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Erbe aromatiche: realizzazione di un ricettario - Istituto Columella

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COZZE A “SCIOTTA SCIOTTA”<br />

Ingre<strong>di</strong>enti:<br />

cozze fresche, prezzemolo, pomodori pelati, olio extravergine d’oliva, cipolla, aglio,<br />

pepe e sale q.b.,<br />

Cozze grosse, cozze pinte, cuzz<strong>un</strong>i, sono questi i nomi conferiti nel Salento alla<br />

chiocciola Helix {Eobania) Vermiculata, chiamata com<strong>un</strong>emente «rigatella» nel resto<br />

d'Italia, tipica dei paesi che si affacciano sul Me<strong>di</strong>terraneo e avente colori<br />

notevolmente variabili. Se si tratta <strong>di</strong> chioc-ciole raccolte durante la stagione secca,<br />

periodo in cui que-sti gasteropo<strong>di</strong> sono in letargo, sarà sufficiente lavarle per bene e<br />

lasciarle bagnate sino a che l'epiframma vitreo che le richiude si <strong>di</strong>ssolve facendole<br />

risvegliare. Se si tratta invece <strong>di</strong> chiocciole raccolte quando sono in attività, bisognerà<br />

lasciarle chiuse in <strong>un</strong> capace recipiente per qualche giorno dandole crusca o<br />

pangrattato come cibo, dopo<strong>di</strong>ché andranno ben lavate e saranno pronte per essere<br />

cucinate.<br />

Si procede in questo semplice modo: si fa imbion<strong>di</strong>re <strong>un</strong>a cipolla tritata in <strong>un</strong> bicchiere<br />

<strong>di</strong> olio extravergine d'oliva, si aggi<strong>un</strong>gono dei pomodori tritati, pepe, sale e abbondante<br />

origano, poca acqua e si porta ad ebollizione, si lascia cuo-cere per <strong>un</strong>a decina <strong>di</strong><br />

minuti e, a questo p<strong>un</strong>to, si versano le chiocciole ben lavate. Si copre, lasciando le<br />

bestiole al loro crudele destino; dopo qualche minuto si mescola bene con <strong>un</strong><br />

cucchiaio <strong>di</strong> legno e si lascia cuocere per <strong>un</strong>a ventina <strong>di</strong> minuti, sincerandosi che il<br />

sughetto non si restringa troppo. Vanno servite ben calde e si gustano cavandole man<br />

mano, con <strong>un</strong>o stuzzicadenti, e intingendole nel sughetto. I salentini, in totale<br />

violazione del Galateo, le mangiano praticando <strong>un</strong> foro piccolissimo al vertice della<br />

spirale premendole ad arte contro <strong>un</strong> canino e succhiandole avidamente, si sconsiglia<br />

però tale pratica poiché ne deriva <strong>un</strong> concerto che ha la capacità <strong>di</strong> scatenare <strong>un</strong>a crisi<br />

nervosa nei commensali non abituati o deboli <strong>di</strong> nervi.

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