sommario 2/2011 - CAI Sezione di Padova
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assieme a loro ce l'avremmo fatta, saremmo<br />
arrivati in vetta tutti e tre. A Nicola non<br />
resta che abbandonare il padre e fuggire in<br />
cima per scendere velocissimo ed iniziare<br />
insieme la <strong>di</strong>scesa. La sciata è favolosa, i<br />
pen<strong>di</strong>i del "Caregon" hanno la pendenza<br />
ideale e la neve, anche se ormai cotta, tiene<br />
ancora benissimo. Un canale poi le corde<br />
doppie e <strong>di</strong> nuovo la cengia, quell'esile<br />
cengia, filo d'Arianna per la strada <strong>di</strong> casa.<br />
Mentre il Pelmo si colora <strong>di</strong> oro.<br />
Francesco Cappellari<br />
<strong>di</strong>ario alpino<br />
48<br />
NICOLA…<br />
17 aprile, 3.050 m ore 13.20 - Alfredo è<br />
“scoppiato”.<br />
Non mi è mai successo <strong>di</strong> dover aiutare<br />
mio papà in montagna.<br />
Forse l’orgoglio, l’esperienza, l’autorevolezza<br />
lo rendono “inaiutabile” e la sua<br />
decisione non è <strong>di</strong>scutibile, forse anche<br />
perché giusta.<br />
E così lui ritorna in<strong>di</strong>etro e io proseguo da<br />
solo con un po’ <strong>di</strong> malinconia; mio papà<br />
che non riesce ad arrivare in cima… possibile?<br />
Durante la <strong>di</strong>scesa, e i giorni successivi,<br />
cerco <strong>di</strong> mettermi nei suoi pensieri e cerco<br />
<strong>di</strong> convincermi che per lui la resa non<br />
è stata così dolorosa, che in fondo la forcella<br />
è quasi cima e che il saggio alpinista<br />
deve anche saper rinunciare.<br />
Ma qui il problema non è cima o no, il problema<br />
è il limite fisico, possibile sia stato<br />
raggiunto?<br />
Possibile che l’inevitabile parabola <strong>di</strong>scendente<br />
sia arrivata così in basso?<br />
Basta gite? È ora <strong>di</strong> immaginare il ritiro?<br />
Qualcosa dentro <strong>di</strong> me si ribella, forse<br />
il figlio che si rifiuta <strong>di</strong> crescere o forse<br />
semplicemente la convinzione che un altro<br />
finale era possibile.<br />
E allora mi <strong>di</strong>co che se sì, è importante<br />
saper rinunciare, forse bisogna anche saper<br />
riprovare.<br />
Bastano poche righe scritte un pomeriggio<br />
e vedo negli occhi dell’inossidabile<br />
Alfredo accendersi lo stesso pensiero:<br />
“perché no?”.<br />
La strategia viene rivista: orario <strong>di</strong> partenza<br />
anticipato, zaino più leggero, arrampicata<br />
senza sci (poi recuperati con<br />
una corda) e qualche liquido in più; le mogli<br />
non si oppongono, rassegnata mamma<br />
Vittoria, coinvolta e partecipe Michela.<br />
E così, 18 giorni dopo, ci ritroviamo soli in<br />
una giornata perfetta.<br />
Fa più caldo ma la leggera nevicata dei giorni<br />
scorsi preserva il fondo che resta duro.<br />
Cengia, rocce, neve, sci e ramponi; il Vant<br />
superiore faticando il giusto; la stessa<br />
forcella che ci accoglie sorridendo e poi<br />
su tra roccette e neve fresca a completare<br />
il capitolo mancante della nostra storia.<br />
La <strong>di</strong>scesa è leggera, la corda doppia bagnata,<br />
la cengia sempre esposta e severa<br />
ad esigere attenzione, poi ancora neve e i<br />
mughi finali come ogni gita che si rispetti.<br />
Al rifugio sono le 17, siamo stati lenti<br />
come è giusto che sia ma le 12 ore <strong>di</strong> fatica<br />
non hanno lasciato segni sulle gambe.<br />
Il rientro nel bosco è sereno: la parabola<br />
può attendere, non era l’ultima, non sarà<br />
l’ultima.<br />
<strong>di</strong>ario alpino<br />
49<br />
Infine una denuncia:<br />
La riuscita <strong>di</strong> una gita è data da <strong>di</strong>versi<br />
fattori: la forma fisica, le con<strong>di</strong>zioni della<br />
neve, il meteo, la fortuna, il silenzio.<br />
La nostra gita è stata perfetta.<br />
Non sono stati altrettanto fortunati i nostri<br />
amici; pochi giorni dopo <strong>di</strong> noi la loro salita<br />
è stata violata dai voli degli elicotteri<br />
(il profitto!) che ripetutamente hanno scaricato<br />
e poi recuperato sciatori ignoranti in<br />
cerca <strong>di</strong> emozioni facili. Siamo certi che la<br />
loro sciata non lascerà alcuna traccia nei<br />
loro cuori, ma questo non ci deve bastare.<br />
Cerchiamo <strong>di</strong> lasciare noi una traccia indelebile<br />
con una voce coor<strong>di</strong>nata e ferma<br />
per evitare che questo si ripeta? Franco a<br />
te la parola.<br />
Nicola Bonaiti