Il modello istituzionale corporativo a Torino nel Settecento ...
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per Lp.60.000 galloni d'oro e argento e ogni altra sorte di doreria di inferiore bontà di quella delle<br />
fabbriche di detti mastri passamantari” 98 .<br />
Nonostante gli insuccessi accumulati dall'arte, le provvidenze sovrane nei confronti degli operai che<br />
sapevano filare i metalli preziosi non cessarono e ancora <strong>nel</strong> 1793 l'attività era considerata strategica<br />
<strong>nel</strong> Regno di Sardegna, sia per le necessità dell'abbigliamento militare sia per quelle della Real Casa,<br />
specie per la decorazione delle livree dei servitori 99 .<br />
<strong>Il</strong> filato prezioso realizzato <strong>nel</strong>le botteghe torinesi serviva, quindi, tanto ai tessitori di stoffe<br />
auroseriche, quanto ai passamantai che fabbricavano galloni d'oro e d'argento ,le dorure, nei quali il<br />
filo prezioso o falso o le lamine sottili venivano mischiati con seta o lana.<br />
All’inizio del secolo questa lavorazione non era presente <strong>nel</strong> Regno di Sardegna e i mercanti di<br />
“dorure” si rifornivano in Francia. Era stata introdotta <strong>nel</strong> 1721 attraverso un'operazione di transfert<br />
tecnologico sostenuta dallo Stato. Difatti , il sovrano Vittorio Amedeo II<br />
«invitò l'amico Sessel a venire, come venne da Ginevra con tutti i necessari ordigni e con varie operatrici, che<br />
sotto la di lui direzione travagliavano in essa manifattura» 100<br />
I passamantai erano riuniti in corporazione fin dal 1677 e <strong>nel</strong> 1686 avevano ottenuto l'approvazione<br />
del Consolato per introdurre modifiche al memoriale a capi 101 . L’attività ebbe una buona<br />
affermazione tanto che <strong>nel</strong> 1765 si contavano a <strong>Torino</strong> 80 mastri riuniti <strong>nel</strong>la Università dei passa<br />
mantai e fabbricatori con la piccola navetta di galloni d'oro, argento e seta. Nella seconda metà del<br />
secolo la corporazione ingaggiò una vivace lotta contro l’ introduzione del telaio alla barra che<br />
sovvertiva l’ equilibrio esistente tra i produttori:<br />
« si sono da qualche anno a questa parte fatto lecito diverse persone di altra professione e condizione di<br />
tenere ordegni artificiosi riguardanti l'arte di passamantaro suddetta ed in specie tellari denominati della barra<br />
e quegli fare travagliare con tener eziandio giovani e imprendizzi senza che li sindaci e consiglieri<br />
dell'Università antecessori si siano curati di averne li opportuni ricorsi al fine che venissero osservati li regi<br />
editti e capitoli » 102<br />
I prodotti ottenuti con il nuovo telaio che risparmiava lavoro specializzato non superarono l'esame<br />
dei sindaci dell'Università che li ritrovarono difettosi. Diverso fu il parere espresso in proposito dal<br />
mercante Dupré secondo il quale “potevano esitarsi <strong>nel</strong> paese, per essere impiegati solamente a<br />
“bordar cottini, ferraioli a preti, far codini”.<br />
Nel 1743 la filiera produttiva torinese si arricchì dell’ attività di un disegnatore francese patentato,<br />
stipendiato dalla Cassa del Consolato con l'obbligo di fare allievi, posto al servizio dei mastri<br />
fabbricatori di stoffe in seta cittadini 103 . Poiché il disegno e la tintura erano attività di filiera<br />
strategiche ai fini del successo della produzione tessile torinese tra gli operatori del settore era<br />
particolarmente avvertita l'esigenza di superare la fase imitativa delle mode lionesi per sviluppare<br />
internamente la ricerca di uno stile produttivo facendo sorgere una scuola di disegno cittadina per le<br />
stoffe in seta .<br />
98 Asto Corte, Materie economiche, cat. IV, maz. 1 d’addizione, n. 2 a<br />
99 Asto Corte, Materie economiche, cat. IV, maz. 1 d’addizione, n. 9<br />
100 Asto Corte,Materie economiche, cat. IV, maz. 1 d’addizione<br />
101 F. A. Duboin , Raccolta.., tomo XVI, p. 906 e segg.<br />
102 Asto Corte, Materie economiche,cat. IV, maz. 1 d’addizione<br />
103 Ibidem<br />
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