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sommario 2/2011 - CAI Sezione di Padova

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il nostro cammino. Intanto arriviamo ad<br />

una zona dove la roccia è marcia e dove si<br />

procede su detriti sempre più numerosi,<br />

le protezioni sono <strong>di</strong>fficili da posizionare<br />

perché la roccia non è solida ma il percorso<br />

è ancora facile. Arriviamo in vista<br />

del famigerato Sasso Incastrato. Questo<br />

è il punto più “duro” e prima del masso<br />

il sentiero è mezzo franato, bisogna fare<br />

attenzione. Il passaggio <strong>di</strong>fficile consiste<br />

nel traversare questo Masso in grande<br />

esposizione e dove appoggi e appigli sono<br />

sporchi <strong>di</strong> ghiaino. Per fortuna il tratto<br />

ha un corta metallica ed è breve. Sorte<br />

ha voluto che Riccardo perdesse proprio<br />

qui la stampa della relazione, volando giù<br />

nel canalone sottostante. Anche le parole<br />

hanno il loro peso. Passato il masso non<br />

è finita, per avanzare bisogna gattonare<br />

perchè la cengia si abbassa. Si arriva su<br />

un’altra gola, il terreno è ancora instabile<br />

e le protezioni sono precarie come la roccia.<br />

Anche se presi dalla progressione,<br />

non si possono non ammirare le pareti<br />

che ci sovrastano con la loro maestosità;<br />

la cengia ha il nome adatto. Finito questo<br />

tratto si vede la Gola <strong>di</strong> Nord Est, ormai<br />

il <strong>di</strong>fficile l’abbiamo fatto e ammiriamo il<br />

paretone del Jof Fuart dove continua la<br />

seconda parte della cengia. Da qui il sentiero<br />

<strong>di</strong>venta meno pericoloso, solo un’altra<br />

corda metallica, secondo me inutile,<br />

ci aiuta a superare un piccolo saltino, e arriviamo<br />

alla partenza della Seconda parte<br />

<strong>di</strong>ario alpino<br />

28<br />

della Cengia. Come da programma deci<strong>di</strong>amo<br />

<strong>di</strong> salire al Jof Fuart. Dobbiamo arrampicare<br />

sul III in un camino e senza <strong>di</strong>fficoltà<br />

lo superiamo, poi la salita <strong>di</strong>venta più facile<br />

ma comunque sempre ripida. Infatti, lungo<br />

il sentiero che si inerpica ve<strong>di</strong>amo degli<br />

spit, per assicurare chi non si sente sicuro,<br />

ma per la <strong>di</strong>fficoltà modesta non usiamo la<br />

corda. Ancora l’ultima fatica e prima della<br />

cima ci accolgono i padroni <strong>di</strong> casa, un<br />

branco <strong>di</strong> stambecchi. Avevamo già visto le<br />

loro tracce sulla cengia, ma adesso li ve<strong>di</strong>amo<br />

dal vero, e non sembrano spaventati.<br />

Arriviamo poco sotto <strong>di</strong> loro e se ne vanno<br />

in<strong>di</strong>fferenti e senza fretta. Da qui il sentiero<br />

traversa a sinistra per congiungerci alla via<br />

normale, e in 10 minuti siamo in vetta. Aver<br />

conquistato la cima attraverso la cengia<br />

mi riempie <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Il panorama e<br />

magnifico ma si sta guastando per le nubi.<br />

Dopo la foto <strong>di</strong> vetta an<strong>di</strong>amo in fretta verso<br />

la normale per evitare la pioggia, che per<br />

fortuna non arriverà. Lungo la <strong>di</strong>scesa incrociamo<br />

la fine del sentiero Anita Goitan,<br />

fatto il mese prima; adesso almeno questa<br />

parte <strong>di</strong> Jof Fuart posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> conoscerla.<br />

Arriviamo al Rifugio e dopo aver salutato il<br />

rifugista ci incamminiamo sul sentiero del<br />

rientro. Il tramonto sta cominciano e vedendo<br />

la luna che sta sorgendo a est mi<br />

torna in mente l’alba <strong>di</strong> stamattina. Una<br />

giornata piena in tutti i sensi. Un grazie<br />

ai compagni <strong>di</strong> cordata, Cristiano, Davide,<br />

Deborah, Fabio, Marco, Riccardo, Valeria<br />

per il giro fantastico.<br />

N.B. Da segnalare la bella e accurata relazione<br />

della cengia scritta da Marco sul<br />

sito www.vienormali.it e riportata qui <strong>di</strong><br />

seguito e un grazie particolare a Fabio<br />

per aver riunito e organizzato tutte le foto.<br />

Carlo Nicoletti<br />

Hanno partecipato: Valeria Baratella,<br />

Davide Beccaro, Deborah Chillin, Fabio<br />

Crivellaro, Riccardo Galeazzo, Cristiano<br />

Gobbin, Carlo Nicoletti, Marco Tonello.<br />

<strong>di</strong>ario alpino<br />

RELAZIONE TECNICA<br />

Jof Fuart – Cengia degli Dei – 2666 m<br />

Regione: Friuli Ven. Giulia (U<strong>di</strong>ne) - Dolomiti – Alpi Giulie - Gruppo Montasio<br />

Provincia: U<strong>di</strong>ne<br />

Punto <strong>di</strong> partenza: Parcheggio Val Rio del Lago, pressi Sella Nevea (q. 1020 m)<br />

Versante <strong>di</strong> salita: N-NE<br />

Dislivello <strong>di</strong> salita: 1650 m<br />

Dislivello totale: 3300 m<br />

Tempo <strong>di</strong> salita: 9,30 h<br />

Tempo totale: 13,00 h<br />

Difficoltà: EEA - AR - III+ - AD-<br />

Periodo consigliato: estate - autunno<br />

Punti <strong>di</strong> appoggio: Rif. Corsi (q. 1874 m)<br />

Tipo <strong>di</strong> salita: Traccia e roccette, passaggi su roccia<br />

Introduzione:<br />

La relazione riguarda una parte della famosa Cengia degli Dei (precisamente la parte che percorre<br />

il versante N della Cengia dalla cima <strong>di</strong> Riofreddo fino alla gola NE dello Jof Fuart) e la salita alla<br />

cima dello Jof Fuart per la via della gola NE.<br />

La Cengia completa permette <strong>di</strong> compiere il periplo dello Jof Fuart e delle cime del suo sottogruppo<br />

(Riofreddo, Innominata, Torre e Alta Madre dei Camosci). L´itinerario è stato immaginato da Julius<br />

Kugy negli ultimi anni del XIX secolo e a lui si deve il nome. Il primo a percorrerla nel ´30 è stato<br />

Emilio Comici, che a quanto appreso dalla documentazione (scarna e non sempre chiarissima) che<br />

sono riuscito a reperire, ha compiuto il giro iniziando dalla gola NE, continuando per forc. Mosè<br />

(tratto più impegnativo della Cengia), poi fino sotto la parete S delle cime secondarie (forse ora sentiero<br />

A. Goitan?), svalicando oltre la Riofreddo e attraversando il versante N delle stesse fino alla<br />

gola NE nuovamente. Salita <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima sod<strong>di</strong>sfazione, da ricercare,fuori da itinerari comuni<br />

e frequentati (rarissima la frequentazione senza guida). Necessaria esperienza, orientamento e<br />

meteo ottimo.<br />

Accesso:<br />

Da Tarvisio proseguire verso Sella Nevea, passando per Pre<strong>di</strong>l. Poco prima <strong>di</strong> Sella Nevea, prendere<br />

sulla destra una strada bianca (in<strong>di</strong>cazioni Rif. Corsi) che dopo circa 1 km si interrompe in un<br />

parcheggio capace <strong>di</strong> contenere circa 20 auto. Da qui proseguire a pie<strong>di</strong> (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> accesso) lungo<br />

la strada bianca che con numerosi tornanti sale in un bellissimo bosco. Finiti i tornanti si sale su<br />

un lungo tratto rettilineo cementato per la pendenza in faggeta (il sent. 628 che è da seguire fino<br />

al Corsi si ricongiunge poco sotto questo tratto). Poco dopo la fine del tratto cementato si entra nei<br />

pascoli d’alpeggio della malga Grantagar con splen<strong>di</strong>da vista sullo Jof Fuart e Canin (q. 1530 m, 1h<br />

30’ dal parcheggio).<br />

Poco sotto la malga si trova la stazione della teleferica del rifugio Corsi <strong>di</strong>etro alla quale c’è la<br />

possibilità <strong>di</strong> salire lungo il “Sentiero dei Tedeschi” che rimonta la ripida spalla imme<strong>di</strong>atamente<br />

sotto al Corsi, oppure si può continuare sulla strada bianca che dopo la malga <strong>di</strong>venta un agevole<br />

sentiero. Nel primo caso contare circa 45’-1h fino al Corsi (sentiero ripido, tratti con fune per aiutare<br />

alcuni passaggi, EE), nel secondo caso servirà circa 1h 15’.<br />

Salendo lungo il sentiero si rimonta lo stupendo anfiteatro compreso tra p.ta Plagnis e cima Castrein<br />

fino ad incontrare il sentiero che scende dalla Forc.degli Scalini che si tralascia sulla destra<br />

per continuare verso il Corsi su una larga cengia sotto pareti strapiombanti (resti <strong>di</strong> guerra). Da qui<br />

in comodo falso piano si passa sotto l’Ago e il Campanile <strong>di</strong> Villacco per poi scendere brevemente<br />

fino al rifugio (q. 1874 m).<br />

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