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8° Rapporto Nazionale sulla condizione dell ... - Telefono Azzurro

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La televisione è cambiata, superando, forse, la ragione sociale<br />

per la quale era nata. Non esiste più il mezzo televisivo<br />

che era il mezzo per apprendere o per socializzare, ed è finita<br />

l’epoca <strong>dell</strong>a televisione come bene di lusso che raccoglieva<br />

la gente nei bar o nelle case dei vicini per guardare,<br />

tutti insieme, le popolarissime trasmissioni come il Telequiz,<br />

il Musichiere o Lascia o raddoppia, quando i programmi<br />

erano una innovazione, tutto era novità, quando la tv<br />

aveva finalità pedagogiche ed educative.<br />

Oggi la situazione è cambiata: i bambini, in modo particolare,<br />

sono esposti a programmi che di educativo hanno ben<br />

poco. È sicuramente vero che non esiste più l’analfabetizzazione<br />

di una volta, così come è vero che ci sono mille opportunità<br />

per essere informati. Ma il ruolo <strong>dell</strong>a televisione<br />

è cambiato soprattutto nel suo aspetto pedagogico, nel modo<br />

di essere utilizzata, in quello che offre e per il ruolo centrale<br />

che assume in troppe occasioni. La televisione è diventata<br />

baby sitter, fa compagnia, riesce a tenere a bada i<br />

pargoli nei momenti di “disperazione” dei genitori, ma isola.<br />

Della tv il bambino ne fruisce in solitudine, quasi passivo<br />

di fronte alla programmazione proposta.<br />

IL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE. Le reti televisive<br />

ormai sono “infinite” e sempre più incontrollabili: reti pubbliche,<br />

reti private nazionali, locali, payperview, video on<br />

demand, etc. Con queste innumerevoli possibilità è facile<br />

comprendere come sia necessario stabilire <strong>dell</strong>e misure di<br />

tutela per tutti gli utenti, ma soprattutto per i bambini.<br />

Il Codice di autoregolamentazione Tv e minori si articola in<br />

una premessa in cui si legge che le imprese pubbliche e private<br />

e le emittenti televisive considerano innanzitutto come<br />

«l’utenza televisiva sia costituita, specie in alcune fasce<br />

orarie, da bambini» e per questo si impegnano «a dar vita<br />

ad un codice di autoregolamentazione che possa assicurare<br />

contributi positivi allo sviluppo <strong>dell</strong>a loro personalità e che<br />

comunque eviti messaggi che possano danneggiarla nel rispetto<br />

<strong>dell</strong>a Convenzione Onu, che impegna ad adottare<br />

appropriati codici di condotta affinché il bambino/a sia<br />

protetto da informazioni e materiali dannosi al suo benessere<br />

(art.17)». Nel documento si legge ancora come le stesse<br />

imprese si impegneranno ad assegnare alle trasmissioni<br />

destinate ai minori «personale appositamente preparato e<br />

di alta qualità» e sensibilizzare ai problemi <strong>dell</strong>’infanzia tutte<br />

le figure coinvolte nella preparazione dei palinsesti o <strong>dell</strong>e<br />

trasmissioni. Il Codice contiene, inoltre, una parte dedicata<br />

alle norme di comportamento per la partecipazione<br />

dei minori alle trasmissioni televisive, la fascia oraria “per<br />

56<br />

SCHEDA 38. IL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE<br />

PER TUTELARE I MINORI, MA SULLA DICOTOMIA<br />

TELEVISIONE “SÌ” O TELEVISIONE “NO”, SCELGONO I GIOVANI<br />

tutti” (dalle 7 alle 22.30), in cui le emittenti si impegnano<br />

a dare una completa informazione <strong>sulla</strong> programmazione<br />

trasmessa. Per l’informazione, le imprese cercheranno di<br />

assicurare una informazione scevra di immagini di violenza<br />

o sesso «che non siano effettivamente necessarie alla<br />

comprensione <strong>dell</strong>e notizie». Nel caso in cui l’informazione<br />

giornalistica riguardi episodi in cui sono coinvolti minori,<br />

le imprese televisive «si impegnano al pieno rispetto e<br />

all’attuazione <strong>dell</strong>e norme indicate in questo Codice e nella<br />

Carta dei doveri del giornalista per la parte relativa ai “Minori<br />

e soggetti deboli”». Per film, fiction e spettacoli vari, le<br />

imprese si impegnano «a darsi strumenti propri di valutazione<br />

circa l’ammissibilità in televisione dei film, telefilm,<br />

tv movie, fiction e spettacoli di intrattenimento vario, a tutela<br />

del benessere morale, fisico e psichico dei minori». Si fa<br />

riferimento soprattutto ai programmi in prima serata, fascia<br />

oraria in cui è possibile che tra gli spettatori vi sia anche<br />

un pubblico non adulto; le imprese si impegnano ad informare<br />

soprattutto quando il programma non è adatto agli<br />

spettatori più piccoli. La televisione per i minori (dalle ore<br />

16 alle 19) deve essere innanzitutto idonea ai suoi spettatori,<br />

ma deve essere anche tutelata e monitorata per quanto<br />

riguarda la programmazione di trailer, promo e pubblicità.<br />

Le imprese nazionali che gestiscono più di una rete si devono<br />

impegnare a dedicare, su almeno una <strong>dell</strong>e reti gestite,<br />

una programmazione per minori. Nel Codice è presente<br />

inoltre una parte dedicata alla produzione affinché i programmi<br />

per minori siano di «buona qualità e piacevole intrattenimento»<br />

e propongano «valori positivi umani e civili<br />

ed il rispetto <strong>dell</strong>a dignità <strong>dell</strong>a persona» e devono avere<br />

anche il fine di «accrescere le capacità critiche dei minori in<br />

modo che sappiano fare migliore uso del mezzo televisivo».<br />

LA TV E I MINORI: LE INDAGINI EURISPES-TELEFONO AZ-<br />

ZURRO. Si ripropongono alcuni tra i risultati emersi dalle<br />

indagini degli ultimi anni realizzate dall’Eurispes e dal <strong>Telefono</strong><br />

<strong>Azzurro</strong>. Nell’indagine campionaria del 2006, il<br />

78,4% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni affermava di guardare<br />

la televisione da 1 a 5 ore al giorno; mentre il 6,6% più<br />

di 5 ore. Dal 2000 la situazione non è cambiata molto: è rimasta<br />

sostanzialmente stabile la quota di bambini che sostenevano<br />

di guardare la tv per più di 5 ore, con una media<br />

intorno al 7,4%. Nell’arco di tempo considerato (2000-<br />

2006) le percentuali disegnano una curva altalenante: nel<br />

2000 l’89,2% sosteneva di esporsi al consumo televisivo da<br />

1 a 5 ore, nel 2002 erano quasi il 20% in meno (69,1%),<br />

mentre nel 2003 la percentuale è salita nuovamente

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