Nuovie documenti su Amerigo Vespucci

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si era conclusa alla morte del Berardi; ne abbiamo notizia attraverso
la rettifica al suo testamento, dettata in punto di morte dal fiorentino
il 15 dicembre 149562, quando, nell'enumerare i debiti che gli restavano
in pendenza, ricordò quello nei confronti di Donato Nicolini, «sabre
que trae pleito Amerigo Vespuchi, ,nifactor», e un altro verso lo stesso
Cesare Barzi, del quale il Vespucci risulta segurador. Per saldare questi
debiti, che erano personalmente a suo carico («son de mi propia cuenta
y cargo»), il Berardi dispose che venissero utilizzati i 180.000 maravedis
che gli doveva Colombo, i quali costituivano lo scoperto del conto
corrente che il navigatore aveva aperto nella banca del Bei-ardi, conto
sul quale il fiorentino agiva direttamente, versando e prelevando senza
ordini scritti come era la norma, giacché era procuratore del suo cliente63.
A parte doveva essere contato l'onorario per i servizi prestati da tutti
i componenti dell'azienda a Colombo, ai suoi fratelli e ai figli negli ultimi
tre anni, con un chiaro riferimento al lavoro compiuto per l'armamento
del secondo viaggio di scoperta e all'impegno assunto con la Corte,
per allestire le già citate dodici caravelle da inviare all'Hispaniola.
Nell'atto di protesto il Vespucci fu definito «conpannero efator»
del Berardi; ciò lascia intendere che i due avessero costituito una società,
presumibilmente con una «scritta di compagnia», che ne regolasse
la vita dal suo impianto alla liquidazione e con le delimitazioni delle responsabilità
dei soci. Berardi, infatti, nella rettifica al testamento, citò
i suoi libri contabili, dai quali appariva il credito nei confronti di Colombo,
e specificò quali erano i debiti a proprio carico. L'azienda della
quale era titolare era di tipo mercantile-bancario; i suoi fondi venivano
usati in prevalenza per imprese mercantili e armatoriali, senza però escludere
che una porzione abbia avuto un instradamento creditizio, qual
62 Cfr. DUQUL,ADE BERMI( H V DE AL w\, A otografas de Co/6n y papeles de Anieriai,
Madrid, 1892, pp. 7-9.
L'esistenza del conto corrente di Colombo risulta nella già citata rettifica al
testamento (v. nota precedente). Della procura al Berardi da parte del navigatore si ha
invece notizia attraverso un documento deI 15 luglio 1494, nel quale i re cattolici scrissero
al Fonseca, arcidiacono di Siviglia, informandolo che il lìerardi si sarebbe recato
da lui per il disbrigo degli affari relativi all'allestimento delle caravelle che doveva -
no andare alle Indie. C'fr. \