schede - Carlo Marullo di Condojanni

Il Palazzo dei Cavalieri gerosolimitani
a Milici
Nel mese di dicembre del 1209, XIII indizione,
l’Ordine di San Giovanni Gerosolimitano di Messina
otteneva in donazione, da Federico II di Svevia,
la montagna di “Mosofiletu” nel territorio di
quello che sarebbe poi divenuto il Comune di Rodì
Milici. Era l’inizio dell’insediamento dei Cavalieri
(divenuti poi “di Rodi”, e, quindi, “di Malta”) che
avrebbero sostanzialmente inciso nelle vicende
storiche di Rodì Milici, tanto da conferirgli perfino
il nome 1 .
Ermanno De Strinberg, Imperialis Aulae Camerarius
et Comes Belvardi, nel marzo del 1212
XV indizione, sull’esempio dell’imperatore svevo
donava a sua volta, alla Casa dell’Ospedale di S.
Giovanni Gerosolimitano di Messina, il Casale di
Milici 2 .
Federico II avrebbe poi confermato da Messina,
tale ultima donazione, l’8 marzo 1212, XV indizione
3 .
Il privilegio, poi, di re Federico III il 12 aprile
1367, V indizione, ratificava le precedenti donazioni
ed esenzioni fatte dall’imperatore svevo.
Così anche il diploma del 10 giugno 1397, V
indizione, di re Martino I.
Il Priorato messinese dell’Ordine dei Cavalieri
gerosolimitani, nel corso dei secoli, dovette poi
più volte disputare con l’Università di Novara e
del Castro Reale (Castroreale) per difendere i propri
diritti e privilegi nel territorio del feudo di Milici.
Così per la pretesa di esercitare il diritto di dogana
di Castro Reale, nel 1567, e tra il 1625 e il
1627, con l’arciprete sempre di Castro Reale, a
proposito della giurisdizione spirituale di Milici 4 .
Al Catasto dei beni dell’Ordine Gerosolimitano
per il territorio di Milici e Rodì, il cosiddetto cabreno,
cabrero o cabreo, si pervenne nel 1687, su autorizzazione
del Viceré Don Francesco Benavides
Conte di S. Stefano, inviato in Sicilia all’indomani
della fallita rivolta antispagnola del 1674-78 5 .
La stesura del cabreo ebbe inizio il 15 maggio
1687, e, con esso, vennero definiti i limiti dei feudi
di Milici, S. Giovanni di Rodi, Musufleti e Ginestrito
con l’intervento di persone pratiche ed
esperte, stimatori e agrimensori all’uopo nominate.
Fu anche la molla che fece scattare litigi, contestazioni
e controversie con Castroreale sull’esatta
delimitazione del fegho di S. Giovanni Battista
Gerosolimitano e sul regime di proprietà delle
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Palazzo Priorale, dopo il restauro
contrade appartenenti. La controversia si risolse
poi, nel secolo XVIII, a favore del Priorato di Messina.
In questi anni l’Ordine dei Cavalieri gerosolimitani
andò sempre più decadendo: nel 1792 gli
vennero confiscate le proprietà in Francia e nel
1798, l’isola di Malta fu conquistata da Napoleone
Bonaparte, dopo la presa di La Valletta.
La commenda di Milici facente parte dei beni
del Priorato di Messina, che ritornavano alla famiglia
reale, nel 1801-1802 diveniva di proprietà di
Sua Altezza Reale il Principe Leopoldo Borbone,
Gran Priore del Gran Priorato di Messina 6 . Per
tutta la prima metà dell’Ottocento l’Ordine verrà
privato, a poco a poco, di gran parte del feudo di
Milici a beneficio di Castroreale, e, ben presto, anche
il territorio rimanente sarebbe caduto sotto la
mannaia delle cosiddette leggi eversive del 1866
che, sopprimendo gli Ordini religiosi, ne incamerarono
i relativi beni allo Stato.
Il palazzo dell’Ordine Gerosolimitano di Milici
cominciò ad essere edificato, presumibilmente,
nel Quattrocento, a giudicare dal portale d’ingresso
alla corte interna che presenta elementi stilistici
e compositivi tipici dell’epoca. Comunque prima
del 1523 quando, dopo epico assedio, i Cavalieri
dovettero abbandonare il possedimento di Rodi e
riparare a Messina, oltre che ad Alì Superiore e nei
feudi di Milici dove trovarono accoglienza, dato il
loro alto numero.
E la presenza dell’Ordine di San Giovanni di
Gerusalemme a Milici, divenuto poi dei Cavalieri