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8° Rapporto Nazionale sulla condizione dell ... - Telefono Azzurro

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icevere, oltre alla voce, anche prodotti multimediali.<br />

Secondo i dati <strong>dell</strong>’European Information Technology Observatory,<br />

l’Italia, dopo la Germania, è il secondo Paese europeo<br />

con il più alto numero di linee mobili. In particolare,<br />

la Germania detiene il 18,7% <strong>dell</strong>e linee mobili attive, l’Italia<br />

il 15,7% e il Regno Unito il 14,7%. Subito dopo si collocano<br />

la Francia e la Spagna che detengono rispettivamente<br />

il 10,4% e il 9,7% <strong>dell</strong>e utenze attive in Europa Occidentale.<br />

A ben vedere, però, il rapporto tra il numero di linee mobili<br />

attive con la popolazione residente per ciascun Paese fa<br />

emerge il primato italiano.<br />

In effetti la spesa per la telefonia mobile in Italia raggiunge<br />

volumi d’affari considerevoli: nel 2006, ha superato i 17<br />

miliardi di euro, facendo segnare un incremento del 5,6%<br />

rispetto al 2005. Il ricavo maggiore deriva dai “servizi voce”<br />

(65,5%), ossia dalle ricariche <strong>dell</strong>e linee prepagate, dalle<br />

chiamate vocali verso numeri mobili e fissi e da servizi a numerazione<br />

non geografica. Sono aumentati in maniera<br />

consistente i profitti derivanti dai servizi dati (+18,8%) che<br />

nel 2006, con una spesa da parte <strong>dell</strong>’utenza finale di circa<br />

3,8 miliardi di euro, hanno interessato il 22,2% dei ricavi<br />

totali.<br />

Questo trend sta a significare che il telefono cellulare viene<br />

sempre più utilizzato per funzioni diverse da quella <strong>dell</strong>a<br />

semplice comunicazione: trasmissione e ricezione di<br />

sms e mms, foto e video, navigazione in Internet e tutti<br />

quei servizi che i cellulari di terza generazione sono in grado<br />

di offrire. Infatti gli sms in Italia nel corso del 2006 hanno<br />

determinato una spesa da parte <strong>dell</strong>’utente finale di 2,5<br />

miliardi di euro, conquistando i due terzi circa (66,9%) dei<br />

ricavi totali. L’altro terzo dei servizi dati (33,1%) riguarda<br />

gli mms che, rispetto al 2005, hanno fatto registrare un incremento<br />

percentuale di quasi 45 punti percentuali sui ricavi<br />

del 2006.<br />

Accantonate musicassette e cd, oggi la fruizione del prodotto<br />

musicale passa per la distribuzione di mp3: il mercato<br />

dei riproduttori ha toccato infatti i 120 milioni di pezzi<br />

nel 2007 con un incremento del 43% rispetto all’anno precedente<br />

(Fimi, 2007). Dominatore indiscusso del mercato<br />

è senza dubbio l’i-Pod che dal 2001 ha venduto oltre 100<br />

milioni di pezzi.<br />

LA“GENERAZIONE PLAYLIST”. I giovani preferiscono la modalità<br />

song a quella album. In Gran Bretagna (38%) e in<br />

Francia (20%), i brani singoli si scaricano prevalentemente<br />

dalla rete Internet, mentre in Italia e in Spagna la percen-<br />

SCHEDA 36. LA TECNOGIOVENTÙ<br />

LA DIRETTIVA DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRU-<br />

ZIONE. Alla luce dei tanti episodi di violenze e di eccessi videofilmati<br />

che trasformano la vita di tutti i giorni e la scuola<br />

in palcoscenico con set variabili dai bagni, alle cattedre,<br />

ai cortili e alle strade, il ministro <strong>dell</strong>a Pubblica istruzione<br />

ha ritenuto opportuno redigere una direttiva (del 15 marzo<br />

2007) contenente linee di indirizzo e indicazioni in materia<br />

di utilizzo di “telefoni cellulari” durante l’attività didattica.<br />

La direttiva riporta espressamente il divieto di utilizzo del<br />

telefono cellulare durante l’attività didattica in quanto elemento<br />

di distrazione sia per chi lo usa sia per i compagni,<br />

senza dimenticare la grave mancanza di rispetto per la figura<br />

del docente. Tale divieto fa riferimento all’elenco dei doveri<br />

generali enunciati dall’articolo 3 del dpr n. 249/1998,<br />

che al comma 1 specifica il dovere per lo studente di assolvere<br />

assiduamente agli impegni di studio anche durante gli<br />

orari di lezione e al comma 2 di tenere comportamenti rispettosi<br />

nei confronti degli altri. L’eventuale violazione di<br />

tali doveri può essere punita <strong>sulla</strong> base <strong>dell</strong>e sanzioni disciplinari<br />

previste - nel nome <strong>dell</strong>’autonomia scolastica - da<br />

ciascuna istituzione scolastica. La direttiva coinvolge gli<br />

stessi genitori che, all’atto <strong>dell</strong>’iscrizione, possono trovarsi<br />

di fronte alla richiesta da parte <strong>dell</strong>a scuola di sottoscrivere<br />

un «patto sociale di corresponsabilità al fine di rendere effettiva<br />

la piena partecipazione <strong>dell</strong>e famiglie».<br />

Oltre alla direttiva il ministero <strong>dell</strong>a Pubblica istruzione<br />

ha istituito 20 osservatori permanenti, uno per ogni regione,<br />

con l’obiettivo di operare in sinergia con le istituzioni<br />

locali e contrastare episodi scolastici di bullismo ed in particolare<br />

di cyberbullismo. A completare il quadro, la realizzazione<br />

di un portale Internet (www.smontailbullo.it)<br />

che si prefigge di raccogliere le informazioni provenienti<br />

dagli osservatori regionali e di promuovere campagne di<br />

lotta al bullismo.<br />

tuale scende rispettivamente al 14% e al 13%. Viceversa in<br />

Italia (39%) e in Spagna (32%) prevale l’utilizzo del dispositivo<br />

di telefonia mobile, rispetto al 4% <strong>dell</strong>a Gran Bretagna<br />

e al 10% <strong>dell</strong>a Francia. Si scaricano prevalentemente<br />

singole tracce: 795 milioni sono i download di singole canzoni<br />

nel 2006 (+89% rispetto al 2005). L’intero album, viene<br />

scaricato solo nell’8% dei casi in Italia e nel 4% in Spagna,<br />

mentre per Francia e Gran Bretagna le percentuali sono<br />

più alte (rispettivamente il 15% e il 20%). I supporti fisici<br />

(cd, cassette, etc.) vengono utilizzati invece dal 26% degli<br />

italiani, dal 35% degli spagnoli, dal 41% dei francesi e<br />

dal 17% degli inglesi (Fimi 2007).<br />

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