schede - Carlo Marullo di Condojanni
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Monumento funebre <strong>di</strong> Giuseppe Alliata<br />
e dei Principi Domenico e Vittoria Alliata<br />
Sec. XVIII, 1766<br />
Marmi commessi, cm. 250x140<br />
Maestranze messinesi (Famiglia Amato?)<br />
Saponara (ME), chiesa <strong>di</strong> S. Nicolò<br />
Il monumento funebre in esame venne eretto<br />
nel 1766 dai Principi Domenico e Vittoria Alliata a<br />
seguito della prematura morte del figlio Giuseppe,<br />
e fu collocato nell’ala destra del transetto della<br />
chiesa come pendant al cenotafio <strong>di</strong> Vincenzo Di<br />
Giovanni, posto sul lato sinistro dello stesso transetto.<br />
L’opera 1 , progettata per accogliere pure le<br />
spoglie dei genitori, insieme agli altri monumenti<br />
funebri ivi conservati, riecheggia le scenografie<br />
allestite a Messina in occasione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> feste e <strong>di</strong><br />
solenni funerali. Inoltre, essa rientra nel solco <strong>di</strong><br />
quella produzione siciliana che risente degli stilemi<br />
romani e napoletani del XVII e XVIII secolo,<br />
ma da cui esala “una durezza espressiva ed una<br />
farraginosità strutturale che denotano chiaramente<br />
la matrice provinciale addebitabile a maestranze<br />
messinesi, la cui abilità si estrinseca prevalentemente<br />
nei virtuosismi della tecnica dell’intaglio e<br />
del commesso marmoreo” 2 .<br />
I due sopracitati monumenti del transetto <strong>di</strong> Saponara<br />
sono intimamente collegati, poiché Vincenzo<br />
Di Giovanni 3 , sposo <strong>di</strong> Flavia Eustochio Pagano,<br />
era il padre <strong>di</strong> Vittoria Alliata, e deteneva, tra gli<br />
altri titoli, quello <strong>di</strong> Duca <strong>di</strong> Saponara e <strong>di</strong> Principe<br />
del Sacro Romano Impero. Nel suo testamento<br />
egli nominò erede la figlia Donna Vittoria 4 , pertanto<br />
l’iscrizione sotto il monumento da lei de<strong>di</strong>cato<br />
al padre, attesta: “D.NA D.VICTORIA DE IOANNE &<br />
/ ALLIATA HAEREDITARIA FILIA PRINCEPS / HOC<br />
MONUM. DIC.” 5 . Il Duca <strong>di</strong> Saponara morì nel<br />
1730, ma probabilmente il monumento fu innalzato<br />
più tar<strong>di</strong>, quando, dopo il decesso della madre 6<br />
(1757), Vittoria ere<strong>di</strong>tò ufficialmente i lasciti paterni;<br />
pertanto, la data <strong>di</strong> esecuzione dell’opera in<br />
parola si avvicinerebbe <strong>di</strong> molto a quella del nostro<br />
monumento, cioè il 1766, come si evince<br />
dall’epigrafe. Difatti, sotto il profilo stilistico-formale<br />
e tipologico, per l’analogia dei materiali<br />
adottati e per il trattamento della superficie lapidea,<br />
le due opere sono palesemente connesse.<br />
Il monumento nell’ala destra del transetto, realizzato<br />
in onore del giovane figlio scomparso, ma<br />
destinato a contenere anche le spoglie dei nobili<br />
genitori, si definisce come una pro<strong>di</strong>giosa machina<br />
funebre volta a suggellare il prestigio della fa-<br />
121<br />
miglia Di Giovanni Alliata. L’esaltazione del nobile<br />
casato si esprime attraverso un climax ascendente<br />
che, partendo dal basamento, si inerpica nel<br />
sinuoso fraseggio delle tre urne, si articola nei ritratti<br />
dei medaglioni e raggiunge l’apoteosi nello<br />
stemma familiare, sulle note <strong>di</strong> una vivace sinfonia<br />
cromatica che, modulata dal continuo alternarsi<br />
dei marmi (bianco, rosso, grigio e giallo), cadenza<br />
il ritmo dell’intera composizione.<br />
La maestosa opera, impostata sul classico schema<br />
piramidale, tipico dell’arte funeraria, poggia su<br />
un grande pie<strong>di</strong>stallo da cui avanzano due lesene<br />
decorate con teschi e ossa incrociate, ingentilite da<br />
un manierato nastro giallo che smorza i toni macabri<br />
della figurazione. Al centro del basamento domina<br />
il drappo marmoreo sui cui è incisa l’epigrafe<br />
7 in onore del giovane Giuseppe, morto a soli 29<br />
anni 8 . Il pie<strong>di</strong>stallo è sormontato da tre urne lavorate<br />
a commesso con marmo verde e rosso antico,<br />
ciascuna impreziosita da un fine cartiglio, pervaso<br />
dall’avvicendarsi <strong>di</strong> curve concave e convesse. Il<br />
terzo sarcofago, il più piccolo, e le due volute<br />
spezzate che lo attorniano fungono da basamento<br />
per i tre ritratti marmorei dei Principi. Il primo della<br />
serie, a sinistra, mostra la figura <strong>di</strong> Vittoria Alliata<br />
Pagano Zappata De Tassis Di Giovanni 9 , riccamente<br />
vestita con preziosi abiti settecenteschi.<br />
La nobildonna, Duchessa ere<strong>di</strong>taria <strong>di</strong> Saponara e<br />
Dama <strong>di</strong> corte della regina Amalia, fu “animata da<br />
vera carità cristiana” 10 verso i territori ere<strong>di</strong>tati,<br />
contribuì <strong>di</strong>verse volte a sollevare dalla miseria<br />
Messina durante la carestia, istituì anche una commissione<br />
<strong>di</strong> filantropiche signore che aveva come<br />
scopo la cura dei sofferenti, degli affamati e degli<br />
infermi. Vittoria morì il 31 luglio del 1788 a Palermo,<br />
ma resta in dubbio la sua reale sepoltura nel<br />
monumento saponarese 11 . Il secondo medaglione<br />
raffigura Domenico Alliata 12 , Principe <strong>di</strong> Villafranca,<br />
che fu insignito <strong>di</strong> numerose cariche tra cui<br />
quelle <strong>di</strong>: Gentiluomo <strong>di</strong> Camera con esercizio,<br />
Cavaliere <strong>di</strong> San Gennaro, Vicario Generale <strong>di</strong><br />
Messina durante la peste del 1743, Vicario Generale<br />
per la carestia del Regno nel 1747-48, Governatore<br />
della città e della fortezza <strong>di</strong> Messina nel<br />
1755, e Cavaliere <strong>di</strong> Malta, come testimonia la<br />
croce bifida dell’Or<strong>di</strong>ne Gerosolimitano, finemente<br />
scolpita sul lato destro dell’alta uniforme che indossa<br />
nel ritratto. Uomo generoso e <strong>di</strong> alte qualità<br />
morali, fu molto amato dai suoi contemporanei,<br />
tanto che il giorno della sua morte, il 18 novembre<br />
1774, a Messina si proclamò il lutto citta<strong>di</strong>no: “il<br />
Senato vestì le gramaglie per nove giorni consecutivi,<br />
furono chiusi il portone e l’aula magna del pa-