edizione (194 pagine - costo di copertina 15€ - Isbn 978-88-946130-5-6). La potete acquistare qui: https://www.greenplanner.it/negozio/

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Una maledetta impronta<br />

Obiettivi al 2030<br />

a cura di M.Cristina Ceresa<br />

È allarme<br />

biodiversità<br />

nel nostro<br />

Paese<br />

deve accelerare<br />

sulla protezione del proprio<br />

territorio. Ovvero, L’Italia<br />

attivarsi seriamente in tema di<br />

salvaguardia della biodiversità<br />

per invertire il degrado degli<br />

ecosistemi. Altrimenti, non<br />

solo non riuscirà a rispettare gli<br />

obiettivi prefissati al 2030 (salvaguardia<br />

di almeno il 10% delle<br />

aree protette), ma metterà a<br />

serio rischio la vita di fauna e<br />

flora (oltre che la nostra).<br />

L’indicazione arriva dritta da<br />

una serie di analisi condotte<br />

da un gruppo internazionale di<br />

ricercatori, guidato da studiosi<br />

dell’Università di Bologna.<br />

Purtroppo per l’Europa, la<br />

ricerca mostra che non sono<br />

messi bene anche gli altri<br />

Paesi.<br />

Di fatto, solo Lussemburgo,<br />

Svezia e Finlandia raggiungono<br />

o si avvicinano all’obiettivo di<br />

garantire entro il 2030 aree a<br />

protezione integrale nel 10%<br />

del loro territorio. L’Italia è al<br />

quinto posto tra i paesi Ue,<br />

e purtroppo si ferma al 5,1%.<br />

Francia e Germania non arrivano<br />

all’1%.<br />

I dati attestati provengono<br />

dalla prima ricerca a livello<br />

europeo sulle aree rigorosamente<br />

protette, che l’Unione<br />

Internazionale per la Conservazione<br />

della Natura (Iucn)<br />

classifica come riserve integrali,<br />

aree wilderness e parchi<br />

nazionali. Si tratta di aree nelle<br />

ALTERAZIONI ANTROPOCENTRICHE<br />

La distruzione, il degrado e la frammentazione degli habitat<br />

sono le principali cause della perdita di biodiversità e stanno<br />

innescando la sesta estinzione di massa. Oggi, escludendo l’Antartide,<br />

più del 70% delle terre emerse e circa il 90% degli oceani<br />

è stato alterato dalle attività umane. In Europa, non è rimasta<br />

nessuna singola area contigua superiore a 10.000 chilometri<br />

quadrati priva di impatti umani. Tuttavia, esistono ancora aree<br />

con alta selvaticità ed ecosistemi piuttosto integri, presenti<br />

prevalentemente all’interno di aree protette.<br />

quali l’ambiente naturale è<br />

conservato nella sua integrità<br />

e l’intervento umano è molto<br />

limitato.<br />

«C’è ancora molto lavoro da fare<br />

per garantire la conservazione<br />

della biodiversità, attraverso<br />

una rigorosa azione di cooperazione<br />

internazionale tra<br />

i paesi e l’impegno dei singoli<br />

stati all’individuazione di aree<br />

nazionali da destinare a protezione».<br />

Questo il commento di<br />

Roberto Cazzolla Gatti, biologo<br />

della conservazione al Dipartimento<br />

di Scienze Biologiche,<br />

Geologiche e Ambientali<br />

dell’Università di Bologna e<br />

primo autore dello studio. Cazzolla<br />

Gatti avanza anche una<br />

proposta, ovvero che sarebbe<br />

importante che «l’allargamento<br />

delle aree con protezione integrale<br />

sia in linea con l’obiettivo<br />

di preservare la biodiversità e gli<br />

ecosistemi sull’intera gamma<br />

di condizioni geografiche ed<br />

ecologiche che si trovano nel<br />

territorio europeo».<br />

greenplanner 15

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