SALUTE E SOCIETÀL’importanza di curareil “capitale umano”Numerosi imprenditori, pur ritenendo fondamentaleil livello di capacità ed efficienza delle “risorse umane”a disposizione, considerano gli interventi a tutela della salutepoco produttivi, se non del tutto inutili. Tale atteggiamentomette in discussione non solo il ruolo della Medicina del lavoronella società di oggi ma anche, e soprattutto, il ruolodell’uomo come “primo fondamento del valore del lavoro”valentemente come una spesada contenere al massimoal fine di evitare sanzioni.Generalmente vengono fattedalle aziende proposteindecenti (anche meno di10 euro a visita) al medicodel lavoro, per sbrigativamenterisolvere un’attivitàconsiderata marginale senon superflua.Ne parliamo con il dottorBruno Piccoli, professore associatoalla Cattedra di Medicinadel lavoro dell’UniversitàCattolica del SacroCuore di Roma, che ha prodottoin 30 anni di carrieraduecento articoli scientificinazionali ed internazionali equasi un centinaio di relazionia congressi sulla materiasu cui si è specializzato.“Gli imprenditori spessosottolineano che uno dei fattoripiù importanti per ilbuon andamento delle attivitàindustriali, artigianali,commerciali, di servizio, siarappresentato dal livello dicapacità ed efficienza delle“risorse umane” a disposizione.Questa affermazioneè particolarmente ripropostadai manager delle società didi Daniele RomanoLa storia della Medicinadel lavoro nasce in Italianella seconda metàdel diciassettesimo secolo conla sistemica testimonianza clinicadi Bernardino Ramazzini,dottore di filosofia e medicina,sugli effetti della rivoluzioneindustriale.Con il contributo di LuigiMangiagalli, primo Rettoredell’Università di Milano,viene inaugurata nel 1910la prima clinica dedicata allaprevenzione e diagnosidelle malattie professionali“Luigi Devoto”, prestigiosodirettore fino al 1935.A questa brillante partenzanon è seguita una saldaturasu scala internazionaletra Medicina del lavoro emondo aziendale, necessariaper ridurre l’impatto e icosti sociali delle patologiedel lavoro e, in ultima istanza,per migliorare la produttivitàdel “capitale umano”con una sistematicaprevenzione dei rischi.Il decreto legislativo 81/2008sulla salute e sicurezza neiluoghi di lavoro è in lineacon la rigorosa direttiva europea.Il vissuto aziendale del medicodel lavoro è inteso pre-Il dottorBruno Piccoli26
SALUTE E SOCIETÀ“Lo scopo del lavoro,di qualunque lavoroeseguito dall’uomo,rimane semprel’uomo stesso“zione e valutazione dei rischidi conseguenze patologichedell’attività e dell’ambientelavorativo.Il dottor Piccoli cita, adesempio, i lavori sul rischiooccupazionale da luce blu.La letteratura internazionalebiomedica da temposollecita attenzione e cautelaai produttori ed utilizzatoridi queste sorgenti luminose,per i gravi effettilesivi che potrebbero insorgerea seguito di specificheirradiazioni retiniche,sia nella popolazione generaleche in quella lavorativa.“Purtroppo - sottolineaPiccoli - le attività di ricerca,di sorveglianza e di monitoraggioche competerebberoai medici del lavoroed agli igienisti occupazionalisono in questo ambitodel tutto silenti.”L’esposizione a luce prodottada particolari sorgenti artificiali,che emettono prevalentementenella bandavioletto-blu, hanno quale“organo bersaglio” l’occhioed in particolare la retina.I settori e le lavorazioni,ove maggiore sembra esserela presenza e più intensol’uso di sorgenti artificialiemettenti luce blu, sono:1) saldature ad arco ead elettrodo; 2) processi diindurimento resine; 3) studifotografici pubblicitari;4) teatri e studi televisivi;5) processi di stampa industriali;6) supermercati.Mentre il danno termicopuò avvenire solo in condizioniassai particolari diesposizione, il danno fotochimicosembra possa insorgerein modo acuto ocronico, anche in condizionidi lavoro “tradizionali”ove queste tutele non sonopresenti.La Direttiva approvata il 14febbraio 2006 dal Parlamentoeuropeo, volta “a proteggerei lavoratori dai rischiderivanti dalle radiazioni ottiche”,oltre ad indicare inmodo dettagliato metodi ecriteri per la misurazione dellaluce blu nei luoghi di lavoro,impone ai datori di lavoromirati interventi di monitoraggioambientale e disorveglianza sanitaria per ilavoratori esposti.Lo sviluppo della Medicinadel lavoro può alleggerire ipesanti costi sociali determinatidalle patologie lavorative,in crescente evoluzione,considerati i cambiamentidelle mansioni e deglistili di vita.Oltre naturalmente a restituiremigliori condizioni disalute alla popolazione lavorativa,tenendo conto ditre livelli di intervento cheinteragiscono con il lavoratoree con l’impresa:- la Asl con funzioni di vigilanza,a cui fa ricorso ilmedico del lavoro in situazionidi evidente violazionedelle norme;- il medico del lavoro cheservizi (attività d’ufficio). Appareallora contradditorio ilfatto che verso questi operatorigli interventi di tuteladella salute siano consideratida numerosi imprenditoripoco produttivi, se non francamenteinutili. Sconcertante,poi, è osservare che alcunimanager, molto sensibilialla manutenzione delle macchinededicate alla produzione,cui conferiscono grandeimpegno e solerzia d’azione,ritengano non opportunané proficua anche una“manutenzione” degli operatoriche su queste macchineoperano! Ne derivanosituazioni ove la Medicinadel lavoro o è ridottaad uno stato minimale, meraanti-sanzione penale, odispone di grandi risorseeconomiche, ma orientateverso obiettivi non utili néadeguati al conseguimentodel benessere e dell’efficienzalavorativa degli operatoricoinvolti.”Questo il quadro preoccupanteche costituisce un veroe proprio freno allo sviluppoeconomico se consideriamola centralità, i costie i benefici del “capitaleumano”.Molti confondono la Medicinadel lavoro con la diagnosiprecoce e non vedonoi benefici dei piani dirisk assessment management,del piano di prevenesercitala prevenzione,con diagnosi e prognosi;- il medico curante che si facarico del lavoratore/paziente.È un paradosso che la Medicinadel lavoro sia sottoimpiegata,sia per i risultatieconomici che per quellisociali. Il dottor Piccoli citaGiovanni Paolo II, dallecui parole emerge una saggezzae modernità che faticosamenteha raggiunto siail mondo confindustrialeche quello sindacale.Dal discorso di GiovanniPaolo II, “Laborem exercens”a Castel Gandolfo, il14 settembre, festa dell’Esaltazionedella s. Croce,dell’anno 1981, terzo diPontificato:“La questione sociale,che continuamente si ripresentae si fa sempre piùcomplessa, deve essere cercatanella direzionedi «rendere la vita umanapiù umana», allora appuntola chiave, che èil lavoro umano, acquistaun’importanza fondamentalee decisiva… il primofondamentodel valore del lavoroè l’uomo stesso,il suo soggetto…prima di tutto il lavoroè «per l’uomo»,e non l’uomo«per il lavoro»…..,in ultima analisi, lo scopodel lavoro, di qualunquelavoro eseguito dall’uomo- fosse pure il lavoropiù «di servizio»,più monotono, nella scaladel comune mododi valutazione, addiritturapiù emarginante - rimanesempre l’uomo stesso.” •27
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