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Discussioni del Parlamento europeo - Europa

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IT<br />

quindi inserire una modifica degli statuti e dei ruoli <strong>del</strong>la Banca centrale europea. Abbiamo<br />

bisogno di autentica solidarietà ...<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Mario Borghezio (EFD) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, una domanda: quanto<br />

durerà l'euro così come lo abbiamo oggi? O ci avviamo entro un anno, due anni alla sua<br />

destrutturazione?<br />

Io non sono d'accordo sul fatto che aprendo un nuovo buco supplementare di<br />

settecentocinquanta miliardi di euro per coprirne uno precedente, in questo modo queste<br />

misure siano sufficienti per costruire il futuro economico e sociale di cinquecento milioni<br />

di europei, né tantomeno sono d'accordo sul dogma di salvare l'euro così com'è, perché<br />

lo si farebbe piuttosto tenendo l'euro il più basso possibile, riducendo il tasso d'interesse<br />

per indirizzare i capitali verso investimenti produttivi, per le nostre industrie, che sono<br />

asmatiche, anziché verso le rendite finanziarie.<br />

Non sono d'accordo con una Commissione europea che arriva a pretendere di esaminare<br />

preventivamente e revisionare i brogliacci dei bilanci dei paesi membri, prima dei Parlamenti<br />

nazionali, addio completo alla sovranità. Non sono d'accordo su una strategia<br />

economico-finanziaria che non tenga conto <strong>del</strong>le esigenze specifiche.<br />

Hans-Peter Martin (NI) . – (DE) Signor Presidente, mi oppongo all’inaccettabile<br />

atteggiamento anti<strong>europeo</strong> <strong>del</strong> Consiglio. Vi lamentate <strong>del</strong>la crisi e contemporaneamente<br />

vi accingete a introdurre un protettorato economico, mentre siete voi stessi i principali<br />

responsabili di parecchie cause <strong>del</strong>la crisi. Non avete consentito il varo di regolamentazioni,<br />

allorché sarebbero state necessarie; basti pensare all’esempio <strong>del</strong>l’Eurostat. Quei funzionari<br />

che sono stati tanto biasimati – e che io stesso ho criticato in altre occasioni – avevano<br />

segnalato i problemi <strong>del</strong>la Grecia, e anche quelli <strong>del</strong>la Spagna e <strong>del</strong> Portogallo, in una fase<br />

assai precoce. La Commissione ha proposto di conferire a Eurostat i poteri necessari per<br />

svolgere le indagini. Chi ha bloccato quest’iniziativa? Gli spagnoli, i britannici – l’onorevole<br />

Martin non è presente – i tedeschi, l’onorevole Daul e i suoi colleghi per la Francia, e infine<br />

gli austriaci: non volete che i vostri conti vengano controllati, perché sapete benissimo<br />

quanto c’è da nascondere. Questo vale anche per l’ex ministro <strong>del</strong>le finanze Grasser, che<br />

compare continuamente alla televisione tedesca, anziché rispondere dei reati penali di cui<br />

è accusato in Austria.<br />

Quel che ci serve non è naturalmente un governo di emergenza. Non imiterete certo la<br />

saggia politica adottata, in occasione di una crisi analoga, dagli Stati Uniti, ossia<br />

l’approvazione di una legge Glass-Steagall per aumentare il capitale <strong>del</strong>le banche,<br />

controllarne il comportamento e ridurre i rischi sistemici. C’è bisogno invece di legittimità<br />

democratica, di un sistema bicamerale che ponga fine, una buona volta, all’assurdità di un<br />

Consiglio che esteriormente ostenta europeismo, ma internamente prende decisioni prive<br />

di legittimità democratica: in tal modo potremo introdurre in <strong>Europa</strong> una vera democrazia.<br />

Othmar Karas (PPE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo la crisi<br />

dimostra in maniera lampante i limiti dei trattati, le nostre debolezze, la doppia morale<br />

che pervade i rapporti con l’Unione europea, i deficit, gli errori e la mancanza di serietà.<br />

In secondo luogo, indica anche che chi non fa i compiti nuoce a se stesso e mette a rischio<br />

l’Unione europea; è una considerazione che vale per gli Stati membri, ma anche per la<br />

Commissione e per noi.<br />

19-05-2010

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