GreenPlanner 2024
Eccovi lo sfogliabile della GreenPlanner 2024, l'almanacco dei progetti Green italiani: si tratta della dodicesima edizione (194 pagine - costo di copertina 15€ - Isbn 978-88-946130-5-6). La potete acquistare qui: https://www.greenplanner.it/negozio/
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Cosa mangeremo domani<br />
Ricerche in laboratorio<br />
La carne alternativa:<br />
ha il suo perché<br />
Il potenziale vantaggio che<br />
viene attribuito alla produzione<br />
di carne coltivata rispetto<br />
all’industria della carne<br />
bovina tradizionale è quello di<br />
diminuire le emissioni di gas<br />
serra, anche se va detto che la<br />
produzione di carne coltivata<br />
su larga scala è ancora in via di<br />
sviluppo, per questo motivo risulta<br />
ancora difficile farne una<br />
valutazione dell’impatto ambientale.<br />
La società di consulenza<br />
indipendente CeDelft ha<br />
pubblicato una valutazione del<br />
ciclo di vita e un’analisi tecnico-economica<br />
di un modello di<br />
impianto di produzione di carne<br />
coltivata su larga scala, dimostrando<br />
che entro il 2030 la<br />
carne coltivata potrebbe avere<br />
un'impronta di carbonio inferiore<br />
e un impatto ambientale<br />
complessivo ridotto rispetto<br />
alla produzione di carne convenzionale.<br />
Secondo l’Istituto Superiore<br />
per la ricerca e l’ambiente<br />
(Ispra), gli allevamenti intensivi,<br />
in Italia, rappresentano la<br />
seconda causa di produzione<br />
di polveri fini (Pm 2.5). Inoltre,<br />
secondo l’Agenzia europea per<br />
l’ambiente, nel 2019 le Pm 2.5<br />
sono state responsabili della<br />
morte di circa 50.000 persone<br />
in Italia. I dati mostrano che gli<br />
allevamenti intensivi sono una<br />
fonte inquinante significativa e<br />
che l’agricoltura cellulare può<br />
essere un’alternativa ecosostenibile<br />
per la produzione di<br />
carne.<br />
Giù le mani dalle ricerche<br />
Nemmeno è sul mercato e già il governo italiano vuole impedirne<br />
la produzione e la vendita. Ma come si fa a proibire<br />
qualcosa che non esiste ancora? Parliamo della carne coltivata,<br />
che piu volte le lobby dell’industria degli<br />
allevamenti intensivi hanno provato a vietare,<br />
pur non esistendo ancora la tecnologia che ne<br />
consentirebbe la vendita su larga scala.<br />
a cura di Cecilia Ceccherini e Bruna Anzà<br />
ricercatrici in Italbiotec e Kernel Science<br />
PER SAPERNE DI PIÙ<br />
COME SI FA LA CARNE<br />
“SINTETICA“?<br />
Attraverso la coltura in vitro<br />
o in bioreattori di cellule<br />
staminali prelevate<br />
dagli animali si<br />
può ottenere la<br />
“carne coltivata”.<br />
Ciò è possibile<br />
utilizzando un<br />
particolare tipo di<br />
cellule staminali,<br />
“satelliti 40”, che<br />
vengono estratte<br />
da un campione<br />
di tessuto muscolare<br />
e posizionate<br />
su un<br />
supporto edibile<br />
e biodegradabile sul quale<br />
far orientare la crescita<br />
delle cellule e dar loro una<br />
struttura tridimensionale.<br />
Le cellule poi sono trasferite<br />
in un bioreattore dove<br />
vengono fatte proliferare<br />
fino a raggiungere la concentrazione<br />
desiderata.<br />
Analogamente a quanto<br />
accade all'interno del corpo<br />
di un animale, le cellule<br />
vengono alimentate con un<br />
mezzo di coltura cellulare<br />
ricco di ossigeno, costituito<br />
da nutrienti di base come<br />
aminoacidi, glucosio, vitamine<br />
e sali inorganici e<br />
integrato con fattori di crescita<br />
e altre proteine. Così,<br />
le cellule staminali vanno<br />
incontro alla fase di differenziazione<br />
in miotubi, i<br />
quali compongono il tessuto<br />
muscolare dei mammiferi.<br />
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