20.05.2013 Views

Il modello istituzionale corporativo a Torino nel Settecento ...

Il modello istituzionale corporativo a Torino nel Settecento ...

Il modello istituzionale corporativo a Torino nel Settecento ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

3- <strong>Il</strong> prodotto di alta qualità,in piccola serie o esclusivo.<br />

La strategia di mercato adottata nei primi decenni del <strong>Settecento</strong> dai mercanti fabbricatori di stoffe<br />

in seta 45 riuniti in corporazione era in linea con le direttive di politica industriale che provenivano dal<br />

centro . Sembrava più vantaggioso realizzare prodotti di qualità superiore, esclusivi per design o<br />

colore o tipo di tessuto che potessero indurre bisogni nei consumatori e quindi costituissero un<br />

grimaldello non solo per vincere la concorrenza, ma per forzare comunque i mercati internazionali,<br />

anche quando si chiudevano per ragioni, come le guerre o il proibizionismo , che esulavano dal<br />

riequilibrio spontaneo tra la domanda e l’offerta. I produttori di stoffe in seta come le autorità di<br />

governo giocavano sull'immagine della “piazza” (made in) ,che, se spinta ai livelli più alti, poteva<br />

liberare quanti operavano <strong>nel</strong> settore del lusso dai vincoli cui deve soggiacere il comune fabbricante<br />

quando cerca di ottimizzare il rapporto tra la qualità del prodotto e il suo prezzo. Una strategia di<br />

immagine che andava <strong>nel</strong>la direzione opposta rispetto a quella che sarebbe prevalsa <strong>nel</strong> più lungo<br />

periodo, quando, dopo la crisi di fine <strong>Settecento</strong> , anche tra i setaioli si sarebbe affermata la tendenza<br />

ad abbassare il prezzo di vendita delle stoffe per allargare il mercato e compensare con la maggiore<br />

quantità venduta la caduta dei ricavi unitari 46 .<br />

La produzione di tessuti di lusso per il magazzino, realizzata presso le botteghe artigiane della città<br />

in piccole serie o in esclusiva, tuttavia, comportava l'assunzione di forti rischi , ma questi, in virtù di<br />

rapporti consuetudinari, venivano ripartiti tra i partecipanti al processo produttivo : i mercanti-<br />

tessitori , proprietari dei telai sui quali si formavano le stoffe, i tintori , in quanto "produttori di fase"<br />

e i droghieri, in quanto fornitori di materie prime essenziali. Secondo i mercanti, il sistema in uso<br />

non solo sulla piazza torinese , ma anche su quelle più rinomate internazionalmente come le città di<br />

Firenze e Lione che veniva adottato generalmente “con il consenso e la reciproca soddisfatione”<br />

delle parti, si basava sullo scambio non monetario. Difatti le fatture presentate dai tintori venivano<br />

compensate con droghe per tintura , stoffe o altre mercanzie che giacevano invendute nei magazzini<br />

dei fabbricanti.<br />

In questo modo veniva superato il problema della gestione degli scarti particolarmente rilevanti <strong>nel</strong>la<br />

vendita al minuto poiché le botteghe che operavano <strong>nel</strong> made in dovevano mantenere ai massimi<br />

livelli gli standard qualitativi.<br />

Gli scarti erano riconducibili sostanzialmente a tre tipologie.<br />

In primo luogo vi erano gli scampoli detti “scapparoni, [ovvero] tutti quei pezzi di stoffa ove non vi<br />

è l'intiero per fare qualche sorta d'abito”.<br />

Seguivano le giacenze di magazzino, merci che con l'andar del tempo tendevano a deteriorarsi a<br />

causa della cattiva conservazione,-quelle che “per ragione del longo fermarsi invendute <strong>nel</strong>le<br />

botteghe e magazeni per lo più umidi per trovarsi al piano di terra in cortile d'aria grossa (...) si<br />

machian tutte”- o perché i colori tendevano a stingere se non si stava “ben attenti al farli prender<br />

l'aria secca di tempo in tempo”; merci che non avevano incontrato il gusto del pubblico o altre “di<br />

moda trascorsa e che poi vengono fatte adietro da una più nuova sovraveniente e di miglior gusto”.<br />

Una terza tipologia comprendeva gli scarti di lavorazione veri e propri, stoffe mal lavorate che<br />

rimanevano a carico del mercante. Questi ultimi risultavano particolarmente onerosi <strong>nel</strong> sistema di<br />

organizzazione decentrata del lavoro per la scarsa efficacia della funzione di controllo esercitabile<br />

sul processo produttivo:<br />

45 Gli orientamenti strategici e le pratiche di mercato adottate dagli operatori del tessile- seta emergono da un documento presentato al<br />

sovrano dalla corporazione dei Mercanti -fabbricatori di stoffe in seta per richiedere un emendamento al Manifesto del Consolato di<br />

Commercio dell’ 8 aprile 1724 relativamente all'articolo 1 che prevedeva l'introduzione della "tassa" delle tinture . Difatti in questo<br />

modo il Consolato con il concorso delle parti interessate,i mercanti e i tintori, veniva a fissare per le operazioni di tintura un prezzo<br />

massimo , indicizzato all'andamento del prezzo delle " droghe", sul quale basare le future transazioni in denaro , poiché quelle in<br />

natura venivano proibite <strong>nel</strong>lo stesso Manifesto sotto la penale del quadruplo del valore per i trasgressori. (Asto,Corte, Materie<br />

economiche, cat .IV, m. 7)<br />

46 G. Federico, <strong>Il</strong> filo d’oro. L’industria mondiale della seta dalla restaurazione alla grande crisi, Venezia, Marsilio 1994, p.85<br />

20

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!