WineCouture 1-2/2024
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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NUMERO 1/2<br />
Anno 5 | Febbraio-Marzo <strong>2024</strong><br />
Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />
L'ANNO CHE VERRÀ<br />
VINO E SPIRITS NEL MERCATO HORECA: PAROLA AI DISTRIBUTORI
2<br />
Il vero segreto del valore di un vino<br />
Nel nuovo anno che si è aperto, il quinto di vita per il magazine B2B<br />
del nostro progetto editoriale <strong>WineCouture</strong>, abbiamo scelto di esordire<br />
ponendo in primo piano i volti di alcuni tra i massimi protagonisti del<br />
mondo Horeca italiano quando si parla di Wine & Spirits. Uomini e<br />
donne abituati a metterci quotidianamente la faccia, con le cantine che<br />
rappresentano e con il loro pubblico di clienti, e che raccontano di un<br />
più ampio universo che ha saputo tenere dritta la barra in mezzo al mare<br />
mosso di questo quinquennio. Ma se il passato, con i suoi alti e bassi,<br />
è passato, ora gli occhi sono già tutti rivolti a un <strong>2024</strong> che si annuncia<br />
come l’anno della svolta, quello in cui l’Intelligenza Artificiale entrerà<br />
a far parte definitivamente delle vite di ciascuno di noi. Ma quel che<br />
risulta curioso è come, in definitiva, sia sempre il fattore umano a fare<br />
capolino in maniera prepotente, a ribadire la sua centralità. Già, perché<br />
il mondo del vino è costante rimando a quell’uomo senza cui nulla<br />
accadrebbe. Come ha ricordato il presidente di Assoenologi, Riccardo<br />
Cotarella, in una recente intervista rilasciata a Report a seguito delle<br />
polemiche (gratuite) nate attorno un servizio andato in onda nella trasmissione<br />
di Rai 3: “Il vino è frutto dell’uva e opera dell’uomo”. E lo è<br />
dal momento in cui è scelto dove far nascere una vigna fino al racconto<br />
che distributore, ristoratore o enotecario faranno per fare conoscere<br />
l’etichetta che ne è figlia. Dunque, non dimentichiamo mai la grande<br />
umanità dietro ogni bottiglia, il vero segreto del valore del vino.<br />
04 Dossier. Fuori casa: l'anno che verrà.<br />
Intervista a 16 distributori Horeca.<br />
08 Dossier. iDealwine: i trend 2023 per Fine<br />
Wines & Spirits e le prospettive <strong>2024</strong><br />
10 Dossier. Enoteche: un’ottima annata.<br />
Vinarius prevede un <strong>2024</strong> in crescendo<br />
SOMMARIO<br />
19 Champagne. Un’analisi critica del 2023:<br />
dati e futuro della bollicina francese<br />
20 Champagne. Dall'alfa del Grand Cru di<br />
Ambonnay all'omega di Les Riceys<br />
24 Spirits. Distillati, Liquori e Amari: le novità<br />
<strong>2024</strong> nel racconto di <strong>WineCouture</strong><br />
WINECOUTURE - winecouture.it<br />
Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />
Direttore editoriale Luca Figini<br />
Coordinamento Matteo Borré (matteoborre@nelsonsrl.com)<br />
Marketing & Operations Roberta Rancati<br />
Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello,<br />
Irene Forni<br />
Art direction Inventium s.r.l.<br />
Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />
Sociale Onlus (Novara)<br />
Editore Nelson Srl<br />
Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />
Telefono 02.84076127<br />
info@nelsonsrl.com<br />
www.nelsonsrl.com<br />
Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />
del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />
Iscrizione ROC n° 33940 del 5 Febbraio 2020<br />
Periodico bimestrale<br />
Anno 5 - Numero 1/2- Febbraio - Marzo <strong>2024</strong><br />
Abbonamento Italia per 6 numeri annui 30,00 €<br />
L’editore garantisce la massima riservatezza<br />
dei dati personali in suo possesso.<br />
Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />
abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />
commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />
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o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />
Nelson Srl<br />
Responsabile dati Riccardo Colletti<br />
Viale Murillo, 3<br />
20149 Milano<br />
Photo copertina: sopra - zachariah-hagy-unsplash
3<br />
Photo copertina: Phillippe Labeguerie<br />
Parigi val bene<br />
una fiera<br />
Come è andata Wine Paris & Vinexpo Paris <strong>2024</strong><br />
nelle videointerviste di <strong>WineCouture</strong><br />
É<br />
una ventata di novità quella che si è respirata<br />
sotto la Tour Eiffel nel corso della tre giorni<br />
spumeggiante di Wine Paris & Vinexpo Paris<br />
<strong>2024</strong>. La kermesse va in archivio mettendo a<br />
segno un nuovo record di presenze e con quella<br />
che si annuncia come la potenziale edizione della svolta.<br />
Dal 12 al 14 febbraio scorsi, a Paris Expo Porte de Versailles,<br />
la manifestazione internazionale del vino e degli<br />
Spirits ha visto il numero degli espositori salire a 4.074,<br />
di cui il 53% provenienti dall’estero in rappresentanza di<br />
48 Paesi produttori e con l’Italia in prima fila. Ma da record<br />
sono state anche le presenze, ripagando i tanti sforzi<br />
profusi con coraggio e le scelte audaci negli anni duri della<br />
pandemia da Vinexposium Group. Per un progetto la<br />
cui bontà anche noi di <strong>WineCouture</strong>, all’esordio a Parigi<br />
nella prima grande manifestazione dell’anno, abbiamo<br />
potuto toccare con mano. A incontrare operatori da tutto<br />
il mondo, quest’anno a Wine Paris & Vinexpo Paris<br />
<strong>2024</strong>, tante le aziende del vino italiane, giunte in Francia<br />
attratte da un mercato transalpino a cui guardano con<br />
sempre più interesse, ma soprattutto da una kermesse<br />
organizzata alla perfezione. Un’esperienza di primissimo<br />
livello, tanto se si guarda al servizio offerto all’interno<br />
degli spazi espositivi, quanto se si osserva la qualità di un<br />
pubblico di operatori che in questa edizione è cresciuto<br />
del 14% rispetto al 2022, arrivando a 41.253 presenze,<br />
di cui il 41% internazionali da 137 Paesi. L’impegno di<br />
DI ROBERTA RANCATI E MATTEO BORRÈ<br />
Vinexposium Group per dare impulso al business sotto<br />
la Tour Eiffel si è riflesso proprio nell’aumento del 30%<br />
della partecipazione dei principali acquirenti provenienti<br />
dai mercati chiave. Dal movimento registrato tra gli<br />
stand, ottimi i riscontri da Russia e Paesi dell’Est, buone<br />
le presenze da Usa e Canada, deficitaria la partecipazione<br />
dell’Asia, con i buyer giapponesi avvistati soprattutto tra<br />
le bollicine francesi, mentre sulla Cina si è pagato probabilmente<br />
dazio per la concomitanza del Capodanno<br />
cinese. E se, dopo la Francia, l’Italia ha guidato lo schieramento<br />
delle prime cinque nazioni rappresentate all’interno<br />
dei padiglioni, seguita da Belgio, Regno Unito, Stati<br />
Uniti e Germania, proprio da parte dell’universo del<br />
vino tricolore è un giudizio estremamente positivo quello<br />
esplicitato sulla tre giorni parigina. Come evidenziato<br />
anche dalle videointerviste di <strong>WineCouture</strong> in fiera a<br />
Parigi, che potete vedere inquadrando il QR Code e che<br />
raccolgono la voce di alcuni dei principali Consorzi del<br />
vino italiano, con i contributi di Carlotta Gori, direttrice<br />
del Consorzio Vino Chianti Classico, Andreas Kofler,<br />
presidente del Consorzio Vini Alto Adige, Nazareno Vicenzi,<br />
area tecnica Consorzio di Tutela Doc delle Venezie,<br />
e Stefano Zanette, presidente Consorzio Tutela Prosecco<br />
Doc, ma soprattutto le impressioni a caldo delle<br />
aziende con le parole di Pierangelo Tommasi, Tommasi<br />
Family Estates, Flavio Geretto, Villa Sandi, Marianna Velenosi,<br />
Velenosi Vini, Francesco Maria De Alessi, Agrico-<br />
la San Felice, Cecilia Pasqua, Pasqua Vini, Luca Serena,<br />
Serena Wines 1881, Antonella Imborgia, Le Tenute Del<br />
Leone Alato, Matteo Allegrini, Allegrini, Roberta Corrà,<br />
Gruppo Italiano Vini, Federico Armani, Albino Armani<br />
Viticoltori da 1607, Alberto Serena, Montelvini, Mario<br />
Piccini, Piccini 1882, Marilisa Allegrini, San Polo – Villa<br />
della Torre – Poggio al Tesoro, Marina Cvetic, Masciarelli<br />
Tenute Agricole, Ernesto Balbinot, Le Manzane,<br />
Francesca Benini, Cantine Riunite & Civ, Eleonora Berardi,<br />
Palazzo di Varignana, Giovanni Montresor, Corte<br />
Quaiara, ed Eva Maria Vanjas, Cantina Valpolicella Negrar.<br />
Ma Wine Paris & Vinexpo Paris <strong>2024</strong> è stata anche<br />
un’immersione in profondità nell’universo degli Spirits,<br />
con gli spazi dedicati alla categoria cresciuti esponenzialmente<br />
del 47% rispetto al 2023 e con quasi 200 espositori,<br />
il 54% dei quali nuovi, per 26 Paesi produttori. Oltre a<br />
tanta Francia, il numero dei partecipanti internazionali è<br />
aumentato del 92%, con la Hall progettata per accogliere<br />
l’offerta alcolici, no e low alcol, birre e sidro che ha attirato<br />
acquirenti e barman davvero da tutto il mondo. E già<br />
a Parigi si guarda all’anno che verrà, dove le prospettive<br />
non sono ancora quelle di vedere la kermesse nella capitale<br />
francese pronta a scalzare per centralità, all’interno<br />
del contesto internazionale, l’appuntamento di ProWein,<br />
ma di certo le basi sono state gettate per un possibile<br />
mutamento dei paradigmi, che fanno pensare a un futuro<br />
dove sul vino italiano a contare nelle scelte dei buyer<br />
sarà sempre di più Vinitaly e per chi è alla ricerca delle<br />
produzioni transalpine imprescindibile sarà il passaggio<br />
sotto la Tour Eiffel. Con le date di Wine Paris & Vinexpo<br />
Paris 2025 già fissate in calendario, dal 10 al 12 febbraio<br />
2025, mentre il programma di kermesse dedicate al settore<br />
Wine & Spirits di Vinexposium Group proseguirà<br />
nei prossimi mesi con gli appuntamenti<br />
di Hong Kong, dal 28 al 30 maggio<br />
per Vinexpo Asia, a New<br />
York, il 24 e 25 giugno per<br />
Vinexpo America, a Mumbai,<br />
il 16 e 17 settembre per<br />
Vinexpo India, e Amsterdam,<br />
il 25 e 26 novembre per World<br />
Bulk Wine Exhibition.<br />
PRIMO PIANO
4<br />
Negli ultimi anni, il mondo del vino è stato<br />
soggetto costantemente a fluttuazioni e adattamenti,<br />
tra cambiamento climatico, trend<br />
di consumo e variazioni economiche, che<br />
conducono oggi a porci alcune domande<br />
sullo stato dell’arte del mercato. Nel 2023, il comparto<br />
ha sperimentato nel fuori casa dinamiche che ne hanno<br />
plasmato l’attuale panorama, gettando le basi per ciò che<br />
potremmo aspettarci nel <strong>2024</strong>. Anche se i dati parlano in<br />
modo chiaro di uno sviluppo non paragonabile alle crescite<br />
esponenziali degli anni del “rimbalzo” post Pandemia,<br />
cosa pensano delle prospettive future all’interno dell’universo<br />
Horeca le principali distribuzioni italiane? Le abbiamo<br />
coinvolte in un’analisi, chiedendo il loro punto di<br />
vista, a partire da come si è chiuso il 2023 per il mercato<br />
del vino e quali sono, dopo questo primo bimestre <strong>2024</strong>,<br />
le previsioni sul futuro. Un ecosistema nevralgico per l’Italia,<br />
ricordiamo, quello del fuori casa: la distribuzione nel<br />
canale Horeca, infatti, svolge una funzione essenziale con<br />
le sue 3.800 imprese, oltre 60mila addetti e i 17 miliardi di<br />
euro di fatturato.<br />
Da quattro generazioni, fin dalle origini dell’azienda nel<br />
1928 e che si parli di vino o di Spirits, una grande famiglia<br />
piemontese per filosofia di selezione si dirige alla ricerca<br />
di partner che rappresentino il meglio che ciascun vocato<br />
territorio abbia da offrire: Carlo Alberto Sagna, che con<br />
il fratello Leonardo rappresenta presente e futuro della<br />
distribuzione torinese diretta insieme al padre Massimo,<br />
così descrive il 2023 di Sagna S.p.A. “Abbiamo chiuso<br />
con un fatturato di quasi 40 milioni di euro, un risultato<br />
che è andato al di là delle nostre aspettative. Lato volumi,<br />
invece, oltre l’aria di incertezza dettata da un lato dall’inflazione<br />
e dall’altro dall’aumento dei prezzi, l’andamento<br />
dei consumi è stato influenzato dagli eventi climatici: ricordiamo<br />
tutti le frequenti piogge primaverili ed estive e<br />
l’alluvione in Emilia-Romagna. Dall’autunno in poi, e via<br />
via con l’avvicinarsi del Natale, abbiamo riscontrato un<br />
acquisto più last minute. Ci riteniamo soddisfatti anche<br />
dei risultati riscontrati dai distillati, che rappresentano il<br />
5% del fatturato”. Quali i best seller dell’ultimo anno? “Sul<br />
fronte dei prodotti, c’è sempre più interesse nei vini bianchi,<br />
sia nazionali sia stranieri. C’è più apertura alle novità,<br />
soprattutto quando si tratta di piccole realtà o produzioni<br />
più contenute con vitigni non troppo conosciuti coltivati<br />
in zone meno note. Noi di Sagna S.p.A., ad esempio, abbiamo<br />
iniziato a distribuire lo scorso anno i vini della Svizzera<br />
a base di Chasselas: in pochi mesi hanno riscontrato<br />
un bel successo. Un altro aspetto da considerare è il prezzo:<br />
nel mercato troviamo vini di tutte le fasce, ma quello<br />
che è avvenuto anni fa negli Stati Uniti, ossia il fenomeno<br />
della premiumization, sta avendo una accelerazione anche<br />
nel nostro Paese, con tutte le criticità che comporta,<br />
tra approvvigionamento e concorrenza. La nostra è una<br />
selezione di altissimo pregio, spesso di nicchia; il costo<br />
medio per l’acquisto di una referenza si aggira attorno ai<br />
40 euro; pertanto, gli incrementi in volumi di certi prodotti<br />
fotografano bene i trend di cui abbiamo accennato”.<br />
La parola passa a Luca Cuzziol, amministratore unico di<br />
Cuzziol Grandivini, realtà che vanta 43 aziende italiane<br />
e 90 estere a portfolio e che nel 2023 ha distribuito un totale<br />
di circa 2 milioni di bottiglie a oltre 6.900 clienti su<br />
tutto il territorio nazionale. Un anno, lo scorso, chiuso con<br />
un fatturato di 25.532.000 di euro contro i 24.341.000 del<br />
2022, per una crescita del 4,9% e un dato Ebitda che si è<br />
confermato stabile all’11,10% come per l’esercizio passato.<br />
12 mesi segnati da un andamento positivo nel primo<br />
semestre per poi vivere un’estate e un autunno più complessi,<br />
seguiti da un leggere recupero a dicembre: questa<br />
l’istantanea scattata dal numero uno dell’azienda di Santa<br />
Lucia di Piave (Treviso). “Un anno nondimeno complicato<br />
sul fronte dei volumi, anche per via di dinamiche di<br />
canale che hanno portato la ristorazione a cercare di recuperare<br />
oltremodo la parte della marginalità mancante caricandola<br />
sul vino, dato che esistono limiti strutturali per<br />
poterlo fare su certi piatti, rendendo inferiore l’accessibilità<br />
di certe etichette e tipologie, vedi il caso Champagne”,<br />
sottolinea Luca Cuzziol. “Sono soddisfatto dei risultati<br />
ottenuti, dove un contenuto aumento dei ricavi ha confermato<br />
un dato percentuale stabile sull’Ebitda che significa<br />
avere maggiori risorse per proseguire negli investimenti<br />
programmati”. Ma cosa si è bevuto di più negli scorsi<br />
12 mesi? “È un’Italia che nel 2023 ha confermato come<br />
ormai si prediliga sempre più il bianco nelle scelte fuori<br />
casa, anche per via dell’imporsi di momenti di convivia-<br />
DI IRENE FORNI E MATTEO BORRÈ<br />
DOSSIER<br />
Fuori casa:<br />
l’anno che verrà<br />
Retrospettive e prospettive per il mercato del vino nel comparto<br />
Horeca dalla voce dei principali distributori italiani<br />
Photo: zachariah-hagy-unsplash
5<br />
lità attorno al format dell’aperitivo, con il Sud che si<br />
fa baluardo del vino rosso per via di uno stile di vita e<br />
cucina differenti”, prosegue. “La bollicina resta stabile<br />
nei consumi, tanto sia Valdobbiadene Docg, quanto<br />
Metodo Classico italiano o Champagne, con trend<br />
che negli scorsi 12 mesi hanno variato in base alle<br />
fasce di prezzo coinvolte. Per la tipologia, c’è da segnalare<br />
come i main brand abbiano mantenuto il loro<br />
tenore di vendite, mentre i marchi che avevano avuto<br />
un exploit per via dell’eccesso di domanda dell’ultimo<br />
biennio sono tornati ai numeri di sempre”.<br />
“Il 2023 è stato un anno complesso per l’economia e la<br />
geopolitica, ma il mondo del vino di qualità e il nostro<br />
Gruppo in particolare ne escono rafforzati”, sottolinea<br />
Marcello Meregalli, amministratore delegato di<br />
Gruppo Meregalli, guardando ai numeri dell’ultimo<br />
fatturato che ha sfiorato quota 100 milioni di euro. Si<br />
ferma, infatti, appena prima della fatidica soglia, a<br />
99.443.000 per la precisione, il risultato 2023 della<br />
realtà distributiva monzese: un altro anno positivo, dunque,<br />
a fronte di una crescita del +7,99% rispetto al 2022.<br />
A segnare incrementi nel giro d’affari sono tutte le aziende<br />
del gruppo: a iniziare da Visconti43, che mette a segno<br />
un +27% dopo la trasformazione, proprio nel 2023, della<br />
società da S.r.l. in S.p.A. Non sono casuali i numeri della<br />
performance negli scorsi 12 mesi per Gruppo Meregalli,<br />
che sta attuando una politica di premiumization,<br />
tendenza che vede il consumo di<br />
prodotti di qualità e di prezzo superiore,<br />
che negli ultimi anni ha avuto un’importante<br />
accelerazione. “Tanti gli investimenti<br />
continui, obbligatori per crescere e tanti<br />
ne saranno messi in atto nel <strong>2024</strong>”, continua<br />
Meregalli. “Guardiamo positivamente<br />
al futuro e speriamo che non solo il mondo<br />
premium salga, ma che ci sia un ritorno<br />
del ceto medio, vera forza dell’Italia”. Per<br />
Gruppo Meregalli, negli scorsi 12 mesi i<br />
vini fermi hanno rappresentato la categoria<br />
più venduta nel raffronto tra 2023 e<br />
2022, con il Rosé a confermare la crescita<br />
degli ultimi anni. Il vino bianco viaggia<br />
sopra la media con maggiore incidenza sulle vendite<br />
al Nord Est e nel centro Italia, a differenza del rosso<br />
che si distingue nelle aree del Nord Ovest e del Sud.<br />
Gli spumanti hanno sempre una richiesta elevata e costante,<br />
che si concentra nelle aree del Nord Est e del<br />
Sud in maniera equivalente. Interessante l’andamento<br />
del fuori casa: per la mescita che racchiude luoghi di<br />
consumo quali ristoranti, hotel, bar, si è osservata una<br />
crescita rilevante del +10,07% rispetto alla vendita a<br />
corpo, che aumenta del 3,58%, dove però la qualità si<br />
conferma tra le scelte di acquisto dei consumatori.<br />
Un costante saliscendi ha definito l’ultimo anno di<br />
Sarzi Amadè. “2023 si è chiuso discretamente, a<br />
fronte di una crescita senza dubbio inferiore rispetto<br />
a quelle esponenziali a cui ci hanno abituato gli anni<br />
precedenti”, spiega Alessandro Sarzi Amadè, titolare<br />
della distribuzione milanese con la sorella Claudia e<br />
il padre Nicola. “Gli scorsi sono stati 12 mesi decisamente<br />
complicati su un mercato influenzato da dinamiche<br />
che tutti ben conosciamo: le guerre, la congiuntura economica<br />
e altro ancora. Ovviamente anche noi abbiamo<br />
pagato questi effetti, riscontrando un buon avvio di anno,<br />
seguito da un notevole calo nel periodo estivo, influenzato<br />
anche da un maltempo che ha funestato gran parte dei<br />
weekend. A un’estate complicata è poi seguita un finale<br />
di 2023 che ci ha ridato slancio: in parte spiegato dall’aiuto<br />
ricevuto dalla rinnovata disponibilità di referenze di<br />
alta fascia, che hanno contribuito a risollevare i numeri<br />
dell’anno, e in parte spiegato da un generale risveglio che<br />
comunque si è registrato in consumi e acquisti”. Ed è proprio<br />
il latitare di alcune tipologie di fine wines ad aver segnato<br />
gli scorsi 12 mesi. “Lo scorso è stato un anno per noi<br />
determinato da una generalizzata mancanza di disponibilità<br />
di bottiglie importanti. Per dare un valore: solo sui 20<br />
Carlo Alberto Sagna<br />
e Luca Cuzziol<br />
Marcello e Giuseppe Meregalli<br />
con Corrado Mapelli<br />
Guido<br />
Folonari<br />
Alessandro<br />
Sarzi Amadè<br />
Domaine di Borgogna del nostro catalogo, a venire meno<br />
sono state 12mila bottiglie che corrispondo a una vendita<br />
potenziale mancante di 1 milione e 700mila euro. Trend<br />
particolari, nel 2023, non ne abbiamo registrati in termini<br />
di novità. La Borgogna si è confermata nonostante gli innalzamenti<br />
dei prezzi. Poi abbiamo assistito a un consolidamento<br />
generalizzato, da Nord a Sud, dell’Etna, che noi<br />
presidiamo con un’azienda importante come Benanti che<br />
oltre ad avere un nome ci consente<br />
di disporre di un buon<br />
numero di bottiglie da distribuire.<br />
Il Piemonte, infine, funziona<br />
sempre alla grande, con il<br />
vitigno Nebbiolo che si conferma<br />
sulla cresta dell’onda”.<br />
Alti e bassi di un anno complicato<br />
sembrano rappresentare<br />
il fil rouge degli scorsi 12 mesi<br />
dell’universo Horeca, come<br />
spiega anche Guido Folonari,<br />
Ceo di Philarmonica: “Nel<br />
2023 siamo partiti alla grande<br />
nel Q1, con una performance<br />
identica a quella 2022. Poi è<br />
arrivata un’inchiodata dovuta<br />
molto al meteo sfavorevole di<br />
aprile e maggio, cui è seguito<br />
un giugno effervescente e successivamente<br />
un luglio e agosto di nuovo col freno a<br />
mano tirato. Fortunatamente l’autunno<br />
è stato poi molto buono. Per fornire un<br />
dato esemplificativo delle montagne russe<br />
vissute negli scorsi 12 mesi: al 31 marzo,<br />
eravamo +45% di fatturato sul 2022, a fine<br />
anno abbiamo chiuso a +9%. Ma attenzione:<br />
il dato va letto nella prospettiva di un<br />
ulteriore miglioramento rispetto al +70%<br />
del 2022 sul 2021. E rispetto al 2019, noi<br />
abbiamo più che raddoppiato il fatturato.<br />
Di conseguenza, aver fatto un 2023 di<br />
consolidamento mi ha reso molto contento,<br />
perché quando tu registri un rimbalzo<br />
così spumeggiante hai bisogno di un momento per metabolizzare<br />
la crescita”. Tante le riflessioni attorno a un anno<br />
particolare. “L’anno scorso ho notato una dinamica: nella<br />
seconda metà dell’anno, a fronte di un aumento del numero<br />
di bottiglie, è scesa la battuta di cassa dell’ordine medio.<br />
Questo indica che ci sono stati consumi e i ristoranti hanno<br />
lavorato, però la gente ha ridotto il valore dell’acquisto,<br />
indirizzandosi su vini di fascia più bassa rispetto al recente<br />
passato. Quello che verifichiamo tutti i giorni è come ci<br />
sia stata una contrazione della spesa, non dei consumi in<br />
termini di numero di bottiglie: che è poi la tipica conseguenza<br />
dell’inflazione”.<br />
Un’altra grande realtà nel mondo della distribuzione, la<br />
bergamasca Pellegrini S.p.A., così legge, con la voce<br />
del presidente Pietro Pellegrini, gli scorsi 12 mesi: “Un<br />
anno non semplice il 2023, dove abbiamo visto un’ottima<br />
ottima, rallentata poi nel periodo estivo e buon<br />
recupero nell’ultima parte, sia in termini di<br />
fatturato sia di bottiglie vendute, con un giro<br />
d’affari di quasi 24 milioni di euro, in crescita<br />
del 5,5% rispetto al 2022. Le bottiglie distribuite,<br />
esclusivamente nel canale Horeca<br />
sono state circa 1.700.000. Dobbiamo anche<br />
ammettere di aver peccato un po’ di presunzione<br />
e, forti di un 2022 eccezionale, di non<br />
averlo letto a priori nella giusta maniera”. Il<br />
<strong>2024</strong>, in compenso, si apre nel segno della<br />
crescita e di nuove prospettive, grazie anche<br />
alla new entry d’autore, Monfort, una delle<br />
aziende simbolo del Trento Doc, che conferma<br />
ancora una volta l’impegno di Pellegrini<br />
S.p.A. nel ricercare costantemente prodotti<br />
di alta qualità di cantine che producono vini<br />
esclusivamente con uve provenienti da vi-<br />
DOSSIER
6<br />
DOSSIER<br />
Pietro Pellegrini e<br />
Alessandro Rossi<br />
Pietro Ghilardi<br />
e Pietro Alexandre<br />
Pescarmona<br />
Romina Romano<br />
gneti di proprietà o comunque condotti direttamente.<br />
Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di<br />
Partesa, racconta di una performance in tema vino piuttosto<br />
positiva, in un anno particolarmente sfidante. “Il 2023<br />
del vino era iniziato sotto i migliori auspici, poi frustrati<br />
da un meteo infausto, tra alluvioni in Emilia-Romagna e<br />
grande caldo, dalla crisi globale dettata dai conflitti, e, non<br />
ultimo, da una pesante inflazione che ha inciso negativamente<br />
sui consumi fuori casa. A dettare il rallentamento<br />
delle performance 2023 è stata anche un’estate sottotono,<br />
dovuta al grande esodo degli italiani verso l’estero per le<br />
vacanze: lo straniero che arriva<br />
in Italia, infatti, tende a<br />
consumare meno rispetto a un<br />
nostro connazionale. Infine,<br />
l’ultima parte dell’anno ha visto<br />
la conferma di quanto già<br />
ci aspettavamo, ovvero che la<br />
bolla del post-Covid e di un<br />
revenge spending sarebbe fisiologicamente<br />
calata fino a quasi<br />
scomparire. Eravamo preparati<br />
anche a un calo degli acquisti di<br />
una tipologia trainante, come<br />
le bollicine di alta qualità: un<br />
calo che abbiamo riscontrato<br />
prepotente nell’ultimo trimestre<br />
con lo Champagne. Questa<br />
dinamica però ha risparmiato<br />
le bollicine italiane, lasciando<br />
ben sperare anche per il <strong>2024</strong><br />
di Franciacorta, Alta Langa<br />
e Trento Doc, le principali Denominazioni per vendite.<br />
Siamo così giunti a una parte finale dell’anno difficile, ma<br />
fortunatamente non sotto le aspettative. È stato un anno,<br />
infatti, che ha riportato il quadro in una sostanziale normalità<br />
dopo un 2022 di crescita esponenziale nel canale<br />
Horeca. I numeri indicano che il 2023 è stato un anno<br />
sostanzialmente positivo in termini di fatturato, ma dove<br />
si sono persi un po’ di volumi, in particolare<br />
per il venire meno dei consumi<br />
di qualità della costa tirrenica e di<br />
una stagione funestata dal maltempo<br />
nella riviera adriatica. Le dinamiche<br />
negative che hanno segnato lo scorso<br />
anno si stanno ancora trascinando sugli<br />
inizi di questo <strong>2024</strong>. Molto dipenderà<br />
dai consumi della Pasqua e dalla<br />
stagione primaverile che ci auguriamo<br />
migliore di quella di 12 mesi fa”.<br />
“Il 2023 va letto con due ottiche differenti”,<br />
esordisce Pietro Ghilardi, Ceo<br />
e founder di Ghilardi Selezioni. “Da<br />
un punto di vista di Ghilardi Selezioni<br />
abbiamo avuto un anno spettacolare,<br />
tra i migliori di sempre con il 2022,<br />
e che si è chiuso con una crescita importante<br />
superiore al 45%, con anche<br />
l’incremento del nostro numero di<br />
clienti in tutta Italia. C’è da evidenziare<br />
che le performance degli scorsi 12 mesi, con il giro<br />
d’affari che ha toccato i 10 milioni e 700mila euro, che significa<br />
quasi tre volte tanto quanto fatto nel 2019, sono<br />
conseguenza delle novità importanti che li hanno caratterizzati:<br />
a iniziare dal via, da gennaio, della distribuzione<br />
di un marchio prestigioso come quello di Champagne<br />
Taittinger. L’analisi del mercato in generale, invece, è profondamente<br />
diversa”. Ecco la lettura del numero uno della<br />
distribuzione bergamasca: “Ovviamente si arrivava da due<br />
anni eccezionali: tra un 2021 trainato dal turista italiano<br />
rimasto in patria e un 2022 che ha assistito all’esplosione<br />
delle visite di chi proveniva dall’estero, con la riapertura<br />
del flusso Extra Ue, dagli Usa al Giappone. Poi, l’arrivo dei<br />
primi rincari energetici, conseguenza della crisi in Ucraina,<br />
oltre alle prime avvisaglie dell’inflazione e l’aumento<br />
dei tassi d’interesse hanno condotto a un progressivo rallentamento<br />
del mercato, evidente poi nel<br />
2023. Il calo degli scorsi 12 mesi si è avvertito,<br />
per una contrazione dell’entusiasmo<br />
che ha condotto tanti a prediligere di ottimizzare<br />
il proprio inventario, ordinando<br />
in proporzione meno rispetto al venduto<br />
se raffrontato agli anni precedenti. Il meteo,<br />
lo scorso anno, non ha certo contribuito,<br />
con il maltempo a condizionare il<br />
lancio della stagione estiva. Passate le disavventure,<br />
abbiamo assistito a un Natale<br />
piuttosto solido”.<br />
Un anno sfidante, l’ultimo, anche per<br />
Pescarmona Importatori, come spiega<br />
l’amministratore delegato, Pietro Alexandre<br />
Pescarmona: “Non è stato un anno<br />
semplice per le vendite di vino, in particolare<br />
se si fa riferimento a quelle etichette<br />
francesi di medio alto livello in cui siamo<br />
specializzati. I fattori che hanno condizionato l’andamento<br />
2023 sono stati molteplici, a iniziare da un meteo che<br />
avrebbe dovuto aiutare il lancio della stagione estiva per<br />
bianchi e rosati, mentre tra aprile e maggio il maltempo<br />
ha all’opposto scoraggiato<br />
gli acquisti. E per noi, in<br />
primis i Rosé di Provenza,<br />
rappresentano una fetta<br />
importante del nostro<br />
business, che pioggia e<br />
freddo hanno penalizzato<br />
nell’avvio d’anno. Poi,<br />
c’è il tema dell’inflazione,<br />
che oggi non aiuta l’italiano<br />
medio che esce a cena<br />
a ordinare una seconda<br />
o terza bottiglia di vino<br />
a tavola. Infine, anche le<br />
notizie geopolitiche e macroeconomiche<br />
che giungono<br />
dall’estero stanno<br />
condizionando stili di vita e consumi. Anche se devo dire<br />
che una nota positiva, per noi, è giunta dallo Champagne,<br />
che ha retto ogni urto e che ha mostrato un bel andamento<br />
delle vendite anche sulle fasce più alte della proposta,<br />
come nel nostro caso dimostrano i consumi di una bottiglia<br />
come il Femme de Champagne Duval-Leroy. La<br />
flessione, che corrisponde a un rallentamento tra il 5 e il<br />
10% sull’anno prima, si è registrato su una fascia media:<br />
nulla di tragico, ma la contrazione si è notata forse anche<br />
di più arrivando da un 2022 molto buono e caratterizzato<br />
da quella che era stata un’enorme euforia per le bollicine<br />
francesi più note al mondo. Se, però, guardiamo indietro,<br />
a prima della Pandemia, rimane un significativo segno più<br />
di crescita, nonostante le complicazioni dell’oggi”.<br />
A fornire una retrospettiva sul 2023 di Les Grands Chais<br />
de France, attività francese con operatività anche sul<br />
mercato italiano, è la country manager Romina Romano:<br />
“Nel 2023 il giro d’affari in Italia ha sfiorato gli 8 milioni<br />
di euro, contro i 5.600.000 euro del 2021 e segnando un<br />
+17,82% rispetto al 2022.<br />
Sono cresciuti anche i<br />
volumi: oltre 1 milione e<br />
300mila bottiglie vendute<br />
con un +7,83% rispetto<br />
all’anno precedente. La<br />
tendenza verso una crescente<br />
attenzione alla sostenibilità<br />
ha sicuramente<br />
aiutato la crescita delle<br />
vendite dei vini delle nostre<br />
proprietà nel mercato<br />
italiano. La famiglia Helfrich<br />
- proprietaria della<br />
distribuzione - è molto<br />
attenta all’approccio Green,<br />
tutte le nostre cantine
7<br />
sono certificate HVE e in gran parte anche<br />
biologiche. A livello di trend, l’Italia si<br />
conferma uno dei Paesi che ama di più la<br />
bollicina Metodo Classico, così come ama<br />
la Provenza, con i suoi Rosé eleganti e leggeri<br />
che cominciano a prendere piede”.<br />
Alessandro Federzoni, direttore commerciale<br />
di Première S.r.l. così descrive<br />
gli scorsi 12 mesi della realtà distributiva<br />
modenese: “Il 2023, almeno per ciò<br />
che riguarda la nostra azienda, è stato un<br />
anno con andamento altalenante delle<br />
vendite: abbiamo avuto uno sprint nei<br />
primi sei mesi, poi una fase leggermente<br />
calante nel periodo estivo, ripresa interessante<br />
a settembre, poi ancora stasi negli<br />
ultimi mesi dell’anno. Tuttavia, il tesoretto<br />
accumulato nel primo semestre ci ha<br />
consentito di chiudere con un incremento<br />
medio del fatturato del 9,5 % sul 2022”.<br />
Si riannoda al filo rosso che lega tante delle letture ascoltate<br />
finora l’analisi del 2023 di Gianluca Ferrauto, Cco di<br />
Domori S.p.A.: “Per il canale Horeca, il mercato italiano<br />
riscontra una ripresa della frequentazione dei locali fuori<br />
casa in particolare per i ristoranti,<br />
wine bar, enoteche ed alberghi grazie<br />
a importanti flussi turistici e per l’appeal<br />
che ha l’Italia. Tutte le varie generazioni<br />
della popolazione seguono<br />
questo trend e tra i giovani si riscontra<br />
sempre di più interesse nello scoprire<br />
lo storytelling legato ai prodotti<br />
ed alle zone di produzione. Questo<br />
comporta più curiosità e manifestazioni<br />
che favoriscono le visite delle<br />
cantine ed il consumo in agriturismi<br />
e ristoranti nelle zone di produzione.<br />
Anche se continua la riduzione dei<br />
consumi in volumi a fronte, però, di<br />
un incremento dei prodotti di qualità: con quest’ultima<br />
che sarà sempre più vincente. Si beve meno ma meglio,<br />
e c’è maggiore attenzione alla sostenibilità e a prodotti<br />
con un forte legame al territorio ed alla storia. Quindi lo<br />
scenario è più positivo per le etichette di pregio, quelle<br />
che hanno contenuto gli aumenti o confermato i listini.<br />
E Domori ha saputo cavalcare questa onda positiva<br />
rivolta al vertice della qualità grazie al consolidamento<br />
di prodotti storici ma anche di progressivi nuovi inserimenti<br />
di successo”.<br />
La parola passa ad Antonio Guerra, area manager di<br />
Compagnia del Vino, società che ha chiuso l’ultimo<br />
anno con un fatturato di 10 milioni e 600mila euro,<br />
per un +12% sul 2022: “Abbiamo affrontato il 2023 con<br />
entusiasmo presentando ben sei new entry che hanno<br />
impreziosito il nostro catalogo. Le nuove realtà, sempre<br />
in linea con i principi ispiratori della nostra azienda,<br />
hanno dato ancor più risalto ed ampliato l’interesse<br />
dei partner verso la ristorazione Icon, segmento che da<br />
sempre rappresenta il principale referente dei nostri<br />
prodotti. Un portfolio più ampio ha generato un naturale<br />
aumento della numerica clienti<br />
e nel corso dell’anno si è sviluppato<br />
un percorso in molteplici direzioni,<br />
sia andando a rafforzare una regione<br />
che da sempre rappresenta uno<br />
dei capisaldi di Compagnia del Vino<br />
come la Toscana, sia approcciando<br />
nuove realtà con le novità straniere.<br />
L’anno appena concluso è stato<br />
soddisfacente ma caratterizzato<br />
da alti e bassi: dopo una partenza<br />
sprint, dettata dall’onda lunga<br />
della positività del 2022, si è percepito<br />
un rallentamento nel mese<br />
di maggio che si è andato ad acuire<br />
nel bimestre successivo soprattutto<br />
Gianpaolo<br />
e Andrea<br />
Girardi<br />
Dick Ten Voorde<br />
Antonio Guerra<br />
e Fabio Torretta<br />
Alessandro<br />
Federzoni<br />
Gianluca Ferrauto<br />
a causa di una stagione estiva che tardava ad arrivare”.<br />
“Il segmento vino ha registrato una stabilizzazione dei<br />
consumi e al contempo visto una significativa revisione<br />
dei comportamenti d’acquisto”, evidenzia Fabio Torretta,<br />
general manager Compagnia dei Caraibi. “La Gen Z<br />
consolida sempre più il trend dell’acquisto online e la ricerca<br />
costante di novità, sempre con uno sguardo attento<br />
agli aspetti salutistici, al bere responsabile e ai prodotti<br />
sostenibili. Proprio in quest’ottica, in concomitanza con<br />
l’uscita del catalogo Spirits di Compagnia dei Caraibi,<br />
nella primavera <strong>2024</strong>, presenteremo il nuovo catalogo di<br />
Elemento Indigeno,<br />
il progetto<br />
dedicato al vino<br />
e alle sue contaminazioni<br />
avviato<br />
nel 2020”.<br />
A fare eco le parole<br />
di Dick Ten<br />
Voorde, titolare<br />
della distribuzione<br />
Vino<br />
& Design: “Il<br />
2023 è stato un<br />
buon anno per il<br />
comparto vino.<br />
Le tendenze che si sono manifestate sono state in linea<br />
con la nostra mission, ovvero la ricerca di estrema qualità,<br />
attenzione alle novità, artigianalità<br />
e grande cura produttiva, coerenza<br />
con la tradizione e il territorio di<br />
origine del prodotto, innovazione e<br />
capacità di stupire, ma sempre senza<br />
scendere mai a compromessi in termini<br />
di qualità e valore del prodotto”.<br />
A chiudere è l’intervento di Gianpaolo<br />
e Andrea Girardi, titolari di<br />
Proposta Vini: “Nel 2023 abbiamo<br />
assistito ad un forte aumento dei<br />
listini che ha portato a uno spostamento<br />
dei consumi verso vini con un<br />
buon rapporto tra qualità e prezzo.<br />
Episodio che tuttora viviamo, con<br />
una leggera contrazione del mercato<br />
dovuto alla riduzione del potere<br />
d’acquisto delle famiglie,<br />
mentre non ci risulta in crisi<br />
l’alta ristorazione. Le nostre<br />
previsioni per il <strong>2024</strong> sono<br />
di leggera crescita. Quanto ai<br />
trend, quest’anno sono andate<br />
forte le bollicine in generale,<br />
ma lo Champagne è risultato<br />
in calo; bene anche i vini fermi<br />
e stabili i vini dolci. Per il<br />
<strong>2024</strong> pensiamo che le bollicine<br />
continueranno la loro crescita<br />
e andranno sempre più i<br />
vini ad alta bevibilità, raffinati<br />
ma leggeri e poco impegnativi.<br />
Crediamo, infine, che il<br />
mercato chiederà sempre di più anche i vini alcol free: un<br />
modo di far conoscere il territorio anche a coloro che per<br />
scelta o salute non possono bere alcol”.<br />
www.winecouture.it<br />
SCOPRI LE NOVITÀ <strong>2024</strong> A CATALOGO<br />
leggi le interviste complete<br />
online<br />
DOSSIER
8<br />
materia di vino; i tassi d’interesse, in continuo aumento e<br />
che fanno emergere nuove forme di investimento alternative<br />
al vino; infine, il tasso di cambio tra dollaro ed euro.<br />
In questo contesto totalmente incerto, i collezionisti fanno<br />
più attenzione ai prezzi dei vini messi all’asta, nonché<br />
alla qualità e rarità delle etichette proposte.<br />
Photo iDealwine<br />
E oggi, qual è la temperatura del mercato?<br />
Possiamo affermare che il mercato dei fine wines si sta stabilizzando.<br />
Non assisteremo a dei record spettacolari come<br />
quelli registrati nel 2021 e 2022 prima di parecchi anni,<br />
questo è certo. Tuttavia, ciò non vuol dire che collezionisti<br />
e appassionati non continuino ad andare alla ricerca dei<br />
vini più ambiti e prestigiosi al mondo: semplicemente,<br />
dato il contesto economico attuale, prestano maggiore<br />
attenzione ai prezzi delle etichette che acquistano. È importante<br />
sottolineare che la flessione dei prezzi registrata<br />
per i Big 8 non rappresenta lo specchio dell’andamento<br />
generale del mercato dei fine wines. Per queste tenute, i<br />
prezzi sono volati alle stelle nel primo semestre del 2022 e<br />
le quotazioni ora sono tornate ai livelli pre-Covid. Si noti<br />
però che i valori rimangono comunque piuttosto elevati.<br />
Per gli altri produttori, invece, l’interesse da parte degli<br />
amanti del vino non ha subito significanti variazioni, specialmente<br />
per i clienti privati. Sono stati soprattutto i professionisti<br />
a prestare una maggiore attenzione per i loro acquisti<br />
nel corso del 2023, andando solamente alla ricerca<br />
di etichette specifiche al fine di soddisfare le richieste dei<br />
propri clienti.<br />
DOSSIER<br />
“Un nuovo inizio<br />
per vini e distillati”<br />
Parla Lionel Cuenca, founder iDealwine: trend 2023<br />
e prospettive <strong>2024</strong> di Fine Wines & Spirits all’asta<br />
Un ottimo indicatore per misurare la temperatura<br />
di quello che è l’andamento del mercato<br />
nel settore Wine & Spirits è offerto oggi<br />
da quella che si può a ragion veduta definire<br />
una vera e propria “Borsa del vino online”<br />
che vanta sedi a Parigi, Bordeaux, Hong Kong e Singapore.<br />
Stiamo parlando di iDealwine, piattaforma di riferimento<br />
per le aste di vini pregiati e la valutazione dei Grand Cru,<br />
fondata nel 2000 da Cyrille Jomand, Angélique de Lencquesaing<br />
e Lionel Cuenca, tre grandi appassionati con alle<br />
spalle un’esperienza lavorativa comune presso la Borsa di<br />
Parigi (Euronext). La destinazione privilegiata a cui indirizzarsi<br />
per quanti, collezionisti ma soprattutto operatori,<br />
siano alla ricerca di pezzi introvabili. Ma il servizio oggi<br />
offre l’interessante orizzonte di un’ampia selezione disponibile<br />
a prezzo fisso che viene costantemente rinnovata<br />
e arricchita con etichette acquisite da una rete diretta di<br />
oltre 900 produttori e presenta vini d’annata provenienti<br />
dall’acquisto di collezioni private. Con Lionel Cuenca abbiamo<br />
scattato un’istantanea su quelli che sono stati trend<br />
e record del 2023, per una panoramica che regala spunti<br />
di riflessione importanti sul domani dell’universo Wine &<br />
Spirits.<br />
Che anno è stato il 2023 per il mondo Wine &<br />
Spirits nelle aste online?<br />
Il 2023 non è stato un anno semplice per il mercato dei<br />
fine wines: abbiamo assistito ad una flessione generale<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
dei prezzi, specialmente per alcune regioni e produttori di<br />
punta. I primi sintomi si erano già manifestati negli ultimi<br />
mesi del 2022, ma è nel primo semestre 2023 che abbiamo<br />
osservato un vero e proprio ribasso per le quotazioni<br />
di alcuni vini il cui valore era salito alle stelle nel biennio<br />
precedente, in particolare per alcune grandi icone come<br />
Leroy, Auvenay, Rousseau, Roumier, Bizot, Lachaux,<br />
Rayas e Grange des Pères, quelli che noi definiamo i Big 8.<br />
Quali sono stati termini ed effetti di questi ribassi?<br />
Un esempio eloquente può essere quello del Musigny<br />
del Domaine Leroy, protagonista indiscusso delle aste<br />
iDealwine ormai da diversi anni. Nel 2022, l’annata 2006<br />
è stata aggiudicata per 34.100 euro. L’anno precedente,<br />
sempre lo stesso vino nell’annata 2006 è stato aggiudicato<br />
per 28.240 euro. Nel 2023, l’annata 2011 di questa mitica<br />
cuvée è stata invece aggiudicata per 22.444 euro. O ancora:<br />
la Romanée-Conti 2015 della DRC, aggiudicata per<br />
31.620 euro nel 2022, mentre lo scorso anno la stessa referenza<br />
è stata venduta 22.911 euro, a fronte di un -27,5%.<br />
Cosa si cela dietro a questa flessione?<br />
La flessione dei prezzi registrata nel 2023 è dovuta ad un<br />
frangente economico e geopolitico sfavorevole a livello internazionale<br />
e sono tre i principali fattori che hanno avuto<br />
un impatto negativo nel mercato dei fine wines: l’inflazione,<br />
principale responsabile del calo degli acquisti anche in<br />
E per i fine Spirits, qual è lo stato dell’arte?<br />
Il mercato dei fine Spirits, esattamente come quello dei<br />
vini pregiati, ha subito una battuta d’arresto nel corso del<br />
2023. Per via del contesto economico totalmente incerto, i<br />
collezionisti hanno cercato di prestare maggiore attenzione<br />
ai prezzi dei prodotti messi all’asta, nonché alla rarità<br />
delle etichette proposte. Nonostante tutto, il volume dei<br />
lotti venduti ha registrato un aumento del 10%, permettendo<br />
in questo modo ai collezionisti di aggiudicarsi delle<br />
belle referenze un po’ più di nicchia a dei prezzi più ragionevoli.<br />
Per quanto riguarda la tipologia di lotti aggiudicati,<br />
ci sono comunque delle eccezioni, perché le quotazioni<br />
dei grandi marchi del lusso non hanno subito alcuna flessione<br />
e continuano a registrare dei record significativi. Ne<br />
sono un esempio distillerie come Macallan, Springbank<br />
e Dalmore per la categoria Whisky. Possiamo quindi affermare<br />
che solo le referenze più rare e ambite al mondo<br />
hanno performato bene lo scorso anno. Se nel 2022 si è<br />
assistito ad un fenomeno in cui erano i distillati un po’ più<br />
di nicchia e collector ad emergere, come i rum Caroni o<br />
Demerara imbottigliati da Velier, ad esempio, nel 2023, invece,<br />
questa tendenza non si è confermata. A fare la parte<br />
del leone, gli scorsi 12 mesi, sono stati dunque i distillati<br />
premium e super-premium.<br />
Quali sono oggi i plus che iDealwine mette a di-
9<br />
Spirits best seller su FSA nel 2023<br />
Lotto Prezzo lotto €<br />
1 Jeroboam Caroni 23 years 1994 53.642<br />
1 bottiglia Macallan (The) 52 years 1946 Of. Select Reserve 23.010<br />
1 bottiglia Yamazaki 1986 Of. The Owner's Cask n°6G5029 - bottled 2006 LMDW 50th<br />
Anniversary Suntory Single Cask 22.420<br />
1 bottiglia Yamazaki 1993 Of. Single Sherry Butt Cask n°3T70070 - bottled 2012 LMDW The<br />
Private Cask 21.122<br />
1 bottiglia Karuizawa 1969 Number One Drinks Vintage Ex-Bourbon Cask n°8183 - bottled<br />
2012 LMDW 14.662<br />
Champagne best seller su iDealwine nel 2023<br />
Lotto Prezzo lotto €<br />
1 bottiglia Brut Blanc de Blancs Clos du Mesnil 1979 Krug 4.132<br />
1 bottiglia Brut 3eme Plénitude (P3) 1976 Dom Pérignon 3.968<br />
1 bottiglia Extra Brut 1er Cru Millésimé 2008 Jacques Selosse 3.100<br />
1 bottiglia Brut Cuvée 1966 Salon 2.504<br />
1 bottiglia Brut Vieilles Vignes Françaises 1986 Bollinger 1.878<br />
sposizione per le aziende del vino sue partner?<br />
La maggior parte delle etichette proposte nella sezione<br />
enoteca online, ovvero la selezione a prezzo fisso, proviene<br />
direttamente dalle cantine delle tenute partner ed è il<br />
frutto di anni di consolidate collaborazioni con ognuna<br />
di loro. Ogni produttore e ogni cuvée sono selezionati<br />
con cura da un’équipe di esperti e appassionati, composta<br />
da un lato da diversi buyer che attraversano in lungo<br />
e in largo i vigneti francesi, italiani ed esteri per scegliere<br />
le migliori cantine, e dall’altro lato da un team di esperti<br />
che si occupa di assaggiare e di valutare tutti i vini che poi<br />
finiranno nei calici. È proprio questo team di wine expert<br />
che si occupa di raccontare ogni assaggio e la storia che si<br />
cela dietro ogni bottiglia. Così iDealwine offre alle proprie<br />
aziende partner una comunicazione su misura attraverso<br />
tutti i canali di cui dispone: operazioni commerciali con<br />
vendite regionali o per denominazione, selezioni speciali<br />
con una o più tenute; newsletter settimanali con relativi<br />
focus sulle tenute partner; articoli sul blog iDealwine che<br />
raccontano la realtà di ogni cantina; presenza nei saloni<br />
di settore; cene, degustazioni e masterclass con il cliente<br />
finale volte a promuovere le aziende partner con eventi<br />
organizzati non solo in Francia, ma anche in Europa, Asia<br />
e Stati Uniti; infine, grazie all’immenso lavoro redazionale<br />
che sta dietro la creazione delle schede tecniche, con un<br />
database tradotto in quattro lingue diverse, ovvero francese,<br />
inglese, italiano e tedesco, e gestito anche questo<br />
da un’équipe di veri appassionati. Ultimo ma non meno<br />
importante: l’accesso diretto ad una community di veri<br />
amanti del vino. Fin dalla sua creazione, infatti, l’obiettivo<br />
di iDealwine è sempre stato quello di rendere accessibile<br />
l’eccellenza dell’universo vinicolo a tutti gli appassionati<br />
di vino di tutto il mondo.<br />
collezionisti: dai report mensili e annuali al database con<br />
andamento degli indici per referenza, notifiche e così via.<br />
Qual è la “temperatura” del mercato delle aste<br />
online in questo inizio <strong>2024</strong>?<br />
Rimango piuttosto ottimista. Lo scorso anno, abbiamo<br />
assistito ad un fenomeno di stabilizzazione dei prezzi e<br />
di ritorno alla normale per le quotazioni di alcuni vini. In<br />
questo inizio <strong>2024</strong> siamo ripartiti da un andamento più<br />
“sano”, caratterizzato da prezzi più ragionevoli. Ci saranno<br />
sempre dei fenomeni di speculazione per alcune referenze,<br />
questo purtroppo non lo possiamo evitare, ma si tratterà<br />
solo di fenomeni rari e isolati.<br />
All’interno del panorama delle aste online, quali<br />
spazi ci sono oggi per le produzioni che esulano<br />
dai grandi Cru di Borgogna e Bordeaux?<br />
Da sempre notiamo un fervido interesse per le cuvée rare<br />
o millesimate dei più rinomati Champagne, ma da qualche<br />
anno a questa parte si assiste anche a un’attenzione<br />
sempre più marcata per i grandi nomi e le tenute di nicchia<br />
di regioni francesi come Loira, Jura o Savoia. Senza parlare<br />
dell’interesse crescente per i fine wines italiani da parte<br />
dei collezionisti e amanti del vino di tutto il mondo. La<br />
loro presenza nelle nostre aste è aumentata notevolmente<br />
negli ultimi anni, specialmente nel 2022, rappresentando<br />
il 61% dei vini non francesi presenti nel catalogo delle vendite,<br />
contro il 39% dell’anno precedente. Nel 2022, i vini<br />
italiani hanno registrato una crescita del 32% in termini<br />
di volume e del 53% in termini di valore rispetto al 2021.<br />
Stiamo ancora analizzando i dati del 2023, ma data l’importanza<br />
dei vini pregiati italiani nelle nostre aste, sono sicuro<br />
che l’Italia ha registrato dei bei record anche gli scorsi<br />
12 mesi. Ma c’è un altro fenomeno che notiamo sempre di<br />
più nelle nostre aste…<br />
Quale?<br />
La ricerca crescente da parte degli appassionati per le<br />
produzioni classificate Vin de France. All’interno del<br />
panorama viticolo francese è sempre più frequente trovare<br />
dei produttori che decidono di non produrre più i<br />
loro vini all’interno di una Aoc e di classificare una parte<br />
o la totalità della loro produzione in Vin de France.<br />
Questa nouvelle vague di viticoltori che si allontanano<br />
dalle restrizioni imposte dalle Denominazioni col fine di<br />
elaborare dei vini prodotti nel rispetto dell’ambiente e<br />
secondo dei metodi di vinificazione naturale, sembra attirare<br />
sempre di più l’interesse di amanti e collezionisti.<br />
All’asta sono soprattutto regioni un po’ più di nicchia<br />
come lo Jura, la Savoia e la Loira ad avere maggior successo.<br />
Se dovessimo fare un esempio, potrei parlarvi di<br />
Richard Leroy, Bernaudeau, François Chidaine, Dagueneau<br />
per la Loira, Domaines des Murmures, Domaine<br />
des Miroirs, Labet per lo Jura e Jean-Yves Péron per la<br />
Savoia. A parer nostro, si tratta di un fenomeno che col<br />
passar degli anni è destinato ad amplificarsi.<br />
DOSSIER<br />
Tornando all’ambito Spirits, può dirci che cos’è<br />
e come funziona il progetto FSA?<br />
Fine Spirits Auction è una piattaforma online specializzata<br />
nelle aste di distillati e liquori di prestigio, creata nel<br />
2020 in partenariato con La Maison du Whisky. Si tratta<br />
di un bel progetto, che riunisce il know-how di iDealwine<br />
per l’organizzazione delle aste online e le conoscenze de<br />
La Maison du Whisky sul mondo dei fine Spirits. È l’associazione<br />
tra due leader del settore, che hanno deciso di<br />
riunire il proprio savoir-faire e di creare un sito dedicato<br />
unicamente alle aste di distillati online. Funziona esattamente<br />
come il sito iDealwine per la sezione aste, con i relativi<br />
strumenti di analisi messi a disposizione di amanti e<br />
Vini best seller su iDealwine nel 2023<br />
Lotto Prezzo lotto € Prezzo bottiglia 0,75 lt € Acquirente<br />
6 Magnum Petrus 1982 43.820 3.652 Privato Hong Kong<br />
Cassa Carré d’As 8 Magnum 2000 (2 Petrus, 2 Latour, 2 Haut Brion, 2 Margaux) 26.730 1.671 Professionista Francia<br />
Cassa Carré d’As 16 bottiglie 2000 (4 Petrus, 4 Latour, 4 Haut Brion, 4 Margaux) 24.164 1.510 Professionista Irlanda<br />
1 bottiglia Romanée-Conti Grand Cru Domaine de la Romanée-Conti 2015 22.912 22.912 Professionista Italia<br />
1 bottiglia Musigny Grand Cru Leroy 2011 22.444 22.444 Privato Francia
10<br />
DOSSIER<br />
Cosa si è venduto di più nelle enoteche<br />
italiane nel 2023? E quali le scelte dei<br />
consumatori gli scorsi 12 mesi? Abbiamo<br />
fatto un punto con Andrea Terraneo,<br />
presidente Vinarius, l’Associazione delle<br />
Enoteche Italiane, su quelli che sono stati andamenti<br />
e trend nel canale. Una fotografia, quella scattata, che<br />
mostra come le bollicine, in particolare Metodo Classico<br />
e Champagne, abbiano fatto da traino<br />
agli acquisti nel 2023. Con le vendite in<br />
enoteca che sempre più vanno in direzione<br />
di un posizionamento medio<br />
alto, mentre tra i rossi sono stati i<br />
“soliti noti” ad affermarsi gli scorsi<br />
12 mesi, con il Barolo a guidare<br />
le classifiche di preferenze. E le<br />
aspettative rimangono alte anche<br />
in vista dell’imminente primavera<br />
<strong>2024</strong>, come evidenzia proprio Terraneo<br />
nella sua disamina. “La lettura del<br />
2023 per l’universo delle enoteche Vinarius<br />
è senza ombra di dubbio positiva, soprattutto laddove<br />
confrontata con i dati complessivi di altri canali del<br />
settore vino, dalla Gdo all’Online”, spiega il numero uno<br />
dell’associazione. “C’è stata, dunque, un’ampia e generalizzata<br />
soddisfazione da parte di tutti per come si sono<br />
conclusi gli scorsi 12 mesi e le attese <strong>2024</strong> sono quelle di<br />
una ripresa che migliori leggermente anche i già positivi<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
andamenti dello scorso anno, con un occhio ovviamente<br />
già rivolto alla Pasqua. Come da trend degli ultimi tempi,<br />
gennaio e febbraio serviranno per carburare proprio in<br />
vista di un marzo e aprile che ci attendiamo in crescendo,<br />
a lanciare poi la volata all’arrivo dell’estate”. Con un<br />
solo interrogativo al momento: “Come sappiamo tutti,<br />
l’incognita meteo definirà tanto, come d’abitudine, quelli<br />
che saranno gli esiti di una stagione che poi, di riflesso,<br />
condizionerà anche il giudizio finale sull’anno<br />
che sarà”, specifica Terraneo. Quella<br />
che si legge, nonostante le congiunture<br />
economiche complesse, è però una<br />
positività diffusa, sostenuta dall’interesse<br />
di una clientela alla ricerca<br />
della qualità. Come dimostra proprio<br />
il 2023, dove un segnale vivido<br />
di buona salute del settore è stato<br />
fornito da alcuni trend legati alle tipologie:<br />
tra i vini spumante Metodo<br />
Classico più richiesti a primeggiare è stato<br />
lo Champagne, seguito da Franciacorta e<br />
Trento Doc. Una menzione particolare l’ha conquistata<br />
il Metodo Classico Oltrepò Pavese, tornato a essere<br />
una scelta ricercata. Tra i vini fermi, sul podio dei rossi<br />
dell’ultimo Natale a primeggiare è stato il Barolo, subito<br />
seguito a pari posizione da Brunello e Amarone, e poi dal<br />
Chianti Classico Docg. “La bollicina continua a rappresentare<br />
un traino decisivo anche all’interno delle ven-<br />
Enoteche:<br />
un’ottima annata<br />
2023 positivo per le vendite nel canale: ora un <strong>2024</strong><br />
che si annuncia in crescendo secondo Vinarius<br />
dite in enoteca”, sottolinea il presidente Vinarius. “Con<br />
il Metodo Classico che nel 2023 ha performato meglio<br />
rispetto allo Charmat: poi, sia chiaro, i numeri in termini<br />
di volumi sono ancora a favore della seconda tipologia,<br />
ma il dato evidenzia che sempre più il consumatore guarda<br />
al primo prodotto con un rinnovato interesse”. E per il<br />
<strong>2024</strong>, cosa attendersi? “Se per i rossi sarà o meno, ancora<br />
una volta, l’anno dei soliti noti è difficile da dirlo oggi”,<br />
risponde Terraneo, che poi spiega: “In un canale come il<br />
nostro, infatti, non è facile emergere e dare vita a un vero<br />
e proprio boom. Ci sono Denominazioni su cui da tempo<br />
puntiamo, ma i cui numeri rimangono poi sempre quelli<br />
di nicchie. L’effetto boom, così, può limitarsi alla singola<br />
enoteca o al contesto regionale, ma quando si parla<br />
d’imporsi a livello nazionale, come fenomeno all’interno<br />
del nostro contesto di vendita, è tutto molto più difficile.<br />
Com’è successo, ad esempio, per gli autoctoni in passato,<br />
un trend può imporsi in una certa zona con delle politiche<br />
anche sinergiche di territorio, perché in quell’ambito<br />
non servono grandi numeri o investimenti di particolare<br />
rilevanza. Per orizzonti più ampi, però, servono budget<br />
e impegni comunicativi sostenuti anche da volumi e disponibilità<br />
importanti”. Tornando ai numeri, gli enotecari<br />
Vinarius evidenziano che, comparando il dato con l’inverno<br />
2022, per il 55% di loro l’andamento delle vendite<br />
nello stesso periodo 2023 è risultato assolutamente migliore.<br />
“Il trend positivo è confermato dalle aspettative<br />
per il periodo primavera/estate <strong>2024</strong>”, riprende Terraneo.<br />
“La maggioranza, ovvero il 63% si aspetta una tenuta delle<br />
vendite, mentre il 27% ha aspettative ancora superiori. La<br />
crescita dei consumi delinea un percorso virtuoso: dalla<br />
progressiva evoluzione delle proposte fino alle scelte più<br />
consapevoli e approfondite da parte della clientela, che<br />
individua nell’enotecario un professionista con cui confrontarsi<br />
e orientarsi nella selezione dei vini”. Ad alzarsi è<br />
stata anche la battuta media dello scontrino in enoteca nel<br />
2023, come spiega ancora il presidente Vinarius: “Lo evidenziano<br />
anche i trend di acquisto, che mostrano la scelta<br />
di orientarsi su produzioni ad alto valore aggiunto, come<br />
nel caso del Metodo Classico. Così, se prima lo scontrino<br />
oscillava tra i 15 e i 20 euro, oggi si è passati a 25 o 30 euro.<br />
Guardando gli ultimi dati sulle vendite di vino, d’altronde,<br />
assistiamo in maniera generalizzata a quello che è un calo<br />
dei volumi ma una crescita del giro d’affari. Una dinamica<br />
figlia di una premiumization dei consumi. Stesso principio<br />
vale per il distillato medio. Il consumatore, negli ultimi<br />
anni, è evoluto molto sotto il profilo della conoscenza e<br />
della spesa: calcola meglio cosa acquistare, magari orientandosi<br />
su meno bottiglie, ma gestendo il budget puntando<br />
su una più alta qualità per singola referenza. Vedi anche<br />
il caso Champagne nel 2023, con il nuovo anno che<br />
si annuncia simile come dinamica a fronte del ritocco dei<br />
listini che porterà a una crescita ulteriore dei valori della<br />
battuta delle bollicine francesi”. La conclusione è dedicata<br />
all’evoluzione di una associazione sempre più riferimento<br />
per l’intero comparto. “Cresciamo, con nuovi ingressi di<br />
soci anche in questo inizio di <strong>2024</strong>”, sottolinea Terraneo.<br />
“Dopo tanti anni di semina cominciamo a raccogliere il<br />
frutto del lavoro fatto, con sempre più giovani enotecari<br />
interessati a fare gruppo. Oggi, poi, rispetto a un tempo è<br />
tutto più facile: grazie alla forza dei social che permette di<br />
restare più connessi anche tra noi membri e a relazionarsi<br />
con nuovi potenziali soci. Il futuro è senza dubbio nel segno<br />
dell’ottimismo per noi come Vinarius”.<br />
Mentre sulle sfide di settore, il numero uno di Vinarius<br />
conclude: “Serve sempre più serietà a ogni livello. Il castello<br />
del nostro mondo è sviluppato in maniera corretta, tra<br />
controlli, filiera e attori protagonisti. Ma poi bisogna che<br />
quotidianamente ognuno s’impegni a rispettare le regole<br />
e a contribuire a fare crescere un intero movimento senza<br />
scatti in avanti in solitaria, ma favorendo un dialogo che<br />
coinvolga realmente tutte le parti. Da sempre, noi come<br />
Vinarius siamo i fautori del dialogo: si può, poi, non essere<br />
in accordo su questo o quel tema, ma serve parlare<br />
con tutti. Solo così le criticità, che ovviamente esistono,<br />
potranno essere realmente superate”.
Pizza: non il solito<br />
abbinamento<br />
I vini dal mondo incontrano, fuori da ogni<br />
schema, il piatto gioiello della cucina italiana<br />
La pizza, l’indiscutibile gioiello della cucina italiana,<br />
ha conquistato i palati di tutto il mondo con<br />
la sua combinazione irresistibile di consistenze,<br />
sapori e ingredienti. Tanto da assicurarsi il titolo<br />
di cibo più amato e popolare in assoluto. Ma<br />
cosa accadrebbe a spingersi oltre il classico abbinamento<br />
con birra e bevande varie? Se ci si concedesse di osare, creando<br />
incontri nel calice curiosi col vino, superando<br />
anche i confini del nostro Bel Paese? Vi rispondiamo<br />
noi: ci assicureremmo un interessante viaggio<br />
di scoperte vitivinicole fuori da ogni schema,<br />
ma sempre conservando l’attenzione fissa sul<br />
piacere. Perché niente qui è improvvisato, ma<br />
provato con successo.<br />
Have you tried? L’altro volto<br />
dell’abbinamento con la pizza<br />
La nostra rassegna di abbinamenti non convenzionali<br />
inizia dalla scoperta di quelle che<br />
sembrano essere su larga scala le pizze più<br />
amate. Una classifica guidata dall’intramontabile<br />
Margherita, seguita a ruota da Marinara<br />
e Capricciosa. Poi, ecco la golosa Quattro<br />
Formaggi, la Prosciutto e Funghi e, per finire, la<br />
piccante e saporita Diavola.<br />
Iniziamo allora da lei, la regina delle pizze: la<br />
Margherita. Semplice ma invitante, nell’altret-<br />
DI IRENE FORNI<br />
11<br />
tanto semplicità dei suoi ingredienti ve<br />
la proponiamo in abbinamento con la<br />
Ribolla Gialla di Dolfo. Con questo vino<br />
siamo in Slovenia, nella zona del Collio Sloveno<br />
o Brda. La cantina è il cuore della tenuta e<br />
si trova in una posizione ottimale, racchiusa<br />
tra le Alpi Giulie e il mar Mediterraneo. Ed è<br />
proprio qui che Marko detto Dolfo coltiva<br />
le sue uve, fra cui la Ribolla Gialla che oggi<br />
abbiniamo alla nostra pizza. Freschezza e<br />
carattere fruttato sono ciò che caratterizza<br />
questa Ribolla Gialla in chiave slovena.<br />
Gli aromi di agrumi e pere mature vengono<br />
percepiti dal naso inizialmente per poi<br />
passare sulle papille gustative con bellissima<br />
corposità e ricchezza di gusto, accompagnati<br />
sul finale da sentori decisamente<br />
minerali. Una mineralità che piace e che<br />
ben sposa gli ingredienti semplici della<br />
Margherita, esaltandoli. Forse non l’abbinamento<br />
più immediato, ma sicuramente<br />
il più divertente e piacevole.<br />
Passiamo così alla Marinara, una pizza anch’essa<br />
semplice ma ricca di gusto e sapidità. In questo nostro<br />
viaggio di abbinamenti ve la proponiamo con un vino<br />
che trova le sue origini in Francia, più precisamente nella<br />
Valle del Rodano: il Parcelle De Jean, un Saint-Joseph Aoc.<br />
L’azienda che produce questo splendido rosso a base di<br />
Syrah e Roussanne è l’ormai noto Domaine Stéphane<br />
Vedeau, dove lo stesso Stéphane è ben conosciuto per la<br />
sua ricerca costante di precisione ed espressione del territorio.<br />
Proprio quello che si ritrova in questo<br />
vino, dotato di grande espressività del frutto<br />
e mineralità: gli ingredienti perfetti che ben<br />
sposano i sapori decisi e aromatici della pizza<br />
Marinara. Un abbinamento ricco e consistente<br />
che vi renderà golosi.<br />
Il passo successivo ci porta davanti alla<br />
Capricciosa, vero e proprio “capriccio”<br />
per il palato. Una pizza ricca d’ingredienti<br />
e sapori che non neghiamo essere<br />
complicata da abbinare quando<br />
si parla di vino. Tuttavia, per rendere<br />
la cosa intrigante l’abbiamo voluta<br />
accompagnare con un’etichetta dalle<br />
origini ancora più lontane. Questa<br />
volta siamo in Nuova Zelanda, nella<br />
regione di Marlbourgh, dove la famiglia<br />
Bourgeois – tra i massimi interpreti dei<br />
vini della Loira – produce nell’azienda Chapel<br />
Peak due soli vitigni: il Sauvignon Blanc e<br />
il Pinot Noir. Un vero e proprio incontro tra<br />
la tradizione francese ed il Nuovo Mondo è<br />
dunque quello che ritroviamo nel calice con<br />
Fusional, il Pinot Noir che con stravaganza andiamo ad abbinare<br />
alla nostra Capricciosa. Per una pizza così ricca<br />
d’ingredienti serve un vino che sappia accompagnare<br />
con altrettanta ricchezza il già ampio insieme di sapori:<br />
ecco perché il Fusional, che grazie alle sue note<br />
di piccoli frutti rossi, che virano poi alla spezia come<br />
la cannella, colpisce per intensità. In bocca il vino si<br />
presenta caldo e morbido creando un gioco di sapori<br />
e consistenze davvero piacevole ed inaspettato.<br />
Arriviamo così all’incontro con una tipologia di<br />
vino che spesso viene usato in abbinamento con<br />
la pizza: il Rosé. Lo abbiamo provato con una<br />
Prosciutto e Funghi e con lei siamo tornati in<br />
Francia, in particolare nella zona della Provenza,<br />
al conosciuto Domaine Ott, con il<br />
Château Romassan Bandol Aoc, rosato a base<br />
di Mourvèdre, Cinsault e Grenache. Perché<br />
questo abbinamento? La Prosciutto e Funghi<br />
è una pizza semplice e ricca di sapidità e gusto,<br />
specie quando si gioca – come per tutte le<br />
pizze – su materie prime di qualità. La affianchiamo<br />
a questo Rosé per apprezzare<br />
e valorizzare la freschezza e la vivacità<br />
di un vino dal colore rosa cipria intenso,<br />
pieno e sapido, caratterizzato da leggeri<br />
aromi di frutta a polpa bianca, lungo e setoso, per un<br />
abbinamento diverso ma di grande armonia.<br />
La penultima preparazione è tripudio di sapori e<br />
cremosità: la Quattro Formaggi. Abbiamo pensato<br />
molto a quale potesse essere l’abbinamento<br />
ideale e dopo qualche tentativo lo abbiamo<br />
trovato in Austria: con il Grüner Veltliner<br />
dell’azienda New Chapter. Un bianco piacevolmente<br />
fresco, dalle delicate sensazioni fruttate<br />
ed erbacee, dal sorso fresco, equilibrato e leggermente<br />
sapido sul finale, perfetto per smorzare<br />
la grassezza dai ben noti quattro formaggi<br />
presenti sul disco e accompagnarne i sapori.<br />
Siamo giunti al gran finale, che col suo piccante<br />
piacere conclude il nostro viaggio di abbinamenti<br />
particolari: la Diavola. Qui ci vuole un<br />
vino capace di sostenere la spiccata piccantezza:<br />
l’abbiamo provato nel Viña Alberdi Reserva<br />
La Rioja Alta S.A. Terminiamo quindi in Spagna,<br />
nella celebre regione vitivinicola della Rioja: ottenuto<br />
con uve Tempranillo, è un rosso puro, aromatico ed<br />
equilibrato dall’attacco caldo accompagnato da una buona<br />
struttura e da tannini morbidi. Insomma, un abbinamento<br />
pizza e vino davvero ricco, di sapore e calore.<br />
NUOVI CODICI
12<br />
Una piccola opera d’arte in bottiglia, 100% Pinot Bianco che nasce nei vocati<br />
appezzamenti della zona di Kaiserstuhl, nel Baden, la regione più soleggiata e<br />
meridionale della Germania. Vigneti con una grande unicità: beneficiano della<br />
speciale combinazione tra loess, deposito eolico di polvere del deserto che potrebbe<br />
essere stato trasportato dal vento dall’Africa migliaia di anni fa, e un mosaico unico di<br />
varietà di lava, magma e rocce vulcaniche, che regalano a questo terroir quel carattere<br />
minerale che si ritrova a ogni sorso. Il Weissburgunder Oberrotweil Salwey è una<br />
naturale scelta per chi desideri nel calice un vino estremamente fresco da giovane, ma<br />
dall’ottimo potenziale d’invecchiamento. Per un bianco che, fin da subito, è capace di<br />
trovare il perfetto bilanciamento tra acidità, corpo e frutta.<br />
COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />
Un pezzo della storia di Ca’ del Bosco che ora si rinnova, ma solo nel nome, per quello<br />
che è un simbolo di una realtà pioniera in Franciacorta fin dalla sua nascita. Una tra le più<br />
iconiche bottiglie dell’azienda guidata da Maurizio Zanella cambia d’abito e si trasforma in<br />
Selva della Tesa Sebino Chardonnay Igt Ca’ del Bosco. Per un racconto di un’identità<br />
che si rafforza nel richiamo al vigneto di circa mezzo ettaro di superficie, “segreto” protetto<br />
da un fitto bosco di querce e castagni in prossimità della sede della cantina franciacortina,<br />
in cui sono le origini di questo bianco anticipatore dei tempi alla fine degli anni ’70. Il<br />
primo esempio in Italia di Chardonnay in purezza realizzato tramite l’utilizzo di pièces<br />
bourguignonne, piccole botti di rovere, e ottenuto da uve provenienti da vigneti, oggi<br />
storici, ad alta densità d’impianto.
13<br />
È sul versante Nord di “A’ Muntagna”, a 900 metri s.l.m., che nasce il Contrada Santo Spirito Etna<br />
Rosso Doc Pietradolce, vino rosso rubino denso che esprime tutta l’eleganza di un’Etna capace di<br />
entusiasmare. Corposo, energico, di vibrante freschezza e mineralità, con tannini molto sottili, si<br />
trasforma in una vera e propria carezza, che tramuta in seta ogni sorso. Un racconto straordinario<br />
nel calice di un 100% Nerello Mascalese che riporta la mente e il palato a un’epoca lontana ma che<br />
vive ancora, grazie ai più pregiati frutti di vigne pre-phylloxera.<br />
COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />
Un vero super Cru, limited edition che incarna l’anima stessa di una<br />
cantina simbolo per il vitigno: è la novità Henry Pinot Nero dell’Oltrepò<br />
Pavese Doc 2017 Tenuta Mazzolino. Sole 495 bottiglie,<br />
uniche come l’etichetta che la veste, ognuna diversa dall’altra. Un<br />
Pinot Nero per soli intenditori, disponibile esclusivamente in cofanetto<br />
in legno contenente tre bottiglie, che è figlio dell’unica vigna che<br />
guarda a Est e di un progetto visionario che affonda le radici alla fine<br />
degli anni ’90, con barbatelle arrivate direttamente dalla Borgogna e<br />
piantate su due ettari suddivisi in quattro quadranti. Vigna austera da<br />
cui è emersa la selezione da clone 115 in purezza, per un vino, dialogo<br />
tra generazioni, che si fa tuttavia omaggio alla mascotte della tenuta,<br />
l’asino simbolo dell’autenticità e della tradizione che si respira sulle<br />
colline di Corvino San Quirico.
14<br />
La prima bollicina di Mr. Ruché, Luca Ferraris, che strizza l’occhio a Oltralpe e lo fa con la passione di chi ama le sfide e non<br />
vuole porsi limiti. Nuove latitudini, siamo ai confini tra Piemonte e Liguria su un altopiano che si specchia su Roccaverano,<br />
e “alti” affinamenti: 30 mesi sui lieviti, per la precisione. È così che nasce l’Alta Langa Docg Metodo Classico Tenuta<br />
Santa Chiara, la bolla di Ferraris Agricola. Chardonnay e Pinot Nero si uniscono in una spumeggiante creazione dal volto<br />
gourmet e che si esprime già con la sua accentuata nota evolutiva, a “francesizzare” le “Alte Bollicine Piemontesi”. Una bolla<br />
per pochi all’esordio, nell’annata 2020: sole 2.500 le bottiglie, che però fortunatamente già raddoppiano nelle release che<br />
seguiranno, fino a toccare quota 15mila con il frutto della vendemmia 2023. Un assaggio da non mancare.<br />
COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />
100% Pinot Noir dal cuore del villaggio Grand Cru di Ambonnay, uve figlie<br />
dell’omonima vigna di un ettaro e mezzo e delle sue viti con oltre 50 anni di<br />
storia alle spalle. Prima cuvée parcellare della Maison oggi guidata da Pierre<br />
e Sophie, Récoltant-Manipulant che perpetuano un savoir-faire che affonda<br />
le radici, di padre in figlio, fin al 1610. Il Blanc de Noirs Les Crayères<br />
Grand Cru Millésime 2016 Extra Brut Champagne Paul Déthune<br />
nasce da una vinificazione in botti di Rovere champenois da 205 litri che<br />
il Vigneron Indépendant fa invecchiare in prima persona così da donargli<br />
nuove e peculiari sfumature aromatiche. Dosato 5 g/l, vede la cifra fruttata<br />
del Pinot Noir di Ambonnay dettare il tono a questa pregiata bollicina in<br />
termini di profondità. In bocca è cristallino, fresco, dalla salinità iodata, con<br />
un’acidità citrica che si fonde a una polpa fruttata e quella mineralità gessosa<br />
che lo rende perfetto emblema del nome che porta.
15<br />
Un altro modo di leggere il Vermentino e di ragionare di<br />
vino in Sardegna. Non il “tipico” bianco pronto a dileguarsi<br />
dopo una sola stagione. Qui la maturazione in anfora<br />
segue un lavoro in vigna importante e non è fine, ma<br />
mezzo per guardare oltre l’isola e puntare in alto. Sicut<br />
Erat 2022 Isola dei Nuraghi Igt Vermentino La Contralta<br />
è innanzitutto un grande vino capace di sedersi alla<br />
tavola dei più grandi bianchi italiani. Fresco, pulito, elegante e<br />
al tempo stesso profondamente goloso. Bevi e ti invita a riassaggiarlo.<br />
Morbido quanto basta, dalla salinità che si fonde a una vena minerale.<br />
Moderno, fenomenale, un vino senza filtro, a cui è il tempo che dona il<br />
suo naturale equilibrio ogni giorno più perfetto.<br />
COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />
Dalla Provenza con amore. Stavolta, però, non è il “classico” Rosé, ma un bianco Triple A, blend a maggioranza Clairette, localmente chiamato “le Salé”, da vigne vecchie anche<br />
70 anni, completato da Ugni Blanc e Vermentino. Poi l’affinamento in acciaio e cemento, per un vino salino, estivo, non fuggevole e di buona struttura nella sua fine eleganza. È<br />
il Petit Salé Igp Pays des Bouches-du-Rhône Château de Roquefort, potenziale best seller di grande beva tutto da condividere. Un’etichetta che racconta storie di mare e di<br />
scogli, compagno ideale in una di quelle sere quando il caldo non è ancora asfissiante e le giornate si fanno più lunghe.
16<br />
GIRAMONDO<br />
Piemonte: piccolo<br />
è sempre più bello<br />
I casi Verduno Pelaverga e Monferace, due nicchie di un panorama<br />
enologico che non smette mai di sorprendere<br />
Photo: Anastasia Florea<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Non si vive di solo Nebbiolo. Il Piemonte del<br />
vino è capace di essere molto più che il suo<br />
vitigno principe, quando si va a osservare il<br />
fondo del calice. Oltre Barolo, oltre Barbaresco,<br />
c’è vita sulle colline piemontesi. Ma soprattutto<br />
c’è biodiversità: quella in vigna di autoctoni che<br />
riconducono alle origini stesse del vino a queste latitudini.<br />
Nel ricco panorama che punta all’eccellenza, oggi a trovare<br />
sempre più spazio sono nicchie che ambiscono a farsi grandi.<br />
Come dimostrano i casi di Verduno Pelaverga e Monferace,<br />
due volti che meritano di essere conosciuti.<br />
Verduno è Pelaverga: alla scoperta<br />
del più grande tra i piccoli rossi del Piemonte<br />
“Piccolo è bello”, si è soliti dire. E nel mondo del vino, questa<br />
caratteristica spesso conduce a diventare grandi. Non<br />
in termini di dimensioni, ma di valore: che non per forza<br />
deve fare riferimento esclusivamente al lato economico.<br />
Già, perché nella colorata distesa che tratteggia il Piemonte<br />
della vigna e del vino, oggi a fare capolino è con sempre<br />
maggiore insistenza la “più piccola tra le Denominazioni<br />
tutelate dal nostro Consorzio, e al contempo una tra le più<br />
prestigiose”, come evidenzia Matteo Ascheri, presidente<br />
del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e<br />
Dogliani. Stiamo parlando del Verduno Pelaverga, il frutto<br />
di un vitigno adattabile e versatile, di grande vigore, che ha<br />
scelto come proprio territorio di elezione un piccolo paese<br />
di poco meno di 600 anime arroccato a 381 metri s.l.m.,<br />
“sentinella delle Langhe” con il suo campanile che svetta<br />
sul crinale della collina. Qui prende forma la storia di un<br />
rosso Doc, che nulla ha da invidiare, in termini di piacevolezza<br />
e autenticità, alle più quotate espressioni di Nebbiolo<br />
che dominano i panorami di queste stesse zone.<br />
La “sentinella delle Langhe”<br />
Il comprensorio di Verduno rappresenta un interessante<br />
microcosmo culturale ed enologico per il vino tricolore:<br />
qui, tra produttori dalla lunga tradizione e giovani imprenditori<br />
intraprendenti, da anni si va affermando una crescita<br />
collettiva che ha avuto come riflesso quello del significativo<br />
incremento della qualità diffusa, del numero degli interpreti,<br />
delle etichette proposte, degli investimenti a sostegno<br />
del territorio. Feudo del Nebbiolo, anche per via dell’elegante<br />
Barolo dalla Menzione (Mga) Monvigliero, l’area è<br />
nota nondimeno per l’importante lavoro di riscoperta e<br />
valorizzazione che ne ha esaltato lo storico legame con il<br />
vino prodotto da uva Pelaverga Piccolo, una delle varietà<br />
autoctone salvate dall’estinzione nel secondo dopoguerra<br />
e che in sé racchiude e racconta i caratteri della zona. “Piccolo<br />
è bello”, si diceva in principio. E la superficie idonea a<br />
produrre Verduno Pelaverga Doc per l’appunto supera di<br />
poco i 30 ettari: 25,18 nel comune di Verduno, 3,96 nel comune<br />
di Roddi d’Alba, 1,62 nel comune di La Morra (dati<br />
Servizi Regione Piemonte – Anagrafe Agricola Unica),<br />
storicamente sfruttati in buona percentuale. Le bottiglie<br />
annue effettivamente rivendicate dai 19 produttori, infatti,<br />
oscillano nell’ultimo lustro tra i 150 e i 180mila esemplari,<br />
fino ad avere raggiunto le 204.875 della vendemmia 2022<br />
(dati Valoritalia).<br />
Che differenza c’è tra Pelaverga Piccolo e Grosso<br />
“Il vino Verduno Pelaverga è indubbiamente uno dei più<br />
grandi successi dell’enologia italiana degli ultimi 20 anni,<br />
insieme all’Etna Bianco e Rosso, rispettivamente da Carricante<br />
e Nerello Mascalese e Cappuccio, la Nascetta di<br />
Novello e il Langhe Nascetta, e il vino Pecorino abruzzese”,<br />
evidenzia Ian D’Agata, editor-in-chief di Terroir Sense<br />
Wine Review e tra i massimi esperti di vino italiano, raccontando<br />
le origini di quello che si è trasformato in un vero<br />
e proprio caso. “Praticamente, solo 30 anni fa circa, tutte<br />
queste uve erano dimenticate e i vini non esistevano come<br />
tali, sicuramente non erano commercialmente rilevanti al<br />
di fuori di piccole realtà locali. Oggi è tutto cambiato e il<br />
Verduno Pelaverga non soltanto è conosciuto anche al di<br />
fuori dei confini nazionali, ma è molto apprezzato e tutti<br />
vorrebbero ce ne fosse di più”. Un successo figlio di cosa?<br />
“Come sempre tutto parte dalla varietà di uva”, prosegue<br />
D’Agata, “il Pelaverga Piccolo o Comune (perché non è<br />
tutto Pelaverga: il Pelaverga Grosso è una varietà diversa)<br />
che ha indubbiamente quattro quarti di nobiltà varietale.<br />
Come anche altre varietà di Langa, dalla Nascetta al Nebbiolo<br />
Rosé, uve che abbiamo solo noi e rappresentano una<br />
enorme ricchezza per la nazione italiana”. Poi c’è il merito<br />
di chi, i produttori di Verduno, non solo hanno riscoperto
17<br />
Photo: Anastasia Florea<br />
ma anche saputo valorizzare valorizzato il loro Pelaverga,<br />
facendolo conoscere a tutto il mondo oggi, per non dire dei<br />
posteri. “Tanto di cappello: bravi tutti, ma bravi davvero”,<br />
conclude D’Agata.<br />
È il vitigno, dunque, alle fondamenta di un successo in bottiglia<br />
che oggi cerca sempre più spazio nel calice dei consumatori.<br />
Con l’origine del nome Pelaverga che si legherebbe<br />
secondo alcune fonti al latino “pellis virga”, facendo riferimento<br />
a una particolare tecnica adottata per favorire la maturazione<br />
delle uve, che consisteva nella parziale pelatura<br />
dei ramoscelli della vite. Ma attenzione, come evidenziato<br />
da Ian D’Agata, di Pelaverga si conoscono in Piemonte due<br />
diversi autoctoni dalle caratteristiche genetiche e morfologiche<br />
autonome, coltivati in zone distinte: se per uno si<br />
utilizza l’aggettivo “Grosso”, per l’altro si parla di “Piccolo”,<br />
a sottolineare la differenza principale che sta nelle dimensioni<br />
dell’acino. Il primo, originario della provincia di<br />
Cuneo, fa capolino nella composizione delle Doc Colline<br />
Saluzzesi e Collina Torinese, dove è anche detto Cari. Ma<br />
il protagonista a Verduno è il Pelaverga Piccolo, che tradizione<br />
sostiene sia stato introdotto in Langa ad opera del<br />
beato Sebastiano Valfrè nel Settecento. Studi più recenti<br />
(Mannini et al. 1991) hanno tuttavia evidenziato come<br />
quest’ultimo si differenzi dall’inizialmente presunto “gemello”<br />
per caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed<br />
enologiche proprie, tanto da farne una cultivar a sé stante,<br />
registrato anch’esso nella “Summa” delle uve tricolori nel<br />
1994, prima della nascita della Doc Verduno Pelaverga (o<br />
Verduno), avvenuta l’anno successivo.<br />
La nota speziata e il Verduno Pelaverga a tavola<br />
Quando arriva in bottiglia e nel calice, il Verduno Pelaverga<br />
è rosso fermo secco a cui la Doc non impone tempi minimi<br />
di affinamento o tipo di contenitore da utilizzare per<br />
la maturazione. Ma una sola resta la tipologia prevista dal<br />
disciplinare, dove per l’appunto la presenza di Pelaverga<br />
Piccolo deve risultare di almeno l’85%. E se per il restante<br />
15% possono contribuire altre varietà a bacca nere idonee,<br />
quasi tutti i vini oggi in commercio sono frutto di una vinificazione<br />
in purezza. Il vino ottenuto da Pelaverga Piccolo<br />
ha colore tenue di un bel rubino con toni violacei e un corredo<br />
aromatico identitario, dalla grande riconoscibilità per<br />
l’apporto speziato. E proprio qui sta il segreto di una piacevolezza<br />
che lo rende un rosso davvero unico, che nulla ha<br />
da che invidiare a produzione di Langa ben più celebrate.<br />
Ma c’è di più in questo vino al contempo spensierato ed<br />
elegante. A evidenziarlo è stato uno studio del 2021 di<br />
Maurizio Petrozziello, ricercatore del Crea di Asti: “Questo<br />
vino è caratterizzato da un colore chiaro e da un aroma speziato<br />
unico e intenso. La sua analisi ha rilevato una concentrazione<br />
significativa di Rotundone (circa 40 ng L-1), che<br />
è noto per conferire una nota di pepe distintiva e ha una<br />
soglia olfattiva molto bassa (16 ng L-1 nel vino)”. Dunque,<br />
è proprio il valore ben al di sopra della soglia di percezione<br />
di questa molecola presente nella buccia dell’acino che<br />
sarebbe il responsabile di quella caratteristica nota speziata<br />
che identifica in maniera inequivocabile i Verduno Pelaverga,<br />
che poi al palato si presentano con acidità contenuta e<br />
tannino lieve, equilibrati e snelli, di struttura medio leggera<br />
di buon tenore alcolico. Per rossi dalla spiccata vocazione<br />
gastronomica e una versatilità che li fa spaziare, a seconda<br />
dell’etichetta e dell’interpretazione della mano del produttore,<br />
dall’accompagnare in tavola merende a veri e propri<br />
piatti della tradizione piemontese. Ma il Verduno Pelaverga<br />
Doc, con la sua scapigliata intraprendenza, invita a provarlo<br />
in abbinamento con preparazioni base di pesce con pomodoro<br />
come cacciucco o calamari ripieni.<br />
Monferace: il volto da scoprire del Grignolino<br />
È una sfumatura differente di Grignolino, storico e sempre<br />
amato vino piemontese, quello che ha scelto invece<br />
di raccontare l’Associazione Monferace, nata nel 2016 e<br />
presieduta da Guido Carlo Alleva, titolare di Tenuta Santa<br />
Caterina. Ad animare il progetto, aziende del territorio:<br />
Accornero, Alemat, Angelini Paolo, Cascina Faletta, Dario<br />
Natta, Liedholm, Tenuta Santa Caterina, Tenuta Tenaglia,<br />
Sulin e Vicara. Produttori che hanno scelto con coraggio<br />
una strada differente, tratteggiando in bottiglia un profilo<br />
diverso di un vitigno che va alle origini del Piemonte del<br />
vino. Come evidenzia in prima istanza Anna Schneider<br />
del Cnr – Istituto per la protezione sostenibile delle piante<br />
di Torino, che sottolinea come le tracce circa la presenza<br />
del Grignolino nella regione non corrispondono necessariamente<br />
al suo anno di nascita. Citato, anzi, prima del<br />
Nebbiolo nel 1249 come Barbesino, studi e ricerche hanno<br />
svelato il legame di parentela tra le due uve: il Grignolino,<br />
infatti, è un nipote del Nebbiolo e vanta stretti legami con<br />
altri vitigni presenti nel Nordovest della nostra Penisola.<br />
Inconfutabilmente il Grignolino è una cultivar autoctona<br />
del Piemonte, parente di Ruchè, discendente di Freisa e Vespolina,<br />
che si è estesa in maniera più capillare nel Casalese.<br />
Lo confermano i consumi dell’800: questo vino scarico di<br />
colore ed elegantissimo veniva scelto da re, nelle corti dei<br />
duchi del Monferrato e dei Savoia. Il profilo organolettico<br />
dell’uva è stato analizzato attraverso la spettrofotometria<br />
del Dna: condotta dai ricercatori del Crea di Asti, ha evidenziato<br />
la presenza del Rotundone, la molecola scoperta<br />
15 anni fa in Syrah australiani, responsabile del sentore<br />
di pepe e già noto nei vini Pelaverga, Corvina, Vespolina,<br />
per citare alcuni. Lato colore e profumi, si parla di rubino<br />
trasparente, aranciato, di aromi floreali, di viola, lampone,<br />
ribes, ciliegia e note balsamiche ed erbacee. “L’affinamento<br />
amplia l’intensità e la complessità del vino, le scelte di<br />
vinificazione incidono moltissimo sulla loro espressività.<br />
Al palato si nota una discrepanza inferiore essendo il vino<br />
caratterizzato da una spiccata presenza di acidità e astringenza”,<br />
spiega anche in questa caso Maurizio Petrozziello.<br />
Una produzione di nicchia che punta in alto<br />
Entrando nel vivo e nei calici, quella del Monferace si<br />
ribadisce una produzione di nicchia ma che punta a raggiungere<br />
alti livelli qualitativi e di prestigio. I più attenti<br />
noteranno la presenza di Monferace sotto i cappelli “Grignolino<br />
del Monferrato Casalese” e “Grignolino d’Asti”,<br />
questo perché si tratta di vini che seguono le regole stabilite<br />
da un rigido disciplinare di produzione scritto dai soci<br />
fondatori dell’Associazione, che prevede: la produzione<br />
esclusivamente nelle migliori annate; l’impiego esclusivo<br />
dell’uva Grignolino, un affinamento di 40 mesi, calcolato<br />
dal 1° novembre dell’anno di vendemmia, di cui almeno<br />
24 in botte di legno; le uve devono provenire da vigneti<br />
piantati su terreni calcarei – limosi e calcarei – argillosi;<br />
il numero di ceppi per ettaro non può essere inferiore a<br />
4.000 e la resa massima di uva non deve superare le 7 tonnellate<br />
per ettaro. Ma cosa racconta poi il vino in bottiglia?<br />
Che è frutto dei vigneti più storici e più vocati nei parchi<br />
vitati delle aziende, per un totale di 4,23 ettari: il 45,5%<br />
sono singole vigne e il 36,4% singole parcelle. Se il risultato<br />
vede i valori alcolometri attestarsi attorno ai 14,6%<br />
Vol., interessanti sono anche gli aspetti della potenza dei<br />
tannini e la struttura, che denotano come il potenziale<br />
evolutivo dei Monferace superi i 20 anni di età. Per una<br />
produzione totale che oggi si arresta alle 30mila bottiglie<br />
annue, vedendo inevitabilmente un posizionamento sul<br />
mercato mirato, con un prezzo medio allo scafale medio<br />
che si aggira attorno ai 40 euro in Italia, nelle regioni del<br />
nord, e all’estero, tra Estremo oriente, America, Svizzera,<br />
Danimarca, Olanda, Australia e Belgio. E nel futuro? I key<br />
factor su cui puntare per l’universo del Monferace sono<br />
tre e strettamente correlati tra loro: produzioni contenute<br />
e di qualità, il racconto di un’antica tradizione produttiva<br />
e lo stretto legame tra un’uva, il Grignolino, e il perimetro<br />
di territorio piemontese tra Asti ed Alessandria. Per un<br />
nuovo caso che conferma: “Piccolo è bello”.<br />
Photo: Sara Giorcelli<br />
GIRAMONDO
18<br />
PROTAGONISTI<br />
Inizi e nuove ripartenze, nel segno di un cognome<br />
che “pesa” nel mondo del vino italiano. L’annuncio<br />
è già tema del passato, con la notizia a metà dicembre<br />
di un accordo interno da parte della famiglia<br />
Allegrini che conduce al riassetto proprietario e di<br />
governance aziendale. Nello specifico, sono Francesco,<br />
Giovanni e Matteo Allegrini, eredi di Franco, ad acquisire<br />
la maggioranza delle società veronesi Allegrini e Corte<br />
Giara, radicate in Valpolicella, diventandone la nuova<br />
guida unitamente a Silvia, erede di Walter. Un nuovo inizio,<br />
in un update della storica realtà veronese, che assiste<br />
in parallelo alla nuova ripartenza, a cavallo tra Veneto e<br />
Toscana, di Lady Amarone: con Marilisa Allegrini e le figlie,<br />
Carlotta e Caterina, a mantenere la proprietà delle<br />
aziende toscane, Poggio Al Tesoro a Bolgheri e San Polo<br />
a Montalcino, oltre che di Villa Della Torre a Fumane in<br />
Valpolicella. Ed è così, che in questo inizio di <strong>2024</strong>, sul<br />
grande palcoscenico del vino italiano sono due nuovi<br />
corsi a presentarsi.<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Allegrini 2.0: dalla nuova cantina Tenuta Merigo<br />
a un Amarone per Franco<br />
Prima a salire in scena, in ordine di presentazione il 9<br />
gennaio, è la “nuova” Allegrini, capitanata ora dai fratelli<br />
Francesco, Giovanni e Matteo con la cugina Silvia. Un<br />
nuovo corso, quello che si apre per l’azienda simbolo del<br />
vino veronese e per Corte Giara, che si focalizzerà sull’asse<br />
che congiunge Valpolicella Classica e Lugana. “Diamo inizio<br />
a un nuovo capitolo”, ha spiegato Francesco Allegrini,<br />
Ceo. “Portiamo avanti quello che era il progetto di nostro<br />
padre Franco ritornando a porre il centro dell’attenzione<br />
su Allegrini e la Valpolicella dopo l’acquisizione delle quote<br />
di nostra zia Marilisa, cui va il ringraziamento per aver<br />
contributo notevolmente a valorizzare il brand in Italia e<br />
nel mondo in tutti questi anni, di Allegrini, Corte Giare,<br />
Allegrini in Lugana e Tenuta Merigo, l’azienda che si occuperà<br />
della costruzione della nuova cantina”. Ed è proprio<br />
da una nuova “casa” che riparte il corso della versione<br />
“aggiornata” di Allegrini. “La novità sarà quella della nuova<br />
cantina di Tenuta Merigo, che prende il nome da mia<br />
nonna, a cui il centro produttivo è dedicato”, le parole di<br />
Francesco Allegrini. “Così, da ora in avanti, potremo gestire<br />
al completo la filiera produttiva in ogni passo sia per<br />
Allegrini sia per Corte Giara”. Sul versante della “squadra”,<br />
un nuovo importante innesto: “In questi mesi ci siamo dedicati<br />
alla costruzione del team di lavoro e continueremo<br />
a essere azienda a conduzione famigliare, ma affidandoci<br />
ora a dei manager – come Luca Ardiri, che dopo quasi 20<br />
anni torna in azienda col ruolo di direttore commerciale<br />
– che gestiranno gruppi di azione. Grande attenzione<br />
sarà dedicata al vino, sviluppando sotto il punto di vista<br />
qualitativo e della gestione vitivinicola Allegrini come<br />
riferimento per la Valpolicella. A riguardo, faremo affidamento<br />
all’opera di un team giovane che sarà coordinato<br />
da chi da tempo collabora con noi, come nel caso di Paolo<br />
Mascanzoni, il nostro responsabile tecnico, che è stato a<br />
Qualcosa è cambiato<br />
a Fumane<br />
Il futuro di Allegrini e delle aziende di Lady Amarone<br />
dopo il riassetto proprietario in famiglia<br />
fianco di mio padre Franco fin dagli anni ’90”. Poi l’annuncio<br />
di una grande novità di prodotto: “Arriverà soltanto<br />
nelle migliori annate una nuova selezione, omaggio a mio<br />
padre Franco, di una particella dell’appezzamento in cui<br />
nasce il nostro Amarone più importante: Fieramonte”.<br />
Nulla cambia, infine, sul lato dell’attività distributiva con<br />
Corte Giara, “confermando quelle che sono le eccellenze<br />
di Francia con cui cooperiamo”, conclude Francesco Allegrini,<br />
“Olivier Leflaive dal 2018, Thibault Liger-Belair<br />
dal 2020 e Domaine Henri Rebourseau dal 2022, a cui<br />
aggiungeremo un’azienda italiana,<br />
Agricola Lanciani, con Oscar<br />
Lanciani che sarà anche il<br />
nostro direttore Italia in sostituzione<br />
di Leonardo Vallone.<br />
Ma presto entreranno<br />
in portfolio anche altre etichette,<br />
sia italiane sia straniere”.<br />
Marilisa Allegrini riparte da San Polo: il futuro<br />
di Lady Amarone<br />
Lady Amarone riparte da un altro grande rosso: il Brunello<br />
di Montalcino di San Polo. “Mai un anno presenterà<br />
delle novità per me come questo <strong>2024</strong>”, ha esordito Marilisa<br />
Allegrini il 10 gennaio introducendo la nuova annata<br />
2019 della produzione di punta dell’azienda toscana da<br />
lei acquisita nel 2007. “Siamo tutti desiderosi di vedere<br />
quali saranno gli sviluppi di questo nuovo capitolo che<br />
si apre. Ovviamente di novità ce ne sono tante e mi sembra<br />
di ritornare indietro nel tempo, quando è mancato<br />
mio padre e ho dovuto prendere in mano l’azienda: sono<br />
passati 40 anni, ma oggi sono affiancata dalle mie figlie<br />
Carlotta e Caterina, ragazze di grande valore”. È così che<br />
una nuova avventura tutta al femminile riannoda le fila<br />
di un discorso interrotto dopo la pagina voltata a seguito<br />
dell’accordo in famiglia. Diversi i cambi annunciati in<br />
una squadra che si strutturerà con una serie di figure che<br />
accompagneranno Lady Amarone nel nuovo cammino, a<br />
iniziare da Saverio De Luca, che l’affiancherà nella direzione<br />
commerciale, mentre Michele Susini sarà il direttore<br />
vendite Italia. “San Polo, Poggio al Tesoro e Villa della<br />
Torre andranno avanti con un’organizzazione molto diversa,<br />
proseguendo nel solco di quella manageralizzazione<br />
delle aziende avviata nel 2016 con la collaborazione<br />
di Leonardo Vallone”, ha spiegato Marilisa Allegrini. Se<br />
tutti ancora da scoprire sono i progetti su Villa della Torre<br />
– che nel frattempo ha visto il lancio del secondo capitolo<br />
dell’alleanza in bottiglia con Palazzo Te che, dopo<br />
il Valpolicella Classico Camera dei Giganti, ha assunto<br />
la forma del Lugana Doc Camera di Amore e Psiche – e<br />
su Poggio al Tesoro, due asset che si annunciano centrali<br />
all’interno di nuove visioni in termini di Hospitality, già<br />
chiari sono gli orizzonti in merito all’azienda di Montalcino.<br />
“In mano ho tre aziende bellissime dal grande potenziale,<br />
come dimostrano i vini della nuova annata di San<br />
Polo entrata in commercio il 1° gennaio”, ha evidenziato<br />
Lady Amarone. “San Polo è oggi sinonimo di Sangiovese,<br />
in attesa di scoprire se i filari di Moscato Bianco che abbiamo<br />
impiantato per il Moscadello si trasformeranno un<br />
domani in un vino fresco o in un bianco passito. Siamo a<br />
450 metri s.l.m. in una location che, per esposizioni, si<br />
apre a 360° a tutti i versanti della terra del Brunello. Per<br />
una ricchezza di suoli che conduce a un ampliamento degli<br />
orizzonti: non a caso, quando sono sbarcata a Montalcino,<br />
il nostro pay off è stato fin da subito Expanding<br />
Horizons”. C’è ancora mistero sulla visione di Gruppo<br />
nel lungo termine, ma per descrivere l’avvenire Marilisa<br />
Allegrini ha risposto con un’immagine<br />
presa in prestito dal suo direttore<br />
Riccardo Fratton. “Sotto la foto<br />
nel suo profilo Whatsapp”,<br />
ha concluso la produttrice,<br />
“c’è scritto: non guardare indietro,<br />
non è più lì dove stai<br />
andando. Ed è proprio questo<br />
che sto facendo oggi”.
Photo: jon-tyson-unsplash<br />
C<br />
hampagne, una bolla già scoppiata? È<br />
una delle grandi domande di questo<br />
inizio d’anno, almeno a leggere alcuni<br />
articoli della stampa generalista e – a<br />
dirla tutta – i commenti di (presunti)<br />
esperti di settore. Già si grida, infatti, alla crisi, al crollo<br />
del mercato: “Al lupo! Al lupo!”, insomma. Il parere<br />
di chi scrive è sicuramente molto meno allarmista, ma<br />
proviamo a fare chiarezza. I dati ufficiali dicono che<br />
nel 2023 sono state vendute 299 milioni di bottiglie di<br />
Champagne: 127 milioni in Francia e 172 milioni nel<br />
resto del mondo. Questi numeri, paragonati a quelli<br />
del 2022, indicano un calo dell’8,2%. Stessa variazione<br />
sia per le vendite domestiche sia a livello internazionale.<br />
Ma occorre allargare la visuale e compiere un’analisi<br />
critica di dati e trend, che andrebbero valutati in<br />
modo un po’ più approfondito rispetto alla semplice<br />
lettura della prima riga di una tabella. Cominciamo a<br />
dire che il trend negativo di vendite in “volume” (numero<br />
di bottiglie) è molto più attenuato se guardiamo<br />
lo stesso dato in “valore” (numero di bottiglie per<br />
prezzo di vendita). Il 2023 ha comunque chiuso sopra<br />
i 6 miliardi di euro, secondo anno record della storia<br />
dopo il 2022. Questo dato ci porta già ad una prima<br />
considerazione: il mercato si sta “spostando verso l’alto”,<br />
cioè si vendono mediamente bottiglie più care. Il<br />
che può significare (e anticipiamo che entrambe le ipotesi<br />
sono vere) che c’è stato un incremento del prezzo<br />
DI ANDREA SILVELLO<br />
19<br />
della medesima bottiglia e che è cambiato il mix delle<br />
bottiglie vendute. Negli ultimi anni abbiamo assistito<br />
a ritocchi importanti sui listini di vendita all’ingrosso:<br />
spesso a doppia cifra e non raramente per più anni<br />
consecutivi. Questo è valso sicuramente per le grandi<br />
Maison e le grandi Coop ma anche, almeno in parte,<br />
per i Vigneron. Chiaro che l’elasticità della domanda<br />
al variare del prezzo non è infinita (direbbe un economista);<br />
detto in soldoni: se in un qualsiasi mercato<br />
il prezzo di un bene continua a crescere, ad un certo<br />
punto la domanda (acquisti) si riduce. Questa è sicuramente<br />
una delle ragioni della flessione registrata<br />
nel corso dell’ultimo anno. D’altro canto, la gamma<br />
disponibile sul mercato si è ampliata: se fino a un po’<br />
di anni fa era difficile trovare più di due o tre bottiglie<br />
per singolo Vigneron, oggi spesso siamo al doppio.<br />
Sono stati introdotti Champagne “parcellari”, quasi<br />
tutti producono almeno una cuvée non dosata, lo stesso<br />
valga per i Rosé che ormai in gamma difficilmente<br />
mancano, si tende a millesimare molto più spesso (anche<br />
per ragioni derivanti dal cambiamento climatico,<br />
sia chiaro), negli ultimissimi anni sono stati introdotti<br />
da larga parte dei produttori i Coteaux Champenois<br />
(vini fermi bianchi, rossi o rosati prodotti in Champagne).<br />
Queste sono solo alcune delle ragioni per cui sul<br />
mercato l’offerta è aumentata, e rispetto alle “Cuvée<br />
Tradition” o “Grande Reserve” tipiche di un tempo,<br />
oggi anche i Vigneron propongono una maggiore pro-<br />
Analisi critica di un<br />
anno di Champagne<br />
Considerazioni a margine del 2023:<br />
dati e futuro della bollicina francese più amata<br />
fondità di scelta con un mix che è certamente spostato<br />
verso l’alto. Questo è possibile anche perché – lato<br />
domanda – il consumatore è più istruito, educato, attendo<br />
e curioso di assaggiare novità. Osservando, poi,<br />
i dati 2023 suddivisi per “categoria” di produttore ci<br />
accorgiamo di come Maison e Cooperative abbiano<br />
subito maggiormente il rimbalzo negativo del mercato<br />
a fronte di una sostanziale tenuta (-2,7%) dei Vigneron.<br />
Le Maison rappresentano stabilmente più del 70%<br />
del giro d’affari, a fronte di uno scarso 20% dei Vigneron,<br />
ma seppur con crescite non sostanziali in valore<br />
assoluto i piccoli produttori stanno conquistando il<br />
loro spazio su un mercato solidamente ad appannaggio<br />
delle grandi realtà. Torniamo ora ad analizzare in maniera<br />
asettica i numeri ma ampliamo un po’ la visuale<br />
temporale. 299 milioni di bottiglie vendute nel 2023<br />
in calo rispetto alle 325 milioni del 2022. Una crescita<br />
modesta rispetto all’anno precedente (322 milioni)<br />
con il mercato domestico in leggero calo e un’accelerazione<br />
di poco inferiore al 5% per l’estero. Terzo miglior<br />
risultato della storia della denominazione dopo l’anno<br />
da sogno 2007 (339 milioni) e il 1999 (327 milioni).<br />
Record storico per quanto riguarda il valore: 6,3 miliardi<br />
di euro (primo anno in cui sono stati superati i 6<br />
miliardi di euro, peraltro), davanti al 2021 (5,7 miliardi<br />
di euro). Nel 2020, anno che tristemente ricordiamo<br />
tutti per la nota crisi sanitaria che ha fermato il mondo,<br />
il contatore delle bottiglie vendute si era fermato a 245<br />
milioni. Un dato che se paragonato alle 297 milioni<br />
di bottiglie del 2019 segnala una contrazione di circa<br />
il 18%. Tra il 2019 e il 2022, il prezzo medio di una<br />
bottiglia di Champagne è cresciuto di poco meno del<br />
15% con un incremento superiore all’internazionale<br />
rispetto al mercato francese: un trend sostanzialmente<br />
confermato anche nell’anno appena concluso. Tornando<br />
ai dati in volume, occorre notare come il numero di<br />
bottiglie vendute all’estero nel 2023 (in calo di circa<br />
l’8% sul 2022, ricordiamolo) risulta comunque nettamente<br />
superiore al dato del 2019 (172 milioni vs. 156<br />
milioni). Per uno sviluppo del mercato internazionale<br />
che continua senza sosta da ormai una decina di anni:<br />
è da tempo che l’export supera le vendite destinate al<br />
mercato domestico. I primi cinque Paesi consumatori<br />
(Stati Uniti, Uk, Giappone, Italia e Germania) continuano<br />
a crescere e a farla da padroni con una quota<br />
ben superiore al 50% dell’intero venduto oltreconfine.<br />
Cosa aspettarsi, dunque, nel futuro quale tendenza di<br />
medio termine? Una sostanziale tenuta del mercato in<br />
termini di volume (diciamo tra 300 e 320 milioni di<br />
bottiglie mediamente) con un prezzo medio in crescita<br />
e, pertanto, un corrispettivo in valore sempre superiore<br />
ai 6 miliardi di euro. C’è da attendersi, poi, che<br />
la quota internazionale pesi sempre di più rispetto al<br />
mercato domestico e che i principali cinque o sei Paesi<br />
importatori mantengano la propria predominanza.<br />
Infine, è ipotizzabile che le Maison continueranno a<br />
farla da padrone, ma che sul lungo termine i Vigneron<br />
aumenteranno in numero e guadagneranno, un pezzo<br />
alla volta, piccole quote di mercato.<br />
Photo: Giorgia Spina<br />
CHAMPAGNE
20<br />
CHAMPAGNE<br />
Un racconto<br />
di tanti mondi<br />
Dall’alfa del Grand Cru di Ambonnay<br />
all’omega dell’unicità di Les Riceys, l’uomo al centro in Champagne<br />
Foto St. Vincent: Marcello Brunetti<br />
DI FRANCESCA MORTARO E MATTEO BORRÈ<br />
In che cosa risiede la magia dello<br />
Champagne? In un insieme di<br />
elementi che vanno ben oltre la<br />
consacrazione che l’ha condotta<br />
a divenire nel 2015 Patrimonio<br />
dell’Umanità dell’Unesco grazie a suoi<br />
Coteaux, Maisons e Caves. Tra vigne,<br />
cantine, Craie e vini, dov’è l’uomo? I<br />
Vigneron e le Vigneronne innanzitutto<br />
che ogni giorno sudano tra i filari per<br />
trasformare quel che è un dono in un<br />
frutto prezioso. Si parla tanto dell’unicità<br />
del Climat e del Terroir di Champagne,<br />
ma poco dell’unicità di chi poi è la<br />
vera forza motrice di un universo intero.<br />
Un mondo variopinto, che ancora oggi<br />
poggia le sue fondamenta su un rito che<br />
non è solo augurio di buon auspicio per<br />
l’annata, ma più di tutto ribadisce la centralità<br />
del fattore umano, derivazione di<br />
una vocazione che si fa nel calice divina.<br />
Ambonnay, il Grand Cru<br />
dalla vocazione divina<br />
I mantelli rossi spiccano nel corteo di<br />
persone che s’infila nelle piccole vie del<br />
paese. Ad indossarli i Vigneron, protagonisti<br />
di una giornata che celebra lo<br />
Champagne e chi lo produce. Ad Ambonnay,<br />
comune Grand Cru a sud est<br />
di Reims famoso per il suo Pinot Noir,<br />
la festa di Saint Vincent, patrono dei<br />
vignaioli, comincia al mattino presto,<br />
quado nelle case c’è fermento e i bambini<br />
vestono gli abiti della tradizione. Alle<br />
nove tutto il paese si riversa in<br />
una delle tante cantine per<br />
la colazione: Champagne<br />
e formaggio per<br />
tutti. Poi una banda<br />
scandisce l’inizio<br />
della parte più solenne<br />
della giornata.<br />
A guidare la<br />
processione verso la<br />
chiesa gli stendardi,<br />
le autorità e una piccola<br />
botte di legno che contiene<br />
la cuvée speciale che i produttori<br />
hanno creato insieme e che verrà<br />
utilizzata come vino per la messa. Nei<br />
secoli la ritualità è rimasta la stessa ma si<br />
fonde con una gratitudine sempre nuova<br />
per la generosità della natura. In un<br />
villaggio che conta più vigne che case, la<br />
cifra distintiva delle persone è proprio<br />
il rispetto per quel terroir – in questo<br />
caso, uno dei più straordinari di tutta<br />
la Champagne – che regala uve speciali.<br />
Ma c’è anche la consapevolezza che<br />
senza il “manico” del Vigneron, il vino<br />
non esisterebbe. È nel binomio che lega<br />
natura e uomo che l’essenza di questa<br />
festa si esprime: l’uno non può<br />
esistere senza l’altra. Ed è<br />
qui che affonda le radici<br />
la storia di Ambonnay:<br />
nella sua terra e<br />
nei suoi uomini. La<br />
fortuna di questo<br />
luogo – che vanta i<br />
filari più prestigiosi<br />
della regione – si<br />
lega indissolubilmente<br />
alle vite delle famiglie<br />
che da decenni fanno<br />
il vino portandolo all’eccellenza.<br />
Nomi come Egly Ouriet, Marie Noëlle<br />
Ledru, Eric Rodez, Jacques Beaufort<br />
sono senza dubbio tra i più conosciuti,<br />
ma sta nascendo una generazione di<br />
giovani, capitanata da Antoine Coutier,<br />
presidente della confraternita della<br />
Saint Vincent del villaggio, pronti a rac-<br />
coglierne il testimone. La festa diventa<br />
allora l’occasione per stringere e consolidare<br />
i rapporti, per discutere del futuro<br />
e per scambiarsi pareri. Nel cuore della<br />
giornata, tra un calice e l’altro, a tavola si<br />
respira la voglia di sentirsi parte di una<br />
storia comune e condividere il lavoro<br />
fatto. Ognuno con i propri vini esprime<br />
sfumature diverse della stessa trama.<br />
Dai millesimati ai parcellari, passando<br />
per i monovitigno e le cuvèe fatte nella<br />
cantina della cooperativa: tutto si lega<br />
al medesimo filo rosso. Passione, dedizione,<br />
cura in vigna, precisione in cantina:<br />
Ambonnay è questo, ma non solo.<br />
In ogni sorso raccontato, ne corrisponde<br />
un altro pieno di mistero. Ed è nelle<br />
pieghe del non detto che si nasconde il<br />
fascino di questo villaggio in festa. Nello<br />
scorrere delle ore, scandite da formati<br />
di bottiglie sempre più grandi, arriva<br />
la sera. I bambini sono già a dormire,<br />
ma c’è chi ancora non vuole lasciar treminare<br />
la giornata. Nelle Crayères sotterranee,<br />
Ambonnay diventa un’unica<br />
grande cantina. Nei cunicoli fatti di quel<br />
gesso friabile tanto famoso si stappano<br />
grandi Vintage à la volée. Il tempo quasi
21<br />
si ferma. Sorsi inaspettatamente freschi<br />
e vivi svelano quel segreto fino ad ora taciuto:<br />
in quelle bottiglie i Vigneron nascondono<br />
la loro impronta immortale.<br />
L’unicità di Les Riceys,<br />
perla della Côte Des Bar<br />
La straordinaria bellezza della Champagne<br />
e dello Champagne è dettata dalla<br />
sua infinita variazione di sfumature: nel<br />
calice, nelle persone, nei territori. Esistono<br />
però zone nella patria delle bollicine<br />
francesi più amate al mondo, che sebbene<br />
non abbiano la medesima aurea di<br />
altre maggiormente celebrate nel corso<br />
del tempo, nondimeno rappresentano un<br />
tassello fondamentale per comprendere<br />
l’incredibile unicità del savoir-faire e<br />
della tradizione champenoise. Come nel<br />
caso di Les Riceys e del suo terroir, l’unico<br />
angolo di Champagne dov’è possibile<br />
trovare tutti e tre i vini che hanno creato<br />
il mito di questa grande terra: volti differenti<br />
di cosa significhi essere Vigneron<br />
qui, sul suo limitare, ormai quasi giunti<br />
alle porte della Borgogna. Siamo, infatti,<br />
lontani da Reims e da Epernay, in un fazzoletto<br />
di terra rimasto a lungo in bilico<br />
tra due regioni e due mondi. Gli stessi<br />
che poi è possibile ritrovare nel calice,<br />
proprio grazie a vini che vi nascono. Il<br />
borgo medievale di Les Riceys, con i suoi<br />
844 ettari di vigne, è oggi non soltanto il<br />
più grande comune viticolo della Champagne,<br />
ma anche l’unico a potersi fregiare<br />
delle tre Denominazioni della Aoc,<br />
ovvero l’omonima tipologia di bollicine,<br />
i Coteaux Champenois e il Rosé des Riceys.<br />
Situata sulle rocce calcare del Kimmeridgiano,<br />
intervallate da piccole valli<br />
strette e verdeggianti, la fisarmonica di<br />
colline forma un vero e proprio mosaico<br />
che gode di molteplici esposizioni.<br />
Ci troviamo nel regno del Pinot Noir,<br />
cui è dedicato oltre l’80% dei filari, ma<br />
in un territorio dove la vigna non appare<br />
immediatamente all’orizzonte. È una<br />
ricompensa da conquistare, incamminandosi<br />
lungo i boschi che abbracciano<br />
i pendii pazientemente curati nel corso<br />
dei secoli dagli uomini per coltivare la<br />
vite e dove fanno capolino, sparse qua<br />
e là, le “cadole”, rifugi di pietra circolari,<br />
tipici della zona di Bar-sur-Seine, che i<br />
vignaioli usavano un tempo come riparo.<br />
Poi, spazio a tutta la magia di suoli<br />
argilloso-calcareo della stessa natura di<br />
quello dei grandi cru di Chablis e alla<br />
possibilità di beneficiare di un sole che<br />
tutta la regione gli invidia: così, a Les<br />
Riceys prendono forma vini dall’anima<br />
elegante e leggera. Come detto, siamo<br />
in un territorio a lungo conteso tra due<br />
“confini”: la Borgogna e la Champagne, i<br />
cui rispettivi duchi e conti litigavano per<br />
accaparrarsi il vino dalle sue uve. Ed è<br />
così che questo Cru, bourguignonne sin<br />
dal 830, divenne champenois nel XIII<br />
secolo. Una dualità rimasta viva anche<br />
in seguito e ancora per lunga data, fino<br />
alla parola finale decretata nel 1927 con<br />
l’inserimento ufficiale dell’Aube e di<br />
Les Riceys nella denominazione Champagne.<br />
Un racconto, quello di questo<br />
angolo di Francia, che oggi vive, insieme<br />
ai suoi volti, anche in un docu-film<br />
firmato da Domaine Alexandre Bonnet,<br />
tra i maggiori protagonisti della rinascita<br />
della Côte des Bar dove vanta 47 ettari di<br />
vigne di proprietà, in collaborazione con<br />
TY Studio. È un legame, quello che unisce<br />
la Maison, parte dal 1998 del Gruppo<br />
Lanson Bcc, e la terra in cui è nata<br />
nel 1934, che oggi si fa omaggio all’anima<br />
e alla tradizione champenoise. Cosa<br />
rende unica la perla della Côte Des Bar<br />
sono innanzitutto i suoi uomini e donne,<br />
come testimonia un anno di riprese<br />
che attraversano le quattro stagioni di<br />
uno dei territori più indomiti e ancora<br />
incontaminati della Champagne. Una<br />
storia che si rinnova, vendemmia dopo<br />
vendemmia: grazie ad Arnaud, Eric,<br />
Jean Philippe, Didier, Patrice, Segolène e<br />
Charles, Laurent, Guy, Serges, Claudine,<br />
Alain e Irvin. I nomi che compongono<br />
una comunità dedita per il 90% al lavoro<br />
nelle vigne. I volti di chi vive la terra ogni<br />
giorno e ne raccoglie i frutti, che siano<br />
presidenti di una grande Maison come<br />
Domaine Alexandre Bonnet, l’uomo che<br />
ne cura i vigneti, l’enologo, la fioraia del<br />
paese, il primo cittadino o semplicemente<br />
chi circa 30 anni fa ha restaurato con<br />
le sue mani una delle antiche “cadole”, affinché<br />
la memoria fosse tramandata alle<br />
generazioni future. Il cortometraggio si<br />
conclude con il capitolo più importante:<br />
La Famille. Con la scena finale, un rurale<br />
e affollatissimo Déjeuner sur l’herbe, che<br />
vede la famiglia di Les Riceys ritrovarsi<br />
per festeggiare la fine della vendemmia,<br />
a testimoniare il legame indissolubile tra<br />
i vini e le bollicine più amate al mondo<br />
e quel heritage umano senza il quale lo<br />
Champagne e la Champagne non sarebbero<br />
quel che sono oggi.<br />
CHAMPAGNE
22<br />
CHAMPAGNE<br />
La Grande Dame Rosé 2015<br />
Veuve Clicquot<br />
Il debutto al ristorante Orma di Roma in abbinamento<br />
alle creazioni di chef Roy Caceres<br />
DI LUCA FIGINI<br />
Il ristorante Orma si trova a Roma, non lontano da stazione Termini. 10 minuti d’auto<br />
dalla parte dell’uscita di via Marsala, appena scesi dal treno; eppure, tanto basta per<br />
proiettarsi in un’altra città. Una zona (Rione XVI Ludovisi) fatta di villette e case curate,<br />
eleganti, aristocratiche. Nella giornata di sole in cui ha fatto il suo exploit La Grande<br />
Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot, lo scenario offerto da Orma in abbinata al caldo<br />
sole di un calante inverno sembra quasi studiato da uno scenografo di Cinecittà. La location<br />
è una costruzione gialla Champagne, moderna e tradizionale al tempo stesso. L’ampia sala<br />
si apre su un concatenarsi e un riecheggiare di materiali nuovi (ampi vetri e vetrate, una<br />
cantina a vista elegantissima, un uso sapiente del legno e degli elementi più naturali) con cui<br />
si simpatizza fin da subito e ci si sente “a casa”, senza nemmeno rendersene conto. Il locale<br />
diventa simpatetico nel momento in cui si arriva alla terrazza che fa da tetto e si gode di una<br />
vista sui palazzi circostanti: un variopinto contorno elegante e curato, che rende il dehors<br />
perfetto per introdurre l’assaggio del nuovo Rosé con un magnifico Champagne La Grande<br />
Dame 2015 Veuve Clicquot. Servito alla temperatura ideale, così da impreziosirne le doti, è<br />
talmente piacevole e soave da preparare il palato agli abbinamenti dell’aperitivo. Come iniziare<br />
un concerto partendo da un dolce e armonioso assolo di archi che attiva i sensi e prepara<br />
alla grande overture. Ecco, in questo percorso gastronomico per accompagnare il debutto<br />
nell’alta società de La Grande Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot, il maestro che ricorda molto<br />
Vivaldi come approccio, ma in stile gastronomico (vivacità, sperimentazione ed entusiasmo,<br />
sapientemente miscelati in un fluire di note accuratamente cesellate), è Roy Caceres.<br />
Lo chef di Orma propone una cucina nel quale l’elemento vegetale è al centro, supportato da<br />
proteine e da lavorazioni che lo enfatizzano: esperienze palatali, nelle quali s’innestano un<br />
fluire organico di anguilla e filetto di pecora. Ma non siamo ancora seduti a tavola, per godere<br />
degli abbinamenti tra Champagne e piatti dello chef. Stiamo ora sorseggiando La Grande<br />
Dame Rosé 2015, lanciato a livello mondiale e che vuole essere un “omaggio a Madame<br />
Clicquot”. Didier Mariotti, chef de cave di Veuve Clicquot, spiega (ed è bene ribadirlo) che<br />
“in ogni bottiglia è profusa l’energia e l’entusiasmo tramandati da Madame Clicquot, sommate<br />
a eleganza e a una costante ricerca della qualità e dell’eccellenza”. Per esempio, Mariotti<br />
sottolinea che il vino rosso utilizzato per l’assemblaggio del Rosé 2015 deriva dallo storico<br />
appezzamento denominato “Clos Colin” a Bouzy, scelto proprio da Madame Clicquot per<br />
le sue caratteristiche uniche. La parcella, a differenza di altri appezzamenti nella medesima<br />
regione, non poggia su una base di calcare bensì prima di questo strato ci sono livelli di<br />
argilla e sabbia. In più, è generosamente soleggiata: questo permette di ottenere un’uva di<br />
alta qualità e differente per sapore (tannini strutturati) per via del migliore drenaggio della<br />
vite. Il risultato è un assemblaggio davvero unico di Pinot Noir, Chardonnay e vino rosso<br />
che conferisce a La Grande Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot note fresche, ampie e fruttate<br />
(frutti rossi), con una interessante armoniosità di sapori e una presenza sul palato armoniosa,<br />
ideale tanto per essere gustato da solo quanto per essere abbinato a piatti ambiziosi<br />
e strutturati, come nel caso di quelli proposti dal ristorante Orma. Lo chef Roy Caceres ha<br />
studiato un menu accuratamente scandito da sapori che andassero a enfatizzare le peculiarità<br />
di ogni Champagne di Veuve Clicquot abbinato alla portata. Così un antipasto totalmente<br />
vegetale e stupefacente per le sensazioni di gusto e accostamento è stato abbinato a La<br />
Grande Dame Rosé 2015 x Paola Paronetto. Il raviolo, anguilla, caviale e farro tostato è stato<br />
una sorpresa. Quadrato all’esterno, “rotondo” all’intero. Leggendo sul menu che la pasta è<br />
stata farcita con anguilla, la curiosità ha il sopravvento. E invece si assaggia un nucleo, certo<br />
salmastro e acidulo, ma fresco e perfettamente compensato rispetto al forte sapore “minerale”<br />
dell’anguilla. L’accostamento con La Grande Dame 2012 Magnum è geniale: le due lievi<br />
acidità si compensano ed esplodono in bocca in un sontuoso e pieno effetto quasi fluido,<br />
intenso e completo. Il filetto di pecora abbinato a La Grande Dame Rosé 2008 Jéroboam (in<br />
formato da 3 litri) è quasi l’opposto del precedente e questo contrasto tra acqua e terra, assaporando<br />
una carne tenera e aromatizzata con la ‘nduja porta alla freschezza mediterranea<br />
dei piatti di carne, poco lavorati ma molto strutturati. Infine, il platano con kefir e mirtilli,<br />
croccante, chiude questo viaggio tra vari ambienti (vegetale, fluido e terroso) ritornando a<br />
La Grande Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot, protagonista della giornata, che mostra la sua<br />
versatilità (vero punto di forza di questo Champagne Rosé, per cui lo consigliamo) con un<br />
dolce esotico che celebra anche le origini di Roy Caceres, una sorta di firma culinaria.
23<br />
Nasce Excellence Srl<br />
SIDI<br />
Società Italiana Distributori<br />
e Importatori<br />
Citofonare<br />
Masciarelli:<br />
nuova casa in centro a Milano<br />
per la cantina abruzzese<br />
“Citofonare Masciarelli”. Al primo piano di Corso Magenta<br />
30, a Milano, sorge ora Casa Masciarelli, il nuovo<br />
spazio multifunzionale di Masciarelli Tenute Agricole.<br />
L’azienda vitivinicola abruzzese rafforza in questo<br />
modo il suo rapporto con la città meneghina e ha aperto<br />
una venue, progettata dall’architetto d’interni Alberto<br />
Nespoli di Eligo Studio, che funge da pied-à-terre<br />
per i referenti della cantina: luogo di lavoro, ideale per<br />
meeting, degustazioni ed eventi stampa, ma anche di<br />
condivisione delle migliori bottiglie per tutti gli amici<br />
di Masciarelli.<br />
Le Manzane: nel futuro,<br />
non solo bollicine con il<br />
Pinot Grigio Doc<br />
delle Venezie<br />
Le Manzane guarda al futuro oltre il Conegliano Valdobbiadene<br />
Prosecco Superiore Docg, con i nuovi ettari<br />
della tenuta trevigiana che non saranno destinati alla<br />
coltivazione dell’uva Glera, ma di Incrocio Manzoni<br />
o Manzoni Bianco e di Merlot.<br />
Inoltre, sempre in tema di<br />
vino fermo, la grande novità<br />
di questo inizio <strong>2024</strong> è l’accordo<br />
di locazione di lungo<br />
periodo siglato dalla famiglia<br />
Balbinot per 12,5 ettari di<br />
Pinot Grigio Doc delle Venezie.<br />
Cambio di forma giuridica per<br />
Società Excellence: il club<br />
dei più importanti importatori<br />
e distributori d’Italia, il<br />
cui giro d’affari è oggi oltre<br />
i 330 milioni di euro, si trasforma<br />
in società di capitali.<br />
Matrimonio tra Cantine Riondo<br />
e Casa Vinicola Sartori 1898:<br />
nasce<br />
Collis Heritage SpA<br />
Un nuovo gigante fa capolino all’interno del panorama<br />
del vino veneto. Il matrimonio tra Cantine Riondo e Casa<br />
Vinicola Sartori 1898 ha dato vita a Collis Heritage SpA,<br />
newco che entra a far parte di un Gruppo che si trasforma<br />
in una delle prime 10 realtà di settore in Italia. L’operazione<br />
tecnicamente si configura come una “Fusione per<br />
incorporazione” all’interno di Collis<br />
Veneto Wine Group e vedrà la<br />
nuova entità costituita gestire<br />
la commercializzazione dei<br />
brand nel mondo, mettendo<br />
insieme 40 milioni di bottiglie<br />
sul fronte produttivo e<br />
100 milioni di euro di fatturato.<br />
E ancora...<br />
Cantine Riunite & Civ si conferma leader del vino italiano:<br />
il Gruppo supera i 700 milioni di euro. Feudi di<br />
San Gregorio: addio a Marennà, apre il nuovo ristorante.<br />
Cantina Urbana: 2023 a quota 1,3 milioni di euro,<br />
ora l’estero. Asti Docg: produzione 2023 giù, prove tecniche<br />
di Spumante Rosé. Terre Cevico: il nuovo presidente<br />
è Franco Donati. Versante Sud Etna Bianco Doc<br />
2021: un nuovo vino per Serafica. Doc Delle Venezie:<br />
+2% imbottigliato nel 2023, Stefano Sequino nuovo direttore<br />
del Consorzio. Tedeschi apre le porte dell’archivio<br />
di famiglia. Ezio Rivella: addio a uno dei padri del<br />
vino italiano e del Brunello. Cocchi al primo posto nella<br />
classifica dei migliori Vermouth. Guillaume Deglise<br />
nuovo direttore generale di Champagne<br />
Henriot. Vino al supermercato:<br />
2023 anno dello<br />
spumante low cost Charmat<br />
non Prosecco, consumi a<br />
-8% sul 2019. Federvini:<br />
il lavoro delle filiere socie<br />
“vale” l’1,5% del PIL nazionale.<br />
Santa Margherita: nuova<br />
bottiglia in limited edition<br />
per l'Inter<br />
Una nuova limited edition dedicata alla squadra<br />
nerazzurra. A firmarla è ancora una volta<br />
Santa Margherita, che ha rinnovato la partnership<br />
che lega li storico marchio veneto, in<br />
qualità di Official Wine Partner, all’FC Internazionale<br />
Milano. Una collaborazione iniziata<br />
con una Magnum celebrativa in occasione del<br />
19esimo Scudetto, poi proseguita,<br />
all’insegna dell’eccellenza made in<br />
Italy, con lo straordinario successo<br />
della capsule collection dedicata<br />
alla stagione 2022/2023 che ha accompagnato<br />
i brindisi dei tifosi per<br />
le vittorie della squadra guidata da<br />
Simone Inzaghi. Ora, la speranza<br />
che, nell’ultimo weekend di maggio,<br />
il capitano Lautaro Martinez<br />
e compagni possano nuovamente<br />
far saltare i tappi dell’iconico<br />
Valdobbiadene Prosecco<br />
Superiore Docg Brut per festeggiare<br />
la seconda stella<br />
nella storia della squadra<br />
milanese. Un brindisi<br />
speciale, all’insegna<br />
di una edizione limitata<br />
che si rifà il look<br />
con un’inedita veste<br />
tutta da scoprire. Colori,<br />
simboli e pattern<br />
che da sempre caratterizzano<br />
l’universo<br />
del club nerazzurro<br />
adornano la nuova<br />
bottiglia e il suo astuccio<br />
coordinato. Fiore<br />
all’occhiello del nuovo<br />
pack, la cui realizzazione<br />
è stata coordinata da Cinzia Coderin, product<br />
manager di Santa Margherita, è l’etichetta luminescente<br />
su cui si staglia l’iconico Biscione<br />
– simbolo del Club milanese – che, sinuoso,<br />
avvolge lo stemma della squadra. Il risultato<br />
è un prodotto ricercato<br />
ed elegante che testimonia<br />
la lunga<br />
storia costellata di<br />
successi dei due<br />
Brand, uniti dalla<br />
comunanza di intenzioni,<br />
obiettivi e valori.<br />
TITOLI DI CODA
24<br />
DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />
Un nuovo Gin, ecosostenibile, da<br />
materia prima bio e filiera interamente<br />
controllata: una rarità quando si parla<br />
di alcol. La famiglia Magliocco, produttrice<br />
del noto whiskey americano<br />
Michter’s, lancia sul mercato Farmer’s<br />
Reserve Strength Gin. Un prodotto che<br />
richiama a un progetto che nel nome<br />
ha il proprio biglietto da visita. Per un<br />
racconto del forte legame tra la distilleria<br />
e gli agricoltori di Springs Mill<br />
nell’Idaho, fornitori dei grani biologici<br />
per la produzione dell’alcol di base di<br />
Farmer’s Gin. Questa una delle peculiarità<br />
più significative: le marche che<br />
controllano interamente la filiera, autoproducendo<br />
l’alcol da cui inizia il processo<br />
produttivo, sono davvero poche<br />
nel mondo; Farmer’s Gin può passare<br />
dal chicco al bicchiere in appena una<br />
settimana, prodotto con la massima<br />
attenzione in piccoli lotti, utilizzando<br />
botaniche meticolosamente selezionate<br />
– ginepro, fiori di sambuco, citronella,<br />
coriandolo, radice di angelica, bocciolo,<br />
arancia, lime – e cereali non Ogm<br />
coltivati localmente.<br />
Maison Ferrand e West Indies<br />
Rum Distillery lanciano il<br />
nuovo Planteray Cut and Dry<br />
Coconut, un Rum artigianale,<br />
100% proveniente dalle Barbados,<br />
infuso con cocco locale. È<br />
il primo a marchio Planteray,<br />
evoluzione del precedentemente<br />
noto Plantation. Il risultato di<br />
quattro anni di sperimentazione,<br />
perfetto equilibrio tra l’infuso<br />
naturale di cocco e il Rum delle<br />
Barbados. Dal gusto rotondo,<br />
spiccano gli aromi di latte di cocco,<br />
vaniglia, banana e zenzero<br />
verde, con tocchi morbidi di<br />
melassa e fresche note erbacee.<br />
Il finale è lungo con richiami di<br />
cocco, vaniglia e pepe. Un prodotto<br />
100% delle Barbados, che<br />
nasce dalla collaborazione con il<br />
Caribbean Agricultural Research<br />
and Development Institute<br />
(Cardi) e il programma Alliances<br />
for Action dell’International<br />
Trade Center, per sostenere il<br />
lavoro degli agricoltori locali,<br />
la crescita del settore agricolo e<br />
l’agricoltura sostenibile.<br />
Whisky Talisker presenta la limited edition Talisker<br />
x Parley: Wilder Seas, la nuova collaborazione tra il<br />
Single Malt dell’isola di Skye e Parley for the Oceans,<br />
l’associazione no profit attiva nella tutela e salvaguardia<br />
degli oceani, a cui il celebre distillato scozzese si lega<br />
impegnandosi a restituire alla natura oltre 100 milioni di<br />
metri quadri di foreste sottomarine. È il primo prodotto dalla<br />
distilleria che viene affinato in casse per cognac XO di legno<br />
di quercia francese – un unicum nella produzione Talisker – creando<br />
un Whisky ricco e complesso con gradazione alcolica di 48,6% Vol. Dal<br />
corpo pieno, questo distillato setoso riesce a bilanciare la dolcezza con le note salate, affumicate e<br />
fruttate che lo compongono, in un crescendo di sentori di spezie, per un finale lungo e leggermente<br />
asciutto. L’aggiunta di un goccio d’acqua fa emergere una nota affumicata che renderà l’esperienza<br />
di degustazione ancor più sorprendente, ideale in purezza ma anche miscelato.<br />
Oltre il Vallo Grappa Invecchiata Distillerie Berta è un inedito<br />
viaggio tra le Highlands e il Monferrato, frutto della collaborazione<br />
tra la realtà di Mombaruzzo (Asti) fondata nel 1947 da Paolo<br />
Berta e Diageo. Così, la passione artigianale della famiglia piemontese<br />
s’incontra con la maestria della migliore tradizione scozzese.<br />
Le botti arrivano, come evidenzia il nome, da oltre il Vallo<br />
di Adriano, selezionate ad una ad una dalle più antiche distillerie<br />
del Paese: Lagavulin, Caol Ila e Mortlach, nomi che hanno fatto<br />
e fanno la storia del whisky scozzese. Per una grappa invecchiata,<br />
con gradazione 43% Vol., complessa, delicata, in cui profumi<br />
spaziano dalle note di vinaccia, uva passa, frutta secca e mandorla<br />
e un finale dal leggero sentore di fumo, torba e malto.
25<br />
cardamomo e cannella, ha il gusto ricco di una tradizionale<br />
crema di liquore, ma ha l’unicità di essere<br />
trasparente, è prodotto solo con ingredienti di origine<br />
vegetale, senza glutine e con quasi metà delle calorie,<br />
ed è estremamente versatile, perfetto sia da solo che<br />
miscelato. Senza contare la sua forte attenzione per<br />
la sostenibilità: oltre ad essere carbon neutral e ad<br />
applicare pratiche sostenibili, Wild-Arbor intensifica<br />
l’impegno per la riduzione del carbonio piantando<br />
almeno un albero per ogni bottiglia venduta. Disponibile<br />
esclusivamente per il canale Horeca, Wild-Arbor<br />
sarà distribuito in Europa a partire dall’Italia,<br />
con un primo test già in corso nell’area di Firenze.<br />
Nasce Compagnia Italiana<br />
del Whisky: esordio con<br />
il lancio di Ruadh Mhor<br />
Rinaldi 1957:<br />
Valentina Ursic nuova<br />
direttrice marketing<br />
Prime Uve Cup:<br />
Matteo Cassan vince<br />
l’edizione inaugurale<br />
Con oltre due decenni di esperienza nel settore dei<br />
vini e degli Spirits, sia in Italia sia all’estero, Valentina<br />
Ursic assume il ruolo di direttrice marketing presso<br />
Rinaldi 1957, l’azienda con sede a Bologna specializzata<br />
nella distribuzione nazionale di bevande alcoliche.<br />
Il suo ingresso coincide con gli obiettivi aziendali<br />
dichiarati per il <strong>2024</strong>, che mirano al potenziamento<br />
del settore vinicolo e all’espansione della gamma di<br />
spiriti. A supporto della nuova direttrice marketing<br />
Rinaldi 1957 in questo processo di innovazione del<br />
portfolio e della visione aziendale, ci sono Monica<br />
Traversa, nuova Senior Brand Manager, Valentina<br />
Tamburi, Brand Manager, e i Brand Ambassador Paolo<br />
Vercellis e Carmen Popa.<br />
Le creme di liquore<br />
Wild-Arbor in Europa<br />
grazie a Stock Spirits Italia<br />
Stock Spirits Italia, la storica azienda italiana, oggi tra<br />
i leader nel settore dei liquori nell’Europa Centro-Orientale,<br />
che produce e commercializza Spirits e distribuisce<br />
a livello globale un’ampia gamma di marchi di<br />
alta qualità, ha siglato una partnership con The Reformed<br />
Spirits Company Ltd, l’innovativa azienda dietro<br />
a brand leader di categoria globali come Reyka vodka<br />
(ex Pölstar Vodka), la gamma di toniche Fever-Tree e<br />
il gin Martin Miller’s, segnando una vera e propria pietra<br />
miliare nel settore: le due società uniscono infatti<br />
le forze per introdurre sul mercato europeo Wild-Arbor,<br />
la gamma di creme di liquore trasparenti. Disponibile<br />
nelle varianti “Original”, “Magic of Equinox”<br />
con ciliegia e mandorla e “Secrets of Solstice” con<br />
Metti il grande palcoscenico della città di Venezia.<br />
Metti alcuni dei migliori bartender italiani a sfidarsi a<br />
colpi di cocktail originali. Metti creazioni nel bicchiere<br />
che esaltano Prime Uve, il distillato d’uva intera sofficemente<br />
pressata, fermentata e sottoposta a distillazione<br />
a bagnomaria sottovuoto per preservare delicatezza<br />
ed aromi primari. Un prodotto che non soltanto onora<br />
oltre un secolo di storia e cinque generazioni di Distilleria<br />
Bonaventura Maschio, ma che da oggi, con la<br />
sua nuova veste, si fa sempre più protagonista dell’universo<br />
mixology. Insieme al trionfatore Matteo Cassan<br />
da Robegano (Venezia), sul podio di Prime Uve Cup,<br />
competition andata in scena il 29 gennaio all’interno<br />
del locale Il Mercante, un cocktail bar dal sapore moderno<br />
all’interno dello storico Caffè dei Frari risalente<br />
al 1850, a salire sono stati Tommaso Bulegato da Casale<br />
sul Sile (Treviso) seguito dal “padrone di casa”, Marco<br />
Favretto (Il Mercante) di Venezia. A venire assegnato<br />
è stato anche uno speciale Premio della Stampa, tra<br />
i cui giurati siamo figurati anche noi di <strong>WineCouture</strong>,<br />
andato a Pierluigi Soccodato del Blind Pig di Roma.<br />
Meregalli Spirits firma<br />
un accordo di distribuzione<br />
con Martini & Rossi<br />
Il Gruppo Meregalli ha firmato un importante accordo<br />
di distribuzione con Martini & Rossi, il rinomato marchio<br />
di liquori di proprietà della famiglia Bacardi. A partire<br />
dal 1° gennaio <strong>2024</strong>, Meregalli Spirits è diventato<br />
il distributore ufficiale di alcuni prestigiosi marchi di<br />
Martini & Rossi, tra cui il Rum Santa Teresa, gli Scotch<br />
Whisky Craigellachie e Aberfeldy, il Bourbon Angel’s<br />
Envy e il Tequila Gran Patròn Burdeos.<br />
Imprimere un’attitudine contemporanea ad un prodotto<br />
tradizionale per renderlo facilmente apprezzabile<br />
da un pubblico non solo di esperti, ma anche di<br />
appassionati: è questa la filosofia che anima la neonata<br />
Compagnia Italiana del Whisky e che dà vita al suo<br />
primo imbottigliamento, Ruadh Mhor, un innovativo<br />
single malt che sarà distribuito<br />
da Partesa, azienda di primo<br />
livello in Italia nei servizi di<br />
vendita, distribuzione, consulenza<br />
e formazione per<br />
il canale Horeca, che già<br />
distribuisce i vini del suo<br />
fondatore: Davide Fregonese.<br />
Antichi vini e liquori<br />
trevigiani: il progetto<br />
di Loredan Gasparini<br />
Un nuovo progetto dedicato alla riscoperta degli antichi<br />
vini e liquori trevigiani. È l’avventura lanciata da Lorenzo<br />
Palla, figlio di Giancarlo Palla, titolare dell’azienda Loredan<br />
Gasparini e della società di importazione e distribuzione<br />
Venegazzù Vini. “Un viaggio per assaporare le storie<br />
e i sapori di un tempo che oggi si rinnovano toccando<br />
anche il mondo della mixology”, spiega. Per un impegno<br />
che mira alla valorizzazione del Venegazzù, unica sottozona<br />
della Doc Montello, dell’Asolo Prosecco Docg, di cui<br />
la Loredan Gasparini è stata prima produttrice, ma anche<br />
del liquore di Ribes Nero Farfalla<br />
Rossa e Piera Dolza, il Tochiato<br />
di Fregona Docg, realizzati rispettivamente<br />
da Nicolò Gera<br />
e dalla Cantina Produttori<br />
di Fregona, liquori e vini che<br />
la famiglia Palla promuove e<br />
commercializza.<br />
DISTILLATI – LIQUORI – AMARI
26<br />
DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />
Spirits: un mondo<br />
che cambia<br />
Indagine sull’evoluzione di un settore e le novità<br />
che coloreranno il <strong>2024</strong><br />
DI IRENE FORNI<br />
Il settore degli Spirits ha attraversato un periodo<br />
di significativa evoluzione e adattamento nel corso<br />
degli ultimi anni. Fattori quali le preferenze<br />
dei consumatori, le tendenze di consumo e gli<br />
impatti economici hanno plasmato il panorama<br />
attuale e gettato le basi per ciò che possiamo attenderci<br />
nel futuro prossimo. Siamo stati testimoni di un’espansione<br />
della gamma di prodotti disponibili, con<br />
l’innovazione che ha spinto l’industria verso nuove<br />
frontiere. Dall’emergere di distillati artigianali e locali<br />
alla crescente popolarità di prodotti Premium e di<br />
lusso, fino all’importante interesse verso la mixology<br />
da parte dei consumatori. Insomma, un insieme di elementi<br />
che fanno ben pensare quando si guarda a quelli<br />
che saranno i trend e le opportunità di crescita del<br />
settore in questo <strong>2024</strong>. Ecco perché, ancora una volta,<br />
per avere una visione più chiara abbiamo coinvolto alcune<br />
delle distribuzioni più importanti nel panorama<br />
italiano e i loro diretti rappresentanti chiedendo loro<br />
un’analisi su quello che è stato il mercato degli Spirits<br />
nel 2023 e cosa si aspettano dal <strong>2024</strong>.<br />
Partesa tra Gin Premium e riscoperta dei grandi<br />
classici dell’aperitivo italiano<br />
Iniziamo la nostra indagine con le parole dell’amministratore<br />
delegato di Partesa, Massimo Reggiani: “Dopo<br />
la pandemia abbiamo assistito a un vero e proprio exploit<br />
del mondo Spirits, guidato dai trend della miscelazione<br />
e dalla domanda di prodotti di qualità<br />
superiore. Negli ultimi mesi il mercato<br />
sta vivendo una fase di assestamento,<br />
ma la miscelazione di qualità continua<br />
ad attrarre sempre più consumatori<br />
e cresce il numero di locali<br />
che si sono dotati di un’offerta<br />
di drink che va dall’aperitivo al<br />
dopocena, con un’offerta trasversale<br />
a diverse tipologie di punti<br />
di consumo. Guardando ai prodotti,<br />
a fare la parte del leone è il<br />
Gin Premium, primo distillato a<br />
volume e a valore, con gli Spirits<br />
a base Agave che si confermano<br />
una sua apprezzata alternativa nel<br />
mondo dei White Spirits. La riscoperta<br />
dei grandi classici dell’aperitivo<br />
italiano – come Negroni<br />
e Americano – sostiene invece<br />
la crescita di Vermouth Premium e<br />
di Bitter. Rileviamo, infine, un interessante ritorno del<br />
Whisky in miscelazione, in particolare Bourbon e Irish,<br />
e sempre di elevata qualità”. Per il <strong>2024</strong> sono tante<br />
le novità in casa Partesa. “Abbiamo da poco presentato<br />
la Premium Collection della nostra linea di Spirits private<br />
label Liq.ID. La Premium Collection si compone di<br />
quattro referenze pensate appositamente per soddisfare<br />
le richieste di consumatori sempre più attenti ed esigenti,<br />
in cerca di referenze di qualità superiore capaci di<br />
regalare un vero e proprio viaggio sensoriale. Sono Gal<br />
41, il London Dry Gin con luppoli selezionati, Amarottanta,<br />
un amaro con 80 erbe e spezie da tutto il mondo,<br />
Vermouth Torino, un vermouth classico arricchito dalle<br />
aromatiche artemisie, e Bitter, con protagonista la genziana<br />
e una nota amaricante”.<br />
Pellegrini S.p.A. scommette sul Mezcal<br />
A confermare che il mondo degli Spirits si stia<br />
facendo davvero strada è anche la voce di Davide<br />
Monorchio, responsabile distillati della<br />
distribuzione Pellegrini S.p.A., il quale ci racconta<br />
le novità a catalogo dell’azienda bergamasca:<br />
“Alla fine del 2023 abbiamo inserito<br />
a catalogo un altro importante tassello<br />
al nostro progetto di ampliamento dell’offerta<br />
Pellegrini sul versante dei distillati.<br />
Abbiamo il piacere di presentare in Italia<br />
il Mezcal Lokita, prodotto nella provincia<br />
di Oxaca dalla mano sapiente di Arturo<br />
Martinez, maestro mezcalero di terza generazione.<br />
I distillati di Agave sono molto<br />
conosciuti nel mondo, prevalentemente<br />
attraverso il Tequila. Ma cos’è il Tequila<br />
se non una delle innumerevoli varianti di<br />
Mezcal? Distillato antico, forse il primo in
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assoluto prodotto nel Nuovo Mondo, il Mezcal ha un disciplinare<br />
che è entrato in vigore solo nel 2017. La produzione<br />
di Lokita segue le regole del Mezcal artesanal:<br />
dalla raccolta manuale dell’Agave, alla cottura delle pias<br />
in forni tronco-conici scavati nel terreno, alla premitura<br />
delle stesse attraverso i tahona, molini tradizionali a<br />
pietra lavica, fino alla doppia (o tripla) distillazione in<br />
alambicchi discontinui in rame senza colonna di frazionamento.<br />
L’Agave più giovane viene raccolto a otto anni<br />
di età e dà vita al Mezcal Lokita Espadin 8 Anos, il prodotto<br />
più fresco, fruttato della gamma, un ottimo punto<br />
di partenza per conoscere questo distillato dalla tradizione<br />
centenaria. In Messico il Mezcal è spesso servito<br />
liscio, in piccole tazze di ceramica, senza sale e limone<br />
ma non dubito che i bartender italiani ne sapranno fare<br />
un uso creativo”.<br />
Gin, Amari e Whisky: l’analisi sui trend di<br />
Proposta Vini<br />
Le tante novità nei cataloghi confermano la crescita del<br />
settore e ne disegna un quadro ben lieto e dello stesso<br />
avviso è anche Antonio Beneforti, esperto selezionatore<br />
di Proposta Vini che ci regala un’accurata analisi sulla<br />
crescita di alcuni prodotti del mondo Spirits: “Proposta<br />
Vini offre oggi un’accurata selezione di 78 piccole realtà<br />
artigianali del mondo della distillazione e 95 referenze<br />
selezionate. I prodotti più in crescita e in fase di ritorno<br />
alla gloria sono senza dubbio il Gin, gli Amari e il<br />
Whisky. Dopo un periodo di sperimentazioni con Gin<br />
eccentrici, il <strong>2024</strong> segnerà un ritorno al classico, al Gin<br />
autentico che incarna il puro sapore di Ginepro, un’eleganza<br />
intramontabile e una tradizione che ha plasmato<br />
il palato italiano. Emerge poi con forza la tendenza del<br />
Gin fruit: questo particolare stile, arricchito da aromi<br />
fruttati, sta guadagnando popolarità in modo significativo.<br />
L’Italia, con la sua diversità territoriale, rappresenta<br />
un autentico tesoro per la produzione di Gin, il<br />
<strong>2024</strong> si profila dunque come un anno questo prodotto,<br />
tornando alle sue radici, esplorerà nuove sfumature,<br />
creando connessioni più profonde con la tradizione<br />
tricolore. Parlando di Amari, invece, possiamo dire che<br />
stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione nel<br />
mondo dell’Amaro artigianale, un fenomeno che si sta<br />
manifestando in modo significativo, e in particolare nel<br />
90% dei casi proprio in Italia, dove questa tradizione ha<br />
radici profonde. Tuttavia, nonostante la vasta gamma di<br />
nuove ricette che emergono, a differenza di altri settori<br />
come il vino o il Gin, manca ancora un prodotto che<br />
emerga come l’icona per eccellenza nella proposta artigianale<br />
italiana. Questo vuoto rappresenta un terreno<br />
fertile per nuove creazioni, mantenendo sempre saldo<br />
il legame con la tradizione italiana che il consumatore<br />
apprezza e abbraccia. Infine, troviamo il Whisky con un<br />
mercato in espansione a livello globale e un aumento sia<br />
nella produzione che nel numero di consumatori. Non<br />
solo distillerie in luoghi iconici come la Scozia, ma anche<br />
in ogni angolo del mondo, Italia compresa, stanno<br />
vedendo la luce. I consumatori di Whisky stanno subendo<br />
una trasformazione demografica, coinvolgendo non<br />
solo gli intenditori più anziani, ma anche i giovani che<br />
stanno iniziando a esplorare questo affascinante mondo.<br />
Una delle chiavi di questo successo è la versatilità<br />
del Whisky, perfetto per essere miscelato nei più classici<br />
e conosciuti cocktail: questa caratteristica consente di<br />
trasmettere non solo il prodotto in sé, ma anche la passione<br />
e la cultura del mondo che lo circondano”.<br />
Spirits&Colori: arrivano il Rum di Ernest<br />
Hemingway e l’Amaro Lucano alcol free<br />
La nostra carrellata prosegue con le parole di Dick Ten<br />
Voorde, titolare di Vino & Design: “Il 2023 si è concluso<br />
con risultati soddisfacenti, specie per la costante ricerca<br />
ed attenzione che contraddistingue la nostra selezione.<br />
Ci riteniamo una realtà molto dinamica che, oltre al<br />
lato Wine, ha saputo ben performare anche nella parte<br />
Spirits con Spirits&Colori, dove il mondo dei distillati<br />
ha portato grandi novità. Recentemente abbiamo fatto<br />
degustare Tequila Rose, l’originale crema di fragole a<br />
base del famoso distillato. Ha colpito anche Papa’s Pilar<br />
Rum, un’etichetta altrettanto speciale che nel 125esimo<br />
anniversario della nascita di uno dei più grandi scrittori<br />
di tutti i tempi, Ernest Hemingway, rende maggio alle<br />
avventure del grande autore e nasce dal reale coinvolgimento<br />
della famiglia dello scrittore. La nostra attenzione<br />
è anche per l’Italia e la sua grande tradizione, dando<br />
spazio anche a prodotti innovativi, ma sempre in linea<br />
con il rispetto delle origini: lo dimostra l’introduzione<br />
a catalogo di Lucano Amaro Zero e Giass Gin, le nuove<br />
etichette del portfolio Lucano 1894. Lucano Amaro<br />
Zero, lanciato per la prima volta nel 2022, è una rivoluzionaria<br />
interpretazione alcol free del celebre Amaro<br />
Lucano. Infine, Gin Giass, l’ultima recente acquisizione<br />
del Gruppo Lucano, è un Dry Premium Gin realizzato<br />
con 18 componenti botaniche e ingredienti naturali,<br />
senza l’aggiunta di nessun elemento artificiale. A breve<br />
seguiranno altre importanti novità che presenteremo<br />
nel corso dell’anno”.<br />
Compagnia dei Caraibi: cresce il segmento<br />
Premium e Prestige Plus<br />
La nostra rassegna prosegue con la voce di Fabio Torretta,<br />
general manager Compagnia dei Caraibi: “Il contesto<br />
generale, segnato dal rallentamento dell’economia e dal<br />
perdurare dell’inflazione, ha avuto una ripercussione<br />
anche sui comparti Wine & Spirits. La tenuta del segmento<br />
Spirits è stata buona; nel corso del 2023 abbiamo<br />
visto emergere nuove sfide. Nei primi nove mesi dell’anno<br />
la spesa ha visto un incremento di 2,5 miliardi di euro<br />
rispetto all’anno precedente; si sono registrate crescite<br />
anche nel numero di visite (+0,7%) concentrate soprattutto<br />
nel momento aperitivo (+3% presenze, +5% valore)<br />
mentre sono diminuite le occasioni di consumo del<br />
dopocena. La crescente consapevolezza dei consumatori<br />
su questa categoria merceologica sposta sempre più le<br />
vendite sugli spiriti messicani alternativi: Sotol, Raicilla,<br />
Bacanora. Trend in crescita anche per il mercato del<br />
Gin che prevede anche per i prossimi anni una crescita<br />
a valore del 5,8% e a volume del 5,3%. Una performance<br />
positiva che ci accompagna da anni e che oggi vede protagoniste<br />
le categorie di Gin Prestige e Premium. Resta<br />
evidente, e trasversale su tutte le categorie Spirits, la tendenza<br />
alla premiumizzazione, con una crescita a doppia<br />
cifra prevista nei prossimi anni a valore e volume, per il<br />
segmento Prestige Plus, rispettivamente a 11,6% e 11%.<br />
Nel <strong>2024</strong>, a primavera, presenteremo il nuovo catalogo<br />
di Compagnia dei Caraibi: come ogni anno, il momento<br />
sarà occasione per introdurre il nostro portfolio di<br />
Spirits Premium e Super-Premium provenienti da tutto<br />
il mondo. La selezione <strong>2024</strong> rafforzerà ancora più la<br />
nostra posizione come player di successo nella ricerca e<br />
importazione in esclusiva di prodotti e delle storie che<br />
raccontano, in linea con i propri valori fondanti di sostenibilità<br />
ambientale e sociale. Oltre ai brand già consolidati<br />
importati e distribuiti in esclusiva sul mercato italiano,<br />
come Citadelle, Planteray Rum e Saigon Baigur,<br />
e i brand di proprietà, come Elephant Gin e Carlo Alberto,<br />
avremo alcuni nuovi ingressi per i segmenti Rum,<br />
Gin e Low Alcol. Resta a focus anche il comparto delle<br />
Agavi per il consumo liscio o per l’alta miscelazione”.<br />
Moët Hennessy Italia: focus sulle limited edition<br />
“Il 2023 è stato un anno ricco di soddisfazioni per il<br />
nostro portfolio distillati, nel mondo e in Italia”, chiosa<br />
Flavia Di Giustino, responsabile marketing portafoglio<br />
distillati Moët Hennessy Italia. “Questo settore ha continuato<br />
a evolversi attraverso la presentazione al mercato<br />
di edizioni speciali – soprattutto con riferimento alla nostra<br />
divisione Whisky, si pensi alla continua sperimentazione<br />
promossa dalla distilleria di Ardbeg – e il lancio<br />
di veri e propri nuovi prodotti che hanno rappresentato<br />
delle innovazioni non solo per noi, in quanto azienda,<br />
ma per l’industria stessa. Mi riferisco, per esempio, a Belvedere<br />
10: la nuova Luxury Vodka by Belvedere che vuole<br />
rivoluzionare le regole del settore e porsi come game<br />
changer grazie all’unicità del liquido, del suo profilo organolettico<br />
e della silhouette dall’ispirazione brutalista,<br />
che rendono omaggio all’anno di fondazione della distilleria,<br />
il 1910, promettendo al consumatore un’esperienza<br />
di gusto senza precedenti. Ma da citare è anche Eminente,<br />
il nuovo Rum cubano prodotto dal più giovane<br />
Maestro Ronero dell’isola, César Martí, che si è presentato<br />
con Gran Reserva, un nuovo invecchiamento che arricchisce<br />
il range del marchio lanciato da pochi anni sul<br />
mercato”. Un anno intenso e ricco di emozioni per Moët<br />
Hennessy Italia, dunque. “Un anno sfidante se pensiamo<br />
ai trend di mercato che lo hanno caratterizzato”, prosegue<br />
Di Giustino. “La frammentazione di alcune categorie di<br />
Spirits ci mette davanti a un’arena sempre più competitiva;<br />
dall’altra parte, abbiamo un consumatore sempre più<br />
informato ed educato al bere bene, che è caccia di continue<br />
nuove esperienze di consumo ed è sempre più difficile<br />
da stupire e mantenere fedele al brand. La ricerca di<br />
una qualità senza compromessi è un valore che permea<br />
tutti i nostri brand, indipendentemente dalla categoria,<br />
e che ci premia molto”. Per il <strong>2024</strong>, tante novità in arrivo.<br />
“Il nostro portafoglio distillati continuerà ad espandersi<br />
con il lancio di nuovi prodotti ed edizioni speciali<br />
ad arricchire ulteriormente l’offerta. Ardbeg, il Whisky<br />
torbato più amato al mondo, arriva con nuovi giochi di<br />
torba e di gusto, coerentemente con lo spirito d’innovazione<br />
che caratterizza il suo Head of Distilling & Whisky<br />
Creation, il dottor Bill Lumsden, l’uomo più premiato<br />
dell’industria Whisky nel mondo. E sempre sotto la sua<br />
guida, anche Glenmorangie ci stupirà con la sua annuale<br />
release A Tale Of…, un esperimento che ogni anno prova<br />
ad evocare sul palato, attraverso un nuovo Single Malt,<br />
una sensazione diversa. Non solo edizioni speciali, però.<br />
Glenmorangie presenterà tra pochi giorni al mercato il<br />
suo nuovo Barrel Select, un Single Malt Scotch che sperimenta<br />
diversi affinamenti ogni anno: nello specifico, in<br />
botti di Calvados dalla Normandia per la release <strong>2024</strong>.<br />
Belvedere Vodka, poi, continuerà a costruire l’awareness<br />
della sua Luxury Belvedere 10 per rafforzare il suo posizionamento<br />
di miglior scelta quando si parla di Prestige<br />
Vodka. Non solo, anche il nostro Tequila Volcan De Mi<br />
Tierra, risultato di una joint venture tra l’azienda e la famiglia<br />
Gallardo, che da secoli produce Tequila nella regione<br />
di Jalisco in Messico, svelerà un nuovo gioiello nei<br />
mesi a venire. E ancora, innovazioni di progetto e non<br />
di prodotto: ma invito tutti a tenersi pronti a un nuovo<br />
piccolo paradiso urbano sul finire dell’anno, grazie a una<br />
bellissima iniziativa del nostro Rum Eminente. Non si<br />
può svelare di più, ma sarà davvero magico”.<br />
DISTILLATI – LIQUORI – AMARI
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