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Il modello istituzionale corporativo a Torino nel Settecento ...

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transitavano per quello di Nizza raggiunsero il 70-80%. Secondo le stime dell’epoca,inoltre, i lavori<br />

che si stavano ultimando in quegli anni per rendere carreggiabile il percorso Nizza - <strong>Torino</strong><br />

avrebbero ridotto del 45% il costo di trasporto delle merci portandolo da soldi 18- 19 per rubbo a<br />

soldi 10-11. In effetti seguendo la destinazione geografica del filato piemontese esportato <strong>nel</strong> corso<br />

del secolo, risalta la maggiore importanza assunta dallo scalo nizzardo negli anni ottanta (V. fig. 9).<br />

I Savoia, in realtà, non avevano mai del tutto rinunciato ai progetti per un inserimento più o meno<br />

diretto del Regno di Sardegna <strong>nel</strong> grande commercio transoceanico .<strong>Il</strong> più noto di essi che risaliva al<br />

periodo1678-1682 intendeva stringere un patto commerciale con il Portogallo da suggellare con le<br />

nozze tra Vittorio Amedeo II e l'infante Isabella di Braganza, nipote della seconda Madama Reale. 36<br />

I progetti economici di Giovanna Battista di Savoia Nemours strettamente intrecciati a quelli politici<br />

e alle strategie matrimoniali prevedevano l'invio di due navi piemontesi ogni anno, l'una diretta al<br />

Brasile e l'altra alle Indie orientali cariche di quelle mercanzie piemontesi di cui verso gli anni<br />

ottanta "se ne faceva un continuo commercio nei paesi esteri" 37 . Tra i prodotti elencati <strong>nel</strong>la<br />

relazione di viaggio dell’ambasciatore Carello, inviato a Lisbona dalla reggente per stringere i<br />

necessari accordi, figuravano al primo posto gli organzini, ma venivano citati anche i nastri di seta e<br />

mista seta lisci e broccati con oro e argento, di velluto; i galloni ; le stoffe di seta lisce e a fiori, “<br />

taffettà , moele, satini, damaschi da abito e da mobile, droghetti, velluti, brocati in oro e argento”; le<br />

stoffe di seta mista a filo, “satinate, broccatelli, dobletti, filoselle, fioretti filati di moresche”; le calze<br />

di seta, di fioretto da un uomo ,donna e bambino. Con il carico di ritorno, costituito dai prodotti<br />

coloniali che i mercanti sabaudi erano costretti ad acquistare a caro prezzo dai genovesi, si sarebbe<br />

potuto rifornire il paese e farne un commercio concorrenziale in Italia. Com'è noto il trattato con il<br />

Portogallo non venne concluso, ma <strong>nel</strong> corso del <strong>Settecento</strong> vari progetti vennero discussi in seno al<br />

Consolato di commercio per valutare la possibilità di intraprendere uno scambio diretto con i paesi<br />

del nuovo mondo. Gran parte dei progetti presi in esame si riferivano alla possibilità di stabilire un<br />

commercio diretto con i produttori dei generi coloniali, tuttavia diversi altri proponevano la<br />

costituzione di compagnie commerciali per accedere ai prodotti elencati non già direttamente, ma<br />

attraverso il mercato di Cadice divenuto ormai "il magazzino dei mari del Sud". Si sarebbe aperto, in<br />

tal modo, un mercato di sbocco di inconsuete dimensioni per le merci prodotte in Piemonte ,<br />

seguendo così l'esempio francese, inglese, olandese e soprattutto dei vicini genovesi . Su quel<br />

mercato venivano particolarmente richieste le stoffe di seta nera lionesi, i "gros de Tours, taffetas ,<br />

satins ", le calze di seta, i nastri e il filo di seta per cucire, questi ultimi fabbricati a Napoli e a<br />

Genova. Erano prodotti spesso realizzati con la seta piemontese o con sete di qualità inferiore che<br />

l'industria tessile torinese era in grado di imitare sotto lo stimolo degli alti profitti conseguiti su quel<br />

mercato dai produttori esteri, valutati <strong>nel</strong>l'ordine del 25-30% 38 .<br />

Nuove opportunità di sbocco per i prodotti piemontesi verso oriente si aprirono con l'adesione<br />

sabauda avvenuta <strong>nel</strong> 1783 all'accordo anglo russo che era stato stilato il 20 giugno 1766 per<br />

stabilire la libertà di navigazione e di commercio sul mare in odio al monopolio che olandesi, danesi,<br />

svedesi, prussiani esercitavano sulla via del Baltico, e a quello che i turchi detenevano sulla via dei<br />

Darda<strong>nel</strong>li 39 . Fu questa una soluzione di ripiego perché il progetto originale era assai più ambizioso.<br />

Intendeva, infatti, stabilire una corrispondenza diretta tra il Piemonte e la Russia attraverso la<br />

stipulazione di un trattato di commercio ,la costituzione in <strong>Torino</strong> di una compagnia commerciale<br />

russo- piemontese alla quale avrebbero potuto aderire in seguito gli altri mercanti italiani, il<br />

potenziamento del porto di Nizza Villafranca . Ancora una volta si cercava di conseguire risparmi<br />

sui costi di transazione eliminando le onerose commissioni da corrispondere agli intermediari del<br />

Nord nonché i gravosi interessi per regolare i pagamenti su quei lontani mercati. Anche in questo<br />

caso <strong>nel</strong>l'elenco delle merci piemontesi adatte ad essere esportate in Russia oltre all'organzino<br />

venivano citate stoffe e calze di seta .<br />

36<br />

Cfr., C. Contessa, Progetti economici della seconda Madama Reale di Savoia fondati sopra un contratto nuziale(1678-<br />

1682),<strong>Torino</strong> 1914<br />

37<br />

Asto Corte,Materie economiche, cat. III, maz.1 n. 13<br />

38<br />

Asto Corte,Materie economiche, cat.III, maz.3 n.6, maz.2 n.19<br />

39<br />

Asto Corte,Materie economiche,cat. III, maz.3<br />

18

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