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Il modello istituzionale corporativo a Torino nel Settecento ...

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sui mercati internazionali la competitività del prodotto grazie all’alta qualità e alla sua<br />

standardizzazione 27 .<br />

Anche <strong>nel</strong>la tessitura si avverte l'ingerenza del potere politico che va ad interporsi tra il mercante e il<br />

fabbricatore per fare valere le ragioni della produzione su quelle del commercio . I mercanti, infatti,<br />

in gran parte legati agli interessi lionesi preferivano esportare semilavorato e importare prodotto<br />

finito, quindi commercializzare prodotto straniero piuttosto di impegnarsi a fondo <strong>nel</strong>la tessitura<br />

nazionale.<br />

Così <strong>nel</strong> 1752 venne costituita direttamente dal sovrano e dall'alta aristocrazia, attraverso un ente<br />

assistenziale pubblico, la Fabbrica della Carità, una Compagnia reale del Piemonte per le opere e<br />

negozi in seta su <strong>modello</strong> delle compagnie nord-europee (olandesi in particolare) per la produzione e<br />

distribuzione sul mercato nazionale ed estero di tessuti ottenuti dalla trasformazione della seta<br />

indigena. Sorse <strong>nel</strong>la forma azionaria e venne aperta ai privati, nobili e corporazioni, sia pure con<br />

una limitazione alle quote individualmente sottoscritte, ma escludeva tassativamente da qualunque<br />

partecipazione i mercanti ossia coloro che «facessero fabbricare le stoffe in seta oppure avessero<br />

bottega aperta per la vendita delle medesime» 28 .<br />

Tale società operò per circa quarant 'anni, dapprima sotto il controllo dell'aristocrazia e poi dei<br />

banchieri finanziatori. Fu in grado di distribuire saltuariamente dividendi oscillanti tra il 4 e il 6%<br />

(livello medio dell'interesse pagato sui censi), costituire fondi di riserva, ma accumulò anche perdite<br />

consistenti che vennero ripianate con progressive riduzioni di capitale sociale.<br />

La Compagnia reale rientra <strong>nel</strong>la tipologia della compagnia commerciale più che in quella della<br />

manifattura privilegiata. Nata con lo scopo di «servire da stimolo agli altri [fabbricatori e mercanti<br />

riuniti in corporazione] per dilatare e assicurare questo genere di commercio ostacolato da gravezze<br />

di costo degli operai [per questo fece ampio ricorso al lavoro coatto della Fabbrica della carità] e<br />

ristrettezza del mercato interno» doveva stabilire una rete di corrispondenze sulle principali piazze<br />

europee, Lione, Amsterdam, Londra.<br />

L'ingerenza dello stato <strong>nel</strong>la vita economica,infatti, andava oltre il mondo della produzione per<br />

pianificare interventi mirati a una dilatazione del mercato che potesse giustificare una maggiore<br />

specializzazione produttiva <strong>nel</strong> paese. L’attenzione era rivolta ai mezzi più idonei per inserire il<br />

commercio del regno <strong>nel</strong>le grandi correnti del traffico internazionale: l’apertura di collegamenti<br />

essenziali e la stipulazione dei trattati . I trattati commerciali conclusi 29 o semplicemente progettati 30<br />

dai Savoia rispondevano innanzitutto a ragioni politiche e militari. La fragile strategia economica<br />

che caratterizzava i progetti formulati <strong>nel</strong> Sei - <strong>Settecento</strong> poggiava sul comune denominatore<br />

dell'ipotetico sviluppo del porto franco di Nizza e Villafranca e della marineria sabauda. La<br />

progettazione e le realizzazioni seicentesche si erano concentrate sul potenziamento, mediante<br />

investimenti pubblici, delle infrastrutture portuali e viarie e segnatamente sulla costruzione di<br />

moli,di magazzini di stoccaggio, del “lazzaretto” per le merci provenienti dal Levante, sulla<br />

realizzazione di strade carreggiabili, sul traforo del Colle di Tenda, sul naviglio da Cuneo a<br />

Moncalieri, presso la capitale 31 . Nel <strong>Settecento</strong> l’interesse si focalizzò prevalentemente sugli aspetti<br />

di relazione e istituzionali. Così, a nome della città di <strong>Torino</strong> fu tentato il riscatto dei pedaggi per<br />

introdurre la libera navigazione sul fiume Po fino a Venezia, la stipulazione di una tregua <strong>nel</strong><br />

Mediterraneo con i pirati barbareschi del Nord Africa, sorsero progetti e iniziative intesi alla<br />

27 Vale a tale proposito la testimonianza fornita dal Vaucanson che <strong>nel</strong> corso degli anni quaranta aveva studiato a fondo i sistemi di<br />

lavorazione piemontesi su incarico del Conseil du Commerce ( G. Chicco,La seta in Piemonte…, cit.,p. 253)<br />

28 Asto Corte, Materie economiche, cat. IV, maz . 9, nn. 16 e 18.La Compagnia verrà sciolta <strong>nel</strong> 1793 e sostituita dall’Associazione<br />

reale per la manifattura della seta ( G. Prato,La vita economica in Piemonte a mezzo il secolo XVIII, <strong>Torino</strong> 1908, p. 227)<br />

29 Con l'Inghilterra, firmato a Firenze <strong>nel</strong> 1669,( cfr. Contessa, Aspirazioni commerciali intrecciate ad alleanze politiche della casa di<br />

Savoia con l'Inghilterra nei secoli XVII e XVIII, in «Memorie della regia Accademia delle scienze di <strong>Torino</strong>»,serie II, vol. LXIV<br />

(1913), n. 3);con l'Ungheria <strong>nel</strong> 1743; con Modena <strong>nel</strong> 1752 ( F. Duboin , Raccolta per ordine di materia delle leggi, editti, manifesti<br />

ecc., <strong>Torino</strong>,1850, tomo XV, p. 1293 e sgg); con Basilea <strong>nel</strong> 1731, con il Levante e con Smirne <strong>nel</strong> 1749 e 1788, con la Danimarca <strong>nel</strong><br />

1786, con Malta <strong>nel</strong> 1797 (Asto Corte, Materie economiche,cat. II, maz. 2 da ordinare).<br />

30 Con il Portogallo 1678-1682, cfr , C. Contessa, Progetti economici della seconda Madama Reale di Savoia fondati sopra un<br />

contratto nuziale (1678-1682), <strong>Torino</strong> 1914; con la Russia <strong>nel</strong> 1770-'83, cfr., Asto,Corte,Materie economiche, cat. III, maz. II, n. 27 e<br />

maz. III. Ma<br />

31 Cfr. L. Bulferetti, Sogni e realtà <strong>nel</strong> mercantilismo di Carlo Emanuele II, in "Nuova rivista storica",XXXVII (1953)<br />

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