8° Rapporto Nazionale sulla condizione dell ... - Telefono Azzurro
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LE “FORME PEGGIORI”. Un’altra classificazione riguarda le<br />
forma peggiori di lavoro minorile individuate attraverso le<br />
seguenti caratteristiche:<br />
• tutte le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù,<br />
quali la vendita o la tratta di minori, la servitù per debiti<br />
e l’asservimento, il lavoro forzato o obbligatorio, compreso<br />
il reclutamento forzato o obbligatorio di minori ai fini<br />
di un loro impiego nei conflitti armati;<br />
• l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione,<br />
di produzione di materiale pornografico o di spettacoli<br />
pornografici;<br />
• l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore ai fini di attività<br />
illecite quali, in particolare, quelle per la produzione e<br />
il traffico di stupefacenti, così come sono definite dai trattati<br />
internazionali;<br />
• qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le<br />
circostanze in cui viene svolto, rischi di compromettere la<br />
salute, la sicurezza o la moralità del minore.<br />
IL “LAVORO LEGGERO”. Non deve durare più di due ore al<br />
12<br />
giorno. Si tratta di un tipo di lavoro che non pregiudica la<br />
frequenza scolastica dei minori o la loro attitudine a beneficiare<br />
<strong>dell</strong>’istruzione ricevuta.<br />
Altri termini e distinzioni utilizzati sono:<br />
• Schiavitù. Riguarda uno stato di assoggettamento totale<br />
e uno sfruttamento come forza-lavoro di bambini e/o adolescenti.<br />
Tra le forme di schiavitù si conoscono la servitù<br />
domestica, la schiavitù per debiti, i bambini soldato, la prostituzione<br />
infantile, i baby spacciatori, condizioni da cui è<br />
molto difficile affrancarsi.<br />
• Sfruttamento. Il lavoro viene svolto in modalità da impedire<br />
la normale frequenza scolastica e una vita sociale adeguata<br />
alla propria età. È generalmente caratterizzato da<br />
mansioni rischiose, condizioni pessime di lavoro, privazione<br />
di tempo libero e un basso salario.<br />
• Lavoro degno. Pur essendovi un impegno del bambino/adolescente,<br />
questo non impedisce il suo sviluppo psicofisico,<br />
è compatibile con le altre attività culturali, di tempo<br />
libero e di socializzazione, e garantisce spazi di libertà<br />
per la propria crescita culturale e umana.<br />
SCHEDA 6. ROM: IL POPOLO DEI BAMBINI<br />
IL “POPOLO DEI BAMBINI”. I Rom sono un popolo giovane:<br />
il 45-50% ha meno di 16 anni e il 70% meno di 30. I<br />
Rom sono 12 milioni nel mondo, 9 milioni in Europa, 2<br />
milioni nell’Europa a 15. Il Paese con il numero più alto di<br />
Rom è la Spagna (650-800mila), seguito dalla Francia<br />
(280-340mila) e dalla Grecia (160-200mila). Il gruppo più<br />
numeroso al mondo è in Romania: 1,5 milioni ufficiali, 3<br />
milioni secondo le associazioni. Quasi nessun Rom è nomade:<br />
le uniche eccezioni sono i Sinti, i Rom Bovara (originari<br />
di Francia e Spagna) e i Rom Kalderasha (di Fiume).<br />
In Italia sono 120-150mila, inclusi i Rom rumeni, pari allo<br />
0,15-0,25% <strong>dell</strong>a popolazione. Il gruppo più numeroso<br />
è a Roma (8mila Rom più 6mila Rom rumeni), seguono il<br />
gruppo di Milano (4mila in città più 6.500 in provincia) e<br />
quello di Torino (3.400 inclusa la provincia). Solo un terzo<br />
dei Rom vive nei campi nomadi strutturati (invenzione italiana,<br />
che risale agli anni 60 e che è valsa all’Italia, nell’aprile<br />
2006, una condanna da parte del Comitato europeo per<br />
i diritti sociali).<br />
Dei 150mila Rom presenti sul territorio, 70mila sono italiani,<br />
80mila stranieri, provenienti dai Balcani. Degli italiani<br />
30mila sono Sinti (giostrai e circensi <strong>dell</strong>’Italia settentrionale),<br />
30mila sono Rom (abruzzesi, molisani, napoletani<br />
e camminanti siciliani), 7mila sono arrivati dall’Istria e<br />
dalla Slovenia dopo la prima Guerra mondiale. Tra gli stranieri,<br />
50mila sono Rom rumeni.<br />
Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, quasi 8<br />
cittadini europei su 10 (77%) ritengono che essere di etnia<br />
Rom rappresenti uno svantaggio nella società; per 9 italiani<br />
su 10 essere Rom è uno svantaggio; particolarmente<br />
svantaggiati sono considerati i minori.<br />
I PICCOLI ROM TRA ISTRUZIONE E SICUREZZA. In Italia sono<br />
circa 13mila gli alunni Rom/Sinti iscritti nelle scuole su<br />
una stima di circa 75mila bambini in età scolare. Il 70% dei<br />
bambini pertanto non andrebbe a scuola o perlomeno non<br />
la frequenterebbe costantemente.<br />
Esiste inoltre un allarme salute: le condizioni sanitarie dei<br />
bambini Rom sono spesso compromesse da patologie neonatali;<br />
mancanza di cure mediche in caso di patologie;<br />
mancanza di vaccinazione; deficienze nutrizionali; tossicodipendenze;<br />
elevata percentuale di incidenti domestici; indici<br />
di natalità, morbilità, mortalità paragonabili per alcuni<br />
gruppi a quelli dei Paesi in via di sviluppo. In Italia per<br />
un Rom la prospettiva alla nascita è di 45 anni a fronte dei<br />
70 per un italiano, inoltre il 10% dei bambini Rom è nato<br />
sottopeso.<br />
Numerosissimi quindi i bambini nati e cresciuti in Italia<br />
ma privati dei diritti di base, dalla salute all’istruzione, alla<br />
registrazione anagrafica, alla sicurezza, perché non essere<br />
registrati significa non esistere, e tale <strong>condizione</strong> di non esistenza<br />
facilita la possibilità che il minore sia oggetto anche<br />
di tratta e di sfruttamento sessuale e/o lavorativo, di riduzione<br />
in schiavitù, fenomeni che recentemente più di una