Titanic, cent'anni dopo - Edit
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PRIMA COLONNA<br />
di Ivo Vidotto<br />
Nevenko Žunić, “Il <strong>Titanic</strong>”, 80x120 cm, olio su tela<br />
Il mare è un amico, dolce ma crudele,<br />
indifferente di fronte alle nostre paure, ai nostri<br />
sentimenti. Il mare è una forza vivente e vuole<br />
essere temuto. Il mare seduce come una sirena,<br />
bellissima ma ostile, e poi uccide. Il mare vuole<br />
essere ascoltato e il naufragio altro non è che la<br />
punizione per chi non ha voluto ascoltarlo.<br />
John McWells<br />
<strong>Titanic</strong>, cent’anni <strong>dopo</strong><br />
È molto difficile non essere banali quando si ricorda<br />
un anniversario importante come il centenario<br />
dell’affondamento del <strong>Titanic</strong>, occasione in cui molti<br />
tirano fuori “storie inedite”, recuperano oggetti rimasti<br />
nascosti per decenni, rivelano segreti importanti<br />
oppure offrono nuove teorie sull’affondamento di<br />
quel mitico transatlantico al quale era stato appioppato<br />
l’epiteto di “inaffondabile”.<br />
Infatti, era più solido di una corazzata, stava viaggiando<br />
in condizioni meteorologiche ideali, sulla<br />
plancia di comando c’era Edward John Smith, classe<br />
1850, ritenuto il miglior comandante marittimo<br />
dell’epoca – sarebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio<br />
prima della pensione – e ad assisterlo c’era un<br />
equipaggio di prim’ordine. Insomma, il meglio del<br />
meglio, ma nonostante tutto, il transatlantico più lussuoso<br />
e tecnologicamente più avanzato del mondo sarebbe<br />
andato incontro al suo tragico destino in una<br />
gelida, ma tranquilla notte di un secolo fa, spegnendo<br />
la vita di oltre millecinquecento persone. Da allora ci<br />
si continua a interrogare su come sia potuto accadere<br />
che una nave come il <strong>Titanic</strong>, che rappresentava la<br />
massima espressione della tecnologia navale, naufragasse<br />
in quel modo.<br />
Quella tragedia è entrata in men che non si dica<br />
nell’immaginario collettivo mondiale. Esperti di tutto<br />
il mondo hanno ipotizzato cause tecniche di tutti<br />
i generi, dalla scadente composizione dell’acciaio ai<br />
bulloni difettosi e ai chiodi che tenevano insieme le<br />
lamiere, ma alla fin fine sembra che la responsabilità<br />
sia riconducibile, come nella stragrande maggioranza<br />
dei casi, a quello che solitamente chiamiamo “fattore<br />
umano”. Prescindendo dai possibili difetti di costru-<br />
zione e dalle eventuali carenze di progettazione, alla<br />
fine è sempre l’uomo a metterci del suo e le sue decisioni<br />
possono provocare le peggiori tragedie, pur facendo<br />
il possibile per evitarle.<br />
Andando incontro a questo anniversario, passato e<br />
presente si mischiano inevitabilmente, dando vita a un<br />
coacervo di sentimenti ed emozioni e alla fi ne fi niamo<br />
tutti per immaginare, grazie anche alla produzione cinematografi<br />
ca sulla tragedia, gli ultimi momenti del<br />
<strong>Titanic</strong> e il modo in cui sono state cancellate 1.500 vite<br />
umane. Noi non vogliamo peccare di presunzione, per<br />
cui non ci illudiamo di aver scoperto una “nuova storia<br />
del <strong>Titanic</strong>”. Vogliamo, però, offrire ai nostri lettori<br />
tante piccole storie, magari sconosciute ai più, per ricordare<br />
una tragedia marittima che ha dato una svolta<br />
decisiva alla sicurezza della navigazione, tema che abbiamo<br />
trattato con un esperto del settore.<br />
Vi proponiamo pure le mostre allestite a Fiume,<br />
alla facoltà di Marineria e al Palazzo del Governo,<br />
per ricordare l’avvenimento, dovute all’entusiasmo<br />
del preside e di un professore dell’istituto nautico e al<br />
personale del Museo di storia e marineria di Fiume.<br />
Per ricordare l’anniversario, pubblichiamo pure alcuni<br />
degli articoli comparsi sul nostro quotidiano per<br />
dare notizia del naufragio del <strong>Titanic</strong> e specialmente<br />
per collegare quella tragedia a Fiume tramite la<br />
nave Carpathia, che fu la prima a raggiungere il luogo<br />
del disastro e a soccorrere i superstiti. A bordo del<br />
Carpathia c’erano tanti marittimi delle nostre terre,<br />
ma anche tante altre persone che da qui andavano in<br />
America nella speranza di trovare una vita migliore.<br />
Grande rilievo venne dato, sulle pagine della Voce,<br />
proprio all’arrivo del Carpathia nel porto di Fiume al<br />
LA VOCE<br />
DEL POPOLO<br />
mare<br />
www.edit.hr/lavoce Anno VI • n. 64 • Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
ritorno da quel viaggio che venne scolpito in maniera<br />
indelebile nella storia della navigazione marittima.<br />
Vi raccontiamo anche la storia di un cuoco di Santa<br />
Domenica d’Albona che all’epoca era imbarcato sul<br />
Carpathia e che in quella tragica notte dovette preparare<br />
alcuni ettolitri di tè per alleviare le sofferenze<br />
dei superstiti.<br />
In questo numero speciale vi proponiamo pure una<br />
breve carrellata dei naufragi più famosi dal <strong>Titanic</strong><br />
a oggi, come pure l’ampia fi lmografi a che ha tratto<br />
spunto dal naufragio, nonché il signifi cato degli ex<br />
voto marittimi, ossia dei regali offerti da coloro che<br />
sono riusciti a salvarsi da situazioni di estremo pericolo<br />
alla Madonna o al Santo cui si erano votati. Nella<br />
Cappella dei doni votivi del Santuario mariano di<br />
Tersatto possiamo trovare decine di quadri e modelli<br />
navali portati per sciogliersi dell’obbligo nei confronti<br />
della Madonna per ringraziare del benefi cio avuto. In<br />
questi quadri notiamo la furia degli elementi, il pericolo<br />
e il terrore racchiusi in un unico “fotogramma” nel<br />
quale il vero protagonista, pur nella sua debolezza di<br />
fronte alla forza immane della natura, è sempre l’uomo.<br />
Vedendo questi doni comprendiamo che l’ex voto<br />
non è l’oggetto portato in offerta ma il comportamento,<br />
la manifestazione fi nale di un processo.<br />
Ricordare i cent’anni del naufragio del <strong>Titanic</strong> è<br />
quasi un atto dovuto, accompagnato dalla speranza<br />
che tragedie del genere non avvengano mai più, ma<br />
poi ci rendiamo conto dell’imprevedibilità del “fattore<br />
umano” e del pericolo sempre incombente (vedi Costa<br />
Concordia) che ci siano sempre nuovi incidenti a ricordarci<br />
di quanto nulla possa essere dato per certo,<br />
a partire dall’“inaffondabilità” del <strong>Titanic</strong>.
2 mare<br />
Le tragedie marittime hanno da sempre suscitato l’interesse dell’opinione pubblica, an<br />
Dal <strong>Titanic</strong> alla Costa Concordia: u<br />
di Ivo Vidotto<br />
Nel 1898, quattordici anni prima<br />
della tragedia del <strong>Titanic</strong>,<br />
uscì un romanzo incredibilmente<br />
profetico, dal titolo “Futility,<br />
or the Wreck of the Titan” (“La disperazione,<br />
ossia il naufragio del Titan”).<br />
L’autore Morgan Robertson scrisse<br />
nel libro la storia di un transatlantico<br />
chiamato, guarda caso, Titan, ed era il<br />
più grande mai costruito. Era considerato<br />
inaffondabile fi no a quando, nel<br />
mese di aprile, fi nì in rotta di collisione<br />
con un iceberg nel Nord Atlantico<br />
affondando in poche ore. Molti dettagli<br />
descritti in quel libro appaiono<br />
oggi incredibilmente simili alla tragedia<br />
del <strong>Titanic</strong>, come per esempio la<br />
stazza (46.000 tonnellate), la lunghezza<br />
(243 metri), la velocità di collisione<br />
(25 nodi), l’ora (intorno a mezzanotte),<br />
il numero dei compartimenti stagni<br />
(19), lo scarso numero di scialuppe<br />
di salvataggio, e via di seguito.<br />
A parte questa profezia, le tragedie<br />
marittime hanno da sempre attirato<br />
su di sé l’attenzione dell’opinione<br />
pubblica e molto spesso erano avvolte<br />
da un alone di mistero. La gente<br />
di mare era ben consapevole che de-<br />
terminate rotte comportavano dei rischi<br />
e che la professione di marittimo<br />
è di per sé pericolosa. Ci sono ancor<br />
oggi dei naufragi che non sono stati<br />
mai risolti completamente, a partire<br />
da quello del <strong>Titanic</strong>, senza dubbio<br />
il più famoso. Anche se <strong>dopo</strong> quella<br />
tragica notte del 14 aprile 1912 molte<br />
cose sono cambiate, le disgrazie in<br />
mare continuano a verifi carsi e il recente<br />
naufragio della Costa Concordia<br />
non fa che confermare questa affermazione.<br />
Tra fatalità<br />
ed errori umani<br />
Fatalità, errori umani, guasti tecnici<br />
e tecnologici sono gli ingredienti<br />
principali delle tragedie marittime (e<br />
non solo marittime) in tutto il mondo,<br />
con il rischio che aumenta inevitabilmente<br />
se le navi sono tecnologicamente<br />
da... museo oppure se<br />
l’equipaggio non è suffi cientemente<br />
preparato ad affrontare i pericoli che<br />
la navigazione comporta. A differenza<br />
di un secolo fa, le navi sono oggi<br />
equipaggiati con GPS, radar, comunicazioni<br />
satellitari, sensori di attrezzature<br />
e di controllo informatizzato, anche<br />
se soltanto il 10 per cento delle<br />
navi dispone di servizi Internet, il che<br />
ostacola ad esempio la comunicazione<br />
ship-to-ship. Ciò è dovuto al costo<br />
di Internet ad alta velocità via satellite,<br />
che è di circa 15.000 dollari per<br />
nave. La riduzione delle tariffe consentirà<br />
in futuro alle nuove tecnologie<br />
radar di farsi strada sulle navi, superando<br />
anche le diffi denze e gli ostacoli<br />
della maggior parte dei marinai,<br />
che preferiscono ancora guardare un<br />
vecchio monitor radar magari in bianco<br />
e verde.<br />
Tecnologia<br />
ed esseri umani<br />
A prescindere dai progressi compiuti<br />
dalla tecnologia, si avrà sempre<br />
bisogno di un essere umano responsabile<br />
che sappia cosa fare, soprattutto<br />
quando qualcosa non va per il verso<br />
giusto. Si possono costruire navi<br />
da un miliardo di euro in un anno, ma<br />
per costruire comandanti che poi governino<br />
quelle navi ci voglio 10 e più<br />
anni. Facciamo ora una carrellata dei<br />
peggiori disastri marittimi avvenuti<br />
dal naufragio del <strong>Titanic</strong> a oggi, o meglio,<br />
fi no al 13 gennaio 2012, data in<br />
cui si verifi cò il naufragio della Costa<br />
Concordia presso l’isola del Giglio.<br />
L’HMHS Britannic, affondato il 21 novembre 1916<br />
Il disastro dell’Eastland<br />
L’imperatrice<br />
d’Irlanda<br />
L’Empress of Ireland (“Imperatrice<br />
d’Irlanda”) era un piroscafo inglese<br />
commissionato dalla “Canadian<br />
Pacifi c Line” per la rotta transatlantica<br />
tra Québec (Canada) e Regno Unito,<br />
inaugurata il 26 gennaio 1906. La<br />
nave era lunga 174 m, larga 20,1 m,<br />
con una stazza lorda di 14.191 tonnellate.<br />
Poteva ospitare 1.580 tra passeggeri<br />
e personale di bordo. Affondò<br />
il 29 maggio 1914 alle 01.20 del<br />
mattino nel golfo del fi ume San Lorenzo<br />
<strong>dopo</strong> essere entrato in collisione<br />
con una nave da carico norvegese,<br />
la Storstad. Nell’incidente morirono<br />
1.012 persone.<br />
Un pretesto<br />
per entrare in guerra<br />
L’RMS Lusitania è stato un transatlantico<br />
britannico in servizio agli<br />
inizi del XX secolo, di proprietà della<br />
Cunard Line. Il Lusitania, ideato per<br />
essere il transatlantico più grande e<br />
più veloce mai costruito (fu superato<br />
in grandezza dall’Olympic nel 1911),<br />
venne varato il 7 giugno del 1906.<br />
Poteva viaggiare a una velocità di 27<br />
nodi, era largo 26 metri e lungo 238.<br />
Poteva ospitare circa 3.000 persone<br />
tra passeggeri ed equipaggio. I suoi<br />
interni erano stati disegnati con grande<br />
raffi natezza ed erano caratterizzati<br />
da stili diversi. Il viaggio inaugurale<br />
iniziò il 7 settembre 1907 per concludersi<br />
a New York sei giorni <strong>dopo</strong>,<br />
il 13 settembre. Fu stabilito così un<br />
nuovo record di velocità. Fu affondato<br />
il 7 maggio del 1915 dal sommergibile<br />
tedesco U-20. Morirono circa<br />
1.200 persone. Il fatto, secondo la<br />
maggior parte degli storici, contribuì<br />
a determinare l’intervento degli Stati<br />
Uniti nella Prima guerra mondiale,<br />
dandole una motivazione da proporre<br />
all’opinione pubblica, al pari dell’attacco<br />
a sorpresa subito a Pearl Harbor<br />
ad opera dei giapponesi durante la Seconda<br />
guerra mondiale.<br />
Tragedia<br />
sui Grandi Laghi<br />
La SS Eastland era una nave passeggeri<br />
adibita al trasporto passeggeri<br />
sul lago Michigan. Il suo porto di<br />
immatricolazione era Chicago. Il 24<br />
luglio 1915 affondò <strong>dopo</strong> aver sbattuto<br />
contro una banchina del porto.<br />
Nell’incidente morirono 884 persone<br />
tra passeggeri e membri dell’equipaggio.<br />
Si trattò del più grave incidente<br />
marittimo mai avvenuto sui Grandi<br />
Laghi.<br />
L’affondamento<br />
del Britannic<br />
e l’infermiera<br />
«maledetta»<br />
Il Transatlantico HMHS Britannic,<br />
o RMS Britannic prima di essere<br />
convertito in nave ospedale, fu il fratello<br />
del <strong>Titanic</strong> e dell’Olympic. Fu<br />
costruito a Belfast nel cantiere Harland<br />
& Wolff, il più grande cantiere<br />
navale dell’Irlanda del Nord, con acciaio<br />
proveniente dalla Scozia. Il Britannic<br />
era il più grande dei tre e anche<br />
il più sicuro, essendo stato progettato<br />
per resistere a un incidente simile<br />
a quello del <strong>Titanic</strong>. La costruzione<br />
iniziò il 30 novembre 1911 e la nave<br />
avrebbe dovuto chiamarsi Gigantic,<br />
con una stazza di 70.000 tonnellate,<br />
ma la tragedia del <strong>Titanic</strong> – avvenuta<br />
mentre i lavori erano in corso – obbligò<br />
i costruttori a limitarsi a costruire<br />
una nave più simile alle sue gemelle<br />
e a “moderare i toni” nella scelta del<br />
nome.<br />
Il transatlantico fu varato il 26<br />
febbraio 1914. Era lungo 275 metri e<br />
largo 29, aveva una stazza di 48.158<br />
tonnellate (molto meno delle 70 000<br />
previste per il Gigantic), ma avrebbe<br />
raggiunto le 52.000 una volta confi gurata<br />
per il servizio di linea. Era dotato<br />
di due macchine alternative a vapore<br />
reversibili, a doppio effetto, e triplice<br />
espansione, a quattro cilindri; più una<br />
turbina Parson a bassa pressione che<br />
alimentava le 3 eliche, 2 esterne a 3<br />
pale e una centrale a 4 pale. Le 29 caldaie,<br />
alimentate da 159 fornaci a car-<br />
Il Cap Arcona, affondato il 3 maggio 1945: ci furono<br />
7-8.000 morti, compresi quelli sul Thielbek e Athen<br />
bone, producevano una potenza di 50<br />
000 cavalli vapore, che permettevano<br />
alla nave di raggiungere la velocità di<br />
22 nodi.<br />
Poco <strong>dopo</strong> il varo, all’inizio della<br />
Prima guerra mondiale fu requisito<br />
dalla Royal Navy e convertito in<br />
nave ospedale esercitando compiti di<br />
soccorso tra il 1914 e il 1916; di qui<br />
il prefi sso HMHS, sigla di His Majesty’s<br />
Hospital Ship. Il Britannic fu affondato<br />
il 21 novembre 1916 da una<br />
mina navale tedesca al largo dell’isola<br />
di Kea, nel mar Egeo, pur riportando<br />
chiaramente le croci di soccorso che<br />
la contraddistinguevano come nave<br />
ospedale. L’esplosione che squarciò<br />
la nave si verifi cò in prossimità della<br />
zona macchine. Nonostante lo scafo<br />
fosse rinforzato, l’ingente danno<br />
lo fece affondare irrimediabilmente<br />
in 55 minuti: affondò prima la prua e<br />
poi la poppa e, quando le eliche furono<br />
appena fuori dall’acqua, il Britannic<br />
si inclinò brevemente verso destra<br />
per infi ne rovesciarsi in mare.<br />
L’affondamento causò la morte di<br />
30 persone, molte delle quali rimasero<br />
uccise dalle eliche ancora in movimento:<br />
questo perché non fu possibile<br />
fermarle a causa dei danni riportati<br />
dalla sala macchine a seguito<br />
dell’esplosione. La nave era scortata<br />
da altri mezzi navali che riuscirono<br />
a salvare 1070 persone. Alcune testimonianze<br />
non confermate da fonti<br />
uffi ciali riportano che l’esplosione<br />
fu esacerbata da materiale esplosivo<br />
trasportato a bordo (quasi certamente<br />
destinato a uso bellico) sebbene la<br />
nave fosse solo un mezzo di soccorso.<br />
Storie leggendarie sulla maledizione<br />
dei tre colossi della White<br />
Star Line notano che al momento<br />
dell’esplosione l’infermiera Violet<br />
Jessop lavorava sul Britannic; ella<br />
era anche a bordo dell’Olympic, speronato<br />
dall’Hawke, e soprattutto, faceva<br />
anche parte dell’equipaggio del<br />
<strong>Titanic</strong>.<br />
La triste fi ne<br />
del Transylvania<br />
La SS Transylvania era una lussuosa<br />
nave passeggeri costruita nel<br />
1914. Come tante altre, all’inizio della<br />
Prima guerra mondiale venne requisita<br />
dalla Royal Navy come piroscafo<br />
per il trasporto truppe. Il 3<br />
maggio del 1917 partì da Marsiglia<br />
scortato da due cacciatorpediniere<br />
giapponesi, il Matsu e il Sakaki. Il<br />
suo carico erano oltre 3000 persone<br />
tra membri dell’equipaggio, soldati<br />
e infermiere alla volta di Alessandria<br />
d’Egitto. Intorno alle ore 10 del 4<br />
maggio 1917, il Transylvania che stava<br />
transitando sottocosta al promontorio<br />
prospiciente al comune di Bergeggi,<br />
all’incirca due miglia a sud di<br />
capo Vado, venne colpito e affondato<br />
da due siluri lanciati dal sottomarino<br />
tedesco U-63. Le due navi di scorta<br />
iniziarono subito le operazioni di soccorso<br />
ma la corrente era molto forte in<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Violet Jessop, l’infermiera<br />
“maledetta”<br />
direzione sud-ovest. Molti naufraghi<br />
infatti vennero soccorsi dai pescatori<br />
al largo di Finale Ligure e soprattutto<br />
Noli. Le vittime accertate furono 414,<br />
molte di queste furono sepolte nel cimitero<br />
di Zinola, quartiere di Savona.<br />
Sugli scogli di fronte alla zona dove<br />
avvenne l’affondamento è stato eretto<br />
un monumento in memoria dei caduti<br />
nel naufragio. Il 7 ottobre 2011 i<br />
sommozzatori del Centro carabinieri<br />
subacquei di Genova hanno ritrovato<br />
il relitto del Transylvania a 630 metri<br />
di profondità al largo dell’isola di<br />
Bergeggi, poco a largo di Savona, con<br />
l’ausilio del minisommergibile “Pluto”<br />
della Marina Militare italiana.<br />
I reduci scozzesi<br />
La nave ammiraglia Iolaire (in gaelico<br />
scozzese “Aquila”) naufragò nel<br />
Capodanno del 1919 nello stretto di<br />
Minch, nel nord-ovest della Scozia.<br />
L’incidente venne considerato come<br />
uno dei peggiori disastri marittimi nel<br />
Regno Unito nel XX secolo. Infatti,<br />
morirono 205 delle 280 persone che<br />
si trovavano a bordo. La maggior parte<br />
dei passeggeri erano marinai che<br />
avevano combattuto durante la Prima<br />
guerra mondiale e che stavano facendo<br />
ritorno a casa, sull’isola scozzese<br />
di Lewis.<br />
Principessa Mafalda,<br />
orgoglio del Lloyd<br />
Italiano<br />
Il Principessa Mafalda (dal nome<br />
della Principessa di Casa Savoia) è<br />
stato un piroscafo del Lloyd Italiano<br />
varato nel 1908 e naufragato il 25 ottobre<br />
del 1927 davanti alla costa del<br />
Brasile, provocando la morte di 314<br />
persone secondo i dati forniti dall autorità<br />
italiane, anche se i giornali sudamericani<br />
riportarono un numero di<br />
morti decisamente superiore: 657.<br />
La nave fu celebre per i suoi allestimenti<br />
di gran lusso e per avere<br />
per la prima volta nella storia della<br />
navigazione la sala delle feste estesa<br />
in verticale su due ponti. Di quest’ultima<br />
caratteristica il Lloyd Italiano<br />
andava particolarmente fi ero poiché<br />
aveva suscitato l’ammirazione di tutta<br />
l’Europa aumentando il prestigio del-<br />
Il piroscafo Empress of Ireland, affondato il 29<br />
maggio 1914 nel golfo del fi ume San Lorenzo
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
he per l’alone di mistero che le avvolge<br />
n secolo di naufragi<br />
la fl otta italiana. Fu il primo piroscafo<br />
passeggeri italiano all’altezza della<br />
concorrenza nordeuropea, nonché la<br />
più grande nave sino ad allora costruita<br />
per una compagnia italiana.<br />
Il Principessa Mafalda era un vapore<br />
di medio tonnellaggio che effettuava<br />
la traversata dell’Oceano Atlantico,<br />
da Genova a Buenos Aires, con<br />
scalo a Rio de Janeiro e Santos; per<br />
diversi anni rimase la miglior nave<br />
su quella rotta. Era provvisto di due<br />
eliche e due motori con potenza di<br />
10.500 cavalli ciascuno e poteva raggiungere<br />
una velocità massima di circa<br />
17,5 nodi. La nave era lunga 146<br />
metri e larga 17. Nei piani originari ci<br />
doveva essere anche una nave gemella,<br />
la Principessa Jolanda, che però<br />
affondò durante il varo nel 1907. Il 22<br />
agosto 1914 compì un viaggio da Genova<br />
a New York (l’unico su quella<br />
rotta) e l’anno successivo fu requisita<br />
dalla Regia Marina, venendo adibita<br />
ad alloggio uffi ciali a Taranto durante<br />
la prima guerra mondiale.<br />
Nel 1918, con l’assorbimento del<br />
Lloyd Italiano nella Navigazione Generale<br />
Italiana, il Principessa Mafalda<br />
passò a tale compagnia e riprese<br />
il servizio sulla rotta dell’anteguerra.<br />
Rimase ammiraglia della Navigazione<br />
Generale Italiana sino al 1922, data<br />
del completamento del transatlantico<br />
Giulio Cesare, che ne assorbì il ruolo.<br />
La nave partì per il suo ultimo viaggio<br />
da Genova l’11 ottobre 1927 al<br />
comando del capitano Simone Gulì<br />
(un esperto marinaio siciliano sessantaduenne),<br />
con a bordo 1259 persone<br />
e, al momento del naufragio, si trovava<br />
a circa 80 miglia al largo della costa<br />
del Brasile, tra Salvador de Bahia<br />
e Rio de Janeiro.<br />
Wilhelm Gustloff,<br />
il più grave disastro<br />
della storia<br />
Il più grave disastro marittimo<br />
della storia riguarda la famosa nave<br />
passeggeri tedesca Wilhelm Gustloff.<br />
Fu varata nel 1937 ed era il gioiello<br />
della compagnia KdF (Kraft durch<br />
Freude). Era lunga oltre 200 metri,<br />
per una stazza di 25.893 tonnellate.<br />
La nave, che originariamente doveva<br />
chiamarsi Adolf Hitler, prese nome<br />
da Wilhelm Gustloff, fondatore e<br />
capo della sezione elvetica del partito<br />
nazionalsocialista, assassinato il 4<br />
febbraio del 1936 a Davos dallo studente<br />
ebreo David Frankfurter, che<br />
aveva deciso di compiere questo atto<br />
sperando di scuotere il popolo ebraico,<br />
esortandolo a combattere contro<br />
l’oppressione del nazismo. La Gustloff<br />
era la nave ammiraglia della fl otta<br />
KdF, che possedeva numerose altre<br />
navi, altrettanto grandi e famose,<br />
e con una storia analoga, ma la Gustloff<br />
era unica in quanto a lusso e sfarzosità.<br />
Numerose furono le crociere<br />
nell’Oceano Atlantico, nel Mar Mediterraneo<br />
e nei mari del Nord, alle<br />
quali partecipava la ricca borghesia<br />
tedesca.<br />
La nave divenne famosa, però,<br />
per essere stata affondata da un sommergibile<br />
sovietico nel corso della seconda<br />
guerra mondiale, il 30 gennaio<br />
1945 nel Mar Baltico. Il naufragio<br />
causò la morte di oltre 9000 persone<br />
divenendo il più grave mai registrato<br />
nella storia. Quel giorno la Gustloff<br />
lasciò la protezione del porto di<br />
Gotenhafen in condizioni climatiche<br />
davvero pessime, con vento molto<br />
forte, neve e temperatura di dieci<br />
gradi sotto lo zero. Molti blocchi di<br />
ghiaccio galleggiavano nel freddo<br />
mar Baltico. Le possibilità di sopravvivere<br />
per un naufrago, in un mare<br />
così freddo e con un tempo come<br />
Il Transylvania venne silurato il 4 maggio 1917<br />
Il piroscafo Principessa Mafalda naufragò il 25<br />
ottobre 1927 davanti alla costa del Brasile<br />
quello, erano nulle. La Gustloff iniziò<br />
il proprio viaggio senza alcuna scorta,<br />
armata solo di qualche armamento<br />
antiaereo, mentre nessuna difesa antisommergibile<br />
era installata.<br />
La lista dei passeggeri comprendeva<br />
918 uffi ciali, 173 membri<br />
dell’equipaggio, 373 membri delle<br />
Unità Navali Ausiliarie formata<br />
esclusivamente da donne, 162 feriti, e<br />
4.424 rifugiati, per un totale di 6.050<br />
persone. Tuttavia, la lista uffi ciale di<br />
carico non teneva conto delle centinaia<br />
di persone che avevano preso<br />
posto sul ponte della Gustloff. Infatti,<br />
nuove ricerche dimostrano che il<br />
numero totale di persone al momento<br />
dell’affondamento era superiore a<br />
10.000. La più attendibile ricerca fu<br />
quella di Heinz Schon che divise il<br />
numero di persone come segue: 8956<br />
rifugiati, 918 tra uffi ciali e membri<br />
della 2. Unterseeboot-Lehrdivision,<br />
373 donne delle Unità Ausiliarie, 173<br />
uomini delle forze navali, e 162 soldati<br />
feriti per un totale di 10.582 persone<br />
a bordo.<br />
Dopo essere stata colpita da tre siluri,<br />
la Gustloff affondò in meno di<br />
cinquanta minuti nelle acque nere e<br />
fredde del mar Baltico, portando con<br />
sé oltre 9.000 persone. Nessuna tragedia<br />
ebbe mai perdite di vite umane<br />
così pesanti.<br />
Cap Arcona e Goya,<br />
un’ecatombe<br />
Il Cap Arcona era un piroscafo di<br />
lusso, nave di bandiera della compagnia<br />
di navigazione Hamburg Süd.<br />
Lungo 196,2 metri e con una stazza<br />
di 27.561 tonnellate, fu varato<br />
il 14 maggio 1927. Era considerato<br />
una delle navi più belle della sua<br />
epoca. Il 3 maggio 1945 il Cap Arcona,<br />
il Thielbek e il Deutschland<br />
IV si trovavano nella Baia di Lubecca<br />
tra Neustadt in Holstein e Scharbeutz<br />
quando furono attaccate da aerei<br />
alleati. Due delle navi affondarono<br />
in seguito all’attacco e persero la<br />
vita tra le 7 e le 8.000 persone; 400<br />
prigionieri riuscirono a raggiungere<br />
le spiagge dove furono uccisi dalle<br />
SS e membri della Wehrmacht. I<br />
supersititi furono solo 200. L’affondamento<br />
della Cap Arcona fa parte,<br />
insieme a quello della Wilhelm Gustloff<br />
e della Goya (entrambe nel<br />
1945) delle tre tragedie del mare<br />
con il più elevato numero di vittime.<br />
Le responsabilità dell’incidente non<br />
vennero mai appurate.<br />
Il Goya era un mercantile tedesco<br />
(lunghezza 131 metri; larghezza<br />
17 e stazza lorda 5.230 tonnellate),<br />
che alla fi ne della guerra era stato utilizzato<br />
come nave per il trasporto di<br />
profughi. Venne affondato il 16 aprile<br />
1945 e nel disastro persero la vita almeno<br />
7.000.<br />
Andrea Doria,<br />
l’ultimo grande<br />
transatlantico<br />
Il triste naufragio dell’Andrea Doria<br />
avvenne il 25 luglio del 1956. La<br />
nave era in allontanamento dalla costa<br />
di Nantucket ed era diretta a New<br />
York quando si scontrò con la nave<br />
svedese Stockholm, della Swedish<br />
America Line, in quello che fu uno<br />
dei più famosi e controversi disastri<br />
marittimi della storia. Sebbene quasi<br />
tutti i passeggeri sopravvivessero<br />
(ne morirono 46, per la maggior parte<br />
alloggiati nelle cabine investite dalla<br />
prua della Stockholm), la nave, con<br />
una fi ancata completamente squarciata,<br />
si coricò su un fi anco e affondò<br />
<strong>dopo</strong> 11 ore, la mattina di giovedì<br />
26 luglio 1956, davanti alle coste<br />
americane. L’inclinazione della nave<br />
rese inutilizzabili metà delle scialuppe<br />
(tutte quelle sul lato opposto), ma<br />
in seguito al disastro del <strong>Titanic</strong> del<br />
1912 erano state migliorate le procedure<br />
di comunicazione di emergen-<br />
La tragedia del Lusitania avvenne il 7 maggio 1915<br />
I peggiori disastri marittimi<br />
<strong>Titanic</strong> – 15 aprile 1912, 1.503-1.523 morti<br />
Empress of Ireland – 30 maggio 1914, 1.012 morti<br />
Lusitania – 7 maggio 1915, 1.195-1.198 morti<br />
Eastland – 24 luglio 1915, 845 morti<br />
Britannic – 21 novembre 1916, 30 morti<br />
Transylvania – 4 maggio 1917, 414 morti<br />
Iolaire – 1º gennaio 1919, almeno 205 morti<br />
Principessa Mafalda – 25 ottobre 1927, 314 morti<br />
Lancastria – 17 giugno 1940, 2.000-5.000 morti<br />
Caribou – affondato da un U-Boot tedesco nell’ottobre 1942, 135<br />
morti<br />
Tango Maru – 29 giugno 1944, 3.000 morti<br />
Ryusei Maru – 29 giugno 1944, 4.998 morti<br />
Toyama Maru – 29 giugno 1944, circa 5.600 morti<br />
Koshu Maru – 3 agosto 1944, circa 1.540 morti<br />
Junyo Maru – 18 settembre 1944, circa 5.620 morti<br />
Wilhelm Gustloff – 30 gennaio 1945, 7.700-9.343 morti<br />
General von Steuben – 9 febbraio 1945, 4.000-4.500 morti<br />
Goya – 16 aprile 1945, oltre 7.000 morti<br />
Cap Arcona – 3 maggio 1945 7.000-8.000 morti compresi quelli<br />
sul Thielbek e Athen<br />
Princess Victoria – 31 gennaio 1953, 132 morti<br />
Novorossiysk – 29 ottobre 1955, 608 morti<br />
Andrea Doria – 26 luglio 1956, 45 morti<br />
Marina D’Aequa – 29 dicembre 1981, 30 morti<br />
Admiral Nachimov – 31 agosto 1986, 423 morti<br />
Herald of Free Enterprise – 6 marzo 1987, 134 morti<br />
Estonia – 28 settembre 1994, 852 morti<br />
F174 – 25 dicembre 1996, 289 morti<br />
Kater I Rades – 28 marzo 1997, almeno 85 morti<br />
Kursk – sottomarino nucleare russo, 12 agosto 2000, 118 morti<br />
Costa Concordia – 13 gennaio 2012, 30 morti e 2 dispersi<br />
za e si poterono chiamare altre navi<br />
in soccorso, inoltre le procedure e le<br />
manovre di evacuazione furono veloci<br />
ed effi cienti.<br />
L’Andrea Doria fu l’ultimo grande<br />
transatlantico ad affondare prima<br />
che l’aereo si imponesse come mezzo<br />
di trasporto per le lunghe traversate<br />
dell’Oceano Atlantico. Il relitto,<br />
mai recuperato, giace tuttora, posato<br />
sul fi anco di dritta, a una profondità<br />
di 75 metri. Le spedizioni più recenti<br />
hanno constatato come il materiale di<br />
pregio sia stato razziato, nel corso degli<br />
anni, da varie “incursioni” di sciacalli.<br />
Ha avuto una gemella, la Cristoforo<br />
Colombo; e una sostituta, molto<br />
simile nell’aspetto ma con alcuni accorgimenti<br />
tecnici, apportati appunto<br />
<strong>dopo</strong> l’esperienza del naufragio, la<br />
Leonardo da Vinci.<br />
Estonia,<br />
la «linea spezzata»<br />
L’Estonia era una nave traghetto<br />
della compagnia di navigazione Estline.<br />
Affondò il 28 settembre 1994<br />
durante un viaggio tra Tallinn e Stoccolma,<br />
con 989 persone a bordo; di<br />
queste, soltanto 137 sopravvissero,<br />
rendendo il naufragio dell’Estonia il<br />
peggior disastro marittimo in Europa<br />
a coinvolgere un traghetto. Nella<br />
notte tra il 27 e il 28 settembre 1994,<br />
l’Estonia, partita da Tallinn, stava navigando<br />
verso Stoccolma in condizioni<br />
di mare agitato. Verso l’una di notte<br />
la celata di prua, sottoposta a forti<br />
sollecitazioni a causa di onde alte<br />
fi no a quattro metri, cominciò a cedere,<br />
staccandosi del tutto all’una e un<br />
quarto. Il garage fu immediatamente<br />
invaso da una gran quantità d’acqua,<br />
che causò una forte inclinazione verso<br />
dritta. All’una e venti fu dato l’al-<br />
larme e due minuti <strong>dopo</strong> fu inviato il<br />
primo segnale di SOS. L’Estonia continuò<br />
a inclinarsi rapidamente, impedendo<br />
a gran parte dei passeggeri di<br />
mettersi in salvo; all’una e cinquanta,<br />
la nave sparì defi nitivamente dai<br />
radar. A Tallinn, nel parco esistente<br />
tra le mura della città vecchia e il<br />
porto, un monumento intitolato “Linea<br />
spezzata” ricorda i nomi e la memoria<br />
delle 852 vittime del naufragio<br />
dell’Estonia.<br />
La tragedia<br />
del Giglio<br />
L’ultimo naufragio della serie,<br />
quello della Costa Concordia, è ancora<br />
fresco nelle nostre menti e le cronache<br />
che riguardano questa nave da<br />
crociera della compagnia di navigazione<br />
genovese Costa Crociere non<br />
sono ancora esaurite. Ricorderemo<br />
soltanto che il naufragio, che ne causò<br />
il parziale affondamento, avvenne<br />
nella notte del 13 gennaio 2012 presso<br />
l’isola del Giglio. Morirono 30 persone<br />
e due risultano ancora disperse,<br />
sul totale delle 4 229 persone a bordo<br />
della nave tra equipaggio e passeggeri.<br />
La Costa Concordia risulta essere<br />
la nave passeggeri di più grosso tonnellaggio<br />
mai naufragata. Un triste<br />
primato che la compagnia ligure non<br />
avrebbe certamente voluto stabilire.<br />
La nave stava effettuando una<br />
crociera nel Mediterraneo, con partenza<br />
da Civitavecchia e scali previsti<br />
a Savona, Marsiglia, Barcellona,<br />
Palma de Maiorca, Cagliari e Palermo.<br />
La sera del 13 gennaio 2012, tra<br />
le 21.20 e le 21.40 ha urtato gli scogli<br />
de Le Scole, situati a circa 500 metri<br />
dal porto dell’Isola del Giglio, provocando<br />
uno squarcio di 70 metri nello<br />
scafo.<br />
La nave Iolaire affondò il Capodanno del 1919<br />
mare 3
4 mare<br />
Ci volle la tragedia del <strong>Titanic</strong> per capire il valore della vita umana in mare<br />
La sicurezza di navigazione non pu<br />
di Ivana Precetti<br />
La sicurezza della navigazione<br />
per la salvaguardia della<br />
vita umana è sempre stata<br />
un grosso problema, ma soltanto<br />
all’inizio del XX secolo – <strong>dopo</strong><br />
la tragedia del <strong>Titanic</strong> – si è sentita<br />
la necessità di risolverli mediante<br />
un impegno comune. Fino ad allora<br />
la regolamentazione relativa<br />
alla sicurezza della navigazione<br />
e dell’uomo aveva avuto carattere<br />
puramente frammentario e di<br />
tipo esclusivamente nazionale, in<br />
quanto ogni Paese marittimo aveva<br />
emanato norme più o meno valide<br />
che però erano prive dell’esperienza<br />
degli altri Paesi e limitate<br />
soltanto alle proprie navi. Fu una<br />
serie di disastri fra cui, come già<br />
detto, quello del transatlantico <strong>Titanic</strong>,<br />
a sollecitare gli stati ad approfondire<br />
le norme di sicurezza<br />
che avessero innanzitutto carattere<br />
internazionale nell’interesse del<br />
bene comune e che sopperissero<br />
alle carenze tecniche fi no ad allora<br />
esistenti.<br />
Imparare a fronteggiare<br />
le situazioni di emergenza<br />
Nel 1912 venne convocata a<br />
Londra una prima conferenza internazionale<br />
di alcuni Paesi marittimi,<br />
quasi tutti europei, al fi ne<br />
di regolare la questione delle comunicazioni<br />
rediotelegrafi che tra<br />
nave-nave e nave-stazione di terra.<br />
In quell’occasione non venne<br />
però esaminato a fondo il problema<br />
delle comunicazioni nave-nave<br />
per problemi di natura tecnica<br />
e per diffi coltà di organizzazione<br />
del personale di bordo.<br />
Due anni <strong>dopo</strong> (nel 1914), in<br />
seguito al disastro del <strong>Titanic</strong> in<br />
cui morirono 1503 persone, le nazioni<br />
marinare si riunirono ancora<br />
una volta a Londra e adottarono<br />
la Convenzione Internazionale<br />
per la Vita Umana in Mare (SO-<br />
LAS), tenendo conto degli insegnamenti<br />
derivati dalla tragedia<br />
del transatlantico. Fu la prima<br />
vera conferenza intesa a regolare<br />
la protezione marittima, nel senso<br />
di stabilire gli standard di sicurezza,<br />
sotto i vari e molteplici<br />
aspetti tecnici e sotto l’aspetto<br />
della preparazione del personale<br />
di bordo in modo da addestrarlo a<br />
fronteggiare i casi di emergenza.<br />
Questa prima Convenzione non<br />
entrò mai in vigore perché l’Europa<br />
venne sconvolta dalla prima<br />
guerra mondiale.<br />
Pavao Komadina:<br />
«Niente fu più<br />
come prima»<br />
“Oggi, invece di celebrare l’anniversario<br />
del disastro del <strong>Titanic</strong>,<br />
io festeggerei innanzitutto ciò che<br />
ha fatto il Carpathia e poi ovviamente<br />
l’istituzione della SOLAS”,<br />
ha detto il prof. Pavao Komadina,<br />
prorettore per la collaborazione<br />
con la comunità e l’economia<br />
e per l’occupazione degli studenti,<br />
nonché docente presso la Facoltà di<br />
marineria di Fiume, commentando<br />
brevemente l’istituzione di questa<br />
importante convenzione. “Sono<br />
leggi che hanno cambiato per sempre<br />
il mondo della navigazione e<br />
da quando sono state varate niente<br />
è stato più lo stesso. Gli incidenti in<br />
mare ci sono sempre stati e continueranno<br />
a esserci, ma grazie alla<br />
Gli scafi del <strong>Titanic</strong> e della nave gemella, Olympic, in costruzione a Belfast<br />
SOLAS il loro numero è diminuito<br />
in maniera signifi cativa. La tragedia<br />
del <strong>Titanic</strong> rimarrà impressa<br />
come la peggiore di tutti i tempi e<br />
non deve essere mai dimenticata,<br />
ma in questi tempi preferisco parlare<br />
della rivoluzione SOLAS e dei<br />
benefi ci che essa comporta”.<br />
Sicurezza: le prime<br />
misure obbligatorie<br />
Nel 1929 venne convocata, sempre<br />
nella capitale inglese, la seconda<br />
conferenza internazionale per la salvaguardia<br />
dell’uomo in mare che fu<br />
fi rmata il 31 maggio e dal punto di<br />
vista logistico risultava più aggiornata<br />
dell’ultima. Vi parteciparono 19<br />
Paesi. Tale convenzione si avvaleva<br />
dell’esperienza ricavata da alcune<br />
sciagure e in particolare poneva<br />
l’accento su alcuni punti di fondamentale<br />
importanza nella navigazione:<br />
sull’altezza delle paratie stagne e<br />
sui calcoli di galleggiamento in caso<br />
di allagamento, obbligava la costruzione<br />
dei mezzi di ammaina in modo<br />
che potessero assicurare il loro funzionamento<br />
anche con sbandamento<br />
fi no a 15 gradi, introdusse il concetto<br />
di segnale d’allarme automatico<br />
per il marconista che fosse momentaneamente<br />
assente o fuori servizio,<br />
la presenza a bordo di marittimi abilitati<br />
alla manovra e alla conduzione<br />
dei mezzi di salvataggio in rapporto<br />
al loro numero, l’addestramento<br />
dell’equipaggio a fronteggiare i casi<br />
di emergenza, l’obbligo a redigere<br />
sotto la responsabilità del coman-<br />
dante il ruolo d’appello e di eseguire<br />
le esercitazioni. Si parlò anche delle<br />
ore di ascolto e della presenza di un<br />
certifi cato di sicurezza radiotelegrafi<br />
co e venne inoltre discussa la normativa<br />
per gli abbordi in mare. Vennero<br />
fi ssate, infatti, norme per i fari e<br />
i fanali delle navi, le manovre evasive<br />
anticollisione delle navi in vista, i<br />
segnali sonori in tempo di nebbia e<br />
venne espresso il concetto della velocità<br />
moderata in relazione alle circostanze.<br />
Stabilità e antincendio:<br />
nuove norme<br />
Dopo la Seconda guerra mondiale,<br />
nel 1948, venne convocata<br />
la terza Conferenza Internazionale<br />
che venne fi rmata il 10 giugno.<br />
L’adesione degli stati fu numerosa:<br />
vi parteciparono 36 paesi, fra cui<br />
l’Italia. La Solas ‘48 fu la prima<br />
convenzione a trattare dettagliatamente<br />
le navi da carico, venne stabilito<br />
con esattezza il signifi cato di<br />
passeggero e i certifi cati di sicurezza<br />
da rilasciare alle navi da carico<br />
e la loro durata. Furono migliorate<br />
le norme precedenti per quanto<br />
concerne la costruzione (compartimentazione,<br />
stabilità, antincendio)<br />
e i mezzi collettivi individuali di<br />
salvataggio (caratteristiche, dotazioni,<br />
peso, percentuali, esercitazioni<br />
di emergenza) precisando che<br />
la messa a mare dei mezzi di salvataggio<br />
doveva avvenire per mezzo<br />
di gru e verricelli di tipo approvato.<br />
In quell’occasione fu anche fonda-<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Il <strong>Titanic</strong> oggi, sui fondali dell’Atlantico, dove riposa dal 15 aprile 1912<br />
Pavao Komadina<br />
ta l’IMCO (Intergovernment Marittime<br />
Consultive Organization)<br />
a cui venne inizialmente affi dato<br />
il compito della revisione delle<br />
norme a tutela della vita umana in<br />
mare, nonché l’aggiornamento del<br />
codice internazionale dei segnali.<br />
L’IMCO recentemente ha cambiato<br />
denominazione in IMO e di essa<br />
fanno parte oggi 136 Paesi.<br />
Gli insegnamenti<br />
dell’Andrea Doria<br />
La quarta Conferenza internazionale<br />
venne discussa dal 17 maggio<br />
1960 al 17 giugno, data della fi rma.<br />
Fu necessaria a causa dell’enorme<br />
sviluppo che aveva avuto la cantieristica<br />
navale e l’affondamento<br />
del transatlantico Andrea Doria il 26<br />
luglio 1956 in cui morirono 46 pas-<br />
Probabilmente l’ultima immagine del <strong>Titanic</strong>,<br />
<strong>dopo</strong> lo scalo a Queenstown (Irlanda) Ore 12 di mercoledì, 10 ap
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
2012<br />
ò essere un optional<br />
seggeri, contribuì senz’altro a fare<br />
rivedere le norme di sicurezza. Alla<br />
conferenza parteciparono 46 Paesi<br />
marittimi compresi quelli del Terzo<br />
mondo. La Solas sancì l’obbligo del<br />
rilascio del certifi cato di sicurezza<br />
alle navi da carico di stazza lorda<br />
superiore alle 500 tonnellate di navigazione<br />
internazionale, l’obbligatorietà<br />
delle cinture di sicurezza con<br />
un fi schietto e l’aggiornamento delle<br />
norme delle norme per prevenire<br />
gli abbordi in mare.<br />
La quinta Conferenza internazionale<br />
si tenne il 1.mo novembre<br />
1974 con la partecipazione di 70<br />
Paesi. È nota come SOLAS ’74 ed<br />
è tutt’oggi in vigore, ma è stata più<br />
volte corretta, aggiornata e integrata<br />
da appositi emendamenti. Questi<br />
emendamenti che riguardano la<br />
normativa per l’esecuzione delle visite<br />
e il rilascio dei relativi certifi cati,<br />
le macchine e gli impianti elettrici,<br />
i sistemi di protezione, la rilevazione<br />
e l’estinzione di incendi,<br />
l’equipaggiamento di navigazione e<br />
il funzionamento degli organi di governo,<br />
presero il nome di Protocollo<br />
1978 di cui successivamente la denominazione<br />
SOLAS ‘74/78.<br />
Scialuppe più sicure<br />
Le disposizioni relative ai dispositivi<br />
di sicurezza e ai mezzi di<br />
salvataggio sono contenuti nell’articolo<br />
III della SOLAS, di cui, una<br />
nuova versione è entrata in vigore<br />
il 1.mo luglio 1998. Le regole sono<br />
intese ad assicurare che in caso di<br />
catastrofi in mare, i passeggeri e<br />
rile 1912: partenza da Southampton<br />
La rotta del <strong>Titanic</strong> e quella probabile dell’iceberg<br />
l’equipaggio abbiano le più elevate<br />
probabilità di sopravvivenza. Lo<br />
sviluppo tecnologico dei progetti<br />
e dell’equipaggiamento, il miglioramento<br />
delle protezioni antincendio,<br />
la comunicazione satellitare,<br />
gli aerei di ricerca e soccorso, nonché<br />
l’addestramento del personale<br />
hanno consentito di migliorare la<br />
sicurezza in mare. Gli elicotteri e<br />
gli aerei per la ricerca e il soccorso<br />
erano infatti introvabili nel 1912.<br />
Oggigiorno sono utilizzati per localizzare<br />
e recuperare i superstiti.<br />
Per quanto riguarda l’allarme di<br />
emergenza, il <strong>Titanic</strong> disponeva di<br />
una radio la cui portata non superava<br />
le 200 miglia nautiche mentre<br />
al giorno d’oggi le navi possono<br />
comunicare attraverso i satelliti<br />
con qualsiasi posto del mondo. In<br />
quanto a scialuppe, nel <strong>Titanic</strong> alcune<br />
persone morirono per ipotermia<br />
in quanto queste ultime erano<br />
aperte e non offrivano alcun riparo<br />
dal freddo. Con la SOLAS le scialuppe<br />
devono essere parzialmente<br />
o completamente chiuse. Nelle<br />
navi passeggeri, le scialuppe parzialmente<br />
chiuse possono essere<br />
usate in quanto consentono un accesso<br />
piuttosto agevole, ma devono<br />
essere dotate di dispositivi per<br />
la chiusura totale. Tra le novità<br />
previste dalla SOLAS, anche l’uso<br />
di scivoli di evacuazione che il <strong>Titanic</strong><br />
non aveva. I passeggeri dello<br />
sfortunato transatlantico saltarono<br />
dalle fi nestre, dalle porte e dai<br />
ponti nelle scialuppe di salvataggio<br />
che erano state calate in mare, ferendosi<br />
o ferendo altri passeggeri. I<br />
nuovi scivoli di emergenza, attualmente<br />
imposti nelle navi passeggeri,<br />
sono più sicuri e veloci.<br />
Esercitazioni<br />
per l’equipaggio<br />
Al giorno d’oggi, le navi devono<br />
essere dotate inoltre di completi<br />
da immersione. La temperatura del<br />
mare, quando affondò il <strong>Titanic</strong>, era<br />
al di sotto del punto di gelo e molta<br />
gente morì in acqua in seguito a ipotermia.<br />
La SOLAS prevede che sia<br />
le navi passeggeri che quelle da carico<br />
dispongano di un certo numero<br />
di completi da immersione, ad uso<br />
principalmente dell’equipaggio delle<br />
barche di soccorso. Il <strong>Titanic</strong> non<br />
possedeva nemmeno un numero suffi<br />
ciente di scialuppe per tutti i passeggeri.<br />
Oggi le navi sono obbligate<br />
ad averne in numero adeguato (alcu-<br />
ne delle quali possono essere sostituite<br />
da zattere di salvataggio) per tutti<br />
i passeggeri e un numero di zattere<br />
corrispondente ad almeno il 25 per<br />
cento dei passeggeri imbarcati.<br />
Sul <strong>Titanic</strong> non venne mai svolta<br />
alcuna esercitazione. Il capitolo<br />
III della SOLAS impone che su<br />
tutte le navi passeggeri venga effettuata,<br />
con cadenza settimanale,<br />
un’esercitazione di abbandono nave<br />
e una di antincendio, come pure un<br />
addestramento del personale incaricato<br />
delle scialuppe di salvataggio.<br />
L’equipaggio del <strong>Titanic</strong> mancava<br />
di addestramenti di questo tipo<br />
e pochi sapevano su quale scialuppa<br />
avrebbero dovuto imbarcarsi in<br />
caso di emergenza. Inoltre, le scialuppe<br />
non furono riempite al massimo<br />
della loro capienza in quanto<br />
gli uffi ciali non sapevano se queste<br />
fossero abbastanza robuste. La<br />
SOLAS impone per ogni membro<br />
dell’equipaggio, la partecipazione<br />
a esercitazioni pratiche e il libero<br />
accesso alla documentazione informativa.<br />
Radiotelegrafi sti<br />
fuori servizio...<br />
Al momento del disastro, la stazione<br />
terra a Cape Race, in Terranova<br />
e molte altre navi che ricevettero<br />
il messaggio di soccorso, oltre<br />
al Carpathia e al Californian, ricevettero<br />
segnali disturbati e, di conseguenza,<br />
interpretarono male la<br />
posizione del <strong>Titanic</strong>. Gli EPIRB e<br />
il sistema GPS consentono al giorno<br />
d’oggi di lanciare in caso di necessità,<br />
anche automaticamente, un<br />
segnale di soccorso di ottima precisione.<br />
In quanto alle due suddette<br />
navi, il Californian si trovava a<br />
meno di 20 miglia dal <strong>Titanic</strong> ma,<br />
quando fu lanciato l’allarme, il radiotelegrafi<br />
sta era fuori servizio cosicché<br />
soltanto il Carpathia fece il<br />
suo dovere e salvò più di 700 persone.<br />
La SOLAS prevede che ogni<br />
nave in navigazione debba mantenere<br />
un ascolto continuo sulle frequenze<br />
di sicurezza e di pericolo.<br />
Tra le manchevolezze del <strong>Titanic</strong>,<br />
anche l’impianto di amplifi cazione<br />
con il risultato che le informazioni<br />
fi ltrarono lentamente tra i passeggeri<br />
aggiungendo confusione al disordine.<br />
In base alle disposizioni della<br />
SOLAS le navi passeggeri devono<br />
disporre oggi di un impianto di questo<br />
tipo per la diffusione delle comunicazioni<br />
di sicurezza.<br />
Le «pattuglie<br />
dei ghiacci»<br />
Un’altra delle curiosità riguardanti<br />
il <strong>Titanic</strong> è che la commissione<br />
che si occupò del disastro stabilì<br />
che la nave procedeva a una<br />
velocità troppo elevata in funzione<br />
della pericolosità e delle caratteristiche<br />
dell’area che stava attraversando.<br />
Secondo la SOLAS, nel<br />
momento in cui viene segnalata la<br />
presenza di ghiacci, il comandante<br />
è costretto a procedere a velocità<br />
moderata oppure a modifi care la<br />
propria rotta. E infi ne, nella prima<br />
SOLAS (1914), <strong>dopo</strong> il disastro<br />
del transatlantico venne istituito il<br />
corpo di pattugliamento dei ghiacci<br />
(Ice Patrol), che continua, ancor<br />
oggi, ad essere un’esigenza della<br />
SOLAS e che consiste in un certo<br />
numero di piccole navi ben attrezzate<br />
per svolgere i servizi loro<br />
affi dati.<br />
mare 5<br />
Una fotografi a del probabile iceberg scattata l’indomani mattina dal Carpathia<br />
La loro missione è la ricerca<br />
degli “icebergs” e la determinazione<br />
dei limiti meridionali dei campi<br />
di ghiaccio. Le navi di pattuglia<br />
segnalano per radiogramma la posizione<br />
dei ghiacci avvistati nelle<br />
vicinanze delle traffi cate rotte<br />
transatlantiche e questi messaggi<br />
vengono trasmessi dalle grandi<br />
stazioni terrestri americane a tutte<br />
le navi in navigazione. Inoltre, tutti<br />
gli “icebergs” e i “growlers” pericolosi,<br />
<strong>dopo</strong> esser stati scoperti e<br />
localizzati, vengono seguiti dalla<br />
pattuglia, giorno <strong>dopo</strong> giorno, nel<br />
loro cammino di deriva al fi ne di<br />
aumentare la sicurezza della navigazione.<br />
Oltre agli Stati Uniti, al<br />
servizio partecipano altri Paesi interessati<br />
come il Canada, la Norvegia<br />
e la Russia, con costanti aggiornamenti<br />
ai naviganti per quel<br />
che concerne lo stato dei ghiacci<br />
nel Baltico, Golfo di Finlandia,<br />
Mar Bianco e Mar di Barents.
6 mare<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Molti fi lm raccontano la storia del naufragio: storie romanzate, spesso storpiate, di una<br />
<strong>Titanic</strong>, una «miniera» per il<br />
di Florinda Klevisser<br />
Sul tema della tragedia del <strong>Titanic</strong> è stata<br />
realizzata una ricchissima fi lmografi a.<br />
Sono molti, infatti, i titoli che raccontano<br />
direttamente la sua storia, ma ancor di più<br />
quelli che da essa prendono spunto.<br />
Le tecnologie cambiano nel tempo e così<br />
anche il taglio dato al fi lm. Si passa, andando<br />
a ritroso, dai contenuti romantici della pellicola<br />
di Cameron alla propaganda nazista della<br />
pellicola voluta da Goebbels e al fi lmato breve<br />
di tipo realistico uscito a soli 29 giorni dalla<br />
tragedia.<br />
Vi proponiamo ora una breve carrellata<br />
delle principali pellicole che raccontano la<br />
storia della nave che nel bene o nel male era<br />
destinata a diventare la più famosa al mondo.<br />
Il fascino del muto<br />
Saved From The <strong>Titanic</strong> (1912) – Salvati<br />
dal <strong>Titanic</strong><br />
Tipologia: fi lm muto in B/N, formato<br />
1.33:1, durata 10 minuti<br />
Regia: Étienne Arnaud<br />
Produzione: americana, Eclair Films<br />
Cast: Dorothy Gibson, Alec B. Francis e<br />
Julia Stuart.<br />
Dorothy Gibson, un’attrice poco conosciuta<br />
che viaggiava in prima classe sulla nave (il<br />
costo del biglietto di una cabina in prima classe<br />
era pari a un controvalore di 75.000 dollari<br />
di oggi), è una dei superstiti della tragedia del<br />
<strong>Titanic</strong>. A un paio di settimane dal drammatico<br />
fatto si trova a raccontare la sua storia (alquanto<br />
romanzata e storpiata) in questo breve<br />
ma affascinante fi lmato muto. La pellicola<br />
venne presentata al pubblico a soli 29 giorni<br />
dalla tragedia, <strong>dopo</strong> una settimana di riprese.<br />
Venne criticata aspramente per la commercializzazione<br />
di un evento talmente drammatico,<br />
ma ottenne anche ottime critiche e un vasto<br />
successo di pubblico. Fu il primo di una lunga<br />
serie di fi lm sul disastro.<br />
La Gibson fu co-autrice del copione e recitò<br />
la parte di sé stessa mentre raccontava la<br />
storia di come aveva salvato i genitori e il fi -<br />
danzato (fi ttizi), anche se la realtà dei fatti era<br />
ben diversa. Era stata una delle prime persone<br />
ad aver raggiunto la salvezza sulle scialuppe<br />
di salvataggio. Per rendere il racconto più realistico<br />
utilizzò per le riprese lo stesso abito<br />
che aveva indosso quella fatidica notte.<br />
La pellicola originale venne distrutta in un<br />
incendio nel marzo del 1914 e non ne esistono<br />
copie superstiti. In quel periodo vennero<br />
realizzate altre pellicole sul tema, di grande<br />
attualità, ma non ne rimangono molte tracce.<br />
In quegli anni era diffi cile preservare intatte<br />
le copie a causa di problemi di manutenzione<br />
e incendi. Si stima che circa il 90 per cento<br />
delle pellicole dei fi lm muti siano andate<br />
perdute.<br />
L’allegoria voluta<br />
dalla propaganda nazista<br />
<strong>Titanic</strong> (1943)<br />
Tipologia: B/N, formato 1.37: 1, durata<br />
85min. (censurato in Germania e ridotto a 80<br />
min)<br />
Regia: Herbert Selpin e Werner Klingler<br />
L’ultimo <strong>Titanic</strong> ha avuto in Leonardo DiCaprio e Kate Winslet i protagonisti<br />
Una scena del fi lm prodotto nel 1953<br />
Produzione: tedesca, Tobis Productions<br />
per UFA<br />
Cast: Sybille Schmitz, Hans Nielsen e<br />
Kirsten Heiberg<br />
Il fi lm è una produzione tedesca nel 1943,<br />
voluto dalla propaganda nazista nel corso della<br />
II Guerra Mondiale. Venne realizzato a Berlino<br />
e proiettato per un breve periodo nell’Europa<br />
occupata. Fu ben presto ritirato e messo<br />
al bando dal ministro della Propaganda Joseph<br />
Goebbels, il promotore dell’idea dimostratasi<br />
però poco adatta agli scopi che si era prefi gurato.<br />
Il fi lm aveva, infatti, l’obiettivo di utilizzare<br />
la tragedia del <strong>Titanic</strong> come esempio<br />
dell’ineffi cienza degli alleati per screditare il<br />
capitalismo anglo-americano e glorifi care al<br />
contempo il coraggio e l’altruismo dell’uomo<br />
germanico. Più in generale, era un’allegoria<br />
sull’arroganza e sulla presunzione umana. A<br />
causa di ovvie inesattezze storiche venne percepito<br />
dal pubblico come un tentativo patetico<br />
e ritirato quindi dalla visione. L’ironia della<br />
sorte volle che una parte degli effetti speciali<br />
del fi lm fossero inclusi in un alcune produzioni<br />
americane successive e nel fi lm inglese A<br />
Night to Remember del 1958.<br />
Questo fi lm è stato molto criticato, ma anche<br />
molto copiato nella storia del cinema. Dimostrava<br />
ancora una volta la superiorità del<br />
cinema tedesco di quel periodo, avanti coi<br />
tempi. Il regista Herbert Selpin era apertamente<br />
contrario ai principi nazisti. Venne arrestato<br />
prima di terminare le riprese e costretto<br />
al suicidio in un campo di concentramento.<br />
Il ruolo principale lo aveva l’icona del cinema<br />
Sybille Schmitz, la quale raggiunse l’apice<br />
della sua fama solo 27 anni <strong>dopo</strong> la morte,<br />
quando la sua vita venne riadattata e riproposta<br />
dal regista R. W. Fassbinder nel fi lm “Die<br />
Sehnsucht der Veronika Voss”.<br />
Le critiche dei puristi<br />
<strong>Titanic</strong> (1953)<br />
Tipologia: B/N, format 1.37:1, durata 97-<br />
98 min.<br />
Regia: Jean Negulesco<br />
Produzione: americana, Twentieth Century-Fox<br />
Film Corp.<br />
Cast: Clifton Webb, Barbara Stanwyck e<br />
Robert Wagner<br />
La locandina del 1912 Il fi lm del 1943<br />
Il fi lm del 1953<br />
È uno degli ultimi fi lm della Fox fi lmati<br />
nel format 1.37:1. Soltanto un anno <strong>dopo</strong> venne<br />
adottata la tecnologia per lo schermo largo,<br />
a colori. La sceneggiatura vinse il premio<br />
Oscar, ma i risultati al botteghino furono deludenti.<br />
Il fi lm venne criticato dai puristi appassionati<br />
alla storia del <strong>Titanic</strong>, ma diventò<br />
comunque un grande successo nella storia del<br />
cinema e molti aspetti ne vennero successivamente<br />
ripresi nel fi lm di Cameron del 1997.<br />
La sequenza di immagini nella quale Sturges<br />
e il fi glio vanno incontro a morte certa, mentre<br />
cantano “Nearer My God to Thee”, è entrata<br />
a far parte della storia del mito del <strong>Titanic</strong>,<br />
creando un gran numero di appassionati.<br />
Per aumentare l’accuratezza nella riproduzione<br />
degli eventi, il produttore interpellò il capitano<br />
della Queen Elizabeth come consulente<br />
tecnico e l’unica musica del fi lm è quella della<br />
band che suonava sulla nave, senza altre musiche<br />
di sottofondo.<br />
Come la maggior parte dei fi lm statunitensi,<br />
il <strong>Titanic</strong> fu una produzione realizzata<br />
interamente in studio, a Hollywood. Molti<br />
dei bellissimi set utilizzati per questo fi lm<br />
vennero riutilizzati successivamente per le<br />
riprese di altre pellicole. Il modellino della<br />
nave è in bella mostra al Museo Marittimo<br />
del Massachusetts. Alcuni dei sopravvissuti<br />
alla tragedia del <strong>Titanic</strong> vennero invitati<br />
a una proiezione speciale della pellicola a<br />
New York.
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
L’unico fi lm «vero»<br />
A night to remember (1958) – <strong>Titanic</strong>, latitudine<br />
41 Nord<br />
Tipologia: B/N, formato 1.66: 1, durata<br />
123 min.<br />
Regia: Roy Ward Baker<br />
Produzione: britannica, Twentieth Century-Fox<br />
Film Corp.<br />
Cast: Kenneth More, Ronald Allen and<br />
Robert Ayres<br />
È considerato il fi lm più meticoloso girato<br />
sulla tragedia del <strong>Titanic</strong>. La passione del produttore<br />
William MacQuitty per la nave <strong>Titanic</strong><br />
nacque molto presto, quando nel maggio<br />
del 1911 il padre lo portò al varo. Aveva soli 6<br />
anni. Nel 1956 William, era diventato un produttore<br />
di successo. Dopo aver letto il romanzo<br />
bestseller ‘A Night To Remember’ di Walter<br />
Lord, ne acquistò i diritti per 7.000 dollari<br />
e decise di trarne un fi lm. La storia raccontava<br />
l’ultima note del <strong>Titanic</strong> in modo molto realistico,<br />
seguendo la vicenda minuto per minuto.<br />
Scelse per la regia Roy Baker perché costui<br />
aveva una lunga esperienza nella direzione<br />
di fi lm su temi marittimi.<br />
L’attenzione venne focalizzata sulle persone<br />
che presero realmente parte alla tragedia<br />
del 14 aprile. Gli effetti speciali non erano<br />
all’altezza della versione precedente della<br />
Fox del 1953, ma l’approccio documentaristico-drammatico<br />
si dimostrò un successo e<br />
diede una nuova luce ai vari aspetti della sto-<br />
ria. Le riprese vennero fatte su una nave vera,<br />
nei Pinewood Studios in Gran Bretagna. La<br />
prima visione in Gran Bretagna, il 3 luglio<br />
del 1953, fu un gran successo mentre la prima<br />
Americana riscosse ben poco entusiasmo.<br />
Mancavano le star famose e la dose di romanticismo<br />
che piaceva agli americani, presente<br />
in quasi tutti i fi lm degli anni ‘50. Questo fi lm<br />
viene considerato oggi dagli amanti del <strong>Titanic</strong><br />
quale l’unico che rispecchi in modo veritiero<br />
la tragedia.<br />
La prima pellicola a colori<br />
S.O.S. <strong>Titanic</strong> (1979)<br />
Tipologia: fi lm tv drammatico a colori,<br />
durata 102 min. (inizialmente erano 150, ma<br />
venne poi ulteriormente tagliato a 90 minuti<br />
negli USA per l’uscita in VHS)<br />
Regia: William Hale<br />
Produzione: anglo-americana, Argonaut,<br />
EMI TV, Roger Gimbel Productions<br />
Cast: David Janssen, Cloris Leachman e<br />
Susan Saint James<br />
È il primo fi lm a colori sul <strong>Titanic</strong>. Arriva<br />
in un momento in cui la storia del <strong>Titanic</strong><br />
è ampiamente mitizzata e popolare. Vengono<br />
qui affrontati anche temi prima tralasciati,<br />
quali la distinzione di classe tra i passeggeri,<br />
prima e <strong>dopo</strong> il disastro. Oltre all’impegno<br />
sociale, venne dato ampio spazio all’atmosfera<br />
goliardica a bordo prima della tragedia e<br />
alla responsabilità civile.<br />
Molte delle scene di questo fi lm vennero<br />
girate sulla famosa nave dell’RMS Queen<br />
Mary a Long Beach, California. La pellicola<br />
è piena di anacronismi alquanto evidenti. Un<br />
esempio è il radar che si vede sul ponte di comando,<br />
installato sulle navi solo 30 anni <strong>dopo</strong><br />
l’affondamento del <strong>Titanic</strong>.<br />
Un fl op… storico<br />
Raise the <strong>Titanic</strong> (1980) – Blitz nell’oceano<br />
Tipologia: fi lm drammatico-avventura a<br />
colori, durata 115 min.<br />
Regia: Jerry Jameson<br />
Produzione: anglo-americana, Incorporated<br />
Television Company (ITC)<br />
Cast: Jason Robards, Richard Jordan e<br />
David Selby.<br />
È basato sul romanzo mediocre di Clive<br />
Cusserl, bestseller per parecchi anni. L’accuratezza<br />
nel seguirne la trama è però poco precisa.<br />
Racconta la storia del tentativo di recupero<br />
del relitto della nave, da parte della Marina<br />
Militare statunitense perché è formato da<br />
un metallo prezioso che chiamano Byzanium,<br />
di cui hanno bisogno per la realizzazione di<br />
un nuovo sistema di difesa nucleare. La pessima<br />
recitazione, i dialoghi poco scorrevoli e<br />
le inesattezze storiche vengono compensati<br />
da ottimi effetti speciali e una piacevole colonna<br />
sonora. Le sequenze subacquee sono<br />
molto simili a quelle che vennero riprese dalla<br />
spedizione di Ballard che trovò il relitto 5<br />
anni <strong>dopo</strong>.<br />
Il fi lm fu uno dei maggiori fl op economici<br />
della storia del cinema. Per la produzione vennero<br />
spesi 40 milioni di dollari e il solo costo<br />
degli effetti speciali fu superiore a quello della<br />
costruzione della nave <strong>Titanic</strong> nel 1911.<br />
La miniserie TV<br />
<strong>Titanic</strong> (1996)<br />
Tipologia: miniserie televisiva a colori,<br />
durata 173 min. (in Croazia tagliato a 132<br />
min)<br />
Regia: Robert Lieberman<br />
Cast: George C. Scott, Peter Gallagher,<br />
Catherine Zeta-Jones<br />
Il fi lm venne prodotto poco prima di quello<br />
di James Cameron e ripropone una storia<br />
molto simile. Andò in onda in due sere di novembre.<br />
La prima parte ebbe un buon dato<br />
di ascolto, cosa che però non si ripeté per la<br />
seconda parte. È la prima rappresentazione<br />
computerizzata della tragedia.<br />
Tutti i primati<br />
di James Cameron<br />
<strong>Titanic</strong> (1997)<br />
Tipologia: fi lm epico-romantico a colori,<br />
durata 195 min.<br />
Regia: James Cameron<br />
Produzione: Americana, Paramount Pictures<br />
Cast: Leonardo DiCaprio, Jack Dawson e<br />
Kate Winslet.<br />
Il famosissimo fi lm di James Cameron è<br />
stato nominato a 14 premi Oscar, vincendone<br />
ben 11, inclusi quello per il miglior fi lm e la<br />
mare 7<br />
tragica realtà Film nel quale compare il <strong>Titanic</strong>:<br />
In Nacht Und Eis (1912)<br />
Cavalcade (1933)<br />
The Unsinkable Molly Brown (1964)<br />
Time Bandits (1981)<br />
mondo del cinema<br />
La locandina del fi lm prodotto nel 1979<br />
Un’altra scena della pellicola del 1997<br />
“<strong>Titanic</strong>” del 1996<br />
Ghostbusters 2 (1989)<br />
No Greater Love (1996)<br />
The Chambermaid (On The <strong>Titanic</strong>) (1997)<br />
Ghosts Of The Abyss (2003)<br />
Film ispirati dal <strong>Titanic</strong>:<br />
Atlantis (1913)<br />
Atlantic (1929)<br />
History Is Made At Night (1937)<br />
The Last Voyage (1960)<br />
The Poseidon Adventure (1972)<br />
The Memory Of Eva Ryker (1980)<br />
Goliath Awaits (1981)<br />
Thumbtanic (2000)<br />
<strong>Titanic</strong> 2 (2010)<br />
Il <strong>Titanic</strong> inTV:<br />
A Night To Remember (1956)<br />
Telephone Time (1957)<br />
One Step Beyond (1959)<br />
Time Tunnel (1966)<br />
Night Gallery (1970)<br />
Upstairs, Downstairs (1971)<br />
Voyagers (1982)<br />
miglior regia. È uno dei tre fi lm della storia<br />
del cinema a vincere un totale di 11 premi<br />
Oscar. Gli altri sono Ben-Hur (11 Oscar<br />
su 12 nomination) e Il Signore degli Anelli<br />
– Il ritorno del re (11 Oscar su 11 nomination).<br />
Rappresenta un’immaginaria descrizione<br />
dell’affondamento del <strong>Titanic</strong> affrontata in<br />
modo molto romantico.<br />
La produzione iniziò nel 1995, quando<br />
Cameron fece alcune riprese dell’attuale relitto<br />
del <strong>Titanic</strong>, tanto che sommando il tempo<br />
di tutte le immersioni Cameron è stato sul<br />
<strong>Titanic</strong> più a lungo dei suoi passeggeri; “solo<br />
di quelli sopravvissuti”, ha tenuto a precisare<br />
lui. Divenne il fi lm di maggior incasso nella<br />
storia del cinema, guadagnando al botteghino<br />
1,8 miliardi di dollari (il primato rimase<br />
per 12 anni, fi no al 2010 quando venne superato<br />
dal fi lm successivo di Cameron, Avatar)<br />
e il primo fi lm a raggiungere il miliardo<br />
di dollari di incassi. <strong>Titanic</strong> è al sesto posto<br />
nella classifi ca dei migliori fi lm epici di tutti<br />
i tempi nella AFI’s 10 Top 10 della American<br />
Film Institute.<br />
La ricostruzione del molo della White Star<br />
Line di Southampton è il set più grande mai<br />
realizzato nella storia del cinema. Non esistendo<br />
uno studio così grande dove costruire,<br />
e successivamente affondare, una copia del<br />
<strong>Titanic</strong> in scala 1:1, con relativi interni, la Fox<br />
acquistò a Rosarito, in Messico, svariati ettari<br />
di terreno per costruire da zero uno studio<br />
cinematografi co. Lo studio, tuttora operativo,<br />
è l’unico al mondo a possedere la vasca d’acqua<br />
più grande e profonda al mondo utilizzabile<br />
per produzioni cinematografi che. Gli interni,<br />
invece, furono costruiti e fatti affondare<br />
in teatri di posa costruiti all’interno degli<br />
studios.<br />
<strong>Titanic</strong> fu uno dei primi fi lm a utilizzare<br />
comparse digitali, ricreate con il computer,<br />
ma per aumentare l’accuratezza della storia,<br />
molti dei dialoghi tra i passeggeri sono basati<br />
su vere testimonianze dei sopravvissuti alla<br />
tragedia.<br />
La ridistribuzione del fi lm nei cinema di<br />
tutto il mondo in 3D è iniziata il 4 aprile 2012,<br />
per celebrare il centesimo anniversario della<br />
partenza per il viaggio inaugurale.<br />
Record i Oscar e di incassi<br />
per il <strong>Titanic</strong> del 1997
8 mare<br />
La facoltà di Marineria di Fiume ricorda la più grande tragedia navale della storia c<br />
<strong>Titanic</strong>, oltre il mito e la leg<br />
di Monica Kajin Benussi<br />
In occasione del centesimo anniversario<br />
della tragedia navale<br />
più famosa e discussa nella storia,<br />
venerdì 13 aprile (alle 17.30) alla<br />
facoltà di Marineria di Fiume verrà<br />
inaugurata la mostra intitolata “<strong>Titanic</strong>-Carpathia<br />
– 100 anni <strong>dopo</strong>”. Sullo<br />
sventurato viaggio inaugurale del<br />
<strong>Titanic</strong>, terminato tragicamente con<br />
la perdita di 1.395 vite umane, sono<br />
stati scritti fi umi di parole, realizzati<br />
una ventina tra documentari e fi lm,<br />
ma questa tragica vicenda continua<br />
ad affascinare tuttora milioni di persone<br />
in tutto il mondo. Insomma, una<br />
sciagura che è entrata nell’immaginario<br />
collettivo quasi subito e che ha<br />
avuto un forte impatto sulla società,<br />
che persiste tuttora, a cent’anni esatti<br />
dall’affondamento dell’“inaffondabile”<br />
transatlantico. Quello che recentemente<br />
ha rinnovato e alimentato<br />
l’interesse per questo triste avvenimento<br />
è stato, purtroppo, il naufragio<br />
della Costa Concordia, in quanto<br />
numerosi passeggeri sopravvissuti<br />
hanno dichiarato che sembrava di essere<br />
sul <strong>Titanic</strong> (ovviamente si riferivano<br />
alle trasposizioni cinematografi<br />
che sul <strong>Titanic</strong>) quella fatidica notte<br />
del 14 aprile 1912.<br />
Ne abbiamo parlato con gli autori<br />
dell’allestimento, il preside della<br />
facoltà di Marineria, Serđo Kos,<br />
e il professor Robert Mohović. “La<br />
mostra è stata concepita in modo da<br />
creare un forte collegamento tra il<br />
<strong>Titanic</strong>, il Carpathia e il capoluogo<br />
quarnerino”, ha esordito Serđo Kos.<br />
Grande accoglienza<br />
per i salvatori<br />
Infatti, il Carpathia, lungo 165<br />
metri, effettuò il suo primo viaggio<br />
nel 1903 e presto prese servizio tra<br />
New York, Trieste, Fiume e altri porti<br />
del Mediterraneo. Nella notte del<br />
naufragio (14 aprile 1912), il transatlantico<br />
stava viaggiando proprio<br />
da New York verso Fiume. Dopo<br />
aver ricevuto il segnale di soccorso<br />
dal <strong>Titanic</strong>, il capitano del Carpathia<br />
tracciò immediatamente una rotta da<br />
percorrere a velocità massima, mentre<br />
tutto l’equipaggio, composto da<br />
una cinquantina di persone provenienti<br />
dall’Istria e dal litorale croato,<br />
si stava preparando per soccorrere<br />
i naufraghi. Dopo aver trasportato<br />
i superstiti del <strong>Titanic</strong> a New York,<br />
il Carpathia riprese il suo viaggio<br />
verso Fiume, dove giunse il 6 maggio<br />
1912. A Fiume il Carpathia venne<br />
accolto dalle massime autorità e<br />
da una folla di gente, accorsa in porto<br />
per salutare e rendere omaggio ai<br />
salvatori dei naufraghi del <strong>Titanic</strong>.<br />
Il naufragio...<br />
per eccellenza<br />
“Diversi sono gli elementi che<br />
compongono l’esposizione: una parte<br />
è prettamente ‘tecnica’, ossia viene<br />
analizzato il naufragio del <strong>Titanic</strong><br />
sotto l’aspetto nautico, navalmeccanico<br />
e della radiocomunicazione.<br />
Una parte della mostra sarà dedicata<br />
anche all’analisi comparata delle<br />
caratteristiche tecniche del <strong>Titanic</strong> e<br />
delle navi passeggeri moderne, ossia<br />
sarà incentrata sullo sviluppo della<br />
tecnologia nell’arco di un secolo.<br />
Una parte riguarderà ovviamente il<br />
naufragio stesso, con un’attenzione<br />
particolare alla sicurezza in mare in<br />
generale”, ha puntualizzato il preside<br />
della facoltà di Marineria.<br />
“La tragedia del <strong>Titanic</strong> – ha proseguito<br />
Kos – è stata un evento importantissimo,<br />
che ha determinato<br />
una svolta nella storia della marineria.<br />
Anche prima del <strong>Titanic</strong> c’erano<br />
stati numerosi naufragi, ma nessuno<br />
di essi ha avuto un tale impatto sulla<br />
marineria quanto il <strong>Titanic</strong>, comportando<br />
importanti cambiamenti nella<br />
storia navale. Senza dubbio, uno di<br />
questi è stato l’entrata in vigore della<br />
Convenzione internazionale sulla<br />
tutela delle vite umane in mare. Volevamo,<br />
inoltre, mettere in evidenza<br />
il fatto che Fiume e questo evento<br />
sono profondamente legati tramite il<br />
Carpathia, la nave passeggeri di proprietà<br />
della compagnia inglese Cunard<br />
Line, divenuta famosa proprio<br />
per aver tratto in salvo i naufraghi<br />
del <strong>Titanic</strong>”.<br />
L’orario dei marconisti<br />
“Abbiamo analizzato in particolare<br />
la radiocomunicazione, che nel<br />
nel corso dei decenni ha visto un notevole<br />
progresso grazie al sistema<br />
satellitare globale di navigazione –<br />
ha aggiunto il prof. Kos –. All’epoca<br />
del <strong>Titanic</strong>, invece, aveva appena<br />
cominciato a svilupparsi e quindi<br />
era abbastanza limitata. Una curiosità<br />
dell’epoca è il fatto che i radiotelegrafi<br />
sti, quindi anche quelli che<br />
si trovavano sul <strong>Titanic</strong>, non erano<br />
impiegati delle compagnie navali<br />
bensì erano alle dipendenze della<br />
compagnia di Guglielmo Marconi,<br />
cosa che comportava orari di lavoro<br />
particolari. Con questo allestimento<br />
desideriamo onorare le vittime del<br />
naufragio ed esprimere un riconoscimento<br />
profondo all’equipaggio<br />
del Carpathia, che salvò molti naufraghi<br />
da morte sicura”.<br />
L’esposizione sarà arricchita dai<br />
dipinti del pittore Nedjeljko Žunić<br />
ritraenti il <strong>Titanic</strong>, che verranno<br />
esposti per la prima volta, e da articoli<br />
di giornale riportanti la notizia<br />
del naufragio, tra cui quelli pubblicati<br />
sulla Voce del popolo. Dopo<br />
l’inaugurazione della mostra, avrà<br />
luogo una conferenza incentrata sugli<br />
aspetti sociologici, medici e fi losofi<br />
ci di questa tragedia che è stata<br />
ideata dagli studenti dell’Universi-<br />
tà di Fiume, in collaborazione con la<br />
Città di Fiume. La mostra verrà allestita<br />
nella Sala del Consiglio, lo spazio<br />
più rappresentativo e importante<br />
della facoltà di Marineria, e rimarrà<br />
aperta fi no al 13 maggio. “Dopo<br />
questa data – ci ha rivelato il preside<br />
– la mostra subirà delle piccole modifi<br />
che e diventerà allestimento permanente<br />
della nostra facoltà”.<br />
Miti e leggende<br />
Oltre agli aspetti tecnici, che attireranno<br />
sicuramente un pubblico di<br />
esperti, la mostra prevede una parte<br />
dedicata ai miti e alle leggende che si<br />
sono sviluppati nel corso degli anni<br />
<strong>dopo</strong> l’affondamento del transatlantico.<br />
“I miti sul <strong>Titanic</strong> sono tantissimi<br />
e non mancano nemmeno le teorie<br />
controverse. Innanzitutto, non è<br />
vero che il <strong>Titanic</strong> navigasse a una<br />
velocità troppo elevata per conquistare<br />
il Nastro Azzurro per la traversata<br />
atlantica più veloce. Il <strong>Titanic</strong>,<br />
infatti, non faceva parte delle navi<br />
più veloci al mondo. Era più grande<br />
e più larga delle altre, ma i suoi motori<br />
erano meno potenti del transatlantico<br />
Mauretania (che aveva una<br />
lunghezza di 240 metri contro i 269<br />
del <strong>Titanic</strong>), che detenne il record di<br />
velocità per ben 22 anni. Per conquistarlo,<br />
il <strong>Titanic</strong> avrebbe dovuto navigare<br />
costantemente a tutto vapore.<br />
La verità è che la velocità veniva aumentata<br />
progressivamente di giorno<br />
in giorno, in quanto si sapeva che il<br />
<strong>Titanic</strong> non avrebbe mai potuto battere<br />
questo record”, ha spiegato il<br />
prof. Robert Mohović.<br />
Vero o falso?<br />
Il problema maggiore è che esistono<br />
tantissime fonti e versioni<br />
molto diverse ed è tuttora diffi cile<br />
distinguere il vero dal falso. Il fi lm di<br />
James Cameron “<strong>Titanic</strong>” del 1997,<br />
che ha avuto un successo planetario,<br />
non ha fatto altro che diffondere in<br />
Nevenko Žunić, “Il Carpathia nel porto di Fiume”, 100x150 cm, olio su tela<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Il prof. Robert Mohović<br />
tutto il mondo questi miti, come ha<br />
aggiunto il professore. “Inoltre, non<br />
è del tutto esatto che il <strong>Titanic</strong> fosse<br />
la nave più moderna all’epoca.<br />
Infatti, l’Olympic, la nave gemella<br />
del <strong>Titanic</strong>, venne varata alcuni mesi<br />
prima delle gemella.<br />
Esistono molte versioni diverse<br />
anche per quanto riguarda il numero<br />
delle persone che sono state tratte in<br />
salvo <strong>dopo</strong> l’affondamento. La verità<br />
è che il Carpathia recuperò soltanto<br />
quattro naufraghi fi niti in mare,<br />
mentre gli altri superstiti si trovavano<br />
già sulle lance di salvataggio del
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
con una mostra<br />
enda<br />
<strong>Titanic</strong> (il numero più attendibile è<br />
di 712 superstiti).<br />
Esattamente cent’anni <strong>dopo</strong> è<br />
successa una tragedia che per molti<br />
versi ricorda quella del <strong>Titanic</strong>, ossia<br />
il naufragio della Costa Concordia<br />
e a quanto pare sembra che tuttora<br />
non sia stata imparata la lezione<br />
per quanto riguarda la sicurezza in<br />
mare. Non è vero, inoltre, che il <strong>Titanic</strong><br />
non fosse dotato di un numero<br />
suffi ciente di lance di salvataggio.<br />
La verità è che ne aveva quattro<br />
in più (in tutto venti) rispetto al<br />
numero stabilito per legge (almeno<br />
sedici scialuppe sulle navi eccedenti<br />
le 10.000 tonnellate) anche se erano<br />
smontabili e più piccole”.<br />
Equipaggio poco<br />
preparato e vedette<br />
senza binocoli<br />
Come ha spiegato il prof.<br />
Mohović, il problema maggiore<br />
era che molte scialuppe di salvataggio<br />
vennero calate in mare<br />
mezze vuote, per il timore che potessero<br />
capovolgersi se il numero<br />
di passeggeri a bordo fosse sta-<br />
Il preside della facoltà di Marineria, Serđo Kos<br />
to maggiore. Ciò è dovuto in parte<br />
anche all’inadeguata preparazione<br />
dell’equipaggio. Infatti, prima di<br />
salpare per il viaggio inaugurale<br />
venne svolta soltanto un’esercitazione,<br />
per di più in maniera superfi<br />
ciale.<br />
“Una delle più grandi diffi coltà<br />
dell’epoca è rappresentata del fatto<br />
che non c’erano a disposizione i<br />
supporti tecnologici di oggi. Esisteva<br />
soltanto la navigazione astronomica.<br />
Si tratta di un tipo di navigazione<br />
effettuata con l’ausilio degli<br />
astri visibili (stelle, pianeti, sole e<br />
luna). In quegli anni non c’era assolutamente<br />
nessun supporto tecnologico<br />
grazie al quale si sarebbe potuto<br />
evitare la collisione con l’iceberg.<br />
All’inizio si pensava che la notte del<br />
naufragio le condizioni meteorologiche<br />
fossero avverse, ma neanche<br />
questo è vero. Infatti, quella sera il<br />
mare era piatto e non c’era luna. Se-<br />
Nevenko Žunić, “Il <strong>Titanic</strong>”, 80x120 cm, olio su tela<br />
condo alcune teorie, se il mare fosse<br />
stato mosso, le vedette avrebbero<br />
potuto avvistare in tempo l’iceberg,<br />
grazie all’infrangersi delle onde sul<br />
ghiaccio (le vedette erano sprovviste<br />
dei binocoli).<br />
Statistiche spaventose<br />
La statistica dell’epoca rivela<br />
un dato spaventoso: su cinque transatlantici<br />
che viaggiavano sulla linea<br />
Southhampton-New York, uno<br />
non arrivava mai a destinazione.<br />
Infatti, in quegli anni la traversata<br />
oceanica era una vera e propria impresa<br />
marittima e molte navi non<br />
ce la facevano. Anche oggi, con<br />
tutta la tecnologia a disposizione,<br />
non si può essere sempre sicuri al<br />
cento per cento”, ha sottolineato<br />
Serđo Kos.<br />
“Per quanto riguarda il salvataggio<br />
dei passeggeri, l’equipaggio e il<br />
comandante del Carpathia si sono<br />
mare 9<br />
comportati in maniera assolutamente<br />
esemplare. Non hanno commesso<br />
neanche un errore durante l’operazione<br />
di salvataggio. Addirittura è<br />
stato ordinato di spegnere il riscaldamento<br />
nelle cabine dei passeggeri<br />
per poter raggiungere la massima<br />
velocità (17 nodi) nel minor tempo<br />
possibile. I passeggeri sono stati informati<br />
di cosa stesse accadendo,<br />
al contrario della Costa Concordia,<br />
dove confusione e panico regnavano<br />
sovrani. È stato ordinato, inoltre,<br />
di raccogliere tutte le coperte<br />
a bordo e di preparare quantità abbondanti<br />
di tè caldo per scaldare i<br />
superstiti, operazione per le quali<br />
fu incaricato un uomo delle nostre<br />
terre, più precisamente di Santa Domenica<br />
d’Albona, la cui storia racconteremo<br />
a parte. Una condotta del<br />
tutto ammirevole e che merita tutto<br />
il nostro rispetto”, ha concluso il<br />
professor Mohović.
10 mare<br />
La storia di un ingegnere ungherese e del suo modello in ottone del transatlantico<br />
Senza lavoro e senza pensione<br />
ma poi arrivò il <strong>Titanic</strong>...<br />
di Leo Vidal<br />
Le eliche del <strong>Titanic</strong><br />
Quando parliamo di <strong>Titanic</strong>,<br />
specie alla vigilia dell’anniversariodell’affondamento<br />
dell’“inaffondabile”, emergono<br />
tante piccole storie legate in un<br />
modo o nell’altro a quello che viene<br />
considerato il naufragio per antonomasia.<br />
Nell’anno del centenario,<br />
poi, si cerca di dar fondo a tutti<br />
i ricordi, a tutti gli oggetti, a tutti<br />
i documenti che possono collegarci<br />
alla tragedia del transatlantico inabissatosi<br />
nelle gelide acque dell’Atlantico<br />
la notte del 14 aprile di un<br />
secolo fa.<br />
Il <strong>Titanic</strong> è stato per molti fonte<br />
d’ispirazione, oltre che di studio. E<br />
così, tra un discorso e l’altro, ab-<br />
biamo scoperto la storia di un ingegnere<br />
ungherese, Janos Bicskei,<br />
al quale il <strong>Titanic</strong> ha cambiato inaspettatamente<br />
la vita. A raccontarcela<br />
è stato il titolare del Museo<br />
“Gallerion” di Cittanova, Sergio<br />
Gobbo, il quale ha avuto modo di<br />
conoscerlo, assieme ai suoi amici e<br />
collaboratori, in quanto impegnati<br />
come lui nel recupero di importanti<br />
pagine di storia.<br />
“Janos è un ingegnere navalmeccanico<br />
che ha lavorato per tanti<br />
anni ai cantieri di Budapest ma<br />
che è rimasto senza lavoro – inizia<br />
la storia Sergio Gobbo –. A quel<br />
punto ha deciso di andare a lavorare<br />
come saldatore a Fiume, dove<br />
Nel cimitero della città canadese 330 vittime del naufragio<br />
Halifax, la porta sull’Atlantico maledetto<br />
Halifax, capoluogo della provincia canadese della<br />
Nuova Scozia, è conosciuta come la porta<br />
sull’Atlantico del Canada ed è nota per il Museo Marittimo<br />
dell’Atlantico (Maritime Museum of the Atlantic).<br />
Nei tre cimiteri della città, che ha poco meno<br />
di 400mila abitanti, trovarono sepoltura oltre 330 vittime<br />
del <strong>Titanic</strong> (nel cimitero di New York ne sono<br />
sepolte altre 121), la maggior parte delle quali riposano<br />
nel cimitero di Fairview, identifi cate da piccole<br />
lapidi di granito.<br />
Per celebrare l’anniversario, il museo ha allestito<br />
un’esposizione permanente, ma ci saranno anche<br />
Una schermata del sito del Museo di Halifax<br />
cerimonie, visite guidate e concerti per ricordare il<br />
tragico eventi avvenuto cent’anni fa proprio al largo<br />
della Nuova Scozia. Fondato nel 1948 e ubicato<br />
sul lungomare, il museo comprende oggi una moderna<br />
costruzione nota come Devonian Wing dove<br />
sono esposti, tra l’altro, numerosi relitti del <strong>Titanic</strong>,<br />
recuperati dalle barche che perlustravano la zona<br />
in cerca di eventuali superstiti. Nella darsena dietro<br />
il museo sono all’ancora alcuni navigli d’epoca.<br />
Tra questi la “CSS Acadia”, una nave da guerra del<br />
1913 che fu poi impiegata fi no al 1970 per ricerche<br />
oceanografi che.<br />
La parte del cimitero di Halifax dove sono sepolte le vittime del <strong>Titanic</strong><br />
Il modello è curato in ogni minimo particolare<br />
nessuno sapeva che lui fosse in realtà<br />
un ingegnere navalmeccanico.<br />
Non so esattamente quanto tempo<br />
abbia lavorato a Fiume, ma alla fi ne<br />
ha fatto ritorno a casa, senza lavoro<br />
e senza pensione. Stiamo parlando<br />
di circa una decina di anni fa,<br />
anno più, anno meno. A quel punto,<br />
spinto da chissà quale stimolo o<br />
forza interiore, si è messo a fare un<br />
modello in ottone del <strong>Titanic</strong>, lungo<br />
poco più di due metri. È riuscito<br />
a costruire il mitico transatlantico<br />
in modo perfetto!”.<br />
“È diffi cile capire per quale recondito<br />
motivo abbia fatto proprio<br />
il modello del <strong>Titanic</strong> – ha proseguito<br />
Sergio Gobbo –. Veramente<br />
non saprei dirlo, ma fatto sta che<br />
<strong>dopo</strong> averlo costruito ha deciso di<br />
metterlo in vendita. Lo offriva un<br />
po’ dappertutto perché aveva bisogno<br />
di soldi. Anche al governo ungherese.<br />
Nessuno, però, sembrava<br />
interessato. Mi pare chiedesse<br />
qualcosa come 20mila euro. Sembrava<br />
che le sue buone intenzioni<br />
stessero per arenarsi defi nitivamente,<br />
ma poi è successo l’inimmaginabile.<br />
Il Museo Marittimo<br />
dell’Atlantico di Halifax (città nella<br />
provincia canadese della Nuova<br />
Scozia, n.d.a.), dove il transatlantico<br />
sarebbe dovuto arrivare, ha al-<br />
lestito una mostra itinerante sulla<br />
storia sul <strong>Titanic</strong>, fi nanziata dal governo,<br />
che circolava per tutta l’Europa.<br />
Quando ha fatto tappa a Budapest,<br />
l’ingegnere Janos Bicskei è<br />
andato all’apertura, ma non a mani<br />
vuote. Infatti, si è portato dietro, su<br />
un carrello, il modello che aveva<br />
fatto e che ha suscitato ben presto<br />
l’interesse degli organizzatori della<br />
mostra, tant’è che in breve tempo è<br />
riuscito a mettersi d’accordo con il<br />
Museo, che gliel’ha acquistata per<br />
un prezzo ben superiore a quello<br />
che avrebbe mai osato chiedere”.<br />
Sono episodi che ti cambiano<br />
la vita. Oltre a risolvere i problemi<br />
esistenziali di un ingegnere disoccupato,<br />
quel <strong>Titanic</strong> in ottone gli ha<br />
aperto nuove prospettive di lavoro.<br />
Visto il modo in cui è stato costruito<br />
il modello in ottone, gli sono stati<br />
offerti nuovi lavori e ordinati altri<br />
modelli di navi importanti. “L’accordo<br />
era che il modello venisse<br />
portato al museo di Halifax – rammenta<br />
Sergio Gobbo – per l’anniversario<br />
della tragedia del <strong>Titanic</strong>.<br />
Da quanto mi è dato a sapere, l’idea<br />
era che i cinesi, che stavano facendo<br />
una replica della nave in scala<br />
1:1, giungessero con essa davanti<br />
al museo di Halifax e da lì venisse<br />
calato in mare il modellino dell’in-<br />
Il museo di Storia e Marineria si associa al<br />
<strong>Titanic</strong>-Carpathia-Fiume, un leg<br />
di Monica Kajin Benussi<br />
immane tragedia del <strong>Titanic</strong><br />
L’ verrà ricordata a Fiume anche<br />
dal Museo di storia e marineria,<br />
dove venerdì 13 aprile, alle ore 19,<br />
verrà inaugurata la mostra intitolata<br />
“<strong>Titanic</strong>-Carpathia-Fiume”. L’esposizione<br />
si propone di ripercorrere la<br />
storia dei marittimi delle nostre terre<br />
e degli emigrati che erano a bordo<br />
del <strong>Titanic</strong> e del Carpathia il 15<br />
La mostra verrà allestita<br />
al Palazzo del Governo<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
aprile 1912, dando una visione del<br />
tutto nuova dell’incontro fatidico tra<br />
l’equipaggio del Carpathia e i naufraghi<br />
del <strong>Titanic</strong>.<br />
Oltre a ripercorrere la tragica<br />
storia del <strong>Titanic</strong>, i visitatori<br />
avranno l’occasione di apprendere<br />
le esperienze avute dai passeggeri<br />
croati e dei membri dell’equipaggio<br />
di entrambi i transatlantici, con<br />
particolare accento sugli emigrati<br />
dell’Impero austro-ungarico.<br />
Infatti, il progresso tecnologico<br />
e la costruzione di navi sempre<br />
più grandi nel XVII e XVIII secolo,<br />
cambiò per sempre il rapporto<br />
dell’uomo nei confronti dei viaggi,<br />
specie quelli intercontinentali,<br />
fatto che in parte contribuì alla<br />
diffusione del fenomeno dell’emigrazione.<br />
In particolare, nella seconda<br />
metà del XVIII secolo, l’invenzione<br />
della macchina a vapore accelerò<br />
il progresso tecnologico nel traf-
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Janos Bicskei, il secondo da destra, seduto accanto a Sergio Gobbo<br />
gegnere ungherese. Il suo modello<br />
sarà comunque la mascotte della<br />
mostra”.<br />
Abbiamo appreso, ancora, che<br />
l’ingegnere ungherese, assieme ad<br />
alcuni amici, ha messo in piedi una<br />
società per il recupero della storia<br />
della marina austroungarica. “Questa<br />
società – ci ha raccontato ancora<br />
Gobbo – ha ricevuto dei fondi<br />
europei per ricostruire e riparare<br />
la cannoniera Leitha, che era una<br />
delle più importanti navi da guerra<br />
da fi ume. La parte superiore della<br />
nave era praticamente distrutta<br />
e loro l’hanno ricostruita, facendo<br />
delle repliche perfette dei cannoni,<br />
di tutti gli armamenti, della cupola,<br />
e così via...”. Ma questa è già<br />
un’altra storia...<br />
le celebrazioni<br />
me indissolubile<br />
fi co marittimo, dando alla luce, a<br />
partire dagli anni Trenta del XIX<br />
secolo, i primi piroscafi in grado<br />
di attraversare gli oceani e trasportare<br />
diverse migliaia di passeggeri<br />
da un continente all’altro.<br />
Anche il capoluogo quarnerino<br />
fece parte di questo grande<br />
progresso che interessò l’Europa.<br />
Grazie alla costruzione del nuovo<br />
porto, i piroscafi più grandi potevano<br />
fi nalmente attraccare nella<br />
parte occidentale delle città, cosa<br />
che portò all’istituzione di importanti<br />
compagnie armatoriali. Allo<br />
stesso tempo, gli armatori stranieri<br />
stavano dimostrando un crescente<br />
interesse per il capoluogo quarnerino,<br />
interesse che culminò all’inizio<br />
del XX secolo con l’arrivo a<br />
Fiume della Cunard Line, la più<br />
prestigiosa compagnia di navigazione<br />
britannica, ossia con i primi<br />
collegamenti marittimi con gli<br />
Stati Uniti d’America.<br />
Le scialuppe di salvataggio<br />
La prospettiva di prua<br />
Un salvagente del <strong>Titanic</strong>, recuperato<br />
da un membro dell’equipaggio<br />
del Carpathia, esposto al<br />
Museo di storia e marineria<br />
Nell’ambito della mostra, verranno<br />
esposte, inoltre, le opere artistiche<br />
realizzate dai bambini delle<br />
scuole materne Mirta e Pčelice<br />
sul tema del <strong>Titanic</strong> e del suo collegamento<br />
con il Carpathia.<br />
Il <strong>Titanic</strong> in... cantiere<br />
La storia di Giovanni Clapcich, cuoco sul Carpathia<br />
Quegli ettolitri di tè per riscaldare i naufraghi<br />
Sono tante le piccole e grandi<br />
storie del <strong>Titanic</strong> che ci sono<br />
state trasmesse non soltanto dai<br />
sopravvissuti, ma anche da coloro<br />
che hanno soccorso i naufraghi,<br />
che li hanno visti morire annegati<br />
o di freddo. Sono persone<br />
la cui vita, nel bene o nel male, è<br />
stata segnata dal tragico naufragio<br />
del 14 aprile 1912. Uno di questi<br />
è Giovanni Clapcich, classe 1881,<br />
che all’epoca era cuoco a bordo<br />
del “Carpathia”. Sergio Gobbo,<br />
proprietario della collezione e<br />
Le scialuppe del <strong>Titanic</strong> recuperate dall’equipaggio del Carpathia<br />
Alcuni superstiti del <strong>Titanic</strong> sulla coperta del Carpathia<br />
Il Carpathia al suo arrivo a New York<br />
mare 11<br />
Sergio Gobbo accanto alla vetrina<br />
in cui è custodito il passaporto<br />
di Giovanni Clapcich<br />
curatore della mostra permanente<br />
esposta al museo “Gallerion”<br />
di Cittanova, una specie di “santuario”<br />
della marineria, è riuscito<br />
a recuperare alcune testimonianze<br />
dai discepoli del nostro protagonista,<br />
ex marinaio austroungarico<br />
originario di Santa Domenica<br />
d’Albona. “Tornato a casa – ci<br />
ha raccontato Sergio Gobbo, isolano<br />
di nascita, residente a Grisignana<br />
e cittanovese di adozione –<br />
Giovanni Clapcich si è imbarcato<br />
proprio sul ‘Carpathia’, che portava<br />
la nostra gente in America.<br />
La nave era piena di passeggeri e<br />
c’era molto lavoro. Si lavorava a<br />
turni. Quella tragica notte è stato<br />
chiamato perché facesse un enorme<br />
quantità di tè. Stiamo parlando<br />
di ettolitri, insomma. Quando<br />
è venuto in coperta, la scena che<br />
gli si è presentata agli occhi era<br />
terribile, straziante, con la gente<br />
che moriva di freddo. C’erano pochissimi<br />
uomini. Per lo più erano<br />
donne e bambini. Molti sono morti<br />
di freddo senza che si potesse<br />
far qualcosa per aiutarli a sopravvivere”.<br />
Giovanni Clapcich è tornato<br />
a casa prima della Grande guerra<br />
e con i soldi guadagnati ha messo<br />
su un negozio. La notte <strong>dopo</strong><br />
la sua inaugurazione, però, è stato<br />
derubato ed essendo rimasto<br />
senza nulla, si è nuovamente imbarcato<br />
ed è andato in America.<br />
A New York ha lavorato come<br />
cuoco in diversi alberghi fi no al<br />
1936, quando ha deciso di ritornare<br />
a casa, dove ha preso la cittadinanza<br />
italiana. Dopo la guerra,<br />
come raccontatoci da Sergio<br />
Gobbo, che ci ha fatto vedere anche<br />
il suo passaporto, si è trasferito<br />
a Umago. (ap)
12 mare<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Il signifi cato profondo degli ex voto della gente di mare, che ha sempre dovuto convivere<br />
«Fotogrammi» drammatici per ringr<br />
Pur nella sua debolezza di fronte alla forza immane della natura, il vero protagonista è sempre l’uomo<br />
La Cappella dei doni votivi del Santuario mariano di Tersatto L’offerta di Ignazio Sirchia, capitano della “Figlia Jenny”<br />
di Lorenzo Pellegrini<br />
Visitando chiese e santuari, capita spesso<br />
di imbattersi in oggetti offerti dai<br />
fedeli (e non) per ringraziare di una<br />
guarigione, oppure di esser sopravvissuti miracolosamente<br />
a un incidente, per aver ottenuto,<br />
insomma, ciò che si era chiesto in un<br />
momento di disperazione e grande diffi coltà.<br />
Si tratta di quelli che vengono chiamati<br />
doni votivi, oppure “ex voto”. La parola “ex<br />
voto” deriva dal latino “votum”, cioè promessa,<br />
offerta e offrire un “ex voto” signifi<br />
ca sciogliersi d’un obbligo nei confronti di<br />
un Santo o altra divinità per un intervento<br />
miracoloso e quindi ringraziare del benefi -<br />
cio avuto.<br />
Non conta il valore...<br />
Intendiamoci, questo uso dell’offerta è antico<br />
quanto l’umanità, per cui nessuno pensi che<br />
sia una consuetudine del Cristianesimo. Analizzando<br />
questa abitudine, potremmo dire che<br />
l’ex voto sia soltanto la manifestazione fi nale di<br />
un vasto processo, perché l’ex voto, in effetti,<br />
non è rappresentato dall’oggetto che viene offerto,<br />
bensì da un determinato comportamento.<br />
Nell’ex voto, ciò che conta non è il suo valore<br />
primario ma il signifi cato di cui si è voluto investirlo<br />
al momento dell’offerta.<br />
L’ex voto del Cap. Giacomo Brosovich<br />
Nell’offrirlo, spesso si richiede al santo cui<br />
ci si appella un intervento soprannaturale. Se<br />
esaudito, il voto si esaurisce con l’esposizione<br />
dell’offerta. Una particolarità degli ex voto<br />
consiste nel fatto che nei dipinti non viene rappresentato<br />
il miracolo, bensì il momento che lo<br />
precede, quello dell’evento infausto.<br />
La cappella<br />
del Santuario di Tersatto<br />
Un luogo che spesso è meta di pellegrinaggi<br />
e nel quale ci possiamo imbattere in centinaia<br />
di queste offerte, è la cappella dei doni votivi<br />
del Santuario mariano di Tersatto. Tra i quadri<br />
e gli oggetti affi ssi alle pareti, vediamo raffi gurate<br />
scene di sale operatorie con i medici intenti<br />
a salvare il paziente, treni che deragliano, automobili<br />
che stanno per uscire di strada, bambini<br />
che cadono dal tetto, ma tra tutte queste scene di<br />
vita quotidiana, che per avere un lieto fi ne hanno<br />
avuto bisogno dell’intervento... di un Santo<br />
o, appunto, della Madonna, dominano gli ex<br />
voto marinari, una tipologia particolare e molto<br />
suggestiva, il cui valore va ben oltre al mero dipinto<br />
o modellino navale.<br />
Promesse... da marinaio<br />
L’ex voto marinaro è una promessa, un voto,<br />
il bisogno di testimoniare la propria fi ducia in<br />
entità soprannaturali, il suo signifi cato etimologico<br />
è qualunque manifestazione di gratitudine<br />
per una grazia seguita a una promessa. Si tratta<br />
nella maggior parte dei casi di modelli di navi<br />
e specialmente di dipinti a olio, che raffi gurano<br />
con effi cace drammaticità disavventure marinaresche<br />
e la raggiunta salvezza grazie all’intercessione<br />
della santità invocata, che può ma<br />
non deve essere rappresentata nel dipinto e se lo<br />
è la possiamo trovare nella parte alta. In questi<br />
quadri possiamo notare la furia degli elementi,<br />
il pericolo e il terrore racchiusi in un unico “fotogramma”<br />
nel quale il vero protagonista, pur<br />
nella sua debolezza di fronte alla forza immane<br />
della natura, è sempre l’uomo, un uomo debole<br />
ma coraggioso che lotta contro gli elementi<br />
ostili, un uomo che lotta per sopravvivere e che<br />
invoca la Madonna o il Santo che gli è più vicino<br />
pur di salvarsi. La gente di mare ha da sempre<br />
dovuto convivere con i rischi, che spesso<br />
vengono esorcizzati attraverso la fede. Il quadro<br />
viene poi donato al santuario del santo protettore<br />
che aveva salvato la vita del marinaio.<br />
Un attestato di devozione<br />
Negli angoli o alla base del cartiglio c’era<br />
sempre la misteriosa sigla V.F.G.A. (votus fecit<br />
gratiam accepit), oppure P.G.R. (per grazia<br />
ricevuta). In alcuni casi i dipinti sono di fattura<br />
piuttosto grossolana, opera di artisti improvvisati,<br />
in altri, però, questi ex voto venivano commissionati<br />
a pittori di professione. Sempre e<br />
comunque, però, esse costituiscono un attestato<br />
di devozione e riconoscimento per lo scam-<br />
L’ex voto dell’equipaggio della “Szent Istvan”
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
con i rischi<br />
aziare la Madonna<br />
Il piroscafo “Szent Laszlo” nel quadro offerto alla Madonna dagli uffi ciali di bordo<br />
<strong>dopo</strong> essere sopravvissuti a un’avaria l’8 gennaio del 1893<br />
pato pericolo agli occhi del graziato e a futura<br />
memoria.<br />
Gli ex voto marinari ci permettono, inoltre,<br />
di scoprire i tipi di imbarcazioni e i più svariati<br />
oggetti di uso marinaro, veniamo a conoscere i<br />
nomi delle imbarcazioni, tutti i tipi di incidenti,<br />
il luogo degli incidenti e il loro numero, le<br />
rotte di navigazione. Insomma, gli ex voto, in<br />
mancanza di riferimenti scritti risultano estremamente<br />
preziosi e spesso sono l’unica fonte<br />
di informazione e offrono agli studiosi importanti<br />
spunti di raffronto per approfondire la forma<br />
delle imbarcazioni e delle vele nelle diverse<br />
epoche.<br />
Il protettore principale dei marittimi era la<br />
Vergine, seguita da San Nicola e San Biagio.<br />
Le chiesette in Istria e nel Quarnero dedicate a<br />
questi santi erano e sono piene di immagini e altri<br />
oggetti votivi, soprattutto modellini di navi.<br />
Una di queste è la chiesa di Santa Maria della<br />
Visione di Strugnano.<br />
Molta aqua, velle spiegate,<br />
gabia bassa...<br />
Nella cappella del Santuario di Tersatto, la<br />
maggior parte dei dipinti votivi risale a più di<br />
un secolo fa. Spesso sono gli stessi messaggi<br />
a raccontarci di un evento, come ad esempio<br />
il seguente scritto, che abbiamo scoperto sotto<br />
Il dono votivo di Antonio Saverio Superina<br />
uno dei quadri affi ssi alla parete della cappella<br />
dei doni votivi: Piroscafo “Szent Laszlo” della<br />
Regia Ungarica Società “Adria”, comandato<br />
dal Capitano Felice Franesier, l’8 gennaio<br />
1893 nel Canale di San Giorgio presso Codling<br />
rompeva il timone. In memoria di questo<br />
avvenimento <strong>dopo</strong> essere felicemente arrivati<br />
a salvamento nella rada di Holyhead, decisero<br />
gli uffi ciali al loro rimpatrio di formare<br />
questo quadro. Oppure Nave “Figlia Jenny”<br />
nel viaggio da Cardiff per Pola nelle vicinanze<br />
del Capo Finisterre, per voto fatto dal<br />
Cap. Ignazio Sirchia dalla sua Consorte Antonia<br />
nel fortunale dell’8 dicembre 1860. Un<br />
altro messaggio recita: Viaggio da Orleans del<br />
Brich austriaco... capitano Francesco Starh li<br />
25 maggio 1871 ritrovandosi nel Golfo Lione<br />
con fortunale trovavasi a bordo la famiglia di<br />
Matteo Stiglich, in stato di malattia, essendogli<br />
morta la povera moglie nel giorno 6 gennaio<br />
1871 ove fu sepolta con dolore dalla fi glia e<br />
dal marito alla Valena. Memoria della famiglia<br />
di Matteo Stiglich. Su un altro ex voto troviamo<br />
la scritta BARK AUSTRIACO MARIA<br />
ANDRINA. CAPITANO L. MATTESSICH.<br />
TROVANDOSI IN LAT. 49° LONG. 9.50 IN<br />
PERICOLO CHE Bastimento faceva molta<br />
aqua, velle spiegate, gabia bassa con diversi<br />
danni nel corpo Equipaggio continuamente<br />
alla pompa. Fece voto alla BV di Tersatto.<br />
L’ex voto della famiglia di Matteo Stiglich<br />
mare 13<br />
La “Maria Andrina” del capitano L. Mattessich che ha rischiato di affondare nella tempesta
14 mare<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
Nell’ambito della mostra “<strong>Titanic</strong>-Carpathia – 100 anni <strong>dopo</strong>” una parte dedicata alla<br />
La tragedia sulle pagine della «Vo<br />
di Monica Kajin Benussi<br />
Nell’ambito della mostra “<strong>Titanic</strong>-Carpathia<br />
– 100 anni <strong>dopo</strong>”, che verrà<br />
inaugurata venerdì alla facoltà di Marineria,<br />
i visitatori avranno l’occasione di riscoprire<br />
la storia del <strong>Titanic</strong> anche attraverso<br />
la carta stampata locale dell’epoca. Il merito<br />
va a Miljenko Smokvina, docente (ora pensionato)<br />
alle facoltà di Economia e di Filosofi<br />
a, nonché all’Accademia delle Arti applicate<br />
del capoluogo quarnerino, rinomato<br />
fotografo e storico della fotografi a, ma soprattutto<br />
instancabile promotore della valorizzazione<br />
del patrimonio industriale di Fiume.<br />
Infatti, è membro di diverse associazioni<br />
internazionali di tutela del patrimonio culturale<br />
e industriale, nonché uno dei fondatori<br />
della prima associazione del genere in Croazia,<br />
la “Pro Torpedo” di Fiume.<br />
Miljenko Smokvina:<br />
«Marineria troppo trascurata»<br />
“La marineria rappresenta indubbiamente<br />
una parte integrante della tradizione di questa<br />
città, ma che fi nora, tuttavia, è stata abbastanza<br />
trascurata. Circa sei mesi fa, la facoltà di<br />
Marineria mi ha chiesto se volessi collaborare<br />
all’allestimento di una mostra dedicata al<br />
<strong>Titanic</strong>. Il mio compito era quello di scovare<br />
gli articoli pubblicati all’epoca sui quotidiani<br />
locali e che riportavano la notizia del<br />
naufragio del <strong>Titanic</strong>. Devo dire che i giornali<br />
rappresentano una fonte storica eccezionale.<br />
Inoltre, all’epoca a Fiume uscivano più<br />
quotidiani contemporaneamente, tra cui La<br />
Bilancia, La voce del Popolo, che era veramente<br />
un ottimo giornale e ricco di informazioni,<br />
e il Novi list”, ha spiegato Smokvina,<br />
aggiungendo che la ricerca, eseguita alla Biblioteca<br />
universitaria e all’Archivio di stato,<br />
è stata molto piacevole e interessante.<br />
“Subito <strong>dopo</strong> l’affondamento del transatlantico,<br />
i quotidiani locali hanno seguito<br />
assiduamente la vicenda. Il ruolo del vostro<br />
quotidiano nella copertura di questa tragedia<br />
è stato molto importante, in quanto, oltre a<br />
seguire l’avvenimento in maniera veramente<br />
professionale, è stato l’unico a pubblicare<br />
una serie di disegni raffi guranti il <strong>Titanic</strong>,<br />
le lance di salvataggio e la rotta del transatlantico.<br />
La voce del Popolo, inoltre, ha seguito<br />
ampiamente anche l’arrivo del Carpa-<br />
thia a Fiume, la nave che ha salvato i superstiti<br />
del <strong>Titanic</strong>. Questo è dovuto anche al fatto<br />
che all’epoca la marineria costituiva una parte<br />
molto importante della vita fi umana. Ovviamente,<br />
l’interesse dei giornalisti era enorme<br />
in quanto si trattava di un avvenimento catastrofi<br />
co”, ha sottolineato Smokvina.<br />
Niente apertura<br />
per il naufragio...<br />
Riportiamo qui di seguito alcuni interessanti<br />
passi degli articoli pubblicati sul nostro<br />
quotidiano <strong>dopo</strong> il naufragio del <strong>Titanic</strong>. La<br />
notizia della tragedia del <strong>Titanic</strong> venne pubblicata,<br />
come su tutti gli altri giornali, il 17<br />
aprile 1912. Ottenne, naturalmente, l’onore<br />
della prima pagina, ma nonostante il titolo<br />
dai toni altamente drammatici, appare quanto<br />
mai insolita la collocazione dell’articolo<br />
(taglio medio anziché apertura), a differenza<br />
di altri quotidiani e in barba all’importanza<br />
dell’evento. “Il <strong>Titanic</strong>, il più grande pirosca-<br />
fo del mondo, è affondato durante il suo primo<br />
viaggio. Si investì con un iceberg l’altra<br />
sera a 270 miglia da Capo Rice (Terranova).<br />
Si ha numero enorme di vittime”, come si legge<br />
nell’attacco del suddetto articolo.<br />
La «scomparsa»<br />
del Carpathia...<br />
Nello stesso articolo è stato riportato<br />
un dato inesatto, ossia che fu il transatlantico<br />
Olympic (la nave gemella del <strong>Titanic</strong>,<br />
nda) a salvare i naufraghi del <strong>Titanic</strong> e non<br />
il Carpathia: “Delle 2358 persone che recava,<br />
675 soltanto si sarebbero salvate, a bordo<br />
dell’Olympic, accorso esso pure a prestar<br />
opera al salvataggio”. Il 19 aprile il nostro<br />
quotidiano riportò invece, l’ipotesi che il<br />
Carpathia fosse naufragato <strong>dopo</strong> aver tratto in<br />
salvo i passeggeri del <strong>Titanic</strong>: “All’ultimo momento<br />
un radiotelegramma uffi ciale del governo<br />
americano annuncia che da oltre 24<br />
ore non si hanno più notizie del Carpathia.
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
carta stampata<br />
e del popolo»<br />
Avendo esso traversato una zona in cui imperversava<br />
una grande tempesta e pericolosa<br />
per gli icebergs che vi vagano, si teme fortemente<br />
ch’esso pura sia naufragato”.<br />
... e il suo arrivo a Fiume<br />
Il 9 maggio 1912, il nostro quotidiano dedicò<br />
ampio spazio all’arrivo del Carpathia a<br />
Fiume, che <strong>dopo</strong> aver trasportato i superstiti<br />
del naufragio a New York riprese il suo viaggio<br />
verso il capoluogo quarnerino: “Appena il<br />
Carpathia fu giunto, si staccò un’imbarcazione<br />
che recò a bordo per le pratiche marittime<br />
i due vicecapitani di porto Sablich e Minach.<br />
Vi si portarono poi il direttore dell’‘Adria’, il<br />
commissario, l’ispettore dell’emigrazione, il<br />
dott. Aldassy e il comandante di porto Roedigher.<br />
Li ricevette il capitano Rostron (Arthur<br />
Henry Rostron, al comando del Carpathia,<br />
nda) e gli uffi ciali di bordo, con i quali<br />
si intrattennero a lungo esprimendo felicitazioni<br />
vive e cordialissime. Più tardi salirono<br />
sul Carpathia altre autorità e personalità cittadine.<br />
Molta gente si recò alla riva, mossa<br />
da un sentimento fatto di curiosità e di ammirato<br />
stupore. Nella mente di tutti era il ricordo<br />
della vicenda tragica che commosse il<br />
mondo”. Un altro avvenimento molto interessante,<br />
che viene riportato nello stesso articolo,<br />
è stata la conferenza sul naufragio che il<br />
medico degli emigranti sul Carpathia, Erpad<br />
Lengyel, tenne al Liceo ungherese (l’attuale<br />
sede del Primo ginnasio croato e del ginnasio<br />
“Andrija Mohorovičić”, nda): “L’emozionante<br />
racconto fu seguito con vivo interesse<br />
da un fi tto pubblico accorso lunedì sera nella<br />
sala di solennità della scuola femminile dello<br />
Stato”.<br />
Dimenticati nella scialuppa<br />
di salvataggio<br />
A un mese dalla tragica fi ne del <strong>Titanic</strong>,<br />
il 18 maggio 1912 il nostro quotidiano riportò,<br />
inoltre, la notizia di tre cadaveri rinvenuti<br />
a bordo di una scialuppa di salvataggio del<br />
<strong>Titanic</strong> da parte dei membri dell’equipaggio<br />
del transatlantico Oceanic, che navigava a<br />
due miglia a sud del punto in cui il <strong>Titanic</strong><br />
affondò: “Due scialuppe si avviarono verso<br />
la scialuppa sconosciuta: conteneva tre cadaveri<br />
in avanzata putrefazione. Nella scialuppa<br />
non vi era altra cosa: nè la minima<br />
traccia di vettovaglie o di acqua, e, tragico<br />
particolare, in un angolo giacevano frammenti<br />
di sughero masticati, che i disgraziati<br />
torturati dalla fame avevano strappato alle<br />
cinture di salvataggio per calmare l’atroce<br />
fame... Sul battello dovevano esservi altri<br />
due naufraghi che, morti prima, furono gettati<br />
in mare. Ne furono trovati nel fondo del<br />
battello gli indumenti”.<br />
Anno VI / n. 64 dell’ 11 aprile 2012<br />
mare 15<br />
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina<br />
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina<br />
Progetto editoriale di Silvio Forza /<br />
Art director: Daria Vlahov Horvat<br />
edizione: MARE inpiumare@edit.hr<br />
Redattore esecutivo: Ivo Vidotto / Impaginazione: Saša Dubravčić<br />
Collaboratori: Danilo Prestint, Sergio Gobbo, Miljenko Smokvina,<br />
Ivana Precetti, Monica Kajin Benussi, Florinda Klevisser, Leo Vidal,<br />
Lorenzo Pellegrini, Attilio Petris.<br />
Foto: Zlatko Majnarić, Sergio Gobbo, Ivo Vidotto, Miljenko Smokvina.
16 mare<br />
Mercoledì, 11 aprile 2012<br />
La prima pagina de “La voce del popolo” del 17 aprile 1912 con la notizia del naufragio del <strong>Titanic</strong> (Per gentile concessione della Biblioteca universitaria di Fiume)