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Discussioni del Parlamento europeo - Europa

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19-05-2010<br />

IT<br />

1. Apertura <strong>del</strong>la seduta<br />

(La seduta inizia alle 9.05)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

MERCOLEDÌ 19 MAGGIO 2010<br />

PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK<br />

Presidente<br />

2. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale<br />

3. Conclusioni <strong>del</strong> vertice <strong>del</strong> 7 maggio 2010 e <strong>del</strong>la riunione ECOFIN - Qual è la<br />

pertinenza politica <strong>del</strong>la strategia UE 2020 nel contesto <strong>del</strong>l'attuale crisi finanziaria<br />

ed economica? - Conseguenze <strong>del</strong>la crisi finanziaria ed economica sulla strategia<br />

UE 2020 e la sua gestione - Qual è la rilevanza <strong>del</strong>la strategia UE 2020 nel contesto<br />

<strong>del</strong>l'attuale crisi finanziaria ed economica? (discussione)<br />

Presidente . – L’ordine <strong>del</strong> giorno reca, in discussione congiunta:<br />

– i meccanismi per il rafforzamento <strong>del</strong>l’ordine economico,<br />

– le dichiarazioni <strong>del</strong> Consiglio e <strong>del</strong>la Commissione: Conclusioni <strong>del</strong> vertice <strong>del</strong> 7 maggio<br />

2010 e <strong>del</strong>la riunione ECOFIN [2010/269(RSP)],<br />

– l’interrogazione orale (O-0052/2010 - B7-0213/2010), (O-0053/2010 - B7-0214/2010),<br />

al Consiglio e alla Commissione: Quale rilevanza politica riveste la strategia <strong>Europa</strong> 2020<br />

nel quadro <strong>del</strong>l’attuale crisi economica e finanziaria?<br />

– l’interrogazione orale (O-0068/2010 - B7-0301/2010) al Consiglio: Conseguenze <strong>del</strong>la<br />

crisi finanziaria ed economica sulla strategia UE 2020 e la sua governance,<br />

– l’interrogazione orale (O-0065/2010 - B7-0219/2010), (O-0066/2010 - B7-0220/2010)<br />

al Consiglio e alla Commissione: Rilevanza politica <strong>del</strong>la strategia UE 2020 nel contesto<br />

<strong>del</strong>l’attuale crisi finanziaria ed economica.<br />

Diego López Garrido, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. – (ES) Signor Presidente, come<br />

tutti sanno, stiamo attraversando un periodo di eccezionali turbolenze finanziarie; è una<br />

situazione che perdura da alcuni mesi, ma le cui origini non risalgono solo a pochi mesi<br />

fa, bensì ad alcuni anni addietro, cioè al momento in cui gli Stati Uniti furono colpiti dalla<br />

crisi dei mutui subprime.<br />

All’origine, quindi, vi è stata una crisi finanziaria <strong>del</strong> settore privato <strong>del</strong> sistema finanziario,<br />

che si è rapidamente propagata all’economia reale assumendo la forma di una profonda<br />

depressione: tecnicamente parlando, di una profonda recessione. Tutto questo ha<br />

comportato un declino <strong>del</strong>la produzione e un rilevante incremento <strong>del</strong>la disoccupazione,<br />

che hanno colpito con particolare durezza quei paesi in cui il settore immobiliare o quello<br />

<strong>del</strong>l’edilizia residenziale avevano un peso maggiore.<br />

Gli Stati membri e le banche centrali hanno reagito immediatamente per impedire il crollo<br />

<strong>del</strong> sistema finanziario, e si è registrata una risposta anche nel campo <strong>del</strong>l’economia reale.<br />

Tale reazione, come ovvio, ha inciso sull’economia pubblica e sulle finanze pubbliche; non<br />

stiamo più parlando di finanze private, bensì di finanze pubbliche. In primo luogo, c’è stata<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

una crisi <strong>del</strong>la stabilità finanziaria dei conti pubblici, provocata dalle dimensioni assai<br />

rilevanti dei deficit.<br />

E c’è stata poi anche una crisi <strong>del</strong> debito sovrano. E’ questo l’aspetto venuto alla luce negli<br />

ultimi mesi, incoraggiato dall’attività di mercati assai volatili, e in qualche caso palesemente<br />

speculativi. Tali attività hanno, a loro volta, innescato un sensibile rialzo <strong>del</strong>l’interesse che<br />

i mercati esigono dagli Stati membri quando questi ultimi emettono i loro titoli. Per di più,<br />

questo fenomeno ha chiaramente interessato l’intera area <strong>del</strong>l’euro, e quindi siamo di fronte<br />

a un problema che non riguarda solo uno, due o tre paesi, ma che incide sulla stabilità<br />

<strong>del</strong>l’intera area <strong>del</strong>l’euro.<br />

Tale è la situazione. Questi sono tutti gli avvenimenti, o la diagnosi dei fatti di cui l’Unione<br />

europea ha tenuto conto per reagire e rispondere a questo fenomeno, e a mio avviso in<br />

tutto questo periodo l’Unione ha agito in maniera corretta. Può aver dato l’impressione di<br />

muoversi con lentezza per giungere a una decisione; a volte può aver dato l’impressione<br />

di una lentezza esasperante nel suo processo decisionale, ma ha ottenuto i risultati giusti,<br />

che sono il frutto di un’azione prudente – e soprattutto coordinata – da parte <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea.<br />

Può sembrare che varie misure ci impediscano di cogliere il quadro complessivo <strong>del</strong>la<br />

situazione, ma sono convinto che l’Unione abbia elaborato una strategia adeguata alle<br />

circostanze – cioè una strategia che deve includere alcune misure a breve termine e<br />

contemporaneamente guardare con maggior decisione al medio e lungo periodo, poiché<br />

si tratta di impedire il ripetersi di una crisi analoga.<br />

Come abbiamo già detto, le misure a breve termine comprendono un’iniezione di denaro<br />

pubblico e il coordinamento <strong>del</strong>l’Unione europea. E’ l’iniziativa nota come piano <strong>europeo</strong><br />

di ripresa economica, sostenuta dalla Commissione: un piano che coordina l’azione<br />

immediata, la terapia d’urto che gli Stati membri vanno adottando per limitare – ma non<br />

per far scomparire – i danni prodotti da questa gravissima crisi.<br />

Un aspetto di tale azione a breve termine è indubbiamente rappresentato dagli aiuti alla<br />

Grecia, paese che già alcuni mesi or sono aveva ricevuto un avvertimento dalla Commissione<br />

per la difficile situazione dei propri conti pubblici. Il Consiglio si accinge a formulare una<br />

serie di raccomandazioni alla Grecia, ai sensi <strong>del</strong>l’articolo 126, paragrafo 9, <strong>del</strong> trattato sul<br />

funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea, e il Consiglio e la Commissione stanno sorvegliando<br />

l’evoluzione <strong>del</strong>la situazione in quel paese.<br />

Le raccomandazioni non riguardano solo la liquidità dei conti pubblici <strong>del</strong>la Grecia, ma<br />

anche riforme strutturali <strong>del</strong> sistema pensionistico nonché la necessità di introdurre riforme<br />

nel sistema sanitario. Poi, il 23 aprile, è stato adottato un meccanismo d’azione nei confronti<br />

<strong>del</strong>la Grecia. Ieri tale meccanismo si è concretizzato per la prima volta con l’erogazione di<br />

finanziamenti alla Grecia da parte dei paesi <strong>del</strong>l’Unione europea, tramite il sistema di questo<br />

meccanismo concordato.<br />

Ecco quindi la prima espressione di quest’azione a breve termine, che diviene essenziale<br />

quando uno Stato membro si trova in gravi difficoltà, com’è ora il caso <strong>del</strong>la Grecia.<br />

Naturalmente, anche nel breve periodo – esigenza posta con estrema lucidità<br />

nell’interrogazione orale presentata dagli onorevoli Daul, Verhofstadt, Schulz e altri –<br />

dobbiamo dotarci di una strategia che ci permetta di uscire dalla crisi. Deve trattarsi di una<br />

strategia misurata e controllata, che naturalmente tenda a scongiurare gravi difficoltà per<br />

i conti pubblici senza però perdere di vista l’obiettivo <strong>del</strong>la crescita.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Com’è ovvio, però, una strategia a breve termine non è sufficiente; dobbiamo adottare<br />

misure di medio e lungo periodo. L’economia europea è afflitta da problemi strutturali, ai<br />

quali in ultima analisi va addebitata la responsabilità <strong>del</strong>l’indebolimento <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> di<br />

fronte a una situazione estremamente volatile, caratterizzata da un’elevatissima turbolenza<br />

finanziaria.<br />

L’Unione europea sta adottando e proponendo misure a medio e lungo termine che è<br />

importante segnalare. In primo luogo, esse intendono costituire una risposta al tipo di crisi<br />

verificatosi a causa <strong>del</strong>la grave situazione economica che affligge l’intera Unione europea,<br />

e in particolare il sistema <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro. Per mettersi in grado di reagire alla crisi <strong>del</strong><br />

settore finanziario, l’Unione europea ha progettato una serie di misure che verranno discusse<br />

nei prossimi giorni in <strong>Parlamento</strong>: un pacchetto sulla vigilanza che, mi auguro, verrà<br />

adottato al più presto. Mi auguro altresì che <strong>Parlamento</strong> e Consiglio raggiungano un accordo<br />

in materia. Nel quadro di questo pacchetto, o in relazione a esso, il Consiglio Ecofin ha<br />

approvato ieri una misura: il regolamento sui fondi hedge, i fondi alternativi o ad alto rischio.<br />

Mi riferisco qui all’interrogazione presentata dall’onorevole Harms e dall’onorevole<br />

Cohn-Bendit, che sottolineano quest’aspetto con particolare forza.<br />

Occorre inoltre tener conto <strong>del</strong>la prospettiva di un’azione in sede di G20, tesa anche ad<br />

attuare le misure concordate in seno allo stesso G20.<br />

Abbiamo anche affermato che l’Unione europea soffre di debolezze strutturali e che si<br />

impongono quindi riforme strutturali. La strategia <strong>Europa</strong> 2020 mira per l’appunto a tale<br />

obiettivo, e si basa sull’impegno degli Stati membri a realizzare determinati obiettivi per<br />

mezzo di una serie di orientamenti integrati. A questi orientamenti si aggiungeranno piani<br />

nazionali, elaborati nel quadro dei cosiddetti piani di riforma. Bisogna inoltre sottolineare<br />

l’importanza <strong>del</strong>l’azione che la Commissione sta adottando per l’intero sistema produttivo,<br />

parallelamente alla strategia <strong>Europa</strong> 2020. Nella comunicazione <strong>del</strong> 12 maggio, la<br />

Commissione ha proposto il coordinamento <strong>del</strong>le politiche economiche.<br />

La strategia <strong>Europa</strong> 2020 costituisce quindi un modo per affrontare il problema di fondo<br />

<strong>del</strong> sistema economico e produttivo, evitare che questi punti deboli strutturali <strong>del</strong> sistema<br />

si ripresentino in futuro e rendere competitivo e produttivo il sistema economico<br />

<strong>del</strong>l’Unione. E’ anche un modo per avvicinarsi agli obiettivi <strong>del</strong> valore aggiunto tecnologico,<br />

tener conto <strong>del</strong>l’impatto sociale e perciò <strong>del</strong>le esigenze di specializzazione imposte dal<br />

mercato <strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>l’occupabilità e infine <strong>del</strong>la lotta contro il cambiamento climatico.<br />

Non si tratta però di un problema che riguardi solamente il settore finanziario privato, il<br />

sistema produttivo e in ultima analisi il settore privato; c’è anche un problema dei conti<br />

pubblici, al quale si indirizza un altro aspetto <strong>del</strong>le misure di medio e lungo termine<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea. Alludo alle misure contenute nella proposta presentata dalla<br />

Commissione il 12 maggio, che il Consiglio Ecofin ha cominciato a discutere ieri e<br />

continuerà a discutere; tali misure mirano a mantenere la disciplina di bilancio, a garantire<br />

il rispetto <strong>del</strong> patto di stabilità e di crescita e a stabilire metodi per risolvere e prevenire le<br />

crisi.<br />

In tale prospettiva è stata istituita una task force che si riunirà per la prima volta venerdì<br />

21 maggio, sotto la guida <strong>del</strong> Presidente Van Rompuy. Essa si pone come obiettivo la<br />

disciplina di bilancio e si varrà <strong>del</strong> documento <strong>del</strong>la Commissione sul coordinamento <strong>del</strong>le<br />

politiche economiche e di bilancio presentato dal Commissario Rehn.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ciò si collega alle misure di più lungo termine, tra le quali dobbiamo includere anche il<br />

dibattito che si sta avviando nell’Unione europea in merito alle tasse sulle rendite nel settore<br />

finanziario e a una tassa di cui si sta iniziando a discutere anche in seno al G20, ossia quella<br />

tassa sulle transazioni finanziarie che è anch’essa oggetto di discussione all’interno <strong>del</strong>l’UE.<br />

E’ un aspetto cui danno particolare rilievo, nella loro interrogazione, gli onorevoli Harms<br />

e Cohn-Bendit.<br />

A tale proposito, bisogna osservare che tutte le istituzioni <strong>del</strong>l’Unione europea stanno<br />

lavorando per giungere a questo obiettivo; se ne è discusso nel dicembre scorso, in sede di<br />

Consiglio <strong>europeo</strong>. Il Fondo monetario internazionale è stato incaricato di svolgere uno<br />

studio concernente una possibile tassa sulle transazioni finanziarie internazionali. Se ne è<br />

discusso in marzo al Consiglio <strong>europeo</strong>, il 1° aprile la Commissione ha presentato la sua<br />

proposta, e l’argomento è stato discusso anche in occasione <strong>del</strong> Consiglio Ecofin.<br />

C’è, dunque, un’altra misura che verrà discussa in seno al G20, e che riveste la massima<br />

importanza; si tratta di quelle che ho definito misure di medio e lungo termine proposte<br />

dall’Unione europea. Ieri, per esempio, nel corso <strong>del</strong> Vertice Unione europea-America<br />

Latina di Madrid, è stata proposta tra l’altro una riforma <strong>del</strong> sistema finanziario: in altre<br />

parole, l’Unione europea solleva questi problemi in tutte le sedi in cui è presente.<br />

In breve, signor Presidente, stiamo adottando le misure e ci sono già le condizioni per<br />

avviarci verso quella che è stata definita la governance economica <strong>del</strong>l’Unione. Il Consiglio<br />

svolge un ruolo attivo in questo processo, insieme alla Commissione e al <strong>Parlamento</strong> nella<br />

sua qualità di organismo legislativo e di controllo.<br />

Per concludere, signor Presidente, possiamo a mio avviso affermare che la crisi ha<br />

effettivamente dimostrato le debolezze di cui soffre l’unione monetaria europea in assenza<br />

di un’unione economica – unione economica che è prevista dai trattati ma non esiste nella<br />

realtà. Abbiamo mantenuto l’unione monetaria, ma non ci stiamo incamminando verso<br />

l’unione economica. Queste misure, adottate a breve, medio e lungo termine dall’Unione<br />

europea, stanno chiaramente conducendo l’Unione stessa sulla strada <strong>del</strong>l’unione<br />

economica.<br />

L’attuale crisi ha indebolito le nostre economie, e ha messo a dura prova l’Unione, ma non<br />

l’ha distrutta e neppure frammentata. L’Unione europea ha reagito: in qualche occasione<br />

ci è sembrato che abbia reagito lentamente, ma la sua azione è stata comunque sicura. In<br />

qualche occasione è sembrata esitante, ma è rimasta unita, e ha fornito una risposta corretta<br />

e adeguata alle sfide che dobbiamo affrontare nel momento presente.<br />

Mi auguro che il Consiglio <strong>europeo</strong> di giugno rafforzi la tendenza che ci sta portando verso<br />

la governance economica europea, e irrobustisca altresì la risposta unitaria che l’Unione<br />

sta dando alla crisi; spero quindi che esso riesca a preparare adeguatamente la posizione<br />

comune <strong>del</strong>l’Unione europea in vista <strong>del</strong>la cruciale riunione <strong>del</strong> G20 a Toronto sulla<br />

regolamentazione <strong>del</strong> sistema finanziario e <strong>del</strong>l’importante dibattito sulla tassazione <strong>del</strong>le<br />

transazioni finanziarie internazionali.<br />

Olli Rehn, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (EN) Signor Presidente, giudico utile e importante<br />

questo dibattito dedicato alla risposta che l’Unione europea sta offrendo alla crisi, nonché<br />

alle sfide immediate e di più lungo periodo che dovremo affrontare nel campo <strong>del</strong>la<br />

governance economica. Inizierò la mia analisi dalle sfide di carattere più immediato e dalla<br />

risposta alla crisi.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Dieci giorni fa l’Unione europea ha adottato decisioni coraggiose e necessarie miranti a<br />

salvaguardare la stabilità finanziaria nel nostro continente. Si è trattato di una duplice<br />

risposta all’aggravarsi <strong>del</strong>la crisi, che si era trasformata ormai in una sfida sistemica all’euro;<br />

una risposta che a mio avviso si potrebbe definire un patto di consolidamento.<br />

In primo luogo abbiamo concordato un meccanismo <strong>europeo</strong> di stabilità finanziaria che<br />

prevede una rete di protezione finanziaria fino a 500 miliardi di euro, la quale verrà integrata<br />

da finanziamenti <strong>del</strong> FMI in una proporzione di 2 a 1. In secondo luogo abbiamo convenuto<br />

di accelerare il consolidamento fiscale in quegli Stati membri in cui ciò è più urgente e<br />

necessario.<br />

Con tali decisioni l’<strong>Europa</strong> ha presentato un pacchetto credibile che dimostra ai nostri<br />

cittadini, ai mercati e al mondo intero che noi difenderemo l’euro – la nostra moneta<br />

comune – a qualunque costo.<br />

Non si tratta di un sacrificio che intendiamo compiere sull’altare di mistiche forze di<br />

mercato, bensì di uno sforzo teso a produrre in <strong>Europa</strong> occupazione e crescita sostenibile,<br />

evitando che le minacce alla stabilità finanziaria soffochino la ripresa economica ormai<br />

avviata, benché ancora modesta e fragile. E’ questa la responsabilità che abbiamo nei<br />

confronti dei nostri cittadini, e stiamo onorando in modo estremamente concreto. Ieri,<br />

con un’opera di coordinamento e gestione svolta a nome degli Stati membri <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro, la Commissione ha messo a disposizione <strong>del</strong>la Grecia 14,5 miliardi di euro, che<br />

il FMI ha integrato con 5,5 miliardi di euro. Avevamo detto che saremmo stati pronti a<br />

sopperire alle immediate esigenze di rifinanziamento, e abbiamo agito in tempo.<br />

Com’è ovvio, tutto questo dipende da una completa e integrale attuazione <strong>del</strong> programma<br />

elaborato dalla Commissione insieme al governo greco, in collegamento con la BCE e il<br />

FMI.<br />

La Banca centrale europea ha adottato a sua volta misure straordinarie per sventare gli<br />

attacchi che abbiamo recentemente visto sferrare contro l’euro. Inoltre, i nostri Stati membri<br />

hanno perfettamente compreso la capitale importanza <strong>del</strong> consolidamento fiscale per la<br />

sostenibilità <strong>del</strong>le finanze pubbliche, e quindi come prerequisito di una crescita economica<br />

sostenibile.<br />

La settimana scorsa, Spagna e Portogallo hanno presentato nuove misure di consolidamento<br />

fiscale assai rilevanti; si tratta di misure importanti e tutt’altro che indolori, ma necessarie<br />

per ridurre nel 2010 e nel 2011 la vertiginosa espansione dei deficit pubblici. Nell’arco<br />

<strong>del</strong>le prossime due settimane la Commissione presenterà una valutazione complessiva<br />

<strong>del</strong>l’adeguatezza dei nuovi obiettivi e <strong>del</strong>le nuove misure.<br />

Permettetemi di sottolineare che una riduzione più rapida <strong>del</strong> deficit pubblico è un elemento<br />

davvero essenziale <strong>del</strong> pacchetto di stabilità finanziaria approvato il 10 maggio dal Consiglio<br />

Ecofin; ed è altrettanto importante che questi due paesi adottino riforme strutturali che<br />

contribuiscano a irrobustire il potenziale di crescita (alludo soprattutto a riforme <strong>del</strong><br />

mercato <strong>del</strong> lavoro e dei sistemi pensionistici).<br />

Se, da un lato, un rapido consolidamento fiscale costituisce una priorità immediata in tutta<br />

<strong>Europa</strong>, dall’altro dobbiamo coordinare le nostre politiche economiche e fiscali<br />

introducendo una differenziazione tra gli Stati membri. Occorre in altre parole differenziare<br />

gli sforzi di consolidamento fiscale in base al margine di manovra fiscale e alla vulnerabilità<br />

economica.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

I paesi che dispongono di un margine di manovra fiscale minimo o nullo dovranno adottare<br />

misure rapide e immediate, mentre altri, che possono fruire di un migliore margine di<br />

manovra fiscale, dovrebbero mantenere posizioni meno restrittive in materia di politica<br />

fiscale, per contribuire alla crescita e all’occupazione in <strong>Europa</strong>.<br />

Naturalmente, però, sarebbe errato limitare i nostri sforzi a queste misure. Non<br />

dimentichiamo che i primi dieci anni <strong>del</strong>l’euro hanno costituito un lusinghiero successo,<br />

e questo deve essere il nostro dato di partenza. La crisi ci costringe però a riconoscere i<br />

punti deboli <strong>del</strong> sistema: le pressioni esercitate dai pari sono state troppo deboli, i periodi<br />

favorevoli non sono stati sfruttati per ridurre il debito pubblico, e gli squilibri<br />

macroeconomici sono stati ignorati.<br />

Proprio per questa ragione, il 12 maggio la Commissione ha presentato un’ambiziosa serie<br />

di proposte, miranti a rafforzare la governance economica in <strong>Europa</strong>. Vogliamo rendere<br />

più rigorosa la vigilanza preventiva sul bilancio, affrontare gli squilibri macroeconomici<br />

e istituire un robusto quadro permanente per la gestione <strong>del</strong>le crisi. Confido che il<br />

<strong>Parlamento</strong> sosterrà queste importanti proposte, che sono essenziali per condurre al<br />

successo, nei prossimi anni, la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Le nostre proposte si basano su due principi. In primo luogo, è sempre meglio prevenire<br />

che correggere, mentre la cosa peggiore, come abbiamo visto, è permettere che una<br />

situazione degeneri in una crisi. In secondo luogo, una vigilanza fiscale più rigorosa deve<br />

sempre accompagnarsi a una più ampia vigilanza macroeconomica, per andare alle radici<br />

e cogliere le origini <strong>del</strong>lo sviluppo economico sostenibile.<br />

Le nostre proposte si compongono di tre grandi blocchi. In primo luogo dobbiamo<br />

potenziare sia gli strumenti preventivi che quelli correttivi <strong>del</strong> patto di stabilità e di crescita.<br />

L’elemento essenziale per il potenziamento <strong>del</strong>la governance economica è il coordinamento<br />

anticipato <strong>del</strong>la politica fiscale, allo scopo di garantire la coerenza dei bilanci nazionali con<br />

le politiche e gli obblighi approvati di comune accordo a livello <strong>europeo</strong>; in tal modo sarà<br />

possibile evitare che i bilanci stessi mettano a repentaglio la stabilità <strong>del</strong>l’intera area <strong>del</strong>l’euro,<br />

oltre che degli altri Stati membri.<br />

Su questo punto vorrei essere estremamente chiaro: ciò non significa esaminare ogni voce<br />

dei bilanci nazionali. Non abbiamo la minima intenzione di compiere una tale impresa,<br />

né avremmo le risorse per farlo. Si tratta piuttosto di analizzare e sottoporre a una revisione<br />

tra pari gli orientamenti di fondo <strong>del</strong> bilancio nonché il pareggio di bilancio, prima che i<br />

progetti dei bilanci nazionali vengano presentati dai governi all’esame parlamentare, con<br />

il diritto giuridico per l’Unione europea – sulla base <strong>del</strong> trattato e <strong>del</strong> patto – di formulare<br />

raccomandazioni e richiedere un’azione correttiva agli Stati membri interessati.<br />

Alcuni hanno criticato tale proposta, giudicandola una violazione <strong>del</strong>la sovranità<br />

parlamentare. Io stesso ho fatto parte in passato di un parlamento nazionale, oltre che <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, e comprendo benissimo quanto sia <strong>del</strong>icata la questione dei poteri<br />

fiscali dei parlamenti. Ma ognuno può constatare che qui non siamo di fronte a una<br />

violazione <strong>del</strong>la democrazia o <strong>del</strong>la sovranità parlamentare, bensì alla volontà di far<br />

rispettare ai nostri Stati membri quelle medesime norme che essi stessi hanno già adottato:<br />

si tratta, in altre parole, di razzolare come si predica.<br />

Dobbiamo introdurre un’autentica dimensione europea nell’elaborazione <strong>del</strong>le politiche<br />

economiche in <strong>Europa</strong>: non basta prendere in considerazione le decisioni internazionali<br />

solo a posteriori. Nell’Unione europea e in particolare nell’area <strong>del</strong>l’euro, lo sappiamo anche<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

troppo bene, le decisioni nazionali fanno sentire il loro impatto al di là <strong>del</strong>le frontiere<br />

nazionali, e quindi prima di prendere tali decisioni occorre giungere a un coordinamento<br />

a livello <strong>europeo</strong>.<br />

Il secondo blocco concerne la necessità di andare oltre la vigilanza di bilancio; occorre una<br />

vigilanza più ampia e profonda, che affronti gli squilibri macroeconomici. Perché questo<br />

punto è così importante? Le disuguaglianze in fatto di competitività e il divario che, nell’area<br />

<strong>del</strong>l’euro, separa i paesi che registrano avanzi da quelli su cui grava un deficit si sono<br />

aggravati negli ultimi dieci anni. Ecco il motivo di fondo per cui la crisi finanziaria si è fatta<br />

sentire con tanta durezza nell’Unione europea e soprattutto in alcuni Stati membri.<br />

Dobbiamo prevenire e poi affrontare i problemi emergenti, prima che possano degenerare<br />

in una crisi.<br />

Proponiamo quindi di definire degli indicatori e una tabella di valutazione, di concordare<br />

soglie di allarme e di formulare raccomandazioni nonché, se necessario, procedure di<br />

allarme rapido. Gli indicatori potrebbero comprendere, per esempio, le tendenze <strong>del</strong>la<br />

produttività, il costo unitario <strong>del</strong> lavoro e l’andamento <strong>del</strong>le partite correnti.<br />

Ovviamente, con questo non intendiamo certo indebolire le prestazioni di alcun paese in<br />

fatto di esportazioni; non è assolutamente così. Si tratta invece di riequilibrare la crescita<br />

economica in tutta <strong>Europa</strong>. Dobbiamo potenziare la competitività <strong>del</strong>le esportazioni, dove<br />

ciò sia necessario, e la domanda interna, dove ciò sia necessario e possibile. Ecco il metodo<br />

di gioco che, come squadra europea, dobbiamo adottare a vantaggio <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> intera.<br />

In terzo luogo, dobbiamo far capire in maniera assolutamente inequivocabile a tutti coloro<br />

che osservano l’andamento <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro, che non ci faremo mai sconfiggere. Per<br />

scoraggiare chiunque intenda anche solamente tentare di mettere alla prova la nostra forza,<br />

ci serve un quadro permanente e robusto di gestione <strong>del</strong>le crisi per gli Stati membri <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro. Il meccanismo temporaneo istituito il 10 maggio è un coraggioso primo passo<br />

in tale direzione, ma per il medio e lungo periodo la Commissione proporrà un meccanismo<br />

di carattere più permanente, sottoposto a una severa condizionalità politica, e che<br />

naturalmente tenga conto <strong>del</strong>le esperienze passate. Sì, dobbiamo evitare gli azzardi di<br />

carattere etico; per tale motivo dobbiamo rendere questo meccanismo così poco invitante,<br />

da far sì che nessun leader e nessun paese sia tentato di farvi ricorso volontariamente.<br />

L’esperienza recente ha però dimostrato che è meglio disporre di un corpo di pompieri<br />

pronto a intervenire per domare un incendio di sterpaglia, piuttosto che cominciare a<br />

formare il corpo dei pompieri quando l’incendio si è già propagato a tutta la foresta: è<br />

meglio premunirsi prima che lamentarsi dopo.<br />

Per concludere, queste proposte <strong>del</strong>la Commissione preparano la strada a un salto di qualità<br />

nella governance economica in <strong>Europa</strong>, ma desidero richiamare la vostra attenzione su<br />

un’altra decisione di enorme importanza, che abbiamo preso nello stesso giorno in cui<br />

abbiamo presentato queste misure: ossia la proposta che l’Estonia entri a far parte <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro grazie ai propri meriti. Basti un dato: mentre in <strong>Europa</strong>, in questo momento, il<br />

debito medio si aggira intorno al 75 per cento, in Estonia il debito è <strong>del</strong> 7,5 per cento circa<br />

– non 75 ma 7,5 per cento – ed è sostenibile.<br />

Questa proposta invia a tutti un importante segnale: l’area <strong>del</strong>l’euro sosterrà senza vacillare<br />

le attuali pressioni, e politiche economiche e fiscali sostenibili produrranno effetti benefici<br />

per gli Stati membri. Nel complesso, le iniziative <strong>del</strong>la Commissione, una volta adottate,<br />

rinsalderanno in maniera decisiva la governance economica europea e porteranno a un<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

prudente allargamento <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro. Nel quadro <strong>del</strong>l’Unione economica e monetaria,<br />

è giunto il momento di dare veramente vita all’aspetto economico.<br />

Joseph Daul, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’<strong>Europa</strong><br />

ha finalmente reagito. I capi di Stato e di governo hanno infine iniziato ad affrontare i<br />

problemi, e dieci giorni fa hanno varato un piano di sostegno per la nostra moneta, l’euro.<br />

Tale piano riflette fe<strong>del</strong>mente l’ampiezza <strong>del</strong>la solidarietà europea, e quindi smentisce<br />

coloro che nutrivano dei dubbi in merito; è però ancora inadeguato, e deve accompagnarsi<br />

a misure che riducano i nostri deficit di bilancio nazionali, e che inoltre conducano a un<br />

accordo tra i 27 in materia di bilanci fiscali e sociali. Tutti, mi sembra, ribadiscono questo<br />

punto stamani, e in realtà tutti stiamo ripetendo il medesimo concetto da due settimane a<br />

questa parte. Bene, facciamolo subito! Questo piano, osservo infine, è stato completato<br />

mercoledì scorso dalla decisione <strong>del</strong>la Commissione – cui va il mio apprezzamento –<br />

mirante a migliorare sostanzialmente la vigilanza e l’attuazione <strong>del</strong> patto di stabilità.<br />

Onorevoli colleghi, non usciremo da questo ginepraio se non applicheremo tutte le misure<br />

in esame; e non ne usciremo senza dar prova di coraggio politico, poiché dovremo prendere<br />

ora tutte le misure che avremmo già dovuto prendere collettivamente, a livello di Unione<br />

europea, e individualmente, a livello nazionale. E’ un discorso che vale sia per i governi di<br />

destra che per quelli di sinistra, e constato con grande rammarico che ai socialisti tedeschi<br />

questo coraggio è mancato, in occasione <strong>del</strong> voto al Bundestag sul piano di aiuti <strong>europeo</strong>.<br />

Da questa vicenda dobbiamo trarre gli opportuni insegnamenti. In primo luogo, dobbiamo<br />

conoscere il vero stato dei conti pubblici nazionali, così come conosciamo il vero stato dei<br />

conti pubblici <strong>del</strong>l’Unione europea. Chiedo alla Commissione di impegnarsi per garantire<br />

questo punto, e di punire – non solo di criticare timidamente – qualsiasi Stato non rispetti<br />

tale obbligo. Come ben sapete, tutti abbiamo paura degli Autovelox, <strong>del</strong>le sanzioni, dei<br />

punti che vengono tolti alla patente per un’infrazione al codice <strong>del</strong>la strada; siamo fatti<br />

così, e quindi le sanzioni sono necessarie. E’ il principio fondamentale di qualsiasi politica<br />

seria in questo campo.<br />

In secondo luogo, i 27 devono concentrarsi sulle proprie politiche di bilancio già in una<br />

fase precoce <strong>del</strong>la procedura; è quello che la Commissione ha chiesto la settimana scorsa,<br />

e che io stesso ho chiesto in quest’Aula alcune settimane or sono. So che gli Stati membri<br />

trovano irritante questa richiesta di concentrazione, ma d’ora in poi dovranno abituarsi<br />

alle richieste irritanti, se continueranno a gestire le proprie finanze pubbliche come se si<br />

trovassero su un’isola deserta, e non fossero legati reciprocamente da una moneta unica<br />

e, di conseguenza, da un’indispensabile disciplina comune.<br />

Inoltre, ciò che vale per i bilanci nazionali vale pure per la politica sociale e fiscale. Anche<br />

in questo caso, comprendo la collera che assale alcuni nostri compatrioti quando si sentono<br />

chiedere sacrifici a favore di altri, che lavorano di meno e vanno in pensione prima. Anche<br />

questa è una tendenza che non può continuare, ed è proprio questa la terza lezione che ho<br />

tratto dalla crisi. L’euro sarà vitale solo ci doteremo collettivamente <strong>del</strong>le risorse per renderlo<br />

tale. Non intendo contraddire il consulente finanziario <strong>del</strong> Presidente Obama, Paul Volcker,<br />

il quale ha affermato che l’euro rischia di crollare se noi non cambiamo cultura e<br />

comportamenti. Dobbiamo superare le considerazioni nazionali e passare alle<br />

considerazioni europee. Dobbiamo passare dalle politiche di breve periodo, concepite per<br />

impedire che i nostri governi nazionali perdano qualche punto nei sondaggi d’opinione,<br />

a piani di medio e lungo periodo, che sono poi quelli invocati anche dai nostri imprenditori<br />

per riuscire a investire e assumere.<br />

19-05-2010


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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il mio gruppo chiede all’<strong>Europa</strong> di svegliarsi, e chiede alla Commissione di fare il suo lavoro,<br />

che in realtà consiste nell’usare il bastone e la carota con gli Stati membri: ricompensare<br />

in termini finanziari quelli che mettono ordine nelle proprie finanze pubbliche e punire<br />

quelli che si rifiutano di farlo!<br />

Commissario Rehn, la Commissione non deve aver paura di agire in questo senso; la sua<br />

azione andrebbe a vantaggio dei cittadini europei e degli Stati membri. Una preoccupazione<br />

in particolare serpeggia in questo momento fra i cittadini, e viene costantemente sollevata<br />

in tutte le nostre riunioni: essi si chiedono se i loro risparmi sono ancora al sicuro.<br />

Comprendo lo stato d’animo di questi cittadini, che hanno lavorato tutta la vita per<br />

raggranellare modesti risparmi. Ecco quindi la prima assicurazione che dobbiamo fornire:<br />

i loro risparmi sono protetti. E’ semplicemente questo il compito <strong>del</strong>la Commissione, che<br />

è stata creata proprio a tale scopo.<br />

Solo in tale contesto, onorevoli colleghi, la strategia 2020 acquisterà un significato. Solo<br />

se dimostreremo ancora una volta serietà di propositi e se agiremo collettivamente in<br />

materia di conti pubblici, riusciremo a vincere la battaglia <strong>del</strong>la disoccupazione,<br />

<strong>del</strong>l’istruzione, <strong>del</strong>la formazione, <strong>del</strong>la ricerca e <strong>del</strong>l’innovazione. L’ho detto ieri e lo ripeto<br />

ogni giorno: se è necessario risparmiare in tutti gli Stati membri, allora anche noi, deputati<br />

al <strong>Parlamento</strong> e funzionari <strong>del</strong>la pubblica amministrazione europea, dobbiamo dare<br />

l’esempio per primi, altrimenti perderemo credibilità.<br />

E’ tutto quel che volevo dire; conservo la speranza – ho vissuto alcune crisi assai gravi e<br />

profonde – che la crisi attuale possa almeno costituire un nuovo punto di partenza per<br />

l’<strong>Europa</strong> e i suoi cittadini.<br />

Martin Schulz, a nome <strong>del</strong> gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il<br />

dibattito odierno si svolge sullo sfondo di una situazione molto seria che rappresenta una<br />

grave minaccia per l’Unione europea. Abbiamo alle spalle decenni di ideologia <strong>del</strong><br />

laissez-faire, nel corso dei quali chiunque esprimesse dubbi sulla presunta superiorità <strong>del</strong><br />

sistema economico capitalistico veniva messo alla berlina. Questo sistema economico ci<br />

ha però gettati nella più profonda crisi finanziaria, economica e occupazionale, anzi, nella<br />

più profonda crisi di moralità e legittimità <strong>del</strong>le istituzioni che si sia vista dopo la fine <strong>del</strong>la<br />

Seconda guerra mondiale.<br />

Il sistema è sbagliato; in una certa misura è immorale, e inoltre è perverso. Vorrei farvi un<br />

esempio concreto, poiché molti cittadini non comprendono il gergo tecnico che si usa in<br />

questo campo. Che cos’è il mercato dei credit default swaps e <strong>del</strong>l’assicurazione contro il<br />

rischio d’insolvenza? Significa che una polizza di assicurazione si può vendere e comprare<br />

come una merce qualunque; permettetemi di illustrarlo in termini pratici. Sono sicuro che<br />

l’incantevole fattoria di proprietà <strong>del</strong>l’onorevole Daul è coperta da una polizza di<br />

assicurazione contro gli incendi; se io, Martin Schulz, posso comprare la polizza contro<br />

gli incendi <strong>del</strong>l’onorevole Daul e incassare l’indennità di assicurazione al suo posto se la<br />

casa brucia, allora mi basta trovare una persona (per esempio l’onorevole Cohn-Bendit)<br />

disposta ad appiccare il fuoco all’edificio, e sarò un uomo ricco.<br />

E’ un sistema perverso; andrebbe abolito, e queste pratiche si dovrebbero vietare. Sono<br />

esattamente questi i meccanismi di cui stiamo discutendo, e gli esempi che ci offre la vita<br />

reale non sono affatto allegri. C’è per esempio la vicenda <strong>del</strong> fondo pensioni <strong>del</strong> sindacato<br />

degli insegnanti <strong>del</strong>la California, che intendeva acquistare una compagnia aerea tedesca<br />

per mezzo di un fondo hedge. L’operazione non è riuscita, il fondo ha acquistato qualcos’altro<br />

e alla fine è andato in fallimento. Ma questo fallimento ha mandato in rovina un’intera<br />

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IT<br />

generazione di insegnanti, che hanno versato i loro contributi al fondo per quarant’anni.<br />

Ecco la realtà di questo sistema economico che ha raggiunto i suoi limiti e deve essere<br />

rigidamente imbrigliato.<br />

Ora tocca ai governi; è quanto hanno dichiarato il Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio<br />

López Garrido e il Commissario Rehn. Ottima cosa, ma in realtà siamo noi quelli che stanno<br />

reagendo, siamo noi quelli che vengono stimolati all’azione, e a mio avviso stiamo reagendo<br />

con grave ritardo. Molti settori si sarebbero dovuti regolamentare in una fase assai più<br />

precoce, come in realtà il nostro <strong>Parlamento</strong> ha spesso richiesto. Ora stiamo introducendo<br />

dei regolamenti per i fondi hedge, ma quando verrà istituita l’Agenzia europea di rating? E’<br />

davvero normale che un’agenzia di rating americana, nel momento preciso in cui la<br />

speculazione contro la Grecia raggiunge l’apice, prenda di mira il bersaglio successivo e<br />

abbassi il rating <strong>del</strong> Portogallo? Che istituzioni sono mai queste, che possono decidere il<br />

destino di intere nazioni? E’ indispensabile controllarle e regolamentarle. Non ora però; è<br />

una cosa che si sarebbe dovuta fare anni addietro, e che noi anni addietro avevamo richiesto,<br />

ma i nostri appelli sono stati respinti. E sono stati respinti da quegli stessi governi che oggi<br />

proclamano di saper gestire la crisi.<br />

(Proteste)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Onorevole Langen, so che lei questo pomeriggio presenterà un emendamento per chiedere<br />

che il <strong>Parlamento</strong> non si riunisca quando in Germania si festeggia il carnevale; fa bene.<br />

Quando lei è presente, ogni seduta <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> diventa un carnevale. Sono davvero<br />

sconfortato.<br />

Nell’Unione europea vi sono deficit strutturali, che le istituzioni hanno la responsabilità<br />

di risolvere. Affermiamo di aver creato un’unione economica e monetaria, ma in realtà<br />

abbiamo solo l’unione monetaria, non quella economica. In <strong>Europa</strong> abbiamo un mosaico<br />

di politiche economiche diverse; in un’area cha vanta una moneta unica, sedici Stati sovrani<br />

non riescono a coordinare le proprie politiche economiche, alcune <strong>del</strong>le quali sono<br />

reciprocamente contraddittorie. Ciò naturalmente costituisce un rischio gravissimo. Arnold<br />

Schwarzenegger e la sua splendida California sono completamente in bancarotta, ma ciò<br />

non incide assolutamente sul dollaro poiché la politica economica <strong>del</strong>la California rientra<br />

nell’area <strong>del</strong>la moneta unica degli Stati Uniti. Se invece viene messo a repentaglio il 2,8 per<br />

cento <strong>del</strong> prodotto interno lordo <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro, come nel caso <strong>del</strong>la Grecia, qui si<br />

scatena una grave crisi. Dobbiamo eliminare questo deficit, e a tale scopo abbiamo bisogno<br />

di una governance economica. Chiunque vi si opponga ancora non ha evidentemente<br />

sentito i colpi di avvertimento.<br />

Siamo nel bel mezzo di una gravissima crisi di legittimità; i cittadini si rendono conto che<br />

il sistema ha fallito e non nutrono più alcuna fiducia in esso. Hanno constatato che le<br />

istituzioni nazionali e internazionali vanno a rimorchio di questo sistema e perciò non si<br />

fidano più neppure <strong>del</strong>le istituzioni. In questa fase, di fronte a una sfida globale ed europea,<br />

molti cercano ancora rifugio nella retorica nazionale. Questa triplice contraddizione tra<br />

la crisi di fiducia nel nostro sistema economico e nelle nostre istituzioni statali, e la ritirata<br />

di molte istituzioni statali in un approccio nazionale, con il rifiuto di cercare una soluzione<br />

nelle strutture internazionali, è una miscela esplosiva che mette a rischio l’intera Unione<br />

europea.<br />

Ci occorre dunque una governance economica e in ultima analisi abbiamo anche assoluto<br />

bisogno <strong>del</strong>la forza per attuare le nostre stesse norme. Un’ultima osservazione: l’onorevole<br />

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Daul, che presiede il gruppo di cui fanno parte i rappresentanti di Nea Dimokratia, dovrebbe<br />

essere un po’ più cauto nel criticare gli altri partiti.<br />

Guy Verhofstadt, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, a mio avviso né la<br />

retorica nazionalista, né quella marxista possono offrirci soluzioni valide per la crisi che<br />

stiamo attraversando.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Quella in cui ci troviamo oggi, signor Presidente, non è, credo, una crisi monetaria all’interno<br />

<strong>del</strong>l’Unione, e neppure una crisi <strong>del</strong>la nostra moneta unica; è piuttosto una crisi <strong>del</strong>la<br />

governance <strong>del</strong>l’Unione europea. Ecco la nostra situazione attuale. Mi spingo anzi a dire<br />

che la crisi è stata generata dall’ossessiva convinzione degli Stati membri di poter risolvere<br />

i problemi d’<strong>Europa</strong> ricorrendo a un approccio intergovernativo, mentre un’area monetaria,<br />

signor Presidente, si deve governare sulla base di un unico metodo – il metodo comunitario<br />

– e sulla base <strong>del</strong>l’interesse <strong>europeo</strong>, non di un conglomerato di interessi nazionali, che è<br />

invece quello che (per loro stessa natura) rappresentano il Consiglio <strong>europeo</strong> e il Consiglio<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Da parte mia, dunque, desidero lanciare tre messaggi nella discussione di questa mattina.<br />

Il primo messaggio, Presidente López Garrido, è diretto al Consiglio. Forse potremmo<br />

chiedere alla Presidenza spagnola di invitare i membri <strong>del</strong> Consiglio a dimostrare un minimo<br />

di discrezione in merito alla crisi <strong>del</strong>l’euro, perché ogni volta che si individua una soluzione<br />

per venire in aiuto <strong>del</strong>l’euro l’uno o l’altro dei capi di Stato e di governo si sente in dovere<br />

di dire la sua e di sabotare, in realtà, la soluzione trovata. A mio avviso, quindi, la prima<br />

cosa da chiedere al Consiglio è di essere un po’ più discreto, e di lasciare che la Commissione<br />

e la Banca centrale europea propongano le soluzioni <strong>del</strong> caso.<br />

Il mio secondo messaggio è diretto alla Commissione. Ritengo, Commissario Rehn, che<br />

mercoledì scorso abbiate preso decisioni coraggiose che costituiscono un passo nella<br />

direzione giusta, ma sono anche convinto che la Commissione debba spingersi più in là.<br />

Per il momento, abbiamo dunque un gruppo di lavoro. Questo gruppo di lavoro <strong>del</strong><br />

Consiglio si riunirà per proporre soluzioni in ottobre o verso la fine <strong>del</strong>l’anno; a parer mio,<br />

è di gran lunga troppo tardi. Spetta alla Commissione, che dispone <strong>del</strong> diritto d’iniziativa,<br />

elaborare un ambizioso pacchetto complessivo nel corso <strong>del</strong>le prossime settimane o dei<br />

prossimi mesi. Ecco ciò che occorre fare: non dobbiamo aspettare che sia un gruppo di<br />

lavoro <strong>del</strong> Consiglio a indicarci la strada da seguire; spetta alla Commissione prendere<br />

quest’iniziativa. Tocca alla Commissione elaborare un pacchetto complessivo, da presentare<br />

poi al Consiglio e al <strong>Parlamento</strong>, comprendente quattro elementi.<br />

In primo luogo, rafforzare il patto di stabilità e di crescita. In effetti ciò significa introdurre<br />

sanzioni. Personalmente sono favorevole all’idea <strong>del</strong> Commissario Rehn, e mi auguro che<br />

lo siano tutti. Egli sostiene che, nell’ambito di questo pacchetto, la Commissione dovrebbe<br />

avere il compito di effettuare uno screening dei bilanci prima che questi vengano approvati<br />

dai parlamenti nazionali. Non è una questione di sussidiarietà o di mancanza di sussidiarietà;<br />

è invece una questione di lealtà verso il patto di stabilità e di crescita e l’euro. Non possiamo<br />

da un lato dichiararci membri <strong>del</strong> patto di stabilità e di crescita e <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro, e<br />

dall’altro affermare che il nostro bilancio non ha nulla a che vedere con l’euro, oppure che<br />

si tratta di un problema di competenza esclusivamente nazionale.<br />

In secondo luogo, ritengo che questo pacchetto debba comprendere anche una convincente<br />

strategia per il 2020. Quella che è attualmente all’esame <strong>del</strong> Consiglio, Presidente<br />

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López Garrido, non convince affatto. Raggiungerete una conclusione in giugno? Ma quali<br />

conclusioni raggiungerete in giugno sulla strategia 2020? Sarà una conclusione analoga a<br />

quella raggiunta per la strategia di Lisbona, che è naufragata? Sarà ancora una volta un<br />

metodo di coordinamento aperto? Se fate le cose sul serio, dovete fornire alla Commissione<br />

tutti gli strumenti necessari per gestire efficacemente la strategia 2020, questa strategia<br />

economica che deve farci uscire dalla crisi.<br />

Il terzo passo indispensabile è la creazione di un fondo monetario <strong>europeo</strong> che sostituisca<br />

il meccanismo di stabilità già creato, perché – come ha ammesso anche lei, Commissario<br />

Rehn – il meccanismo non sarà sufficiente. Ancora una volta, si tratta di un meccanismo<br />

intergovernativo escogitato in seno all’Ecofin, che esige l’unanimità. La concessione di ogni<br />

singolo prestito deve essere approvata da tutti gli Stati membri. Un sistema di tal genere<br />

non può funzionare nel lungo periodo, e si impone quindi il varo di un fondo monetario<br />

<strong>europeo</strong>, gestito dalla Commissione e, se necessario, dalla BCE. Non si devono però lasciare<br />

al fondo le decisioni che ricadono sotto la responsabilità di tutti gli Stati membri <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro. Dobbiamo infine dotarci di un mercato <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>le obbligazioni.<br />

Ecco quel che ci attendiamo dalla Commissione, Commissario Rehn. Vogliamo che voi<br />

dimostriate l’ambizione e il coraggio necessari per portare al tavolo dei negoziati, sia con<br />

il Consiglio che con il <strong>Parlamento</strong>, un pacchetto di ampio respiro che comprenda questi<br />

quattro punti.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Rebecca Harms, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />

il mio gruppo ha deciso ancora una volta di adottare un approccio positivo nei confronti<br />

<strong>del</strong> meccanismo di stabilizzazione finanziaria approvato nel corso <strong>del</strong> fine settimana di<br />

colloqui sulla crisi tenuto a Bruxelles quasi due settimane fa.<br />

Il nostro sostegno si accompagna a un deciso impegno per una politica più unitaria in<br />

campo finanziario ed economico. Da parte <strong>del</strong> mio gruppo non si tratta di una novità,<br />

bensì di una posizione per noi tradizionale ormai da parecchi anni. Tuttavia, Commissario<br />

Rehn e Presidente López Garrido, nel momento stesso in cui prendiamo tale impegno<br />

chiediamo che si adottino decisioni serie non solo per combattere i semplici sintomi <strong>del</strong>la<br />

crisi, ma piuttosto per affrontare la sfida complessiva che la crisi stessa ci propone.<br />

Secondo la nostra analisi, stiamo cercando di curare i sintomi dal 2008, e sempre dal 2008<br />

– cioè dall’epoca <strong>del</strong> fallimento <strong>del</strong>la Lehman Brothers – stiamo cercando di salvare le<br />

banche. Insisto che dobbiamo essere onesti con i cittadini europei: nel corso <strong>del</strong> penultimo<br />

fine settimana non è stato affatto stabilizzato l’euro; piuttosto, sono state salvate numerose<br />

banche francesi e tedesche. L’andamento dei prezzi <strong>del</strong>le azioni in borsa dimostra in maniera<br />

lampante il senso di quanto è avvenuto. Ora però dobbiamo uscire da questo ciclo di<br />

salvataggi bancari, che ci è costato miliardi e miliardi. Non sappiamo più da dove venga il<br />

denaro, e abbiamo unicamente il coraggio di procedere a timidi passi verso la<br />

regolamentazione dei mercati finanziari, a giudicare dall’accordo raggiunto in seno<br />

all’Ecofin.<br />

L’aspetto centrale <strong>del</strong>la richiesta che avanziamo oggi è che lo Stato deve tornare sui mercati<br />

finanziari e adottare un approccio estremamente deciso. Non deve più farsi tenere sotto<br />

scacco dalle banche e dagli speculatori di cui oggi ci lamentiamo tutti. E’ vero che le banche<br />

sono un elemento vitale <strong>del</strong> sistema, ma nel sistema deve esserci qualcosa di veramente<br />

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marcio, se è possibile che i nostri Stati vengano spinti ripetutamente sull’orlo <strong>del</strong> disastro,<br />

e il sistema politico lo consente.<br />

Vorrei riassumere la situazione in poche parole. Su determinati problemi dobbiamo<br />

prendere decisioni nette. Certi segni fanno sperare che alcuni Stati membri <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea si stiano muovendo nella direzione giusta, ma a nostro avviso sarebbe necessario<br />

vietare i titoli tossici e le vendite allo scoperto in tutta l’Unione europea, instaurare un<br />

controllo rigorosissimo sui fondi hedge, smetterla di ventilare l’introduzione di una tassa<br />

sulle transazioni finanziarie e fare invece in proposito qualcosa di concreto. Questa tassa<br />

è necessaria, tra l’altro anche per rifinanziare le iniziative che stiamo attuando con il denaro<br />

pubblico. La partecipazione di banche e speculatori non può più rimanere un argomento<br />

da affrontare in comizi improvvisati; introducendo questa tassa possiamo invece<br />

coinvolgerli seriamente.<br />

Un secondo tema che mi sta molto a cuore è il futuro di una politica di bilancio coordinata<br />

nell’Unione europea, ossia la disciplina di bilancio; è un termine che, nel contesto tedesco,<br />

mi è anzi molto familiare. Nel quadro <strong>del</strong>la gestione di questa crisi e <strong>del</strong> voto sulla strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020, propongo comunque di raggiungere ancora una volta un accordo sugli<br />

obiettivi che ci prefiggiamo, sull’immagine di sé che gli Stati membri e l’<strong>Europa</strong> stessa<br />

dovranno presentare ai cittadini fra cinque o dieci anni in materia di responsabilità <strong>del</strong>lo<br />

Stato. La strategia europea va forse utilizzata come ariete contro la responsabilità sociale<br />

<strong>del</strong>lo Stato? Sono ansiosa di conoscere la vostra opinione su tutti questi problemi: asili,<br />

scuole, università, biblioteche, assistenza agli anziani, ospedali, musei e teatri.<br />

Una settimana fa il mio collega, onorevole Cohn-Bendit, ha affermato che la Grecia aveva<br />

bisogno di più tempo per varare il suo piano di ricostruzione. Conosco benissimo la<br />

disastrosa situazione finanziaria di molti Stati membri e credo che alcuni di essi abbiano<br />

bisogno di tempo per decidere il da farsi. Come ho appena detto, mettere in campo un<br />

ariete per abbattere il sistema di sicurezza sociale sarebbe in assoluto il peggior errore che<br />

l’Unione europea potrebbe commettere a questo punto. Questo tuttavia non ci impedisce<br />

di esaminare con estremo scrupolo la nostra politica di bilancio per garantire alle<br />

generazioni successive parità di trattamento. In Germania, noi Verdi ci siamo ripetutamente<br />

schierati a favore di bilanci di questo tipo.<br />

Vorrei formulare un’ultima osservazione. Se dovessimo rinunciare ora alla nostra politica<br />

sul clima e lo sviluppo sostenibile – come pure alcuni hanno suggerito – finiremmo<br />

veramente per farci ispirare dal diavolo. Non dobbiamo trascurare l’innovazione<br />

<strong>del</strong>l’industria e <strong>del</strong>le imprese, l’approccio ecocompatibile alla produzione e<br />

all’organizzazione dei trasporti pubblici. Dobbiamo tutelare l’occupazione per mezzo<br />

<strong>del</strong>l’innovazione e creando un futuro praticabile e sostenibile, ma tutto questo costa denaro.<br />

L’introduzione di nuove tasse è un argomento tabù, ma da parte mia sono convinta che<br />

potremo uscire da questa crisi solo infrangendo il tabù <strong>del</strong>l’intervento statale, <strong>del</strong> ruolo<br />

<strong>del</strong>lo Stato e <strong>del</strong>la necessità di tasse intelligenti.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Timothy Kirkhope, a nome <strong>del</strong> gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, purtroppo è<br />

diventato un luogo comune, per coloro che intervengono a favore <strong>del</strong>l’Unione europea,<br />

affermare che una maggiore integrazione sarebbe la panacea per ogni male. Tale approccio<br />

però non coglie l’essenza <strong>del</strong> problema. Ciò che, troppo spesso, manca all’<strong>Europa</strong>, non<br />

sono ulteriori meccanismi per l’attuazione <strong>del</strong>le politiche concordate, bensì la volontà<br />

politica di adempiere gli impegni già presi ma finora non attuati.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Mi auguro perciò di tutto cuore che l’iniziativa <strong>Europa</strong> 2020, sicuramente necessaria per<br />

affrontare la crisi economica di fondo che incombe sull’<strong>Europa</strong>, non si infranga sul<br />

medesimo scoglio. Per quanto riguarda poi la crisi <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro, ci viene detto che,<br />

per evitare crisi analoghe in futuro, l’Unione deve avere il potere di chiedere la presentazione<br />

preliminare dei progetti di bilancio da parte degli Stati membri e di infliggere sanzioni più<br />

severe agli Stati membri; però le informazioni sui bilanci dovevano già essere disponibili,<br />

solo che non erano precise e non sono state analizzate in maniera adeguata.<br />

L’introduzione di una procedura più rigorosa basterebbe a migliorare la qualità<br />

<strong>del</strong>l’informazione e la competenza di coloro che analizzano i dati? Le sanzioni esistevano<br />

già in precedenza; solamente mancavano di credibilità. Ampliarne la portata non significa<br />

affatto renderne più probabile l’applicazione. Forse che le nuove misure verrebbero<br />

considerate con maggiore serietà? Inoltre, l’emissione di un debito, che rischia di<br />

incrementare il bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea e di portare a una garanzia diretta dei prestiti<br />

<strong>del</strong>l’Unione, costituisce un grave strappo, tale da intaccare proprio quei principi di sana<br />

finanza pubblica che – in teoria – noi qui siamo chiamati ad applicare.<br />

Noi rappresentanti <strong>del</strong> gruppo ECR, vogliamo che l’euro abbia successo, sia a vantaggio di<br />

coloro che scelgono di aderirvi, sia per il bene <strong>del</strong>l’intera economia europea; a tale scopo,<br />

però, è necessario che gli Stati membri si assumano seriamente le proprie responsabilità,<br />

si comportino con onestà reciproca e rispettino gli impegni presi.<br />

La Commissione si è esplicitamente dichiarata convinta che le sue proposte produrranno<br />

un sostanziale rafforzamento <strong>del</strong>l’unione economica e monetaria. Non sorprende che,<br />

laddove la versione inglese <strong>del</strong> testo <strong>del</strong> vertice di marzo parlava di “governance” (che è il<br />

termine usato anche dalla Commissione), nel testo francese comparisse invece la parola<br />

“governo”. A quanto sembra, alcuni nutrono effettivamente l’ambizione di realizzare un<br />

“governo” economico <strong>europeo</strong> centralizzato, ma questo non risolverebbe certo i problemi<br />

con cui dobbiamo confrontarci: sarebbe un pessimo affare per i cittadini, per gli Stati<br />

membri e, ne sono convinto, anche per l’Unione europea.<br />

Lothar Bisky, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, dalle ultime riunioni<br />

<strong>del</strong> Consiglio risulta che sono in corso cambiamenti di grande portata. Attualmente stiamo<br />

attraversando un processo di governamentalizzazione <strong>del</strong>la politica europea. Il trattato di<br />

Lisbona ha parole di elogio per il ruolo <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> e per il rafforzamento di tale ruolo;<br />

anche noi abbiamo espresso un giudizio positivo in merito.<br />

I governi stringono accordi di fondamentale importanza, e si spendono somme di denaro<br />

sbalorditive. Fino a questo momento i parlamenti hanno avuto scarsissima voce in capitolo,<br />

e dobbiamo bloccare questa tendenza. Per effetto <strong>del</strong> metodo usato <strong>del</strong>le classi di governo,<br />

si sono spese somme enormi per salvare banche che si sono pesantemente indebitate per<br />

responsabilità propria: questi governi hanno salvato un capitalismo da giocatori d’azzardo<br />

usando il denaro dei contribuenti, ma quando si è trattato di salvare gli Stati oppressi dai<br />

debiti il loro approccio è stato assai esitante. Da qualche parte sono riusciti trovare 750<br />

miliardi di euro, ma c’è da chiedersi se stampando denaro si salverà lo sviluppo economico;<br />

secondo me, probabilmente verranno salvati i capitali <strong>del</strong>le banche. Però l’Unione europea<br />

deve essere qualcosa di più di un mercato interno libero con una moneta unica.<br />

Il Presidente Barroso ha pienamente ragione, quando afferma che senza unione economica<br />

possiamo dire addio all’unione monetaria. Tuttavia, non riesco a scorgere alcun progetto<br />

chiaro. L’insistenza sul patto di stabilità e di crescita, ormai fallito, ha relativamente poco<br />

a che vedere con un razionale coordinamento <strong>del</strong>la politica economica. Quel che ci manca<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

è un’unione sociale; ci manca una duratura ed efficace nuova regolamentazione <strong>del</strong> settore<br />

finanziario; ci mancano una politica fiscale e una politica salariale coordinate, e ci manca<br />

una tassa sulle transazioni finanziarie. Di questa tassa in realtà parliamo da molto tempo,<br />

ma non siamo mai andati al di là <strong>del</strong>le chiacchiere.<br />

E’ il momento di salvaguardare lo Stato sociale per mezzo <strong>del</strong>le istituzioni <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea, non di smantellarlo. I greci e gli altri popoli hanno paura, perché vedono le misure<br />

che si vanno prendendo in campo sociale. E’ il momento di lottare per armonizzare gli<br />

standard sociali a un livello elevato.<br />

Si devono proibire i fondi hedge, e si devono abolire i paradisi fiscali. Nella lotta contro la<br />

crisi dei mercati finanziari si registrano progressi lentissimi. Considerata la velocità con<br />

cui si muovono gli speculatori, il nostro operato è assolutamente insufficiente. In situazioni<br />

di emergenza come quelle che dobbiamo ripetutamente affrontare, è completamente<br />

sbagliato nazionalizzare, come perdite, i miliardi che si spendono, e privatizzare invece i<br />

profitti. Non si deve consentire alle banche di accedere direttamente al denaro dei<br />

contribuenti con l’aiuto <strong>del</strong>lo Stato. Aggiungo per inciso un’ultima osservazione, e cioè<br />

che, nelle condizioni attuali, dovremo fornire una nuova definizione <strong>del</strong> termine “rapinatore<br />

di banche”.<br />

Niki Tzavela, a nome <strong>del</strong> gruppo EFD Group. – (EL) Signor Commissario, desidero cogliere<br />

l’occasione per ringraziarla personalmente per il duro ed efficace lavoro che ha svolto per<br />

risolvere la crisi economica che attanaglia la Grecia; e ringrazio anche tutti i partiti presenti<br />

in <strong>Parlamento</strong> per il sostegno e la solidarietà che hanno dimostrato alla Grecia.<br />

Vorrei formulare tre proposte e chiedere con forza il vostro sostegno in merito. Per quanto<br />

riguarda l’adozione di uno strumento permanente di governance economica, l’Istituto<br />

Bruegel, che è un think tank <strong>del</strong> settore economico, avanza le seguenti proposte: la Banca<br />

centrale europea dovrebbe garantire obbligazioni europee fino al 60 per cento <strong>del</strong> PIL di<br />

ciascun paese; sono questi i cosiddetti blue bonds. Qualora le obbligazioni superino il limite<br />

<strong>del</strong> 60 per cento, l’eccedenza andrebbe collocata alle condizioni di mercato; questi sono<br />

invece i cosiddetti red bonds. Questa proposta prevede uno strumento permanente di<br />

governance economica; non implica la necessità di istituire nuovi meccanismi o altro, e si<br />

può adottare con grande rapidità.<br />

Ho due proposte specifiche per la Grecia: il Fondo monetario internazionale potrebbe<br />

estendere il periodo per il rimborso <strong>del</strong> prestito concesso alla Grecia da tre a cinque anni.<br />

Se la stessa estensione venisse adottata dai nostri prestatori europei, per la Grecia<br />

diventerebbe assai più agevole e realistico rimborsare il proprio debito, e ciò costituirebbe<br />

un messaggio positivo per i mercati. La seconda proposta è la seguente: l’importo <strong>del</strong>l’aiuto<br />

concesso alla Grecia potrebbe essere utilizzato per rimborsare le nostre obbligazioni.<br />

Sarebbe un esempio di gestione razionale di questo problema, se l’<strong>Europa</strong> mettesse ora a<br />

disposizione risorse da concedere in futuro alla Grecia, e da utilizzare per sviluppare<br />

l’economia greca. In questo momento il governo greco è sulla difensiva: sta cercando di<br />

raggranellare denaro per ridurre il debito. Non si può tuttavia cercare contemporaneamente<br />

di stimolare la crescita. Per questo, signor Commissario, ritengo che sarebbe una buona<br />

idea incoraggiare uno sforzo parallelo teso a stimolare la crescita.<br />

Concludo auspicando che la crisi greca sia l’unico prezzo che l’Unione europea dovrà<br />

pagare per l’affrettata istituzione di quella governance economica cui avremmo dovuto<br />

dare vita dieci anni fa. Auguriamoci che la crisi greca rimanga per noi l’unico prezzo da<br />

pagare.<br />

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16<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Presidente . – Onorevole Tzavela, non l’ho interrotta perché lei è greca e quest’argomento<br />

è estremamente importante; lei però ha parlato per più di un minuto. La prossima volta la<br />

prego di rispettare i tempi assegnati.<br />

Nicole Sinclaire (NI) . – (EN) Signor Presidente, l’anno scorso, quando è stato eletto<br />

Presidente di quest’Assemblea, lei si era impegnato a trattare allo stesso modo tutti i gruppi.<br />

Ho notato però in questo interessante dibattito, che l’onorevole Schulz ha oltrepassato il<br />

limite di tempo di due minuti – tutti i gruppi l’hanno oltrepassato – ma lei ha rimproverato<br />

un solo gruppo. Può spiegarne la ragione?<br />

Presidente . – Vorrei precisare, onorevole Sinclaire, che tengo d’occhio il tempo. Quegli<br />

interventi hanno effettivamente oltrepassato il limite di alcuni secondi; la collega che ha<br />

appena parlato è quella che l’ha oltrepassato per il tempo più lungo, ma non l’ho interrotta<br />

perché ella rappresenta la Grecia, si trattava quindi <strong>del</strong>l’opinione di una persona che vive<br />

in Grecia e la questione mi è sembrata di grande importanza. Di norma non permetto agli<br />

oratori di oltrepassare i tempi stabiliti, ma tutti, penso, conveniamo sul fatto che l’intervento<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Tzavela era per noi particolarmente importante.<br />

Francisco Sosa Wagner (NI) . – (ES) Signor Presidente, è stato necessario che ci trovassimo<br />

sull’orlo <strong>del</strong> baratro economico perché i capi di Stato e di governo comprendessero che la<br />

strada <strong>del</strong> futuro non è quella <strong>del</strong> nazionalismo, ma quella <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>.<br />

Alcune <strong>del</strong>le misure adottate puntano in questa direzione: per esempio la limitazione <strong>del</strong><br />

diritto di veto in seno al Consiglio <strong>europeo</strong>, oppure il germoglio di un tesoro pubblico<br />

<strong>europeo</strong>.<br />

Infine, benché quasi a tempo scaduto, ci siamo resi conto che siamo tutti sulla stessa barca<br />

e che quindi non ha senso affrontare i problemi individualmente, soprattutto se si agisce<br />

in maniera improvvisata.<br />

Mi chiedo tuttavia se questo nuovo atteggiamento sia un fatto puramente episodico, o se<br />

al contrario si tratti <strong>del</strong>l’inizio di un’autentica governance economica europea. Infatti,<br />

onorevoli colleghi, non abbiamo bisogno di una governance; se vogliamo mantenerci<br />

fe<strong>del</strong>i alla volontà dei padri fondatori quello che ci serve è un autentico governo.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> deve quindi promuovere tutte le riforme miranti a rafforzare l’<strong>Europa</strong> e a<br />

dare concretezza alla disciplina fiscale e di bilancio, accantonando le nostalgie <strong>del</strong>la<br />

sovranità.<br />

Onorevoli colleghi, il rafforzamento <strong>del</strong>la Commissione europea e <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> è l’unica<br />

ricetta giusta per costruire l’<strong>Europa</strong>, che altrimenti sarà destinata a svanire come l’ombra<br />

di un sogno.<br />

Corien Wortmann-Kool (PPE) . – (NL) Signor Presidente, l’insegnamento che ho tratto<br />

io è che, se la fattoria <strong>del</strong>l’onorevole Daul brucia, la prima cosa da fare è spegnere l’incendio.<br />

Quindi il nostro gruppo – il gruppo PPE – sostiene senza riserve il pacchetto di salvataggio<br />

concordato dal Consiglio e dalla Commissione.<br />

Il fatto che l’adozione di un pacchetto <strong>del</strong> tenore di centinaia di miliardi di euro si sia<br />

dimostrata inevitabile nel corso di un fine settimana, è un segnale che ci dimostra<br />

bruscamente quanto sia importante adottare e rafforzare norme di bilancio più severe e<br />

coerenti.<br />

19-05-2010


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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Signor Presidente, il Consiglio è stato unanime; cerchiamo di dimostrare anche noi la stessa<br />

unanimità. Purtroppo, però, dopo aver ascoltato l’onorevole Schulz, presidente <strong>del</strong> gruppo<br />

S&D, devo constatare che tale unanimità non regna affatto nella nostra Assemblea. Tutti,<br />

in questo <strong>Parlamento</strong>, vogliamo un’<strong>Europa</strong> che possa vantare una crescita economica<br />

sostenibile, un’occupazione adeguata per i nostri cittadini e imprese fiorenti. Potremo<br />

raggiungere tale obiettivo solo con una moneta stabile e un’economia stabile.<br />

Un patto di stabilità e di crescita applicato e funzionante è un requisito essenziale di<br />

un’ambiziosa strategia UE 2020. Il successo di entrambi dipende da una solida governance<br />

europea. Ecco il nocciolo <strong>del</strong>la risoluzione che abbiamo discusso la settimana scorsa in<br />

<strong>Parlamento</strong> con i gruppi. Il Commissario Rehn merita il nostro sostegno, e giudico<br />

irresponsabile che i colleghi <strong>del</strong> gruppo S&D neghino tale sostegno.<br />

L’irresponsabile comportamento degli speculatori, pur senza esserne la causa, ha alimentato<br />

le fiamme <strong>del</strong>la crisi <strong>del</strong>l’euro. Per quel che riguarda il nostro gruppo, il Commissario<br />

Barnier deve lavorare con energia a proposte che ostacolino il comportamento<br />

irresponsabile dei mercati finanziari.<br />

Hannes Swoboda (S&D) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’onorevole<br />

Wortmann-Kool si sbaglia su due punti. In primo luogo, noi non vogliamo assolutamente<br />

che la fattoria <strong>del</strong>l’onorevole Daul vada a fuoco; non vogliamo veder bruciare nessuna<br />

fattoria. Vogliamo prendere precauzioni, ecco il nostro obiettivo.<br />

In secondo luogo, sosteniamo con vigore le misure proposte dal Commissario Rehn. Si<br />

tratta semplicemente <strong>del</strong> fatto che, in alcuni casi, esse non sono abbastanza audaci, poiché<br />

la maggioranza di queste misure è stata proposta solo quando la fattoria <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Daul stava già bruciando. Avete giustamente osservato che la prima cosa da fare è impedire<br />

che la fattoria prenda fuoco, ed è questo il punto decisivo su cui vorrei soffermarmi. Il<br />

Presidente López Garrido ha affermato oggi che l’elaborazione <strong>del</strong>le decisioni aveva richiesto<br />

un tempo di esasperante lunghezza. In realtà è stato di esasperante lunghezza anche il<br />

tempo che abbiamo impiegato per renderci conto dei cambiamenti avvenuti nell’Unione<br />

europea nel corso degli ultimi dieci anni.<br />

Il Commissario Rehn ha correttamente osservato che le differenze tra i singoli paesi <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro in fatto di competitività si sono ampliate e non ridotte. Quello che però lei ha<br />

taciuto, Commissario Rehn, è un particolare per noi molto importante, ossia il fatto che<br />

in <strong>Europa</strong> si sta ampliando anche il divario che divide i ricchi dai poveri. Forse per<br />

l’onorevole Verhofstadt questo è marxismo, per noi è una questione di sicurezza sociale e<br />

di politica sociale. Comunque, è una cosa che ad alcuni semplicemente non interessa.<br />

Il problema è questo: come pensate di indurre i cittadini ad accettare le misure economiche<br />

e i severi requisiti di bilancio che giustamente proponete, se essi cominciano a rendersi<br />

conto che l’<strong>Europa</strong> e l’area <strong>del</strong>l’euro sono caratterizzate da un crescente divario tra ricchi<br />

e poveri? E’ un fatto inaccettabile, e proprio per tale motivo contro queste misure necessarie<br />

si levano proteste più ampie di quanto sarebbe normalmente prevedibile.<br />

Di conseguenza, invitiamo la Commissione ed il Consiglio ad agire. Dobbiamo ridurre le<br />

differenze di competitività. A mio avviso lei ha perfettamente ragione ad affermare che<br />

dobbiamo riuscire a migliorare la competitività di paesi come la Grecia e la Spagna. Non<br />

si tratta di peggiorare le condizioni <strong>del</strong>la concorrenza nei Paesi Bassi, in Germania, in<br />

Austria o altrove, bensì di migliorare le condizioni <strong>del</strong>la concorrenza nei paesi più deboli.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

E’ una strategia assolutamente giusta, ma la sua proposta, Commissario Rehn, non<br />

comprende alcuna misura specifica per realizzarla.<br />

Lei ha parlato oggi <strong>del</strong>la riforma <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong> sistema pensionistico. E’<br />

l’approccio giusto, ma riformare mercato <strong>del</strong> lavoro e pensioni non basta; bisogna<br />

considerare anche il bilancio. Se non svilupperemo le nostre infrastrutture e non<br />

utilizzeremo tutti i mezzi che ci offre la strategia <strong>Europa</strong> 2020 – tecnologie verdi e così via<br />

– non riusciremo a raggiungere quest’obiettivo. Le chiedo quindi di tener presente che in<br />

<strong>Europa</strong> è necessario rafforzare sia la competitività che la sicurezza sociale.<br />

Adina-Ioana Vălean (ALDE) . – (EN) Signor Presidente, vorrei illustrare la situazione di<br />

quegli Stati membri che non fanno parte <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro ma ne condividono le<br />

preoccupazioni. I leader politici dei nostri paesi ci hanno propinato l’idea che l’ingresso<br />

nell’Unione europea si dovesse considerare una garanzia contro i periodi di difficoltà<br />

economiche, ma la realtà si è dimostrata ben diversa. Nonostante tutti gli sforzi, l’euro<br />

subisce costanti attacchi da ogni lato, e tutti sappiamo che il denaro fresco è solo un<br />

palliativo, mentre il problema è ben più profondo. La situazione è eccezionalmente grave<br />

e occorrono rimedi eccezionali.<br />

Ammettiamolo: non ci sono alternative a un’integrazione economica più profonda, e ciò<br />

implica una più profonda unione politica. Dal momento che questo squilibrio provoca<br />

gravi disparità fra gli Stati membri, e anche per garantire la disciplina finanziaria a livello<br />

<strong>europeo</strong>, occorrono una valida governance, un sistema di sanzioni e meccanismi che<br />

assicurino il rispetto <strong>del</strong>le norme. Dobbiamo individuare i metodi adatti per incoraggiare<br />

gli investimenti, attirare capitali e tagliare coraggiosamente gli oneri burocratici. E’ necessario<br />

che i governi adottino misure intelligenti. In Romania, per esempio, il governo taglia<br />

pensioni e salari anziché ridurre gli oneri burocratici ed il denaro destinato alle clientele<br />

politiche. I servizi segreti romeni hanno più agenti <strong>del</strong>l’FBI, ma i tagli non colpiscono<br />

costoro, bensì medici e insegnanti.<br />

Incoraggio vivamente la Commissione a difendere con fermezza le misure proposte e a<br />

non cedere alle pressioni degli Stati membri, ben pochi dei quali possono oggi proporsi<br />

come esempio.<br />

Philippe Lamberts (Verts/ALE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, è vero,<br />

abbiamo bisogno di una spesa pubblica responsabile; ed è altrettanto vero che abbiamo<br />

bisogno di riequilibrare i nostri bilanci. Tutto questo esige una gestione responsabile <strong>del</strong>le<br />

spese, e tale argomento è stato adeguatamente sviscerato per ora. E naturalmente è necessaria<br />

pure una più intensa vigilanza reciproca fra uguali. Tuttavia, signori <strong>del</strong> Consiglio – e in<br />

realtà è un rilievo che rivolgo soprattutto ai signori, piuttosto che alle signore che<br />

rappresentano il Consiglio – non è onesto far credere ai cittadini che riusciremo a far fronte<br />

alle sfide odierne con la pura riduzione <strong>del</strong>le spese; una soluzione di tal genere farebbe<br />

quasi sicuramente precipitare l’<strong>Europa</strong> nella recessione e quasi sicuramente distruggerebbe<br />

il tessuto sociale, quella coesione sociale che fa parte <strong>del</strong>l’identità <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Perciò, se vogliamo riequilibrare le finanze pubbliche, che è l’unica scelta possibile, e<br />

contemporaneamente riuscire a investire – poiché non si tratta solo di ridurre i deficit, ma<br />

anche di investire nel nostro futuro – dovremo individuare nuove fonti di introiti. Ciò<br />

significa costringere il settore finanziario a contribuire, significa imporre una tassa sulle<br />

transazioni finanziarie ma anche sulle banche, e non si tratta di scegliere fra l’una e l’altra.<br />

Significa costringere a contribuire coloro che dalla situazione hanno tratto i maggiori<br />

vantaggi (alludo al settore energetico); significa smettere di distribuire regali – questo infatti<br />

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sono le riforme fiscali attuate finora – ai più ricchi o alle imprese che sfruttano i paradisi<br />

fiscali, e cercare seriamente di stroncare le frodi fiscali. E tutto questo, onorevoli colleghi,<br />

significa infrangere un altro tabù: non il tabù <strong>del</strong>le tasse ma il tabù <strong>del</strong>la sovranità, che voi,<br />

signori <strong>del</strong> Consiglio – purtroppo con il sostegno <strong>del</strong> gruppo PPE – difenderete fino alla<br />

morte. Meglio fallire mantenendo la sovranità fiscale che affrontare veramente il problema<br />

alla radice.<br />

Per quanto riguarda infine la vigilanza finanziaria, vorrei incoraggiare …<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Derk Jan Eppink (ECR) . – (EN) Signor Presidente, il Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio<br />

ha appena chiesto se esiste una strategia per uscire da questa crisi, ed io vorrei rispondere<br />

di sì: esiste, e si chiama conservatorismo fiscale. Il nostro problema strutturale è stato una<br />

spesa pubblica eccessiva e durata troppo a lungo. Il settore pubblico è rimasto fuori controllo<br />

per molti anni. Anche in periodi favorevoli, il governo tedesco <strong>del</strong> Cancelliere Schröder<br />

superava il limite <strong>del</strong> 3 per cento, e la Grecia naturalmente ha battuto tutti i record, perché<br />

la classe politica greca è totalmente incapace di gestire risorse finanziarie.<br />

Avevamo il patto di stabilità. Com’era stato definito il patto di stabilità dal Presidente Prodi,<br />

ancora nel 2002? Lei lo sa, perché era capo di gabinetto <strong>del</strong> Commissario Liikanen. Il<br />

Presidente Prodi disse che il Patto era stupido, e così abbiamo dovuto cambiarlo. Era il<br />

custode dei trattati; l’abbiamo cambiato e l’abbiamo posto su un pendio scivoloso: oggi<br />

vediamo i risultati. D’ora in poi, l’Unione europea si troverà a percorrere per molti anni<br />

una strada di conservatorismo fiscale, e questo è un aspetto molto importante.<br />

Quel che ci occorre, onorevole Schulz, è innovazione, e poi una dose maggiore di libero<br />

mercato e capacità imprenditoriali. Signor Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio, lei che è<br />

spagnolo: abbiamo bisogno di tasse? No, non fanno che peggiorare le cose; spingeranno<br />

l’Unione europea nella stagnazione, e lei sarà un Robin Hood alla rovescia.<br />

Comprendo la collera dei cittadini, che pensano alla pensione e ai propri risparmi.<br />

Comprendo i contribuenti tedeschi; sanno che dovranno pagare, ma non possono essere<br />

sempre i contribuenti tedeschi a pagare. Mi sembra un po’ pretenzioso da parte<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Verhofstadt (se è ancora presente) intimare al Cancelliere, signora Merkel,<br />

di smetterla di parlare <strong>del</strong>l’euro. Un’affermazione <strong>del</strong> genere, da parte di un ex leader di<br />

governo che ha messo nei guai il proprio paese; cosa vuole dimostrare?<br />

Patrick Le Hyaric (GUE/NGL) . – (FR) Signor Presidente, non riuscirete a placare i mercati<br />

senza rinunciare a un sacrosanto principio che difendete a spada tratta, ossia la completa<br />

libertà di circolazione dei capitali e la cosiddetta libera concorrenza, che in realtà significa<br />

concorrenza sleale.<br />

Oggi viene messa a disposizione una quantità enorme di denaro, destinata però, in realtà,<br />

solo a rassicurare i mercati finanziari, mentre ai comuni cittadini si promettono sangue,<br />

sudore e lacrime. Avete riportato il FMI all’ovile <strong>europeo</strong>; perché non siamo stati consultati<br />

in merito a questa decisione? Ora, con un’ostentazione di forza, cercate di usurpare poteri<br />

non vostri, pretendendo di far controllare alla Commissione i bilanci nazionali.<br />

Parlate continuamente di deficit e debito; perché allora non parliamo mai <strong>del</strong>le possibilità<br />

di introiti esistenti oggi? In questo momento abbiamo un deficit perché abbiamo<br />

considerevolmente abbassato le tasse sui capitali, creando le condizioni per una<br />

distribuzione <strong>del</strong>la ricchezza sempre più disuguale. Tra le misure da prendere occorre<br />

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quindi inserire una modifica degli statuti e dei ruoli <strong>del</strong>la Banca centrale europea. Abbiamo<br />

bisogno di autentica solidarietà ...<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Mario Borghezio (EFD) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, una domanda: quanto<br />

durerà l'euro così come lo abbiamo oggi? O ci avviamo entro un anno, due anni alla sua<br />

destrutturazione?<br />

Io non sono d'accordo sul fatto che aprendo un nuovo buco supplementare di<br />

settecentocinquanta miliardi di euro per coprirne uno precedente, in questo modo queste<br />

misure siano sufficienti per costruire il futuro economico e sociale di cinquecento milioni<br />

di europei, né tantomeno sono d'accordo sul dogma di salvare l'euro così com'è, perché<br />

lo si farebbe piuttosto tenendo l'euro il più basso possibile, riducendo il tasso d'interesse<br />

per indirizzare i capitali verso investimenti produttivi, per le nostre industrie, che sono<br />

asmatiche, anziché verso le rendite finanziarie.<br />

Non sono d'accordo con una Commissione europea che arriva a pretendere di esaminare<br />

preventivamente e revisionare i brogliacci dei bilanci dei paesi membri, prima dei Parlamenti<br />

nazionali, addio completo alla sovranità. Non sono d'accordo su una strategia<br />

economico-finanziaria che non tenga conto <strong>del</strong>le esigenze specifiche.<br />

Hans-Peter Martin (NI) . – (DE) Signor Presidente, mi oppongo all’inaccettabile<br />

atteggiamento anti<strong>europeo</strong> <strong>del</strong> Consiglio. Vi lamentate <strong>del</strong>la crisi e contemporaneamente<br />

vi accingete a introdurre un protettorato economico, mentre siete voi stessi i principali<br />

responsabili di parecchie cause <strong>del</strong>la crisi. Non avete consentito il varo di regolamentazioni,<br />

allorché sarebbero state necessarie; basti pensare all’esempio <strong>del</strong>l’Eurostat. Quei funzionari<br />

che sono stati tanto biasimati – e che io stesso ho criticato in altre occasioni – avevano<br />

segnalato i problemi <strong>del</strong>la Grecia, e anche quelli <strong>del</strong>la Spagna e <strong>del</strong> Portogallo, in una fase<br />

assai precoce. La Commissione ha proposto di conferire a Eurostat i poteri necessari per<br />

svolgere le indagini. Chi ha bloccato quest’iniziativa? Gli spagnoli, i britannici – l’onorevole<br />

Martin non è presente – i tedeschi, l’onorevole Daul e i suoi colleghi per la Francia, e infine<br />

gli austriaci: non volete che i vostri conti vengano controllati, perché sapete benissimo<br />

quanto c’è da nascondere. Questo vale anche per l’ex ministro <strong>del</strong>le finanze Grasser, che<br />

compare continuamente alla televisione tedesca, anziché rispondere dei reati penali di cui<br />

è accusato in Austria.<br />

Quel che ci serve non è naturalmente un governo di emergenza. Non imiterete certo la<br />

saggia politica adottata, in occasione di una crisi analoga, dagli Stati Uniti, ossia<br />

l’approvazione di una legge Glass-Steagall per aumentare il capitale <strong>del</strong>le banche,<br />

controllarne il comportamento e ridurre i rischi sistemici. C’è bisogno invece di legittimità<br />

democratica, di un sistema bicamerale che ponga fine, una buona volta, all’assurdità di un<br />

Consiglio che esteriormente ostenta europeismo, ma internamente prende decisioni prive<br />

di legittimità democratica: in tal modo potremo introdurre in <strong>Europa</strong> una vera democrazia.<br />

Othmar Karas (PPE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo la crisi<br />

dimostra in maniera lampante i limiti dei trattati, le nostre debolezze, la doppia morale<br />

che pervade i rapporti con l’Unione europea, i deficit, gli errori e la mancanza di serietà.<br />

In secondo luogo, indica anche che chi non fa i compiti nuoce a se stesso e mette a rischio<br />

l’Unione europea; è una considerazione che vale per gli Stati membri, ma anche per la<br />

Commissione e per noi.<br />

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In terzo luogo, quando l’Unione europea si dà obiettivi e norme e stabilisce procedure e<br />

sanzioni, la Commissione non deve poi dipendere dal consenso degli Stati membri per<br />

poter adempiere i propri obblighi. Le procedure concernenti i deficit e le sanzioni devono<br />

essere automatiche.<br />

In quarto luogo, esorto il Consiglio a porre fine al blocco di Eurostat. Eurostat deve avere<br />

la possibilità di svolgere indagini negli Stati membri ogniqualvolta lo desideri, e i suoi<br />

funzionari devono avere la possibilità di parlare con chi desiderano, quando lo giudicano<br />

necessario e opportuno. Abbiamo bisogno di informazioni, ma senza autorizzazioni<br />

preventive.<br />

In quinto luogo, avete ricordato i fondi hedge; su questo tema non abbiamo ancora raggiunto<br />

una decisione. Invito il Consiglio ad avviare con la massima rapidità negoziati con il<br />

<strong>Parlamento</strong>, per giungere prima <strong>del</strong>l’estate alla prima lettura <strong>del</strong> regolamento sui fondi<br />

hedge.<br />

In sesto luogo, per quanto riguarda la tassa sulle transazioni non dobbiamo limitarci a<br />

invocarla costantemente; dobbiamo istituirla in pratica. La Commissione deve presentare<br />

al più presto una proposta per una tassa europea sulle transazioni.<br />

La mia ottava osservazione è diretta al Consiglio. Intendiamo impegnarci a elaborare una<br />

valutazione d’impatto di tutta la legislazione nazionale rilevante per l’Unione europea.<br />

In nono luogo, dobbiamo studiare gli effetti di tutte le misure sull’economia reale, e abbiamo<br />

bisogno di più <strong>Europa</strong> e meno intergovernativismo.<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Udo Bullmann (S&D) . – (DE) Signor Presidente, Presidente López Garrido, onorevoli<br />

colleghi, vorrei porre una domanda estremamente specifica che ci consentirà di uscire dalla<br />

situazione in cui ci ha gettato la crisi, da questo stato di confusione e impotenza in cui<br />

nessuno sa quali siano le cause <strong>del</strong>la crisi stessa e quali le vie d’uscita. L’onorevole Schulz<br />

ha fatto riferimento ai prodotti speculativi più critici, all’assicurazione contro il rischio<br />

d’insolvenza e alla nociva pratica <strong>del</strong>le vendite allo scoperto, che hanno condotto la Grecia<br />

sull’orlo <strong>del</strong> disastro e potrebbero rappresentare un grave problema per il Portogallo e per<br />

molti altri paesi. Presidente López Garrido, lei che ha frequentemente partecipato ai Consigli<br />

Ecofin dei mesi scorsi, come mai gli Stati membri non sono riusciti a intraprendere un’azione<br />

comune per vietare questi prodotti?<br />

Negli ultimi mesi e nelle ultime settimane ho costantemente ripetuto questa domanda nella<br />

capitale <strong>del</strong> mio paese, e voi avete impiegato mesi (in effetti, ci siete riusciti appena ieri<br />

sera) per introdurre un divieto sulla nociva pratica <strong>del</strong>le vendite allo scoperto. Mi chiedo<br />

perché dobbiamo aspettare che le cose precipitino, prima di utilizzare le adeguate misure<br />

legislative – oltretutto già vigenti – per tutelare i cittadini e le economie d’<strong>Europa</strong>. Sono<br />

convinto che ciò dipenda dalla terribile, sconfortante lentezza con cui agisce il Consiglio:<br />

una caratteristica che lei stesso ha sottolineato. Le propongo un patto: noi, qui al <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>, stiamo presentando proposte concrete; nel contesto <strong>del</strong>la regolamentazione degli<br />

organismi di vigilanza e <strong>del</strong>la discussione sui fondi hedge, abbiamo proposto di prendere<br />

misure adeguate a livello <strong>europeo</strong> e faremo lo stesso per i derivati, se lei, onorevole Langen,<br />

farà veramente quello che sempre proclama.<br />

Vi esortiamo vivamente a far sì che il Consiglio inizi a lavorare con noi per approntare una<br />

legislazione che consenta a noi in <strong>Europa</strong> di agire, senza dover sempre attendere che sia il<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Consiglio a muoversi. In <strong>Europa</strong>, dobbiamo avere a disposizione gli strumenti per procedere;<br />

per favore, stimolate il Consiglio per giungere a questo risultato. Il punto decisivo è però<br />

che il Consiglio deve agire sul terreno legislativo.<br />

Marielle De Sarnez (ALDE) . – (FR) Signor Presidente, questa è probabilmente la crisi<br />

più grave che l’<strong>Europa</strong> abbia mai dovuto affrontare, e quindi è indispensabile agire senza<br />

indugi. Dobbiamo prendere decisioni – decisioni valide, tra l’altro – e non possiamo<br />

aspettare fino a ottobre.<br />

Il piano di salvataggio è stato la prima decisione adottata, e probabilmente è giunto troppo<br />

tardi; comunque, meglio tardi che mai. Ora è urgente dargli seguito istituendo, a lungo<br />

termine, un autentico fondo monetario <strong>europeo</strong>, un mercato <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>le obbligazioni,<br />

e un’agenzia europea di rating; tutti sappiamo, infatti, che la moneta unica non potrà<br />

funzionare senza una convergenza di bilancio, fiscale, economica e politica. Inoltre, fino<br />

a quando l’<strong>Europa</strong> non manifesterà l’intenzione di farsi governare, mercati e speculatori<br />

potranno agevolmente prendere le redini. Si parla molto di governance economica, ma<br />

forse dovremmo concentrarci sul tema <strong>del</strong>la vera governance <strong>del</strong>l’Unione europea, <strong>del</strong>la<br />

quale recentemente si è sentita la mancanza.<br />

A mio parere dovremmo porci due obiettivi: naturalmente è necessario ridurre il debito,<br />

ma questa riduzione va effettuata con criteri realistici e credibili, e contemporaneamente<br />

dobbiamo procurarci i margini di manovra e attuare le riforme indispensabili per prepararci<br />

per il futuro. Sono due compiti da svolgere contemporaneamente. Per tale motivo è<br />

essenziale creare sinergie tra i bilanci nazionali degli Stati membri – avrei preferito che la<br />

Commissione avesse espresso il concetto in questi termini – e di conseguenza è<br />

probabilmente essenziale riformare il nostro sistema fiscale, indirizzarlo più decisamente<br />

verso lo sviluppo e la crescita, e armonizzarlo. Non vi potrà essere unione monetaria senza<br />

convergenza di bilancio, economica e politica.<br />

Pascal Canfin (Verts/ALE) . – (FR) Signor Presidente, Commissario Rehn, come sapete<br />

vi sono due metodi per ridurre un deficit: si possono tagliare le spese oppure aumentare<br />

le tasse. Tutti gli Stati possono tagliare le spese contemporaneamente, ancorché<br />

separatamente, senza necessità di alcun coordinamento <strong>europeo</strong>. Al contrario, per<br />

aumentare le tasse – e più specificamente le tasse su capitale, imprese, profitti e banche –<br />

gli Stati hanno bisogno <strong>del</strong> coordinamento <strong>europeo</strong>.<br />

La vostra comunicazione <strong>del</strong>la settimana scorsa non conteneva il minimo cenno a questo<br />

problema. La mia domanda, frequentemente posta da deputati di tutti i gruppi, è la seguente:<br />

nel corso <strong>del</strong>le prossime settimane, intendete proporre un piano di coordinamento fiscale<br />

che offra agli Stati membri i margini di manovra per aumentare alcune tasse, cosa che non<br />

sono in gradi di fare da soli? Ecco il valore aggiunto che la Commissione europea può<br />

fornire in questo momento; ma purtroppo in questo settore non avete alcun progetto.<br />

L’onorevole Verhofstadt ha affermato che avete il diritto di prendere l’iniziativa: nella<br />

situazione attuale, avete il dovere di prendere l’iniziativa in questo campo.<br />

Peter van Dalen (ECR) . – (NL) Signor Presidente, c’è da temere che il pacchetto di sostegno<br />

per la Grecia non funzioni. Dopo tutto, nessun paese al mondo è mai riuscito a ridurre il<br />

deficit di bilancio dal 14 al 3 per cento nel giro di tre anni, e la Grecia non farà certo<br />

eccezione. Nel paese l’opposizione alle misure di austerità è forte e diffusa, ed è quindi<br />

molto probabile che la Grecia si faccia risucchiare in una spirale di crescita negativa, tale<br />

da deprimere bruscamente le spese dei consumatori, quando invece, per rimborsare i<br />

prestiti con gli interessi, sarebbe necessario incrementare quelle spese.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

Di conseguenza, a un certo momento Atene suonerà nuovamente l’allarme e annuncerà<br />

“Non riusciamo a pagare”. Molto probabilmente, l’<strong>Europa</strong> allora stralcerà i crediti, con una<br />

giustificazione familiare: “Non abbiamo scelta; dobbiamo farlo per scongiurare il peggio”.<br />

Signor Presidente, da questa crisi dobbiamo trarre il seguente insegnamento: bisogna<br />

comportarsi onestamente e tener fede alla parola data. I paesi <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro devono<br />

mantenere in ordine i propri bilanci, pubblicare dati veritieri, rispettare le prescrizioni <strong>del</strong><br />

patto di stabilità e di crescita e sanare i propri debiti. I paesi che non lo fanno devono uscire<br />

dall’area <strong>del</strong>l’euro.<br />

Nikolaos Chountis (GUE/NGL) . – (EL) Signor Presidente, la più grande manifestazione<br />

contro la disoccupazione <strong>del</strong>l’ultimo decennio avrà luogo domani in Grecia. I lavoratori<br />

greci protestano contro le misure adottate dal governo, e si tratta di lavoratori che non<br />

lavorano certo di meno né sono pagati più degli altri: potete controllare voi stessi i dati.<br />

Commissario Rehn, è una grande ipocrisia definire questo triplice meccanismo di<br />

finanziamento un meccanismo di “soccorso e solidarietà”. E’ un meccanismo <strong>europeo</strong> di<br />

punizione, al cui interno il Fondo monetario internazionale fa la parte <strong>del</strong> poliziotto cattivo.<br />

Da sei mesi vi suggeriamo di ricorrere all’articolo 122 <strong>del</strong> trattato di Lisbona; da sei mesi,<br />

chiediamo che la Banca centrale europea cambi politica; da sei mesi vi chiediamo di indagare<br />

sull’inaccettabile comportamento <strong>del</strong>le agenzie di rating americane. Non avete fatto nulla<br />

di tutto questo. Avete permesso agli speculatori di imperversare, avete introdotto il Fondo<br />

monetario internazionale nell’area <strong>del</strong>l’euro e ora chiedete draconiani programmi di<br />

austerità. Questo meccanismo deve essere discusso dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, ai sensi<br />

<strong>del</strong>l’articolo 218 <strong>del</strong> trattato di Lisbona; dobbiamo avviare una seria discussione sulla<br />

politica di solidarietà.<br />

Marta Andreasen (EFD) . – (EN) Signor Presidente, tutti ricordiamo la pomposa<br />

presentazione pronunciata dal Primo Ministro spagnolo all’inizio di quest’anno. Ora la<br />

Spagna sta tallonando la Grecia, con un deficit pari all’11 per cento <strong>del</strong> PIL. La burocrazia<br />

comunitaria ha subito cominciato a guardarsi intorno, in cerca di qualcuno su cui scaricare<br />

la colpa, ma la responsabilità <strong>del</strong>la crisi ricade su questa stessa burocrazia, che ha trascinato<br />

nell’area <strong>del</strong>l’euro alcuni paesi, ben sapendo che nelle loro economie non vi erano le<br />

condizioni per l’adesione; o forse i mille funzionari di Eurostat si occupano solo di<br />

raccogliere dati?<br />

Forse i fondi hedge stanno approfittando <strong>del</strong>la situazione, ma non sono certo la causa <strong>del</strong>la<br />

crisi. L’Unione europea chiede ora di ridurre i costi, ma è realistico aspettarsi una riduzione<br />

dei costi <strong>del</strong> settore pubblico in Grecia, se il 20 per cento <strong>del</strong>la popolazione attiva è<br />

impiegato dallo Stato e il 50 per cento <strong>del</strong>le piccole e medie imprese ha lo Stato per unico<br />

cliente? Ora è stato presentato un pacchetto di salvataggio, ma in realtà quasi tutti i paesi<br />

chiamati a contribuirvi, è il caso per esempio <strong>del</strong> Regno Unito, non hanno il denaro per<br />

farlo.<br />

In ogni caso, l’Unione europea non si lascia sfuggire occasione ...<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Andreas Mölzer (NI) . – (DE) Signor Presidente, un processo eccessivamente rapido di<br />

centralizzazione ed europeizzazione, forse connesso all’introduzione <strong>del</strong>la moneta unica,<br />

è una <strong>del</strong>le cause degli attuali problemi. Di fatto, nel lungo periodo la moneta europea non<br />

può essere una moneta forte, in quanto ha riunito, sotto l’ombrello <strong>del</strong>la medesima politica<br />

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24<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

monetaria, economie nazionali assai differenti, alcune <strong>del</strong>le quali si trovano in una posizione<br />

di estrema debolezza.<br />

Ora si invoca una politica economica comune, gestita dal centro, che accompagni la moneta<br />

unica: ciò equivale praticamente a una governance economica europea. Indubbiamente le<br />

economie deboli, se desiderano rimanere nell’area <strong>del</strong>l’euro, devono sottostare a un rigido<br />

controllo <strong>del</strong> proprio bilancio e <strong>del</strong>la strategia con cui gestiscono il debito. Tuttavia una<br />

forma di centralizzazione che porti Bruxelles a esercitare un’autorità di bilancio su tutti gli<br />

Stati membri costituirebbe, a mio avviso, una massiccia e inopportuna ingerenza nella<br />

sovranità degli Stati membri stessi: significherebbe cadere dalla pa<strong>del</strong>la nella brace.<br />

La crisi non va sfruttata per intensificare ulteriormente la centralizzazione comunitaria,<br />

esito che molti si augurano sin da prima <strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona. Se<br />

veramente desideriamo trarre un insegnamento dalla crisi attuale, dobbiamo ideare per la<br />

politica monetaria europea una struttura <strong>del</strong> tutto diversa. Può trattarsi di una stretta unione<br />

monetaria europea limitata a un nucleo <strong>europeo</strong> forte, nel cui contesto le economie<br />

nazionali che non soddisfano i criteri di convergenza si escluderebbero dall’area <strong>del</strong>l’euro.<br />

Come ben sappiamo, i programmi di austerità saranno presto all’ordine <strong>del</strong> giorno in tutta<br />

<strong>Europa</strong>. Una cosa è chiara: gli Stati membri e i cittadini europei devono fare economie e<br />

altrettanto deve fare l’Unione europea, magari analizzando il sovrapporsi <strong>del</strong>le aree di<br />

competenza e la duplicazione degli sforzi che caratterizzano la selva <strong>del</strong>le agenzie<br />

comunitarie, e sciogliendo il nodo dei propri controlli di bilancio. Anche in seno al<br />

<strong>Parlamento</strong> dovremo chiederci se incrementare il nostro bilancio per il personale e<br />

l’indennità di segreteria sia un segnale opportuno nel momento in cui si introducono<br />

misure di risparmio in tutti i settori.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. LAMBRINIDIS<br />

Vicepresidente<br />

Werner Langen (PPE) . – (DE) Signor Presidente, il 9 maggio 2010, cioè il giorno stesso<br />

in cui abbiamo celebrato il sessantesimo anniversario <strong>del</strong> piano Schuman, il Consiglio, con<br />

l’aiuto <strong>del</strong>la Commissione, ha mandato ufficialmente in pensione il metodo Monnet. Per<br />

gli aiuti finanziari, per esempio, è stata scelta una base giuridica – l’articolo 122, paragrafo<br />

2 – che impedisce la partecipazione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, e la Commissione ha tollerato tutto<br />

ciò. Mi associo alla critica formulata dall’onorevole Verhofstadt: non siamo di fronte a una<br />

crisi <strong>del</strong> sistema o <strong>del</strong>l’euro, ma a una crisi dei governi. Quando vedo qui in Aula il<br />

rappresentante <strong>del</strong>la Presidenza spagnola <strong>del</strong> Consiglio, mi chiedo quali risultati concreti<br />

abbia raggiunto questa Presidenza; essa non ha recato né idee nuove, né nuovi stimoli.<br />

Mentre noi qui discutiamo i più gravi problemi che incalzano l’<strong>Europa</strong>, voi organizzate<br />

splendidi vertici a Madrid; buon per voi, ma la situazione ci impone di stare qui.<br />

La Commissione ha accettato tutto quel che le è stato propinato; si è lasciata prendere per<br />

il naso dal Consiglio e, dopo doglie dolorosissime, ha dato alla luce una comunicazione<br />

priva <strong>del</strong>la benché minima proposta concreta. Sotto questo aspetto non posso che<br />

dichiararmi d’accordo con l’onorevole Bullmann: dove sono le proposte concrete? Avremo<br />

ancora una base di discussione per i prossimi due o tre anni? Non basta! La Commissione<br />

deve avere il coraggio di prendere l’iniziativa sul metodo Monnet, sul metodo comunitario<br />

nonché sulle istituzioni e le proposte comuni.<br />

Qui tutti sappiamo che la cooperazione degli Stati membri in materia economica e<br />

finanziaria si fa attendere da troppo tempo, e proprio questa è la causa <strong>del</strong>la crisi odierna.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Essa dipende dal livello <strong>del</strong> debito negli Stati membri e dal fatto che essi ne hanno perduto<br />

il controllo. Le tattiche diversive indirizzate a determinati settori <strong>del</strong> mercato finanziario<br />

rappresentano l’approccio sbagliato. L’onorevole Schulz non è intervenuto qui in veste<br />

diversa da quella di leader <strong>del</strong> suo gruppo, ma su un punto ha ragione e tengo a dirglielo.<br />

Anche noi ci rammarichiamo che i colleghi greci <strong>del</strong> nostro gruppo non abbiano sostenuto<br />

questo pacchetto in seno al parlamento greco; è stato a mio avviso un comportamento<br />

irresponsabile. Ma dobbiamo d’altra parte osservare che tutti gli Stati europei in crisi – tutti<br />

quelli che hanno bloccato le nuove iniziative, tra cui Regno Unito, Ungheria, Portogallo e<br />

Spagna – hanno governi socialisti.<br />

Juan Fernando López Aguilar (S&D) . – (ES) Signor Presidente, l’attuale legislatura <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> è iniziata un anno fa, e da allora non c’è stata una sola seduta plenaria<br />

in cui non si sia discusso <strong>del</strong>la crisi. E’ vero che non abbiamo argomento da discutere più<br />

importante di una crisi che ha distrutto 20 milioni di posti di lavoro in <strong>Europa</strong>. E’ assai<br />

importante, però, definire correttamente l’oggetto <strong>del</strong>la nostra discussione, poiché<br />

un’equazione male impostata è impossibile da risolvere.<br />

Questa crisi non é la “crisi <strong>del</strong>l’euro in Grecia”; è invece una crisi che ha messo in luce tre<br />

inaccettabili asimmetrie che dobbiamo correggere.<br />

La prima è l’asimmetria fra l’economia reale e l’economia finanziaria.<br />

La seconda è l’asimmetria fra l’unione monetaria e la mancanza di un’unione fiscale, di<br />

bilancio e di politica economica, che corrisponda alle esigenze <strong>del</strong>l’unione monetaria.<br />

La terza riguarda la virulenza <strong>del</strong>la crisi e <strong>del</strong>le sfide che essa comporta, contrapposta<br />

all’esasperante lentezza <strong>del</strong>la risposta e dei meccanismi decisionali tipici <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Tardiamo quindi a rispondere a tutti i milioni di disoccupati che guardano a noi, e solleviamo<br />

difficoltà che non insorgono in altri paesi che stanno affrontando la crisi con migliori<br />

capacità decisionali.<br />

Contemporaneamente, abbiamo assistito a decisioni straordinarie: la comunicazione <strong>del</strong>la<br />

Commissione, le decisioni straordinarie prese dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa<br />

e, naturalmente, la strategia 2020.<br />

Queste misure straordinarie hanno però un prezzo: sono accompagnate da importanti<br />

prescrizioni, restrizioni e minacce di sanzioni per i paesi che non sono in grado di limitare<br />

le spese e quindi potrebbero compromettere la crescita.<br />

Ieri in <strong>Parlamento</strong> discutevamo <strong>del</strong>la Convenzione europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong> piano<br />

d’azione per il programma di Stoccolma. Abbiamo avuto l’opportunità di ribadire che<br />

l’<strong>Europa</strong> non può fondarsi solo sul mercato interno e l’unione monetaria. La base essenziale<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> non è formata da questi elementi, bensì dalla cittadinanza. E’ quindi il momento<br />

di ricordare, ancora una volta, che milioni di europei stanno esprimendo il loro scontento<br />

per l’<strong>Europa</strong> che noi gli offriamo, un’<strong>Europa</strong> da cui vengono minacce e sanzioni per i paesi<br />

non in regola, ma non stimoli per creare un mo<strong>del</strong>lo di crescita tale da ripristinare<br />

occupazione e coesione sociale e contribuire alla lotta contro la povertà.<br />

Senza quest’<strong>Europa</strong> dei cittadini, sarà impossibile risolvere la crisi.<br />

Sylvie Goulard (ALDE) . – (FR) Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare il<br />

Commissario e la Presidenza spagnola per tutti i risultati, pur tardivi, che sono stati raggiunti<br />

negli ultimi tempi. Governare una nave nel mare in tempesta è un’ardua impresa.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Nel giro di quindici giorni avete infranto più barriere di quante ne fossero cadute nel corso<br />

di tutti gli anni precedenti, e voglio incoraggiarvi a continuare sulla stessa strada. Ho un<br />

messaggio per ciascuno di voi: alla Presidenza spagnola desidero ricordare che in giugno<br />

avrete la responsabilità di adottare la strategia <strong>Europa</strong> 2020. Non legate il vostro nome a<br />

una burla. La strategia di Lisbona non ha funzionato, e alcuni dei problemi che affliggono<br />

l’<strong>Europa</strong> meridionale derivano dalla carenza di competitività. Come ha detto l’onorevole<br />

Verhofstadt, dobbiamo trovare un’altra via. E’ anche indispensabile una vigilanza finanziaria.<br />

Ci è stato appena spiegato che il <strong>Parlamento</strong> si sta spingendo troppo lontano. Io sono<br />

relatrice per il Comitato <strong>europeo</strong> per il rischio sistemico, e osservo che durante il più<br />

turbolento degli ultimi fine settimana, la parola “sistemico” è stata pronunciata spessissimo.<br />

La vostra Presidenza è responsabile di questo pacchetto; siate ambiziosi! Avete il nostro<br />

appoggio; non ascoltate coloro che, in seno al Consiglio, speculano sull’assenza di<br />

regolamentazione.<br />

Il mio secondo messaggio è diretto al Commissario Rehn, di cui riconosco e apprezzo il<br />

coraggio; sostengo senza riserve le proposte <strong>del</strong>la Commissione, miranti a far sì che i<br />

parlamenti nazionali collaborino con l’Unione europea in una fase assai più a monte. Si<br />

tratta però di un tema da affrontare con grande scrupolo e cautela, per non offrire<br />

un’occasione d’oro a tutti i populisti e a tutti i critici <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Avete il nostro sostegno,<br />

ma cerchiamo di adottare un approccio più inclusivo nei confronti dei parlamenti nazionali,<br />

per non dare l’impressione che “Bruxelles” voglia dettare la linea in maniera autoritaria su<br />

ogni particolare. Faccio notare che quegli stessi parlamenti nazionali che si proclamano<br />

paladini <strong>del</strong>la democrazia hanno gettato l’<strong>Europa</strong> nella situazione attuale votando, anno<br />

dopo anno, bilanci in deficit.<br />

Kay Swinburne (ECR) . – (EN) Signor Presidente, la situazione in cui ci troviamo è opera<br />

dei nostri stessi governi; non si può dire che non esistessero norme concepite per<br />

scongiurare il verificarsi di crisi siffatte. Se si fossero rispettate le disposizioni <strong>del</strong> patto di<br />

stabilità e di crescita e i criteri di Maastricht, la crisi <strong>del</strong> debito non sarebbe giunta al livello<br />

che attualmente si registra in molti Stati membri. Mi trovo nella curiosa situazione di dover<br />

tracciare un parallelo tra il comportamento e le competenze finanziarie dei governi dei<br />

nostri Stati membri e quelli <strong>del</strong>le nostre banche d’investimento.<br />

Ogni settimana, alla commissione per i problemi economici e monetari, ci riuniamo per<br />

discutere la poco corretta condotta <strong>del</strong>le nostre banche e rileviamo che esse non hanno<br />

rispettato le norme o le hanno applicate in maniera flessibile, ricorrendo a misure contabili<br />

fondate su elementi finanziari. I nostri governi hanno fatto esattamente la stessa cosa. Noi<br />

chiediamo una governance responsabile <strong>del</strong>le imprese, eppure il livello di veicoli finanziari<br />

non compresi nel bilancio, veicoli speciali e passività potenziali non dichiarate di cui fanno<br />

uso i nostri governi non è certo una dimostrazione di governance responsabile.<br />

Nel Regno Unito, constatiamo con sgomento la differenza tra il deficit dichiarato dal<br />

governo precedente e quello realmente riscontrato dopo l’esame <strong>del</strong>la contabilità. Il cambio<br />

di leadership nel Regno Unito ci conferisce il chiaro mandato di valutare il vero stato <strong>del</strong>le<br />

finanze. Mi auguro vivamente che il resto d’<strong>Europa</strong> possa fare altrettanto: effettuare una<br />

nuova valutazione <strong>del</strong>le proprie finanze e trovare una strada per progredire.<br />

Cornelis de Jong (GUE/NGL) . – (NL) Signor Presidente, per affrontare le conseguenze<br />

<strong>del</strong>la crisi ci occorre una politica europea coordinata; ma l’<strong>Europa</strong> deve smettere di andare<br />

a rimorchio <strong>del</strong>le grandi imprese, tra cui le grandi istituzioni finanziarie.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Per due volte i governi sono stati costretti a salvare le nostre istituzioni finanziarie, senza<br />

che tali istituzioni dovessero pagare neppure una parte <strong>del</strong> conto. Negli ultimi due anni,<br />

gli aiuti concessi a tali istituzioni dai soli Paesi Bassi hanno provocato un incremento di<br />

2,5 miliardi di euro <strong>del</strong>le spese per interessi. Nello stesso periodo ABP, il maggior fondo<br />

pensioni olandese, ha speso un miliardo di euro in titoli pubblici greci per ottenere un tasso<br />

d’interesse un po’ più alto. In altre parole, la speculazione continua come prima, e forse<br />

presto dovremo salvare anche i fondi pensioni.<br />

La strategia UE 2020 dovrebbe presentare il conto all’indirizzo giusto. Anziché apportare<br />

tagli durissimi a servizi pubblici essenziali, sarebbe opportuno far pagare i costi ai maggiori<br />

speculatori e a coloro che hanno realizzato i profitti più cospicui, per mezzo, ad esempio,<br />

di una parziale riduzione <strong>del</strong> debito a favore di paesi come la Grecia e di una tassa sulle<br />

banche. In tal modo riusciremo a conservare il mo<strong>del</strong>lo sociale <strong>europeo</strong>.<br />

Nikolaos Salavrakos (EFD) . – (EL) Signor Presidente, vorrei dichiarare che, in teoria,<br />

sostengo senza riserve le proposte formulate dal Commissario Rehn, che oso considerare<br />

il vero leader politico d’<strong>Europa</strong> e una persona che merita il nostro speciale rispetto.<br />

Voglio però osservare che una febbre altissima è altrettanto pericolosa <strong>del</strong>l’ipotermia, sia<br />

nel corpo umano che nell’economia. Non dobbiamo saltare dal lento adattamento di<br />

Maastricht, attraverso il quale è passata per anni l’intera economia europea, a un adattamento<br />

forzato e improvviso, destinato a prolungare la recessione. I ricchi diventeranno ancor più<br />

ricchi, e i poveri ancora più poveri. Faccio quindi notare che il persistente disordine<br />

economico globale dipende sostanzialmente dalla creazione di ampie riserve non desiderate<br />

a livello globale; per combatterlo sarebbe dunque necessario stimolare la crescita a livello<br />

<strong>europeo</strong>, così da affrontare razionalmente la crisi attuale.<br />

Mario Mauro (PPE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Guy Verhofstadt ha<br />

denunciato l'insufficienza <strong>del</strong>le retoriche sia nazionalista che marxista per venir fuori dalla<br />

crisi. Farò un tentativo con la retorica europeista: solo poche settimane fa in quest'Aula<br />

molti di noi hanno invocato solidarietà per la Grecia. A cosa serve infatti l'<strong>Europa</strong> se non<br />

per sostenere nel bisogno i paesi membri?<br />

Però a cosa servono l'euro e l'Eurogruppo se non favoriscono una cultura <strong>del</strong>la responsabilità<br />

e <strong>del</strong>la stabilità? Cosa succede infatti se la solidarietà diventa sinonimo di un'Unione europea<br />

che violando i trattati si riduce a pagare il conto di quei paesi che sacrificano al consenso<br />

effimero di una stagione la responsabilità nei confronti <strong>del</strong> futuro dei propri cittadini?<br />

È retorica europeista, signor Commissario, se chiediamo alla Commissione europea di<br />

essere indipendente e autorevole e di non avere riguardi per i governi che truccano i conti?<br />

È retorica europeista se chiediamo nuove regole per i mercati finanziari? È retorica europeista<br />

se denunciamo gli errori nella costruzione <strong>del</strong>l'euro, cui non corrispondono ancora politiche<br />

comuni sul piano fiscale e pensionistico?<br />

È vero, siamo nel pieno di una crisi, ma questa crisi non è stata prodotta da un eccesso di<br />

<strong>Europa</strong>, da troppa <strong>Europa</strong>, bensì da una insufficienza di <strong>Europa</strong>, da troppo poca <strong>Europa</strong>,<br />

un'<strong>Europa</strong> che con forza deve richiamare gli Stati alla responsabilità, alla stabilità, al servizio<br />

nei confronti <strong>del</strong>le generazioni future; e tutto questo non è retorica, a condizione che le<br />

iniziative di cui parliamo semplicemente vengano realizzate, attuate, siano cioè parte di<br />

una strategia politica che anticipa gli avvenimenti e non ci costringe invece a rincorrerli!<br />

David-Maria Sassoli (S&D) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, un'<strong>Europa</strong> dei<br />

popoli e non un'<strong>Europa</strong> degli Stati! La crisi che stiamo vivendo è la crisi di una politica<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

europea incapace di governare il mercato e per salvare l'euro occorre rafforzare le istituzioni<br />

politiche, uscire dalla logica intergovernativa e consentire una governance europea.<br />

Questa non è retorica, perché pochi minuti fa a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel<br />

ha lanciato un allarme, dicendo che l'euro è in pericolo. Lanciare allarmi senza contribuire<br />

a indicare misure forti e convincenti agli investitori, al mercato, rischia di indebolire<br />

ulteriormente la moneta unica e rendere più debole tutta l'<strong>Europa</strong>. Immaginiamoci le<br />

risposte dei mercati in queste ore, se solo pochi minuti fa l'euro è di nuovo crollato.<br />

Quando usciremo da quest'Aula, signor Presidente, potremmo ritrovarci più poveri e più<br />

insicuri. Solo una nuova governance europea potrà consentirci di difendere la moneta<br />

unica, promuovere crescita, occupazione, inclusione sociale. Dobbiamo abbandonare il<br />

vecchio approccio <strong>del</strong> coordinamento <strong>del</strong>le politiche nazionali, dotarci di forti strumenti<br />

decisionali.<br />

Una nuova governance europea deve garantire tre piani di intervento: una politica per la<br />

crescita, strumenti finanziari adeguati, una gestione <strong>del</strong>le emergenze. Il maxipiano da<br />

settecentocinquanta miliardi è stato importante ma abbiamo capito che non è sufficiente,<br />

oggi c'è bisogno di una forte iniziativa politica, che riesca a guidare il mercato, a consentire<br />

un'alta mobilità <strong>del</strong>le risorse. Le politiche monetarie e di bilancio si mostrano inadeguate<br />

a garantire produttività e competitività. Non dobbiamo avere paura di investire, soprattutto<br />

nei progetti di interesse comunitario: infrastrutture, energie, ambiente, sapere e capitale<br />

umano.<br />

E questo <strong>Parlamento</strong>, signor Presidente, ha una grande responsabilità: rafforzare con la<br />

propria autonomia la capacità degli Stati di uscire da una politica intergovernativa e<br />

rilanciare uno spirito <strong>europeo</strong>.<br />

Wolf Klinz (ALDE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, i governi europei sono<br />

guidati dai mercati. Finalmente reagiscono, ma purtroppo si limitano a reagire agli eventi<br />

invece di anticiparli. E’ vergognoso: governi e Commissione europea reagiscono soltanto<br />

quando i mercati rivelano i veri punti deboli che ci affliggono.<br />

Avrebbero dovuto individuare questi punti deboli assai prima. Quando è stato introdotto<br />

l’euro, sapevamo che non avremmo avuto un’unica politica monetaria e fiscale, come<br />

quelle solitamente vigenti nei singoli Stati. Per questo motivo abbiamo adottato alcune<br />

misure nella speranza di ottenere dei succedanei, ma non abbiamo rispettato rigorosamente<br />

queste misure. Fin dall’inizio, le norme sono state violate rapidamente, anche dai maggiori<br />

Stati membri. Abbiamo quindi bisogno di una nuova serie di norme, più efficaci e provviste<br />

di meccanismi sanzionatori, come una politica che individui e additi alla riprovazione <strong>del</strong><br />

pubblico i responsabili, la perdita dei diritti di voto e la sospensione dei finanziamenti<br />

erogati dai fondi europei fino a quando non siano state pagate le sanzioni.<br />

In secondo luogo, è ormai chiaro che esistono tensioni interne nell’area <strong>del</strong>l’euro che ne<br />

stanno mettendo alla prova la resistenza, e che si manifestano sotto forma di differenze di<br />

competitività tra un paese e l’altro. La Commissione deve agire in questo settore, esaminando<br />

i bilanci dei singoli Stati membri per verificare se rappresentino un rischio per l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro.<br />

Sappiamo bene che la preparazione <strong>del</strong> bilancio è un diritto fondamentale dei parlamenti<br />

nazionali. Ma questo non giustifica la mancanza di un approccio comune <strong>europeo</strong>, che è<br />

urgentemente necessario. Abbiamo bisogno di più <strong>Europa</strong>, non certo di meno <strong>Europa</strong>, e<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

questa potrebbe essere la nostra ultima occasione. Se la Commissione e il Consiglio non<br />

avviano negoziati con il <strong>Parlamento</strong>, temo che in futuro subiremo un grave disastro.<br />

Janusz Wojciechowski (ECR) . – (PL) Sono d’accordo con l’onorevole Mauro: nella<br />

nostra lotta contro la crisi, c’è stata un’insufficienza di <strong>Europa</strong>. Negli ultimi anni, abbiamo<br />

concentrato la nostra azione sull’integrazione politica – il trattato di Lisbona e il<br />

consolidamento <strong>del</strong>le competenze <strong>del</strong>le istituzioni politiche – ma abbiamo trascurato<br />

qualsiasi forma di cooperazione al momento di ingaggiare una lotta contro le crisi che ci<br />

hanno investito. E penso a diverse crisi, non soltanto alle crisi finanziarie; tutte richiedono<br />

cooperazione e solidarietà.<br />

Mentre si teneva questo dibattito, vari paesi <strong>del</strong>l’Unione europea, tra cui la Polonia, mio<br />

paese d’origine, sono stati colpiti da una terribile alluvione. Ci sono state vittime e gravi<br />

danni materiali. In simili situazioni, i cittadini si aspetterebbero che l’Unione europea<br />

giungesse in loro aiuto, ma gli aiuti effettivamente prestati sono stati carenti. L’Unione<br />

europea è debole perché ha un bilancio troppo limitato, e non dispone di fondi sufficienti<br />

per adottare misure specifiche. Al consolidamento politico non è seguito un adeguato<br />

consolidamento finanziario. Mi auguro che, in seguito a questa crisi, la tendenza a ridurre<br />

il bilancio non si rafforzi ulteriormente, perché in tal caso saremmo sempre più deboli e<br />

inermi.<br />

Jean-Pierre Audy (PPE) . – (FR) Signor Presidente, è giunto il momento <strong>del</strong>la verità, <strong>del</strong>la<br />

lucidità e <strong>del</strong>la responsabilità in questa crisi che non è soltanto europea ma anche mondiale.<br />

La governance globale è in corso di realizzazione. Quale sarà l’influenza degli europei?<br />

Come potremo influire su questa governance globale se non siamo capaci di istituire una<br />

governance europea? Non era forse evidente a tutti che, dopo 50 anni di integrazione, a<br />

causa <strong>del</strong> crescente egoismo nazionale correvamo il rischio di 50 anni di disintegrazione?<br />

Non era forse evidente a tutti che stavamo cercando di creare la cittadinanza senza i cittadini,<br />

di fare politica senza gli elettori, di far credere all’ideale di uno Stato di diritto senza<br />

rispettarlo?<br />

Dopo la caduta <strong>del</strong> muro di Berlino abbiamo riunificato il continente credendo nelle nostre<br />

forze, ma eravamo troppo orgogliosi per vedere le nostre debolezze. E adesso che succede?<br />

La crisi ci ha investito con violenza proprio nel momento in cui la nostra integrazione<br />

europea è fragile, fatta di Stati mal governati e talvolta corrotti. Adesso la catena di solidarietà<br />

<strong>del</strong>l’Unione viene messa alla prova, e sappiamo tutti che la forza di una catena è quella<br />

<strong>del</strong>l’anello più debole. E’ giusto salvare il più debole, perché è giunto il momento e sarà la<br />

nostra forza a salvarlo. Non sono inadeguate le norme europee, ma la loro applicazione<br />

da parte degli Stati membri e <strong>del</strong>la Commissione europea, che ha mancato di esercitare gli<br />

opportuni controlli sugli Stati.<br />

Non è di meno <strong>Europa</strong> che abbiamo bisogno; ci serve più <strong>Europa</strong>, un’<strong>Europa</strong> che si ispiri<br />

alla verità, alla lucidità e al senso di responsabilità. Sì, dobbiamo rispettare il patto di stabilità<br />

e di crescita che deve essere riformato. Ma il compito che dobbiamo assolvere adesso è<br />

quello di ritrovare la fiducia dei cittadini, e per questo è necessario garantire crescita e<br />

occupazione. E per la crescita servono investimenti. Se il settore pubblico non investe, non<br />

possiamo aspettarci che lo faccia il settore privato.<br />

Oltre a un’indispensabile politica industriale, propongo, nei dieci anni <strong>del</strong>la strategia 2020,<br />

un grande piano <strong>europeo</strong> di investimenti pari a 1 000 miliardi di euro, che faccia <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea l’area più competitiva al mondo in termini di reti transeuropee, infrastrutture,<br />

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30<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

interconnessioni, treni ad alta velocità, servizi a banda larga, autostrade, acqua, spazio,<br />

ricerca, salute, energia e istruzione, riformando le misure di sostegno di bilancio, in<br />

cooperazione con tutti i soggetti pubblici interessati e, in particolare, con la BEI.<br />

Elisa Ferreira (S&D) . – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, quando l’Unione<br />

economica e monetaria ha compiuto dieci anni, la Commissione pensava che l’euro fosse<br />

il maggiore successo <strong>del</strong>l’Unione. Adesso sarebbe difficile per noi affermarlo senza fare<br />

alcune precisazioni, perché la crisi ha dimostrato che l’Unione economica e monetaria è<br />

un progetto incompiuto.<br />

Le misure minime necessarie a salvarlo sono state adottate in un clima di emergenza, ma<br />

non illudiamoci: le pressioni, gli interessi diretti dei principali Stati membri, la penosa<br />

lentezza che hanno contraddistinto le nostre decisioni sono alla radice di quell’immagine<br />

di fragilità che, agli occhi dei cittadini e <strong>del</strong> mondo intero, caratterizza l’euro e l’Unione<br />

europea.<br />

Dobbiamo affrontare la realtà. L’Unione europea e l’euro sono un processo di integrazione,<br />

non una semplice cooperazione tra paesi: un processo incompiuto che deve essere<br />

consolidato adesso, perché altrimenti corriamo il rischio di vederlo svanire. Ci sono tre<br />

problemi da affrontare: in primo luogo, è importante consolidare gli strumenti che sono<br />

stati creati in questo clima di emergenza: dobbiamo istituire un fondo monetario <strong>europeo</strong>;<br />

è necessario realizzare progressi in materia di Eurobond; è necessario realizzare progressi<br />

in materia di architettura di regolamentazione e vigilanza europea, ed è necessario realizzare<br />

progressi acquisendo una dimensione europea che consenta di gestire le crisi bancarie.<br />

In secondo luogo, è importante capire che non può esserci una valuta forte se l’economia<br />

è debole: la crescita <strong>del</strong>l’1 per cento prevista per l’Unione europea è insostenibile sia per la<br />

sua composizione demografica che per la lotta alla disoccupazione; e la strategia 2020<br />

non è altro che un coacervo di buone idee se mancano gli strumenti per attuarla<br />

concretamente.<br />

In terzo luogo, Commissario Rehn, il consolidamento fiscale è importante ma non può<br />

coesistere con le crescenti divergenze tra gli Stati membri che fanno parte <strong>del</strong>l’Unione: la<br />

politica di convergenza deve essere riveduta urgentemente.<br />

Mirosław Piotrowski (ECR) . – (PL) Per la terza volta oggi il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> rivolge<br />

la propria attenzione a un piano decennale preparato a livello centrale nominato<br />

<strong>Europa</strong> 2020. Il piano è stato giudicato negativamente da molti deputati, non solo per le<br />

associazioni che evoca con sistemi politici ormai antiquati, ma anche per il fiasco<br />

spettacolare <strong>del</strong> suo predecessore, la strategia di Lisbona.<br />

Nella precedente discussione, ho evidenziato il disinteresse <strong>del</strong> documento per la crisi<br />

finanziaria ed economica <strong>del</strong>l’Unione europea. Da allora, sia il Consiglio sia la Commissione<br />

hanno intrapreso con risolutezza iniziative volte a stabilizzare l’area <strong>del</strong>l’euro e le economie<br />

degli Stati membri. Lo stanziamento annunciato di svariate centinaia di miliardi di euro<br />

mira a sanare le economie <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> occidentale, che devono contrastare cospicui deficit<br />

di bilancio. Non si può però permettere che questi stanziamenti vadano a discapito dei<br />

programmi di assistenza per i nuovi Stati membri, che non hanno disatteso gli indicatori<br />

economici.<br />

Se la strategia <strong>Europa</strong> 2020 deve essere mantenuta, occorre affrontare il problema in modo<br />

equilibrato.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Jaime Mayor Oreja (PPE) . – (ES) Signor Presidente, la crisi peggiore che potrebbe colpirci<br />

non è tanto quella che stiamo attraversando ora, ma quella che ci attende se non riusciremo<br />

a trarre il corretto insegnamento politico dagli avvenimenti.<br />

Viviamo da tempo al di sopra dei nostri mezzi, soprattutto in alcuni paesi. Sia nei conti<br />

pubblici che nella vita familiare e privata ci siamo allontanati dall’economia reale, per<br />

abbracciare un’economia fittizia.<br />

Non riusciamo a capire che, come avviene per qualsiasi organismo vivente, crescere non<br />

equivale a ingrassare. La crescita richiede sforzi e proporzioni, mentre ingrassare comporta<br />

squilibrio e mancanza di proporzioni rispetto al lavoro che facciamo e al benessere di cui<br />

godiamo.<br />

Questa crisi non è statica. Il quadro <strong>del</strong>la crisi di alcuni mesi fa era diverso, completamente<br />

diverso, rispetto a quello odierno. E quello dei prossimi mesi sarà ancora diverso rispetto<br />

a quello attuale.<br />

Questa è stata una crisi economica e finanziaria, che acquisirà una dimensione sociale<br />

sempre più importante e scatenerà conflitti sociali. Ciò significa che in questa fase, prima<br />

che il conflitto assuma una dimensione sociale, quelli di noi che sono politicamente<br />

impegnati devono rendersi conto <strong>del</strong> fatto che questa è soprattutto una crisi di fiducia, e<br />

non solo una crisi <strong>del</strong>l’euro.<br />

Analizziamo tutti i processi politici ed elettorali degli ultimi mesi. C’è una crisi di fiducia,<br />

e dobbiamo quindi chiederci come dobbiamo cambiare, come deve mutare il nostro<br />

atteggiamento: il nostro atteggiamento politico, istituzionale e personale. A questo riguardo,<br />

invece di pensare alle altre istituzioni, il <strong>Parlamento</strong> deve chiedersi in che modo può<br />

contribuire a mutare l’atteggiamento politico e istituzionale di quest’Assemblea.<br />

Aggiungerei che oggi, dopo che sono state illustrate molte <strong>del</strong>le ragioni che sono all’origine<br />

<strong>del</strong>la crisi – la burocrazia, le agenzie, i governi – ci sono due settori nei quali dobbiamo<br />

intervenire per realizzare dei cambiamenti. In primo luogo, l’<strong>Europa</strong> ha bisogno di un<br />

livello minimo di coesione all’interno <strong>del</strong> nostro <strong>Parlamento</strong>: non può dissanguarsi in un<br />

dibattito così profondo su due concezioni diverse <strong>del</strong>la società europea. In secondo luogo,<br />

dobbiamo avere il coraggio di dire la verità su quello che ci sta succedendo.<br />

Anni Podimata (S&D) . – (EL) Innanzi tutto, ruberò dieci secondi alla sessione per<br />

ristabilire la verità. L’onorevole Langen, che non è presente, ha affermato che, in seno al<br />

parlamento greco, i deputati avevano votato contro il programma di stabilizzazione<br />

triennale. Sarebbe opportuno che l’onorevole Langen ripetesse le proprie raccomandazioni<br />

nel corso <strong>del</strong>la prossima riunione <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong> Partito popolare <strong>europeo</strong> (democratico<br />

cristiano), perché quei deputati, responsabili <strong>del</strong> governo <strong>del</strong> paese fino a qualche mese fa,<br />

sono membri <strong>del</strong> PPE.<br />

Per tornare alla questione più generale, dobbiamo constatare che la crisi odierna ha messo<br />

in evidenza le croniche debolezze e criticità <strong>del</strong> coordinamento economico nell’area <strong>del</strong>l’euro<br />

anche in relazione al sistema <strong>del</strong>la governance economica e, di conseguenza, un potere<br />

enorme e incontrollato si è accumulato all’interno <strong>del</strong> sistema finanziario globale. Oggi<br />

perciò, l’<strong>Europa</strong> ha un problema di democrazia da affrontare: se vuole tener fede ai propri<br />

valori e alla propria storia, deve assumere un ruolo guida.<br />

La decisione di realizzare un meccanismo di sostegno alla stabilità nell’area <strong>del</strong>l’euro<br />

rappresenta un passo importante: su questo non ci sono dubbi. Ma un meccanismo di<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

gestione <strong>del</strong>la crisi non è sufficiente; dobbiamo affrontarne le cause di fondo, non solo a<br />

livello nazionale ma anche a livello <strong>europeo</strong>. Stiamo sbagliando: concentrandoci<br />

esclusivamente sulla ripresa finanziaria immediata e sottovalutando gli effetti <strong>del</strong>la crescita,<br />

<strong>del</strong>l’occupazione e <strong>del</strong>le strutture fondamentali <strong>del</strong>lo Stato sociale che sono state realizzate<br />

nel corso di vari decenni, miniamo il nostro futuro comune e il futuro <strong>del</strong>le generazioni<br />

che verranno.<br />

Signor Commissario, le proposte che lei ha presentato il 12 maggio, tese a rafforzare la<br />

cooperazione economica, potrebbero effettivamente contribuire alla costruzione di<br />

un’<strong>Europa</strong> più coesa, caratterizzata da minori squilibri macroeconomici, ma a due<br />

condizioni: in primo luogo, non devono limitarsi a un’inflessibile attuazione <strong>del</strong> patto di<br />

stabilità e di crescita, e in secondo luogo, devono includere integralmente obiettivi mirati<br />

di crescita sostenibile e occupazione nell’ambito <strong>del</strong>la strategia 2020.<br />

Paulo Rangel (PPE) . – (PT) Signor Presidente, molti colleghi <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong> Partito<br />

popolare <strong>europeo</strong> (democratico cristiano) hanno già fornito un quadro completo <strong>del</strong>la<br />

situazione. Credo che adesso sia opportuno ricordare il ruolo degli Stati membri.<br />

Il fatto è che anche i governi nazionali degli Stati membri hanno un ruolo da svolgere<br />

nell’imposizione <strong>del</strong>le condizioni e dei requisiti volti a rafforzare la moneta unica e a far<br />

progredire il progetto di integrazione economica e monetaria. Il nostro partito, il partito<br />

socialdemocratico portoghese (PSD) associato al gruppo <strong>del</strong> PPE, sostiene le misure di<br />

austerità adottate dal governo, giacché riteniamo che sia necessario porre rimedio agli<br />

errori commessi in Portogallo in 15 anni di governo socialista, che purtroppo sono visibili<br />

a tutti; il PSD sosterrà tutte le misure necessarie per realizzare di questo obiettivo.<br />

Tuttavia, se da un lato sosteniamo le misure di austerità, dall’altro critichiamo il governo<br />

portoghese – e questo è un buon esempio di altri casi analoghi – per non aver tagliato le<br />

spese. Per ridurre il deficit, è necessario non soltanto aumentare le imposte, ma anche<br />

ridurre le spese, e il governo deve avere il coraggio di adottare misure volte a tagliare le<br />

spese, ridurre il deficit e diminuire il debito pubblico.<br />

Questo vale per il Portogallo e anche per altri Stati membri che si trovano in situazioni<br />

difficili. Nella nostra veste di deputati al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, siamo anche responsabili<br />

<strong>del</strong>la difesa, all’interno dei nostri paesi, <strong>del</strong>le misure necessarie a rafforzare l’euro e a<br />

realizzare quest’area di integrazione e questo sogno – il sogno <strong>del</strong> gruppo PPE e il sogno<br />

di noi tutti. Questo è il motivo per cui critichiamo quei governi che non hanno il coraggio<br />

di adottare le misure necessarie nei propri paesi.<br />

Göran Färm (S&D) . – (SV) Signor Presidente, per alcuni punti fondamentali, anche questa<br />

politica economica sempre più comune influisce sul bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea. Parliamo<br />

<strong>del</strong> finanziamento <strong>del</strong>lo strategico progetto faro <strong>Europa</strong> 2020. Parliamo di costi, garanzie<br />

e altri strumenti per il meccanismo dei prestiti e il controllo dei mercati finanziari. Parliamo<br />

altresì di una serie di nuovi obblighi sanciti dal trattato di Lisbona. I deputati al <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> sono consapevoli <strong>del</strong> fatto che molti Stati membri, in questo momento, si trovano<br />

in una situazione economica assai difficile, spesso caratterizzata da gravi problemi in<br />

relazione al bilancio nazionale.<br />

D’altro canto è evidente che, in questa situazione, l’Unione europea può offrire un contributo<br />

positivo adottando misure importanti per la ripresa economica degli Stati membri, che<br />

daranno nuovo impulso alla crescita e all’occupazione. Il bilancio <strong>del</strong>l’UE quindi deve<br />

concentrare la propria azione in quei settori in cui l’Unione può offrire valore aggiunto –<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

un valore aggiunto <strong>europeo</strong> – e in cui i bilanci degli Stati membri e <strong>del</strong>l’Unione possono<br />

integrarsi e sostenersi reciprocamente. Questo significa, però, che gli Stati membri non<br />

possono attribuire all’Unione europea altre responsabilità importanti senza fornire le<br />

risorse necessarie.<br />

Penso alla politica <strong>del</strong>la ricerca, ai progetti faro, e agli investimenti nell’istruzione e nelle<br />

infrastrutture, che sono necessari se vogliamo assicurarci un futuro migliore per quanto<br />

riguarda l’economia. Mi sembra perciò estremamente importante che lo spirito di questa<br />

politica economica sempre più comune si rispecchi anche in un atteggiamento costruttivo<br />

nei negoziati sul bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea per il 2011, nella revisione di medio termine<br />

<strong>del</strong> bilancio pluriennale e nella discussione sul nuovo quadro finanziario a partire dal 2012.<br />

Altrimenti non potremo progredire né mettere in atto misure comuni volte a promuovere<br />

la crescita e l’occupazione.<br />

Theodoros Skylakakis (PPE) . – (EL) Signor Presidente, nella mia veste di deputato greco<br />

al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, ripeterò in quest’Aula una mia dichiarazione resa in pubblico in<br />

Grecia fin dall’inizio; desidero inoltre esprimere la mia gratitudine per l’aiuto che il mio<br />

paese ha ricevuto grazie al meccanismo di sostegno <strong>europeo</strong> che, insieme a misure severe<br />

ma in gran parte inevitabili, ha consentito all’economia greca di scongiurare il collasso<br />

immediato.<br />

Sarebbe stato opportuno che il meccanismo per la Grecia fosse stato adottato con la stessa<br />

velocità con cui il meccanismo di sostegno operava per le altre economie, quando l’<strong>Europa</strong><br />

finalmente è divenuta consapevole <strong>del</strong> rischio che noi tutti stavamo correndo. Oggi per la<br />

prima volta scorgo una vera determinazione, sia in <strong>Parlamento</strong> che nelle altre istituzioni<br />

europee, che consente di guardare direttamente e in modo realistico alle vere impasse<br />

economiche che affliggono l’<strong>Europa</strong>. Perché ci troviamo in questa situazione? Il motivo<br />

principale è che siamo vissuti al di sopra dei nostri mezzi indebitandoci per il futuro.<br />

Abbiamo speso quando la crisi non c’era, abbiamo speso durante la crisi, e stiamo spendendo<br />

adesso mentre usciamo dalla crisi. Chiunque desideri sapere che cosa succede se si spende<br />

costantemente di più di quanto si possiede può venire in Grecia.<br />

Il fondo monetario <strong>europeo</strong> e le altre istituzioni proposte nella risoluzione oggetto di<br />

negoziati si stanno muovendo nella giusta direzione. Ma se vuole offrire dei veri incentivi,<br />

il fondo dovrà tener conto non soltanto <strong>del</strong>l’entità assoluta <strong>del</strong> debito e <strong>del</strong> deficit, ma<br />

anche <strong>del</strong>la velocità con cui si riduce il debito e il deficit. Il nostro vero problema – e mi<br />

rivolgo alla sinistra – è che nel mondo in via di sviluppo ci sono quattro miliardi di persone<br />

che vivono con 200 euro al mese e hanno scoperto il capitalismo, e rivendicano quindi<br />

mercati e risorse globali da noi ricchi, che viviamo con 2 000 euro al mese. Noi in occidente<br />

non possediamo il monopolio <strong>del</strong> capitalismo sulle cui basi è stato costruito il vecchio<br />

mo<strong>del</strong>lo <strong>europeo</strong>. Se non cambieremo, se non ci affretteremo a realizzare cambiamenti<br />

strutturali, competitività e innovazione, dovremo rassegnarci a un tenore di vita più basso.<br />

Danuta Maria Hübner (PPE) . – (EN) Signor Presidente, ci sono pochi dubbi sulla gravità<br />

<strong>del</strong>l’attuale crisi, e il “costo d’uso” dei metodi politici privi di precedenti è molto alto. Il<br />

compito <strong>del</strong>le autorità politiche e di regolamentazione è di intraprendere azioni che<br />

consentano di ripristinare l’equilibrio sconvolto dal dissesto <strong>del</strong> mercato e di correggere<br />

le fallimentari politiche governative. Questo compito viene assolto, ma resta da vedere con<br />

che velocità e con quali misure politiche gli Stati membri <strong>del</strong>l’Unione europea riprenderanno<br />

a crescere economicamente.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La maggiore regolamentazione non è una garanzia contro i rischi <strong>del</strong>la crisi attuale. Dal<br />

momento che abbiamo scelto di adottare una maggiore regolamentazione, questa deve<br />

procedere di pari passo con una maggiore semplicità, riducendo la complessità dei mercati<br />

finanziari. E’ altrettanto evidente che le politiche fiscali e monetarie non sono semplici<br />

sostituti <strong>del</strong>le riforme strutturali, riforme che devono affrontare le debolezze tipiche<br />

<strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong>l’Unione europea: debiti e deficit in rapida crescita, invecchiamento,<br />

probabile ripresa <strong>del</strong>l’inflazione, rischi generati dalle politiche tese ad affrontare il<br />

cambiamento climatico, bassa produttività e scarsa competitività.<br />

Sarà necessario fare di più con minori risorse a disposizione; di conseguenza il denaro<br />

pubblico, sia <strong>europeo</strong> che nazionale, dovrà essere utilizzato con maggiore efficienza. Un<br />

ambiente normativo compatibile con l’attività economica, un governo efficiente, imposte<br />

non distorsive, alti tassi di partecipazione al lavoro, soprattutto fra le donne, un buon<br />

sistema scolastico, ricerca e innovazione: sono tutti elementi che costituiscono un pacchetto<br />

minimo di misure essenziali per favorire la crescita, l’occupazione e la competitività.<br />

Indubbiamente la strategia vincente europea deve basarsi sull’inasprimento fiscale, ma<br />

senza mai trascurare l’innovazione, l’unico strumento per rilanciare la produttività e la<br />

crescita in modo sostenibile.<br />

La Commissione europea e il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> devono riacquistare il proprio ruolo<br />

strategico e ricercare audaci soluzioni europee. C’è bisogno di più <strong>Europa</strong>, per i cittadini e<br />

per i mercati.<br />

Gay Mitchell (PPE) . – (EN) Signor Presidente, parto dal presupposto che gli Stati sovrani<br />

devono essere chiamati a rispondere degli impegni assunti, e devono raggiungere gli obiettivi<br />

concordati. Ma è giunto il momento di guardarsi intorno, per capire quali altre azioni<br />

abbiano contribuito ai recenti sconvolgimenti. Negli anni trenta, il gold standard e il<br />

protezionismo concorsero ad aggravare la recessione. Nell’Unione europea invece, grazie<br />

all’azione <strong>del</strong>la Banca centrale europea e <strong>del</strong>la Commissione, abbiamo potuto fare<br />

affidamento su solidarietà e capacità istituzionale, che ci hanno permesso di imparare dagli<br />

errori <strong>del</strong> passato.<br />

Il lavoro <strong>del</strong>le istituzioni è stato considerevole, dal momento che l’Unione europea conta<br />

27 Stati membri, tra cui 16 membri <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro. Inoltre, le nostre istituzioni hanno<br />

cooperato con la Federal Reserve statunitense, la Banca d’Inghilterra, la Banca centrale<br />

giapponese e altri organismi. Nonostante ciò, i mercati – i cosiddetti mercati – hanno<br />

assunto un atteggiamento negativo nei confronti di ogni misura adottata, o quasi.<br />

Personalmente sono favorevole al mercato libero, perché il protezionismo non funziona.<br />

Ma i nostri mercati sono veramente liberi? In primo luogo, i mercati sono stati influenzati<br />

e indotti a spingerci verso la crisi. Mi sembra ragionevole sospettare, a questo punto, che<br />

potenti interessi abbiano la capacità di sopraffare e vincere gli Stati sovrani, e che alcuni –<br />

con gli obiettivi più diversi – sfruttino questo potere per realizzare i propri piani, piegando<br />

i mercati ai propri fini.<br />

Un programma politico potrebbe nascere dalla preoccupazione che l’euro, in futuro,<br />

sostituisca il dollaro come valuta utilizzata per determinare il prezzo <strong>del</strong> petrolio; un<br />

programma di interessi economici e imprenditoriali potrebbe prevedere la semplice<br />

acquisizione di potere e ricchezza distruggendo diritti sovrani, come i diritti sovrani<br />

condivisi, all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea. E’ giunto il momento che i leader politici riflettano<br />

su ciò che sta avvenendo. Lo ripeto: tutti gli Stati membri, anche il mio, hanno bisogno di<br />

disciplina. Ovviamente dobbiamo fare in modo che ciò si realizzi. Ma i nostri sforzi si<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

concentrano sugli Stati membri, trascurando ciò che sta dietro a un certo tipo di attività<br />

<strong>del</strong> mercato.<br />

Vorrei che il Presidente <strong>del</strong> Consiglio e il Commissario mi dicessero che cosa si sta facendo<br />

per controllare il settore. In passato non abbiamo esercitato alcun controllo su questi<br />

soggetti, e guardate dove ci hanno portato. D’ora in poi dovremo combattere su due fronti!<br />

Alajos Mészáros (PPE) . – (HU) La strategia <strong>Europa</strong> 2020 è di grande importanza,<br />

soprattutto adesso, in un momento di crescente crisi economica e finanziaria. Questa crisi<br />

ha portato alla ribalta questioni cruciali e processi negativi che potrebbero mettere in<br />

pericolo il successo <strong>del</strong>la nostra politica economica se non saranno integrati nella nostra<br />

strategia.<br />

Non possiamo permettere che il prestigio <strong>del</strong>l’euro venga a soffrire, ma dobbiamo fare<br />

ogni sforzo per garantire la sostenibilità <strong>del</strong>l’unione monetaria. Rappresento l’ultimo paese<br />

che ha aderito all’area <strong>del</strong>l’euro. I cittadini <strong>del</strong>la Slovacchia considerano un successo<br />

l’introduzione <strong>del</strong>l’euro, e quindi ci battiamo per proteggerlo con ogni mezzo a nostra<br />

disposizione.<br />

Serve un’opera di sensibilizzazione, per far comprendere che la crisi monetaria potrebbe<br />

avere gravi conseguenze politiche, per esempio la diffusione <strong>del</strong>l’euroscetticismo e<br />

<strong>del</strong>l’incertezza in quei paesi che si preparano a entrare nell’area <strong>del</strong>l’euro. Dobbiamo invece<br />

assistere e incoraggiare i paesi che non hanno ancora introdotto la moneta unica.<br />

Nella definizione <strong>del</strong>la strategia UE 2020, si deve attribuire un ruolo preponderante a quelle<br />

politiche che garantiscono lo sviluppo sostenibile. Benché sia in corso il lavoro sulle varie<br />

opzioni di diversificazione energetica, bisogna ricorrere sempre più alle fonti di energia<br />

alternativa per arginare il cambiamento climatico. Dobbiamo altresì far capire ai cittadini<br />

che la capacità <strong>del</strong>le attuali fonti di energia alternativa è limitata. Per quanto riguarda la<br />

nostra sicurezza energetica di lungo periodo, l’energia nucleare è l’opzione che può garantire<br />

una quantità sufficiente di energia con i più bassi livelli di emissioni di anidride carbonica,<br />

e quindi dobbiamo rivolgere particolare attenzione alla questione correlata <strong>del</strong>lo stoccaggio<br />

sicuro e <strong>del</strong>la produzione di combustibile. E’ anche indispensabile condurre ulteriori ricerche<br />

nelle tecnologie energetiche moderne, come l’innovazione associata ai reattori a fusione.<br />

Ci sono molte tematiche cruciali che desideriamo incorporare nella nostra strategia, e<br />

abbiamo un arduo compito da affrontare: migliorare il coordinamento e l’integrazione<br />

<strong>del</strong>le varie regioni. Soltanto così potremo garantire, oltre all’unione monetaria, la<br />

realizzazione di quella unione economica che riveste un’importanza fondamentale.<br />

Marian-Jean Marinescu (PPE) . – (RO) Accolgo con estremo favore le misure proposte<br />

dalla Commissione e dal Consiglio. Se queste misure fossero state adottate un po’ di tempo<br />

fa, avremmo potuto evitare molti effetti <strong>del</strong>la crisi che stiamo attraversando. L’inefficace<br />

governance economica ha fatto sì che il processo decisionale fosse soggetto a pressioni e<br />

si tenesse senza alcuna consultazione con il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. Inoltre, non esistono<br />

meccanismi per monitorare le misure adottate.<br />

L’anno scorso, grandi somme di denaro sono state iniettate nelle banche; era una misura<br />

necessaria, ma il salvataggio <strong>del</strong>le banche non ha contribuito ad alleviare successivamente<br />

la crisi, che invece è proseguita. Il patto di stabilità e di crescita non è stato rispettato; sono<br />

stati accumulati deficit inaccettabili. Gli Stati hanno adottato misure diverse in situazioni<br />

simili. Alcuni hanno deciso di dire la verità ai propri cittadini e di adottare misure di<br />

austerità. La carenza di norme comuni sta producendo effetti diversi sui cittadini europei,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

benché tutti gli Stati membri siano ugualmente responsabili <strong>del</strong>la crisi. Non è possibile<br />

consumare più di quanto si produce, né si può spendere più di quanto si incassa.<br />

Abbiamo bisogno di stabilità finanziaria. Per questo motivo le proposte tese a creare un<br />

nuovo meccanismo di stabilità finanziaria o un fondo monetario <strong>europeo</strong> rappresentano<br />

una necessità assoluta. Tuttavia, queste misure devono essere sostenute da una strategia<br />

coerente tesa a stimolare la ripresa economica e da meccanismi basati sul controllo e le<br />

sanzioni. In tal modo potremo affermare di voler realizzare una governance economica<br />

reale ed efficace, a vantaggio di tutti gli Stati membri.<br />

Mairead McGuinness (PPE) . – (EN) Signor Presidente, rispetterò le regole da lei fissate.<br />

Condivido i commenti <strong>del</strong>la Presidenza spagnola sui sistemi produttivi, e l’attenzione<br />

rivolta alla competitività. Credo che dovremmo parlarne ancora in seno a quest’Assemblea,<br />

al Consiglio e alla Commissione.<br />

In relazione ai suoi commenti sulla lentezza <strong>del</strong>la reazione, dobbiamo affrontare il problema<br />

<strong>del</strong>la letargia <strong>del</strong> sistema <strong>europeo</strong>. Gli Stati membri avrebbero potuto reagire con maggiore<br />

tempestività quando la crisi bancaria si è fatta sentire; ma a quanto pare in questo caso<br />

specifico non siamo stati capaci di farlo.<br />

Infine, la Commissione sta cercando i quattro pilastri di una nuova strategia. Credo che la<br />

Commissione debba rivedere il proprio ruolo in questa crisi. A mio avviso, il monitoraggio<br />

<strong>del</strong>le norme sancite dal patto di stabilità e di crescita è stato effettuato con un approccio<br />

“morbido” che non ha funzionato. Se avessimo rispettato le norme, come altri hanno già<br />

ricordato, non ci troveremmo a dover affrontare questo problema. Non basta ottenere<br />

maggiore potere; perché questo serva, bisogna sfruttare il potere di cui già si dispone.<br />

Elena Băsescu (PPE) . – (RO) Di fronte all’attuale crisi economica, la strategia <strong>Europa</strong> 2020<br />

sembra lanciare una vera sfida; d’altro canto, offre un’autentica opportunità. Può dare<br />

infatti un impulso importante a sostegno <strong>del</strong>le riforme sociali ed economiche necessarie<br />

nel lungo periodo. I principi fondanti di questa strategia devono essere solidarietà e<br />

adattabilità.<br />

Credo che sia necessario mantenere gli stanziamenti a favore dei Fondi di coesione, giacché<br />

svolgono un ruolo fondamentale per ridurre le disparità di sviluppo economico tra le varie<br />

regioni <strong>del</strong>l’Unione europea. Ovviamente, gli obiettivi adottati a livello di Unione europea<br />

non potranno diventare automaticamente obiettivi nazionali, ma dovranno essere adattati<br />

alle possibilità di ogni paese. Il governo romeno ha istituito un gruppo di lavoro d’alto<br />

livello che fisserà gli obiettivi nazionali. Al contempo, contribuirà a coordinare<br />

l’elaborazione <strong>del</strong> piano di riforma nazionale.<br />

Antigoni Papadopoulou (S&D) . – (EL) I mercati e le banche si comportano come un<br />

branco di lupi – così li ha definiti il ministro <strong>del</strong>le Finanze svedese – un branco di lupi pronti<br />

a sbranare i paesi economicamente più deboli. La prima vittima è stata la Grecia, seguita<br />

da Spagna e Portogallo. Nel caso <strong>del</strong>la Grecia, abbiamo potuto constatare da un lato con<br />

quale spietata violenza gli speculatori l’abbiano attaccata, dall’altro la tardiva solidarietà<br />

offerta dalla Comunità a condizioni molto dure, che hanno costretto il popolo greco a<br />

gravi sacrifici e a scioperi <strong>del</strong> tutto giustificati. Sembra che adesso i protagonisti <strong>del</strong>la crisi<br />

economica internazionale siano gli Stati e non le banche.<br />

Da queste avversità dobbiamo trarre insegnamenti utili. L’Unione europea ha bisogno di<br />

maggiore solidarietà comunitaria, maggiore vigilanza sul sistema finanziario, più rigoroso<br />

rispetto <strong>del</strong> patto di stabilità a livello nazionale, maggiore coordinamento <strong>del</strong>la politica<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

finanziaria e <strong>del</strong>le misure volte a scongiurare gli squilibri competitivi. I cittadini europei<br />

vogliono un’<strong>Europa</strong> più umana, caratterizzata da minori disuguaglianze tra gli Stati membri.<br />

E’ giunto il momento di realizzare un programma più realistico e più compatibile con le<br />

esigenze dei nostri cittadini per un’Unione europea <strong>del</strong> 2020 che sia pronta a raccogliere<br />

le sfide <strong>del</strong> suo tempo.<br />

Olle Schmidt (ALDE) . – (SV) Signor Presidente, l’<strong>Europa</strong> ha bisogno di maggiore<br />

cooperazione e maggiore solidarietà, non di protezionismo o nazionalismo. Lo sappiamo,<br />

perché questo è ciò che ci ha insegnato la storia.<br />

Stento a comprendere il timore manifestato dai ministri <strong>del</strong>le Finanze per la proposta di<br />

procedere a un esame preliminare dei bilanci degli Stati membri. Nei mesi recenti, perfino<br />

gli inflessibili ministri <strong>del</strong>le Finanze hanno avuto paura, e giustamente. Qui possiamo<br />

certamente scorgere una vena di orgoglio nazionale. Controllate pure gli altri paesi, ma<br />

non il mio. Controllate la Grecia, la Spagna e il Portogallo, ma non il mio paese. Noli me<br />

tangere – Non mi toccate!<br />

La nostra reciproca dipendenza ha bisogno di apertura e fiducia. Già negli anni novanta i<br />

governi svedese e finlandese hanno sperimentato gravi crisi, e dovrebbero quindi appoggiare<br />

incondizionatamente le proposte <strong>del</strong> Commissario Rehn.<br />

Jaroslav Paška (EFD) . – (SK) Una politica di bilancio responsabile in tutti i paesi<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea è soltanto la prima tappa di un processo volto a risolvere la situazione<br />

attuale. La tappa successiva, certamente più difficile da attuare, deve mirare a un<br />

cambiamento ponderato <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la nostra forza lavoro. Una consistente<br />

percentuale dei cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea è occupata in settori non produttivi,<br />

soprattutto nell’amministrazione pubblica, e la sfera produttiva non può sostenere un<br />

numero così ampio di burocrati, la cui azione si limita a complicarci l’esistenza con<br />

l’introduzione di ulteriori regolamenti e restrizioni.<br />

Signor Commissario, consideriamo per esempio l’Asia. In quel continente, la percentuale<br />

<strong>del</strong>le persone in possesso di titoli di studio e il numero <strong>del</strong>le università sono inferiori a<br />

quelli che si registrano in <strong>Europa</strong>. Eppure in quel continente ci sono una pubblica<br />

amministrazione di dimensioni assai ridotte, e un ambiente imprenditoriale privo di<br />

complicazioni, che consentono di sviluppare la competitività naturale che molti possiedono.<br />

Un ambiente imprenditoriale semplice e trasparente, un’amministrazione pubblica più<br />

scarna e maggiore spazio alle attività creative, indipendenti e imprenditoriali dei nostri<br />

cittadini: ecco il modo migliore per risolvere i problemi attuali.<br />

Andrew Henry William Brons (NI) . – (EN) Signor Presidente, la crisi economica non<br />

è un malessere passeggero da cui gli Stati membri <strong>del</strong>l’Unione europea si riprenderanno<br />

presto, per riacquistare un’ottima salute economica. L’approccio alla politica economica<br />

<strong>del</strong>l’UE e dei suoi Stati membri infatti è caratterizzato da difetti sistemici. L’obiettivo di<br />

adottare una moneta unica, possibilmente in 27 Stati o più, si basa sull’errato presupposto<br />

che un’unica moneta possa essere adatta a molte economie diverse. Il valore di una moneta<br />

deve riflettere lo stato di salute <strong>del</strong>l’economia in cui viene adottata.<br />

Esistono però altri problemi. L’Unione europea e gli Stati membri hanno abbracciato la<br />

globalizzazione, votando al disastro i propri cittadini. Non possiamo permettere che<br />

l’<strong>Europa</strong> sia sommersa da beni e lavoratori dei paesi a bassi salari. Non possiamo competere<br />

con i loro prodotti senza ridurre i nostri tassi salariali ai loro livelli, né i salari minimi legali<br />

proteggeranno i nostri lavoratori dalla concorrenza sleale dei lavoratori migranti,<br />

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IT<br />

dall’esternalizzazione <strong>del</strong> lavoro a danno dei nostri cittadini o dalla <strong>del</strong>ocalizzazione <strong>del</strong>le<br />

attività manifatturiere nel terzo mondo.<br />

Tunne Kelam (PPE) . – (EN) Signor Presidente, ringrazio il Commissario Rehn per le sue<br />

cortesi parole e per la fiducia negli sforzi <strong>del</strong>l’Estonia, che intende aderire all’area <strong>del</strong>l’euro,<br />

e posso garantire che, con un debito pubblico pari al 7,5 per cento <strong>del</strong> PIL, l’Estonia non<br />

aggraverà certamente il livello <strong>del</strong> debito medio <strong>del</strong>l’Unione europea. Confido inoltre che<br />

i colleghi <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro accolgano l’Estonia come un esempio positivo, perché questo<br />

sarebbe un segnale incoraggiante anche per la Lettonia e la Lituania; convincerebbe infatti<br />

i loro cittadini <strong>del</strong>l’opportunità di fare sforzi e <strong>del</strong> fatto che tutti i candidati saranno trattati<br />

secondo i loro meriti.<br />

L’adesione all’area <strong>del</strong>l’euro in questo momento non è soltanto un privilegio. Comporta<br />

infatti l’assunzione di impegni in termini di solidarietà e il nostro contributo al patto di<br />

consolidamento fin dall’inizio, ma sono convinto che sia la decisione giusta; considereremo<br />

così l’Unione europea non solo un’opportunità per ricevere ma soprattutto una possibilità<br />

di contribuire ai progressi <strong>del</strong>la nostra causa comune.<br />

Danuta Jazłowiecka (PPE) . – (PL) La discussione odierna sulla governance economica<br />

nell’Unione europea è di fondamentale importanza, poiché riguarda la possibilità di<br />

continuare a rafforzare l’integrazione europea. In considerazione dei complessi rapporti<br />

economici che intercorrono tra gli Stati membri, questi devono sentirsi ugualmente<br />

responsabili <strong>del</strong>l’istituzione di un meccanismo di stabilizzazione <strong>europeo</strong> e <strong>del</strong>l’intera<br />

situazione economica in <strong>Europa</strong><br />

Non credo che si possano nutrire dubbi sul fatto che misure quali un attento monitoraggio<br />

<strong>del</strong>le spese e dei debiti istituzionali (il Presidente interrompe l’oratore), il coordinamento <strong>del</strong><br />

processo di preparazione dei bilanci e dei piani di riforma negli Stati membri in una fase<br />

precoce, nonché un meccanismo di aiuti in periodi di crisi, vadano nella direzione giusta.<br />

La scrupolosa applicazione dei principi <strong>del</strong> patto di stabilità e di crescita deve essere una<br />

priorità. Infatti è fondamentale per garantire la stabilità macroeconomica e di bilancio<br />

nell’Unione europea. Una serie di sanzioni e una politica che individui e additi alla<br />

riprovazione <strong>del</strong> pubblico i responsabili sono essenziali per disciplinare gli Stati membri<br />

nell’introduzione dei principi <strong>del</strong> patto e <strong>del</strong>le riforme necessarie; nutro però alcuni dubbi<br />

sull’opportunità di comminare sanzioni finanziarie. Tali sanzioni infatti, se applicate a<br />

Stati membri che si trovano già in una difficile situazione finanziaria, potrebbero avere<br />

l’effetto opposto, un effetto avverso sulle economie di quei paesi …<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Chiedo quindi di pianificare il futuro <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> con senso di responsabilità.<br />

Liisa Jaakonsaari (S&D) . – (FI) Signor Presidente, quando c’è una crisi le reazioni<br />

psicologiche più frequenti sono chiudersi a riccio, dare la colpa agli altri, individuare dei<br />

nemici o cercare le soluzioni più adatte. L’<strong>Europa</strong> adesso assiste a questo triplice approccio:<br />

da un lato, nazionalismo e protezionismo si stanno diffondendo in molti paesi; dall’altro,<br />

si cercano nuove soluzioni, come avviene nel caso <strong>del</strong>la Commissione europea. Dobbiamo<br />

accoglierle con favore; quanto più forte è il sistema politico, sia a livello di Unione europea<br />

che dei singoli Stati membri, tanto più potremo disciplinare le forze <strong>del</strong> mercato. Altrimenti,<br />

i risultati saranno pessimi.<br />

C’è una cosa che dovremmo smettere di fare: ridicolizzare la Grecia. La nazione greca, il<br />

suo primo ministro e la sua classe politica meritano il nostro rispetto, poiché stanno<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

adottando decisioni molto difficili. Come ha affermato l’onorevole Schmidt, la Finlandia,<br />

e la Svezia si sono trovate nella stessa situazione <strong>del</strong>la Grecia all’inizio degli anni novanta.<br />

Abbiamo dovuto prendere decisioni altrettanto dure, ma siamo riusciti nel nostro intento.<br />

Presidente . – Mi dispiace interromperla. Come l’Assemblea può notare, benché l’onorevole<br />

collega stesse facendo apprezzamenti molto lusinghieri sulla Grecia, l’ho interrotta allo<br />

scadere <strong>del</strong> minuto; sto cercando di essere il più obiettivo possibile.<br />

Michael Theurer (ALDE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell’attuale<br />

discussione su un sistema di governance economica europea in grado di funzionare<br />

correttamente, tendiamo a trascurare, secondo me, la prospettiva di lungo periodo. E’<br />

giunto il momento di incorporare le misure di stabilizzazione di breve periodo in una<br />

strategia di lungo periodo. Abbiamo bisogno di una visione precisa <strong>del</strong>l’economia di<br />

mercato. Il principio fondamentale <strong>del</strong>l’economia sociale di mercato è già sancito dal<br />

trattato di Lisbona; spetta a noi adesso riportarlo in vita.<br />

L’economia sociale di mercato è il mo<strong>del</strong>lo di successo che ha reso possibile il miracolo<br />

economico tedesco. Walter Eugen, lo spiritus rector <strong>del</strong> miracolo economico, osservava già<br />

nel 1950 che l’attività economica <strong>del</strong>lo Stato deve dare la priorità all’elaborazione dei<br />

sistemi regolatori <strong>del</strong>l’economia piuttosto che alla gestione dei processi economici. Auspico<br />

quindi un approccio regolatore; lo Stato deve adottare misure volte a influire sulle condizioni<br />

fondamentali <strong>del</strong>l’attività economica mediante la legislazione generale. Non spetta allo<br />

Stato creare posti di lavoro; esso deve istituire un quadro normativo per la creazione di<br />

posti di lavoro, ed è su questo che dobbiamo concentrare la nostra attenzione. La<br />

competitività non è l’inizio ma il risultato <strong>del</strong>l’attività economica.<br />

Franz Obermayr (NI) . – (DE) Signor Presidente, con la strategia <strong>Europa</strong> 2020 dobbiamo<br />

affrontare la crisi attuale alle radici. Sarebbe ragionevole introdurre un’unione monetaria<br />

secondo il mo<strong>del</strong>lo degli Stati Uniti senza i necessari controlli centralizzati sulla politica<br />

finanziaria? La risposta è “no”. Non dobbiamo consentire all’euro di trasformare l’Unione<br />

europea in un enorme meccanismo di ridistribuzione basato sulla solidarietà obbligatoria.<br />

Se vogliamo un’unione monetaria, deve essere un’unione monetaria dura e severa.<br />

Inoltre, in futuro, i mercati finanziari liberi non devono essere considerati come unità<br />

distinte dall’economia reale. Nella strategia <strong>Europa</strong> 2020 avremo bisogno di norme chiare<br />

per affrontare gli speculatori e i fondi hedge. La soluzione proposta dall’Austria e ieri dalla<br />

Germania, l’introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie, che prevede la<br />

tassazione dei profitti <strong>del</strong>le banche e <strong>del</strong> settore finanziario, è certamente l’approccio giusto.<br />

Dobbiamo dare l’esempio ai contribuenti e ricordare al settore finanziario i suoi doveri.<br />

Inoltre, si richiede un’attuazione più coraggiosa <strong>del</strong>le norme nei confronti degli Stati<br />

membri. Se uno Stato falsifica <strong>del</strong>iberatamente i propri conti, deve essere espulso dall’area<br />

<strong>del</strong>l’euro. I paesi che si rendono colpevoli di frodi devono andarsene.<br />

Paul Rübig (PPE) . – (DE) Signor Presidente, Commissario Rehn, onorevoli colleghi, la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 ci pone davanti a una sfida ben precisa. La nostra azione deve essere<br />

diretta in modo particolare alle piccole e medie imprese (PMI). Dobbiamo fare in modo<br />

che, entro il 2020, le piccole e medie imprese dispongano di un minimo di fondi propri<br />

pari in media al 20 per cento.<br />

L’<strong>Europa</strong> ha bisogno di PMI forti, perché esse occupano due terzi <strong>del</strong>la forza lavoro,<br />

producono il 50 per cento <strong>del</strong> prodotto interno lordo e pagano l’80 per cento <strong>del</strong>le imposte.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La Commissione ha semplicemente dimenticato di includere il rafforzamento <strong>del</strong>le piccole<br />

e medie imprese tra gli obiettivi di questo programma.<br />

Commissario Rehn, mi rivolgo a lei in particolare, e le chiedo di agire per conto <strong>del</strong>le PMI,<br />

includendo il consolidamento di queste aziende e dei loro dipendenti fra gli obiettivi <strong>del</strong><br />

programma.<br />

Milan Zver (PPE) . – (SL) La discussione odierna è stata una <strong>del</strong>le più utili tra quelle dedicate<br />

alla crisi finanziaria ed economica, e soprattutto ai risvolti <strong>del</strong>la crisi stessa in Grecia; gran<br />

parte degli interventi si sono soffermati sul modo di governare l’Unione europea in futuro.<br />

Sono d’accordo con le affermazioni di coloro che cercano i responsabili di questa situazione.<br />

A mio avviso, questa è la strada giusta ed è perciò necessario percorrerla. Dobbiamo<br />

accertare le eventuali responsabilità di alcune istituzioni europee, e non soltanto la<br />

responsabilità collettiva <strong>del</strong>le istituzioni ma anche quella individuale.<br />

Per esempio, forse dovremmo richiamare all’ordine Joaquin Almunia, ex Commissario per<br />

gli affari economici e monetari, giacché egli è stato piuttosto critico nei confronti di alcuni<br />

paesi durante il suo mandato, mentre poi è emersa la questione greca. Gli chiedo quindi<br />

di chiarire il suo ruolo in questa storia; se non ci riuscirà, dovrà dare le dimissioni.<br />

Seán Kelly (PPE) . – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto le ultime settimane ci hanno<br />

visto adottare misure volte ad affrontare una crisi finanziaria che ci ha già colpito, una crisi<br />

finanziaria provocata dalla mancanza di regolamentazione, dalla mancanza di vigilanza e<br />

dalla mancanza di governance. Le misure odierne meritano la nostra approvazione, poiché<br />

con esse intendiamo anticipare le situazioni appena descritte, affinché non si ripetano in<br />

futuro.<br />

E’ evidente che il nostro rendimento migliora, se qualcuno ci controlla. E questo vale sia<br />

per i governi che per le singole persone. Apprezzo perciò quanto è stato fatto oggi in questa<br />

sede, e credo che, d’ora in poi, dovremo occuparci dei terroristi finanziari che lavorano<br />

nelle agenzie di rating e degli speculatori che devastano la nostra vita e cercano di abbattere<br />

i governi sovrani. Con questo duplice approccio – gestire la governance a livello politico<br />

e occuparsi dei terroristi finanziari – possiamo sperare in un futuro migliore.<br />

Karin Kadenbach (S&D) . – (DE) Signor Presidente, Commissario Rehn, signor Presidente<br />

in carica <strong>del</strong> Consiglio López Garrido, oggi parliamo di una governance economica europea<br />

comune. Credo sia giunto il momento di capire che il mercato non ha un valore<br />

indipendente, e che i cittadini europei non devono servire il mercato; è il mercato a dover<br />

servire i cittadini, i 500 milioni di europei.<br />

Sono convinta che il consolidamento e la crescita siano necessari, ma entrambi questi<br />

elementi sono connessi a un altro aspetto: in altre parole, consolidamento socialmente<br />

responsabile da un lato e crescita sostenibile dall’altro. Per raggiungere questo obiettivo<br />

abbiamo bisogno di fiducia, e i cittadini europei hanno bisogno di prospettive. Tuttavia,<br />

saremo in grado di offrire loro queste prospettive soltanto se potremo promettere che,<br />

nell’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> futuro, essi potranno condividere la prosperità, o se metteremo in atto le<br />

misure necessarie a far sì che questo avvenga. Nell’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> futuro, la crescita non dovrà<br />

andare a vantaggio di pochi.<br />

Rachida Dati (PPE) . – (FR) Signor Presidente, è vero: l’improvvisa comparsa e l’entità<br />

<strong>del</strong>la crisi greca hanno suscitato nei nostri concittadini profondi timori, che mi sembrano<br />

legittimi. Non si tratta, ancora una volta, come ha detto uno dei colleghi, di mettere alla<br />

berlina la Grecia; è invece importante e urgente – benché se ne parli già da qualche tempo<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

– trarre gli insegnamenti necessari per costruire un’<strong>Europa</strong> più politica e orientarsi verso<br />

una governance economica. Dobbiamo proporre con urgenza una governance economica.<br />

Mi risulta che la Commissione abbia proposto di esaminare i bilanci nazionale in via<br />

preliminare. Da parte mia, ritengo che non sia opportuno passare da un problema a un<br />

altro. La cosa essenziale e urgente è la governance economica europea e non l’esame<br />

preliminare dei bilanci nazionali da parte <strong>del</strong>la Commissione. Credo che questa proposta<br />

rivelerebbe alcune incoerenze costituzionali, dando luogo altresì a ritardi e complessità,<br />

di cui l’<strong>Europa</strong> non ha assolutamente bisogno oggi. E’ la governance economica europea<br />

la vera urgenza, e non l’esame preliminare dei bilanci nazionali.<br />

Vasilica Viorica Dăncilă (S&D) . – (RO) Sappiamo tutti che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 è<br />

stata varata per consentire all’Unione europea di emergere dall’attuale crisi economica e<br />

preparare la sua economia per il nuovo decennio. Purtroppo la strategia <strong>Europa</strong> 2020 non<br />

fornisce chiari orientamenti sulla revisione di una <strong>del</strong>le più importanti politiche comuni:<br />

la riforma <strong>del</strong>la politica agricola comune.<br />

La cosa ancora più preoccupante è che il riferimento all’agricoltura come strumento politico<br />

vitale per raggiungere gli obiettivi <strong>del</strong>la strategia UE 2020 è stato aggiunto all’ultimo<br />

momento. Non siamo quindi sorpresi nel constatare che il documento menziona appena<br />

le politiche agricole. A questo proposito, la strategia UE 2020 comprende alcune idee sulla<br />

futura PAC, ma non le conferisce un ruolo strategico nell’ambito di un più ampio approccio<br />

globale che tenga conto dei gravi problemi che potrebbero derivare dal raddoppiamento<br />

<strong>del</strong>la domanda globale di prodotti alimentari e dal cambiamento climatico.<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE) . – (PL) Onorevoli colleghi, non disponiamo di analisi<br />

dettagliate sulle cause <strong>del</strong>la crisi nell’area <strong>del</strong>l’euro e sul disastro economico che ha colpito<br />

la Grecia, né sui pericoli che gli altri paesi devono affrontare. La crisi finanziaria globale,<br />

che ha generato una crisi economica, è forse la causa di questa situazione? O è piuttosto il<br />

risultato dei nostri errori, <strong>del</strong>la nostra negligenza e <strong>del</strong>la nostra passività?<br />

Siamo onesti, e diciamo chiaramente che nell’Unione europea è mancato il coordinamento<br />

<strong>del</strong>la politica finanziaria. Il patto di stabilità e di crescita non è stato rispettato, né si è<br />

mantenuta la disciplina finanziaria. I bilanci nazionali spesso si sono dimostrati lontani<br />

dalla realtà: alti costi, bassi redditi, e scarsa responsabilità nel governo <strong>del</strong>lo Stato. Chiedo<br />

allora: dov’era la Banca centrale europea? Dov’era la Commissione?<br />

Dobbiamo riconoscere con onestà che gli Stati membri non consentono alle istituzioni<br />

europee di monitorare, valutare e analizzare i propri bilanci. Negli ultimi anni, ci siamo<br />

concentrati soprattutto sul trattato di Lisbona, e abbiamo riservato meno attenzione<br />

all’unione economica, e soprattutto all’unione monetaria.<br />

Diego López Garrido, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. – (ES) Signor Presidente, possiamo<br />

davvero dire che l’Unione europea sta affrontando una situazione simile ad altre che, nella<br />

sua storia dolorosa, si sono risolte felicemente. L’<strong>Europa</strong> adesso si trova a un crocevia,<br />

proprio come avvenne alla fine <strong>del</strong>la Seconda guerra mondiale, quando si gettarono i semi<br />

di quella che allora non si chiamava ancora Unione europea. Oppure, come avvenne dopo<br />

la caduta <strong>del</strong> muro di Berlino, quando l’<strong>Europa</strong> fu riunificata, e quando ci fu, tra l’altro, una<br />

crisi <strong>del</strong> sistema monetario <strong>europeo</strong>. Allora si decise di procedere e adottare un nuovo<br />

trattato. E’ ciò che è avvenuto all’inizio di questo secolo con il trattato di Lisbona, ed è<br />

l’unico modo per uscire da una situazione difficile come quella in cui ci troviamo.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Le altre alternative, naturalmente, sono il populismo o il protezionismo, e non sono<br />

un’opzione. Dobbiamo optare per un’<strong>Europa</strong> che ponga rimedio alle proprie carenze,<br />

venute alla luce con estrema chiarezza con l’emergere di questa gravissima crisi che non<br />

ha precedenti per nessuno dei presenti in Aula.<br />

Quindi, per affrontare la situazione dei mercati deregolamentati, la carenza di competitività<br />

nel sistema di produzione che sta avendo gravi effetti sociali in termini di disoccupazione,<br />

il problema <strong>del</strong> deficit per cui nei confronti di 20 dei 27 Stati membri è stata avviata la<br />

procedura per debito eccessivo, e l’ovvia carenza di governance economica nell’Unione<br />

europea, serve più <strong>Europa</strong>, e non meno <strong>Europa</strong>. E’ questo, ora, il modo giusto di affrontare<br />

la situazione.<br />

Effettivamente c’è stata una reazione; l’Unione europea ha reagito, e nei nostri precedenti<br />

interventi il Commissario Rehn ed io abbiamo esposto la reazione <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

In questo momento però, il ritmo degli eventi sta accelerando e la nostra risposta deve<br />

essere ancora più rapida, per risolvere i gravi problemi che ancora affliggono l’Unione<br />

europea e che questa crisi ha reso ineludibili.<br />

Propongo quindi che le istituzioni <strong>del</strong>l’Unione europea e, naturalmente, il <strong>Parlamento</strong>,<br />

collaborino sui cinque aspetti nell’ambito dei quali dobbiamo muoverci più rapidamente.<br />

Dobbiamo accelerare, rifinire o portare a termine il compito che era stato fissato e intrapreso<br />

correttamente.<br />

Il primo aspetto è quello <strong>del</strong>la solidarietà. La solidarietà nell’area <strong>del</strong>l’euro deve essere<br />

intensificata; questo è il motivo per cui gli aiuti alla Grecia sono stati estremamente<br />

opportuni, e altrettanto opportuna è stata la decisione di creare questo fondo da 750 milioni<br />

di euro – per un periodo di tre anni, affinché non sia permanente – per scongiurare difficoltà<br />

o squilibri nei conti pubblici. Credo che questo sia un elemento fondamentale, e bene ha<br />

fatto il Consiglio a proporlo e adottarlo il 9 maggio. Oltre a questo, c’è stata l’azione <strong>del</strong>la<br />

Banca centrale europea, che continua a intervenire, acquistando il debito degli Stati membri<br />

attraverso i canali autorizzati dal trattato di Lisbona.<br />

In secondo luogo, proprio oggi il <strong>Parlamento</strong> sta esaminando un pacchetto per la vigilanza<br />

finanziaria. In una certa misura, ne abbiamo già avuto un assaggio ieri con l’approvazione<br />

<strong>del</strong> regolamento sui fondi hedge in seno all’Ecofin, il Consiglio “Economia e finanza”. Perciò,<br />

ovviamente, possiamo farcela. Il regolamento è pronto, adesso restano da portare a termine<br />

quanto prima i negoziati tra Consiglio e <strong>Parlamento</strong> sull’intero pacchetto di vigilanza<br />

finanziaria. Il pacchetto, peraltro, regola il funzionamento <strong>del</strong>le agenzie di rating perché<br />

– in relazione ad alcune proposte o domande che sono state avanzate dai deputati – tali<br />

agenzie saranno soggette alla vigilanza <strong>del</strong>l’autorità europea.<br />

In terzo luogo dobbiamo impegnarci a favore <strong>del</strong>la competitività. E’ perciò molto importante<br />

adottare e avviare la strategia 2020 nel Consiglio <strong>europeo</strong> di giugno: una strategia che<br />

quantifichi gli obiettivi, per esempio in materia di povertà e inclusione sociale, che non<br />

sono stati ancora quantificati. Deve essere una strategia che definisca la propria governance<br />

– una governance assai più esigente di quella praticamente inesistente <strong>del</strong> trattato di Lisbona,<br />

come ha dichiarato in precedenza l’onorevole Verhofstadt – una strategia che utilizzi gli<br />

incentivi positivi per garantire il raggiungimento degli obiettivi, come l’utilizzo dei fondi<br />

europei o dei Fondi strutturali.<br />

Il quarto elemento importante è il pacchetto sul coordinamento <strong>del</strong>le politiche economiche<br />

presentato dal Commissario Rehn il 12 maggio, che è stato esaminato ieri in sede di<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Consiglio Ecofin. E’ essenziale rispettare il trattato di Lisbona, quando afferma nell’articolo<br />

5 <strong>del</strong> trattato sul funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea (TFUE) che gli Stati membri devono<br />

– non dice che sia meglio o auspicabile, dice che devono – coordinare le proprie politiche<br />

economiche e occupazionali, e possono anche coordinare le proprie politiche sociali. Sulla<br />

stessa linea, riteniamo che l’attuazione <strong>del</strong>l’articolo 136 <strong>del</strong> TFUE, secondo la proposta<br />

<strong>del</strong>la Commissione, sia estremamente importante, e che sia necessario accelerare tale<br />

attuazione.<br />

Infine, è necessario accelerare il dibattito o la decisione, da sollevare in occasione <strong>del</strong> G20,<br />

in merito a un’imposta sulle transazioni finanziarie internazionali.<br />

Chiedo al <strong>Parlamento</strong> di sostenere questi punti, molto significativi e molto importanti, che<br />

rifletterebbero un deciso e notevole impulso a ciò che viene definito la governance o il<br />

governo economico <strong>del</strong>l’Unione, affinché sia possibile decidere in materia quanto prima.<br />

Non rimane più molto tempo.<br />

L’unità nell’Unione europea non è mai stata importante come adesso, e non parlo soltanto<br />

<strong>del</strong>l’unità tra gli Stati membri, ma anche tra le istituzioni. Il <strong>Parlamento</strong> è un’istituzione<br />

europea, la Commissione è un’istituzione europea e anche il Consiglio è un’istituzione<br />

europea. Le istituzioni devono collaborare adesso per consolidare l’impulso al governo<br />

<strong>del</strong>l’Unione e la soluzione dei problemi fondamentali che sono emersi. Mi auguro che<br />

questa possa essere l’espressione <strong>del</strong> nostro impegno per l’avvio di una nuova fase politica<br />

nell’Unione europea, una fase favorevole per i nostri cittadini; perché è questo che essi si<br />

aspettano da noi. Questo e nient’altro.<br />

Olli Rehn, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli<br />

deputati per la seria e proficua discussione che riflette la grave situazione che l’<strong>Europa</strong> deve<br />

affrontare. Innanzi tutto devo dire che apprezzo l’ampio sostegno offerto dal <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> al rafforzamento <strong>del</strong>la governance economica. Ho ascoltato con estrema attenzione<br />

l’intervento <strong>del</strong> ministro López Garrido, e ringrazio la Presidenza spagnola per il sostegno<br />

e l’ottima cooperazione di cui ha dato prova in questa e altre circostanze.<br />

Condivido l’opinione espressa da alcuni di voi, che sostengono la necessità di integrare<br />

l’unione monetaria con un’unione economica. E’ questa la strada da seguire, ed è questo<br />

l’insegnamento che dobbiamo trarre dalla crisi. Dobbiamo lavorare su tre punti di forza.<br />

Innanzi tutto, dobbiamo esercitare un attento controllo per risolvere immediatamente la<br />

crisi in Grecia e in altri paesi europei. Siamo riusciti a evitare il ripetersi nel continente<br />

<strong>europeo</strong> di un’altra bancarotta come quella di Lehman Brothers, ma non siamo ancora<br />

fuori pericolo, e quindi dobbiamo continuare a esercitare con determinazione la funzione<br />

di controllo per tutelare la stabilità finanziaria in <strong>Europa</strong> e proteggere la ripresa economica<br />

<strong>del</strong> nostro continente, ancora molto fragile.<br />

In secondo luogo, dobbiamo accelerare, intensificare e completare la riforma normativa<br />

concernente mercati finanziari, prelievi a carico <strong>del</strong>le banche, vendite allo scoperto e istituti<br />

di credito. E’ certamente meglio agire a livello <strong>europeo</strong> e farlo il prima possibile.<br />

Dobbiamo istituire un quadro per correggere gli errori sistemici dei mercati finanziari e<br />

su questo punto concordo con gli onorevoli Jaakonsaari e Swoboda. Il mercato può essere<br />

un buon servitore ma è un pessimo padrone e, come ha affermato l’onorevole Theurer,<br />

dobbiamo lavorare per realizzare l’idea di base di un’economia sociale di mercato al fine<br />

di istituire un quadro giuridico credibile per i mercati finanziari, con il completamento<br />

<strong>del</strong>la riforma normativa.<br />

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IT<br />

In terzo luogo, dobbiamo prendere decisioni che riguardano il consolidamento <strong>del</strong>la<br />

governance economica in <strong>Europa</strong>; dobbiamo rafforzare il patto di stabilità e di crescita<br />

mediante la vigilanza fiscale preventiva; dobbiamo mettere in atto sanzioni efficaci che<br />

facciano riferimento alle norme, come ha dichiarato l’onorevole Kallas, e dobbiamo ottenere<br />

poteri di audit per Eurostat...<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

Presidente . – Onorevoli deputati, questo è il riepilogo di una discussione molto<br />

importante. Vi chiedo di ridurre le vostre conversazioni in quest’Aula al minimo e di<br />

rispettare le osservazioni finali <strong>del</strong> Commissario. Do la parola al Commissario.<br />

Olli Rehn, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono ormai abituato a<br />

tutto questo, ma mi piacerebbe che il mio intervento fosse accolto con un po’ di interesse.<br />

Soluzione immediata <strong>del</strong>la crisi, riforma completa <strong>del</strong> mercato finanziario e rafforzamento<br />

<strong>del</strong>la governance economica: questi sono i tre compiti principali a cui dovremo applicarci<br />

quanto prima.<br />

Sono d’accordo con l’onorevole Marinescu, che ha fatto riferimento alla comunicazione<br />

<strong>del</strong>la Commissione; è certamente più di quanto sarebbe stato concepibile soltanto sei mesi<br />

fa. Vi prego di leggere le dieci pagine <strong>del</strong>la comunicazione sul rafforzamento <strong>del</strong>la<br />

governance economica in <strong>Europa</strong>. Dieci pagine sembrano poche, ma sono dense di iniziative<br />

concrete. Si tratta di materiale importante, proprio ciò di cui abbiamo bisogno in <strong>Europa</strong>.<br />

Tra breve, avanzerò proposte legislative concrete.<br />

Abbiamo preso l’iniziativa e adesso procederemo. L’onorevole Verhofstadt ha affermato<br />

che non dobbiamo aspettare la task force. Bene, contribuiamo dunque attivamente e in<br />

modo costruttivo al lavoro <strong>del</strong>la task force guidata dal Presidente Van Rompuy, ma<br />

eserciteremo il nostro diritto di iniziativa e presto presenteremo proposte legislative concrete<br />

sul rafforzamento <strong>del</strong>la governance economica.<br />

Questa è l’essenza <strong>del</strong> metodo comunitario, ed è ciò che oggi avete giustamente richiesto.<br />

Non possiamo permetterci di perdere tempo, ma anzi dobbiamo agire senza indugio. E’<br />

essenziale procedere con queste iniziative.<br />

Concluderò auspicando un’alleanza <strong>del</strong>le istituzioni per raggiungere questi obiettivi.<br />

L’Unione europea ha già prodotto ottimi risultati con l’alleanza tra <strong>Parlamento</strong> e<br />

Commissione, e quindi conto sul vostro sostegno a questo riguardo. E’ altrettanto<br />

importante coinvolgere i parlamenti nazionali adottando un approccio inclusivo, come<br />

ha proposto l’onorevole Goulard.<br />

Ma è ancora più importante ricordare che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> può aiutare noi tutti, che<br />

facciamo parte <strong>del</strong>l’Unione europea, ad agire con maggiore rapidità e determinazione. Vi<br />

prego perciò di convincere i vostri elettori, e di aiutarci a convincere gli Stati membri – e<br />

non solo la Presidenza spagnola, che è già convinta. Sono certo che potete far sentire la<br />

vostra voce, e quindi lo farete. Conto su di voi: adottate una posizione forte e decisa per la<br />

risoluzione <strong>Europa</strong> 2020 durante questa tornata <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

Onorevoli deputati, dobbiamo procedere a tutto vapore per rafforzare la governance<br />

economica in <strong>Europa</strong>.<br />

Presidente . – La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Dichiarazioni scritte (articolo 149 <strong>del</strong> regolamento)<br />

George Sabin Cutaş (S&D), per iscritto. – (RO) Se c’è un insegnamento che dobbiamo<br />

trarre dall’attuale crisi economica è la solidarietà. Il fatto che viviamo in un mondo<br />

globalizzato nel quale le economie degli Stati sono interdipendenti non è certo una novità;<br />

ma gli Stati non sono riusciti ad abbandonare la loro logica isolazionistica, che spinge ad<br />

applicare a livello nazionale le soluzioni ai problemi economici, senza considerare in alcun<br />

modo il loro impatto su una scala più ampia.<br />

La strategia di Lisbona è fallita per mancanza di impegno politico da parte degli Stati membri<br />

che non hanno preso alcuna iniziativa per raggiungerne gli obiettivi. Se vogliamo che la<br />

strategia UE 2020 riesca laddove la strategia di Lisbona ha fallito, è necessario esercitare<br />

un più efficace controllo a livello <strong>europeo</strong> sui programmi di riforma nazionali. Anche<br />

l’inclusione sociale deve essere l’obiettivo principale <strong>del</strong>la governance economica, e i<br />

fornitori di servizi statali devono imparare a dare la priorità agli individui rispetto ai profitti<br />

finanziari.<br />

João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Poco più di dieci anni dopo la creazione<br />

<strong>del</strong>l’euro, i tristi presagi che avevamo formulato allora si stanno materializzando.<br />

L’integrazione di economie che si trovano in fasi di sviluppo molto diverse – con criteri di<br />

convergenza nominale e differenti politiche in campo monetario e in materia di tassi di<br />

cambio, all’unico scopo di soddisfare le esigenze <strong>del</strong>le grandi potenze – ha aggravato la<br />

crisi e acuito le divergenze in seno all’Unione europea, generando così le situazioni che<br />

oggi travagliano le economie periferiche.<br />

Davanti alla crisi che essi stessi hanno creato, i centri decisionali <strong>del</strong> capitale finanziario<br />

speculativo – nonché le loro estensioni istituzionali in seno alle istituzioni <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea e ai governi – hanno lanciato un nuovo e inusitato attacco ai cittadini e ai lavoratori<br />

europei. I signori <strong>del</strong>l’UE hanno deciso di usurpare i poteri di bilancio degli Stati membri;<br />

non in nome <strong>del</strong>la solidarietà – concetto sempre più estraneo a questi signori – ma in nome<br />

di quella stabilità <strong>del</strong>l’euro che le grandi potenze esigono. Si tratta di un affronto intollerabile<br />

alla democrazia e alla sovranità dei popoli. A questo affronto si associano misure di vero<br />

terrorismo sociale, a cui i governi nazionali si sono umilmente sottomessi. La risposta al<br />

cosiddetto “governo economico <strong>europeo</strong>”, e alla natura sempre più antidemocratica <strong>del</strong><br />

processo di integrazione in corso, giunge dalla lotta dei lavoratori di tutta <strong>Europa</strong>. Da questa<br />

lotta, dal suo impulso progressista, sorgerà il necessario cambiamento.<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Trovo deplorevole che il Consiglio e la<br />

Commissione si siano presentati in Aula per dichiarare di aver adottato misure volte a<br />

risolvere i problemi finanziari e produttivi nel quadro <strong>del</strong>la disciplina di bilancio, e che<br />

stiano presentando la creazione di una task force come l'asso nella manica per le misure<br />

di lungo periodo.<br />

Pur riconoscendo i ritardi nell’attuazione <strong>del</strong>le timide misure adottate, i rappresentanti<br />

<strong>del</strong>la Presidenza spagnola <strong>del</strong>l’Unione europea e <strong>del</strong>la Commissione hanno riaffermato<br />

l’intenzione di continuare sulla strada <strong>del</strong>l’integrazione capitalistica, intensificando anzi<br />

l’azione in questo senso; starnazzano intorno come galline impazzite. Preferiscono ignorare<br />

le cosiddette “misure temporanee di stabilizzazione” e il rispettivo fondo non sarà nient’altro<br />

che un palliativo alla crisi finanziaria, usato come escamotage per nascondere il fatto che<br />

soltanto una rottura decisa con le attuali politiche e un cambiamento di rotta potranno<br />

arrecare il progresso sociale. A tal fine, è essenziale dare la priorità alla produzione, ai<br />

servizi pubblici di qualità, alla creazione di posti di lavoro in cui i lavoratori godano di veri<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

diritti, ai salari, a pensioni dignitose, all’inclusione sociale e all’equa divisione e distribuzione<br />

<strong>del</strong> reddito.<br />

Ma tutto ciò esige una vera coesione economica e sociale, accompagnata da un chiaro<br />

rafforzamento <strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>l’Unione, da solidarietà, da un maggior numero di politiche<br />

pubbliche e da un più efficace monitoraggio dei settori essenziali <strong>del</strong>l’economia da parte<br />

<strong>del</strong>lo Stato.<br />

Edit Herczog (S&D), per iscritto. – (HU) La strada che condurrà fuori dalla crisi economica<br />

è estremamente accidentata; i problemi fiscali <strong>del</strong>la Grecia e degli altri Stati membri hanno<br />

scosso violentemente l’area <strong>del</strong>l’euro. Questi problemi ci spingono a chiederci se l’<strong>Europa</strong><br />

sia in grado di competere con la potenza economica degli Stati Uniti e <strong>del</strong>la Cina. Con la<br />

strategia UE 2020, l’Unione europea quindi dovrà dare una risposta efficace alla crisi<br />

economica e finanziaria e garantire che la capacità economica di questo blocco di 500<br />

milioni di persone rimanga competitiva, in altre parole che l’UE a 27 non perda terreno<br />

rispetto ai suoi rivali economici e politici. La complessità <strong>del</strong>le sfide odierne richiede una<br />

serie integrata di strumenti politici. L’Unione deve dare la priorità alla ricerca e<br />

all’innovazione, nell’affrontare sfide come il cambiamento climatico e la definizione <strong>del</strong>le<br />

soluzioni necessarie ad accrescere la concorrenza globale. Poiché nel periodo successivo<br />

alla crisi stimolare la crescita e l’occupazione mediante la ricerca e l’innovazione è diventato<br />

più importante che mai, propongo che questo sia l’obiettivo principale <strong>del</strong>la strategia UE<br />

2020. Le nostre preoccupazioni tuttavia sono giustificate: l’attuale bilancio non soddisfa<br />

a sufficienza i requisiti monetari necessari a raccogliere le sfide <strong>del</strong> ventunesimo secolo.<br />

Nella mia veste di componente <strong>del</strong>la commissione per i bilanci, chiedo alla Commissione<br />

europea di proporre un nuovo mo<strong>del</strong>lo di bilancio, audace e ambizioso ma realizzabile,<br />

per garantire il successo <strong>del</strong>la strategia UE 2020.<br />

Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. – (FI) Trovo estremamente positivo che la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 debba tenere conto dei giovani; purtroppo non è sufficientemente<br />

ambiziosa. Il suo contenuto è limitato e pessimistico; gli obiettivi concreti indicati non<br />

sono sufficienti e ne servirebbero di più. Le cifre relative alla disoccupazione giovanile sono<br />

allarmanti: il numero dei giovani disoccupati è il doppio di qualsiasi altra categoria di<br />

disoccupati. Circa la metà dei giovani in Lettonia e Spagna è disoccupata. All’aumentare<br />

<strong>del</strong> periodo di disoccupazione, aumenta proporzionalmente non solo il rischio di povertà,<br />

ma anche di esclusione. I giovani con scarsa esperienza lavorativa sono in una situazione<br />

particolarmente difficile nel mercato <strong>del</strong> lavoro, dal momento che sono i più colpiti dai<br />

tagli di personale. Le previsioni ci dicono che ci sarà una carenza di manodopera, ma non<br />

possiamo dare per scontato che i giovani attualmente disoccupati potranno soddisfare<br />

questo futuro bisogno di manodopera. L’integrazione dei giovani disoccupati di lungo<br />

periodo nella società non è una procedura semplice, anzi. Abbiamo bisogno di misure<br />

concrete; ai giovani servono posti di lavoro, non promesse. Dobbiamo assolutamente<br />

assumerci le nostre responsabilità per il futuro; i bambini e i giovani rimangono al centro<br />

dei nostri piani.<br />

Lívia Járóka (PPE), per iscritto. – (HU) Il varo <strong>del</strong>la strategia UE 2020, tesa ad armonizzare<br />

le politiche economiche e occupazionali degli Stati membri secondo i principi comuni, è<br />

forse il compito più importante che ci aspetta. Constato con soddisfazione che, oltre agli<br />

aspetti concernenti un’economia sociale di mercato sostenibile, la protezione ambientale<br />

e l’innovazione, la strategia rivolge particolare attenzione alla lotta contro la povertà e<br />

l’esclusione, ossia al rafforzamento <strong>del</strong>la coesione sociale, un prerequisito per i suddetti<br />

obiettivi e uno dei pilastri fondamentali <strong>del</strong> programma <strong>del</strong> trio di Presidenza composto<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

da Spagna, Belgio e Ungheria. Nella seconda metà dei suoi orientamenti integrati sulla<br />

strategia, la Commissione europea ha fissato obiettivi quantitativi ambiziosi in materia, e<br />

questo mi sembra un importante passo avanti. Due di questi obiettivi prevedono che il 75<br />

per cento <strong>del</strong>la popolazione in età lavorativa debba essere occupato, e che il numero <strong>del</strong>le<br />

persone che vivono al di sotto <strong>del</strong>la soglia di povertà nazionale debba essere ridotto <strong>del</strong><br />

25 per cento. Per monitorare e verificare i progressi concernenti tali obiettivi e per valutare<br />

i risultati <strong>del</strong>la lotta contro l’esclusione sociale, è opportuno prendere in considerazione<br />

gli “indicatori di Laeken” adottati dal Consiglio <strong>europeo</strong> <strong>del</strong> 2001 a Laeken, insieme alle<br />

loro componenti che, nel frattempo, sono state ampliate e definite nei dettagli. Gli indicatori<br />

di Laeken offrono un’immagine dettagliata e affidabile <strong>del</strong>la posizione occupata dai vari<br />

gruppi sociali in alcuni segmenti <strong>del</strong>la vita pubblica, e sono stati utilizzati con successo<br />

negli ultimi anni da numerose istituzioni <strong>del</strong>l’UE, tra cui Eurostat.<br />

Danuta Jazłowiecka (PPE), per iscritto. – (PL) Il principale obiettivo <strong>del</strong>la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020, di cui stiamo discutendo, deve essere quello di assicurare la crescita economica<br />

nell’Unione europea e di aumentare l’occupazione. Le misure che adottiamo devono mirare<br />

a sviluppare l’attività economica e quindi a consolidare la crescita economica nel lungo<br />

periodo. Gli indicatori proposti dalla Commissione devono essere integrati da un indicatore<br />

<strong>del</strong>la saturazione <strong>del</strong>le infrastrutture in settori come la teleinformatica, i trasporti, l’energia,<br />

l’ambiente e le questioni sociali. Un’infrastruttura evoluta è alla base <strong>del</strong> funzionamento<br />

efficiente <strong>del</strong> mercato interno che, di conseguenza, stimola la crescita <strong>del</strong>la domanda interna<br />

e <strong>del</strong>l’attività economica. Inoltre, un’infrastruttura evoluta è necessaria per ridurre le<br />

differenze di sviluppo tra le regioni, e quindi per ottenere una maggiore competitività e<br />

una più sostenuta coesione economica, sociale e territoriale. Vorrei fare riferimento tra<br />

l’altro all’indicatore <strong>del</strong>l’occupazione, che deve essere considerato una priorità. Le misure<br />

che adottiamo devono concentrarsi non soltanto sulle riforme strutturali, ma anche sulla<br />

migliore preparazione e sul più efficiente utilizzo <strong>del</strong>la forza lavoro e <strong>del</strong> capitale intellettuale<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea. Oltre all’attuazione <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, avremo bisogno di<br />

una leadership più forte e di una maggiore responsabilità politica da parte degli Stati membri<br />

e <strong>del</strong>la Commissione europea, per quanto riguarda l’avvio di riforme strutturali; su questo<br />

punto, presumo, non ci sono dubbi. In tale contesto, sarebbe utile effettuare una valutazione<br />

accurata <strong>del</strong>la strategia UE 2020 a cinque anni dalla sua introduzione, ossia alla fine <strong>del</strong><br />

mandato <strong>del</strong>l’attuale Commissione europea. Ciò consentirebbe di rafforzare la responsabilità<br />

politica e di collegare le azioni ai risultati.<br />

Sandra Kalniete (PPE), per iscritto. – (EN) L’attuazione <strong>del</strong>la strategia UE 2020 deve<br />

mettere in evidenza la coesione economica, giacché rimane cruciale ridurre le disparità<br />

economiche tra le regioni <strong>del</strong>l’Unione europea meno sviluppate e quelle più prospere. A<br />

mio avviso, l’Unione europea deve ancora concentrare la propria attenzione sul principio<br />

di solidarietà e sugli strumenti necessari per riequilibrare le disparità di reddito. Le nostre<br />

azioni devono concentrarsi sulle regioni <strong>del</strong>l’Unione che più hanno sofferto a causa <strong>del</strong>la<br />

crisi economica e finanziaria, e la specifica situazione di ognuna di queste regioni dovrà<br />

essere valutata, per affrontare in maniera adeguata i relativi problemi.<br />

Nella strategia <strong>Europa</strong> 2020, il settore agricolo viene considerato alla stregua di qualsiasi<br />

altro settore <strong>del</strong>la nostra economia moderna, e questo è positivo. Sono una decisa<br />

sostenitrice <strong>del</strong>la politica agricola comune, che assicura condizioni paritarie a tutti gli Stati<br />

membri. La concorrenza equa nel mercato interno è essenziale per garantire competitività<br />

all’agricoltura europea nel mercato globale. Ci deve essere sinergia tra la strategia 2020 e<br />

la riforma <strong>del</strong>la PAC dopo il 2013: entrambe devono favorire la crescita verde intelligente.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Filip Kaczmarek (PPE), per iscritto. – (PL) Il ministro polacco <strong>del</strong>la Cultura e <strong>del</strong> Patrimonio<br />

nazionale, Bogdan Zdrojewski, ha ricordato che la cultura è un elemento da includere nella<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020. Devo ammettere che le argomentazioni <strong>del</strong> ministro sono<br />

convincenti. Egli infatti intende “ribadire la necessità di sfruttare appieno il potenziale <strong>del</strong>la<br />

cultura e <strong>del</strong>le attività creative – il capitale intellettuale e sociale <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>”.<br />

Le attività creative possono essere considerate fattori che consentono all’<strong>Europa</strong> di dotarsi<br />

di un vantaggio competitivo. La strategia <strong>Europa</strong> 2020 è stata discussa nel corso di una<br />

riunione informale dei ministri <strong>del</strong>la Cultura nel marzo di quest’anno, in seguito alla quale<br />

la Presidenza spagnola ha invitato “il Consiglio a riconoscere e sfruttare il potenziale creativo<br />

<strong>europeo</strong> attraverso la cultura e i settori associati nella strategia 2020” e “gli Stati membri<br />

e la Commissione a operare nei rispettivi campi d’azione per raggiungere gli obiettivi<br />

fissati…mediante iniziative di rappresentanza connesse all’innovazione, alla competitività,<br />

all’agenda digitale e all’inclusione sociale.”<br />

Mi auguro che questi inviti vengano raccolti e realizzati.<br />

Iosif Matula (PPE), per iscritto. – (RO) La profonda crisi economica degli ultimi anni ha<br />

contribuito al mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea all’inizio<br />

di questo secolo. Per questo motivo, è importante individuare le carenze <strong>del</strong>l’Agenda di<br />

Lisbona e concentrare la nostra attenzione sui risultati positivi che sono stati ottenuti,<br />

nonché sulla necessità di non ripetere gli errori <strong>del</strong> passato. Credo che per noi sia importante<br />

imparare dal fallimento <strong>del</strong>la strategia di Lisbona e agire per mitigarne l’impatto futuro. Il<br />

nostro principale atout è quello di conoscere i motivi <strong>del</strong> fallimento e di riuscire a evitarli<br />

nell’ambito <strong>del</strong>la nuova strategia UE 2020. Adesso vorrei ricordare la necessità di rafforzare<br />

la governance multilivello. Dobbiamo coinvolgere nel processo di governance le autorità<br />

locali e regionali nonché la società civile, dal momento che, secondo le statistiche <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea, le autorità locali e regionali godono di un altissimo livello di fiducia tra i comuni<br />

cittadini. Al contempo, il rafforzamento <strong>del</strong>l’aspetto regionale è compreso nell’elenco <strong>del</strong>le<br />

priorità <strong>del</strong>la strategia UE 2020. A questo riguardo, ritengo che il ruolo <strong>del</strong>la futura politica<br />

di coesione sia quello di individuare e utilizzare lo specifico potenziale locale.<br />

Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) La relazione indica chiaramente<br />

l’importante contributo offerto dai Fondi strutturali e dal Fondo di coesione alla vita<br />

economica europea e al raggiungimento degli obiettivi che ci sono stati presentati<br />

nell’ambito <strong>del</strong>l’Agenda UE 2020. Mi sembra opportuno ricordare alcuni elementi: il ruolo<br />

essenziale svolto dalle città nel raggiungimento di questi obiettivi, e il ruolo <strong>del</strong>la ricerca e<br />

<strong>del</strong>l’istruzione.<br />

Purtroppo però la relazione non è esaustiva, giacché trascura il ruolo svolto dai Fondi per<br />

lo sviluppo rurale. Rivitalizzando la vita economica rurale, ammodernando l’agricoltura<br />

in <strong>Europa</strong>, offrendo assistenza ai giovani agricoltori che vogliono avviare un’attività e<br />

diffondendo le migliori prassi, i Fondi per lo sviluppo rurale forniscono un importante e<br />

positivo contributo al generale progresso economico <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Kristiina Ojuland (ALDE), per iscritto. – (ET) Signor Presidente, nel <strong>del</strong>ineare la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020, la Commissione è certamente riuscita a dar voce a molti dei nostri desideri,<br />

ma apparentemente ha dimenticato la realtà attuale. Molti Stati membri, tra cui l’Estonia,<br />

hanno effettuato tagli consistenti per riequilibrare il bilancio nazionale. Rispettando i criteri<br />

di Maastricht per l’area <strong>del</strong>l’euro, l’Estonia è riuscita a stabilizzare il proprio bilancio. Al<br />

contempo, le conseguenze <strong>del</strong>l’irresponsabile politica di bilancio che finora è stata adottata<br />

in numerosi Stati membri si ripercuoteranno sull’Unione europea anche in futuro. In<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

considerazione <strong>del</strong>la complessa situazione economica attuale, non è chiaro in che modo<br />

la strategia <strong>del</strong>la Commissione e gli ampi progetti in questa contemplati intendano operare.<br />

Potremmo imparare dai nostri errori così che, a differenza <strong>del</strong>la fallita strategia di Lisbona,<br />

sapremo come raggiungere gli obiettivi fissati, che tipo di risorse finanziarie potremo<br />

utilizzare e se le nostre risorse ci consentiranno di raggiungere tali obiettivi. Non ci servono<br />

parole altisonanti in seno all’Unione europea; ogni Stato membro deve mirare a equilibrare<br />

il proprio bilancio e a realizzare una vera crescita economica. Osservando i mutamenti<br />

strutturali che si verificano nell’economia mondiale, in particolare l’inasprirsi <strong>del</strong>la<br />

concorrenza e i cambiamenti demografici in <strong>Europa</strong>, invece di dare spazio a idee roboanti<br />

ma prive di significato, dobbiamo concentrare la nostra azione sulla riforma radicale<br />

<strong>del</strong>l’intero sistema economico e sociale <strong>del</strong>l’Unione europea. Non c’è altro modo per sottrarsi<br />

a una società assistenzialistica che vive ancora in condizioni agiate ma sta rapidamente<br />

perdendo competitività e si sta perciò deteriorando. Dobbiamo necessariamente affrontare<br />

alcune decisioni impopolari ma, prendendo queste decisioni oggi, potremo adattarci molto<br />

più rapidamente alla nuova realtà.<br />

Sirpa Pietikäinen (PPE), per iscritto. – (FI) L’attuale crisi economica si compone di un<br />

continuum di tre crisi, l’una legata all’altra: la crisi finanziaria, la crisi <strong>del</strong>l’economia reale<br />

che l’ha seguita, e la conseguente crisi <strong>del</strong>le economie pubbliche.<br />

Queste crisi rivelano i problemi <strong>del</strong>la vigilanza e <strong>del</strong> controllo europei e globali: la crisi<br />

economica è essenzialmente una crisi <strong>del</strong> sistema che prevaleva in passato e <strong>del</strong>la politica.<br />

Sia il mondo <strong>del</strong>la finanza che l’attività economica non conoscono più i propri limiti. Non<br />

è possibile gestire un’attività che supera i propri limiti facendo affidamento soltanto sugli<br />

strumenti nazionali: abbiamo bisogno di norme regionali e globali.<br />

Come si legge nel rapporto Monti pubblicato la settimana scorsa, un’unica soluzione ad<br />

hoc per ogni crisi non è più sufficiente all’<strong>Europa</strong>. Abbiamo bisogno di soluzioni e strumenti<br />

predittivi e di lungo periodo che ci consentano di gestire le future crisi meglio di quanto<br />

facciamo adesso. Saranno cruciali la disponibilità e la capacità degli Stati membri a<br />

cooperare, e queste lasciano ancora molto a desiderare. Il Consiglio merita elogi per la<br />

decisione con cui ha agito per risolvere la crisi che ha minacciato l’intera Unione, ma non<br />

per la tempestività: gli Stati membri hanno agito solo perché dovevano. L’indecisione e<br />

l’irresolutezza probabilmente hanno deteriorato la situazione.<br />

Una <strong>del</strong>le iniziative più ovvie da prendere in futuro riguarda la necessità di riformare il<br />

bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea e di garantire che i bilanci nazionali rispettino più<br />

rigorosamente gli obiettivi prefissati. Si sta già lavorando per rendere più efficaci i<br />

regolamenti e i controlli finanziari, ma abbiamo bisogno di altre misure che sottopongano<br />

tutti i prodotti finanziari a un regolamento efficace e realizzabile.<br />

Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Ridurre la soglia di povertà nell’Unione europea<br />

almeno <strong>del</strong> 25 per cento entro il 2020: questo obiettivo è strettamente legato alla crescita<br />

<strong>del</strong>l’occupazione, una priorità <strong>del</strong>la politica che vuole favorire l’inclusione sociale. Per<br />

questo motivo è necessaria un’ambiziosa strategia di lungo periodo per combattere la<br />

povertà, che fissi obiettivi per ridurre la povertà su vasta scala, i cui punti principali devono<br />

includere un aumento <strong>del</strong> tasso di occupazione e dei posti di lavoro di qualità, accessibili<br />

anche a donne, giovani, anziani e lavoratori poveri.<br />

Questa strategia deve comprendere misure tese a raggiungere un equilibrio tra vita e lavoro<br />

e una maggiore partecipazione a un mercato <strong>del</strong> lavoro aperto, il che comporta tra l’altro<br />

la rimozione <strong>del</strong>le restrizioni all’accesso dei lavoratori romeni e bulgari. Un altro obiettivo<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

per ridurre la povertà è quello di stabilire un reddito minimo pari almeno al 60 per cento<br />

<strong>del</strong> reddito equivalente medio nazionale, un salario minimo pari almeno al 60 per cento<br />

<strong>del</strong> salario medio dei settori rilevanti a livello nazionale, insieme a una strategia coordinata<br />

per l’edilizia in <strong>Europa</strong>. Tutte queste misure devono essere accompagnate da un calendario<br />

facile da attuare e monitorare.<br />

Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE), per iscritto. – (PL) Uno degli obiettivi <strong>del</strong>la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 è l’aumento <strong>del</strong> tasso di occupazione al 75 per cento tra le persone<br />

di età compresa fra i 20 e i 64 anni d’età. Un altro è la lotta alla povertà, al fine di migliorare<br />

la situazione di 20 milioni di persone. Questi effetti sono auspicabili e molto ambiziosi. Il<br />

nostro obiettivo è un mercato <strong>del</strong> lavoro moderno, dotato di una forza lavoro altamente<br />

specializzata, orientata e molto efficiente; credo però che sia difficile da raggiungere.<br />

Attualmente il 15 per cento dei giovani non conclude il ciclo <strong>del</strong>l’istruzione secondaria.<br />

Più <strong>del</strong> 30 per cento conclude l’istruzione universitaria ma, nonostante ciò, non trova<br />

lavoro perché le qualifiche ottenute non soddisfano le esigenze <strong>del</strong> mercato. Il programma<br />

di apprendimento permanente non tiene conto <strong>del</strong>la particolare situazione di coloro che<br />

non possiedono un’istruzione universitaria. Se però parliamo <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>la povertà,<br />

gli stessi gruppi sociali sono quelli più a rischio: i disoccupati, gli individui con basso livello<br />

di istruzione e gli anziani. Un livello così alto di disoccupazione è certamente un effetto<br />

<strong>del</strong>la crisi, che ha causato, tra l’altro, un calo <strong>del</strong>la produzione industriale, riducendola al<br />

livello di 20 anni fa. Sostengo la Commissione nel suo sforzo coerente di aumentare la<br />

competitività <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong>l’Unione europea rispetto a Stati Uniti e Giappone, ma<br />

propongo un approccio più realistico data la straordinaria gravità <strong>del</strong>la situazione<br />

finanziaria.<br />

Csaba Sógor (PPE), per iscritto. – (HU) La crisi economica e finanziaria ha spinto molti<br />

Stati membri a introdurre misure volte a ridurre i costi e riformare le strutture esistenti.<br />

Ancora una volta, si è dimostrato che una crisi può accelerare l’introduzione di mutamenti<br />

e riforme radicali. L’Unione europea deve anche considerare in quale direzione deve<br />

muoversi per raccogliere le nuove sfide e accrescere la competitività, e se sarà in grado di<br />

armonizzare gli interessi degli Stati membri con maggiore successo, rafforzando così la<br />

coesione interna. Credo che una più intensa vigilanza <strong>del</strong>la situazione particolare venutasi<br />

a creare nei nuovi Stati membri durante il processo di attuazione <strong>del</strong>le riforme sia di cruciale<br />

importanza, non solo per il successo <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, ma per il futuro<br />

<strong>del</strong>l’Unione stessa. Chiedo al Consiglio di rivolgere maggiore attenzione alla questione,<br />

soprattutto in rapporto ai mutamenti strutturali nei settori <strong>del</strong>la politica agricola comune<br />

e <strong>del</strong>la politica di coesione.<br />

Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) Possiamo identificare vari aspetti <strong>del</strong>la strategia<br />

di Lisbona che hanno avuto scarso successo. Sono stati raggiunti pochi degli obiettivi<br />

stabiliti, a causa di diversi fattori: tra gli altri, la mancanza di volontà politica e di strumenti<br />

– non da ultimo di strumenti finanziari. Anche le autorità locali e regionali hanno affermato<br />

di non essere state coinvolte a sufficienza nella definizione e nell’attuazione <strong>del</strong>la strategia,<br />

e hanno lamentato la mancata corrispondenza tra gli obiettivi europei e quelli nazionali.<br />

Tutto questo ha ridotto la credibilità <strong>del</strong> programma <strong>del</strong>la strategia di Lisbona che, pur<br />

definito nei dettagli, non è stato attuato con sufficiente senso di responsabilità. In un<br />

momento di incertezza economica, fragili finanze pubbliche e alta disoccupazione, la<br />

nuova strategia 2020 deve essere considerata un’occasione per riflettere sulla direzione in<br />

cui i cittadini vogliono avviare l’Unione europea. Sarà però difficile che tutti seguano la<br />

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IT<br />

stessa direzione, finché permangono le attuali differenze tra gli Stati membri e tra le loro<br />

regioni – soprattutto quelle periferiche.<br />

Forse è giunto il momento di sviluppare nuovi tipi di collegamenti economici, finanziari<br />

e perfino di bilancio, soprattutto nell’area <strong>del</strong>l’euro. Sono convinto che tali collegamenti<br />

possano contribuire in modo decisivo a realizzare gli obiettivi che sono in corso di<br />

definizione, soprattutto quelli concernenti la coesione territoriale.<br />

Jarosław Leszek Wałęsa (PPE), per iscritto. – (PL) Nel mese di marzo, la Commissione<br />

europea ha presentato un nuovo piano di sviluppo economico per l’<strong>Europa</strong>. Dopo la<br />

strategia di Lisbona, <strong>Europa</strong> 2020 è il nuovo tentativo di ravvivare l’economia europea.<br />

Ma questa volta la sfida è più complessa, perché il piano deve essere realizzato in una<br />

situazione di crisi economica. Crescita intelligente, crescita sostenibile e crescita inclusiva:<br />

sono queste le priorità proposte dalla nuova strategia, che definiscono gli auspici <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea per il 2020.<br />

Ma prima di cominciare ad agire sulla base di queste priorità, dobbiamo trarre qualche<br />

insegnamento dal disastro economico che si è propagato in tutto il mondo. Le economie<br />

europee sono fortemente legate tra loro. Nessuno degli Stati membri da solo è capace di<br />

opporre una resistenza efficace alle minacce globali. Un’azione comune ci rende più forti<br />

e quindi più capaci di emergere con successo dalla crisi, e di realizzare i principi di <strong>Europa</strong><br />

2020; abbiamo bisogno di un più stretto coordinamento <strong>del</strong>le politiche economiche di<br />

tutti i paesi <strong>del</strong>l’Unione europea. Altrimenti, potremmo perdere un altro decennio,<br />

perpetuando l’arresto <strong>del</strong>la crescita e la disoccupazione di massa.<br />

La nuova strategia si basa su idee molto ambiziose. Di conseguenza, dobbiamo fare <strong>del</strong><br />

nostro meglio affinché questo tentativo di sviluppare un’altra strategia economica per<br />

l’<strong>Europa</strong> non si riveli un pio desiderio, e non finisca come la strategia di Lisbona, che avrebbe<br />

dovuto trasformare l’Unione europea nella più dinamica economia al mondo basata sulla<br />

conoscenza entro il 2010, ma che si è conclusa con uno spettacolare fallimento. Vi ringrazio.<br />

4. Calendario <strong>del</strong>le tornate<br />

PRESIDENZA DELL’ON. VIDAL-QUADRAS<br />

Vicepresidente<br />

Presidente. – Prima di procedere con la votazione, devo informarvi che, in occasione<br />

<strong>del</strong>la riunione <strong>del</strong> 12 maggio scorso, la Conferenza dei presidenti ha deciso, ai sensi<br />

<strong>del</strong>l’articolo 134 <strong>del</strong> regolamento, di convocare una sessione straordinaria mercoledì 23<br />

giugno dalle 15.00 alle 17.00. In quell’occasione, il Presidente <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong> Van<br />

Rompuy potrà riferire al <strong>Parlamento</strong> sulle conclusioni <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong> <strong>del</strong> 17 giugno<br />

in conformità all’articolo 15 <strong>del</strong> trattato di Lisbona.<br />

Robert Atkins (ECR). – (EN) Signor Presidente, vorrei fare un richiamo al regolamento<br />

per sapere se diventerà abituale trovare sui nostri banchi in Aula materiale informativo<br />

sulle proposte da firmare. A prescindere dai meriti o demeriti <strong>del</strong> caso, è certamente<br />

deplorevole che i nostri seggi vengano riempiti da una spazzatura che non possiamo<br />

controllare in alcun modo. Può fare qualcosa per porvi rimedio?<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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IT<br />

Presidente. – Onorevole Atkins, prendiamo nota <strong>del</strong>la sua osservazione o protesta o<br />

comunque la si voglia definire.<br />

Werner Langen (PPE). – (DE) Signor Presidente, riprendo questo stesso richiamo al<br />

regolamento per precisare che non è sufficiente che il Presidente ne prenda nota. La esorto<br />

a porre rimedio.<br />

Presidente. – La Presidenza ha preso nota e adotterà tutte le misure <strong>del</strong> caso. Si inizia<br />

prendendo nota <strong>del</strong> problema, per poi agire di conseguenza.<br />

5. Benvenuto<br />

Presidente. – Sono lieto di informarvi che la nostra tribuna ospita una <strong>del</strong>egazione<br />

<strong>del</strong>l’Assemblea nazionale <strong>del</strong> Kuwait. Desidero porgere un caloroso benvenuto alla<br />

<strong>del</strong>egazione <strong>del</strong> Kuwait.<br />

(Applausi)<br />

La <strong>del</strong>egazione è capeggiata dall’onorevole Al-Debaqbasi ed è venuta a Strasburgo per<br />

incontrare i deputati di quest’Assemblea.<br />

I rapporti tra l’Unione europea e i membri <strong>del</strong> Consiglio di cooperazione <strong>del</strong> Golfo, che<br />

quest’anno è presieduto dal Kuwait, rivestono grande importanza per il nostro <strong>Parlamento</strong>.<br />

Siamo convinti che un dialogo proficuo tra il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e i parlamenti dei membri<br />

<strong>del</strong> Consiglio di cooperazione <strong>del</strong> Golfo contribuirà a consolidare la cooperazione tra<br />

l’Unione e il Consiglio stesso, favorendo così la rapida e fruttuosa conclusione dei negoziati<br />

per l’accordo di libero scambio.<br />

Auguriamo dunque all’onorevole Al-Debaqbasi e ai suoi colleghi che il soggiorno in nostra<br />

compagnia dia buoni frutti.<br />

6. Turno di votazioni<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Presidente. – Procediamo ora con il turno di votazioni.<br />

(Per l’esito <strong>del</strong>le votazioni e altri dettagli: vedasi processo verbale)<br />

6.1. Richiesta di consultazione <strong>del</strong> Comitato economico e sociale <strong>europeo</strong> - Iniziativa<br />

dei cittadini (votazione)<br />

6.2. Richiesta di consultazione <strong>del</strong> Comitato <strong>del</strong>le regioni - Iniziativa dei cittadini<br />

(votazione)<br />

6.3. Fondo <strong>europeo</strong> per i rifugiati per il periodo 2008-2013 (modifica <strong>del</strong>la decisione<br />

n. 573/2007/CE) (A7-0117/2010, Claude Moraes) (votazione)<br />

6.4. Indicazione <strong>del</strong> consumo di energia e di altre risorse mediante l'etichettatura<br />

ed informazioni uniformi relative ai prodotti (rifusione) (A7-0128/2010, Anni<br />

Podimata) (votazione)<br />

6.5. Bilancio rettificativo 01/2010: Sezione I - <strong>Parlamento</strong> (A7-0158/2010, Vladimír<br />

Maňka) (votazione)<br />

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6.6. Discarico 2008: bilancio generale UE, Consiglio (A7-0096/2010, Ryszard<br />

Czarnecki) (votazione)<br />

- Dopo la votazione:<br />

Ryszard Czarnecki, relatore. – (PL) Si può affermare che ci troviamo in una posizione<br />

di gran lunga migliore rispetto all’anno scorso, quando abbiamo concesso il discarico<br />

appena a novembre. Questa volta, abbiamo l’opportunità di farlo con sei mesi di anticipo,<br />

sebbene sia doveroso precisare che il <strong>Parlamento</strong> deve assolutamente persuadere il Consiglio<br />

a presentare la documentazione innanzi tutto con maggiore anticipo e, in secondo luogo,<br />

nella sua completezza, coprendo l’intero periodo di riferimento. Per citare un esempio, ci<br />

sono stati forniti documenti <strong>del</strong>l’anno precedente.<br />

Credo che la situazione attuale, caratterizzata da una certa incrinatura nei rapporti tra<br />

<strong>Parlamento</strong> e Consiglio, dimostri che il primo deve esercitare pressioni maggiori sul secondo<br />

per accrescere la trasparenza <strong>del</strong>le spese di bilancio. E’ un risultato imprescindibile,<br />

soprattutto alla luce <strong>del</strong> trattato di Lisbona, che potenzia il ruolo <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

6.7. Norme di qualità e sicurezza degli organi umani destinati ai trapianti<br />

(A7-0106/2010, Miroslav Mikolášik) (votazione)<br />

- Prima <strong>del</strong>la votazione:<br />

Miroslav Mikolášik, relatore. – (SK) Oggi è un grande giorno per i cittadini e i pazienti<br />

europei. Grazie all’adozione <strong>del</strong>la direttiva sulla donazione e il trapianto di organi umani,<br />

offriamo alle migliaia di persone in attesa di trapianto cure e un elevato tenore di vita, sia<br />

a casa sia sul posto di lavoro.<br />

Desidero ringraziare tutti i gruppi politici che intendono sostenere la mia direttiva.<br />

Onorevoli colleghi, non è in gioco la politica, ma la salute dei cittadini.<br />

Vi ringrazio.<br />

6.8. Calendario <strong>del</strong>le tornate <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> - 2011 (votazione)<br />

- Sull’emendamento n. 4:<br />

Ashley Fox (ECR). – (EN) Signor Presidente, un richiamo al regolamento: può<br />

confermarmi che, votando a favore <strong>del</strong>l'emendamento n. 4, si ridurrà il numero di viaggi<br />

a Strasburgo ma si ottempererà comunque all’obbligo di tenere 12 sessioni, come prevede<br />

il trattato?<br />

(Applausi)<br />

- Sull’emendamento n. 2:<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Klaus-Heiner Lehne (PPE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vedo dalla lista<br />

di voto che lei, signor Presidente, intende dichiarare l’emendamento n. 2 inammissibile.<br />

La invito a riconsiderare la sua posizione. E’ vero che l’articolo 229 <strong>del</strong> trattato stabilisce<br />

che si tenga una sessione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> il secondo martedì di marzo, ma tale<br />

disposizione non contrasta con l’emendamento presentato dal mio gruppo.<br />

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IT<br />

L’emendamento <strong>del</strong> mio gruppo mira a spostare la sessione di Strasburgo dalla decima<br />

all’undicesima settimana, ma non impedisce di indire una plenaria il secondo martedì di<br />

marzo. Vogliamo che le nostre attività si trasferiscano a Strasburgo nell’undicesima<br />

settimana, ma non per questo il nostro emendamento è inammissibile. La esorto dunque<br />

a rivedere la sua posizione.<br />

Presidente. – Mi ha letto nel pensiero, onorevole Lehne. Stavo per procedere esattamente<br />

come lei ha previsto.<br />

- Sull’emendamento n. 4:<br />

Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Sarò molto breve, signor Presidente. Credo che, nonostante<br />

la sua formulazione ambigua, l’emendamento n. 4 avrebbe dovuto essere dichiarato<br />

inammissibile perché contravviene ai trattati e – cosa ancora più grave – all’interpretazione<br />

dei trattati indicata chiaramente dalla Corte di giustizia <strong>del</strong>l’Unione europea di Lussemburgo<br />

in una sentenza che prescrive il mantenimento <strong>del</strong>l’attuale numero di tornate su Strasburgo.<br />

Capisco che alcuni onorevoli colleghi potrebbero non essere d’accordo, ma, allo stato<br />

attuale <strong>del</strong> diritto, sia i trattati sia la sentenza non lasciano dubbi al riguardo.<br />

Presidente. – Prima <strong>del</strong>la votazione, mi preme informarvi che la Presidenza ritiene la<br />

norma lesiva <strong>del</strong> trattato sul funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea e dichiara dunque<br />

l’emendamento n. 2 inammissibile.<br />

L’articolo 229 <strong>del</strong> trattato sul funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea dichiara infatti che il<br />

<strong>Parlamento</strong> "si riunisce di diritto il secondo martedì <strong>del</strong> mese di marzo". La Conferenza dei<br />

presidenti ha approvato una proposta di calendario per il 2011 che prevede una tornata<br />

dal 7 al 10 marzo, in ottemperanza all’articolo 229 <strong>del</strong> trattato sul funzionamento<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

L’emendamento n. 2 propone che questa tornata venga rimandata alla settimana successiva.<br />

Accogliendo l’emendamento, il <strong>Parlamento</strong> violerebbe l’articolo 229: di conseguenza, lo<br />

si dichiara inammissibile.<br />

- Prima <strong>del</strong>la votazione sull’emendamento n. 3:<br />

Klaus-Heiner Lehne (PPE). – (DE) Signor Presidente, sono spiacente ma la situazione<br />

non è così semplice. La sua citazione <strong>del</strong>l’articolo 229 è <strong>del</strong> tutto corretta, ma non è in<br />

conflitto con il nostro emendamento: l’articolo 229 si riferisce infatti a un giorno specifico,<br />

ossia il secondo martedì <strong>del</strong> mese di marzo, mentre il nostro emendamento riguarda l’intera<br />

settimana di Strasburgo, dunque quattro giorni. Nulla dovrebbe quindi impedire che la<br />

plenaria di Strasburgo venga rimandata dalla decima all’undicesima settimana e che si<br />

convochi una plenaria a Bruxelles per il secondo martedì di marzo. Come ha ricordato lei<br />

stesso, sono queste le condizioni <strong>del</strong> trattato.<br />

Presidente. – Onorevole Lehne, l’emendamento solleva un interrogativo che potrebbe<br />

tranquillamente prestarsi a interpretazioni diverse. Il regolamento stabilisce che, in questi<br />

casi, è la Presidenza ad avere l’ultima parola sull’interpretazione da applicarsi. Per le ragioni<br />

che ho già spiegato, la Presidenza ha deciso di dichiarare inammissibile l’emendamento n.<br />

2 in quanto lesivo <strong>del</strong>l’articolo 229 <strong>del</strong> trattato sul funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Ovviamente qualunque altra interpretazione merita rispetto, ma la Presidenza, cui spetta<br />

l’ultima parola, ha deciso così.<br />

- Prima <strong>del</strong>la votazione:<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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Potito Salatto (PPE). - Signor Presidente, chiedo scusa, voglio approfittare di questa<br />

occasione per far presente alla Presidenza di intervenire perché i collegamenti aerei fra<br />

Strasburgo e le capitali europee siano diretti e non creino disagi a che deve prendere tre o<br />

quattro aerei per venire a Strasburgo. La prego di intervenire adeguatamente.<br />

(Applausi)<br />

6.9. Additivi alimentari diversi dai coloranti e dagli edulcoranti (trombina di origine<br />

bovina e/o suina) (B7-0264/2010) (votazione)<br />

- Prima <strong>del</strong>la votazione:<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Jo Leinen, a nome <strong>del</strong> gruppo S&D. – (DE) Signor Presidente, non è necessario tergiversare<br />

su questa votazione, possiamo direttamente decidere. La commissione per l’ambiente, la<br />

sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha raccomandato alla plenaria di vietare la<br />

commistione di pezzi di carne separati e, dunque, l’uso <strong>del</strong>la trombina come additivo.<br />

La bistecca e il prosciutto devono restare tali. Sono certo che è questa la volontà degli<br />

elettori di tutti gli onorevoli deputati in quest’Assemblea. Vi esorto dunque a votare a favore<br />

<strong>del</strong>la nostra modifica, volta a escludere l’uso <strong>del</strong>la trombina come additivo nella normativa<br />

comunitaria in ambito alimentare.<br />

Pilar Ayuso, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE. – (ES) Signor Presidente, la trombina è un additivo<br />

che può fungere da collante perché il suo utilizzo non pone problemi sul piano tecnologico<br />

o <strong>del</strong>la sicurezza alimentare, ed è peraltro diffuso in taluni paesi,<br />

La proposta di modifica <strong>del</strong>l’allegato ipotizza che la carne trattata con la trombina venga<br />

venduta preconfezionata ed etichettata per non indurre in errore il consumatore: è questo<br />

il principio alla base <strong>del</strong>la risoluzione.<br />

Ad ogni modo, desidero chiedere al Commissario se la Commissione europea si impegnerà<br />

a evitare che i prodotti contenenti trombina vengano classificati come imitazioni grazie a<br />

un’apposita etichettatura, soprattutto alla luce <strong>del</strong>la proposta di regolamento sulle<br />

informazioni alimentari fornite al consumatore, attualmente sul piatto.<br />

John Dalli, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (EN) Signor Presidente, nel valutare<br />

l’autorizzazione <strong>del</strong>la trombina come additivo alimentare, la Commissione ha collaborato<br />

con tutti gli Stati membri esaminando attentamente tutti e quattro i requisiti indicati dal<br />

regolamento sugli additivi alimentari. Mi riferisco alla sicurezza, alla sussistenza di una<br />

ragionevole necessità tecnologica, alle informazioni fornite e ai vantaggi e benefici per i<br />

consumatori.<br />

A proposito <strong>del</strong>la sicurezza e <strong>del</strong>l’igiene, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare<br />

(EFSA) ha valutato il prodotto, giungendo alla conclusione che questo additivo non pone<br />

problemi di sicurezza. Dal punto di vista igienico, non posso accettare l’idea secondo cui<br />

il rischio di contaminazione sarebbe più elevato per questi prodotti rispetto ad altri, come<br />

la carne macinata.<br />

In secondo luogo, è stata accertata la ragionevole necessità tecnologica <strong>del</strong> prodotto: il<br />

preparato enzimatico funge infatti da stabilizzatore <strong>del</strong> prodotto finale, una funzione<br />

tecnologica che viene espressamente descritta nel regolamento relativo agli additivi<br />

alimentari adottato dal <strong>Parlamento</strong>.<br />

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Il terzo punto riguarda le informazioni fornite e soprattutto il forte timore, espresso nella<br />

relazione, che il prodotto possa indurre in errore i consumatori. Nella consapevolezza che<br />

tale rischio sussiste, la nostra proposta stabilisce criteri rigorosi, che peraltro si spingono<br />

ben oltre i consueti requisiti per gli additivi alimentari. In primo luogo, il prodotto potrà<br />

essere venduto solo preconfezionato ai consumatori finali e, secondariamente, dovrà recare<br />

un’etichetta addizionale in cui figuri la dicitura "tagli di carne combinati" in prossimità<br />

<strong>del</strong>la denominazione commerciale. In questo modo, i consumatori saranno perfettamente<br />

informati sulla natura <strong>del</strong> prodotto. In terzo luogo, il nome <strong>del</strong>l’enzima e la relativa origine<br />

animale dovranno figurare nella lista degli ingredienti. Mi preme sottolineare che questi<br />

obblighi di etichettatura sono più severi di quelli applicati a prodotti cui sono stati aggiunti<br />

allo stesso scopo altri ingredienti, come le proteine <strong>del</strong> sangue e gli additivi ammessi, ma<br />

che non richiedono alcuna etichetta addizionale.<br />

Ove richiesti, verranno esaminati obblighi di etichettatura più rigorosi. Il preparato<br />

enzimatico in discussione viene già utilizzato in diversi Stati membri come coadiuvante<br />

<strong>del</strong> trattamento senza alcun obbligo di etichettatura. La nostra proposta chiarisce la<br />

situazione e ha la funzione di costringere gli Stati membri ad attuare gli obblighi di<br />

etichettatura vigenti, così da informare meglio i consumatori. Questi ultimi, soprattutto i<br />

più bisognosi di assistenza, beneficieranno inoltre <strong>del</strong>la disponibilità di prodotti a base di<br />

carne a prezzi più convenienti, grazie al miglior utilizzo dei pezzi di carne più pregiati in<br />

fase di lavorazione.<br />

A mio parere, quest’additivo ci offre un esempio degli sviluppi <strong>del</strong> settore alimentare che<br />

andranno a tutto vantaggio dei consumatori. Non vedo ragione di vietarlo e mi auguro<br />

che apprezziate le argomentazioni, <strong>del</strong> tutto valide, che vi ho esposto a favore <strong>del</strong>la sua<br />

approvazione. Ho preso un impegno al cospetto <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>: non dirò i consumatori<br />

cosa mangiare, ma dirò loro cosa stanno mangiando. La mia posizione è coerente con<br />

questo impegno.<br />

6.10. Piano di azione per la donazione e il trapianto di organi (2009-2015<br />

(A7-0103/2010, Andres Perello Rodriguez) (votazione)<br />

6.11. Aspetti istituzionali <strong>del</strong>l'adesione <strong>del</strong>l'Unione europea alla Convenzione<br />

europea per la salvaguardia dei diritti <strong>del</strong>l'uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali<br />

(A7-0144/2010, Ramón Jáuregui Atondo) (votazione)<br />

6.12. Conferenza di riesame <strong>del</strong>lo Statuto di Roma sulla Corte penale internazionale<br />

a Kampala, Uganda (B7-0265/2010) (votazione)<br />

- Prima <strong>del</strong>la votazione sull’emendamento n. 3:<br />

Richard Howitt (S&D). – (EN) Signor Presidente, con l’emendamento n. 3 desidero<br />

semplicemente sostituire il termine "prende atto" con "accoglie con favore".<br />

(Il <strong>Parlamento</strong> accoglie l’emendamento orale)<br />

(Per gli emendamenti orali non presentati in <strong>Parlamento</strong>: vedasi processo verbale)<br />

7. Dichiarazioni di voto<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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Bernd Posselt (PPE). – (DE) Signor Presidente, ho grande considerazione di lei e <strong>del</strong>la<br />

sua Presidenza, ma oggi devo avanzare una protesta. Ha dato la parola a diversi onorevoli<br />

colleghi, e per ben due volte agli onorevoli Lehne, Gollnisch e Fox. Anche io avevo avanzato<br />

un richiamo al regolamento in merito al calendario, un richiamo non da poco. Le chiedo<br />

di controllare la legittimità <strong>del</strong>l’emendamento n. 4: so che lo abbiamo respinto, ma è una<br />

questione di principio. Il trattato non fa riferimento a dodici plenarie l’anno, bensì a dodici<br />

plenarie mensili l’anno. L’emendamento presentato dall’onorevole Fox tentava di<br />

concentrare le plenarie di agosto e settembre in un’unica settimana, ma lo scopo non è<br />

convocare una prima e una seconda plenaria a settembre, ma una plenaria di agosto e<br />

un’altra di settembre. Mi preme precisare che si trattava di un’iniziativa illegittima.<br />

Presidente. – Il punto è, onorevole Posselt, che la questione è stata già oggetto di votazione<br />

e non può essere riaperta. Può tuttavia star certo che tutti gli emendamenti inseriti nel<br />

calendario sono stati sottoposti all’attento esame <strong>del</strong>la Presidenza.<br />

Carl Schlyter (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, il Commissario ha riferito in merito<br />

all’utilizzo <strong>del</strong>la trombina appena prima <strong>del</strong>la votazione. Mi chiedo se lei potrebbe invitarlo<br />

a fornirci i dati statistici a sostegno <strong>del</strong>le sue dichiarazioni, secondo cui i consumatori<br />

avrebbero maggiori benefici economici se i pezzi di carne più convenienti fossero<br />

rimpiazzati e utilizzati per i prodotti sostitutivi <strong>del</strong> manzo, anziché adoperarli oggi per le<br />

salsicce e altri prodotti.<br />

Vorrei che ci presentasse le prove statistiche che dimostrano i benefici economici per i<br />

consumatori, visto che finora le indicazioni sono state contrarie. Il Commissario ha anche<br />

fatto il paragone con la carne macinata, ma sappiamo che le norme igienico-sanitarie<br />

applicate a quel prodotto differiscono dagli standard per i preparati a base di carne. Mi<br />

permetto dunque di dubitare di entrambe le dichiarazioni <strong>del</strong> Commissario, che, qualora<br />

abbia fornito informazioni errate al <strong>Parlamento</strong> appena prima <strong>del</strong>la votazione, avrebbe<br />

commesso una grave irregolarità.<br />

Presidente. – Adesso non stiamo discutendo quel punto, onorevole Schlyter, ma le<br />

dichiarazioni di voto relative al bilancio rettificativo.<br />

Dichiarazioni di voto orali<br />

Relazione Maňka (A7-0158/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Hynek Fajmon (ECR). – (CS) Ho votato contro la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Maňka, che<br />

espone il bilancio comunitario per questo esercizio. A fronte <strong>del</strong>la crisi economica, che<br />

impone una riduzione <strong>del</strong>la spesa pubblica, non posso convenire se il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

intraprende la direzione diametralmente opposta aumentando nettamente le proprie uscite.<br />

Non condivido la decisione di assumere altri 150 dipendenti nell’organico <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

né di assegnare agli europarlamentari nuove risorse per gli assistenti, oltre a quelle che già<br />

riceviamo. La relazione Maňka propone di concedere agli onorevole deputati 1 500 euro<br />

in più al mese durante il presente esercizio, in aggiunta ai 1 500 che assegna loro la relazione<br />

Trüpel, approvata ieri.<br />

I costi per i contribuenti ammontano a ulteriori 13,4 milioni di euro l’anno. Gli eurodeputati<br />

sono già bersaglio di critiche pubbliche per le ingenti somme che ricevono. Un altro<br />

aumento susciterebbe l’ira, peraltro giustificata, <strong>del</strong>l’opinione pubblica europea. Per queste<br />

ragioni, non ho appoggiato la proposta.<br />

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58<br />

IT<br />

Bogusław Liberadzki (S&D). – (PL) A differenza <strong>del</strong>l’oratore che mi ha preceduto, ho<br />

appoggiato il bilancio rettificativo. La modifica proposta non riguarda soltanto la contabilità,<br />

ma ha una sua ragion d’essere. Perché? Le ragioni sono da rintracciarsi nel nuovo ruolo<br />

attribuito al <strong>Parlamento</strong>, un’istituzione cui sono stati assegnati poteri legislativi. Gli elettori<br />

si aspettano che noi europarlamentari ci dimostriamo capaci di riesaminare le proposte<br />

presentate dalla Commissione e dal Consiglio. Non dimentichiamo che ciascun Commissario<br />

dispone di un’équipe composta da centinaia di collaboratori, mentre noi abbiamo soltanto<br />

uno o due assistenti. E’ dunque evidente che, in questo caso, il punto non è risparmiare,<br />

ma soddisfare una nuova funzione e un nuovo ruolo. Vorrei infine ringraziare il relatore,<br />

onorevole Maňka, per l’eccellente lavoro svolto.<br />

Relazione Mikolášik (A7-0106/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Kristian Vigenin (S&D). – (BG) Signor Presidente, premetto che ho sostenuto le relazioni<br />

riguardanti il piano d’azione per il trapianto di organi e la relazione sulla qualità e la<br />

sicurezza degli organi. Devo però precisare che, in questo ambito, sussistono profonde<br />

differenze tra gli Stati membri. Mi auguro dunque che il piano d’azione e la relazione sulla<br />

qualità e la sicurezza aiutino gli Stati membri a uniformare i criteri adottati e diventino<br />

uno standard di riferimento per il futuro.<br />

Questo mio auspicio si deve al fatto che nel mio paese, la Bulgaria, il numero di donatori<br />

è trentacinque volte inferiore alla Spagna. I problemi riscontrati investono l’intero settore,<br />

dalle informazioni fornite ai cittadini fino al trapianto vero e proprio e alle cure<br />

post-operatorie. Non esiste una rete di strutture per i donatori; i macchinari disponibili<br />

sono insufficienti e manca una banca dati dei donatori affidabile. La Bulgaria non è membro<br />

<strong>del</strong>la zona Eurotransplant né può fornire cure post-trapianto, mentre gli ospedali in cui si<br />

eseguono trapianti non sono dotati di ambulatori dedicati.<br />

Per tutte queste ragioni, mi auguro che la presente relazione e le decisioni <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

imprimano nuovo slancio e che la direttiva venga attuata quanto prima.<br />

Siiri Oviir (ALDE). – (ET) Signor Presidente, anche io ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione,<br />

che stabilisce criteri uniformi e vincolanti per la qualità e gli standard degli organi destinati<br />

ai trapianti in tutti gli Stati membri, garantendo così la tutela dei donatori e dei riceventi e<br />

promuovendo, nel contempo, la cooperazione tra gli Stati membri. Grazie a questa<br />

relazione, offriamo una qualità <strong>del</strong>la vita più elevata a quelle persone (oltre 56 000 cittadini<br />

residenti nell’Unione europea) che sono in attesa di un trapianto di organi.<br />

Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) Anche io ho votato a favore di<br />

quest’importante documento sulle norme di qualità e sicurezza degli organi umani destinati<br />

ai trapianti. Giudico eccellente l’idea di creare e gestire un sistema di trapianto degli organi<br />

comunitario che sia trasparente e corretto e garantisca condizioni di qualità e sicurezza<br />

nell’intera Unione. E’ uno degli obiettivi principali: 56 000 cittadini sono in attesa di un<br />

donatore, senza trascurare che la penuria di organi destinati ai trapianti genera anche altri<br />

problemi, come lo sviluppo <strong>del</strong>le attività criminali. Ritengo dunque che questo documento<br />

contribuirà a creare un sistema adeguato, che assicuri procedure di trapianto sicure e<br />

affidabili.<br />

Martin Kastler (PPE). – (DE) Signor Presidente, ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione e<br />

desidero congratularmi con l’onorevole Mikolášik per l’eccellente relazione che ha stilato.<br />

Credo che questo sia un giorno importante, perché abbiamo garantito ai donatori e ai<br />

riceventi di organi norme coerenti e condizioni di maggiore sicurezza. Mi auguro che<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

questa iniziativa contribuirà anche a semplificare la cooperazione tra paesi e accolgo dunque<br />

con favore l’approvazione <strong>del</strong>la relazione ad ampia maggioranza.<br />

Richard Howitt (S&D). – (EN) Signor Presidente, accolgo con grande favore la presente<br />

relazione e l’introduzione di nuove norme comunitarie per la donazione di organi. Se un<br />

cittadino muore in un altro paese <strong>del</strong>l’Unione, perché i suoi organi non dovrebbero salvare<br />

altre vite? Se un cittadino ha bisogno di una combinazione rara proveniente da un altro<br />

paese <strong>europeo</strong>, è senza dubbio saggio attuare queste norme.<br />

Anche se il punto non è stato sollevato durante la discussione, desidero mettere a verbale<br />

anche il mio personale sostegno all’adozione di un sistema di "opt-in" anziché di "opt-out"<br />

per la donazione di organi: l’ottanta per cento dei cittadini europei afferma di sostenere la<br />

donazione di organi, ma solo il dodici per cento ha il tesserino di donatore. Bisogna stringere<br />

la forbice.<br />

Lo scorso anno, nella mia circoscrizione regionale, l’Est <strong>del</strong>l’Inghilterra, venticinque persone<br />

sono morte perché, sebbene fossero in lista d’attesa, non è stato possibile trovare un<br />

donatore in tempo. Gli ospedali di Addenbrooke e Papworth, nella mia circoscrizione,<br />

vantano un’esperienza di livello <strong>europeo</strong> e internazionale nei trapianti di cuore e polmoni.<br />

Lasciamo che i nostri chirurghi facciano il proprio lavoro e i nostri pazienti vengano curati:<br />

è il dono <strong>del</strong>la vita.<br />

Karin Kadenbach (S&D). – (DE) Signor Presidente, non posso che convenire con l'oratore<br />

che mi ha preceduta. Ringrazio inoltre l’Assemblea per aver adottato questa relazione oggi<br />

ad ampia maggioranza. Di fronte al dato dei 56 000 europei in attesa di un organo<br />

compatibile, che garantisca loro una qualità <strong>del</strong>la vita elevata o dignitosa, o anche<br />

semplicemente la sopravvivenza, diventa chiaro che occorre armonizzare e migliorare le<br />

norme urgentemente e consentire ai riceventi di ottenere un organo da qualunque parte<br />

d’<strong>Europa</strong>.<br />

Janusz Władysław Zemke (S&D). – (PL) Anche io sono favorevole all’adozione di<br />

questo documento, che rappresenta senza dubbio un passo nella giusta direzione. Pur<br />

condividendo sia questi principi sia la necessità di occuparsi <strong>del</strong>la qualità dei donatori e<br />

degli organi, desidero però precisare che questo è soltanto il primo passo nella giusta<br />

direzione: se vogliamo ottenere un netto aumento <strong>del</strong>le donazioni di organi, l’Unione deve<br />

potenziare significativamente la propria campagna e adottare misure preventive e<br />

informative. Se non seguirà la promozione <strong>del</strong>le donazioni, temo che ci areneremo<br />

semplicemente a metà strada.<br />

Calendario <strong>del</strong>le tornate <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> – 2011<br />

Seán Kelly (PPE). – (EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto congratularmi con lei<br />

per l’abilità con cui ha gestito questo spinoso argomento oggi, per la cortesia con cui ha<br />

esposto l’interpretazione <strong>del</strong>la Presidenza e per la coerenza dimostrata. Se non si fosse<br />

comportato così, probabilmente ne staremmo ancora discutendo. Non sto dicendo che<br />

concordo con lei, ma, non essendo sufficientemente preparato da esprimere un parere, mi<br />

fido ciecamente <strong>del</strong> suo.<br />

In secondo luogo, credo che l’onorevole Salatto abbia formulato una giusta osservazione:<br />

ci occorre davvero una rete stradale più rapida e accessibile da e verso Strasburgo, a beneficio<br />

degli eurodeputati e non solo. Vorrei inoltre complimentarmi con i questori, ivi compreso<br />

il mio connazionale, l’onorevole Higgins, e quanti si stanno adoperando affinché l’aeroporto<br />

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60<br />

IT<br />

di Francoforte Hahn venga equiparato a quelli di Francoforte e Strasburgo sul piano dei<br />

trasporti.<br />

Da ultimo, vorrei aggiungere che sarebbe utile uniformare i costi per la sistemazione a<br />

Strasburgo nelle settimane di attività parlamentare e negli altri periodi. Si contribuirebbe<br />

così ad accrescere l’attrattiva di Strasburgo, che è una bella città. Capisco i motivi per cui<br />

siamo qua e, una volta giunti a destinazione, ne siamo soddisfatti.<br />

Relazione Mikolášik (A7-0106/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Laima Liucija Andrikienė (PPE). – (EN) Signor Presidente, ho votato a favore <strong>del</strong>la<br />

risoluzione sul trapianto di organi umani. Ogni giorno, numerosi pazienti muoiono per<br />

l’insufficienza di un organo e la penuria di donatori. L’Unione europea può aiutare i pazienti<br />

che attendono il trapianto in tutta <strong>Europa</strong> e, di conseguenza, salvare vite umane. A tal fine,<br />

ci occorre un sistema di donazione e trapianto di organi perfettamente coordinato.<br />

Desidero ribadire un punto fondamentale, di natura politica: l’opposizione tra donazione<br />

volontaria e remunerata per le parti <strong>del</strong> corpo umano. Le relazioni pubblicate<br />

dall’Organizzazione mondiale <strong>del</strong>la sanità (OMS) e dal Consiglio d’<strong>Europa</strong> rivelano che, in<br />

diversi paesi <strong>del</strong> mondo, chi sia disposto a donare un organo riceve somme ingenti; risulta<br />

addirittura che alcune persone vengano uccise appositamente per prelevarne gli organi,<br />

come dimostra l’esempio dei seguaci <strong>del</strong> Falun Gong in Cina.<br />

Siamo inoltre a conoscenza di casi in cui il donatore è soggetto a un elevato rischio medico<br />

e il trapianto viene spesso eseguito in pessime condizioni igienico-sanitarie. In conclusione,<br />

vorrei dunque ringraziare i fautori <strong>del</strong>la risoluzione adottata oggi e, in particolare, il relatore,<br />

onorevole Mikolášik.<br />

Proposta di risoluzione sugli additivi alimentari diversi dai coloranti e dagli<br />

edulcoranti (trombina di origine bovina e/o suina) (B7-0264/2010)<br />

Anna Maria Corazza Bildt (PPE). – (SV) Signor Presidente, io e gli altri conservatori<br />

svedesi abbiamo votato contro la proposta di divieto <strong>del</strong>la trombina. La proposta <strong>del</strong>la<br />

Commissione chiede un sistema di etichettatura chiaro per la carne ricostituita in questo<br />

modo, e dichiara altresì il divieto di utilizzarla nei ristoranti e in tutti gli esercizi di<br />

gastronomia di grandi dimensioni, data la difficoltà, in questi ambienti, di fornire al cliente<br />

informazioni chiare.<br />

Il dibattito sui cosiddetti collanti per carne deve essere ridimensionato. Tutti i tipi di carne<br />

per loro natura contengono trombina: per evitarla sarebbe necessario astenersi<br />

completamente dal consumo di carne. Secondo quanto affermato dagli esperti <strong>del</strong>la<br />

Commissione, la trombina non rappresenta un rischio per la salute, e tale affermazione è<br />

scientificamente provata.<br />

Quel che più conta è che i prodotti alimentari siano sicuri e che il consumatore non sia<br />

indotto in errore. E’ necessario che le confezioni rechino informazioni precise concernenti<br />

la trombina e che il sistema di etichettatura sia chiaro.<br />

Perché vietare la trombina? Farlo significherebbe aprire il vaso di Pandora. Spetta forse ai<br />

politici il compito di gestire le nostre scelte alimentari? Con quali conseguenze? Non c’è<br />

motivo, in questo caso, di limitare la libertà <strong>del</strong> consumatore e il suo diritto di scelta.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

Di fronte a politiche allarmiste rivolte contro prodotti alimentari che non sono né pericolosi<br />

né nocivi, io dico “basta!”. Non si ricorra al divieto – si inaspriscano piuttosto le norme di<br />

etichettatura.<br />

Renate Sommer (PPE). – (DE) Signor Presidente, adottare oggi la risoluzione che vieta<br />

l’uso <strong>del</strong>la trombina per i prodotti alimentari significherebbe arrendersi semplicemente<br />

all’opinione pubblica. E’ populismo puro. Non adempiremmo ai nostri compiti se non ci<br />

basassimo sempre sulle prove scientifiche. E quali sono dette prove? Che cos’è la trombina?<br />

La trombina è un enzima naturale. E’ una componente <strong>del</strong> sangue e dunque anche <strong>del</strong>la<br />

carne. Noi tutti abbiamo grandi quantità di trombina nei nostri organismi. Se ne verrà<br />

vietato l’utilizzo come additivo alimentare, che cosa faremo di noi stessi? Potremo<br />

continuare a vivere indisturbati o dovremo essere gradualmente smaltiti come rifiuti<br />

pericolosi?<br />

Naturalmente non dobbiamo permettere che il consumatore venga indotto in errore da<br />

prodotti che hanno l’aspetto e sono concepiti per avere l’aspetto di altri prodotti. Possiamo<br />

evitare che accada utilizzando un sistema di etichettatura in linea con il nuovo regolamento<br />

sull’etichettatura dei prodotti alimentari, che voteremo in prima lettura a giugno. Vi sono<br />

regole che vietano di ricorrere alla pubblicità ingannevole, e altre che prevedono etichette<br />

addizionali per i prodotti alimentari speciali. La Commissione ha proposto un sistema<br />

identico per etichettare quei prodotti in cui la trombina viene utilizzata come collante.<br />

Vorrei sottolineare il fatto che molti enzimi simili alla trombina non sono stati vietati e<br />

sono tuttora in circolazione.<br />

Anja Weisgerber (PPE). – (DE) Signor Presidente, ritengo che la tutela <strong>del</strong> consumatore<br />

sia di prioritaria importanza, e per questo non accetto alcuna misura che possa in qualsiasi<br />

modo indurre in errore il consumatore. E’ il motivo per cui, ad esempio, mi sto battendo,<br />

nell’ambito <strong>del</strong> regolamento sull’etichettatura dei prodotti alimentari, per ottenere un<br />

sistema di etichettatura migliore per le imitazioni dei prodotti alimentari. Mi appello al<br />

Consiglio affinché segua questo approccio, sostenuto anche dalla Commissione.<br />

Oggi abbiamo votato sul collante per carne. La carne ricostituita è un insieme di tagli diversi<br />

incollati insieme e venduti come prodotto di alta qualità. Credo che tutto questo non<br />

dovrebbe accadere, in particolare se all’insaputa <strong>del</strong> consumatore. Non è stato facile per<br />

me oggi prendere questa decisione. La Commissione ha proposto norme di etichettatura<br />

molto dettagliate, ma i consumatori possono ancora essere indotti in errore, dal momento<br />

che è difficile dimostrare la presenza di trombina nei prodotti alimentari. Di conseguenza<br />

questo enzima potrebbe essere impiegato in un prodotto senza che l’etichetta ne rechi<br />

l’indicazione. Credo quindi che, in questo caso, non siano sufficiente introdurre un obbligo<br />

di etichettatura. Ho votato dunque a favore <strong>del</strong>la risoluzione e <strong>del</strong> divieto <strong>del</strong>la trombina.<br />

Relazione Atondo (A7-0144/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Krisztina Morvai (NI). – (HU) Negli ultimi otto anni in Ungheria la dittatura<br />

post-comunista ha sistematicamente calpestato i diritti dei cittadini ungheresi. Ha disperso<br />

illegalmente, tra le altre cose, pressoché ogni singola dimostrazione pubblica. Grazie<br />

all’intervento di circa 100 eccellenti procuratori e avvocati <strong>del</strong> Servizio nazionale di<br />

patrocinio legale, nella maggior parte dei casi si è già riusciti ad adire le vie legali nazionali;<br />

tuttavia in altri casi, come ad esempio il celebre caso Bukta, è stato necessario adire la Corte<br />

Europea dei Diritti <strong>del</strong>l’Uomo a Strasburgo.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

L’Unione europea sta cercando di demolire il sistema Strasburgo, perfettamente funzionante,<br />

adducendo come pretesto l’adesione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei<br />

diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali. Mi appello a ogni singola organizzazione che<br />

difende i diritti <strong>del</strong>l’uomo, in Ungheria come in <strong>Europa</strong>, affinché si esamini attentamente<br />

questo processo e si lanci una protesta contro interventi come la relazione Atondo, adottata<br />

in data odierna, che mirano a demolire il sistema <strong>europeo</strong> di tutela dei diritti <strong>del</strong>l’uomo.<br />

L’Ungheria ha la responsabilità storica di evitare che durante la Presidenza ungherese si dia<br />

impulso a questo pericoloso processo e di impedire, anzi, che possa avere luogo.<br />

Proposta di risoluzione sugli additivi alimentari diversi dai coloranti e dagli<br />

edulcoranti (trombina di origine bovina e/o suina) (B7-0264/2010)<br />

Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE). – (LT) L’argomento in discussione è piuttosto<br />

<strong>del</strong>icato e ha scatenato numerose reazioni all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> Europeo e,<br />

naturalmente, nella società intera. Rimango convinto che il divieto di determinati prodotti<br />

o additivi non costituisca una soluzione e forse dovremmo tutti convenire che spetta al<br />

consumatore scegliere che cosa vuole acquistare e consumare, una volta ottenute tutte le<br />

informazioni necessarie. D’altro canto controllare l’intero processo sarebbe difficoltoso.<br />

In quest’epoca di consapevolezza <strong>del</strong>l’opinione pubblica, in cui vi è libero accesso a una<br />

grande quantità di informazioni, mancano ancora formule chiare e univoche, giudicate<br />

accettabili da parte dei cittadini, che permettano loro di ottenere informazioni adeguate e<br />

comprendere la composizione <strong>del</strong> prodotto al momento <strong>del</strong>l’acquisto. Credo quindi che<br />

sia necessario continuare a consultare i cittadini, il mondo <strong>del</strong>l’istruzione e forse la comunità<br />

scientifica.<br />

Martin Kastler (PPE). – (DE) Signor Presidente, i cittadini europei hanno ragione.<br />

Apprezzano la schiettezza, sia nel cibo che nei politici.<br />

Io rispetto questo tipo di opinione pubblica. Non possiamo semplicemente ignorarla, né<br />

possiamo respingerla, definendola populista, perché non lo è. Dobbiamo ascoltare<br />

attentamente le indicazioni dei nostri cittadini. Se elettori e cittadini sono convinti che la<br />

carne debba essere genuina, e non un insieme di resti incollati insieme, allora sarà nostro<br />

dovere garantire che la carne non possa essere ricostituita. Per questo ho votato contro<br />

l’impiego <strong>del</strong>la trombina come collante per gli alimenti.<br />

Karin Kadenbach (S&D). – (DE) Signor Presidente, ho votato anch’io a favore <strong>del</strong>la<br />

risoluzione che vieta l’uso <strong>del</strong>la trombina come additivo per i prodotti alimentari, poiché<br />

non ho trovato convincenti le argomentazioni <strong>del</strong> Commissario. Non vogliamo carne<br />

ricostituita in <strong>Europa</strong>. Sebbene la trombina sia un enzima che non costituisce un rischio<br />

per la salute, nel momento in cui la si utilizza per incollare resti di carne fino a ricostituire<br />

un grande pezzo di carne compressa, il rischio di infezioni batteriche aumenta sicuramente<br />

in modo significativo. La decisione di oggi, inoltre, è un chiaro intervento a favore <strong>del</strong><br />

consumatore in <strong>Europa</strong>, e a discapito degli interessi puramente finanziari <strong>del</strong>l’industria.<br />

Se un consumatore desidera una bistecca, dovrà avere una bistecca e non <strong>del</strong>la carne<br />

ricostituita. Ciò significa che dobbiamo appellarci alla Commissione affinché non autorizzi<br />

l’impiego <strong>del</strong>la trombina.<br />

Peter Jahr (PPE). – (DE) Signor Presidente, la discussione odierna sulla cosiddetta carne<br />

incollata dimostra che vi sono produttori che agiscono in modo disonesto nei confronti<br />

<strong>del</strong> consumatore. Auspico un sistema di etichettatura tale da indurre i consumatori in<br />

errore. Se questo enzima è presente, i consumatori devono poterlo sapere: è questo il<br />

fondamento di un’equa ed efficace tutela <strong>del</strong> consumatore. E’ nostro compito garantire che<br />

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il consumatore consapevole disponga di informazioni sufficienti per prendere decisioni<br />

nel proprio interesse.<br />

Un’ultima osservazione sulla carne incollata. Non ha ancora avuto luogo un confronto<br />

con i consumatori per capire se siano favorevoli o meno. Tuttavia è di fondamentale<br />

importanza che i consumatori sappiano almeno che cosa mangiano.<br />

Relazione Perello Rodriguez (A7-0103/2010)<br />

Siiri Oviir (ALDE). – (ET) Sono favorevole a questo piano d’azione, cui va il mio voto<br />

positivo. Stiamo compiendo un passo avanti nella direzione giusta e dobbiamo lavorare<br />

in sintonia per risolvere questo problema. I provvedimenti su scala europea amplificheranno<br />

le misure adottate dagli Stati membri, volte a garantire la qualità e la sicurezza <strong>del</strong>le<br />

donazioni d’organi e dei trapianti, fare fronte alle difficoltà connesse alla penuria di organi<br />

disponibili e rendere così più efficace il sistema dei trapianti. Il piano d’azione da noi<br />

approvato consentirà agli Stati membri di ricorrere alle dieci misure prioritarie che abbiamo<br />

definito quale mezzo per coordinare meglio i rispettivi programmi nazionali. Nel limite<br />

<strong>del</strong> mandato conferitoci, è nostro dovere contribuire a un elevato grado di protezione in<br />

ambito sanitario ovunque nell’Unione europea.<br />

Relazione Atondo (A7-0144/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Clemente Mastella (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'adesione alla<br />

convenzione europea costituisce senza dubbio un progresso nel processo di integrazione<br />

politica <strong>del</strong>l'Unione, il cui sistema di protezione dei diritti fondamentali risulta completato<br />

e rafforzato dall'integrazione <strong>del</strong>la carta dei diritti fondamentali nel suo diritto primario.<br />

Consideriamo di enorme valore e rilievo politico il diritto riconosciuto al <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> di designare e di inviare un certo numero di rappresentanti all'assemblea<br />

parlamentare <strong>del</strong> Consiglio d'<strong>Europa</strong> in occasione <strong>del</strong>l'elezione dei giudici alla Corte europea<br />

dei diritti <strong>del</strong>l'uomo. Ricordiamo che la promozione <strong>del</strong> rispetto dei diritti umani<br />

rappresenta un valore fondamentale <strong>del</strong>l'Unione europea, già radicato in un suo trattato<br />

costitutivo.<br />

Vorrei poi sottolineare l'importanza <strong>del</strong>la convenzione e <strong>del</strong>la giurisprudenza <strong>del</strong>la Corte<br />

europea dei diritti <strong>del</strong>l'uomo per l'elaborazione di un quadro giuridico e normativo nuovo,<br />

con l'indicazione di principi guida nel settore <strong>del</strong>le libertà civili, <strong>del</strong>la giustizia e degli affari<br />

interni, soprattutto alla luce <strong>del</strong>le nuove forme di integrazione e armonizzazione avviate<br />

con l'entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona e l'adozione <strong>del</strong> programma di Stoccolma.<br />

Inoltre fornirà uno strumento giuridico aggiuntivo, ovvero la possibilità di presentare una<br />

denuncia dinnanzi alla Corte europea dei diritti <strong>del</strong>l'uomo in relazione ad un'azione o ad<br />

una mancata azione di un'istituzione <strong>del</strong>l'Unione europea o di uno Stato membro nel<br />

quadro <strong>del</strong>l'attuazione <strong>del</strong> diritto <strong>del</strong>l'Unione.<br />

Non è trascurabile, infine, la previsione <strong>del</strong>l'articolo 1 <strong>del</strong>la convenzione europea, in base<br />

alla quale si garantirà non soltanto la protezione dei cittadini <strong>del</strong>l'Unione europea e <strong>del</strong>le<br />

altre persone all'interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>l'Unione, ma anche di tutti coloro che rientrano<br />

nella sua giurisdizione, anche se al di fuori <strong>del</strong> suo territorio.<br />

Alfredo Antoniozzi (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono favorevole<br />

all'adesione <strong>del</strong>l'Unione europea alla convenzione europea dei diritti <strong>del</strong>l'uomo perché,<br />

come ben sintetizzato dalla relazione Atondo, ciò rappresenta un progresso nel processo<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di integrazione europea, che implica un passo avanti verso l'unione politica, un segnale<br />

forte <strong>del</strong>la coerenza tra l'Unione e i paesi appartenenti al Consiglio d'<strong>Europa</strong> e al suo regime<br />

in materia di diritti <strong>del</strong>l'uomo, che rafforzerà la credibilità <strong>del</strong>l'Unione presso i paesi terzi,<br />

e infine una chiara volontà di armonizzare a livello legislativo e giurisprudenziale il tema<br />

dei diritti e <strong>del</strong>le libertà fondamentali.<br />

Grazie al trattato di Lisbona l'Unione europea è per la prima volta un soggetto giuridico<br />

internazionale dotato di una propria personalità giuridica. Mi auguro che la firma <strong>del</strong>la<br />

convenzione sia solo uno dei primi passi per l'affermazione <strong>del</strong>l'Unione europea come<br />

soggetto unico a livello di grandi negoziati internazionali.<br />

Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signor Presidente, nutro alcune riserve su questo tema<br />

rispetto ai colleghi che mi hanno appena preceduto.<br />

L’idea di sottoporre il diritto <strong>europeo</strong> alla giurisdizione <strong>del</strong>la Corte europea dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo può apparire a prima vista una soluzione allettante. Ma mi turba, da un certo<br />

punto di vista, che il diritto nazionale possa essere in qualche modo censurato da tale Corte.<br />

Il diritto <strong>europeo</strong>, così come viene applicato dalle giurisdizioni nazionali, trascende il diritto<br />

nazionale; almeno così avviene nel mio paese, la Francia, dove esso ha precedenza sulle<br />

leggi interne francesi in virtù <strong>del</strong>l’articolo 55 <strong>del</strong>la costituzione.<br />

E’ opportuno interrogarsi sulla validità di questa procedura che potrebbe provocare una<br />

sorta di sovrapposizione. Sono infatti rari i casi in cui il diritto <strong>europeo</strong> è direttamente<br />

applicabile all’interno degli Stati membri; in genere viene trascritto in norme di diritto<br />

nazionale in sintonia con il principio di trasposizione <strong>del</strong> diritto derivato.<br />

Peraltro la Corte di giustizia <strong>del</strong>le Comunità europee di Lussemburgo si è dimostrata sempre<br />

attenta al rispetto dei diritti fondamentali. Anch’essa ha assimilato questo diritto nella<br />

forma in cui è sancito dalla Carta dei diritti fondamentali. Temo che si potrebbe causare<br />

un prolungamento considerevole dei procedimenti, in particolare se viene istituito un<br />

meccanismo per le questioni pregiudiziali, come richiesto da alcuni. Da parte nostra,<br />

avremmo preferito che fosse operata una distinzione tra l’adesione alle norme e la<br />

partecipazione al meccanismo di ricorso.<br />

Risoluzione: Conferenza di revisione sullo Statuto di Roma <strong>del</strong>la Corte penale<br />

internazionale a Kampala, Uganda (B7-0265/2010)<br />

Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signor Presidente, dinanzi agli eventi tragici che segnano<br />

la Tailandia aumenta la convinzione <strong>del</strong>la necessità di portare in giudizio i crimini gravi<br />

perpetrati contro le popolazioni civili.<br />

Purtroppo i precedenti sono meno incoraggianti di come li hanno dipinti alcuni colleghi<br />

nella discussione di ieri. In occasione <strong>del</strong> primo tribunale penale internazionale, coloro<br />

che avevano deciso di bruciare con il napalm la popolazione civile di Dresda senza alcuna<br />

finalità militare, autorizzato il lancio <strong>del</strong>la bomba atomica contro le popolazioni civili di<br />

Hiroshima e Nagasaki, giustiziato con una pallottola nella nuca gli ufficiali polacchi<br />

prigionieri figuravano tra i giudici anziché sedere al banco degli imputati. Il bilancio <strong>del</strong>l’ex<br />

Tribunale penale internazionale per la ex-Iugoslavia è parimenti insoddisfacente, in<br />

particolare con riferimento a Milosevic e Šešelj.<br />

Per quanto concerne il fondo di garanzia cui dovrebbero contribuire gli Stati membri,<br />

significa forse che l’<strong>Europa</strong> risarcirà le vittime di genocidi che si sono verificati in ambito<br />

extra<strong>europeo</strong>? Le persone aventi diritto sarebbero centinaia di migliaia, per non dire milioni.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

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Temo che stiamo mettendo mano a un ingranaggio assai complesso. La citazione in giudizio<br />

dei vinti – nonostante le assicurazioni di segno contrario che sono state loro fatte in alcuni<br />

casi – ai fini <strong>del</strong>la definizione di un accordo di pace potrebbe causare un prolungamento<br />

indefinito dei conflitti. Questi sono i motivi <strong>del</strong>la riserva che abbiamo espresso su questa<br />

relazione.<br />

Laima Liucija Andrikienė (PPE). – (LT) Ho votato a favore <strong>del</strong>la risoluzione sulla<br />

Conferenza di revisione <strong>del</strong>lo Statuto di Roma sulla Corte penale internazionale che sarà<br />

inaugurata all’inizio <strong>del</strong> mese a Kampala, in Uganda.<br />

Nel 1998, 138 paesi convennero di istituire la Corte penale internazionale e fu approvato<br />

lo Statuto di Roma, in base al quale il tribunale ha operato per 7 anni dal 2003. E’ giunto<br />

il momento di rivedere questo Statuto e in particolare la cosiddetta “disposizione transitoria”<br />

su cui non è stato possibile addivenire a un consenso nel 2002. Tutti gli Stati membri UE<br />

hanno ratificato lo Statuto ma alcuni nostri partner, tra cui Stati Uniti, Russia e Cina, non<br />

aderito al lavoro <strong>del</strong>la Corte penale internazionale. Con la risoluzione odierna il <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> sollecita nuovamente questi paesi a ratificare lo Statuto di Roma e a collaborare<br />

con la Corte penale internazionale. Nel nuovo millennio chi si macchia di crimini come il<br />

genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra non può cavarsela con una<br />

condanna morale da parte <strong>del</strong>la comunità internazionale ma dovrà fare i conti con sanzioni<br />

legali. Non possiamo tollerare l’impunità per simili crimini.<br />

EN Dichiarazioni di voto scritte<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Richiesta di consultazione <strong>del</strong> Comitato economico e sociale <strong>europeo</strong> (articolo 124<br />

<strong>del</strong> regolamento) – Richiesta di consultazione <strong>del</strong> Comitato <strong>del</strong>le regioni – Iniziativa<br />

dei cittadini (articolo 125 <strong>del</strong> regolamento)<br />

Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) Oltre a rendere più celere il sistema decisionale,<br />

il trattato di Lisbona contribuisce a ridurre il deficit democratico, rafforza il ruolo dei<br />

parlamenti nazionali e di quello <strong>europeo</strong>, ribadisce il concetto di cittadinanza europea.<br />

Particolarmente importante in questo ambito è l’introduzione <strong>del</strong>la petizione legislativa,<br />

ovvero <strong>del</strong> diritto a una “iniziativa dei cittadini”, come è stata definita. Questo nuovo<br />

dispositivo consente a gruppi di almeno un milione di cittadini provenienti da un numero<br />

rappresentativo di Stati membri di richiedere un’iniziativa legislativa da parte <strong>del</strong>la<br />

Commissione negli ambiti di competenza <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Il trattato di Lisbona ribadisce altresì l’importanza <strong>del</strong>le consultazioni e <strong>del</strong> dialogo con<br />

altre istituzioni e organismi, con la società civile e le parti sociali. Credo che l’<strong>Europa</strong> debba<br />

essere un’<strong>Europa</strong> dei cittadini e pertanto occorre renderla più democratica e trasparente.<br />

In ragione di quanto illustrato convengo sulla necessità di ottenere un parere dal Comitato<br />

economico e sociale e dal Comitato <strong>del</strong>le regioni.<br />

- Raccomandazione per la seconda lettura: Claude Moraes (A7-0117/2010)<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sembrerà di<br />

ripetermi rispetto a quanto espresso ieri per la relazione <strong>del</strong> collega Tavares, ma il problema<br />

dei rifugiati è un problema <strong>europeo</strong> e non può essere lasciato alla gestione degli Stati<br />

nazionali, in considerazione anche <strong>del</strong>le differenze geografiche ed economiche.<br />

Vedo pertanto con favore, la creazione a livello <strong>del</strong>l'Unione europea di un Fondo. La<br />

creazione di tale Fondo deve avere una doppia valenza, sia a sostegno dei rifugiati che<br />

arrivano nei nostri paesi, spesso sulle nostre coste, in cerca di aiuto, sia a sostegno di quegli<br />

65


66<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Stati, che data la loro posizione geografica, risultano essere i maggiori riceventi di questi<br />

disperati.<br />

Il problema infatti, è e deve essere un problema <strong>europeo</strong> e non può essere lasciato alla<br />

gestione di alcuni Stati. Mi auguro che il Fondo sia soltanto l'inizio di un cammino volto<br />

ad approcciare l'intera questione in un'ottica più europea e di solidarietà.<br />

- Raccomandazione per la seconda lettura: Anni Podimata (A7-0128/2010)<br />

Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) La proposta di una direttiva concernente<br />

l’indicazione <strong>del</strong> consumo di energia e di altre risorse mediante l’etichettatura e informazioni<br />

uniformi relative ai prodotti fa parte <strong>del</strong> pacchetto sull’efficienza energetica presentato<br />

dalla Commissione nel novembre 2008, in cui rientrano anche altre due proposte sul<br />

rendimento energetico degli edifici e sull’etichettatura degli pneumatici in relazione al<br />

consumo di carburante. Abbiamo espresso un voto favorevole perché siamo riusciti a<br />

ottenere un sistema di etichettatura migliore grazie a un accordo siglato tra <strong>Parlamento</strong>,<br />

Consiglio e Commissione.<br />

Le etichette recheranno maggiori informazioni sul consumo energetico degli<br />

elettrodomestici e dei prodotti ad alimentazione. In futuro questo sistema di etichettatura<br />

sarà esteso per la prima volta anche ai prodotti che consumano energia con destinazione<br />

industriale e commerciale. Inoltre qualsiasi pubblicità futura in cui sarà indicato il prezzo<br />

o l’efficienza energetica di determinate categorie di prodotti dovrà indicare la classe<br />

energetica di appartenenza.<br />

Informazioni precise, pertinenti e raffrontabili sui consumi energetici dei prodotti<br />

consentiranno ai consumatori di operare scelte corrette ed efficaci che limiteranno il loro<br />

consumo energetico e la spesa domestica.<br />

John Attard-Montalto (S&D), per iscritto. – (EN) Il governo maltese è contrario alla<br />

raccomandazione per la seconda lettura relativa all’indicazione <strong>del</strong> consumo di energia e<br />

di altre risorse mediante l’etichettatura e informazioni uniformi relative ai prodotti.<br />

Il governo nazionalista è contrario a quanto affermato nelle motivazioni <strong>del</strong>la relazione e<br />

in particolare non concorda con la seguente frase: “In tale lista <strong>del</strong>le priorità si debbono<br />

inserire anche i prodotti da costruzione che hanno un notevole impatto sul consumo<br />

energetico”. E’ inconcepibile che il governo osteggi la raccomandazione per questo motivo.<br />

Avrebbe potuto approvare la raccomandazione formulando semplicemente una riserva<br />

sui prodotti da costruzione che hanno un notevole impatto sul consumo energetico.<br />

E’ inutile che il governo faccia mostra di voler sostenere l’efficienza energetica e il risparmio<br />

energetico che si potrebbe conseguire tramite l’etichettatura di alcuni prodotti, considerato<br />

che in realtà gli edifici sono responsabili per il 40 per cento <strong>del</strong> consumo complessivo di<br />

energia nell’Unione europea.<br />

Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho espresso un voto favorevole su questa<br />

importante relazione. La direttiva sull’etichettatura energetica svolge un ruolo cruciale nel<br />

conseguimento <strong>del</strong>l’obiettivo UE di ridurre <strong>del</strong> 20 per cento il consumo energetico entro<br />

il 2020. Essa si colloca nel contesto più ampio <strong>del</strong>la lotta ai cambiamenti climatici, <strong>del</strong>la<br />

transizione <strong>del</strong>l’UE verso un’economia efficiente, sostenibile e competitiva, oltre a rafforzare<br />

la sicurezza energetica <strong>del</strong> continente. Vogliamo spianare la strada a una situazione<br />

vantaggiosa sia per il mercato che per i consumatori, garantendo che tutti i consumatori<br />

possano accedere a informazioni adeguate nella piena consapevolezza degli effetti che le<br />

19-05-2010


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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

loro scelte comportano. In questo quadro, l’accordo raggiunto sulla direttiva in parola<br />

conferisce un importante valore aggiunto. Sostengo la posizione assunta dal <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>, favorevole al mantenimento <strong>del</strong> sistema di classificazione con scala A-G che,<br />

secondo uno studio, è il più comodo e di immediata comprensione per i consumatori. E’<br />

previsto altresì l’obbligo di menzionare l’etichetta energetica nelle pubblicità relative a<br />

questi prodotti che fanno riferimento al prezzo o al consumo energetico.<br />

Jan Březina (PPE), per iscritto. – (CS) Mi compiaccio che la nuova legislazione in materia<br />

di efficienza energetica dei prodotti sia stata finalmente approvata dopo un estenuante tiro<br />

alla fune tra il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e il Consiglio, cui ho avuto l’onore di partecipare in<br />

qualità di relatore ombra <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong> Partito popolare <strong>europeo</strong>. Un vantaggio è<br />

rappresentato dall’espansione <strong>del</strong>la classe A che consente di districarsi tra la schiera in<br />

continuo aumento di apparecchi a risparmio energetico e incoraggia i produttori a ideare<br />

dispositivi con consumi sempre inferiori. E’ parimenti importante che non sia stato<br />

incrementato il numero di classi nella scala dei consumi energetici per i singoli prodotti,<br />

poiché questo avrebbe compromesso in parte la chiarezza <strong>del</strong> sistema di classificazione.<br />

La suddivisione in sette classi consente ai consumatori di decidere con cognizione di causa<br />

l’acquisto dei prodotti che il mercato offre, operando scelte che contribuiscono a ridurre<br />

i loro costi per l’energia. Per quanto concerne le novità, in particolare l’obbligo di indicare<br />

la classe energetica dei prodotti nel materiale pubblicitario, mi pare corretto che tale obbligo<br />

sia stato limitato agli annunci pubblicitari che forniscono informazioni in merito al prezzo<br />

o al consumo energetico <strong>del</strong> prodotto. Per fortuna è prevalsa l’idea che la pubblicità deve<br />

essere regolamentata solo nei casi di effettiva necessità e solo entro i limiti indispensabili.<br />

Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore <strong>del</strong>la raccomandazione perché<br />

aiuta effettivamente i consumatori europei a scegliere i prodotti a consumo energetico<br />

ridotto o che comportano anche indirettamente un consumo minore di energia. Con la<br />

presente raccomandazione, il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> fornisce un apporto concreto verso la<br />

realizzazione <strong>del</strong>l’obiettivo comunitario di un miglioramento <strong>del</strong>l’efficienza energetica <strong>del</strong><br />

20 per cento entro il 2020. Si tratta di un testo equilibrato che spiana la strada a una<br />

situazione vantaggiosa sia per il mercato che per i consumatori.<br />

Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) Questa iniziativa, alla pari di quella che abbiamo<br />

votato ieri sull’efficienza energetica degli edifici, fa parte <strong>del</strong> pacchetto legislativo<br />

sull’efficienza energetica che ci è stato presentato dalla Commissione nel novembre 2008.<br />

L’argomento è stato oggetto di una disamina approfondita da parte di <strong>Parlamento</strong>,<br />

Commissione e Consiglio. Finalmente siamo riusciti a trovare un accordo sul testo definitivo.<br />

Oltre alle ricadute positive in termini ambientali, al raggiungimento <strong>del</strong>l’obiettivo <strong>europeo</strong><br />

di riduzione <strong>del</strong>le emissioni e alla creazione di un’economia sostenibile sotto il profilo<br />

energetico, questa iniziativa ha il vantaggio di porre i consumatori al centro <strong>del</strong>le scelte<br />

d’acquisto. Grazie a indicazioni ed etichette precise, i consumatori sapranno esattamente<br />

cosa stanno comprando e potranno scegliere anche in base a criteri quali l’efficienza<br />

energetica e il minore impatto ambientale.<br />

José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) La direttiva sulla classificazione dei<br />

consumi energetici assicura una corretta informazione ai consumatori grazie all’obbligo<br />

di indicazione <strong>del</strong>la classe energetica negli annunci pubblicitari. Nel contesto <strong>del</strong>l’impegno<br />

<strong>europeo</strong> per l’efficienza energetica e la riduzione <strong>del</strong> consumo di energia, è fondamentale<br />

mobilitare l’opinione pubblica a sostegno di questa causa, anche ai fini <strong>del</strong>la lotta ai<br />

cambiamenti climatici. Allo scopo occorre che i consumatori dispongano di informazioni<br />

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68<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

chiare e precise in merito al consumo di energia dei prodotti acquistati o in vendita. Tutti<br />

i consumatori europei parteciperanno in questo modo alla lotta contro i mutamenti<br />

climatici. E’ fondamentale garantire ai consumatori la possibilità di operare<br />

consapevolmente <strong>del</strong>le scelte più rispettose <strong>del</strong>l’ambiente. La direttiva tiene conto proprio<br />

di questa esigenza; il consumo energetico dei prodotti viene quantificato sulla base di criteri<br />

e parametri universali al fine di rendere possibile raffronti affidabili. Indirettamente ciò<br />

incrementerà anche la fiducia nelle valutazioni tecniche e nel contenuto informativo <strong>del</strong>le<br />

etichette. Questa direttiva compie un passo concreto nella direzione <strong>del</strong>la strategia per il<br />

2020 e in particolare verso la riduzione <strong>del</strong> 20 per cento <strong>del</strong> consumo energetico entro il<br />

2020.<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) In seguito al voto odierno, i prodotti che<br />

consumano energia dovranno essere dotati <strong>del</strong>la nuova etichetta sull’efficienza energetica,<br />

siano essi destinati all’uso domestico, commerciale o industriale. I consumatori saranno<br />

così meglio informati. Una disposizione <strong>del</strong>la direttiva adottata oggi dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

prevede l’aggiunta di nuove tipologie di classificazione <strong>del</strong>l’efficienza energetica e si può<br />

applicare anche a prodotti che comportano solo indirettamente un consumo di energia,<br />

come per esempio gli infissi.<br />

Alcuni aspetti puntali <strong>del</strong> testo sono opinabili, come ad esempio la classificazione<br />

obbligatoria da A a G, attualmente già in uso per i frigoriferi, con la possibilità di aggiungere<br />

le classi A+, A++ e A+++ ma limitandosi in ogni caso a un massimo di sette classi<br />

energetiche. Si può comunque dire che la direttiva persegue uno scopo senz’altro<br />

condivisibile.<br />

Tutte le comunicazioni pubblicitarie relative a prodotti in cu viene menzionato il consumo<br />

di energia o il prezzo devono fare menzionare anche la classe di efficienza energetica. Le<br />

informazioni fornite devono guidare i consumatori verso la scelta di prodotti a consumo<br />

inferiore o condurre indirettamente a un minore consumo di energia.<br />

In avvenire qualsiasi pubblicità che menzioni il prezzo e l’efficienza energetica di frigoriferi,<br />

lavatrici o cucine economiche deve indicare la classe energetica in cui tale prodotto rientra.<br />

Jarosław Kalinowski (PPE), per iscritto. – (PL) Molte parole sono state spese sul diritto<br />

dei consumatori di conoscere gli alimenti, gli elettrodomestici o gli accessori per la casa<br />

che acquistano. Vogliamo sapere da dove provengono, come sono stati prodotti e quale<br />

sia il loro valore nutritivo, nel caso degli alimenti. In un’epoca di cambiamenti climatici<br />

siamo tutti desiderosi di salvaguardare l’ambiente e di proteggerci dalle anomalie<br />

meteorologiche, sicché al momento <strong>del</strong>l’acquisto di alimenti o di generi di consumo corrente<br />

siamo ispirati da principi ecologici. In questo contesto è fondamentale che i consumatori<br />

sappiano quanta energia consumano i loro apparecchi e ritengo che abbiano il diritto di<br />

trovare tale indicazione sull’etichetta <strong>del</strong> prodotto. Le etichette che recano simili<br />

informazioni sono in qualche modo una garanzia <strong>del</strong>l’elevata qualità <strong>del</strong> prodotto. Questo<br />

può essere visto anche come uno strumento in grado di proteggere il mercato <strong>europeo</strong> da<br />

prodotti extraeuropei che sono mere imitazioni a basso costo.<br />

Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ho espresso un voto favorevole su<br />

questa relazione che riconosce l’incapacità, da parte <strong>del</strong> mercato, di procedere<br />

autonomamente alla razionalizzazione dei consumi energetici. Mi compiaccio che essa<br />

rappresenti una concessione evidente a sostegno <strong>del</strong>le nostre tesi. Condivido peraltro anche<br />

la volontà dichiarata di un’armonizzazione dall’alto per le etichette in materia di risparmio<br />

energetico. Purtroppo osservo con rammarico che l’etichettatura relativa all’impronta<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

ecologica complessiva dei nostri prodotti non è stata menzionata da nessuna parte, anche<br />

se sarebbe urgente renderla obbligatoria al più presto.<br />

Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) L’UE insiste nella ricerca <strong>del</strong>l’eccellenza in termini<br />

di efficienza energetica allo scopo di ridurre i consumi <strong>del</strong> 20 per cento entro il 2020. Le<br />

nuove etichette saranno molto utili ai consumatori, giacché forniranno le informazioni<br />

necessarie a compiere scelte informate di cui si riconosce l’impatto a livello di consumi<br />

energetici. In pratica i consumatori saranno più consapevoli di quanto i prodotti energetici<br />

da loro acquistati possono incidere sui consumi di energia. Con l’approvazione di questa<br />

direttiva contribuiamo a sensibilizzare i consumatori su questo aspetto. In considerazione<br />

di quanto esposto ho espresso il mio voto.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Solo dopo l’introduzione di un’etichetta<br />

energetica comprensibile per i consumatori scopriremo se questi sono effettivamente<br />

pronti ad accoglierla. La sensibilità verso l’aspetto energetico è aumentata e si presta<br />

maggiormente attenzione alle classi di efficienza energetica, in particolare per le<br />

apparecchiature elettriche. Ovviamente il sistema degli appalti pubblici dovrebbe dare<br />

anch’esso il buon esempio, ma non possiamo obbligare gli Stati membri ad acquistare<br />

esclusivamente prodotti con il massimo rendimento e il maggiore grado di efficienza<br />

energetica. In questi tempi di austerità, il prezzo di acquisto diverrà sempre più il criterio<br />

determinante. La possibilità di scelta nella procedura di assegnazione non è definita con<br />

sufficiente chiarezza e ho pertanto deciso di astenermi dal voto.<br />

Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE), per iscritto. – (LT) Con il mio voto ho deciso<br />

di sostenere la risoluzione sull’etichettatura dei prodotti che consumano energia e sulle<br />

informazioni di base che devono essere accessibili ai consumatori. Spesso in questo<br />

<strong>Parlamento</strong> parliamo di diritti dei cittadini – il diritto di scelta, il diritto di ricevere<br />

informazioni puntuali e precise. A mio modo di vedere, tali diritti sono importanti per<br />

qualsiasi aspetto <strong>del</strong>la vita. Nella fattispecie in questione stiamo discutendo <strong>del</strong>la quantità<br />

di elettricità consumata e <strong>del</strong>l’efficienza energetica. I cittadini vogliono risparmiare energia<br />

per motivi di ordine economico e ambientale. Con gli attuali progressi tecnologici, i cittadini<br />

devono avere la possibilità di scegliere gli apparecchi elettrici in funzione <strong>del</strong>la loro efficienza<br />

energetica e il sistema di etichettatura che abbiamo definito consentirà loro di compiere<br />

scelte informate, contribuendo sia al risparmio energetico, con un conseguente risparmio<br />

economico personale, che alla salvaguardia <strong>del</strong>l’ambiente. Non ho dubbi che quando i<br />

cittadini europei si renderanno conto <strong>del</strong>la quantità di energia consumata opteranno<br />

senz’altro per apparecchiature più efficienti e rispettose <strong>del</strong>l’ambiente. Come ho già<br />

sottolineato, condivido la posizione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> su questo tema e spero che<br />

simili decisioni diventino un incentivo reale e una possibilità concreta per tenere fede ai<br />

nostri impegni di riduzione dei consumi di energia entro il 2020.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la rifusione<br />

<strong>del</strong>la direttiva sull'etichettatura dei prodotti energetici ha l'obiettivo di ampliare lo spettro<br />

di applicazione <strong>del</strong>le informazioni da inserire in etichetta a tutti i prodotti che incidono<br />

sul consumo energetico e non solo agli apparecchi domestici.<br />

La direttiva fa parte <strong>del</strong> piano d'azione per l'efficienza energetica e prevede anche iniziative<br />

in materia di incentivi e appalti pubblici: costituirà dunque il fulcro di una politica dei<br />

prodotti integrata e sostenibile dal punto di vista ambientale. Uno dei punti più controversi<br />

riguardava il tipo di scala da utilizzare per non creare confusione al consumatore: si è deciso<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di mantenere la scala chiusa da A a G, anche in seguito all'adozione di una risoluzione <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> in tal senso.<br />

La classe di efficienza energetica figurerà inoltre in tutta la pubblicità contenente<br />

informazioni relative al consumo di energia o riguardanti il prezzo dei prodotti. In ragione<br />

di quanto sopra esposto, concordo con l'impostazione <strong>del</strong>la collega Podimata e sostengo<br />

la relazione.<br />

Aldo Patriciello (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la direttiva<br />

sull'etichettatura energetica svolge un ruolo cruciale nel conseguimento <strong>del</strong>l'obiettivo<br />

comunitario di ridurre <strong>del</strong> 20% il consumo energetico entro il 2020. Essa costituisce un<br />

importante valore aggiunto sia per il mercato che per i consumatori. In effetti, l'obbligo di<br />

far riferimento all'etichetta sul consumo energetico negli annunci pubblicitari porrà fine<br />

alla disinformazione dei consumatori finali, fornendo loro tutte le informazioni di cui<br />

necessitano per effettuare <strong>del</strong>le scelte pienamente consapevoli.<br />

Allo stesso tempo, in seguito alla decisa insistenza <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, è stata evitata<br />

l'introduzione di una classificazione aperta ed è stato assicurato il mantenimento <strong>del</strong><br />

mo<strong>del</strong>lo basato su una classificazione dalla A alla G, già risultato molto valido per i<br />

consumatori. Inoltre, l'aggiunta di una clausola di riesame permette altresì una rivalutazione<br />

approfondita, alla luce <strong>del</strong>l´evoluzione tecnologica e <strong>del</strong>la comprensione <strong>del</strong>l´etichetta da<br />

parte dei consumatori, al più tardi nel 2014. Ciò rappresenta un'ulteriore garanzia che<br />

l'attuale classificazione, agevolmente comprensibile ai consumatori, rimarrà inalterata<br />

almeno fino a che non avrà luogo il riesame. Ribadisco quindi, con convinzione, il mio<br />

pieno sostegno alla direttiva.<br />

Rovana Plumb (S&D), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione perché con<br />

l’estensione a tutti i prodotti energetici, l’emendamento alla direttiva sull’etichettatura<br />

energetica porterà a un risparmio di 4 milioni di euro in costi di trasporto per ogni misura<br />

d’attuazione aggiornata o creata ex novo (nel caso in cui si utilizzino regolamenti/decisioni<br />

anziché direttive). Si otterranno anche riduzioni supplementari pari a circa 78 milioni di<br />

tonnellate di emissioni di CO 2. In avvenire l’etichettatura energetica sarà estesa ai prodotti<br />

a consumo di energia utilizzati per fini industriali e commerciali, come per esempio celle<br />

frigorifere, banconi per la vendita al dettaglio, cucine industriali, distributori automatici<br />

(per la vendita di panini, snack, caffè e altro), motori industriali, prodotti a consumo<br />

energetico compresi i prodotti che non consumano energia ma che hanno un “notevole<br />

impatto diretto o indiretto” sul risparmio energetico, quali gli infissi di finestre e porte.<br />

La direttiva potrà dimostrare la propria efficacia a condizione che i cittadini abbiano<br />

effettivamente accesso a informazioni corrette e siano sensibilizzati in merito alle<br />

conseguenze <strong>del</strong>le loro scelte di acquisto. Indicazioni chiare, precise e pertinenti sul consumo<br />

energetico di questi prodotti consentirà agli utenti finali di optare per soluzioni a ridotto<br />

consumo energetico con un conseguente risparmio più duraturo sulle bollette.<br />

Teresa Riera Madurell (S&D), per iscritto. – (ES) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione<br />

Podimata perché ritengo che il <strong>Parlamento</strong> e in particolare il gruppo <strong>del</strong>l’Alleanza<br />

Progressista dei Socialisti e dei Democratici al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> (S&D) siano riusciti a<br />

ottenere un risultato assai importante in una direttiva fondamentale per il conseguimento<br />

degli obiettivi di efficienza energetica che ci siamo prefissati. Oltre ad avere insistito per<br />

mantenere la scala da A a G che è ormai nota e riconosciuta dai consumatori europei, siamo<br />

riusciti a imporre l’obbligo di menzione <strong>del</strong>la classe energetica per gli apparecchi domestici<br />

pubblicizzati, nei casi in cui i messaggi promozionali contengano riferimenti al prezzo <strong>del</strong><br />

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IT<br />

prodotto. Un’altra modifica encomiabile proposta dal <strong>Parlamento</strong> riguarda l’obbligo<br />

imposto alla Commissione di stilare una lista di priorità tra i prodotti a consumo energetico<br />

tenendo conto anche dei prodotti da costruzione che potranno essere disciplinati in futuro.<br />

In ultima battuta vorrei menzionare il ruolo di guida <strong>del</strong> settore pubblico; ritengo<br />

fondamentale che le amministrazioni acquistino tramite appalto prodotti appartenenti<br />

alla classe di efficienza energetica più alta.<br />

Relazione Maňka (A7-0158/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) La relazione <strong>del</strong>l’onorevole Maňka propone<br />

svariati emendamenti al bilancio <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> per il 2010. Ho votato a favore<br />

<strong>del</strong>la relazione e segnatamente <strong>del</strong>le disposizioni che discendono dall’entrata in vigore <strong>del</strong><br />

trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009, compresa quella che prevede un incremento mensile<br />

di 1 500 euro <strong>del</strong>l’indennità di assistenza ai deputati. Tramite tale incremento gli<br />

eurodeputati potranno fare fronte alle nuove responsabilità conferite loro dal trattato di<br />

Lisbona che attribuisce competenze ben maggiori al <strong>Parlamento</strong> e moltiplica la sua influenza<br />

sul processo decisionale <strong>del</strong>l’UE. Il <strong>Parlamento</strong> deve perfezionare la propria competenza<br />

nelle questioni legislative per porsi alla pari con la Commissione e gli Stati membri. Noi<br />

rappresentiamo i cittadini europei e dobbiamo disporre dei mezzi necessari a difendere i<br />

loro interessi. Ho espresso dunque un voto favorevole alla relazione.<br />

Göran Färm (S&D), per iscritto. – (SV) Ritengo che le commissioni parlamentari sottoposte<br />

a un carico di lavoro superiore in seguito all’entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona debbano<br />

essere rafforzate. In tal senso occorre aumentare gli effettivi per le segreterie parlamentari<br />

e dei singoli gruppi all’interno di tali commissioni. Tuttavia non credo che anche gli<br />

eurodeputati necessitino di più assistenti. Avrei preferito che le risorse <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

venissero ottimizzate innanzi tutto tramite una ridistribuzione e iniziative volte a<br />

migliorarne l’efficienza, così da non comportare alcun aumento <strong>del</strong>la spesa complessiva.<br />

Nella mia veste di capogruppo all’interno <strong>del</strong>la commissione per i bilanci <strong>del</strong> gruppo<br />

<strong>del</strong>l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, questa è<br />

la linea che ho adottato durante le trattative con l’Ufficio di presidenza. La soluzione di<br />

compromesso raggiunta consentirà di finanziare una parte di quanto proposto tramite<br />

risparmi pari a 4,4 milioni di euro. Continuo a pensare che la proposta avrebbe dovuto<br />

prevedere ulteriori tagli ma, avendo partecipato in prima persona alle trattative, ho deciso<br />

di avallare il compromesso raggiunto.<br />

Bogusław Liberadzki (S&D), per iscritto. – (PL) L’entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona<br />

comporterà con tutta probabilità un aumento significativo <strong>del</strong> lavoro svolto dal <strong>Parlamento</strong>.<br />

L’effetto principale consterà nel maggiore ricorso alla procedura legislativa ordinaria che<br />

riguarderà all’incirca il 95 per cento di tutta la legislazione varata. Le nuove risorse<br />

finanziarie e umane consentiranno al <strong>Parlamento</strong> di espletare la propria funzione di<br />

co-legislatore alla pari con il Consiglio.<br />

Mairead McGuinness (PPE), per iscritto. – (EN) Ho sostenuto la relazione <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Maňka relativa al bilancio rettificativo <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, pur rendendomi conto di<br />

quanto sia <strong>del</strong>icato aumentare le spese in bilancio in questo momento, quando i cittadini<br />

devono accettare riduzioni salariali e la disoccupazione è in aumento. Il lavoro <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> è senz’altro aumentato a seguito <strong>del</strong> trattato di Lisbona. E’ mia<br />

intenzione utilizzare l’indennità supplementare per offrire un’opportunità ai tanti giovani<br />

che si candidano per un posto presso il mio ufficio.<br />

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IT<br />

Essi avranno così la possibilità di accedere a un lavoro remunerato e a una preziosa<br />

esperienza professionale che mi auguro li aiuterà nella loro successiva carriera. Parimenti<br />

ritengo necessario che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> riveda il proprio metodo di lavoro e di utilizzo<br />

<strong>del</strong>le risorse umane al fine di renderlo più efficace.<br />

Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Il trattato di Lisbona attribuisce al <strong>Parlamento</strong> nuove<br />

responsabilità. Ne consegue un maggiore carico amministrativo cui i deputati devono fare<br />

fronte avvalendosi di consulenti qualificati. Questa nuova situazione comporta<br />

necessariamente un aumento dei costi per la retribuzione degli assistenti e nuovi spazi per<br />

consentire loro di lavorare in condizioni soddisfacenti. Tale aumento dei costi è difficile<br />

da giustificare in questi tempi di crisi ma per svolgere il proprio compito con eccellenza il<br />

<strong>Parlamento</strong> deve essere dotato <strong>del</strong>le risorse finanziarie e umane necessarie. Il mio voto<br />

tiene conto di questa necessità.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato a<br />

favore, potrebbe sembrare demagogia, o un ulteriore privilegio <strong>del</strong>la casta, ma in questo<br />

caso non è così. Gli emendamenti al bilancio risultano importanti e fondamentali per una<br />

gestione adeguata <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>l'attività <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

In qualità di europarlamentari e dopo l'approvazione <strong>del</strong> trattato di Lisbona, siamo chiamati<br />

ad un lavoro molto più importante e cospicuo. In ragione di ciò, necessitiamo di<br />

collaboratori ed esperti in grado di poterci assistere nel nostro lavoro quotidiano. Per fare<br />

ciò, sono necessarie risorse e queste risorse si tradurranno, da parte mia e spero da parte<br />

di tutti i colleghi, in un lavoro ancora più efficace, efficiente e mirato.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho firmato e votato a favore<br />

<strong>del</strong>l’emendamento che respinge questa tranche insieme ad altri 16 deputati <strong>del</strong> mio gruppo.<br />

Credo infatti sia importante dimostrare che un gruppo rappresentativo di eurodeputati<br />

non è favorevole a un aumento <strong>del</strong>le risorse per i collaboratori in questi tempi di crisi<br />

economica.<br />

Ciò nondimeno in sede di votazione finale ho sostenuto la relazione sulla rettifica <strong>del</strong><br />

bilancio parlamentare per il 2010.<br />

Eva-Britt Svensson (GUE/NGL) , per iscritto. – (SV) Ho votato contro la relazione sul<br />

bilancio rettificativo per il 2010. Non è giustificato un incremento nella dotazione dei<br />

deputati di 1 500 euro al mese per fare fronte alla maggiore mole di lavoro conseguente<br />

al trattato di Lisbona. In prima battuta faccio presente che con 1 500 euro al mese non è<br />

possibile ingaggiare esperti qualificati. In secondo luogo la sede di lavoro <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

non è in grado di accogliere altri collaboratori. Peraltro una parte <strong>del</strong>le risorse di bilancio<br />

sono state stornate proprio dalla riserva istituita per gli investimenti immobiliari. Inoltre<br />

con riferimento alla rubrica 5 <strong>del</strong> bilancio 2011, la relatrice Trüpel ha dichiarato che le<br />

indennità per le spese di segreteria non potranno essere garantite in futuro se non dopo<br />

un’idonea valutazione <strong>del</strong> loro rendimento. Considero immotivato l’incremento<br />

<strong>del</strong>l’indennità di per sé già elevata per le spese di segreteria nella situazione attuale, in cui<br />

ci sono disoccupati, donne sole, pensionati e altri gruppi sociali vulnerabili costretti a fare<br />

sacrifici per salvare il progetto <strong>del</strong>l’euro dal collasso.<br />

Relazione Czarnecki (A7-0096/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) In nome <strong>del</strong>la trasparenza richiesta dai cittadini e<br />

<strong>del</strong> rigore, non credo che il Consiglio sia esonerato dall’obbligo di rispondere pubblicamente<br />

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IT<br />

<strong>del</strong>le risorse che gli vengono conferite. Condivido pertanto la scelta <strong>del</strong> relatore di deferire<br />

la decisione sul discarico <strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong> Consiglio finché questi non avrà fornito le<br />

informazioni puntuali richieste.<br />

José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Sono favorevole a posticipare la decisione<br />

sul discarico <strong>del</strong> bilancio generale <strong>del</strong>l’Unione per l’anno 2008 nell’interesse <strong>del</strong>la<br />

trasparenza e <strong>del</strong> rigore, da intendersi non solo in fase di attuazione <strong>del</strong> bilancio ma anche<br />

nella successiva verifica sull’impiego di tutte le risorse finanziarie <strong>del</strong>l’UE. Con questo<br />

slittamento, il Consiglio avrà modo di fornire tutte le spiegazioni e informazioni necessarie<br />

a un voto favorevole <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>. Non possiamo prescindere da questo se vogliamo<br />

mantenere la credibilità <strong>del</strong>le istituzioni europee e la fiducia che i cittadini ripongono in<br />

esse. Infatti è in gioco il rispetto <strong>del</strong>le politiche e degli orientamenti definiti da organi<br />

democratici e legalmente competenti.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la procedura<br />

<strong>del</strong> discarico <strong>del</strong> bilancio è una procedura importante e un perno <strong>del</strong>l'attività legislativa e<br />

di controllo di questo <strong>Parlamento</strong>.<br />

Non sto qui a ricordare il potere che questo <strong>Parlamento</strong> ha acquisito nel controllo degli<br />

anni grazie anche alla procedura di bilancio, grazie alla quale è riuscito ha rendere l'obbligo<br />

di rendiconto <strong>del</strong>le istituzioni europee una questione seria e importante. Inoltre, risulta<br />

fondamentale anche alla luce di quanto si aspettano i cittadini nei nostri confronti.<br />

In un momento di crisi come quello attuale, in cui i cittadini europei sono chiamati a<br />

sacrifici straordinari, è necessario attuare una sorveglianza attenta e puntale sulle spese<br />

legate alla burocrazia o all'effettiva gestione. In ragione di quanto ciò espresso, faccio i<br />

complimenti al relatore ed esprimo il mio parere favorevole.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione<br />

perché condivido la proposta di deferire la decisione in merito al discarico <strong>del</strong> bilancio al<br />

prossimo ottobre.<br />

Konrad Szymański (ECR), per iscritto. – (PL) Non ho voluto votare a favore <strong>del</strong> discarico<br />

<strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong> Consiglio per il 2008 perché la documentazione finanziaria è giunta in<br />

<strong>Parlamento</strong> con eccessivo ritardo. La supervisione esercitata dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sulle<br />

finanze <strong>del</strong> Consiglio non riesce a essere affatto trasparente.<br />

Relazione Mikolášik (A7-0106/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) Negli ultimi anni abbiamo assistito a<br />

un rapido e costante aumento nella domanda di trapianti di organi all’interno <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. Sebbene la penuria di organi disponibili rimanga il punto più critico, esistono<br />

difficoltà ben maggiori causate dai diversi sistemi di trapianto in uso presso gli Stati membri.<br />

Con una risoluzione approvata nell’aprile 2008, il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> aveva invitato la<br />

Commissione a redigere una direttiva per l’istituzione di un quadro legislativo capace di<br />

garantire la qualità e la sicurezza <strong>del</strong>le donazioni di organi nell’Unione europea. La<br />

Commissione ha presentato una proposta di direttiva, discussa in quest’Aula, che fa perno<br />

su tre obiettivi principali: garantire la qualità e la sicurezza per i pazienti in tutta l’UE,<br />

tutelare i donatori e agevolare la cooperazione tra gli Stati membri.<br />

Abbiamo votato a favore <strong>del</strong> compromesso raggiunto da <strong>Parlamento</strong>, Consiglio e<br />

Commissione perché occorrono norme comuni di qualità e sicurezza a livello di UE in<br />

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74<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

relazione al reperimento, al trasporto e all’utilizzo di organi umani. Questo dispositivo<br />

agevolerà gli scambi di organi a tutto beneficio <strong>del</strong>le migliaia di pazienti che ogni anno in<br />

<strong>Europa</strong> necessitano di questo tipo di terapia.<br />

Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Voto a favore di questa relazione relativa<br />

alle norme di qualità e sicurezza degli organi umani destinati ai trapianti. Dinanzi a una<br />

richiesta di trapianti in crescita nell’Unione europea e alla sproporzione tra il numero di<br />

pazienti in attesa di un trapianto e il numero di organi donati, dobbiamo badare a evitare<br />

la commercializzazione <strong>del</strong>le donazioni e contrastare il traffico illegale degli organi. Occorre<br />

applicare una legislazione severa per i donatori viventi, garantire la trasparenza <strong>del</strong>le liste<br />

di attesa degli organi, definire norme sulla privacy atte a tutelare i dati personali dei donatori<br />

e dei pazienti in attesa di un trapianto, nonché precisare le responsabilità dei medici. Con<br />

la definizione di norme per la qualità e la sicurezza si creeranno nuove possibilità di scambio<br />

transfrontaliero degli organi e forse potrà aumentare il numero dei trapianti effettuati.<br />

Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) Negli ultimi cinquant’anni il trapianto degli organi<br />

si è diffuso in tutto il mondo, contribuendo sia a migliorare la qualità <strong>del</strong>la vita che a<br />

prolungare l’aspettativa di vita dei pazienti. Questa direttiva stabilisce alcune norme volte<br />

a garantire standard qualitativi e di sicurezza elevati per gli organi di origine umana che<br />

devono essere trapiantati nei pazienti al fine di salvaguardare al meglio la salute umana.<br />

La direttiva introduce il concetto di programmi nazionali di qualità entro cui devono essere<br />

definiti gli standard e le pratiche per il trapianto negli Stati membri. Il testo precisa inoltre<br />

la procedura di reperimento degli organi e le questioni relative al sistema informatico.<br />

La tracciabilità e la tutela di donatori e riceventi sono altri aspetti importanti. Ho votato a<br />

favore <strong>del</strong>la relazione perché ne condivido le finalità: garantire la qualità e la sicurezza per<br />

i pazienti in tutta l’UE, tutelare i donatori e agevolare la cooperazione tra gli Stati membri.<br />

Mi preme anche sottolineare che i programmi di trapianto degli organi devono fondarsi<br />

sul principio <strong>del</strong>la donazione libera e volontaria già sancito in precedenti atti normativi<br />

sulle sostanze di origine umana che non possono essere in alcun caso vendute.<br />

Gerard Batten, John Bufton, David Campbell Bannerman e Derek Roland Clark<br />

(EFD), per iscritto. – (EN) Il Partito per l’Indipendenza <strong>del</strong> Regno Unito ritiene che l’attuale<br />

rete di strutture e agenzie per lo scambio di organi continuerà a crescere e migliorare anche<br />

senza i tentativi d’interferenza e di regolamentazione <strong>del</strong>l’UE. Anzi, la donazione di organi<br />

nei pochi paesi dove esistono tanti donatori rischia di diminuire se viene imposto l’obbligo<br />

comunitario di trasferire gli organi ai paesi con pochi donatori. In tali paesi peraltro l’afflusso<br />

di organi dall’esterno potrebbe ulteriormente inibire la donazione di organi. Per questi<br />

motivi i deputati <strong>del</strong> nostro partito hanno votato contro la relazione.<br />

Françoise Castex (S&D), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore <strong>del</strong>la proposta di direttiva<br />

sulle norme di qualità e sicurezza degli organi umani destinati ai trapianti. La direttiva<br />

disciplina tutte le fasi dalla donazione all’impianto e prevede una cooperazione tra gli Stati<br />

membri. Un sistema di trapianti efficaci non si fonda esclusivamente sulla solidarietà dei<br />

donatori ma trova forza in particolare nell’utilizzo corretto <strong>del</strong>le informazioni e nella<br />

qualità di una rete che consente di scambiare tali informazioni. Ho sostenuto pertanto<br />

l’idea di creare una banca dati europea in cui saranno archiviate le informazioni sugli organi<br />

disponibili e l’istituzione di un sistema di certificazione pan<strong>europeo</strong> tramite il quale sarà<br />

possibile dimostrare l’origine legale degli organi e dei tessuti umani proposti per il trapianto.<br />

La donazione degli organi deve restare volontaria e non retribuita al fine di garantire la<br />

parità di accesso agli organi disponibili. Il principio <strong>del</strong>la gratuità non pregiudicherà tuttavia<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

la possibilità di un indennizzo per i donatori viventi, a condizione che questo si limiti a<br />

compensare le spese e la perdita di reddito conseguenti alla donazione. Un siffatto sistema<br />

di donazione trasparente, sicuro ed efficace è l’unico mezzo per contrastare il traffico di<br />

organi.<br />

Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato a favore <strong>del</strong>la proposta di<br />

direttiva per i seguenti motivi: 1. A fronte di un aumento nella domanda di organi per i<br />

trapianti e <strong>del</strong>la scarsità nell’offerta che spinge spesso i pazienti a cercare una soluzione<br />

anche in altri paesi, l’adozione di un quadro legislativo comune a livello <strong>del</strong>l’UE sulle norme<br />

di qualità e sicurezza, nonché la creazione di una rete di cooperazione e di informazione<br />

reciproca sono elementi indispensabili per migliorare la tutela <strong>del</strong>la salute pubblica e i<br />

servizi ai pazienti. 2. Le norme nazionali in materia di assenso alla donazione degli organi<br />

e la selezione dei medesimi rimangono di competenza degli Stati membri e non subiscono<br />

alcuna variazione. La proposta di direttiva integra vieppiù le normative in essere nei vari<br />

Stati membri con norme specifiche sulla qualità e la sicurezza relative all’intera procedura<br />

di trapianto, mettendo al riparo da qualsiasi forma di speculazione e garantendo l’anonimato<br />

e la sicurezza dei dati personali <strong>del</strong> donatore e <strong>del</strong> ricevente. 3. Il rischio di traffico degli<br />

organi viene minimizzato e si rafforza la fiducia dei potenziali donatori con l’auspicio che<br />

il loro numero possa aumentare. 4. Nel caso di infrazioni alla legislazione in materia di<br />

anonimato dei donatori o dei riceventi, gli Stati membri sono soggetti a sanzioni.<br />

Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione sulle norme di<br />

qualità e sicurezza degli organi umani destinati ai trapianti perché contribuisce a ridurre i<br />

tempi di attesa per i pazienti europei che necessitano di un trapianto. E’ intollerabile che<br />

ogni giorno muoiano 12 pazienti in attesa di un trapianto. Questa direttiva agevolerà la<br />

donazione e il trapianto di organi, nonché gli scambi di organi tra gli Stati membri <strong>del</strong>l’UE<br />

a tutto vantaggio di migliaia di malati europei.<br />

Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La penuria di organi disponibili per i trapianti ha<br />

alimentato un mercato orrendo che interessa soprattutto i paesi in via di sviluppo ma<br />

colpisce anche i poveri <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> orientale. Mi rendo conto con apprensione di quanto<br />

sia difficile contrastare questo commercio brutale e le conseguenze terribili per chi, con la<br />

forza o meno, viene privato dei propri organi: drastico calo <strong>del</strong>la qualità di vita, malattie<br />

croniche e, in molti casi, la morte. L’attuazione di norme comuni crea un quadro <strong>europeo</strong><br />

armonico per quanto concerne i requisiti e le responsabilità che è diametralmente opposto<br />

alla situazione drammatica appena descritta.<br />

Ai pazienti e ai donatori saranno garantite condizioni, tutela e assistenza medica di cui<br />

non dispongono certo le reti illegali e gli Stati membri potranno cominciare a collaborare<br />

con maggiore efficacia. Convengo con il relatore che la donazione debba essere altruistica,<br />

volontaria e non remunerata; il donatore può ricevere un compenso solo a copertura <strong>del</strong>le<br />

spese o <strong>del</strong> tempo perso per la donazione. A mio giudizio il collega Mikolášik ha proposto<br />

alcune modifiche valide che migliorano il testo di partenza e che scaturiscono probabilmente<br />

dalla sua formazione medica e dal fatto di avere seguito la questione sin dalla precedente<br />

sessione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Condivido con entusiasmo questa<br />

proposta e i tre obiettivi principali che persegue: garantire la qualità e la sicurezza per i<br />

pazienti in tutta l’UE, tutelare i donatori e agevolare la cooperazione tra gli Stati membri.<br />

Nell’UE esiste un ampio consenso a favore <strong>del</strong>la donazione di organi per il trapianto.<br />

Nondimeno esistono differenze culturali e di prassi, anche nell’organizzazione <strong>del</strong> sistema,<br />

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76<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

che spiegano perché i diversi Stati membri affrontino la questione in modi diversi. Desidero<br />

sottolineare che in questo tentativo di conseguire un’armonizzazione tra le norme di qualità<br />

e sicurezza, la direttiva non dovrebbe accollare agli Stati membri un onere amministrativo<br />

supplementare. Piuttosto si dovrebbe garantire un margine di flessibilità sufficiente per<br />

non mettere a rischio le buone pratiche già in essere. La proposta di direttiva definisce<br />

norme comuni vincolanti di qualità e sicurezza per gli organi di origine umana destinati<br />

ai trapianti al fine di garantire un elevato grado di tutela <strong>del</strong>la salute in tutta l’UE. Sottoscrivo<br />

il punto di vista <strong>del</strong>la Commissione, secondo cui i programmi di trapianto di organi<br />

dovranno essere basati sulla donazione volontaria e non remunerata. La donazione di<br />

organi dovrà restare gratuita e lontana da qualsiasi tentativo di commercializzazione.<br />

João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) I trapianti di organi sono uno strumento<br />

cruciale di riabilitazione per i pazienti affetti da svariate patologie che provocano disfunzioni<br />

fatali di alcuni organi. Nell’Unione europea i trapianti sono in aumento e contribuiscono<br />

a salvare o prolungare molte vite. Ciò non toglie che rimangono lunghi i tempi di attesa<br />

per ottenere un trapianto. Il voto favorevole sottolinea il nostro consenso alle migliorie<br />

che la relazione vuole apportare alla situazione attuale. Oltre ad affrontare la questione<br />

<strong>del</strong>la qualità e <strong>del</strong>la sicurezza o <strong>del</strong>le procedure per il reperimento e il trasporto degli organi,<br />

il testo migliora la tutela dei donatori e dei riceventi nel pieno rispetto dei valori etici e <strong>del</strong><br />

principio di non remunerazione. La relazione affronta anche il tema allarmante <strong>del</strong> traffico<br />

di organi umani in maniera opportuna.<br />

Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Lo scopo di questa direttiva è evidente: occorrono<br />

più organi per i pazienti e una maggiore cooperazione tra Stati membri in questo ambito<br />

e nella lotta al traffico di organi. Tra i pilastri essenziali di questa nuova normativa figura<br />

la designazione presso ciascuno Stato membro di una nuova autorità che dovrà garantire<br />

l’applicazione <strong>del</strong>le norme di qualità e sicurezza degli organi. Tali organismi dovranno<br />

garantire la qualità e la sicurezza degli organi “in tutto il processo che va dalla donazione<br />

al trapianto e durante l'intera convalescenza e il monitoraggio post-trapianto <strong>del</strong> paziente”.<br />

La nuova direttiva impone altresì che il personale sanitario coinvolto nell’intero processo,<br />

dalla donazione al trapianto o espianto <strong>del</strong>l’organo, sia adeguatamente formato e qualificato.<br />

Occorre creare percorsi formativi specifici per queste figure professionali. In ragione di<br />

ciò abbiamo votato a favore <strong>del</strong>la proposta e questa è altresì la motivazione alla base <strong>del</strong><br />

mio voto.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Il trapianto di organi può salvare vite umane, a<br />

condizione di trapiantare un organo sano di un donatore compatibile. Purtroppo in passato<br />

sono stati commessi alcuni errori ed è quanto mai importante stabilire norme di qualità e<br />

di sicurezza in questo ambito. Bisognerebbe anche fare presente che i mussulmani ricorrono<br />

volentieri a organi donati ma sono contrari a diventare donatori per motivi di ordine<br />

religioso. La relazione porterà auspicabilmente a standard di qualità e di sicurezza più<br />

elevati e per questo motivo ho espresso il mio voto favorevole.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il<br />

mio voto favorevole alla relazione <strong>del</strong> collega Mikolasik. La crescente necessità di organi<br />

disponibili per i trapianti in un contesto di scambi transfrontalieri e di sensibili differenze<br />

tra i sistemi di trapianto adottati dai diversi Stati membri impone un rafforzamento <strong>del</strong>la<br />

cooperazione e norme comuni in tema di qualità e sicurezza degli organi stessi.<br />

La proposta di direttiva si propone di raggiungere tali obiettivi puntando ad accrescere il<br />

numero dei trapianti ed elevare gli standard qualitativi nei processi di donazione,<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

approvvigionamento, controllo, conservazione, trasporto e trapianto. Inoltre, sottolineando<br />

il principio <strong>del</strong>la donazione volontaria contro le pratiche di commercializzazione e traffico<br />

di organi, intende garantire i diritti dei donatori e dei pazienti. Pur riconoscendo la necessità<br />

di armonizzare le misure in materia di qualità e sicurezza, il relatore evidenzia che la direttiva<br />

non deve creare un ulteriore onere amministrativo per gli Stati membri e deve concedere<br />

un sufficiente margine di flessibilità senza compromettere le attuali buone prassi.<br />

Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) Il trapianto di organi è uno dei<br />

campi medici in cui negli ultimi decenni sono stati compiuti enormi progressi, con un<br />

aumento significativo <strong>del</strong>la percentuale di successo che ha consentito di salvare molte vite<br />

umane. Paradossalmente proprio questo successo, insieme ad altri fattori, ha fatto lievitare<br />

il numero di pazienti che richiedono un trapianto con un conseguente allungamento dei<br />

tempi di attesa. Si vengono così a creare situazioni umanamente drammatiche, giacché<br />

ogni giorno nell’UE muoiono all’incirca 12 pazienti che non sono riusciti a ricevere l’organo<br />

da cui sarebbe dipesa la loro sopravvivenza. Un modo per ovviare in parte a questo problema<br />

è promuovere gli scambi di organi tra gli Stati membri al fine di garantire una maggiore<br />

compatibilità tra donatore e ricevente in tempi più brevi e con una minore incidenza dei<br />

casi di rigetto. Tali scambi presuppongono norme di qualità e sicurezza uniformi tra i paesi,<br />

come prospettato dalla presente direttiva <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> e <strong>del</strong> Consiglio. La relazione<br />

Mikolášik sulle norme di qualità e sicurezza degli organi destinati ai trapianti fornisce un<br />

apporto prezioso nella direzione di una migliore gestione degli organi disponibili e una<br />

maggiore tutela <strong>del</strong>la salute di riceventi e donatori viventi.. Abbiamo pertanto espresso il<br />

nostro assenso a questa relazione.<br />

Aldo Patriciello (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, il trapianto<br />

di organi rappresenta senza dubbio uno degli aspetti più positivi <strong>del</strong> progresso in ambito<br />

sanitario, ma al contempo apre tutta una serie di problemi rispetto ai diritti <strong>del</strong> donatore<br />

e <strong>del</strong> paziente, che devono essere fronteggiati sul piano etico, sociale, giuridico ed<br />

economico.<br />

Si tratta di attivare un percorso virtuoso che affronti il grave squilibrio tra necessità e<br />

quantità di organi disponibili, senza però ledere il principio di donazione libera e volontaria,<br />

impedendo quindi ogni forma di commercializzazione e di traffico illegale, garantendo la<br />

qualità e la sicurezza degli organi destinati ai trapianti con misure che sappiano coniugare<br />

la riservatezza con la tracciabilità.<br />

L'adozione di standard di qualità comuni è senz'altro un passo avanti che va registrato con<br />

favore in una prospettiva nella quale l'Organizzazione mondiale <strong>del</strong>la sanità può dare un<br />

ulteriore contributo. Nell'istituire una banca dati europea occorre però stare attenti a non<br />

introdurre forme inutili di rigidità o creare ulteriori oneri burocratici che compromettano<br />

ciò che attualmente viene svolto in maniera corretta ed efficace.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho sostenuto con il mio voto la<br />

relazione <strong>del</strong> collega Mikolášik sulle norme di qualità e sicurezza degli organi umani<br />

destinati ai trapianti giacché essa propone un provvedimento urgente, volto a migliorare<br />

le aspettative di vita per gli oltre 60 000 pazienti europei in attesa di un trapianto. Spero<br />

che questa direttiva renderà più facile e sicuro il reperimento di organi.<br />

Olga Sehnalová (S&D), per iscritto. – (CS) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione benché mi<br />

renda conto <strong>del</strong>la necessità, insieme al comune auspicio di uniformare i criteri di sicurezza<br />

e qualità per gli organi umani destinati ai trapianti, di concentrarsi in particolare su come<br />

aumentare le donazioni nei diversi Stati membri, tenuto conto dei diversi sistemi sanitari<br />

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78<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e pratiche nazionali. E’ fondamentale esaminare questo argomento garantendo con rigore<br />

il principio <strong>del</strong>la sussidiarietà.<br />

Peter Skinner (S&D), per iscritto. – (EN) Ho sostenuto volentieri questa relazione in sede<br />

di votazione presso il <strong>Parlamento</strong>. Nell’Inghilterra Sud-orientale, molte famiglie devono<br />

confrontarsi con la dura realtà di una penuria di organi necessari ai trapianti. Questa<br />

relazione contribuisce a creare uno standard uniforme nell’UE capace di migliorare l’offerta<br />

all’interno <strong>del</strong>l’Unione per venire meglio incontro alle speranze <strong>del</strong>le famiglie di pazienti<br />

in attesa di un organo che allevi la loro condizione.<br />

Konrad Szymański (ECR), per iscritto. – (PL) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione sulle<br />

norme di sicurezza per le donazioni di organi perché vi è sancito il principio <strong>del</strong>la<br />

non-commercializzazione.<br />

Calendario <strong>del</strong>le tornate <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> - 2011<br />

Mário David (PPE), per iscritto. – (PT) Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha approvato il calendario<br />

<strong>del</strong>le tornate per il 2011. Mi rammarico che ogni anno vengano spesi 200 milioni di euro<br />

dei contribuenti per tenere 12 plenarie a Strasburgo. L’ipocrisia è tale che non si rispettano<br />

neppure le disposizioni dei trattati, secondo cui bisognerebbe tenere una sessione al mese,<br />

dunque anche in agosto. Le aspirazioni legittime di Strasburgo potrebbero essere soddisfatte<br />

stabilendo qui una o due sedi permanenti di agenzie UE, mentre questo “circo” dovrebbe<br />

giungere a una fine. Inoltre non ha alcun senso che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> si riunisca in<br />

plenaria per 48 giorni all’anno in una città che non dispone di alcun collegamento aereo<br />

diretto con la maggior parte <strong>del</strong>le capitali degli Stati membri.<br />

Peraltro, i pochi collegamenti diretti che esistono seguono orari commerciali che sono<br />

assolutamente incompatibili con l’attività parlamentare. E’ evidente che i capi di Stato o di<br />

governo che prendono queste decisioni viaggiano con velivoli privati e non debbono<br />

sprecare centinaia di ore ogni anno per raggiungere Strasburgo.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Ho votato contro la proposta avanzata da alcuni<br />

colleghi di suddividere la sessione settimanale in due parti da tenersi comunque nell’arco<br />

di una settimana. A prescindere dall’assurdità <strong>del</strong>la proposta, insorgerebbero inutili costi<br />

supplementari di viaggio e andrebbe perso ben più tempo prezioso di lavoro.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Sono un fervente sostenitore<br />

<strong>del</strong>l’emendamento che ha proposto di ridurre le due sessioni di settembre a una sola. Sono<br />

un sostenitore ancora più fervente <strong>del</strong>la proposta di riunificare le due sedi <strong>del</strong> PE in un’unica<br />

sede a Bruxelles. In sostanza sono favorevole a qualsiasi iniziativa volta a liberarsi <strong>del</strong>la<br />

sede di Strasburgo.<br />

Risoluzione: Additivi alimentari diversi dai coloranti e dagli edulcoranti (trombina<br />

di origine bovina e/o suina) (B7-0264/2010)<br />

Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Qualsiasi questione relativa all’alimentazione<br />

e alla salute dei cittadini è estremamente sensibile e dev’essere affrontata con la serietà e il<br />

distacco necessari. Ciò vale anche per la discussione sull’autorizzazione di additivi alimentari<br />

come la trombina. La trombina è un prodotto derivato dal plasma e dal sangue animale di<br />

bovini o suini, contraddistinto da una capacità di cicatrizzazione che viene sfruttata<br />

dall’industria agroalimentare per unire insieme pezzi di carne separati. Questo additivo<br />

soddisfa i 4 criteri per l’autorizzazione previsti dal regolamento 1333/2008, ovvero la<br />

sicurezza alimentare (confermata con parere <strong>del</strong>l’EFSA nel 2005); la risposta a una funzione<br />

19-05-2010


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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

tecnologica (evidente utilità come stabilizzante); il suo utilizzo non ingannevole per i<br />

consumatori (limitato ai prodotti preconfezionati e debitamente etichettati); l’apporto di<br />

un vantaggio per il consumatore (stabilizzazione <strong>del</strong> prodotto finale). Inoltre la stragrande<br />

maggioranza degli Stati membri è favorevole all’autorizzazione <strong>del</strong>la trombina. Giacché<br />

non rappresenta alcun pericolo per la salute ed è essenziale nelle preparazioni alimentari,<br />

non sussistono motivi per opporsi all’autorizzazione di questo additivo.<br />

Zigmantas Balčytis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore di questa risoluzione<br />

mirata a limitare l’utilizzo nei prodotti alimentari di additivi pericolosi al fine di proteggere<br />

la salute dei consumatori. La legislazione in vigore nell’Unione europea acconsente<br />

all’utilizzo di additivi alimentari a condizione che siano vantaggiosi per il consumatore.<br />

Considerato che l’utilità <strong>del</strong>la trombina, un “collante per carne”, non è stata comprovata e<br />

che il processo di combinazione di più pezzi di carne in un unico prodotto aumenta<br />

significativamente il rischio di infezioni batteriche, non ho sostenuto la proposta volta ad<br />

autorizzarne l’uso nei prodotti di carne bovina e suina. Inoltre dovremmo impedire che<br />

simili prodotti contenenti questo “collante per carne” siano utilizzati nei pubblici esercizi<br />

che servono alimenti.<br />

Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Ho votato una risoluzione in cui si<br />

richiede che la trombina non sia utilizzata nella carne. Questo additivo serve come legante<br />

per la carne ricostituita e presenta un rischio sanitario, poiché il processo di combinazione<br />

di vari tagli di carne incrementa in maniera significativa la superfice <strong>del</strong>l’alimento esposta<br />

al rischio di infezione batterica. Inoltre la carne ricostituita in un solo taglio può indurre<br />

in errore i consumatori all’atto <strong>del</strong>l’acquisto.<br />

Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato a favore <strong>del</strong>la risoluzione<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> che non consente l’utilizzo di additivi ed enzimi come la trombina negli<br />

alimenti in quanto dannosi e pregiudizievoli per la qualità degli alimenti e la sicurezza dei<br />

consumatori. Le garanzie avanzate dalla Commissione sono poco convincenti, inadeguate<br />

e alimentano vieppiù i miei timori. Inoltre la Commissione e segnatamente il signor<br />

Commissario non sono sufficientemente sensibili a questo aspetto, come dimostrato dalla<br />

recente decisione sull’autorizzazione per la coltivazione di patate modificate.<br />

João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proposta di risoluzione formula alcune<br />

riserve, a nostro giudizio pertinenti, in merito all’utilizzo di un composto enzimatico a<br />

base di trobina con fibrogenina quale additivo per la ricostituzione degli alimenti. La<br />

proposta <strong>del</strong>la Commissione non tiene debito conto di queste riserve. Persistono perplessità<br />

in merito alla possibilità d’uso di prodotti ricostituiti non confezionati che non fornirebbero<br />

adeguate informazioni ai consumatori, o all’efficacia <strong>del</strong> divieto all’utilizzo di questi prodotti<br />

nei ristoranti e in esercizi pubblici che servono alimenti.<br />

La Commissione stessa ammette che l’utilizzo di questo additivo potrebbe indurre in errore<br />

il consumatore riguardo allo stato <strong>del</strong> prodotto alimentare finale. La proposta di etichettatura<br />

avanzata per ovviare al problema potrebbe rivelarsi insufficiente, da sola, a risolverlo.<br />

Rimangono altresì i dubbi in merito alla validità <strong>del</strong> processo di ricostituzione degli alimenti<br />

– per esempio con l’unione a freddo senza l’aggiunta di sale o una successiva cottura – e la<br />

sicurezza dei prodotti alimentari finali. Riteniamo pertanto che questa risoluzione meriti<br />

il nostro sostegno.<br />

Françoise Grossetête (PPE), per iscritto. – (FR) Con forte rammarico prendo atto<br />

<strong>del</strong>l’approvazione di questa risoluzione che vieta l’uso <strong>del</strong>la trombina di origine bovina o<br />

suina. Il testo non si basa su alcun fondamento scientifico valido. Questo additivo alimentare<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

derivato dal plasma <strong>del</strong> sangue animale viene utilizzato nei prodotti preconfezionati per<br />

ottenere un prodotto unico da pezzi di carne separati e soddisfa tutti i criteri igienici e<br />

sanitari previsti dall’EFSA. Il suo uso è lecito in Francia e tale additivo viene utilizzato per<br />

esempio nel sanguinaccio. E’ importante che le nostre decisioni si basino su dati scientifici<br />

e non sull’influenza dei media. Non permettiamo alla discussione di scivolare sul piano<br />

emotivo. Gli obblighi di etichettatura sarebbero resi peraltro più severi per i prodotti<br />

contenenti questo additivo; le diciture “trombina” e “tagli di carne combinati” sarebbero<br />

state ben visibili. Non si è mai voluto trarre in inganno il consumatore, che sarebbe anzi<br />

adeguatamente informato.<br />

Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) La salute e la sicurezza alimentare dei cittadini<br />

sono in pericolo. La questione è stata affrontata dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> in relazione alla<br />

trombina, un additivo alimentare che serve a “combinare” i pezzi di carne in un prodotto<br />

finale che potrebbe facilmente indurre in errore i consumatori. L’industria agroalimentare<br />

si stava già fregando le mani in vista <strong>del</strong>la liberalizzazione d’uso di questo additivo e a<br />

ragion veduta, poiché potrebbe disfarsi degli scarti di carne e vendere pezzi di scarso valore<br />

a prezzo contenuto. Sebbene l’autorità alimentare per la sicurezza alimentare abbia decretato<br />

l’innocuità <strong>del</strong>la trombina, I miei dubbi su questo additivo non sono stati fugati. E’ ora di<br />

dimostrare alla Commissione che la sicurezza e la salute alimentari sono temi fondamentali<br />

per il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. Mi compiaccio che con questo voto abbiamo respinto l’impiego<br />

di questo enzima.<br />

Christa Klaß (PPE), per iscritto. – (DE) L’additivo alimentare trombina non deve trarre in<br />

inganno i consumatori. Con il regolamento n. 1333/2008 <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e <strong>del</strong><br />

Consiglio <strong>del</strong> 16 dicembre 2008 è stato diciplinato a livello <strong>europeo</strong> l’utilizzo degli additivi<br />

alimentari. Nuovi additivi possono essere autorizzati solo a condizione che sia dimostrata<br />

la loro innocuità. Per venire incontro alla richiesta di prodotti di bell’aspetto da parte dei<br />

consumatori, l’industria alimentare ha inventato additivi che vengono aggiunti<br />

esclusivamente per motivi estetici. Tra tali prodotti figura la trombina che viene derivata<br />

da parti animali commestibili e non arreca danni alla salute ma che ha come unico scopo<br />

quello di unire pezzi di carne diversi in un unico prodotto di carne.<br />

Anche se non sussiste un rischio per la salute, presentare questi pezzi di carne incollati<br />

come se si trattasse di un unico pezzo di prosciutto rappresenta effettivamente una froda<br />

a danno dei consumatori. Simili prodotti non possono essere vietati per motivi di salute<br />

ma devono recare diciture perfettamente chiare e puntuali che oltre al nome <strong>del</strong>l’additivo<br />

precisino i suoi effetti e descrivino chiaramente il prodotto addittivato. Un pezzo di carne<br />

tenuto insieme con la trombina non dovrà mai essere messo in commercio come prosciutto,<br />

bensì dovrà recare chiaramente la dicitura “Tagli di carne combinati, trattati con trombina”.<br />

Posso accettare che questa sostanza sia autorizzata solo a condizione che sia previsto un<br />

obbligo chiaro di indicazione <strong>del</strong>l’additivo.<br />

Mairead McGuinness (PPE), per iscritto. – (EN) Il <strong>Parlamento</strong> ha votato oggi contro<br />

l’autorizzazione all’uso <strong>del</strong>la trombina come additivo alimentare. Non conosciamo ancora<br />

le implicazioni di questa decisione dettata da una reazione emotiva alla carne ricostituita<br />

anziché da una valutazione scientifica <strong>del</strong>l’enzima in discussione. La Commissione ha<br />

precisato che l’EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha dichiarato tale<br />

sostanza priva di rischi per la salute.<br />

La proposta <strong>del</strong>la Commissione avrebbe autorizzato l’uso <strong>del</strong>la trombina solo nei prodotti<br />

di carne preconfezionati che avrebbero indicato questo enzima derivato dal sangue<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

nell’elenco degli ingredienti. La trombina è attualmente in uso e dopo la decisione odierna<br />

sarà invece bandita. E’ opportuno che il <strong>Parlamento</strong> decida cosa devono mangiare i cittadini<br />

o sarebbe forse meglio che fornisse loro informazioni su ciò che mangiano? Occorre fare<br />

i distinguo <strong>del</strong> caso.<br />

Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) La proposta di includere la trombina derivata da<br />

bovini e/o suini nell’elenco degli additivi alimentari autorizzati nell’UE non ci garantisce<br />

in alcun modo che tale sostanza offra un vantaggio ai consumatori mentre potrebbe trarli<br />

in inganno. Inoltre la procedura di combinazione di diversi pezzi di carne aumenta<br />

sostanzialmente la superfice esposta alle infezioni di batteri patogeni. Ciò ha determinato<br />

la mia scelta di voto.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) In considerazione <strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>le allergie e<br />

<strong>del</strong>le intolleranze alimentari, nonché <strong>del</strong>le nuove conoscenze che vengono acquisite mano<br />

a mano in questo campo è fondamentale che gli additivi siano regolamentati. Proprio alla<br />

luce degli scandali pregressi è fondamentale impedire che i consumatori siano tratti in<br />

errore. Sarebbe auspicabile approfondire la ricerca sull’innocuità e sulla tollerabilità di<br />

alcuni additivi come per esempio l’aspartame, ma ciò esula dal tema <strong>del</strong>la presente relazione,<br />

per la quale ho comunque espresso un voto favorevole.<br />

Rareş-Lucian Niculescu (PPE), per iscritto. – (RO) Ho votato contro la risoluzione perché<br />

la trombina è un additivo considerato innocuo in termini di sicurezza alimentare. La carne<br />

trattata con la trombina potrebbe essere venduta con un’etichetta recante la dicitura “tagli<br />

di carne combinati” e un elenco dettagliato degli ingredienti, come previsto dalla legge.<br />

Ciò consentirebbe ai cittadini di compiere scelte informate e nessuno sarebbe indotto in<br />

errore. L’impiego <strong>del</strong>la trombina consentirebbe a molti cittadini di acquistare prodotti<br />

alimentari a prezzi ben più abbordabili.<br />

Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Mi oppongo all’aggiunta <strong>del</strong>la trombina e alla<br />

combinazione di diversi tagli di carne, in genere poco pregiati. Il consumatore spesso non<br />

è informato e cade facilmente in errore, per di più questo processo alimentare non comporta<br />

alcun vantaggio accertato per i consumatori. Ho pertanto votato a favore di questa relazione<br />

volta a limitare simili pratiche.<br />

Justas Vincas Paleckis (S&D), per iscritto. – (LT) Ho votato a favore <strong>del</strong>la risoluzione<br />

perché condivido l’idea che gli additivi dovrebbero essere utilizzati con moderazione negli<br />

alimenti e solo nei casi in cui offrono un valore aggiunto ai consumatori. Non credo che<br />

il “collante per carne” trombina risponda a questo requisito. Se il suo utilizzo si diffondesse,<br />

diventerebbe difficile per i consumatori riuscire a distinguere tra i tagli di carne unici e i<br />

prodotti composti da più pezzi combinati. Come indicato nella relazione, tali prodotti di<br />

carne sono più esposti ai rischi d’infezione. La trombina aiuterebbe solo i produttori a<br />

immettere nel mercato pezzi di carne che sarebbero altrimenti inutilizzabili. In tutti gli<br />

altri comparti industriali, l’Unione europea lotta contro le sofisticazioni e le contraffazioni.<br />

Non credo che l’industria alimentare dovrebbe costituire un’eccezione.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, la protezione<br />

dei consumatori è una <strong>del</strong>le esigenze primarie <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, spesso il<br />

consumatore <strong>europeo</strong> è ignaro dei prodotti e degli additivi contenuti nei prodotti che si<br />

appresta ad acquistare.<br />

Chiaramente, l'importanza di un'etichettatura chiara e precisa è evidente, tuttavia è<br />

necessario che noi, in qualità di legislatori, mettiamo al bando alcuni prodotti nocivi.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Sebbene il progetto di direttiva <strong>del</strong>la Commissione non consenta l'utilizzo di trombina<br />

come additivo alimentare nelle pietanze a base di carne servite nei ristoranti o in altri<br />

pubblici esercizi che servono alimenti, ciononostante esiste il rischio evidente che in tali<br />

pietanze finisca <strong>del</strong>la carne contenente trombina, dati i prezzi più elevati che si possono<br />

applicare a pezzi di carne serviti come un unico taglio di carne.<br />

Le condizioni di etichettatura, contenute nel progetto di direttiva <strong>del</strong>la Commissione, non<br />

riuscirebbero a impedire che i consumatori ricevano un'impressione falsa e fuorviante<br />

riguardo all'esistenza di un prodotto costituito da un unico taglio di carne, e che pertanto<br />

esiste il rischio che i consumatori siano tratti in errore e messi nell'impossibilità di compiere<br />

una scelta consapevole riguardo al consumo di prodotti a base di carne contenente trombina.<br />

In ragione di ciò sono d'accordo con quanto espresso dalla risoluzione.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Sono oltremodo soddisfatto <strong>del</strong><br />

voto odierno che vieta l’uso <strong>del</strong>la trombina. Questa è una vittoria per i consumatori. Il<br />

problema <strong>del</strong>la trombina non riguarda tanto la sua pericolosità, seppure sussistano alcune<br />

incertezze anche su questo aspetto, quanto il suo aspetto ingannevole. Senza un’adeguata<br />

informazione non è possibile distinguere a occhio nudo tra un pezzo unico di carne e un<br />

prodotto tenuto insieme dalla trombina.<br />

E’ estremamente ingannevole. Usare la trombina significa mettere in vendita una sorta di<br />

carne prefabbricata e artificiale. Non vedo in questo alcun vantaggio per il consumatore.<br />

Eppure in alcuni Stati membri la trombina viene utilizzata all’insaputa dei consumatori.<br />

E’ ora di dire basta agli inganni o ai tentativi di mascheramento. Non è così facendo che gli<br />

industriali si riconquisteranno la fiducia dei consumatori.<br />

Daciana Octavia Sârbu (S&D), per iscritto. – (EN) Appoggio con convinzione questa<br />

risoluzione e gli sforzi per impedire l’approvazione <strong>del</strong>la trombina o “collante per carne”.<br />

I consumatori sarebbero tratti in inganno perché penserebbero di stare comprando un<br />

taglio unico di carne mentre in realtà acquistano diversi pezzi di carne combinati insieme<br />

in modo artificiale. L’industria ha argomentato che simili sostanze consentono di produrre<br />

carne a basso costo per chi non può permettersi prodotti superiori, ma la realtà è che<br />

l’industria può così vendere pezzi di carne più piccoli a più soldi anziché a meno.<br />

E permane anche la questione sanitaria: tanti piccoli pezzi di carne incollati tra loro hanno<br />

una superficie molto più ampia di un taglio di carne unico e ciò aumenta in maniera<br />

significativa la superficie a disposizione dei batteri patogeni.<br />

Trarre in inganno il consumatore è contrario al diritto comunitario e inoltre questo utilizzo<br />

<strong>del</strong>la trombina ha implicazioni potenzialmente gravi per la salute. Il mio voto è stato<br />

dunque favorevole.<br />

Marc Tarabella (S&D), per iscritto. – (FR) Mi compiaccio per l’approvazione “risicata”<br />

(370 voti dinanzi a un quorum minimo di 369) di questa risoluzione che tutela i<br />

consumatori dall’impiego <strong>del</strong>la trombina come “collante per carne”, ovvero come additivo<br />

alimentare in grado di unire insieme pezzi di carne separati in modo da ottenere un unico<br />

prodotto a base di carne. E’ palese che il suo utilizzo potrebbe indurre in errore il<br />

consumatore in merito alla qualità <strong>del</strong> prodotto che sta acquistando. Insieme ai miei colleghi<br />

europei mi sono sentito in dovere di reagire con fermezza contro la volontà <strong>del</strong>la<br />

Commissione di autorizzare l’utilizzo da parte <strong>del</strong>l’industria agroalimentare di un nuovo<br />

additivo che si pone come unico scopo quello di ingrassare gli utili <strong>del</strong>le aziende nel<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

disprezzo dei diritti dei consumatori, compreso quello di ricevere informazioni certe sugli<br />

alimenti che decidono di consumare.<br />

Relazione Perello Rodriguez (A7-0103/2010)<br />

Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) Nel 2008 la Commissione ha presentato<br />

un Piano di azione per la donazione e il trapianto di organi (2009-2015) al fine di rafforzare<br />

la cooperazione tra gli Stati membri nell’ambito <strong>del</strong>la donazione di organi mediante lo<br />

scambio di buone pratiche. Le iniziative proposte in tale piano integrano il quadro<br />

normativo <strong>europeo</strong> contenuto nella proposta di direttiva <strong>del</strong>la Commissione sulla donazione<br />

e sul trapianto di organi. Nonostante le differenze anche marcate tra gli Stati membri a<br />

livello di pratiche e risultati, lo scambio di informazioni e buone prassi contribuirà a<br />

migliorare la disponibilità di organi in quei paesi dove essa è alquanto esigua.<br />

Le altre misure previste nel piano sono volte a migliorare la qualità e la sicurezza dei trapianti<br />

di organi, a creare un registro per la valutazione dei risultati post-trapianto e a istituire un<br />

sistema per lo scambio di organi destinati a pazienti particolari quali i bambini o gli adulti<br />

con bisogni speciali. Insieme ai deputati <strong>del</strong> mio gruppo ho votato a favore di questo piano<br />

che agevolerà la cooperazione tra Stati membri e contrasterà il traffico illecito di organi.<br />

Regina Bastos (PPE), per iscritto. – (PT) Il trapianto di organi si rivela indispensabile nella<br />

cura di alcune malattie, offre la possibilità di salvare vite umane e di migliorare la qualità<br />

di vita dei pazienti, oltre a garantire il miglior rapporto costo/benefici rispetto ad altre<br />

terapie sostitutive. Permangono diverse criticità in relazione a questa terapia, per esempio<br />

il rischio di trasmissione di malattie, la disponibilità limitata di organi e il traffico illegale<br />

degli organi.<br />

Attualmente non esiste una banca dati europea contenente le informazioni sugli organi<br />

destinati alla donazione o al trapianto, oppure sui donatori viventi o deceduti. Non esiste<br />

neppure un sistema di certificazione pan<strong>europeo</strong> che attesti l’origine legale di organi e<br />

tessuti umani. Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione perché condivido i contenuti <strong>del</strong> Piano<br />

di azione per la donazione e il trapianto di organi (2009-2015) varato dalla Commissione<br />

nel dicembre 2008 che definisce un approccio cooperativo fra gli Stati membri sotto forma<br />

di una serie di azioni prioritarie, basate sull'individuazione e lo sviluppo di obiettivi comuni<br />

e la valutazione <strong>del</strong>la donazione e <strong>del</strong>le attività di trapianto mediante indicatori concordati<br />

che potrebbero contribuire a individuare i parametri di riferimento e le pratiche migliori.<br />

Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Ogni giorno in <strong>Europa</strong> muoiono 12<br />

persone per mancanza di un trapianto d’organo e altre 60 000 restano in attesa di un<br />

trapianto. Ciononostante non esiste ancora una rete per lo scambio di organi tra i 27 Stati<br />

membri. In attesa di una direttiva che sarà presto varata, ho votato con gli altri deputati<br />

una risoluzione che illustra gli orientamenti <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> su questo tema. Tre in<br />

particolare sono i punti sensibili: lo scambio trasfrontaliero degli organi disponibili,<br />

l’informazione dei cittadini e l’identificazione dei donatori potenziali. La risoluzione<br />

suggerisce per esempio che i cittadini dovrebbero avere la facoltà di iscriversi in rete come<br />

“donatori volontari”.<br />

Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) Un trapianto d’organo è l’ultima<br />

speranza di vita per migliaia di persone ogni giorno. In Romania ogni giorno muoiono 13<br />

pazienti in attesa di un trapianto a causa <strong>del</strong>la mancanza di donatori.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La Romania versa in una condizione drammatica con un solo donatore per ogni milione<br />

di abitanti. Ogni volta che il parlamento rumeno ha tentato di introdurre il concetto <strong>del</strong><br />

consenso presunto, l’opinione pubblica lo ha respinto. I provvedimenti proposti dalla<br />

Commissione e dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> possono solo portare un poco d’ordine e formulare<br />

raccomandazioni in un sistema cruciale per salvare il maggior numero di vite umane.<br />

L’apparato sanitario è tutt’altro che economico da mantenere. L’espianto degli organi e le<br />

operazioni di trapianto, con il conseguente trattamento post-trapianto, sono procedure<br />

costose ma ogni Stato membro deve compiere sforzi per incoraggiare queste pratiche<br />

mediche.<br />

Per esempio, la Spagna offre un buon mo<strong>del</strong>lo perché è riuscita a ottenere il più alto numero<br />

di donatori all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea. Non occorre reinventare la ruota quando<br />

abbiamo un mo<strong>del</strong>lo di successo già disponibile. In questa situazione la presente direttiva,<br />

la cooperazione tra gli Stati membri e lo scambio di organi adeguatamente regolamentato<br />

da norme di qualità e di sicurezza sono per noi fonte di incoraggiamento.<br />

Nikolaos Chountis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Le cifre parlano da sole. All’incirca<br />

60 000 pazienti sono in attesa di un trapianto in uno degli Stati membri <strong>del</strong>l’UE. Di questi,<br />

ogni giorno 12 perdono la vita. Nell’UE la disponibilità di organi varia sostanzialmente da<br />

da paese a paese: da 33,8 donatori deceduti in Spagna a 1 donatore deceduto in Romania<br />

per ogni milione di persone. Lo scarto tra la domanda e l’offerta di organi è sfruttato dalle<br />

organizzazioni criminali per fare quattrini. Il Piano di azione per la donazione e il trapianto<br />

degli organi presentato dalla Commissione è uno strumento valido che si propone di<br />

rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri al fine di aumentare la disponibilità di organi,<br />

migliorare l’efficacia e l’accessibilità dei sistemi di trapianto, migliorare la qualità e la<br />

sicurezza degli organi e promuovere lo scambio <strong>del</strong>le pratiche migliori.<br />

Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione Perello perché propone una serie di azioni prioritarie<br />

che massimizzano la percentuale di donazioni da parte dei donatori, introducono la figura<br />

<strong>del</strong> coordinatore dei trapianti in tutti gli ospedali in cui la donazione è contemplata,<br />

sensibilizzano il pubblico, migliorano le conoscenze e le competenze dei professionisti<br />

sanitari e dei gruppi di sostegno per i pazienti, propongono la creazione di registri per<br />

agevolare la valutazione dei risultati post-trapianto.<br />

Marielle De Sarnez (ALDE), per iscritto. – (FR) Le donazioni e i trapianti di organi<br />

aumentano di anno in anno in <strong>Europa</strong> e consentono di salvare migliaia di vite. Rimangono<br />

purtroppo molteplici ostacoli, giacché la loro quantità resta inferiore al fabbisogno. Ogni<br />

giorno nell’Unione europea una dozzina di pazienti muore per mancanza di donatori<br />

compatibili. La donazione di organi varia sensibilente da uno Stato membro all’altro,<br />

oscillando tra le 34,6 donazioni per milione di abitanti in Spagna e lo 0,5 in Romania.<br />

Inoltre lo scambio di organi è poco praticato tra gli Stati membri. Il voto <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> pone la prima pietra di una rete europea in grado di rispondere ai requisiti di<br />

rapidità, flessibilità e sicurezza dei trapianti, sul mo<strong>del</strong>lo d’Eurotransplant (Austria, Benelux,<br />

Croazia, Germania, Paesi Bassi e Slovenia) e di Scandiatransplant (Svezia, Danimarca,<br />

Finlandia, Norvegia e Islanda). Di pari passo, l’Unione europea promuoverà l’utilizzo <strong>del</strong>la<br />

carta <strong>del</strong> donatore che è teoricamente approvata dall’81 per cento dei cittadini europei ma<br />

detenuta da appena il 12 per cento di essi. Gli Stati membri devono farsi garanti <strong>del</strong>la<br />

gratuità, tracciabilità e riservatezza <strong>del</strong>le donazioni al fine di contrastare il traffico<br />

internazionale di organi.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) La discordanza nella percentuale dei donatori di<br />

organi nei vari paesi europei sembra suggerire che il sistema è più efficente presso alcuni<br />

Stati membri rispetto ad altri. I sistemi più efficaci andrebbero studiati e possibilmente<br />

replicati dai paesi più carenti. In questo ambito strettamente connesso alla salute e alla vita<br />

<strong>del</strong>le persone, oltre all’adozione <strong>del</strong>le pratiche migliori è ovviamente necessario ottimizzare<br />

le risorse e utilizzare su scala europea la disponibilità di organi.<br />

E’ assurdo che un paziente muoia in un paese per la mancanza di un organo che potrebbe<br />

essere disponibile altrove. Sono d’accordo che chiunque incoraggi e promuova il cosiddetto<br />

“turismo dei trapianti” debba essere punito, come deve essere sanzionato il ricorso alle reti<br />

illecite di traffico degli organi. Le pene devono essere particolarmente severe nei confronti<br />

<strong>del</strong> personale medico o <strong>del</strong>le compagnie di assicurazione. Sottolineo la necessità di un<br />

monitoraggio efficace sia sui riceventi che sui donatori altruisti e volontari, nei confronti<br />

dei quali abbiamo tutti un debito di gratitudine.<br />

José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Attualmente nell'UE sono 56 000 i<br />

pazienti in attesa di un donatore compatibile di organi e ogni giorno 12 persone muoiono<br />

in attesa di un trapianto d'organo solido. I trapianti d’organo rappresentano l’unica<br />

possibilità terapeutica per pazienti con insufficienze epatiche, cardiache e polmonari in<br />

fase terminale. Tuttavia esiste una discrepanza considerevole tra il numero di pazienti in<br />

attesa di un trapianto e il numero dei trapianti effettuati. Questo divario è il risultato di una<br />

carenza di organi disponibili per il trapianto rispetto al fabbisogno. L’inclusione di un<br />

numero maggiore di pazienti nelle liste d’attesa e contestualmente l’aumento solo minimo<br />

nel numero di coloro che ricevono un trapianto si traduce in tempi di attesa sempre più<br />

lunghi. Ma il tempo è tiranno e può incidere negativamente sia sul tasso di sopravvivenza<br />

dei pazienti che sul tasso di riuscita degli impianti. La Commissione ha proposto un Piano<br />

di azione <strong>europeo</strong> per la donazione e il trapianto di organi nel periodo 2009-2015 che<br />

definisce un approccio cooperativo fra gli Stati membri sotto forma di una serie di azioni<br />

prioritarie, basate sull'individuazione e lo sviluppo di obiettivi comuni e la definizione di<br />

indicatori e parametri di riferimento consensuali, quantitativi e indicativi, su una<br />

rendicontazione periodica e sulla diffusione <strong>del</strong>le pratiche migliori.<br />

João Ferreira (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il trapianto di organi può assicurare ancora<br />

diversi anni di vita piena e sana a chi avrebbe altrimenti necessitato di cure intensive o<br />

sarebbe deceduto. Nell’Unione europea i trapianti sono in aumento e contribuiscono a<br />

salvare o prolungare molte vite.<br />

Ciò non toglie che rimangono lunghi i tempi di attesa per ottenere un trapianto. Attualmente<br />

nell'Unione europea sono 56 000 i pazienti in attesa di un donatore compatibile di organi<br />

e ogni giorno 12 persone muoiono in attesa di un trapianto d'organo solido. Il numero di<br />

donatori di organi deceduti non è sufficiente e il numero di donatori viventi è pure inferiore<br />

al fabbisogno.<br />

Esistono peraltro differenze sostanziali nel tasso di organi provenienti da donatori deceduti<br />

dei singoli Stati membri e attualmente non vi è né una banca dati comune che copra l'intera<br />

Unione europea, contenente informazioni sugli organi destinati alla donazione e al trapianto<br />

o sui donatori viventi o deceduti, né un sistema di certificazione che fornisca la prova che<br />

organi e tessuti umani sono stati ottenuti legalmente. In questo contesto, la relazione in<br />

discussione suggerisce alcuni passi che consideriamo importanti per rafforzare la<br />

cooperazione tra gli Stati europei in questo ambito a vantaggio di tutti.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Nick Griffin (NI), per iscritto. – (EN) La perenne scarsità di organi per i trapianti interferisce<br />

con gli eccezionali sforzi compiuti dal personale medico per aiutare i pazienti. E’<br />

demoralizzante che i donatori siano così pochi e che ciò alimenti vili attività criminali.<br />

Tentare di risolvere questi problemi con la creazione di una banca dati europea è però<br />

sbagliato. E’ ingenuo riporre le nostre speranze in una banca dati di scala comunitaria, con<br />

le inevitabili differenze linguistiche e nei sistemi informatici, quando nel Regno Unito il<br />

tentativo di creare una simile banca dati per il servizio sanitario nazionale è fallito<br />

nonostante l’investimento di diversi miliardi di sterline.<br />

I servizi sanitari europei non hanno denaro neppure per le necessità primarie e sono vittime<br />

di tagli selvaggi mentre i normali cittadini pagano per il crollo <strong>del</strong>l’economia globale. Alla<br />

luce <strong>del</strong>la situazione attuale si può fare molto di più per incoraggiare le donazioni tramite<br />

investimenti in programmi educativi su scala nazionale, piuttosto che stornare fondi per<br />

finanziare interferenze burocratiche ben intenzionate. Inoltre la disponibilità di un organo<br />

ha tempi limitatissimi. Una rete su scala europea tornerebbe utile solo a pochi pazienti.<br />

Una simile proposta è l’ennesima operazione cosmetica a giustificazione di un programma<br />

che non ha nulla a che fare con il benessere dei pazienti e molto a che fare con il dogma<br />

federalista.<br />

Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Ogni anno in <strong>Europa</strong> muoiono diverse<br />

migliaia di persone che non hanno potuto sottoporsi a un trapianto in tempo utile. Urge<br />

mettere in atto dei dispositivi europei che facilitino gli scambi intracomunitari di organi<br />

umani destinati al trapianto grazie al rafforzamento <strong>del</strong>le norme di qualità e sicurezza in<br />

questo ambito. In ragione di quanto sopra ho votato a favore di questa direttiva che mira<br />

a proteggere i donatori viventi e i riceventi garantendo principi etici fondamentali quali<br />

l’anonimato, il volontariato e la natura inalienabile <strong>del</strong> corpo umano che non deve diventare<br />

merce di scambio. L’idea di istituire una rete tra le autorità competenti degli Stati membri<br />

mi pare altrettanto positiva, come pure quella <strong>del</strong>l’iscrizione on-line nei registri nazionali<br />

o europei. Certo, occorrerà prendere tutte le precauzioni <strong>del</strong> caso per vigilare sul buon<br />

funzionamento di queste iniziative.<br />

Véronique Mathieu (PPE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione relativa<br />

al Piano d’azione 2009-2015 per la donazione e il trapianto di organi. I progressi tecnici<br />

compiuti nel trapianto di organi è una fonte di speranza incommensurabile per chi ha nel<br />

trapianto l’unica terapia possibile. La criticità principale rimane oggi la penuria di donatori<br />

d’organi, comprovata dale lunghe liste di pazienti in attesa di un trapianto. La soluzione<br />

va ricercata anche nelle misure di individuazione dei donatori potenziali ed è senz’altro<br />

possibile migliorare significativamente la percentuale di donazioni di organi in <strong>Europa</strong>.<br />

Come ha sottolineato il relatore, la presenza di un responsabile <strong>del</strong>le donazioni negli<br />

ospedali rappresenta probabilmente un elemento chiave per un’organizzazione ottimale<br />

in questo ambito.<br />

Il rafforzamento <strong>del</strong>la cooperazione tra gli Stati membri renderà possibile un migliore<br />

scambio d’informazioni e di buone pratiche al fine d’incrementare il tasso di donazione.<br />

Per esempio, dare la possibilità ai cittadini di iscriversi a un registro dei donatori all’atto<br />

<strong>del</strong>la richiesta <strong>del</strong> passaporto o <strong>del</strong>la patente è un’iniziativa che merita di essere presa in<br />

considerazione dagli Stati membri e che personalmente giudico positiva, come la<br />

maggioranza dei mei colleghi.<br />

Nuno Melo (PPE), per iscritto. – (PT) Abbiamo approvato questa nuova direttiva per<br />

diversi motivi, ma in particolare perché crediamo che sarà fondamentale per salvare molte<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

vite nell’UE. Nell’UE muoiono ogni giorno dodici pazienti e 60 000 sono in attesa di un<br />

donatore compatibile per un trapianto d’organo. I trapianti sono in costante aumento da<br />

un paio di decenni e rimangono l’unica terapia possibile per i casi di insufficienze in fase<br />

terminale di organi quali il fegato, i polmoni e il cuore. Il tasso di mortalità per i pazienti<br />

in attesa di un trapianto di cuore, fegato o polmoni si aggira tra il 15 e il 30 per cento, ma<br />

questa nuova direttiva consentirà di ridurre i tempi di attesa per chi necessita di un trapianto<br />

d’organo. Ciò ha motivato la mia scelta di voto.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, garantire la<br />

qualità e la sicurezza per i pazienti a livello UE, garantire la protezione dei donatori e<br />

facilitare la cooperazione tra Stati membri, sono questi i tre obiettivi fondamentali quando<br />

si parla di donazione e trapianto di organi.<br />

Un approccio <strong>europeo</strong> alla questione è importante, data anche la mobilità dei nostri pazienti<br />

all'interno <strong>del</strong>l'Unione europea. In generale, nell'Unione europea esiste un ampio consenso<br />

sociale sulla donazione di organi a scopo di trapianto, tuttavia, a causa <strong>del</strong> diverso bagaglio<br />

culturale, <strong>del</strong>le diverse tradizioni e dei diversi sistemi organizzativi, tra gli Stati membri<br />

esistono differenze nell'approccio a tale questione.<br />

Abbiamo, infatti, paesi con un elevato tasso di donazioni, mentre altri in cui la cultura <strong>del</strong>la<br />

donazione deve ancora svilupparsi. La condivisione <strong>del</strong>le migliori prassi, dei mo<strong>del</strong>li e <strong>del</strong>le<br />

esperienze all'interno <strong>del</strong>l'Unione europea potrebbe risultare molto utile ai fini <strong>del</strong>l'aumento<br />

<strong>del</strong> tasso di donatori di organi.<br />

Occorre incoraggiare la cooperazione al fine di identificare gli elementi di successo dei<br />

diversi sistemi di trapianto e di promuoverli a livello <strong>europeo</strong>, nell'ottica di migliorare le<br />

garanzie di elevata qualità e sicurezza nell'ambito <strong>del</strong>la donazione e <strong>del</strong> trapianto di organi.<br />

Per questi motivi esprimo il mio voto favorevole.<br />

Maria do Céu Patrão Neves (PPE), per iscritto. – (PT) La presente relazione propone una<br />

serie di azioni volte a rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri in materia di trapianti<br />

per contribuire all’aumento <strong>del</strong> numero di trapianti, alla riduzione dei tempi di attesa e<br />

dunque anche <strong>del</strong> numero di pazienti che muoiono in attesa di un organo. Il piano d’azione<br />

prevede inoltre alcune norme di qualità e sicurezza per gli Stati membri che oltre a facilitare<br />

la cooperazione tra paesi rafforzano anche la tutela dei pazienti. La creazione di registri<br />

nazionali e comunitari per tenere traccia di diversi aspetti attinenti ai trapianti (evitare le<br />

discriminazioni, monitorare i risultati, ecc.) è pure un’iniziativa lodevole. Si avrà un quadro<br />

più chiaro <strong>del</strong>la situazione odierna in <strong>Europa</strong> e si ridurranno i traffici illeciti di organi. La<br />

relazione sostiene il piano d’azione e ribadisce la necessità e l’urgenza di queste iniziative,<br />

prende fermamente posizione contro qualsiasi forma di commercio degli organi praticata<br />

in varie parti <strong>del</strong> mondo. Credo che la relazione contribuisca con alcune integrazioni<br />

importanti alla proposta <strong>del</strong>la Commissione su una causa umana importante nell’ambito<br />

<strong>del</strong>l’assistenza sanitaria garantita ai cittadini europei.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (ES) Desidero complimentarmi con<br />

l’onorevole Perello Rodriguez <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong>l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei<br />

Democratici al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> per questa relazione. Il piano di azione farà si che le<br />

60 000 persone attualmente in attesa di un organo vedranno allungarsi notevolmente le<br />

loro aspettative di vita. E’ importante sottolineare la posizione di punta assunta dal sistema<br />

sanitario spagnolo in questo ambito e riconosciuta sia dai relatori che dai diversi gruppi.<br />

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IT<br />

Olga Sehnalová (S&D), per iscritto. – (CS) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione sebbene<br />

ritengo sia fondamentale concentrarsi innanzi tutto sulle iniziative volte a incrementare il<br />

numero di donatori negli Stati membri, tenuto conto <strong>del</strong>le diverse pratiche dei sistemi<br />

sanitari nazionali. Occorre valutare questo tema con rigore dal punto di vista <strong>del</strong> principio<br />

di sussidiarietà.<br />

Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) Onorevoli deputati, le statistiche parlano<br />

da sole. Secondo la relazione vi sono attualmente 56 000 pazienti nell’Unione europea in<br />

attesa di un donatore d’organi compatibile. Ogni giorno dodici persone muoiono in attesa<br />

di un trapianto d’organo. Putroppo queste morti sono dovute alla grave penuria di donatori<br />

d’organi e a un coordinamento transfrontaliero inadeguato. Questo tema sensibile ha<br />

diversi risvolti giuridici e culturali. La situazione risulta ulteriormente complicata dalle<br />

diverse politiche nazionali degli Stati membri e da un significativo divario nelle percentuali<br />

di donatori. Sarebbe possibile ovviare in parte a questa penuria tramite una banca dati UE<br />

e un sistema di certificazione che fornirebbero informazioni sulla disponibilità di organi<br />

legalmente ottenuti e di qualità controllata.<br />

E’ importante anche mobilitare e informare la società. Molti cittadini UE non sono contro<br />

la donazione per principio ma hanno paura di iscriversi nel registro. La donazione dovrebbe<br />

essere facilmente accessibile e la promozione molte volte si rivela efficace. Sarei favorevole<br />

per esempio a formulari che consentono ai cittadini di iscriversi direttamente nel registro<br />

dei donatori d’organi nel momento in cui fanno domanda per la patente di guida. La penuria<br />

di organi per i trapianti è un forte incentivo al traffico di organi e di esseri umani. L’UE<br />

dovrebbe migliorare il coordinamento per la donazione e i trapianti perché, come possiamo<br />

vedere, le regioni europee più povere stanno diventando un terreno fertile per il commercio<br />

illegale di organi.<br />

Relazione Atondo (A7-0144/2010)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Sophie Auconie (PPE), per iscritto. – (FR) Accolgo con favore il fatto che il trattato di<br />

Lisbona preveda l’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione europea dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo (CEDU). Tale adesione diventerà effettiva soltanto se si raggiungerà l’unanimità<br />

tra i membri <strong>del</strong> Consiglio e si otterrà l’approvazione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. Dal canto<br />

mio, desidero esprimere il più totale sostegno all’adesione, che andrà a integrare il sistema<br />

<strong>europeo</strong> di tutela dei diritti fondamentali.<br />

Jean-Luc Bennahmias (ALDE), per iscritto. – (FR) Il trattato di Lisbona prevede l’adesione<br />

obbligatoria <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali. Non si tratta di un’adesione puramente simbolica:<br />

permetterà, infatti, di migliorare la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini europei e,<br />

inoltre, farà sì che le decisioni prese e le azioni attuate nell’ambito <strong>del</strong>la politica estera e di<br />

sicurezza comune siano subordinate alla Convenzione europea, anche se esulano dalla<br />

competenza giurisdizionale <strong>del</strong>la Corte di giustizia europea.<br />

Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Il trattato di Lisbona crea la base giuridica<br />

per l’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla CEDU, lo strumento più importante per la<br />

salvaguardia dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali in <strong>Europa</strong>, vale a dire il cuore<br />

<strong>del</strong>l’Unione stessa. L’adesione <strong>del</strong>l’UE alla Convenzione permetterà di consolidare<br />

ulteriormente il sistema per la tutela dei diritti fondamentali all’interno <strong>del</strong>l’Unione. Desidero<br />

esprimere il mio sostegno a questa proposta, che rappresenta un’opportunità storica e<br />

consente di tutelare sulla stessa base i diritti umani e le libertà fondamentali per i cittadini<br />

europei e gli Stati membri. La Corte europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo di Strasburgo riceverà la<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

competenza giurisdizionale di verificare che le leggi <strong>del</strong>le istituzioni, degli organismi e<br />

<strong>del</strong>le agenzie comunitari, comprese le sentenze <strong>del</strong>la Corte di giustizia europea, ottemperino<br />

alle disposizioni <strong>del</strong>la Convenzione europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo E’ di fondamentale<br />

importanza che i cittadini dispongano di un nuovo strumento per difendere i propri diritti:<br />

una volta esauriti tutti i mezzi giuridici nazionali, potranno adire la Corte europea dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo in merito a presunte violazioni dei diritti umani fondamentali da parte<br />

<strong>del</strong>l’Unione, incoraggiando in questo modo l’armonizzazione <strong>del</strong> sistema giuridico in<br />

materia di diritti umani. L’applicazione uniforme e completa <strong>del</strong>la Carta dei diritti<br />

fondamentali a livello comunitario è ugualmente essenziale per garantire la credibilità<br />

<strong>del</strong>l’Unione. Poiché l’adesione alla Convenzione avrà notevoli ripercussioni giuridiche sulla<br />

creazione di un sistema per la tutela dei diritti umani armonioso, invito la Commissione<br />

e gli Stati membri a considerare la possibilità di elaborare orientamenti che espongano<br />

chiaramente le conseguenze <strong>del</strong>l’adesione, gli effetti per i diritti umani e la procedura<br />

prevista per la presentazione di un esposto.<br />

Carlos Coelho (PPE), per iscritto. – (PT) I diritti umani e le libertà fondamentali<br />

rappresentano l’insieme di valori e principi che ci contraddistinguono in quanto esseri<br />

umani e sono alla base <strong>del</strong>la nostra coesistenza: sono universali, indivisibili e interdipendenti.<br />

L’entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona costituisce una svolta importante in materia di<br />

diritti umani, non solo perché rende vincolante la Carta dei diritti fondamentali, ma anche<br />

perché, conferendo all’Unione europea personalità giuridica, le permette di aderire alla<br />

Convenzione per la salvaguardia dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali (CEDU).<br />

Tale adesione assume la massima importanza, sia politica sia giuridica, per la creazione di<br />

un vero e proprio ambito dei diritti umani. Per quanto riguarda le azioni compiute<br />

dall’Unione, cui gli Stati membri hanno trasferito importanti poteri, l’adesione permetterà<br />

di garantire ai cittadini un livello di tutela pari a quello di cui attualmente godono nei<br />

confronti degli Stati membri.<br />

Le istituzioni europee sono obbligate a ottemperare alla Convenzione, non da ultimo<br />

nell’iter di elaborazione e di approvazione dei progetti di legge. D’altro canto,<br />

l’armonizzazione legislativa e giurisprudenziale tra l’UE e la CEDU in materia di diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo deve contribuire alla creazione di un sistema integrato, in cui le Corti europee<br />

competenti per i diritti umani (vale a dire la Corte di giustizia europea e la Corte europea<br />

dei diritti <strong>del</strong>l’uomo) funzioneranno in sincronia, in un rapporto che non si fonda sulle<br />

gerarchie, ma sulla specializzazione.<br />

Proinsias De Rossa (S&D), per iscritto. – (EN) Desidero esprimere il mio sostegno a<br />

questa relazione sull’adesione <strong>del</strong>l’Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia<br />

dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali (CEDU), prevista dal trattato di Lisbona.<br />

Le istituzioni comunitarie rientreranno ora nel sistema di tutela dei diritti fondamentali.<br />

L’adesione comunitaria alla CEDU darà maggior vigore agli appelli <strong>del</strong>l’Unione nei confronti<br />

dei paesi terzi affinché rispettino i suoi standard in materia di diritti umani, e tutelerà i<br />

cittadini europei dagli interventi comunitari come dalle azioni degli Stati membri.<br />

Nonostante l’Unione non entri a far parte <strong>del</strong> Consiglio d’<strong>Europa</strong> (CdE), l’adesione alla<br />

Convenzione dovrebbe conferirle il diritto di presentare candidati per l’incarico di giudice<br />

e dovrebbe garantire che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sia rappresentato in seno all’Assemblea<br />

parlamentare <strong>del</strong> Consiglio d’<strong>Europa</strong> in occasione <strong>del</strong>l’elezione dei giudici <strong>del</strong>la Corte<br />

europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo. Inoltre, per continuare lungo il cammino intrapreso, alla<br />

Commissione dovrebbe essere affidato il mandato di negoziare l’adesione ai protocolli<br />

integrativi <strong>del</strong>la CEDU che riguardano i diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il prossimo passo da compiere, a rigor di logica e anche in accordo con la suddetta Carta,<br />

è l’adesione <strong>del</strong>le istituzioni comunitarie alla Carta sociale europea.<br />

Philippe de Villiers (EFD), per iscritto. – (FR) La salvaguardia dei diritti umani<br />

fondamentali deve rimanere di competenza nazionale perché le interpretazioni variano<br />

da un paese all’altro e da una cultura all’altra, con particolare riguardo ai concetti di<br />

discriminazione, laicismo e alla definizione stessa <strong>del</strong>la vita umana (dal concepimento alla<br />

sua fine naturale).<br />

La Corte di giustizia europea, le cui sentenze stanno assumendo sempre più una<br />

connotazione politica, cercherà di indebolire un po’ di più i sistemi costituzionali nazionali<br />

e le fondamenta <strong>del</strong>la civiltà europea. L’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione<br />

per la salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali, oltre a rappresentare un<br />

inutile spreco di risorse, genererà confusione e produrrà conflitti giuridici irrisolvibili con<br />

la Corte di Strasburgo.<br />

Per una questione di razionalità, mi oppongo dunque a questo nuovo effetto <strong>del</strong>la<br />

personalità giuridica <strong>del</strong>l’UE, sancita dal trattato di Lisbona.<br />

Edite Estrela (S&D), per iscritto. – (PT) Mi sono espressa a favore di questa relazione<br />

perché ritengo che l’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione per la salvaguardia<br />

dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali (CEDU) rappresenti un messaggio di notevole<br />

impatto: questa adesione rafforzerà altresì la credibilità <strong>del</strong>l'Unione presso i paesi terzi a<br />

cui essa chiede regolarmente il rispetto <strong>del</strong>la CEDU.<br />

Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) L’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione<br />

europea per la salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali è il risultato di un<br />

processo iniziato a Maastricht, quando fu conferita personalità giuridica alla Comunità<br />

europea, e che vede il proprio culmine nel trattato di Lisbona. L’adozione <strong>del</strong>la Carta dei<br />

diritti fondamentali, inizialmente con un ambito limitato e successivamente estesa attraverso<br />

l’integrazione nel trattato, ha rappresentato una tappa fondamentale di questo processo.<br />

Adesso l’Unione europea è molto più partecipe di un settore dei diritti umani che abbraccia<br />

tutto il continente, e desidero esprimere il mio apprezzamento per questo progresso. Mi<br />

auguro che si possa trovare una soluzione alle diverse questioni giuridiche, tecniche e<br />

istituzionali che attualmente si pongono, e che queste possano essere basate sul principio<br />

di sussidiarietà, sulla cooperazione volontaria tra gli Stati membri, sul rispetto <strong>del</strong>le sovranità<br />

nazionali e dei sistemi giuridici di ciascuno, nonché sullo stato di diritto.<br />

José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) Accolgo con favore l’adozione di questa<br />

relazione, che rafforza l’impegno <strong>del</strong>l’UE a favore <strong>del</strong>la Convenzione per la salvaguardia<br />

dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali (CEDU): si tratta di un passo avanti tanto nel<br />

processo di integrazione europea quanto verso l’unità politica. Inoltre, poiché l’integrazione<br />

<strong>del</strong>la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario consolida e rafforza il sistema<br />

comunitario per la tutela dei diritti umani fondamentali, l’adesione <strong>del</strong>l’UE alla CEDU<br />

invierà un chiaro segnale di coerenza tra l’Unione, i paesi membri <strong>del</strong> Consiglio d’<strong>Europa</strong><br />

e il regime pan<strong>europeo</strong> in materia di diritti umani. Questa adesione rafforzerà altresì la<br />

credibilità <strong>del</strong>l'Unione presso i paesi terzi a cui, nel quadro dei suoi rapporti bilaterali, essa<br />

chiede regolarmente il rispetto <strong>del</strong>la CEDU. Inoltre, per quanto riguarda le attività<br />

<strong>del</strong>l’Unione, l’adesione assicurerà ai cittadini una protezione simile a quella di cui già godono<br />

nelle proprie relazioni con tutti gli Stati membri.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Sylvie Guillaume (S&D), per iscritto. – (FR) Mi sono espressa a favore di questa relazione<br />

per dare il via libera ai negoziati per l’adesione <strong>del</strong>l’UE, in quanto persona giuridica a tutti<br />

gli effetti, alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti <strong>del</strong>l’uomo. L’adesione fornirà ai<br />

cittadini un nuovo strumento di ricorso, consentendo loro di deferire le cause alla Corte<br />

europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo qualora la violazione dei diritti fondamentali avvenga ad<br />

opera di un’istituzione comunitaria o di uno Stato membro a seguito di una loro azione o<br />

mancata azione. E’ necessario continuare a insistere sull’adesione <strong>del</strong>l’UE ai protocolli<br />

aggiuntivi <strong>del</strong>la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà<br />

fondamentali e alla Carta sociale europea riveduta, affinché l’Unione compia passi in avanti<br />

anche su questi fronti.<br />

Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) A seguito <strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong><br />

trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali <strong>del</strong>l’Unione europea impone all’UE di<br />

aderire alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà<br />

fondamentali. Desidero esprimere il mio sostegno a questa misura, che permetterà di<br />

accrescere la credibilità <strong>del</strong>l’Unione agli occhi dei cittadini, assicurando il rispetto dei diritti.<br />

L’adesione alla Convenzione tutelerà i cittadini da azioni <strong>del</strong>l’Unione e <strong>del</strong>le sue istituzioni,<br />

garantendo lo stesso livello di tutela di cui essi godono attualmente per le azioni degli Stati<br />

membri. Al contempo sarà possibile rafforzare la cooperazione tra la Corte di giustizia<br />

europea, la Corte europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e i tribunali nazionali.<br />

Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Le sentenze <strong>del</strong>la Corte dei diritti<br />

umani riguardanti la separazione tra Stato e Chiesa sono in linea con la tradizione laica<br />

<strong>del</strong>la Repubblica francese, come dimostrano le sentenze che vietano a un’insegnante di<br />

indossare il velo in classe nonché di esporre il crocifisso nelle scuole. Tuttavia, la Corte di<br />

giustizia prevede la limitazione <strong>del</strong>le libertà civili soltanto se i valori sanciti dai testi fondanti<br />

<strong>del</strong>l’Unione lo richiedono. Purtroppo tali testi non citano in nessun punto l’obbligo di<br />

separare Stato e Chiesa né tanto meno la laicità <strong>del</strong>le istituzioni. L’Unione non è dunque<br />

in grado di garantire la libertà di coscienza dei propri cittadini.<br />

Wojciech Michał Olejniczak (S&D), per iscritto. – (PL) Il rispetto dei diritti umani è stato<br />

sin dall’inizio uno dei pilastri <strong>del</strong>l’Unione europea: è un valore che continua a rivestire un<br />

ruolo fondamentale negli interessi <strong>del</strong>l’Unione e la giurisprudenza europea ne fornisce<br />

prova, insieme alle disposizioni costituzionali di ogni Stato membro. L’adesione <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali<br />

(CEDU) rappresenta un passo notevole verso il rafforzamento <strong>del</strong>la tutela dei diritti<br />

fondamentali. Questa decisione integra l’Unione europea all’interno <strong>del</strong> sistema<br />

internazionale per la tutela dei diritti, accrescendone così la credibilità agli occhi dei paesi<br />

terzi e dei cittadini. Pur non alterando l’assetto istituzionale <strong>del</strong>l’Unione, la Convenzione<br />

aggiunge però una nuova corte, la Corte europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo, che monitorerà il<br />

rispetto, da parte <strong>del</strong>l’Unione, degli obblighi derivanti dalle disposizioni <strong>del</strong>la CEDU. Poiché<br />

la relazione sugli aspetti istituzionali <strong>del</strong>l’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione<br />

europea per la salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali contiene<br />

disposizioni che sono coerenti con le precedenti considerazioni, ho deciso di esprimermi<br />

a favore <strong>del</strong>la sua adozione.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'importanza<br />

<strong>del</strong>l'adesione <strong>del</strong>l'Unione europea alla CEDU è legata sia alla sua valenza simbolica e politica,<br />

sia al fatto che si renderà più stringente per l'UE, e per le sue istituzioni, l’obbligo di garantire<br />

i diritti fondamentali degli individui. L'entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona fornisce la<br />

base giuridica per avviare i negoziati relativi all'adesione <strong>del</strong>l'UE alla CEDU.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Sostengo l’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo.<br />

Questione preliminare indispensabile, però, è il rispetto di alcune garanzie che l’accordo<br />

relativo all’adesione <strong>del</strong>l’Unione alla CEDU deve contenere. In particolare, preservare le<br />

caratteristiche specifiche <strong>del</strong>l’Unione e <strong>del</strong> diritto <strong>del</strong>l’Unione, l’adesione non deve incidere<br />

sulle competenze <strong>del</strong>l’Unione né sull’obbligo degli SM a non sottoporre le controversie<br />

che ricadono nella sfera di applicazione <strong>del</strong> diritto UE a sistemi esterni di soluzione <strong>del</strong>le<br />

controversie. Occorre, poi, in ultima analisi, salvaguardare le prerogative <strong>del</strong>la Corte di<br />

giustizia qualora la Corte di Strasburgo sia chiamata a pronunciarsi sulla compatibilità di<br />

un atto UE con i diritti fondamentali prima che la Corte di giustizia abbia avuto modo di<br />

farlo.<br />

Aldo Patriciello (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il<br />

relatore per l'ottimo lavoro svolto sull'adesione <strong>del</strong>l'Unione europea alla Convenzione per<br />

i diritti <strong>del</strong>l'uomo, che rappresenta un beneficio per i cittadini europei perché grazie ad<br />

essa ci sarà un nuovo tribunale, esterno all'Unione europea, per assicurare che i diritti dei<br />

cittadini europei siano sempre rispettati dall'Unione europea e dagli Stati membri.<br />

In virtù <strong>del</strong> principio di democrazia, l'Unione europea e gli Stati membri devono avere<br />

sempre il diritto di potersi difendere, per questo credo sia fondamentale che ogni nazione<br />

che aderisce alla convenzione debba avere un giudice che spieghi il contesto di ogni ricorso,<br />

così come ritengo importante che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> abbia un organo informale con<br />

lo scopo di coordinare lo scambio di informazioni fra il <strong>Parlamento</strong> e l'assemblea<br />

parlamentare <strong>del</strong> Consiglio, ed importante che il <strong>Parlamento</strong> sia inoltre consultato e<br />

coinvolto nel processo di negoziazione.<br />

Evelyn Regner (S&D), per iscritto. – (DE) Ho votato a favore <strong>del</strong>la risoluzione perché<br />

ritengo che l’adesione <strong>del</strong>l’Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le libertà fondamentali (CEDU) rappresenti un passo cruciale al fine di<br />

garantire certezza <strong>del</strong> diritto e coerenza. Negli ultimi decenni, la Corte europea dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo ha emesso numerose sentenze che danno corpo alla difesa dei diritti fondamentali<br />

dei cittadini europei. L’adesione alla Convenzione <strong>del</strong>l’Unione europea potrà contribuire<br />

ad accrescerne la credibilità agli occhi dei paesi terzi.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (ES) Desidero esprimere il mio<br />

compiacimento per l’adozione <strong>del</strong>la relazione presentata dall’onorevole collega Jáuregui<br />

concernente l’adesione <strong>del</strong>l’UE alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e<br />

<strong>del</strong>le libertà fondamentali. Temo che alcuni onorevoli colleghi eurofobici si ostineranno<br />

a negare la necessità di tale misura, che, a mio parere, comporti invece una maggiore tutela<br />

dei diritti umani all’interno <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Nuno Teixeira (PPE), per iscritto. – (PT) L’adesione <strong>del</strong>l’UE alla Convenzione per la<br />

salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali era già propugnata nel trattato<br />

sull’Unione europea e l’entrata in vigore <strong>del</strong> trattato di Lisbona ha reso tale misura<br />

obbligatoria. L’adesione consoliderà la salvaguardia dei diritti umani in <strong>Europa</strong> e sottoporrà<br />

il sistema giuridico comunitario a un controllo giuridico esterno, assicurando<br />

l’armonizzazione <strong>del</strong>la giurisprudenza <strong>del</strong>la Corte di giustizia <strong>del</strong>l’Unione europea e <strong>del</strong>la<br />

Corte europea dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e tutelando i cittadini dalle azioni <strong>del</strong>le istituzioni<br />

europee a condizioni simili a quelle vigenti per gli Stati membri.<br />

E’ opportuno sottolineare che l’adesione non comporta l’entrata <strong>del</strong>l’UE nel Consiglio<br />

d’<strong>Europa</strong> né tanto meno mette in discussione l’autonomia <strong>del</strong> diritto comunitario, poiché<br />

la Corte di giustizia <strong>del</strong>l’Unione europea rimane l’unica autorità con facoltà di esprimersi<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

su questioni relative alla validità e all’interpretazione <strong>del</strong>le leggi comunitarie. Vorrei inoltre<br />

porre l’accento sulla possibilità di proporre candidature comunitarie e nominare un giudice<br />

che rappresenti l’Unione, nonché sulla necessità, cui si fa riferimento, di tenere debitamente<br />

informato il <strong>Parlamento</strong> sui negoziati di adesione e di creare un meccanismo per lo scambio<br />

di informazioni tra le assemblee parlamentari di entrambe le istituzioni.<br />

Rafał Trzaskowski (PPE), per iscritto. – (PL) Vorrei esprimere il mio sostegno a favore<br />

<strong>del</strong>la relazione, in particolar modo perché amplia il sistema per la tutela dei diritti umani<br />

all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea e le conferisce maggiore credibilità agli occhi dei cittadini.<br />

Il valore aggiunto apportato dall’adesione alla Convenzione sarà tangibile nei casi in cui<br />

non è possibile fare ricorso a livello nazionale o <strong>europeo</strong>, in quelli in cui al firmatario di<br />

una petizione viene negato il permesso di agire in giudizio o ancora nelle situazioni in cui<br />

non è possibile convenire in giudizio un’istituzione europea. Esorto quindi a continuare<br />

in questa lotta per rafforzare il sistema per la tutela dei diritti umani all’interno nell’Unione<br />

europea.<br />

Viktor Uspaskich (ALDE), per iscritto. – (LT) Onorevoli colleghi, come ben noto a tutti,<br />

il rispetto dei diritti umani è un valore fondamentale <strong>del</strong>l’Unione ed è sancito dal trattato<br />

sul funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea. E’ indubbio che, se si adotteranno le giuste misure,<br />

l’adesione <strong>del</strong>l’UE alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e <strong>del</strong>le<br />

liberta fondamentali (CEDU) possa rappresentare un’opportunità storica per migliorare la<br />

situazione dei diritti umani nell’Unione e in tutta <strong>Europa</strong>. Questa potrebbe essere la nostra<br />

chance per garantire il rispetto dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà fondamentali dei cittadini<br />

europei. L’adesione <strong>del</strong>l’UE alla CEDU rappresenta infatti un’eccellente opportunità affinché<br />

l’<strong>Europa</strong> si ponga come alfiere <strong>del</strong>la moralità e funga da mo<strong>del</strong>lo esemplare. L’adesione<br />

non solo accrescerebbe la credibilità <strong>del</strong>l’Unione nelle relazioni con paesi non membri, ma<br />

migliorerebbe l’opinione dei cittadini in merito alle strutture comunitarie. Tuttavia, sarà<br />

possibile raggiungere questi obiettivi solo se concentreremo tutti i nostri sforzi<br />

sull’eliminazione di ogni incongruità dai programmi politici e dai sistemi giuridici.<br />

Come hanno purtroppo dimostrato gli eventi degli ultimi anni, le accuse presentano spesso<br />

sfumature meramente politiche. I tribunali sia nel mio paese che nel resto d’<strong>Europa</strong> sono<br />

ancora molto spesso esposti alle manipolazioni politiche. A meno che questa situazione<br />

non cambi, eventi fondamentali quali l’adesione <strong>del</strong>l’Unione alla CEDU risulteranno soltanto<br />

uno spreco di tempo. Desidero quindi esprimere il mio più totale sostegno all’adesione<br />

alla CEDU, soprattutto perché comporterà un’effettiva tutela dei diritti umani e <strong>del</strong>le libertà<br />

fondamentali all’interno <strong>del</strong>l’UE stessa.<br />

Geoffrey Van Orden (ECR), per iscritto. – (EN) Mi esprimo a favore <strong>del</strong>la CEDU pur<br />

riconoscendo che l’interpretazione giuridica di alcune disposizioni <strong>del</strong>la Convenzione ha<br />

ostacolato l’estradizione di alcuni sospettati di terrorismo: la situazione deve essere<br />

modificata.<br />

A prescindere da qualunque manifestazione di rispetto per la posizione degli Stati membri<br />

in merito alla CEDU, l’adesione <strong>del</strong>l’Unione europea alla Convenzione complicherà e<br />

probabilmente annullerà la libertà degli Stati membri di interpretare individualmente o<br />

derogare a taluni aspetti <strong>del</strong>la CEDU.<br />

Da un punto di vista strettamente politico, mi oppongo fermamente alla diffusa tendenza<br />

a considerare l’adesione <strong>del</strong>l’UE alla CEDU “un progresso nel processo di integrazione<br />

europea e un passo avanti verso l’Unione politica”. Questa aspirazione perversa trova<br />

riscontro anche nell’affermazione secondo cui l’adesione <strong>del</strong>l’UE rappresenta “l’adesione<br />

93


94<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di una parte ‘non Stato’ a uno strumento giuridico creato per gli Stati”. Ho votato quindi<br />

a sfavore <strong>del</strong>la risoluzione per le motivazioni fin qui esposte.<br />

Risoluzione: Conferenza di revisione sullo Statuto di Roma <strong>del</strong>la Corte penale<br />

internazionale a Kampala, Uganda (B7-0265/2010)<br />

Sebastian Valentin Bodu (PPE), per iscritto. – (RO) L’organizzazione <strong>del</strong>la conferenza<br />

<strong>del</strong>la Corte penale internazionale in Uganda lancia un segnale importante: l’accettazione<br />

di questa istituzione internazionale in tutto il continente africano, in particolare perché le<br />

prime inchieste <strong>del</strong>la Corte, dopo la sua istituzione nel 2002, sono state avviate proprio<br />

qui. L’importanza di una Corte internazionale che si occupa di casi gravi, concernenti la<br />

violazione dei diritti umani, genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, è<br />

sicuramente innegabile. E’ dunque di cruciale importanza che sempre più Stati riconoscano<br />

l’autorità <strong>del</strong>la Corte penale internazionale e che i firmatari <strong>del</strong>lo Statuto di Roma ratifichino<br />

l’accordo nel più breve tempo possibile. L’idea di istituire una Corte internazionale per<br />

esaminare i casi di crimini contro l’umanità emerse già nel 1919, nel corso <strong>del</strong>la Conferenza<br />

di pace di Parigi. Sono stati necessari 83 anni per raggiungere un accordo internazionale<br />

e istituire la Corte penale internazionale e, allo stadio attuale, gli Stati che hanno ratificato<br />

lo Statuto di Roma <strong>del</strong>la Corte sono tenuti anche a disciplinare la sua facoltà di condurre<br />

indagini su crimini di aggressione. Gli Stati firmatari devono inoltre armonizzare la<br />

legislazione nazionale con le disposizioni previste dallo Statuto di Roma, conformemente<br />

agli impegni presi.<br />

Diogo Feio (PPE), per iscritto. – (PT) L’Unione europea ha sempre sostenuto fermamente<br />

la Corte penale internazionale e tutti gli Stati membri partecipano alla sua adesione a questo<br />

importante tribunale. Auspico che gli Stati parte possano essere all’altezza <strong>del</strong>le loro<br />

responsabilità e che la conferenza di Kampala rafforzi la capacità <strong>del</strong>la Corte penale<br />

internazionale di affrontare le sfide <strong>del</strong> nostro tempo, le garantisca l’adeguata cooperazione<br />

dei sistemi giuridici nazionali e le offra mezzi sufficienti a esercitare efficacemente la propria<br />

autorità: lo richiede proprio l’enorme gravità dei crimini su cui la corte più si concentra.<br />

José Manuel Fernandes (PPE), per iscritto. – (PT) L’Unione europea è una ferma sostenitrice<br />

<strong>del</strong>la Corte penale internazionale, che promuove l’universalità e vigila sull’integrità <strong>del</strong>lo<br />

Statuto di Roma al fine di salvaguardare e consolidare l’indipendenza, la legittimità e<br />

l’efficacia <strong>del</strong>la giustizia internazionale. L’Unione, infatti, promuove sistematicamente<br />

l’inclusione di una clausola relativa alla Corte penale internazionale nei negoziati su mandati<br />

e accordi con paesi terzi e, inoltre, ha già stanziato più di 40 milioni di euro in dieci anni<br />

nell’ambito <strong>del</strong>lo strumento <strong>europeo</strong> per la democrazia e i diritti umani, con l’obiettivo di<br />

sostenere la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale. La Conferenza<br />

di revisione sullo Statuto di Roma <strong>del</strong>la Corte penale internazionale a Kampala, Uganda,<br />

rappresenta un’opportunità unica affinché gli Stati firmatari, le parti non governative, la<br />

società civile e gli altri attori interessati ribadiscano in maniera decisa il proprio impegno<br />

a favore <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la responsabilità. Gli Stati che hanno aderito alla Corte penale<br />

internazionale sono 111 e vi sono <strong>del</strong>le regioni, quali il Medio oriente, l’Africa settentrionale<br />

e l’Asia, che non sono rappresentate a dovere. Auspico vi possa essere un’adeguata<br />

partecipazione degli Stati membri a questa conferenza, con una rappresentanza ad alto<br />

livello e la conferma pubblica degli impegni assunti nei confronti <strong>del</strong>la Corte penale<br />

internazionale.<br />

Jean-Luc Mélenchon (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Noto con soddisfazione che la<br />

risoluzione proposta dal <strong>Parlamento</strong> sulla revisione <strong>del</strong>lo Statuto di Roma prevede che il<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

crimine di aggressione sia ufficialmente incluso tra i crimini di guerra e che non sia<br />

necessario alcun filtro giurisdizionale per determinare se tale crimine sia stato commesso<br />

o meno. Com’è possibile, tuttavia, attuare queste nuove norme se proprio i principali Stati<br />

che hanno commesso crimini di aggressione sin dall’entrata in vigore <strong>del</strong>lo Statuto di Roma<br />

(vale a dire gli Stati Uniti e Israele) non sono tenuti a ratificarle?<br />

Com’è possibile assicurarne l’efficacia se non si esortano questi Stati a porre fine alle<br />

pressioni esercitate sugli altri membri <strong>del</strong>la Corte penale internazionale per garantire<br />

l’immunità dei propri cittadini? Sono spiacente che un <strong>Parlamento</strong> che si professa<br />

all’avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici non abbia proposto di inserire i crimini<br />

ambientali tra i crimini contro l’umanità, come è stato proposto in occasione <strong>del</strong> vertice<br />

di Cochabamba. I più gravi crimini contro l’umanità devono essere puniti e la Corte penale<br />

internazionale rappresenta uno strumento utile: è sufficiente fornirle le risorse adeguate.<br />

Poiché tutto ciò non si sta verificando, mi astengo dalla votazione.<br />

Alfredo Pallone (PPE), per iscritto . − Signor Presidente, onorevoli colleghi, non posso<br />

che esprimere il mio accordo rispetto alla proposta di risoluzione sulla Conferenza di<br />

revisione sullo Statuto di Roma <strong>del</strong>la Corte penale internazionale a Kampala, Uganda.<br />

L'<strong>Europa</strong> stessa nasce dalla necessità di porre un termine alle espressioni di odio razziale<br />

che hanno raggiunto il culmine nelle atrocità <strong>del</strong>la seconda guerra mondiale. L'Unione<br />

europea è stata sempre coerente nel voler rafforzare la cooperazione tra gli Stati al fine di<br />

accertare e perseguire i crimini contro l'umanità.<br />

È giusto che a distanza di 8 anni dall'entrata in vigore <strong>del</strong>lo Statuto di Roma gli Stati<br />

riaffermino con enfasi il loro impegno a favore <strong>del</strong> consolidamento <strong>del</strong>la pace, <strong>del</strong>la stabilità<br />

e <strong>del</strong>lo Stato di diritto. Gli Stati dovrebbero in particolare impegnarsi in politiche volte alla<br />

collaborazione con la Corte penale internazionale e alla tutela <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong>le violenze.<br />

Risulta infatti che in molti casi le vittime abbiano grosse difficoltà ad accedere alle<br />

informazioni sulla corte e non riescano a veder tutelati i propri diritti.<br />

Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore <strong>del</strong>la risoluzione<br />

con grande entusiasmo e sono particolarmente lieto che l’emendamento orale presentato<br />

dal mio onorevole collega sia stato accolto, vale a dire l’inclusione <strong>del</strong>la “popolazione<br />

autoctona” nella lista dei gruppi che richiedono particolare attenzione.<br />

Sabine Wils (GUE/NGL), per iscritto. – (EN) Accolgo favorevolmente la proposta di<br />

risoluzione sulla Conferenza di revisione sullo Statuto di Roma <strong>del</strong>la Corte penale<br />

internazionale a Kampala, Uganda, perché contiene alcuni punti cruciali e richieste molto<br />

importanti riguardanti la ratifica e l’attuazione <strong>del</strong>la Corte penale internazionale, ed è per<br />

questo che ho espresso il mio voto a favore.<br />

Desidero, tuttavia, esprimere le mie preoccupazioni in merito a talune espressioni contenute<br />

nella risoluzione, che parlano in termini positivi <strong>del</strong> “programma di Stoccolma”, <strong>del</strong>l’<br />

“EIDHR” e <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>l’Unione europea in quanto “attore globale”: in questo ambito,<br />

infatti, il programma di Stoccolma e l’EIDHR hanno forse prodotto effetti positivi, ma in<br />

molti altri ambiti non sono usati in maniera trasparente e democratica. L’Unione europea<br />

ha effettivamente da sempre rivestito un ruolo di “attore globale”, ma ritengo che non abbia<br />

fatto dato un contributo positivo alla promozione di un ordine mondiale più solidale ed<br />

equo.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

8. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale<br />

(La seduta, sospesa alle 13.25, riprende alle 15.00)<br />

PRESIDENZA DELL’ON. BUZEK<br />

Presidente<br />

9. Approvazione <strong>del</strong> processo verbale <strong>del</strong>la seduta precedente: vedasi processo<br />

verbale<br />

10. Attuazione <strong>del</strong>le sinergie dei fondi destinati alla ricerca e all'innovazione<br />

nell’ambito <strong>del</strong> regolamento (CE) n. 1080/2006 relativo al Fondo <strong>europeo</strong> di sviluppo<br />

regionale e <strong>del</strong> Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo - Realizzare un<br />

mercato unico per i consumatori e i cittadini - Sostenibilità a lungo termine <strong>del</strong>le<br />

finanze pubbliche per un’economia in ripresa - Contributo <strong>del</strong>la politica di coesione<br />

alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona e di <strong>Europa</strong> 2020 (discussione)<br />

Presidente. – L’ordine <strong>del</strong> giorno reca, in discussione congiunta:<br />

– la relazione, presentata dall’onorevole van Nistelrooij, a nome <strong>del</strong>la commissione per lo<br />

sviluppo regionale, sull'attuazione <strong>del</strong>le sinergie dei fondi destinati alla ricerca e<br />

all'innovazione nell'ambito <strong>del</strong> regolamento (CE) n. 1080/2006 relativo al Fondo <strong>europeo</strong><br />

di sviluppo regionale e <strong>del</strong> Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca e<br />

sviluppo nelle città, nelle regioni, negli Stati membri e nell'Unione [2009/2243(INI)]<br />

(A7-0138/2010),<br />

– la relazione, presentata dall’onorevole Grech, a nome <strong>del</strong>la commissione per il mercato<br />

interno e la protezione dei consumatori, sulla creazione di un mercato unico per i<br />

consumatori e i cittadini [2010/2011(INI)] (A7-0132/2010),<br />

– la relazione, presentata dall’onorevole Hoang Ngoc, a nome <strong>del</strong>la commissione per i<br />

problemi economici e monetari, sulla sostenibilità a lungo termine <strong>del</strong>le finanze pubbliche<br />

nel contesto <strong>del</strong> rilancio economico [COM(2009/0545 - 2010/2038 (INI))]<br />

(A7-0147/2010), e<br />

– la relazione presentata dall’onorevole Cortés Lastra, a nome <strong>del</strong>la commissione per lo<br />

sviluppo regionale, sul contributo <strong>del</strong>la politica di coesione al raggiungimento degli obiettivi<br />

di Lisbona e di <strong>Europa</strong> 2020 [2009/2235(INI)] (A7-0129/2010).<br />

Lambert van Nistelrooij, relatore. – (NL) Si tratta, effettivamente, di un pacchetto assai<br />

coerente. Facendo seguito alla discussione di questa mattina sul pacchetto di sostegno e<br />

su una governance finanziaria ed economica più rigorosa ed efficace, ci troviamo ora a<br />

discutere di alcuni fascicoli fondamentali, molto importanti in vista <strong>del</strong>l’impegno richiesto<br />

dalla strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> desidera orientare in modo chiaro le proposte <strong>del</strong>la Commissione e,<br />

soprattutto, <strong>del</strong> Consiglio; è inammissibile che, a giugno, il Consiglio adotti decisioni senza<br />

prima aver raggiunto un accordo chiaro con noi su una serie di questioni fondamentali.<br />

Ci riferiamo all’orientamento e all’attuazione nel prossimo futuro. Prendiamo, ad esempio,<br />

i progetti faro che, a breve, richiederanno anche il nostro sostegno congiunto: per questo<br />

è fondamentale dedicarvi il giusto tempo fin da ora.<br />

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IT<br />

Ebbene, sia la relazione Cortés Lastra sia la mia – entrambe a nome <strong>del</strong>la commissione per<br />

lo sviluppo regionale – affrontano il tema <strong>del</strong>la sinergia in ambito politico con l’obiettivo<br />

di migliorare l’efficacia, o meglio, i risultati a livello <strong>europeo</strong>. Il nostro punto di forza è che<br />

possiamo migliorare; anzi, in realtà dobbiamo migliorare. Le nostre attività risultano<br />

piuttosto frammentarie in svariati ambiti, ad esempio gli sviluppi a livello globale, la<br />

concorrenza e il genere di questioni che intendiamo affrontare. Per riassumere: dobbiamo<br />

puntare a interventi più intelligenti, più verdi, più sostenibili e più inclusivi.<br />

Le relazioni presentate dalla commissione per i problemi economici e monetari affrontano<br />

anche la questione <strong>del</strong>la governance le possibili strategie per garantire risorse finanziarie<br />

sufficienti, da destinare, fra le altre cose, anche all’istruzione. In breve, auspico che oggi<br />

pomeriggio si gettino <strong>del</strong>le basi chiare per questa risoluzione. Non so se le votazioni si<br />

terranno già domani, né se si raggiungerà un consenso sulla governance. In ogni caso,<br />

prevedo che il <strong>Parlamento</strong> sarà in grado di pronunciarsi definitivamente sulla strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020 nel mese di giugno.<br />

Tornando alla mia relazione, preciso che si tratta di una relazione sull’attuazione. Abbiamo<br />

analizzato accuratamente la situazione dei settori <strong>del</strong>la ricerca e <strong>del</strong>lo sviluppo, <strong>del</strong>le<br />

politiche regionali e <strong>del</strong>le piccole e medie imprese. A questo proposito, desidero ringraziare<br />

i miei colleghi, ivi compresi i membri <strong>del</strong>la commissione per l'industria, la ricerca e l'energia<br />

– con cui condividiamo la competenza per quest’ambito, in ottemperanza all’articolo 50<br />

– per aver contribuito al raggiungimento di questo buon risultato.<br />

Che conclusioni abbiamo tratto?<br />

1. L’<strong>Europa</strong> vanta una ricerca di eccellenza. L’aspetto carente, tuttavia, è rappresentato dalla<br />

sua applicazione. La conoscenza è libera: si sposta da un angolo all’altro <strong>del</strong> pianeta e va<br />

condivisa. Se da un lato sappiamo investire molto bene nella ricerca, dall’altro non siamo<br />

ancora in grado di impiegarla al meglio, di introdurre l’innovazione nel mercato né, di<br />

conseguenza, di mantenere una produzione di elevata qualità in questa parte <strong>del</strong> mondo.<br />

2. Dalla mia relazione si evince che, attualmente, un quarto dei Fondi regionali è destinato<br />

alle infrastrutture di ricerca e all’innovazione. Si tratta di un cambiamento radicale, di una<br />

ridefinizione <strong>del</strong>le priorità che ha funzionato in questo periodo grazie alle iniziative <strong>del</strong>la<br />

Commissione. La destinazione degli stanziamenti rientra fra gli strumenti che si sono<br />

dimostrati efficaci e che hanno indubbiamente influenzato la strategia <strong>del</strong>le regioni, <strong>del</strong>le<br />

città e <strong>del</strong>le cittadine, e determina altresì una migliore struttura <strong>del</strong>l’economia basata sulla<br />

conoscenza, verso la quale ci stiamo dirigendo, e una maggiore specializzazione.<br />

3. Nella relazione, di concerto con i miei colleghi, ho avanzato una serie di proposte di<br />

miglioramento che investono l’intera catena ricerca-innovazione-produzione con l’obiettivo<br />

migliorarne l’efficienza. Occorre altresì riconoscere l’importanza <strong>del</strong>la dimensione<br />

territoriale sancita dal trattato di Lisbona. Dobbiamo concentrarci su vari settori per<br />

raggiungere un effetto di vasta portata, e dobbiamo avere il coraggio di specializzare la<br />

produzione in determinate regioni – per inciso, la specializzazione è un concetto acquisito<br />

da tempo all’interno <strong>del</strong>l’Unione – purché sussistano canali efficaci per la trasmissione<br />

<strong>del</strong>la conoscenza (la banda larga o le infrastrutture tradizionali). Se l’Unione decide di<br />

investire risorse, dovrebbe esserci anche una cooperazione fra...<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Liem Hoang Ngoc, relatore. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione<br />

d’iniziativa che voteremo questa settimana riveste una notevole importanza simbolica, in<br />

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IT<br />

un momento in cui i mercati non sono in grado di valutare i rischi connessi alla situazione<br />

economica <strong>del</strong>l’aera <strong>del</strong>l’euro.<br />

Dopo aver preteso rigide politiche di adeguamento <strong>del</strong> bilancio, ora si mette in dubbio la<br />

capacità degli Stati membri di dare un nuovo impulso alla crescita e, di conseguenza, di<br />

ottenere il gettito fiscale necessario per pagare gli interessi sul debito. Sfortunatamente,<br />

non è possibile effettuare una valutazione <strong>del</strong> rischio nella situazione di profonda incertezza<br />

in cui attualmente versa l’economia globale. Una valutazione di questo tipo è ancora più<br />

importante all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea, dove il tasso di utilizzo <strong>del</strong>la capacità di<br />

produzione è ai minimi storici.<br />

Invece di investire, le società stanno spegnendo i macchinari perché, nonostante i primi<br />

segnali di ripresa registrati alla fine <strong>del</strong> 2009, la domanda è debole. La tendenza di crescita<br />

potrebbe addirittura invertirsi se la ripresa venisse bloccata da misure restrittive. L’obiettivo<br />

principe <strong>del</strong>la nostra relazione è stato proprio quello di individuare il momento migliore<br />

per lanciare nuove politiche per uscire dalla crisi. Abbiamo proposto di mantenere le misure<br />

di sostegno fintantoché il tasso di utilizzo <strong>del</strong>la capacità di produzione non si sarà attestato<br />

nuovamente su valori normali. Abbiamo suggerito, di conseguenza, di consacrare il<br />

principio <strong>del</strong>le politiche di bilancio anticicliche, adottate con successo durante la prima<br />

fase <strong>del</strong>la crisi nel 2008 e nel 2009 e che condividono lo spirito di riforma <strong>del</strong> Patto di<br />

stabilità e crescita <strong>del</strong> 2005.<br />

Queste politiche prevedono l’impiego di stabilizzatori automatici, ovvero l'allocazione<br />

<strong>del</strong>le eccedenze <strong>del</strong> bilancio primario al disindebitamento, all’inizio <strong>del</strong> ciclo, e la possibilità<br />

per gli Stati membri di prendere in prestito le risorse necessarie per la definizione di pacchetti<br />

di stimolo, alla fine <strong>del</strong> ciclo. Attualmente siamo alla fine <strong>del</strong> ciclo. I tassi di interesse sono<br />

decisamente sotto pressione e minacciano la sostenibilità <strong>del</strong> debito. Stando così le cose,<br />

risulta ragionevole la decisione <strong>del</strong>la Banca centrale europea di comprare parte <strong>del</strong> debito<br />

degli Stati membri per consentire loro di diversificare le proprie fonti di finanziamento.<br />

Ciononostante – oltre al fatto che manca una definizione <strong>del</strong> concetto di sostenibilità nella<br />

letteratura economica – mi chiedo: i premi di rischio pretesi dai mercati sono legittimi?<br />

No, non lo sono, poiché nel mercato dei derivati sui mutui, così come nel mercato <strong>del</strong><br />

debito pubblico, il rischio è impossibile da calcolare. Proprio per questo, nella nostra<br />

relazione abbiamo suggerito di prestare particolare attenzione all’indicatore di deficit<br />

strutturale piuttosto che…<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Proprio per questo, nella nostra relazione abbiamo suggerito di prestare particolare<br />

attenzione all’indicatore di deficit strutturale piuttosto che al disavanzo <strong>del</strong>le partite correnti,<br />

le cui proporzioni sono imputabili al deterioramento <strong>del</strong> disavanzo effettivo di bilancio.<br />

Si tratta di una conseguenza diretta <strong>del</strong>la crisi che ha indebolito la crescita e ridotto il gettito<br />

fiscale. Su quest’ultimo è gravata, altresì, la riduzione <strong>del</strong>le imposte, manovra che non ha<br />

prodotto gli effetti sperati sull'offerta.<br />

La nostra relazione intende proporre tre raccomandazioni in combinazione con alcuni<br />

indicatori operativi. La prima è di mantenere le misure di sostegno fintantoché la ripresa<br />

non si sarà consolidata. La seconda è di monitorare i deficit strutturali – ancora vicini<br />

all’equilibrio nonostante il deterioramento dei disavanzi effettivi di bilancio – con l’obiettivo<br />

di dare ai mercati un segnale rassicurante circo lo stato <strong>del</strong>le finanze pubbliche. La terza<br />

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19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

raccomandazione consiste nel valutare l’efficienza <strong>del</strong>la spesa fiscale e, in particolare, di<br />

determinate riduzioni <strong>del</strong>le imposte legate alla diminuzione <strong>del</strong> gettito fiscale.<br />

Purtroppo, per i membri liberalconservatori <strong>del</strong>la commissione per i problemi economici<br />

e monetari il buon senso conta poco e gli effetti <strong>del</strong>la crisi contano poco; conta poco anche<br />

il fatto che le enormi proporzioni <strong>del</strong> debito siano imputabili ai piani di salvataggio adottati<br />

degli istituti di credito. Per loro conta soltanto la fiducia cieca nell’efficienza dei mercati<br />

finanziari; conta soltanto la conformità dogmatica a un Patto di stabilità ormai palesemente<br />

obsoleto. Non vedono alcuna necessità di creare gli strumenti necessari alla governance<br />

economica, aspetto invece fondamentale ai fini <strong>del</strong> rafforzamento <strong>del</strong>l’Unione. Si tratta,<br />

piuttosto, di far fare all’<strong>Europa</strong> una dieta da fame e di tentare caparbiamente di soddisfare<br />

i criteri sanciti dal Patto, senza alcuna garanzia di successo, rischiando di tarpare la ripresa<br />

e senza considerare le ripercussioni sulla coesione sociale. Questa è la posizione che hanno<br />

difeso in seno alla commissione per i problemi economici e monetari. Da quella votazione,<br />

la situazione economica <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> è peggiorata ulteriormente. La Banca centrale europea<br />

e la Commissione hanno infine messo a punto strumenti monetari e di bilancio che<br />

dovrebbero consentirci di migliorare la governance economica all’interno <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro.<br />

I mercati, tuttavia, sono crollati nuovamente, scombussolati come sono dai piani di austerità.<br />

Il Consiglio Ecofin ha dovuto riprendere tutto daccapo lunedì scorso. In questo contesto,<br />

gli emendamenti che presenteremo sono, dopotutto, molto moderati e ne aggiungeremo<br />

anche altri. Prevedono un’attuazione flessibile <strong>del</strong> Patto di stabilità, in modo tale da evitare<br />

un’austerità poco gradita. Sostengono la creazione di un’agenzia pubblica di rating <strong>del</strong><br />

credito per proteggere gli Stati membri dai diktat dei mercati. Si tratta di messaggi che il<br />

<strong>Parlamento</strong> deve lanciare. Onorevole Karas, ormai il momento per le reazioni impulsive<br />

è passato, e lo stesso vale per le manovre elettorali nazionali a breve termine. L’<strong>Europa</strong> ha<br />

bisogno di politiche basate sulla ferma volontà di rafforzare l’Unione. Se lei e il suo gruppo<br />

non siete all’altezza di questo compito, se non siete più in grado di farvi portatori<br />

<strong>del</strong>l’interesse collettivo, state pur certi che i cittadini sapranno trarre le proprie conclusioni:<br />

la posta in gioco è il futuro stesso <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro.<br />

Ricardo Cortés Lastra, relatore. – (ES) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi,<br />

vorrei innanzitutto ringraziare i relatori ombra, i loro assistenti e il segretariato <strong>del</strong>la<br />

commissione per lo sviluppo regionale per il loro contributo, nonché la direzione generale<br />

<strong>del</strong>la Politica regionale e la direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e le pari<br />

opportunità <strong>del</strong>la Commissione europea, il Comitato economico e sociale <strong>europeo</strong>, il<br />

Comitato <strong>del</strong>le regioni, i sindacati e le reti e le associazioni regionali europee per il loro<br />

apporto.<br />

Nella fase di elaborazione <strong>del</strong>la presente relazione, ho avuto modo di consultare svariate<br />

associazioni e istituzioni regionali, fra le quali si annoverano, in modo particolare, il<br />

Comitato <strong>del</strong>le regioni, la Conferenza <strong>del</strong>le regioni periferiche marittime, l’Assemblea <strong>del</strong>le<br />

regioni europee, la Rete europea per la ricerca e l’innovazione <strong>del</strong>le regioni, il Comitato<br />

economico e sociale <strong>europeo</strong>, la direzione generale <strong>del</strong>la Politica regionale e la direzione<br />

regionale per l’Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità <strong>del</strong>la Commissione<br />

europea. Desidero ringraziarvi tutti per la disponibilità dimostrata e per i vostri interessanti<br />

contributi.<br />

Avendone modificato il titolo – che attualmente include anche il riferimento alla strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020 – l’obiettivo principe <strong>del</strong>la relazione è quello di difendere la politica di coesione<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

in quanto politica forte e ben finanziata (una politica presente in tutte le regioni <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea) e il suo ruolo centrale nel quadro <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

La relazione è stata approvata praticamente all’unanimità dalla commissione per lo sviluppo<br />

regionale con 40 voti a favore, un’astensione e un voto contrario.<br />

La prima parte <strong>del</strong>la relazione analizza brevemente il contributo <strong>del</strong>la politica di coesione<br />

alla strategia di Lisbona e mette in luce lo scarso coinvolgimento <strong>del</strong>le autorità regionali e<br />

locali, degli attori sociali, economici e <strong>del</strong>la società civile nella strategia stessa, fatto che ne<br />

ha ostacolato l’adozione, la comunicazione e l’efficacia. La relazione evidenzia, altresì, la<br />

necessità di condurre una valutazione, non solo <strong>del</strong>le spese effettive, ma anche <strong>del</strong>l’impatto<br />

reale di queste ultime.<br />

La seconda parte si concentra sulle raccomandazioni relative alla futura strategia <strong>Europa</strong><br />

2020 e sottolinea l’importanza <strong>del</strong>le regioni, <strong>del</strong>la governance multilivello e <strong>del</strong> principio<br />

<strong>del</strong> partenariato, pilastri fondamentali <strong>del</strong>la politica di coesione che vanno integrati nella<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020, in quanto precondizione necessaria alla sua riuscita attuazione.<br />

E’ altresì fondamentale rafforzare la partecipazione degli attori sociali ed economici e <strong>del</strong>la<br />

società civile più in generale, per evitare che venga meno l’integrazione fra la suddetta<br />

strategia e i suoi attori chiave o che la strategia perda di valore agli occhi di questi ultimi.<br />

Questa parte evidenzia il ruolo centrale <strong>del</strong>l’istruzione, <strong>del</strong>la formazione, <strong>del</strong>la ricerca e<br />

<strong>del</strong>l’innovazione; l’importanza di favorire l’istituzione <strong>del</strong> cosiddetto triangolo <strong>del</strong>la<br />

conoscenza e la necessità di offrire sostegno alle piccole e medie imprese, che spesso<br />

svolgono un ruolo pionieristico nel campo <strong>del</strong>l'innovazione.<br />

Allo stesso tempo, tuttavia, non dovremmo trascurare le esigenze specifiche <strong>del</strong>le singole<br />

regioni e dei gruppi sociali più in difficoltà. Per questa ragione, dovrebbe essere concesso<br />

un certo grado di flessibilità.<br />

Nello specifico, al fine di incrementare l’effetto leva degli investimenti nella ricerca e nello<br />

sviluppo, nell’istruzione e nella formazione, riconosciamo la necessità di aumentare le<br />

sinergie tra i quadri di riferimento strategici e i programmi di riforma nazionali e di garantire<br />

un coordinamento e una coerenza maggiori tra le varie politiche europee, nazionali e<br />

regionali legate agli obiettivi <strong>del</strong>la strategia.<br />

La Banca europea per gli investimenti svolge, e deve continuare a svolgere, un ruolo di<br />

primo piano nel sostegno alle regioni e alle piccole e medie imprese, grazie agli strumenti<br />

di ingegneria finanziaria, di cooperazione e di sostegno di cui dispone. Tuttavia, per<br />

agevolare il suo compito e quello di tutti i suoi beneficiari, occorre puntare a un’ulteriore<br />

semplificazione.<br />

Per concludere, la relazione difende una politica di coesione forte e ben finanziata per il<br />

futuro, una politica che sia presente in tutte le regioni europee e che rivesta un ruolo chiave<br />

nel quadro <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Louis Grech, relatore. – (MT) Signor Presidente, in sostanza, la mia relazione affronta il<br />

tema <strong>del</strong>la protezione <strong>del</strong> mercato unico da una micro-prospettiva, con l’obiettivo di<br />

analizzare il mercato come progetto a sé stante e di esaminare il quadro per il 2012, la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 e la recente crisi finanziaria.<br />

Le strategie e le linee di intervento volte a rilanciare il mercato unico <strong>europeo</strong> dovrebbero<br />

basarsi su un accordo pragmatico, esaustivo e di ampia portata, che coinvolga tutti gli Stati<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

membri e che si basi prevalentemente sulle priorità che gli Stati membri intendono davvero<br />

fare proprie.<br />

L’<strong>Europa</strong> deve mettere a punto <strong>del</strong>le strategie per il 2020 che consentano al mercato stesso<br />

di essere il propulsore <strong>del</strong>la ripresa economica e che ottengano, al contempo, il consenso<br />

dei cittadini tutelandone gli interessi; dei consumatori tutelandone i diritti; e <strong>del</strong>le piccole<br />

e medie imprese offrendo loro gli incentivi mirati. La mia relazione propone una serie di<br />

iniziative legislative e non, volte al risanamento <strong>del</strong> mercato unico <strong>europeo</strong>. Tali iniziative<br />

culminano con l'elaborazione di un atto per il mercato unico, che combina l'azione<br />

immediata (2012) con la prospettiva di lungo termine <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Ho altresì avanzato specifiche proposte di natura non legislativa, relative alla stesura <strong>del</strong>la<br />

Carta dei cittadini, documento che sancisce i loro diritti e le loro facoltà. Sono incoraggianti<br />

le reazioni positive con cui il Commissario Barnier e il Commissario Dalli hanno accolto<br />

le mie proposte in merito alle venti principali fonti di frustrazione individuate dai cittadini<br />

europei, alla creazione di un meccanismo di rimedio collettivo e alla definizione di una<br />

strategia di comunicazione mirata, incentrata sui problemi che i cittadini incontrano<br />

quotidianamente.<br />

Occorre adottare una linea politica <strong>del</strong> tutto nuova, basata sulla tutela dei consumatori e<br />

sulla dimensione sociale, che funga da base per l’elaborazione <strong>del</strong>le normative e dei compiti<br />

spettanti all’Unione europea. Soltanto così possiamo raggiungere una vera economia<br />

sociale di mercato, come sancito dal trattato di Lisbona.<br />

Negli ultimi anni, purtroppo, il mercato unico non è riuscito a convincere i cittadini <strong>del</strong><br />

fatto che esso rappresenta i loro interessi e le loro aspirazioni. Un aspetto ancora più<br />

preoccupante è che i cittadini e i consumatori comunitari sono alle prese con un crescente<br />

senso di incertezza e di sfiducia nei confronti <strong>del</strong> mercato. Dobbiamo accettare il fatto che<br />

la definizione tradizionale di mercato unico, legata unicamente alla dimensione economica,<br />

va rinnovata. Dobbiamo definire una nuova linea di intervento comune che sia olistica e<br />

in grado di soddisfare appieno le esigenze dei cittadini, dei consumatori e <strong>del</strong>le piccole e<br />

medie imprese. Possiamo farlo solo offrendo loro un ruolo di primo piano nel rilancio <strong>del</strong><br />

mercato unico <strong>europeo</strong>. Ogni tentativo di racchiudere il mercato unico in una definizione<br />

dogmatica sortirà il solo effetto di sottovalutare le sfide, le incongruenze, gli interessi, le<br />

opinioni contrastanti e le perplessità cui dobbiamo far fronte.<br />

Il processo di integrazione <strong>del</strong> mercato unico non è irreversibile. La situazione attuale va<br />

presa di petto. Il mercato unico <strong>europeo</strong> rischia di diventare estremamente debole e, di<br />

conseguenza, inadeguato a causa degli atteggiamenti protezionistici generati dalla crisi.<br />

Il mercato unico non è fine a se stesso, bensì uno strumento che deve contribuire in modo<br />

significativo al miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita di tutti i cittadini europei affinché,<br />

come affermato dall’onorevole Gebhardt, “il mercato unico operi a vantaggio dei cittadini<br />

e non contro di loro”.<br />

Per garantire un mercato unico forte e redditizio, dobbiamo risolvere le tensioni fra<br />

integrazione <strong>del</strong> mercato e obiettivi sociali, individuate dall’ex-Commissario Monti nella<br />

sua relazione analitica e ricca di spunti. In ultima analisi, il sistema vincente è in grado di<br />

trovare il giusto equilibrio fra vitalità e concorrenza a livello economico, promuove<br />

l’innovazione e la creazione di posti di lavoro, protegge i consumatori e garantisce le tutele<br />

sociali e ambientali che chiedono i cittadini. Questi obiettivi vanno raggiunti attraverso<br />

uno spirito di solidarietà e di compromesso.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Signor Presidente, per concludere desidero ringraziare tutti i relatori ombra e i coordinatori<br />

per il loro contributo.<br />

Pervenche Berès, autore. – (FR) Signor Presidente, Commissario, qualche volta dubito<br />

<strong>del</strong>la nostra programmazione e <strong>del</strong>la nostra capacità di organizzare le discussioni. Sono<br />

lieta di partecipare a questa discussione così ricca di iniziative promosse dal <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>, ma ho la sensazione di trovarmi di fronte a una sorta di pastiche, che temo non<br />

sia in grado di offrire un quadro preciso <strong>del</strong>la posizione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> in merito<br />

alla strategia <strong>Europa</strong> 2020. Ma forse sono troppo esigente.<br />

D’altra parte, signor Presidente, auspico che condivida la mia preoccupazione dal momento<br />

che, lo scorso 10 maggio e a nome di quest’Aula, ha rivolto al Presidente Van Rompuy la<br />

seguente, fondamentale richiesta.<br />

Per quanto concerne l’adozione degli orientamenti per l’occupazione, quest’anno – in via<br />

<strong>del</strong> tutto eccezionale, oserei dire, nel quadro di un partenariato speciale fra la Commissione<br />

e il <strong>Parlamento</strong> nonché di uno spirito di buona collaborazione con il Consiglio, e tenendo<br />

in debita considerazione la riorganizzazione <strong>del</strong> calendario (normalmente gli orientamenti<br />

per l’occupazione vengono pubblicati alla fine <strong>del</strong>l’anno precedente, mentre quest’anno<br />

sono stati pubblicati in aprile e, per quanto ci vincolino a un lungo ciclo per gli anni a<br />

venire, dobbiamo <strong>del</strong>iberare in materia prima <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong> di primavera) – lei ha<br />

premurosamente sostenuto, a nome di tutti noi, la richiesta che abbiamo rivolto al Presidente<br />

Van Rompuy, ovvero far sì che il Consiglio <strong>europeo</strong> riconosca al <strong>Parlamento</strong> il diritto di<br />

esercitare le proprie funzioni in nome <strong>del</strong> trattato di Lisbona.<br />

E’ chiaro che né la Commissione né il Consiglio hanno la benché minima intenzione di<br />

considerare tale richiesta e intendono, di conseguenza, violare in tutta consapevolezza il<br />

trattato. Credo che le autorità di quest’Aula debbano assumersi le proprie responsabilità e<br />

imparare la lezione.<br />

Per quanto concerne la sfida rappresentata dai suddetti orientamenti per l’occupazione,<br />

che saranno un elemento chiave nell’attuazione <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, dobbiamo<br />

richiamare l’attenzione <strong>del</strong>le autorità sull’importanza che esse rivestono, in un momento<br />

in cui il 17 per cento degli europei vive al di sotto <strong>del</strong>la soglia di povertà – desidero<br />

sottolineare che questi dati risalgono al 2007, ovvero a ben prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la crisi –<br />

e 23 milioni di nostri concittadini finiranno per perdere il posto di lavoro.<br />

Sono due le questioni che attualmente preoccupano profondamente la commissione per<br />

l’occupazione e gli affari sociali. La prima concerne l’obiettivo di riduzione <strong>del</strong>la povertà<br />

che, se non vado errata, è nato da un’iniziativa <strong>del</strong> Commissario Andor. Tale obiettivo è<br />

stato incluso nella strategia <strong>Europa</strong> 2020, decisione che accogliamo con favore. Non<br />

capiamo, tuttavia, come questo possa essere motivo di discussioni, esitazioni e dubbi sulle<br />

competenze <strong>del</strong>l’Unione in seno al Consiglio, dal momento che il trattato stabilisce che si<br />

tratta di un settore in cui anche l’Unione europea ha talune responsabilità.<br />

Ebbene, la seconda questione concerne la relazione e la coerenza fra le varie politiche, dal<br />

momento che la Commissione afferma espressamente di aver apportato <strong>del</strong>le modifiche<br />

sostanziali alla strategia <strong>Europa</strong> 2020, riducendo il numero di obiettivi da raggiungere.<br />

Ritengo che un cambiamento sostanziale vada ben oltre la mera riduzione <strong>del</strong> numero di<br />

obiettivi. Ad ogni modo, quello di cui siamo fermamente convinti è che la strategia <strong>Europa</strong><br />

2020 deve tenere in considerazione la realtà <strong>del</strong>l’Unione europea. La realtà è che chi soffre<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di più per gli effetti <strong>del</strong>la crisi, chi ne è maggiormente colpito è proprio chi crea la ricchezza<br />

<strong>del</strong>l’Unione.<br />

Il problema è che continuiamo a intavolare discussioni che rischiano di andare a scapito<br />

degli interessi degli stessi cittadini europei, perché mirano a una riduzione degli investimenti<br />

proprio quando invece ne avremmo più bisogno. Si tratta, in altre parole, degli investimenti<br />

nel nostro capitale di lungo termine: l’istruzione, la formazione e la sanità.<br />

Dinanzi a questa sfida, dunque, la commissione per l’occupazione e gli affari sociali chiede<br />

che le autorità siano consapevoli degli effetti <strong>del</strong>le eventuali riduzioni degli investimenti<br />

pubblici in questi settori, in un momento in cui la crescita debole e gli scarsi investimenti<br />

privati non riescono a sopperire né, di conseguenza, a garantire la ripresa <strong>del</strong>le finanze<br />

pubbliche a breve termine.<br />

Questo è un punto cruciale <strong>del</strong>la nostra tabella di marcia e non possiamo far altro che<br />

rammaricarci <strong>del</strong> fatto che i ministri per gli Affari economici e monetari abbiano sostenuto<br />

il ritiro <strong>del</strong>le misure a sostegno <strong>del</strong>l’occupazione non convenzionale e a contrasto <strong>del</strong>la<br />

disoccupazione, senza prima consultare i ministri per gli Affari sociali, in un momento in<br />

cui la situazione comunitaria in materia di occupazione e affari sociali è davvero<br />

drammatica.<br />

Mary Honeyball, autore. – (EN) Signor Presidente, la strategia <strong>Europa</strong> 2020 propone<br />

una linea di intervento volta a migliorare il rendimento dei sistemi di istruzione, a rendere<br />

più attraente l’istruzione superiore europea, a offrire più programmi di mobilità e di<br />

formazione per i giovani, a modernizzare il mercato <strong>del</strong> lavoro, a promuovere la mobilità<br />

dei lavoratori e a sviluppare le capacità e le competenze necessarie ad accrescere la<br />

partecipazione al mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

Questa linea di intervento è stata appoggiata dal Consiglio <strong>europeo</strong> di primavera, che ha<br />

affermato che fra gli obiettivi fondamentali che richiedono un intervento comunitario si<br />

annoverano condizioni migliori per la ricerca e lo sviluppo, livelli di istruzione più elevati,<br />

la riduzione <strong>del</strong>l’abbandono scolastico precoce e una maggiore partecipazione dei giovani,<br />

dei lavoratori scarsamente qualificati e di quelli più anziani al mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

La crisi economica globale, tuttavia, ha determinato tagli di bilancio nel settore<br />

<strong>del</strong>l’istruzione negli Stati membri <strong>del</strong>l’Unione. La Lettonia, ad esempio, sta attraversando<br />

una profonda crisi economica e ha effettuato drastici tagli di bilancio nei 34 istituti di<br />

istruzione superiore <strong>del</strong> paese, rischiando di ridurre <strong>del</strong> 50 per cento i fondi destinati a<br />

questo settore. Le università irlandesi hanno subito un taglio <strong>del</strong> 6 per cento e non ne esce<br />

indenne nemmeno la Gran Bretagna dove, stando ai dati <strong>del</strong>lo Higher Education Funding<br />

Council (Consiglio per il finanziamento <strong>del</strong>l’istruzione superiore) <strong>del</strong>l’Inghilterra, i tagli<br />

all’istruzione superiore potrebbero raggiungere addirittura i 500 milioni di euro.<br />

In questo triste quadro, tuttavia, si intravvedono alcuni spiragli di luce. Alcuni Stati membri,<br />

come la Francia, hanno ottenuto buoni risultati, ma il problema è dato dal fatto che i livelli<br />

di finanziamento variano da Stato membro a Stato membro. Perché la strategia <strong>Europa</strong><br />

2020 possa funzionare, occorre un approccio solido e coordinato. Chiedo dunque alla<br />

Commissione di spiegare, in primo luogo, come pensa di garantire che gli Stati membri<br />

ripettino gli impegni presi in relazione agli obiettivi per la formazione previsti dalla strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020, facendo sì che questo settore riceva finanziamenti e un sostegno adeguati,<br />

evitando che cada nel dimenticatoio, nella frenesia di far quadrare i conti a causa <strong>del</strong>la crisi.<br />

In secondo luogo, vorrei sapere dalla Commissione come intende agire per garantire le<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

risorse finanziarie addizionali da destinare a questi importanti programmi e strategie a<br />

livello comunitario.<br />

Michel Barnier, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli<br />

parlamentari, a nome <strong>del</strong>la Commissione e <strong>del</strong> Presidente Barroso desidero commentare<br />

brevemente la strategia <strong>Europa</strong> 2020 e riprendere le interessanti relazioni presentate dai<br />

relatori, onorevoli Grech e Hoang Ngoc; più tardi, il Commissario Hahn e il Commissario<br />

Andor, miei colleghi e amici, interverranno a turno – in questa discussione a cui abbiamo<br />

preso parte – rispondendo alle altre interrogazioni orali che concernono i seguenti ambiti:<br />

la coesione, l’occupazione, la dimensione sociale e lo sviluppo.<br />

A nome di noi tre, consentitemi di ringraziare i relatori e il <strong>Parlamento</strong> per questa iniziativa,<br />

adottata in un momento estremamente difficile e <strong>del</strong>icato per tutti noi, in un periodo di<br />

crisi economica in cui le recenti difficoltà <strong>del</strong>l’euro sono una prova tangibile<br />

<strong>del</strong>l’interdipendenza reciproca fra gli Stati membri e <strong>del</strong>la necessità di coordinare le politiche<br />

economiche dei nostri paesi. E’ il momento di rispondere e di agire – e di farlo, per quanto<br />

possibile, insieme – in questo contesto di crisi e di incertezza. Le decisioni adottate negli<br />

ultimi giorni sono, a nostro avviso, molto importanti.<br />

Non intendo riprendere la discussione avuta in mattinata con il mio collega, il Commissario<br />

Rehn. E’ evidente che dobbiamo creare alcuni strumenti per migliorare il coordinamento<br />

tra le varie politiche economiche e riteniamo che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 possa essere il<br />

primo strumento di una politica economica nuova, rafforzata e coordinata.<br />

Nella sua proposta relativa alla strategia, la Commissione aveva già messo in luce, all’inizio<br />

di marzo, la necessità di stabilizzare le finanze pubbliche. La crisi <strong>del</strong>l’euro che abbiamo<br />

appena attraversato dimostra quanto sia tuttora viva questa esigenza. Come ha fatto il<br />

Commissario e collega Rehn, ho preso nota <strong>del</strong>le proposte contenute nella relazione<br />

Hoang Ngoc in merito a tali questioni.<br />

Cambiando argomento, onorevoli parlamentari, vi è un secondo prerequisito, fondamentale<br />

per il successo <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, che conferisce alla nostra economia, o meglio<br />

alle nostre economie, maggiore equilibrio e stabilità. Mi riferisco, ovviamente, alla necessità<br />

di controllare e regolamentare il mercato finanziario, affinché sia quest’ultimo a essere a<br />

servizio <strong>del</strong>l’economia reale e non viceversa.<br />

Vi posso assicurare che la Commissione rispetterà la tabella di marcia in questi settori.<br />

Entro il prossimo anno, presenteremo tutte le proposte legislative necessarie, in modo tale<br />

da poter formalizzare gli impegni che ci siamo assunti in occasione <strong>del</strong> G20 su quattro<br />

questioni fondamentali: trasparenza, responsabilità, supervisione e prevenzione <strong>del</strong>le crisi.<br />

In merito a molte di queste questioni, già prese in esame nel corso <strong>del</strong> dibattito legislativo,<br />

auspico caldamente che il <strong>Parlamento</strong> e il Consiglio riescano a trovare un accordo sui testi<br />

oggetto di discussione. Mi riferisco al pacchetto supervisione finanziaria e al documento<br />

in materia di fondi hedge.<br />

Dobbiamo ripristinare la fiducia e sfruttare ogni singola risorsa a nostra disposizione per<br />

liberare il potenziale di crescita <strong>del</strong>la nostra economia. Si tratta di un’operazione che,<br />

ovviamente, include molti aspetti e la discussione, o meglio la discussione di questo<br />

pomeriggio, lo dimostra: il rilancio <strong>del</strong> mercato interno, una politica regionale per tutte le<br />

regioni, comprese quelle più lontane, ovvero quelle situate nelle zone più periferiche, la<br />

coesione, la governance economica, la vitalità <strong>del</strong>le finanze pubbliche, l’occupazione,<br />

l’istruzione e la ricerca.<br />

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19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Quando parliamo di <strong>Europa</strong> 2020, a cosa ci riferiamo esattamente? Credo che la suddetta<br />

strategia dovrebbe offrirci una prospettiva migliore sulle politiche economiche dei vari<br />

Stati membri, al fine di evitare, in futuro, situazioni di squilibrio o addirittura choc<br />

concorrenziali. Tali squilibri sono stati percepiti in modo piuttosto evidente nel corso <strong>del</strong>la<br />

crisi attuale, ma oltre a far fronte a quest’ultima con la massima urgenza, dobbiamo<br />

intervenire anche sull’economia a medio e lungo termine. Proprio per questo motivo, sulla<br />

base <strong>del</strong>le proposte <strong>del</strong>la Commissione, il Consiglio <strong>europeo</strong> ha definito cinque obiettivi<br />

comuni: un tasso di occupazione pari al 75 per cento; il 3 per cento <strong>del</strong> PIL da destinare<br />

alla ricerca e allo sviluppo; restrizioni all’abbandono scolastico precoce e il conseguente<br />

obiettivo di portare al 40 per cento il numero di studenti in possesso di un diploma<br />

universitario; gli obiettivi <strong>del</strong> 20/20/20 nel campo <strong>del</strong>l’energia e <strong>del</strong> cambiamento climatico<br />

e, in ultima istanza, la promozione <strong>del</strong>l’inclusione sociale attraverso la lotta alla povertà.<br />

In occasione <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong> di giugno, andranno definiti indicatori quantitativi in<br />

materia di istruzione e inclusione sociale. In seno a diversi forum <strong>del</strong> Consiglio si sta già<br />

lavorando in questa direzione. E’ fondamentale capire in modo chiaro che la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020 non è solo una teoria. E’ soprattutto un programma concreto di riforme da<br />

attuare, motivo per cui proponiamo sette iniziative faro al suo interno.<br />

Oltre alle suddette iniziative faro, verranno mobilitati altri strumenti europei – in particolare<br />

il mercato unico, le leve finanziarie e gli strumenti di politica estera – con l’obiettivo di<br />

eliminare alcuni ostacoli specifici. Desidero, altresì, esprimere il mio sincero apprezzamento<br />

per la relazione Monti, presentata qualche giorno fa, e rendere omaggio al relatore Grech<br />

per il suo brillante lavoro, che sta conferendo al mercato interno una dimensione più<br />

umana e concreta, cosa che vorrei riuscire a fare anch’io.<br />

Per quanto concerne l’attuazione, occorre considerare alcuni requisiti. Per questo motivo,<br />

sono stati proposti meccanismi di governance più efficaci, che prevedono la partecipazione<br />

sia degli Stati membri sia <strong>del</strong>la Commissione a tutte le fasi <strong>del</strong> processo di monitoraggio.<br />

La strategia <strong>Europa</strong> 2020 implica, inoltre, l’adozione di riforme da attuare all’interno dei<br />

singoli Stati membri. A partire da ora ed entro la fine <strong>del</strong>l’anno, gli Stati membri dovranno<br />

presentare programmi di riforma nazionali in maniera coordinata, accompagnandoli a un<br />

programma di stabilità e convergenza e rispettando, al contempo, il Patto di stabilità e<br />

crescita. Onorevole Hoang Ngoc, se mi è concesso, vorrei sottolineare che il suddetto Patto<br />

gode, ormai da una decina d’anni, <strong>del</strong> sostegno dei governi sia di destra sia di sinistra.<br />

In ultima istanza, la Commissione chiede che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> continui a fare quello<br />

che già gli riesce molto bene e che svolga un ruolo ancor più determinante nell’ambito di<br />

questa nuova strategia. In questo momento di crisi, vogliamo lanciare agli Stati membri<br />

messaggi chiari. E’ proprio questo lo scopo degli orientamenti integrati proposti dalla<br />

Commissione, orientamenti che verranno adottati solo una volta che avrete presentato i<br />

vostri pareri. Tenendo sempre presente l’urgenza <strong>del</strong>la situazione, questa strategia va<br />

attuata. Dobbiamo puntare a un accordo politico in occasione <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong> di<br />

giugno.<br />

Signor Presidente, onorevoli parlamentari, cerchiamo di essere chiari: nel resto <strong>del</strong> mondo<br />

sono già state attuate strategie socio-economiche a medio termine. L’<strong>Europa</strong> non può<br />

rimanere indietro.<br />

In conclusione, il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sta svolgendo il suo compito e per questo lo<br />

ringraziamo; lo ringraziamo per aver mobilitato i cittadini, in particolare attraverso i<br />

parlamenti nazionali. Mi ha colpito molto l’iniziativa avanzata dalla commissione per il<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

mercato interno e la protezione dei consumatori e dal suo presidente, l’onorevole Harbour,<br />

relativa alla direttiva sui servizi, che ha riunito i parlamenti nazionali e il <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>. Si potrebbero portare anche altri esempi. Si tratta di un’iniziativa estremamente<br />

importante.<br />

Per concludere, desidero ribadire che la Commissione risponderà alle vostre esigenze e<br />

svolgerà il proprio ruolo con determinazione, al fine di attuare questa strategia e di<br />

raggiungere, assieme a voi, a una crescita rinnovata, qualitativamente migliore, più<br />

sostenibile e più equa, esattamente come si aspettano i nostri cittadini.<br />

Ivaylo Kalfin, relatore per parere <strong>del</strong>la commissione per i bilanci. – (BG) Signor Presidente,<br />

Commissari, se non fossimo stati colpiti dalla crisi, non ci sarebbe nessun problema a<br />

discutere <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020. Tuttavia, proprio a causa <strong>del</strong>la crisi e <strong>del</strong>le sue<br />

conseguenze, la strategia <strong>Europa</strong> 2020 non è sufficientemente ambiziosa e dinamica.<br />

Il problema sollevato dalle domande poste nelle scorse settimane, è se vi sia un grado di<br />

coordinamento sufficiente – come avvenuto finora per le politiche europee – a far progredire<br />

l’Unione europea. A quanto pare, questo coordinamento sarebbe più che sufficiente in un<br />

periodo di crescita, ma durante una crisi non è in grado di soddisfare le esigenze <strong>del</strong> caso.<br />

In alternativa, andrebbero trasferite a livello <strong>europeo</strong> molte più funzioni – non soltanto il<br />

coordinamento, ma anche il processo decisionale – affinché l’<strong>Europa</strong> stessa possa attribuirsi<br />

compiti più ambiziosi e svolgere un ruolo maggiormente di punta proprio nell’ambito <strong>del</strong><br />

suddetto coordinamento.<br />

E’ questa la domanda fondamentale a cui dare risposta. Se non riusciamo a fare questo,<br />

non riusciremo nemmeno a gestire correttamente il programma 2020. Ritengo che nelle<br />

prossime settimane occorrerà concentrarsi soprattutto su questo punto.<br />

Othmar Karas, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, Commissari, onorevoli<br />

colleghi, sono lieto di vedere il Commissario per la politica regionale Hahn e il Commissario<br />

per il mercato interno Barnier seduti uno accanto all’altro, perché è fondamentale non<br />

opporre la politica regionale al mercato interno. Dovremmo, invece, far sì che si completino<br />

a vicenda e che siano entrambi abbastanza solidi da consentirci di raggiungere gli obiettivi<br />

<strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

La strategia <strong>Europa</strong> 2020 deve iniziare qui e ora, e non deve ridursi a un mero elenco di<br />

obiettivi. <strong>Europa</strong> 2020 è un progetto di crescita e occupazione e noi abbiamo bisogno di<br />

progetti concreti, di strumenti, <strong>del</strong>la procedura e di meccanismi sanzionatori per poterla<br />

attuare con esito positivo. Sono convinto che riusciremo ad attuare la strategia <strong>Europa</strong><br />

2020 solo se saremo pronti, o meglio, se l’<strong>Europa</strong> sarà pronta a concepire l’Unione europea<br />

come Stati Uniti d’<strong>Europa</strong>! Dobbiamo pensare in questi termini e ciascuno di noi deve dare<br />

il proprio contributo a un progetto più ampio.<br />

<strong>Europa</strong> 2020 significa volontà di realizzare un’unione politica. Questo implica rafforzare<br />

ed espandere l’unione monetaria, rafforzare ed espandere il mercato interno, liberarlo dai<br />

vincoli esistenti e fare in modo che i cittadini sfruttino l’opportunità che l’<strong>Europa</strong> offre loro<br />

e abbattano le frontiere. Dobbiamo creare, da un lato, un’unione sociale; dall’altro, un’unione<br />

economica che faccia parte <strong>del</strong>l’unione politica. Non siamo ancora pronti su nessuno di<br />

questi fronti e vi sono ancora molte questioni da affrontare. La strategia <strong>Europa</strong> 2020 mira<br />

a creare un’unione di comunità, non un’<strong>Europa</strong> nazionalista od ostruzionista.<br />

Abbiamo bisogno, di conseguenza, di una verifica finanziaria, di una valutazione d’impatto<br />

a livello comunitario, <strong>del</strong>l’attuazione <strong>del</strong>lo Small Business Act e, ovviamente, di progetti<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

specificamente europei per la crescita e l’occupazione nonché per l’estensione <strong>del</strong>le libertà<br />

legate all’istruzione, alla scienza, alla ricerca e all’innovazione in <strong>Europa</strong>.<br />

( L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura <strong>del</strong> cartellino blu ai<br />

sensi <strong>del</strong>l’articolo 149, paragrafo 8, <strong>del</strong> regolamento )<br />

William (The Earl of) Dartmouth (EFD). – (EN) Signor Presidente, desidero chiedere<br />

all’onorevole Karas se gli Stati Uniti d'<strong>Europa</strong> a cui ha fatto riferimento nel suo intervento<br />

nasceranno con o senza il consenso degli europei.<br />

Othmar Karas (PPE). – (DE) Signor Presidente, tutti noi – che rappresentiamo i cittadini<br />

europei e siamo costantemente in contatto con loro – condividiamo lo stesso obiettivo:<br />

collaborare con in cittadini per continuare il processo di sviluppo <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>, per renderla<br />

più competitiva e per creare crescita e occupazione a vantaggio dei cittadini stessi. Se non<br />

agiamo insieme per diventare più forti e se ognuno si occupa esclusivamente dei propri<br />

interessi, l’Unione non ne uscirà rafforzata, bensì indebolita, proprio in una fase di<br />

espansione <strong>del</strong>la globalizzazione. I cittadini sono i nostri più preziosi alleati per poter<br />

raggiungere i nostri obiettivi comuni.<br />

Marita Ulvskog, a nome <strong>del</strong> gruppo S&D. – (SV) Signor Presidente, l’<strong>Europa</strong> oggetto <strong>del</strong>le<br />

decisioni odierne è la stessa che decide quale sarà il suo assetto nel 2020. Le decisioni che<br />

ci rifiutiamo di prendere oggi porteranno a nuove crisi domani. Le decisioni di oggi devono<br />

dunque essere decisioni a lungo termine.<br />

E’ grave che molte decisioni continuino a essere poco lungimiranti e pilotate da una filosofia<br />

di destra che impone una dieta da fame alle economie in crisi. E’ altrettanto grave continuare<br />

a discutere <strong>del</strong> sistema pensionistico greco invece che <strong>del</strong> comportamento dei grandi<br />

banchieri e degli operatori <strong>del</strong> mercato finanziario e immobiliare. Dobbiamo riequilibrare<br />

la situazione, altrimenti l’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> 2020 potrebbe trovarsi in una crisi addirittura peggiore<br />

di quella attuale.<br />

Chiedo alla Commissione di impegnarsi a fondo per cambiare la situazione, affinché si<br />

smetta di credere ciecamente nelle soluzioni di mercato, si regolamentino i mercati e si<br />

investa maggiormente nei settori più benefici per la comunità. Mi riferisco, ad esempio, al<br />

sistema dei trasporti, all’approvvigionamento energetico, ad altre soluzioni importanti che<br />

gli Stati membri non possono gestire da soli e per le quali si rende doveroso l’intervento<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea e <strong>del</strong>la Commissione.<br />

Auspico, altresì, che la Commissione sia pronta a presentare proposte che dimostrino che<br />

prendiamo seriamente il processo di transizione verso una società sostenibile. In altre<br />

parole, ristruttureremo l’industria, per renderla più competitiva e capace di creare nuovi<br />

posti di lavoro. Ma non possiamo farlo convincendoci di poter affrontare la situazione<br />

come abbiamo fatto finora. Occorrono anche investimenti, ma gli attuali 28 milioni di<br />

disoccupati registrati potrebbero subire il contraccolpo di questo processo.<br />

Chiedo alla Commissione, inoltre, di dimostrare ai lavoratori <strong>del</strong>l’Unione europea il rispetto<br />

che si conviene loro in questo momento di crisi economica, al fine di coinvolgerli nella<br />

creazione di una società migliore e più forte. Per riuscire a domare la crisi, abbiamo bisogno<br />

dei diritti sindacali e di coinvolgere attivamente i lavoratori europei.<br />

Lena Ek, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, ero solita affermare che<br />

l’<strong>Europa</strong> stava vivendo una triplice crisi, che coinvolgeva i mercati finanziari, l’occupazione<br />

e il clima. Ora, purtroppo, la crisi è diventata quadruplice, se aggiungiamo anche la crisi<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

<strong>del</strong> bilancio statale. E’ emerso in tutta la sua drammaticità il disperato bisogno di<br />

lungimiranza <strong>del</strong>l’Unione europea. Finora l’integrazione europea si è concentrata<br />

sull'elaborazione di nuovi progetti senza garantirne l’adeguato funzionamento. Ritengo<br />

che sia giunto il momento di affrontare i nostri problemi e di impegnarci a fondo per<br />

rafforzare le istituzioni esistenti. Si può ancora rimediare agli errori che sono stati commessi<br />

e l’Unione europea può ancora lavorare per – e con – i suoi cittadini.<br />

L’<strong>Europa</strong> ha bisogno di un’Unione lungimirante. Dal mio punto di vista, l’obiettivo è chiaro:<br />

voglio un’<strong>Europa</strong> aperta, inclusiva e verde. Le proposte faro contenute nella strategia <strong>Europa</strong><br />

2020, proposta dalla Commissione, sono strumenti fondamentali per creare questo tipo<br />

di <strong>Europa</strong>, purché riusciamo a metterli in atto. E su questo punto avrei qualche riserva.<br />

In primo luogo, l’obiettivo primario e generale <strong>del</strong>la strategia è creare un’economia più<br />

dinamica e competitiva. In alcuni paesi, la partecipazione <strong>del</strong>le donne al mercato <strong>del</strong> lavoro<br />

non raggiunge il 40 per cento, e questo è un dato vergognoso. Un mercato <strong>del</strong> lavoro<br />

fondato sull’uguaglianza di genere costituisce una precondizione necessaria al fine di<br />

promuovere l’occupazione e di affrontare le sfide demografiche. Auspico che il Consiglio<br />

e la Commissione prendano in debita considerazione il fatto che le conclusioni <strong>del</strong> Consiglio,<br />

da due mesi a questa parte, si stanno occupando <strong>del</strong>la questione <strong>del</strong>la parità di genere. Una<br />

società più inclusiva richiede più posti di lavoro. La disoccupazione è la causa principale<br />

<strong>del</strong>la povertà, come dimostra l’effetto devastante che una disoccupazione giovanile al 44<br />

per cento produce in Spagna.<br />

Abbiamo infinite possibilità di creare posti di lavoro verdi, ma le nostre politiche devono<br />

puntare tutte nella stessa direzione. Un’<strong>Europa</strong> efficiente dal punto di vista energetico è<br />

anche un motore per l’innovazione: l’energia adoperata dai treni ad alta velocità, dalle<br />

super-reti e dalle reti intelligenti ad alta tecnologia serve a migliorare la competitività<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>.<br />

Mi congratulo con la signora Commissario liberale Kroes per essere stata la prima a mettere<br />

a punto una chiara proposta faro sull’agenda digitale e attendo con impazienza di ricevere,<br />

entro giugno, materiale altrettanto dettagliato sulle altre piattaforme faro, in modo tale da<br />

poter cooperare anche a livello decisionale.<br />

Tuttavia, signor Commissario, la strategia UE punta in una direzione, mentre la sua proposta<br />

di bilancio, detto in tutta onestà, punta in quella opposta. Oltre ai Fondi regionali, ai Fondi<br />

sociali e al Fondo agricolo, dobbiamo snellire e rendere coerenti i nostri strumenti comuni.<br />

Ci serve trasparenza, ci serve lo stesso tipo di statistiche e ci serve la politica <strong>del</strong> bastone e<br />

<strong>del</strong>la carota da usare con gli Stati membri, non solo per sottoscrivere le promesse, ma anche<br />

per mantenerle. Questo è fondamentale tanto per i cittadini europei quanto per noi qui al<br />

<strong>Parlamento</strong>. Dobbiamo rafforzare il Patto di stabilità e crescita e appoggiamo<br />

incondizionatamente il pacchetto proposto dal Commissario Rehn.<br />

Come ha affermato lei stesso, signor Commissario, per ripristinare la fiducia servono gli<br />

indicatori relativi alle altre proposte faro. Questo ripristinerebbe la nostra fiducia in lei in<br />

quanto rappresentante <strong>del</strong>la Commissione e forse, se collaboriamo a livello decisionale,<br />

anche quella dei cittadini nel nostro operato.<br />

Pascal Canfin, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, Commissario Barnier,<br />

nel suo intervento ha citato la relazione Monti, presentatale qualche giorno fa.<br />

C’è un aspetto molto interessante nella relazione Monti, ovvero il risalto che attribuisce<br />

all’impellente necessità di passare alla prossima fase in materia di cooperazione fiscale.<br />

19-05-2010


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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Spiega chiaramente che i criteri previsti dal Patto di stabilità e crescita vanno sì applicati,<br />

ma se ci si limiterà a intervenire sulla spesa, decurtandola, si arriverebbe quasi certamente<br />

alla recessione. E’ dunque fondamentale sfruttare entrambi i pilastri – quello fiscale in modo<br />

particolare – per consentire agli Stati membri di percepire introiti addizionali grazie alle<br />

attività e agli operatori economici il cui onere fiscale è stato ripetutamente ridotto nel corso<br />

degli ultimi anni: gli introiti <strong>del</strong>le società, <strong>del</strong> capitale e <strong>del</strong>le transazioni finanziarie.<br />

Per farlo, però, abbiamo assoluto bisogno di un coordinamento a livello <strong>europeo</strong>. Questa<br />

è la conclusione cui giunge la relazione Monti, presentata due giorni fa. Questo argomento,<br />

tuttavia, non viene neanche sfiorato dalla strategia <strong>Europa</strong> 2020 presentata dalla<br />

Commissione. Non viene sfiorato neppure dalla comunicazione <strong>del</strong> Commissario Rehn,<br />

pubblicata qualche giorno fa. Si tratta di uno dei pilastri fondamentali, un valore aggiunto<br />

fra i più importanti che può offrire la Commissione in questo momento. Interveniamo,<br />

dunque, e creiamo il collegamento mancante; l’onorevole Berès ha giusto affermato che<br />

questa discussione ricorda un pastiche. Il coordinamento a livello fiscale ci consentirà di<br />

creare il collegamento fra la strategia <strong>Europa</strong> 2020, la relazione sulla governance <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro e sul mercato unico, l’occupazione e le questioni relative all’istruzione.<br />

Siamo tutti consapevoli <strong>del</strong> fatto che, se rispettiamo le disposizioni <strong>del</strong> Patto di stabilità e<br />

crescita – aspetto, per inciso, fondamentale – tagliando solo le spese, ci incammineremo<br />

sulla via di una recessione sociale ed economica.<br />

La mia domanda, quindi, è molto chiara: Commissario Barnier, in qualità di rappresentante<br />

<strong>del</strong>la Commissione, quali proposte intende avanzare nelle prossime settimane? Come<br />

pensa di convincere i suoi colleghi – sempre supponendo che ne sia convinto lei stesso –<br />

<strong>del</strong> fatto che serve un piano d’azione, che occorre un piano di coordinamento fiscale per<br />

consentire ancora una volta agli Stati membri di percepire nuovi introiti in nome di una<br />

serie di accordi?<br />

Quali sono le sue proposte? Non ha il diritto di rimanere in silenzio. Alla Commissione<br />

spetta il diritto di iniziativa legislativa, diritto che oggi, su questi temi, diventa dovere.<br />

Malcolm Harbour, a nome <strong>del</strong> gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, a nome <strong>del</strong> mio<br />

gruppo, desidero innanzitutto mostrare il mio apprezzamento per tutte le relazioni e, in<br />

modo particolare, per quella presentata dall’onorevole Grech, per la quale sono stato<br />

relatore ombra in seno alla commissione. Mi soffermerò su alcuni punti in essa contenuti<br />

a breve; prima, però, desidero esprimere il mio appoggio alle parole <strong>del</strong>l’onorevole Berès<br />

sull’eterogeneità <strong>del</strong>la discussione di questo pomeriggio. D’altra parte, si tratta piuttosto<br />

di una discussione dispersiva. Sono giunti spunti fondamentali da parte di molti colleghi,<br />

ma detto francamente – e mi riferisco alla Commissione e al Commissario Barnier – questa<br />

situazione riflette la natura stessa <strong>del</strong> documento <strong>Europa</strong> 2020. Contiene molte idee brillanti,<br />

ma è dispersivo e ancora decisamente incompleto. Il Commissario ha menzionato le sette<br />

iniziative faro. Ebbene, noi non ne conosciamo ancora i dettagli.<br />

La mia prima richiesta, dunque, è la seguente: possiamo far sì che il Consiglio non adotti<br />

nel dettaglio la suddetta proposta in occasione <strong>del</strong> prossimo vertice di giugno, dal momento<br />

che il testo non è pronto per l’approvazione? Ci serve ancora <strong>del</strong> tempo per analizzarne,<br />

insieme, i dettagli.<br />

La mia seconda osservazione è che dovremmo trasformare il rilancio <strong>del</strong> mercato unico<br />

nell’ottava iniziativa faro. Ciò non complicherebbe eccessivamente le cose, dal momento<br />

che, in realtà, dovrebbe essere l’iniziativa numero uno. Onorevoli colleghi, il relatore Grech<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

sostiene che vi sia il potenziale per creare nuovi posti di lavoro, per promuovere<br />

ulteriormente l’innovazione e per procedere verso un’economia più sostenibile; tuttavia,<br />

dobbiamo ottenere il sostegno dei cittadini e dei consumatori per questa proposta.<br />

E’ proprio come nel caso <strong>del</strong>la domanda rivolta all’onorevole Karas dall’onorevole conte<br />

di Dartmouth. Occorrerebbe che i cittadini prendessero parte al processo, ma spetta a loro<br />

decidere. Ne riceveranno i benefici. Abbiamo a disposizione questo strumento dotato di<br />

un potenziale enorme: perché allora, a maggior ragione visto che i bilanci pubblici<br />

corrispondono ancora al 16 per cento <strong>del</strong>l'economia europea, non utilizziamo i bilanci<br />

degli appalti pubblici per promuovere l’innovazione, per acquistare nuove tecnologie e<br />

per incentivare le PMI ad adottarle? Tra le politiche ancora incomplete, questa è la più vasta.<br />

Abbiamo sentito le parole <strong>del</strong> Commissario Barnier e <strong>del</strong> relatore Grech e abbiamo apportato<br />

il nostro contributo con la relazione Monti. Gli strumenti ci sono; ora dobbiamo sfruttarli.<br />

Gabriele Zimmer, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, ci troviamo<br />

nel bel mezzo <strong>del</strong>la più grave crisi che l’Unione europea ricordi e ancora quasi tutte le<br />

decisioni strategiche vengono prese a livello nazionale. Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha potuto<br />

accomodarsi in panchina, ma nulla di più.<br />

L’intera discussione odierna si è incentrata a più riprese su questioni specifiche inerenti<br />

alla strategia <strong>Europa</strong> 2020 per l’occupazione e la crescita, dando l’impressione errata che<br />

si stia discutendo <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> e <strong>del</strong>la sua linea di sviluppo. Forse ci è concesso<br />

di presentare interrogazioni orali sulla pertinenza politica <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020 nel<br />

contesto <strong>del</strong>la crisi economica e finanziaria attuale, ma non abbiamo la possibilità, con le<br />

nostre richieste, di influire né di modificare la strategia, di colmarne le eventuali lacune o<br />

di cambiarne le priorità.<br />

Dinanzi a questo bivio strategico, invece di venire coinvolti, siamo rimasti intrappolati nel<br />

gioco di potere fra le istituzioni, nonostante, o forse a causa, <strong>del</strong> trattato di Lisbona. Questo<br />

è avvenuto quasi per ogni singolo punto discusso in quest’Aula nel corso degli ultimi mesi.<br />

La vittima principale di questa situazione è stato soprattutto il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. Sia la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 sia, per esempio, gli orientamenti integrati per l’occupazione, illustrati<br />

dal presidente <strong>del</strong>la commissione per l’occupazione, considerano il <strong>Parlamento</strong> come un<br />

organo che va solamente informato o consultato.<br />

Inoltre, tutte le relazioni individuali presentate quest’oggi sono ben lontane dall’offrire una<br />

visione globale <strong>del</strong>le richieste e <strong>del</strong>le posizioni <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> in merito alla suddetta<br />

strategia europea. Vogliamo introdurre un’enorme quantità di cambiamenti specifici.<br />

Nel corso <strong>del</strong>l’ultima legislatura, il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha rivolto richieste specifiche al<br />

Consiglio e agli Stati membri in merito alla lotta alla povertà, all’introduzione di redditi<br />

minimi e di un salario minimo a prova di povertà su tutto il territorio comunitario. Nessuna<br />

di queste è stata inclusa nella strategia. Anzi: corriamo addirittura il rischio che obiettivi<br />

quali la lotta alla povertà e la relativa riduzione <strong>del</strong> 25 per cento possano sparire dal testo<br />

attuale perché non in linea con l’operato o gli interessi degli Stati membri e dei governi.<br />

Persino i dati relativi all’occupazione all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea negli ultimi dieci anni<br />

hanno mostrato chiaramente un aumento fino al 60 per cento, soprattutto <strong>del</strong>l’occupazione<br />

atipica e <strong>del</strong> lavoro precario. Questo aumento esponenziale <strong>del</strong>l’occupazione atipica,<br />

tuttavia, dovrebbe portarci a creare un mo<strong>del</strong>lo, all’interno <strong>del</strong>la strategia e degli<br />

orientamenti, a favore di posti di lavoro sicuri e a prova di povertà. Ebbene, quella che<br />

abbiamo di fronte è un’esigenza fondamentale.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

D’altra parte, finché l’Unione europea, le istituzioni e le loro politiche specifiche non<br />

invieranno segnali a quanti sono emarginati, a quanti vivono in condizioni di povertà o<br />

non hanno un lavoro, ai giovani che non hanno prospettive per il futuro, non riusciremo<br />

a convincere queste persone <strong>del</strong> fatto che un'Unione europea comune è un progetto<br />

adeguato alle loro esigenze future. Si tratta di una lacuna democratica che l’attuale strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020 non si preoccupa di colmare, cosa che invece dovremmo fare insieme ai<br />

cittadini.<br />

Bastiaan Belder, a nome <strong>del</strong> gruppo EFD. – (NL) I problemi che hanno colpito la Grecia e<br />

l’area <strong>del</strong>l’euro stanno aggravando non poco la situazione e richiedono un approccio di<br />

tipo strutturale. La strategia <strong>Europa</strong> 2020 che è stata proposta punta proprio a questo,<br />

mirando a contribuire alla crescita economica e all’occupazione.<br />

La strategia, giustamente, prevede che le finanze pubbliche siano in buono stato. Tuttavia,<br />

quest’iniziativa si dimostrerà vantaggiosa soltanto se verranno soddisfatte due condizioni.<br />

In primo luogo, il funzionamento <strong>del</strong> Patto di stabilità e crescita va rafforzato per evitare<br />

che si riproponga una situazione di questo tipo. Non è soltanto una questione di normative<br />

e di strutture, bensì di mentalità. L’obiettivo cruciale è che gli Stati membri rispettino i<br />

propri impegni di bilancio, come ho già sottolineato durante la conferenza tenutasi ad<br />

Atene la scorsa settimana.<br />

Guardo inoltre con favore al fatto che gli Stati membri siano tenuti, in sede di Consiglio,<br />

a vigilare più intensamente sui progressi conseguiti da ciascuno di loro nelle riforme<br />

strutturali necessarie a rimettere in ordine le finanze pubbliche. A mio avviso, il<br />

rafforzamento <strong>del</strong> coordinamento a livello economico dovrebbe includere questo punto.<br />

La seconda condizione su cui vorrei richiamare l’attenzione è l’inopportunità di un<br />

intervento comunitario in settori politici quali gli affari sociali, l’occupazione e la coesione<br />

sociale. In questi ambiti, gli obiettivi non possono essere attuati a livello <strong>europeo</strong>, ed è<br />

giusto che sia così. Abbiamo visto, nel caso <strong>del</strong>la strategia di Lisbona, che un approccio di<br />

questo genere non funziona. Anche in questo caso, è nel senso <strong>del</strong>la misura che si rivela il<br />

carattere <strong>del</strong> maestro: il maestro <strong>europeo</strong>.<br />

Barry Madlener (NI). – (NL) Quest’oggi ci troviamo a discutere <strong>del</strong>l’economia europea<br />

da una prospettiva di lungo termine e <strong>del</strong>le possibili strategie per raggiungere una crescita<br />

economica sostenibile. Mentre in <strong>Europa</strong> si parla di questo io non dormo sonni tranquilli,<br />

perché finora le proposte avanzate dall’<strong>Europa</strong> stessa non sono state risolutive. Vorrei<br />

richiamare l’attenzione di quest’Aula sulla strategia di Lisbona, con cui l’<strong>Europa</strong> si è<br />

impegnata a diventare l’economia più competitiva a livello mondiale, dimostrandosi,<br />

ovviamente, un totale fallimento.<br />

L’Unione europea non ha fatto altro che aumentare la burocrazia, creare normative non<br />

necessarie – soprattutto nel mio paese, i Paesi Bassi – aumentare le tasse, l’immigrazione<br />

di massa, la criminalità e la mancanza di sicurezza. Diamo anche un’occhiata all’elenco dei<br />

paesi che vorrebbero entrare a far parte <strong>del</strong>l’Unione europea e con cui, ogni giorno, sediamo<br />

allo stesso tavolo: l’Albania, la Bosnia, la Turchia – tutti paesi poveri, paesi musulmani, per<br />

giunta corrotti e dediti ad attività criminali – e l’Islanda – uno Stato fallito.<br />

Come se non bastasse, ogni giorno, in quest’Aula, i membri <strong>del</strong> gruppo Verde/Alleanza<br />

libera europea e <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong>l'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al<br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e perfino gli esponenti <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong>l'Alleanza dei Liberali ribadiscono<br />

la necessità di un’economia verde, di finanziamenti di milioni di euro per le turbine eoliche<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e l’energia elettrica verde, sebbene la nostra industria diventi sempre meno competitiva<br />

rispetto alla Cina, agli Stati Uniti e all’India.<br />

Vi sorprende che la nostra economia sia stagnante? C’è solo un modo per rendere l’<strong>Europa</strong><br />

economicamente forte: meno burocrazia; meno funzionari a Bruxelles; meno burocrazia<br />

anche all’interno degli Stati membri; una riduzione e non un aumento <strong>del</strong>le tasse e la fine<br />

all’immigrazione di massa. La Grecia deve essere estromessa, senza ombra di dubbio,<br />

dall’area <strong>del</strong>l’euro. Guardiamoci allo specchio una buona volta e osserviamo gli eurodeputati<br />

qui presenti: cosa avete fatto in questi anni per far sì che la Grecia rispettasse i suoi impegni<br />

come previsto dal Patto di stabilità e crescita? Conosco già la risposta: assolutamente niente.<br />

Siete rimasti qui a sonnecchiare mentre paesi come la Grecia, che hanno ricevuto dall’<strong>Europa</strong><br />

miliardi di euro ogni anno, scialacquavano quel denaro e lasciavano che al governo sfuggisse<br />

di mano la situazione.<br />

Se l’<strong>Europa</strong> non riuscirà in questo, ho il sentore che il mio paese – i Paesi Bassi – e la<br />

Germania abbandoneranno la zona euro.<br />

Gunnar Hökmark (PPE). – (EN) Signor Presidente, il pacchetto di sostegno finanziario<br />

presentato quasi due settimane fa è stato sì necessario, ma non risolve i problemi che<br />

l’<strong>Europa</strong> si trova a dover affrontare. Ora servono azione, decisioni e una nuova fiducia nelle<br />

finanze pubbliche. Direi che dobbiamo sì discutere <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, ma<br />

servirebbe ancor di più una strategia <strong>Europa</strong> 2010, che descriva gli interventi necessari a<br />

ripristinare la crescita, a ridurre i disavanzi e a creare ottimismo.<br />

Tuttavia non ci sarà la crescita di cui abbiamo bisogno se non verrà ripristinata la fiducia<br />

nelle finanze pubbliche. Su questo punto i socialisti sbagliano. Continuano a difendere le<br />

stesse politiche che hanno determinato i disavanzi e le crisi <strong>del</strong>la Grecia, <strong>del</strong>la Spagna, <strong>del</strong><br />

Portogallo e di altri paesi. Il relatore Hoang Ngoc ritiene che le suddette politiche andrebbero<br />

prolungate e che dovremmo attendere prima di ridurre i disavanzi. L’onorevole svedese<br />

Ulvskog suggerisce di aumentare le spese. I socialisti sono diventati una minaccia per la<br />

prosperità, la ripresa e i nuovi posti di lavoro di cui ha bisogno l’<strong>Europa</strong>. Vi posso assicurare<br />

che, laddove falliscono i socialisti, noi <strong>del</strong> gruppo PPE ci adopereremo al fine di intraprendere<br />

le azioni necessarie, ovvero: riduzione dei disavanzi, ripristino <strong>del</strong>la fiducia e riforme a<br />

favore <strong>del</strong>la crescita e di nuovi posti di lavoro. Questo è ciò di cui l’<strong>Europa</strong> avrà bisogno:<br />

noi saremo lì, prenderemo le decisioni più difficili e ci assumeremo le responsabilità <strong>del</strong><br />

caso laddove altri falliscono.<br />

Alejandro Cercas (S&D). – (ES) Signor Presidente, devo spendere alcuni secondi per<br />

chiedere all’oratore che mi ha preceduto di andare in Grecia e chiedere chi sono i responsabili<br />

dei problemi che, attualmente, incombono sui lavoratori. Loro non sono certo lì ad aspettare<br />

il gruppo <strong>del</strong> Partito popolare <strong>europeo</strong> (Democratico cristiano). Nossignore. Confidano<br />

in un cambiamento politico reale, come quello che può portare la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Se la nostra analisi è errata, probabilmente lo saranno anche le nostre soluzioni. L’analisi<br />

da compiere è la seguente: l’<strong>Europa</strong> patisce enormemente l’avidità, la mancanza di<br />

regolamentazione, la mancanza di governance economica, lo scarso livello di istruzione<br />

e di coesione <strong>del</strong>la popolazione, la mancanza di giustizia sociale, la scarsa crescita<br />

economica, la scarsa crescita occupazionale e la presenza di molte categorie di lavoratori<br />

scarsamente qualificati ed esclusi dal mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

Signor Presidente, nei prossimi dieci anni, i nostri sforzi devono mirare ad accrescere il<br />

numero dei lavoratori e a garantire che questi ultimi siano più preparati, sul piano<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

<strong>del</strong>l’istruzione, alla battaglia per la produttività. L’<strong>Europa</strong> non potrà accrescere la propria<br />

competitività senza vincere la battaglia per la produttività. Non affermeremo la nostra<br />

posizione a livello mondiale riducendo i salari o distruggendo gli standard sociali; possiamo<br />

farlo, invece, aumentando il livello di conoscenza, accrescendo il grado di solidarietà e di<br />

coesione sociale all’interno <strong>del</strong>la nostra società. Questi sono i nostri punti di forza.<br />

Dobbiamo trasformare l’<strong>Europa</strong> in un continente effettivamente unito, con un progetto<br />

chiaro, obiettivi chiari e una governance economica che ci consenta non solo di rispondere<br />

alle emergenze di oggi, ma anche di affrontare le sfide di domani.<br />

Questi sono i nostri auspici. Questi sono gli auspici <strong>del</strong>la netta maggioranza dei membri<br />

<strong>del</strong>la commissione per l’occupazione e gli affari sociali, che non ascoltano il canto <strong>del</strong>le<br />

sirene di quanti vorrebbero far rivivere l’idea <strong>del</strong> “ciascuno per sé” distruggendo, di<br />

conseguenza, la solidarietà.<br />

Signor Presidente, questo è il nostro auspicio, ovvero che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 coinvolga<br />

tutti i cittadini europei che ci chiedono più posti di lavoro, un’occupazione qualitativamente<br />

migliore, una governance economica e un regime di consolidamento fiscale. Il<br />

consolidamento fiscale va bene, ma deve essere accompagnato da un consolidamento<br />

sociale ed economico, altrimenti non andremo da nessuna parte.<br />

Michael Theurer (ALDE). – (DE) Signor Presidente, Commissari, onorevoli colleghi,<br />

come abbiamo avuto modo di sentire, i mercati finanziari vanno collocati all’interno di un<br />

nuovo quadro normativo, cosicché in futuro si possano evitare le intemperanze che hanno<br />

portato alla crisi attuale.<br />

Tuttavia, se mettiamo in luce le cause alla radice <strong>del</strong>l’indebitamento dei governi, vediamo<br />

chiaramente che, qui al <strong>Parlamento</strong>, parliamo troppo <strong>del</strong> debito pubblico e troppo poco<br />

di come raggiungere prosperità e crescita. Cosa determina la nostra crescita? La nostra<br />

crescita e la nostra prosperità dipendono dalla capacità dei cittadini comunitari di sviluppare<br />

prodotti, di partorire nuove idee spendibili anche sul mercato globale.<br />

Di conseguenza, è corretto che uno dei capitoli <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020 sia intitolato<br />

“L’Unione <strong>del</strong>l’innovazione”. Dobbiamo concentrarci sulle invenzioni e sulle possibili<br />

strategie per rafforzare la ricerca e lo sviluppo. Successivamente, sarà fondamentale<br />

promuovere le sinergie tra i fondi destinati alla ricerca e la politica di sviluppo regionale.<br />

Si potrebbe fare molto di più in questi settori. Unitamente ai liberali e alla FDP tedesca,<br />

propongo di concentrarci sulle piccole e medie imprese (PMI). Dovremmo far sì che, in<br />

quanto Unione europea, i nostri fondi vengano gestiti in modo tale da consentire<br />

effettivamente alle PMI di accedervi e che vi sia un trasferimento di tecnologia fra università,<br />

istituti di istruzione superiore e PMI. Dovremmo incoraggiare le persone a prendere il<br />

destino nelle proprie mani attraverso l’assunzione di responsabilità a livello personale e lo<br />

spirito di intraprendenza. I governi non possono creare posti di lavoro: questi vanno creati<br />

all’interno <strong>del</strong>l’economia stessa.<br />

Elisabeth Schroedter (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, Commissari, onorevoli<br />

colleghi, è evidente che avete riconosciuto la necessità di dare inizio immediato alla<br />

transizione verso uno sviluppo economico verde, dal momento che il cambiamento<br />

climatico metterà a repentaglio il successo <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Tuttavia, ciò che manca alla strategia <strong>Europa</strong> 2020 è un collegamento fra il cambiamento<br />

<strong>del</strong>l’economia in senso ecologico e una strategia verde per l’occupazione. Alcuni studi<br />

hanno dimostrato che si possono creare 8 milioni di nuovi posti di lavoro soltanto con la<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

transizione energetica. Nella strategia <strong>Europa</strong> 2020 va quindi inclusa un’iniziativa a favore<br />

dei posti di lavoro verdi, che si traduca in misure specifiche e orientamenti integrati. Di<br />

conseguenza, abbiamo bisogno di quadri giuridici e politici stabili, per far sì che gli<br />

investitori puntino effettivamente alla creazione di posti di lavoro verdi. Questo prevede,<br />

al contempo, la realizzazione di collegamenti fra il settore <strong>del</strong>la ricerca e <strong>del</strong>lo sviluppo e<br />

l’economia, la promozione dei cluster <strong>del</strong>l’innovazione nonché la possibilità di incentivare<br />

questi ultimi nelle regioni più svantaggiate. Questo è quanto sostiene la relazione van<br />

Nistelrooij ed io la appoggio. Sebbene non condivida la posizione di chi vorrebbe imporre<br />

alle regioni le richieste dall’alto in merito al programma di finanziamento, l’impulso<br />

derivante da questa relazione e dalle proposte che sono state avanzate vanno, tuttavia,<br />

nella giusta direzione e contribuiranno alla creazione di posti di lavoro verdi.<br />

Ad ogni modo, nell’ambito <strong>del</strong>la strategia per l’occupazione, dobbiamo adoperarci anche<br />

per incanalare il processo di trasformazione verso un’economia verde, per coinvolgere i<br />

lavoratori e per prepararli alla transizione. Rivolgo queste parole al Commissario Andor.<br />

Sostanzialmente, la struttura degli orientamenti per le politiche occupazionali è corretta<br />

ed equilibrata. Particolarmente importante è il fatto che l’istruzione sia stata concepita<br />

come un ambito di intervento a sé stante, che offre svariate possibilità di interrompere il<br />

ciclo <strong>del</strong>la povertà. Costituisce la pietra angolare di una strategia per l’occupazione verde<br />

ed è, di conseguenza, fondamentale per il buon esito <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020. Dobbiamo,<br />

tuttavia, migliorare anche gli orientamenti. Gli orientamenti per l’occupazione svolgono<br />

un ruolo chiave, che consiste nel darci la possibilità di sfruttare appieno il potenziale dei<br />

posti di lavoro verdi.<br />

Konrad Szymański (ECR). – (PL) Le conclusioni che si possono trarre dalla lenta crescita<br />

economica <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> e dal collasso causato dalla crisi sono molto diverse. Si può,<br />

indubbiamente, condividere la posizione di quanti, in quest’Aula, chiedono una riduzione<br />

degli oneri di concessione, di informazione e di amministrazione, generati non soltanto<br />

dagli Stati membri, ma anche dall’Unione europea e da questo <strong>Parlamento</strong>. Corriamo il<br />

rischio, tuttavia, di iniziare una cura molto più <strong>del</strong>eteria <strong>del</strong>la malattia stessa. Una misura<br />

di questo genere, così dannosa per la crescita in <strong>Europa</strong>, rafforzerebbe il ruolo <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea nel settore <strong>del</strong>la cooperazione e <strong>del</strong> coordinamento fiscale e determinerebbe, di<br />

conseguenza, un aumento <strong>del</strong>l’armonizzazione a livello fiscale. La concorrenza fiscale,<br />

come ogni genere di concorrenza, è positiva per i cittadini e per i mercati e offre la possibilità<br />

di conseguire risultati migliori, aspetto fondamentale <strong>del</strong>la nostra competitività a livello<br />

globale. Di conseguenza, il principio che sta alla base <strong>del</strong>la politica economica <strong>del</strong>l’Unione<br />

dovrebbe essere dato dalle libertà comuni e dal mercato comune, e non dall’estensione<br />

<strong>del</strong>le competenze <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, nell’ambito di questa discussione<br />

vorremmo far presente che è ora di smetterla con i giochi di parole e che è giunto il<br />

momento di discutere dei problemi reali che affronta la maggior parte <strong>del</strong>le donne e degli<br />

uomini dei nostri paesi; <strong>del</strong>la sofferenza; degli oltre 85 milioni di persone che vivono in<br />

condizioni di povertà all’interno <strong>del</strong>l’Unione, una <strong>del</strong>le zone più ricche <strong>del</strong> mondo dove si<br />

continua scandalosamente a ricavare profitti senza che vengano adottate misure volte a<br />

mantenere la situazione sotto controllo. Vogliamo discutere <strong>del</strong>la mancanza di sicurezza<br />

occupazionale e dei miseri salari che ricevono i lavoratori; dei giovani e <strong>del</strong>le donne che<br />

non trovano lavoro; dei 23 milioni di disoccupati? Vogliamo discutere degli anziani a cui<br />

viene negata una pensione dignitosa e dei bambini che hanno un’ipoteca sul loro futuro?<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Cerchiamo di essere chiari: il percorso che propone la strategia <strong>Europa</strong> 2020 è lo stesso<br />

<strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la crisi. La Commissione europea non ha voluto analizzare le cause <strong>del</strong>la<br />

situazione attuale né affrontare le conseguenze degli aspetti chiave <strong>del</strong>le politiche adottate<br />

dopo l’applicazione <strong>del</strong>la strategia di Lisbona, ovvero: la liberalizzazione dei settori<br />

economici, inclusi i servizi finanziari, e la flessibilità <strong>del</strong> lavoro, che ha denominato<br />

flessicurezza.<br />

Quello a cui puntano ora è gettare le basi per una maggiore concentrazione <strong>del</strong>la ricchezza<br />

attraverso una serie di direttive a favore <strong>del</strong>la privatizzazione dei settori strategici<br />

<strong>del</strong>l’economia e mediante attacchi ai servizi pubblici che servono gli interessi dei gruppi<br />

economici nei settori <strong>del</strong>la sanità, <strong>del</strong>la sicurezza sociale e <strong>del</strong>l’istruzione: insomma, qualsiasi<br />

ambito da cui si possa trarre un profitto. Preferiscono nascondere il fatto che soltanto<br />

allontanandosi da queste politiche la situazione potrà cambiare e si potrà registrare un<br />

progresso dal punto di vista sociale. Ad ogni modo, noi insistiamo su questo punto e<br />

riteniamo che sia giunto il momento di mettere da parte il Patto di stabilità e crescita e di<br />

sostituirlo con un programma di sviluppo e progresso sociale. Tale programma dovrà<br />

includere fra le sue priorità la produzione, servizi pubblici di qualità, la creazione di posti<br />

di lavoro, garantendo diritti, salari, pensioni e condizioni di pensione dignitose, inclusione<br />

sociale, nonché un’equa suddivisione e ridistribuzione <strong>del</strong>la ricchezza. Queste priorità<br />

richiederanno un’effettiva coesione economica e sociale, un palese rafforzamento <strong>del</strong><br />

bilancio <strong>del</strong>l’Unione, solidarietà, politiche pubbliche e il controllo da parte <strong>del</strong>lo Stato dei<br />

settori chiave <strong>del</strong>l’economia.<br />

Siamo certi che lavoratori e cittadini continueranno a lottare per questo, magari domani<br />

in Grecia e il 29 maggio in Portogallo; in questa sede, rendiamo onore alla loro battaglia.<br />

William (The Earl of) Dartmouth (EFD). – (EN) Signor Presidente, senza dubbio la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 contiene molti spunti interessanti, ma afferma anche che, per quanto<br />

concerne l’allargamento, entro il 2020, entreranno a far parte <strong>del</strong>l’UE altri cinque, o più<br />

probabilmente otto, nuovi Stati membri. Già nell’UE <strong>del</strong> 2010, solo 12 paesi sono<br />

contribuenti netti al bilancio <strong>del</strong>l'Unione, mentre gli altri 15 ricevono sussidi.<br />

E’ probabile che nessuno dei nuovi paesi diventi contribuente. Nel 2020, dunque, saranno<br />

probabilmente almeno 23 i paesi che riceveranno sussidi. In pratica, entro il 2020, l'UE<br />

sarà diventata l’Unione <strong>del</strong> trasferimento, ovvero un’Unione che si limiterà a trasferire<br />

denaro dai 12 paesi contribuenti ai 23 beneficiari dei sussidi. Sfortunatamente e<br />

ingiustamente, i contribuenti britannici sono coinvolti, loro malgrado, in questa situazione.<br />

L’ormai relativamente impoverito Regno Unito è il secondo contribuente netto al bilancio<br />

<strong>del</strong>l’UE in ordine di importanza.<br />

In occasione <strong>del</strong>le ultime elezioni provinciali in Germania, gli elettori <strong>del</strong>la Renania<br />

settentrionale-Westfalia hanno detto “no” alla loro coalizione e hanno ribadito il loro “no”<br />

all'Unione <strong>del</strong> trasferimento. Nei prossimi dieci anni, anche gli elettori di altri paesi<br />

contribuenti daranno voce al proprio dissenso. Per il 2020, il divario sarà diventato<br />

incolmabile. Non è certo nell’interesse nazionale <strong>del</strong> Regno Unito che viga una situazione<br />

di caos economico oltremanica ma, a meno che il processo di allargamento non si fermi<br />

immediatamente, il caos economico sarà inevitabile. La strategia <strong>Europa</strong> 2020, dunque,<br />

non coglie il nocciolo <strong>del</strong>la questione.<br />

Krisztina Morvai (NI). – (HU) Onorevoli colleghi, con tutto il rispetto, desidero chiedervi<br />

se, secondo voi, non vi sia un che di incredibilmente bizzarro in quello che sta succedendo<br />

qui oggi. A questa discussione estremamente importante sulla crisi economica e finanziaria,<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

causa <strong>del</strong> dramma di milioni di europei, hanno preso parte sì e no una quarantina di persone.<br />

Invitiamo gli operatori economici e i cittadini europei a risparmiare energia elettrica, mentre<br />

in quest’Aula, da tre giorni a questa parte – ma questo vale per tutte le plenarie e le telecamere<br />

possono provarlo – sprechiamo una quantità enorme di energia per illuminare una stanza<br />

<strong>del</strong>le dimensioni di uno stadio di calcio, in cui siedono, sì e no, una quarantina persone per<br />

l’intera durata <strong>del</strong>la seduta, eccezion fatta per le votazioni. Nelle 27 cabine degli interpreti<br />

ci sono 27 per 3, ovvero 81 interpreti simultanei altamente qualificati che traducono per<br />

noi. 81 interpreti per 40 eurodeputati, ovvero 2 interpreti a persona. Non è forse giunto<br />

il momento di guardare in faccia la realtà e smettere di costringere pensionati, vigili <strong>del</strong><br />

fuoco, infermieri e insegnanti a tirare la cinghia?<br />

Lena Kolarska-Bobińska (PPE). – (PL) In un periodo di crisi, quando l’integrità <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea viene minacciata, dovremmo prestare particolare attenzione alla coesione<br />

<strong>del</strong>l’Unione nel promuovere la crescita economica. Non sappiamo ancora se la crisi acuirà<br />

le differenze fra le varie regioni d’<strong>Europa</strong>. Le differenze storiche in termini di livello di<br />

sviluppo <strong>del</strong>le regioni potrebbero aumentare e potremmo addirittura assistere alla nascita<br />

di nuovi fattori di differenziazione.<br />

In questa situazione, ciò di cui abbiamo particolare bisogno sono meccanismi in grado di<br />

livellare le differenze fra le regioni e la prosecuzione di una politica regionale forte è la via<br />

per raggiungere questo obiettivo. In questa situazione, sarebbe poco saggio abbandonare<br />

questa politica e ridurre drasticamente i finanziamenti alle autorità locali e regionali, poiché<br />

ciò metterebbe seriamente a rischio non solo il rilancio <strong>del</strong>la crescita economica, ma anche<br />

la stessa unità europea.<br />

Sia la strategia <strong>Europa</strong> 2020, sia la politica di coesione puntano allo stesso obiettivo.<br />

Influiscono notevolmente sulla ripresa economica e sono fondamentali ai fini <strong>del</strong>la politica<br />

europea di solidarietà. Tuttavia, ciò che serve è un migliore coordinamento fra le due.<br />

Creare nuovi fondi tematici separati per far fronte alle nuove sfide sarebbe una perdita di<br />

tempo e di denaro, e ritarderebbe, inoltre, l’attuazione <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020,<br />

condannandola allo stesso destino <strong>del</strong> trattato di Lisbona. Dobbiamo garantire il<br />

finanziamento dei progetti chiave di infrastruttura e respingere una nuova nazionalizzazione<br />

<strong>del</strong>la politica regionale.<br />

Attualmente sentiamo spesso parlare di forti pressioni da parte dei governi di determinati<br />

Stati membri o <strong>del</strong>la Commissione europea per tagliare, o comunque ridurre, le spese nel<br />

settore <strong>del</strong>la politica regionale. Ad ogni modo, il messaggio <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

contenuto nella relazione di cui sono stata relatrice ombra è chiaro. Occorre una politica<br />

di coesione più forte, non più debole. Occorre una solidarietà europea reale.<br />

Evelyne Gebhardt (S&D). – (EN) Signor Presidente, onorevole Grech, desidero<br />

congratularmi con lei per l’eccellente relazione che ci ha presentato e che ci offre una buona<br />

base per proseguire. La ringrazio anche per aver adoperato una frase che uso sempre anch’io,<br />

ovvero che è l’economia a essere al servizio <strong>del</strong>la popolazione e non viceversa. La politica<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea dovrebbe basarsi proprio su questo.<br />

Inoltre, nella sua relazione sottolinea, giustamente, che una corretta valutazione degli<br />

impatti <strong>del</strong> mercato interno sulla società, sull’ambiente, sull’economia e sui consumatori<br />

e le decisioni che adottiamo all’interno <strong>del</strong> mercato stesso rivestono un’importanza capitale.<br />

Questo è esattamente quello che è mancato finora o che non è stato reso sufficientemente<br />

visibile agli occhi dei cittadini. E’ fondamentale mettere in luce gli elementi umani e olistici<br />

<strong>del</strong>la nostra politica, anche quando si tratta di mercato interno.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Nella sua relazione, fa anche un’affermazione particolarmente importante per noi<br />

socialdemocratici, ovvero che la politica sociale dovrebbe essere considerata il fulcro <strong>del</strong>la<br />

politica <strong>del</strong> mercato interno e che è fondamentale tutelare i servizi di interesse economico<br />

generale. Chiede, inoltre, che venga sviluppata una strategia per migliorare la comunicazione<br />

dei vantaggi sociali che offre il mercato interno.<br />

Se prendiamo in esame questi pochi punti, ci rendiamo conto <strong>del</strong> fatto che potremmo<br />

raggiungere ottimi risultati se solo la Commissione ci offrisse il suo sostegno. Auspico<br />

davvero che la Commissione sfrutti appieno l’opportunità offerta dalla relazione Grech di<br />

mettere in primo piano il progresso dei cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea. Avanzo tale richiesta<br />

con fermezza, e come sappiamo, il Commissario Barnier ha già offerto la sua disponibilità.<br />

Se affrontiamo la questione <strong>del</strong> mercato interno da questa prospettiva, la politica <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea otterrà un maggiore consenso e noi potremo puntare a un futuro migliore.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. McMILLAN-SCOTT<br />

Vicepresidente<br />

Robert Rochefort (ALDE). – (FR) Signor Presidente, in questa discussione sulla strategia<br />

2020, vorrei cogliere l’occasione offerta dalla relazione, estremamente interessante,<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Grech per dirvi che sono convinto che, in questa strategia futura, non si<br />

debbano tralasciare i consumatori.<br />

Nell’analizzare il testo <strong>del</strong>la Commissione sulla strategia 2020, ho constatato che i<br />

consumatori non vengano quasi mai citati. Nel periodo di crisi che attraversiamo, non<br />

dimentichiamo mai che gli investimenti costituiscono la variabile fondamentale,<br />

ovviamente, ma che i consumi, nei nostri diversi paesi, rappresentano il 60-70 per cento<br />

<strong>del</strong> prodotto interno lordo.<br />

Pertanto, mi piacerebbe che, nell’ambito <strong>del</strong>la strategia 2020, si compissero progressi più<br />

rilevanti in questa direzione. Mi piacerebbe un’<strong>Europa</strong> all’avanguardia in forme di consumo<br />

differenti, basate sul triangolo <strong>del</strong>la conoscenza e sullo sviluppo sostenibile, un’<strong>Europa</strong><br />

capace di sviluppare modalità di produzione e prodotti che interessino i consumatori,<br />

pensati insieme a questi ultimi, un’<strong>Europa</strong> che punti sulla qualità e non sulla quantità fine<br />

a se stessa. Mi piacerebbe vedere una concorrenza rafforzata, che non incentivi il discount<br />

a qualsiasi costo, ma che serva a migliorare la soddisfazione dei consumatori.<br />

Signor Commissario, la mia domanda è, quindi, molto semplice: consiglierà al Presidente<br />

Barroso e al collegio dei Commissari di costituire un gruppo che lavori su questo punto,<br />

in modo che i consumatori non siano più considerati una variabile correttiva, individui<br />

destinati a subire passivamente, ma piuttosto soggetti attivi, che partecipano, che sono al<br />

vostro e al nostro fianco, per costruire questa società <strong>del</strong> futuro di cui abbiamo un disperato<br />

bisogno.<br />

Emilie Turunen (Verts/ALE). – (DA) Signor Presidente, vorrei impiegare il mio tempo<br />

per discutere gli aspetti sociali e occupazionali <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020 e gli sforzi<br />

profusi dalla Commissione in tal senso. Non è certo un segreto che il gruppo Verde/Alleanza<br />

libera europea avrebbe voluto un programma molto più ambizioso di quello attualmente<br />

in discussione per il 2020, con il sincero auspicio di definire le modalità con cui l’<strong>Europa</strong><br />

dovrà provvedere alle proprie esigenze e stabilire obiettivi sociali e occupazionali ambiziosi.<br />

Tuttavia, proprio adesso osserviamo un contesto nel quale gli Stati membri non hanno<br />

intenzione di sviluppare il programma presentato dalla Commissione. Anzi, stanno<br />

compiendo passi indietro.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Innanzi tutto, una nota sulla lotta contro la povertà: molti Stati membri si sono chiesti se<br />

il contrasto alla povertà e la definizione di obiettivi specifici in questo ambito rientrino<br />

effettivamente tra le competenze <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. A tal proposito, vorrei soltanto affermare<br />

che numerosi passaggi <strong>del</strong> trattato di Lisbona offrono una base giuridica per questa azione,<br />

per esempio l’articolo 3 <strong>del</strong> trattato sull’Unione europea e gli articoli 9 e 153 <strong>del</strong> trattato<br />

sul funzionamento <strong>del</strong>l’Unione europea. Pertanto, si tratta soltanto di prendere l’abbrivio.<br />

In secondo luogo, altri Stati membri, incluso il mio, la Danimarca, hanno criticato la<br />

definizione di povertà. Naturalmente, è necessario elaborare una definizione valida.<br />

Nondimeno, tali argomentazioni non possono celare che il punto in discussione è soltanto<br />

uno, ovvero se si voglia realmente combattere la povertà in <strong>Europa</strong>. E’ su questo aspetto<br />

che verte il vero dibattito.<br />

Vogliamo ridurre il numero di poveri in <strong>Europa</strong>, che oggi ammonta a 84 milioni di individui?<br />

Vogliamo ridurre il numero di lavoratori poveri, che sono circa 17 milioni? Vogliamo che<br />

tutti abbiano un lavoro dignitoso e onesto, e non soltanto un lavoro qualsiasi? Vogliamo<br />

che i giovani abbiano accesso al mercato <strong>del</strong> lavoro? Sì, certo che vogliamo tutto ciò, ed è<br />

proprio per questo che sono necessari obiettivi specifici riguardanti le questioni sociali e<br />

l’occupazione. Oggi l’<strong>Europa</strong> sta attraversando una crisi economica, ma non dobbiamo<br />

permettere che quest’ultima ci blocchi mentalmente e ci inibisca nello stabilire obiettivi<br />

ambiziosi in questi settori. Se non abbiamo il coraggio di compiere questi passi adesso,<br />

mineremo l’economia europea, così come la nostra coesione sociale. Pertanto, signori<br />

Commissari, onorevoli colleghi, direi che la volontà politica sarà fondamentale. Spero che<br />

il <strong>Parlamento</strong> e la Commissione prendano le redini <strong>del</strong>la situazione ed esortino gli Stati<br />

membri che ancora esitano a impegnarsi per l’affermazione di un’<strong>Europa</strong> sociale entro il<br />

2020. Mi auguro inoltre che, in quanto membri <strong>del</strong>la Commissione, siate pronti ad<br />

assumervi questo compito.<br />

Oldřich Vlasák (ECR). – (CS) Abbiamo passato tutto il giorno a discutere <strong>del</strong>l’indirizzo<br />

strategico più auspicabile per l’Unione europea. A mio avviso, tuttavia, avremmo dovuto<br />

consultare innanzi tutto i nostri cittadini e coloro che sono più direttamente coinvolti,<br />

ovvero i sindaci e i rappresentanti <strong>del</strong>le istituzioni locali, chiedendo loro quale sviluppo<br />

futuro desiderino per l’<strong>Europa</strong>. A tal proposito, sono molto <strong>del</strong>uso dall’attenzione<br />

insufficiente che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 presta al ruolo <strong>del</strong>le autorità locali. La strategia<br />

giustamente cita la necessità di un legame più stretto con i partner locali e regionali, ma<br />

non è chiaro come si debba applicare, nella pratica, il concetto di partenariato. Inoltre, la<br />

consultazione avviene su base discrezionale, quindi non è in alcun modo vincolante per<br />

il processo decisionale degli Stati membri. Posso confermare le mie parole con un esempio<br />

concreto. Quando la Federazione dei comuni <strong>del</strong>la Repubblica ceca ha formulato alcune<br />

osservazioni sulla posizione <strong>del</strong> nostro governo nei confronti <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020,<br />

non soltanto queste considerazioni non sono state accolte, ma la Federazione non ha<br />

neanche ricevuto una risposta adeguata circa il trattamento loro riservato.<br />

Se vogliamo evitare che si ripeta il fallimento <strong>del</strong>la strategia di Lisbona, non dobbiamo<br />

continuare a ignorare la voce degli enti locali, che costituiscono parte integrante <strong>del</strong>la<br />

pubblica amministrazione in tutti gli Stati membri e il cui ruolo è centrale per il<br />

perseguimento di qualsiasi politica europea. Di contro, una consultazione obbligatoria<br />

degli attori che agiscono “dal basso” ci fornirebbe indicazioni fondamentali sull’attuazione<br />

corretta, efficace ed efficiente <strong>del</strong>le misure adottate. Vorrei dunque esortare la Commissione<br />

a dedicare particolare attenzione al coinvolgimento <strong>del</strong>le autorità locali in tutto il processo.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, l’attuale strategia di<br />

Lisbona è stata semplicemente ribattezzata strategia <strong>Europa</strong> 2020. In sostanza, le proposte<br />

<strong>del</strong>la Commissione, nel complesso, non stravolgono gli attuali obiettivi; non soltanto gli<br />

impegni presi sono stati disattesi, ma gli sviluppi degli ultimi dieci anni hanno dimostrato<br />

che è peggiorato il tenore di vita dei cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea. Nonostante ciò, le<br />

proposte avanzate dalla Commissione non comprendono sufficienti parametri di carattere<br />

sociale. Pertanto, poniamo i seguenti interrogativi: quali sono le misure che la Commissione<br />

propone per prevenire l’irresponsabilità <strong>del</strong> mercato, i numerosi licenziamenti e il dilagare<br />

<strong>del</strong>l’insicurezza <strong>del</strong> lavoro? Il coinvolgimento <strong>del</strong> Fondo monetario internazionale non<br />

significa condizioni più onerose per gli Stati membri e per la popolazione? A nostro avviso,<br />

se il Patto di stabilità non viene sostituito da un patto per il raggiungimento degli obiettivi<br />

sociali, si stringerà ancora di più il cappio attorno al collo <strong>del</strong>la popolazione e saranno<br />

necessari sacrifici più imponenti.<br />

Timo Soini (EFD). – (FI) Signor Presidente, quando studiavo all’Università di Helsinki<br />

negli anni ottanta, l’Unione sovietica era ancora potente. Quando si creavano problemi lì,<br />

si chiedeva più socialismo. Adesso sono un padre di famiglia di mezza età, vivo nell’Unione<br />

europea e quando ci sono problemi qui, chiediamo una maggiore integrazione. E’<br />

sorprendente quanto questa filosofia somigli all’altra e anche il risultato sarà lo stesso: non<br />

funzionerà.<br />

Bisogna costruire partendo dal fondamento degli Stati nazionali. Dobbiamo dunque cuocere<br />

il pane prima di spartirlo, come diciamo in Finlandia. Creiamo posti di lavoro e condizioni<br />

eque: sarà questa la fonte <strong>del</strong>la nostra forza, così compiremo progressi. Assistiamo a una<br />

carenza di datori di lavoro – non a una carenza di lavoratori, ma di datori di lavoro, che<br />

possano offrire occupazione.<br />

Le piccole imprese sono fondamentali. Dobbiamo rinviare la discussione sulla direttiva<br />

relativa all’orario di lavoro dei padroncini alla prossima tornata. Questo è un tipico esempio<br />

di una situazione in cui dovremmo far sentire la nostra voce, in nome degli imprenditori,<br />

che creano occupazione, che fanno <strong>del</strong> bene e danno lavoro alle persone. Adesso sussiste<br />

tuttavia il pericolo che si perdano posti di lavoro a causa di decisioni amministrative. Amo<br />

davvero l’<strong>Europa</strong>, anche se non amo l’Unione europea.<br />

Franz Obermayr (NI). – (DE) Signor Presidente, nell’anno <strong>del</strong> campionato mondiale di<br />

calcio, i rappresentanti in seno al Consiglio potrebbero trarre una lezione da questo sport:<br />

non è possibile praticare un bel gioco se ogni giocatore ha un arbitro che lo controlla.<br />

Nondimeno, giocare senza regole, senza un arbitro e senza calci di punizione,<br />

significherebbe il caos. E’ esattamente questo lo stato dei fatti in questo momento!<br />

E’ davvero giunto il momento che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 metta fine all’azione degli<br />

speculatori di fondi hedge. Coloro che, per anni, hanno vissuto negli agi grazie alla<br />

speculazione e a tassi di interesse esorbitanti adesso dovrebbero dare il proprio contributo.<br />

A pagare il conto non dovrebbero essere i piccoli risparmiatori, ma le grandi società, usando<br />

i cospicui profitti generati dalla speculazione.<br />

La politica di coesione non dovrebbe poi ignorare la crisi <strong>del</strong>l’euro. Al di là <strong>del</strong>l’attuale<br />

pacchetto di salvataggio, la Grecia ha beneficiato, in passato, dei finanziamenti agricoli e<br />

regionali in modo smisurato. Senza i necessari cambiamenti strutturali, quei soldi<br />

chiaramente sono andati sprecati e, nonostante anni di sovvenzionamenti, il paese è stato<br />

condotto sull’orlo <strong>del</strong> precipizio. Non vedo perché dovremmo lasciare aperto il rubinetto<br />

<strong>del</strong> denaro in una situazione simile. Perché non ascoltiamo il Commissario Rehn che ha<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

avanzato la proposta, piuttosto ragionevole, di tagliare i finanziamenti? Infine, non possiamo<br />

permettere che l’UE degeneri in un’unione dei trasferimenti. La pianificazione accentrata<br />

<strong>del</strong>l’economia, come quella che alcuni di voi auspicano, deve ancora dimostrare i suoi<br />

pregi, anche se promana da Bruxelles.<br />

Di cosa abbiamo bisogno, quindi? Di responsabilità nella politica di bilancio e, in caso di<br />

malfunzionamento, di meccanismi sanzionatori coraggiosi ed efficaci. Tutto ciò dovrebbe<br />

rientrare nella strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Jean-Paul Gauzès (PPE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

la situazione economica e finanziaria <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> giustifica totalmente i drastici<br />

provvedimenti adottati, in particolare per stabilizzare l’area <strong>del</strong>l’euro e per evitare di mettere<br />

in discussione la nostra moneta unica. L’urgenza <strong>del</strong>la situazione giustifica il pragmatismo<br />

adottato. Tuttavia, per l’attuazione <strong>del</strong>le misure approvate, sarebbe utile garantire che il<br />

<strong>Parlamento</strong> sia coinvolto, nei limiti <strong>del</strong>le sue competenze, e possa esercitare la propria<br />

funzione di controllo democratico in condizioni adeguate.<br />

In effetti, dobbiamo assicurarci che i nostri concittadini non perdano o ritrovino la fiducia<br />

nelle istituzioni politiche; senza questa fiducia, non sarà possibile nessuna riforma strutturale<br />

e neppure l’accettazione dei necessari provvedimenti di austerità.<br />

Di fronte alla crisi finanziaria, l’<strong>Europa</strong> non è rimasta inerte. Non lo ripetiamo mai<br />

abbastanza. Nel 2009 abbiamo elaborato e adottato regolamenti sulle agenzie di rating,<br />

le cui disposizioni attuative saranno pubblicate a breve dalla Commissione. Alcuni giorni<br />

fa la commissione per i problemi economici e monetari di questo <strong>Parlamento</strong> ha votato il<br />

pacchetto relativo alla supervisione <strong>del</strong>le attività finanziarie. Lunedì scorso è stata invece<br />

adottata, a larga maggioranza, dalla stessa commissione, la relazione sulla regolamentazione<br />

dei gestori di fondi hedge.<br />

Sono stati avviati dialoghi a tre per cercare un accordo con il Consiglio. Tale accordo deve<br />

essere raggiunto rapidamente, affinché le nostre istituzioni preservino la loro credibilità.<br />

I nostri concittadini ci pongono spesso la seguente domanda: “Cosa fa l’<strong>Europa</strong>?” Dobbiamo<br />

essere all’altezza <strong>del</strong>le loro aspettative.<br />

A tal proposito, signor Commissario, vorrei congratularmi con lei per la sua determinazione<br />

e incoraggiarla a perseguire il programma di lavoro che si è prefissato, nel rispetto degli<br />

impegni presi durante l’audizione. Il suo calendario ambizioso ma indispensabile gode <strong>del</strong><br />

nostro sostegno. Saremo accanto a lei affinché venga applicata la necessaria<br />

regolamentazione dei servizi finanziari. Non si tratta di opprimere il settore finanziario,<br />

ma di stabilire norme che permettano di regolamentare un’attività che deve essere<br />

disciplinata, e di assicurare una maggiore sicurezza e trasparenza <strong>del</strong>le operazioni.<br />

Csaba Sándor Tabajdi (S&D). – (HU) Signori Commissari, onorevoli colleghi, oggi<br />

l’<strong>Europa</strong> è di fronte a due grandi compiti: tracciare una nuova strategia, che stiamo ora<br />

discutendo e che penso si stia <strong>del</strong>ineando correttamente. Se non troverà un nuovo modus<br />

operandi, l’<strong>Europa</strong> si troverà però a un bivio. Gli eventi <strong>del</strong>le ultime settimane, riguardanti<br />

la crisi <strong>del</strong>la Grecia – e qui devo dissentire dall’onorevole Gauzès, perché purtroppo l’Unione<br />

europea e gli Stati membri, soprattutto il Cancelliere Merkel, hanno reagito in ritardo a<br />

questa situazione – ci dicono che l’<strong>Europa</strong> è a un punto di svolta. Si tratta di una scelta<br />

estremamente insidiosa, che determinerà se andremo verso una nuova nazionalizzazione,<br />

verso la ritirata degli Stati e i particolarismi, o nella direzione <strong>del</strong> comunitarismo. Se non<br />

progrediamo verso il comunitarismo, il programma <strong>del</strong>ineato dal Commissario Barnier<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

non sarà attuato e risulterà inutile. Nel fissare i nuovi obiettivi, è molto importante non<br />

dimenticare le nostre precedenti politiche: la politica di coesione, la politica agricola comune<br />

o, rivolgendomi al Commissario Andor, il rinnovamento <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo sociale <strong>europeo</strong>.<br />

Siamo a un punto di svolta, onorevoli parlamentari. Le ultime settimane ci hanno fornito<br />

questa indicazione: il mo<strong>del</strong>lo precedente non funziona e il mo<strong>del</strong>lo attuale non funziona<br />

come dovrebbe. Mi schiero a favore <strong>del</strong> controllo preventivo dei bilanci nazionali da parte<br />

<strong>del</strong>la Commissione, prima che essi siano sottoposti all’approvazione dei parlamenti degli<br />

Stati membri.<br />

Carl Haglund (ALDE). – (SV) Signor Presidente, il mio contributo riguarda la relazione<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Hoang Ngoc sulle finanze pubbliche sostenibili. L’elaborazione di questa<br />

relazione è stata molto interessante. Come ha evidenziato lo stesso relatore nel suo discorso,<br />

da un punto di vista ideologico, avevamo opinioni differenti su questo tema.<br />

A tal proposito, è importante ricordare gli eventi verificatisi in <strong>Europa</strong> nelle ultime settimane,<br />

che hanno visto una crisi economica, quasi senza precedenti. La crisi è in gran parte dovuta<br />

all’incapacità, dimostrata dagli Stati membri, di controllare le proprie finanze e di tenere i<br />

conti in ordine. E’ stato, pertanto, alquanto sorprendente che sussistessero queste grandi<br />

differenze ideologiche circa l’opportunità di chiedere in prestito e impiegare tanto denaro<br />

quanto quello speso da molti paesi negli ultimi anni.<br />

Come ho detto, sussistevano divergenze abbastanza rilevanti su questi argomenti, un<br />

contrasto che ho avuto modo di vedere anche in Aula. Fortunatamente, una larghissima<br />

maggioranza in seno alla commissione era concorde nel ritenere che fossero necessarie<br />

misure più severe per rimediare alla situazione in cui ci troviamo. La Commissione ha<br />

presentato ottime proposte nelle ultime settimane. Si è avviato l’iter decisionale che ci<br />

porterà effettivamente verso il ripristino <strong>del</strong>l’ordine nell’economia europea. E’ esattamente<br />

ciò di cui abbiamo bisogno.<br />

E’ questo il motivo per cui le discussioni in seno alla commissione sono state a dir poco<br />

avvincenti. E’ importante ricordare che non parliamo soltanto <strong>del</strong> debito attuale, ma anche<br />

<strong>del</strong>le sfide future, quali la demografia europea, l’invecchiamento <strong>del</strong>la popolazione e così<br />

via. E’ una relazione fondamentale e penso che siano stati presentati emendamenti positivi.<br />

Sono convinto che questo <strong>Parlamento</strong> giungerà a una decisione valida in merito.<br />

Bas Eickhout (Verts/ALE). – (NL) Questa discussione sulla crisi è stata principalmente<br />

incentrata sulla disciplina di bilancio, e a ragione, vista la sua importanza. Comunque, non<br />

è tutto. Poniamo questa crisi nella giusta prospettiva: si parla infatti ancora di una crisi <strong>del</strong><br />

settore bancario.<br />

Per molti anni gli istituti di credito hanno creato denaro dal nulla, utilizzando strutture<br />

opache e, nel 2008, è scoppiata la bolla. I paesi hanno così trasformato il debito privato<br />

in debito pubblico e questo è il problema che deve fronteggiare la Grecia oggi: un livello<br />

insostenibile di debito pubblico. Alla luce di quanto detto, quando discutiamo <strong>del</strong>la strategia<br />

2020, dobbiamo anche considerare il ruolo <strong>del</strong>le banche. La Commissione non è affatto<br />

ambiziosa su questo punto. Non è stato detto quasi nulla sulle banche. La crisi ci ha indicato<br />

che è necessario operare una distinzione chiara tra le banche di investimento e le banche<br />

di risparmio. Dov’è l’ambizione <strong>del</strong>la Commissione quando parliamo di un piano per<br />

intervenire su questo punto? Questa è la mia prima osservazione.<br />

Dobbiamo, tuttavia, anche volgere il nostro sguardo verso l’economia di domani.<br />

L’economia <strong>del</strong> futuro utilizzerà le risorse naturali in modo efficiente. Anche su questo<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

punto, la Commissione ha mostrato scarsa ambizione. O gli scopi sono troppo vaghi, o<br />

gli obiettivi troppo modesti; ne è un esempio la riduzione <strong>del</strong> 20 per cento <strong>del</strong>le emissioni<br />

di gas serra, che si rivela vergognosamente inadeguata per promuovere l’innovazione verde.<br />

Come potranno le aziende accogliere l’invito a investire nelle tecnologie ecologiche?<br />

Riteniamo che i programmi <strong>del</strong>la Commissione debbano includere anche questo punto.<br />

Infine, anche il nostro bilancio deve essere in linea con la nostra strategia. Ciò vuol dire<br />

che i Fondi strutturali, in definitiva, debbano essere utilizzati per promuovere le nuove<br />

tecnologie ecocompatibili. Al momento, stiamo sostanzialmente sovvenzionando un<br />

aumento <strong>del</strong>le emissioni di gas serra. Dov’è il denaro per l’innovazione e dove sono gli<br />

stanziamenti per l’agricoltura sostenibile tra i fondi destinati all’agricoltura? E’ necessario<br />

che la Commissione indichi i dettagli e dimostri ambizione, invece di presentare programmi<br />

vaghi, che non rappresentano una soluzione per questa crisi.<br />

Kay Swinburne (ECR). – (EN) Signor Presidente, i fondi di stabilizzazione e le iniziative<br />

di salvataggio non dovrebbero essere l’elemento centrale <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020. Deve<br />

essere una nuova strategia, seguita da tutti i nostri Stati per rilanciare il mercato interno<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea, imprimendogli nuovi impulsi. Dobbiamo individuare le strategie atte<br />

a cambiare le nostre economie, in modo che siano adeguate a queste sfide. L’unica strada<br />

è rappresentata dai nuovi settori, attraverso la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. L’Unione<br />

europea dovrebbe incoraggiare un nuovo dinamismo economico nello Spazio <strong>europeo</strong><br />

<strong>del</strong>la ricerca, creando reti di eccellenza e distretti <strong>del</strong>la ricerca per il varo di progetti integrati,<br />

basati sull’innovazione di prodotti e servizi, non perdendo di vista i nuovi processi, le nuove<br />

tecnologie e le nuove soluzioni aziendali. Dobbiamo considerare i progetti di successo già<br />

esistenti e utilizzare i canali comunitari per individuare le buone pratiche.<br />

Nel mio collegio elettorale, ho visitato l’Università “Glyndŵr”, che ha curato rapporti diretti<br />

con le aziende ad alta tecnologia <strong>del</strong> Galles settentrionale, raggiungendo una percentuale<br />

di inserimento dei laureati nel mercato <strong>del</strong> lavoro pari al 90 per cento, anche lo scorso<br />

anno. Questa iniziativa non ha soltanto migliorato le prospettive lavorative dei giovani<br />

che frequentavano l’università, ma ha rivitalizzato tutta la regione <strong>del</strong> Galles settentrionale.<br />

Invece di puntare su progetti da miliardi di dollari e su soluzioni mirabolanti, dobbiamo<br />

tornare ai rudimenti di un’economia di successo. Il Galles meridionale vanta cinque società<br />

farmaceutiche di primaria importanza, dotate di tecnologie di livello mondiale. Con una<br />

minima assistenza da parte <strong>del</strong>l’Unione europea, questo distretto industriale ad alta<br />

tecnologia potrebbe essere elevato al rango di centro di prestigio mondiale, in grado di far<br />

decollare, verso un futuro migliore, un’intera economia che attualmente possiede i requisiti<br />

per accedere ai Fondi di coesione. Necessitiamo di soluzioni per operare in modo efficace<br />

a vantaggio dei nostri cittadini.<br />

Jacky Hénin (GUE/NGL). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, non lo<br />

ammetterete, ma la realtà è davanti a noi, in tutta la sua flagranza: si è spenta l’idea, o almeno<br />

il mito, di un’<strong>Europa</strong> liberale. Chi crede ancora in un approfondimento <strong>del</strong>la dimensione<br />

federale, mentre ci apprestiamo a depauperare i paesi più indebitati, a vantaggio dei mercati<br />

finanziari?<br />

Eppure, anche le attività e il progetto di un’<strong>Europa</strong> liberale si sono spenti, e in modo<br />

spettacolare. Con le crisi che si sono succedute, l’ultima più violenta di tutte, è esploso il<br />

debito pubblico. Ma è ancor più preoccupante che sia svanita la credibilità <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro.<br />

La situazione richiede un’autentica dimostrazione di solidarietà, quando il trattato di<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Maastricht esclude qualsiasi forma di solidarietà tra i paesi <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro. Questo è il<br />

primo paradosso <strong>europeo</strong>.<br />

L’indebolimento <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> emerge, <strong>del</strong> resto, anche dai negoziati in seno<br />

all’Organizzazione mondiale <strong>del</strong> commercio (OMC) e dalla favola, puntualmente riproposta,<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> che ci protegge dalla globalizzazione. Lungi dal costituire uno scudo o una<br />

protezione, spesso le direttive europee hanno silenziosamente surclassato l’OMC. Infatti,<br />

a causa <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>, siamo molto esposti e scontiamo oggi attraverso il processo di<br />

deindustrializzazione e le diverse forme di <strong>del</strong>ocalizzazione. Per il bene dei popoli, urge<br />

un nuovo orientamento <strong>del</strong>la politica europea.<br />

Mara Bizzotto (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, trecentootto miliardi di<br />

euro è l'ammontare dei fondi destinati alla programmazione <strong>del</strong>la politica di coesione per<br />

il periodo 2007-2013. Finora l'<strong>Europa</strong> ha speso e, visti i risultati, buttato, parte di queste<br />

priorità indicate da Lisbona. Perché la UE 2020 abbia successo e le montagne di soldi che<br />

restano da spendere servano da stimolo alla crescita economica e da sostegno <strong>del</strong>la<br />

competitività, si rendono necessari due ordini di intervento: semplificazione, revisione.<br />

Semplificazione come parola d'ordine per svincolare l'accesso a queste risorse dalla<br />

burocrazia paralizzante: regione, cittadini e imprese vogliono poter agire con più fluidità<br />

per poter sprigionare le loro potenzialità!<br />

Revisione, ossia intervento di urgenza per modificare i criteri che ne definiscono<br />

l'assegnazione, attraverso un ripensamento <strong>del</strong>lo spirito generale <strong>del</strong>la politica di coesione!<br />

Mai come in questo momento la politica di coesione deve poter dimostrare la sua<br />

dimensione di governo multilivello, dando veramente voce ai problemi <strong>del</strong> nostro territorio<br />

e formulando da Bruxelles le tanto attese risposte sul futuro <strong>del</strong> nostro mo<strong>del</strong>lo sociale ed<br />

economico.<br />

Gentili colleghi, il compito di chi, come l'Unione europea, si trova oggi a maneggiare le<br />

cifre di cui stiamo discutendo impone severità nella vigilanza dei progetti sostenuti e<br />

agguerrita lotta agli sprechi. Solo così la strategia UE 2020 non sarà la brutta copia di un<br />

brutto originale!<br />

Regina Bastos (PPE). – (PT) Signor Presidente, assistiamo a un’accelerazione dei<br />

cambiamenti internazionali che ha conseguenze devastanti per i nostri sistemi economici,<br />

politici e sociali e, quindi, per tutti i nostri cittadini. Siamo testimoni di un calo senza<br />

precedenti nella capacità di reazione degli Stati. L’Unione europea, pertanto, deve individuare<br />

cause e alleati comuni, per agire in modo chiaro e unitario nel contesto mondiale.<br />

L’eccezionalità <strong>del</strong>la situazione richiede un’azione comune chiara. Se non adottiamo le<br />

misure rigorose necessarie e non ci assumiamo una responsabilità collettiva, l’<strong>Europa</strong> è<br />

destinata alla marginalizzazione e all’impoverimento. Soltanto un’<strong>Europa</strong> forte che rispetti<br />

le regole di tutti sarà in grado di fornire una risposta adeguata alla nuova epoca.<br />

Gli Stati indeboliti e indebitati non hanno la capacità di proteggere i propri cittadini.<br />

Dobbiamo dunque essere in grado di riconquistare la fiducia pubblica, di vincere la battaglia<br />

<strong>del</strong>la stabilità, <strong>del</strong> rigore di bilancio, <strong>del</strong>la creazione di posti di lavoro, <strong>del</strong>la stabilità<br />

<strong>del</strong>l’unione monetaria, <strong>del</strong>la globalizzazione e <strong>del</strong>le scelte strategiche.<br />

Se non agiamo in tal senso, rischiamo di compromettere il nostro futuro. Si può vincere<br />

la sfida <strong>del</strong>l’avvenire impegnandosi per la coesione sociale, per la pace, per la costruzione<br />

di un nuovo mo<strong>del</strong>lo basato sui valori di libertà, di giustizia sociale e di responsabilità.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Pertanto, la strategia <strong>Europa</strong> 2020 e gli orientamenti integrati in essa contenuti costituiscono<br />

elementi essenziali di un nuovo ciclo di crescita e di occupazione in <strong>Europa</strong>.<br />

Per attuare ed eseguire correttamente tali misure, devono essere fissati obiettivi chiari e<br />

quantificabili in materia di occupazione, istruzione e riduzione <strong>del</strong>la povertà. E’ altresì<br />

essenziale che siano intraprese tutte le azioni necessarie ad agevolare gli Stati membri nella<br />

trasposizione dei propri obiettivi nazionali, se vogliamo che la strategia sia coronata da<br />

successo e sia correttamente applicata.<br />

Constanze Angela Krehl (S&D). – (DE) Signor Presidente, l’attuale politica di coesione<br />

è nata con il nome di strategia di Lisbona. Nondimeno, sono fermamente convinta che la<br />

politica di coesione possa offrire, come farà, uno straordinario contributo alla strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020, non soltanto perché per essa prevediamo un bilancio notevole, al confronto<br />

con altre politiche europee, ma, soprattutto, perché la politica di coesione ci permette di<br />

creare uno sviluppo sostenibile nelle nostre regioni e di garantire un controllo efficace <strong>del</strong>le<br />

sfide e dei processi di ristrutturazione che vi hanno luogo.<br />

Tuttavia, vi è un elemento centrale che vorrei sottolineare ancora una volta e che è condiviso<br />

anche dal nostro gruppo: la nostra politica di coesione può funzionare soltanto se si<br />

attribuisce pari importanza allo sviluppo economico e allo sviluppo sociale e soltanto se<br />

si offre una formazione ai lavoratori. In linea di principio, è necessario condividere la<br />

responsabilità dei fondi a nostra disposizione. E’ un rapporto simile a quello esistente tra<br />

hardware e software: l’uno non può fare a meno <strong>del</strong>l’altro.<br />

Ramona Nicole Mănescu (ALDE). – (RO) Vorrei aprire il mio intervento congratulandomi<br />

con l’onorevole Cortés Lastra per gli sforzi profusi nella redazione di questa relazione. Essa<br />

sottolinea ancora una volta l’importante contributo offerto dalla politica di coesione per<br />

il raggiungimento degli obiettivi <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020. Dobbiamo pertanto garantire<br />

che il baricentro regionale <strong>del</strong>la politica di coesione sia riconosciuto come parte di questa<br />

strategia.<br />

Siamo tutti consapevoli <strong>del</strong> fatto che un’attuazione efficace <strong>del</strong>la strategia dipende, in larga<br />

misura, dal modo in cui viene concepita. Di conseguenza, credo che le autorità locali e<br />

regionali debbano essere coinvolte anche nella fase di elaborazione, al fine di garantire che,<br />

in seguito, si possano conseguire risultati davvero efficaci. Al tempo stesso, una migliore<br />

governance multi-livello assicura un’applicazione efficace <strong>del</strong>la politica di coesione a livello<br />

nazionale, regionale e locale.<br />

In quanto beneficiari di queste politiche, ritengo che gli Stati membri debbano conservare<br />

il ruolo centrale che hanno in Consiglio nel processo decisionale relativo alla politica di<br />

coesione. Infine, condivido l’apprezzamento per il ruolo che i Fondi strutturali rivestono<br />

nel raggiungimento degli obiettivi <strong>del</strong>la strategia. Vorrei però attirare la vostra attenzione<br />

sul fatto che, ancora una volta, non dobbiamo cadere nel tranello di utilizzare questi Fondi<br />

come strumento punitivo nei confronti degli Stati membri. Credo che un simile<br />

provvedimento sia totalmente contrario ai veri obiettivi <strong>del</strong>la politica di coesione.<br />

François Alfonsi (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, la parola chiave di questa strategia<br />

2020 è la crescita, indipendentemente da come si voglia definirla, intelligente, sostenibile<br />

o inclusiva. Oggi in <strong>Europa</strong> è in atto una crisi che non finirà domani. Suonano ipocriti gli<br />

obiettivi in cifre di questa strategia 2020 – aumento <strong>del</strong> tasso di occupati, riduzione <strong>del</strong><br />

tasso di povertà, eccetera – perché richiamano lo stesso mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la strategia di Lisbona,<br />

che è stata un fallimento.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

L’<strong>Europa</strong> attraversa una crisi che richiede un progetto molto più lungimirante e molto più<br />

politico, dotato <strong>del</strong>le idee nuove che mancano completamente da questa strategia 2020.<br />

Mi soffermerò su una di esse. Non dovremmo finalmente prefiggerci l’obiettivo di potenziare<br />

la diversità culturale <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>, che è un valore fondante <strong>del</strong>l’Unione e che può offrire<br />

allo sviluppo economico <strong>del</strong> nostro continente una materia prima che non ha pari altrove,<br />

grazie a beni immateriali, come l’economia <strong>del</strong>la cultura, e materiali, quali le nostre specialità<br />

regionali?<br />

D’altro canto, si è sviluppata una visione strategica totalmente orientata verso gli Stati<br />

membri. Orbene, gli Stati, con i loro confini, con le loro logiche storiche, con le<br />

amministrazioni centralizzate, continuano a ingessare l’<strong>Europa</strong>.<br />

Occorre una più ampia dimensione regionale nella futura strategia <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Bisogna anche promuovere progetti macroregionali che riorganizzino le politiche territoriali<br />

attorno ai bacini biologici naturali <strong>del</strong> continente, a bacini che hanno anche un valore<br />

culturale e storico: il Mar Baltico, il Mediterraneo occidentale, il Danubio, le Alpi, l’Arco<br />

atlantico, eccetera.<br />

Oggi un simile approccio sta prendendo piede gradualmente, per esempio nel Mar Baltico,<br />

ma non viene ripreso nella strategia 2020 e rischia di essere stroncato sul nascere quando<br />

si tratterà di ottenere fondi per la sua attuazione. La strategia 2020 che ci viene presentata,<br />

a nostro avviso, è caratterizzata da un approccio molto convenzionale e tecnocratico e<br />

dalla mancanza di una prospettiva politica.<br />

Zbigniew Ziobro (ECR). – (PL) La strategia <strong>Europa</strong> 2020 è un documento volto a<br />

indirizzare lo sviluppo <strong>del</strong>l’Unione nel prossimo decennio. Tuttavia, se non vogliamo che<br />

questo documento subisca la stessa sorte <strong>del</strong>la strategia di Lisbona, dobbiamo renderlo più<br />

realistico e più vicino alle ambizioni degli Stati membri. Guidati da questa idea, apprezziamo<br />

gli emendamenti alla proposta <strong>del</strong>la Commissione adottati dal <strong>Parlamento</strong> che, in<br />

particolare, riguardano il rafforzamento <strong>del</strong> mercato comune, la riduzione <strong>del</strong><br />

protezionismo, la prosecuzione <strong>del</strong>la politica di coesione e il sostegno all’agricoltura.<br />

Nondimeno, e questo punto merita una sottolineatura particolare, è necessario praticare<br />

la politica <strong>del</strong> clima con maggiore correttezza, evitando, in altre parole, che gli eccessivi<br />

far<strong>del</strong>li imposti impediscano ai paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> centro-orientale di avanzare dallo stato<br />

di eterno parente povero <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Infine, vorrei sottolineare che il nucleo centrale <strong>del</strong>la strategia <strong>del</strong>l’Unione europea è<br />

l’innovazione, ma dobbiamo ricordarci di dare seguito alla politica di coesione e di sostenere<br />

l’agricoltura, perché è quest’ultima che permette alle regioni meno ricche di colmare il<br />

divario <strong>del</strong>lo sviluppo.<br />

Mario Borghezio (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ritengo che una<br />

politica industriale incentrata solo su aziende che operano a livello internazionale ad alta<br />

tecnologia non sia destinato al successo. Non dobbiamo dimenticare tutto il comparto<br />

<strong>del</strong>le piccole e medie imprese, comprese quelle artigianali, quelle commerciali. Anche a<br />

loro dev'essere rivolta l'attenzione <strong>del</strong>la politica di innovazione.<br />

Questa strategia deve garantire in particolare alle piccole e medie imprese condizioni di<br />

parità coi concorrenti extra-UE, attraverso l'adozione di clausole di salvaguardia e misure<br />

drastiche ed efficaci contro il problema gravissimo <strong>del</strong>la contraffazione, anche con strumenti<br />

efficaci di difesa commerciale. Occorre che la governance <strong>del</strong>la strategia europea 2020<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

non resti solo nelle mani <strong>del</strong>la Commissione, ma preveda vari livelli, ivi compreso quello<br />

nazionale e macroregionale.<br />

Dobbiamo cominciare a pensare a una politica, a una strategia, che faccia perno sui territori,<br />

sulle realtà produttive – ed io voglio ricordare la grande attenzione che si deve avere per<br />

la realtà produttiva <strong>del</strong> comparto <strong>del</strong>la Padania. In altre parole noi chiediamo maggior<br />

attenzione verso le realtà produttive <strong>del</strong>la produzione reale, con particolare attenzione,<br />

ripeto, a quella struttura di piccole e medie imprese che dappertutto in <strong>Europa</strong> costituisce<br />

il nerbo <strong>del</strong>la nostra produzione e quindi la vera speranza per un futuro di produzione e<br />

di sviluppo <strong>del</strong>l'Unione europea.<br />

Bendt Bendtsen (PPE). – (DA) Signor Presidente, il nostro obiettivo era proprio diventare<br />

“l’economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo”, ma non è stato così. Sono<br />

colossali le sfide che l’<strong>Europa</strong> dovrà affrontare nei prossimi cinque anni. I problemi che<br />

vediamo in Grecia oggi, e che forse osserveremo in numerosi altri paesi fra breve tempo,<br />

sono il risultato di due fattori: la mancanza di competitività in <strong>Europa</strong> e il divario tra lo<br />

stile di vita e le effettive possibilità degli europei. In altre parole, abbiamo speso più denaro<br />

di quanto ne abbiamo guadagnato e di quanto la nostra produttività non sia in grado di<br />

sostenere.<br />

Molti economisti amano rendere l’economia più complicata di quanto già non sia, ma la<br />

spiegazione è abbastanza semplice: i mercati hanno sostanzialmente perso la fiducia nel<br />

fatto che i paesi europei, oppressi dal debito, possano competere e osservare le proprie<br />

responsabilità. E’ questa è la ragione di tutto. Il problema principale <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>, come ho<br />

detto, è la mancanza di competitività ed è questa la questione che deve affrontare la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020. Dobbiamo aumentare la nostra competitività rispetto ad altri paesi, mentre<br />

gli Stati membri devono mettere ordine nella propria economia e, al tempo stesso, investire<br />

nel futuro.<br />

In effetti, potrebbe essere necessario praticare dei tagli alle cosiddette prestazioni <strong>del</strong>la<br />

previdenza sociale, per utilizzare il denaro risparmiato a favore <strong>del</strong>l’istruzione e <strong>del</strong>la ricerca.<br />

Le piccole e medie imprese sono il nerbo <strong>del</strong>l’economia europea. Abbiamo pertanto<br />

necessità di includerle seriamente in questa strategia. Soffrono <strong>del</strong>la carenza di capitali e<br />

hanno difficoltà a ottenere crediti. Dobbiamo intraprendere una qualche iniziativa per<br />

superare questo ostacolo. Molte piccole e medie imprese sono escluse dalle gare d’appalto<br />

pubbliche negli Stati membri, ma soprattutto alle gare europee, dove viene attribuita la<br />

priorità alle grandi aziende.<br />

Infine, vorrei anche dire che far<strong>del</strong>li gli oneri amministrativi sono un ostacolo che dobbiamo<br />

sempre combattere. Le norme amministrative che disponiamo rappresentano, naturalmente,<br />

una zavorra pesante per le piccole imprese, con pochissimi dipendenti. Inoltre, dobbiamo<br />

aiutare le piccole e medie imprese a penetrare i mercati <strong>del</strong>le esportazioni.<br />

Sergio Gaetano Cofferati (S&D). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli<br />

colleghi, credo che stiamo correndo tutti insieme un rischio grave, che è quello di essere<br />

condizionati oltre ogni dire dall'emergenza. Dopo l'azione intrapresa con la costituzione<br />

<strong>del</strong> fondo per difendere l'euro, per aiutare i paesi in difficoltà e per fermare la speculazione,<br />

è innegabile che la discussione anche in questa sede si sia concentrata molto sui temi <strong>del</strong><br />

risanamento e <strong>del</strong>la stabilità, ignorando tutto il resto. Sono temi che riguardano gli Stati.<br />

La concentrazione di attenzione è stata così forte che addirittura, per quanto concerne il<br />

sistema finanziario e quello <strong>del</strong>le banche, e dunque i problemi <strong>del</strong>la sorveglianza e <strong>del</strong>la<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

regolazione, sono stati questi messi in un cantuccio, sono stati quasi dimenticati. Io sono<br />

convinto invece che serva contestualità nella definizione <strong>del</strong>le politiche. Non a caso il patto<br />

si chiamava "di stabilità e crescita". Sarebbe stato ancor più esatto chiamarlo "di stabilità<br />

per la crescita".<br />

Dobbiamo tornare a parlare di crescita e di sviluppo: è la strada principale per fermare le<br />

speculazioni ma per dare fiducia agli investitori, ai normali investitori. Senza proposte che<br />

riguardino la crescita – penso all'uniformità fiscale, <strong>del</strong>la quale parla Mario Monti, penso<br />

alle risorse per investire, gli eurobond da rendere disponibili, e penso agli strumenti <strong>del</strong>la<br />

coesione, perché la coesione è un grandissimo fattore di competitività – difficilmente<br />

potremo creare quel clima positivo che invece è indispensabile, in particolar modo in questi<br />

giorni!<br />

Olle Schmidt (ALDE). – (SV) Signor Presidente, gli ultimi tempi ci hanno dimostrato<br />

l’importanza di avere finanze pubbliche sane. E’ pertanto, a dir poco, curioso che il relatore,<br />

onorevole Hoang Ngoc, voglia smussare – se non rimuovere – l’obbligo di attenersi alle<br />

rigide condizioni <strong>del</strong> Patto di stabilità e di crescita. Al contrario, la verità è che per l’<strong>Europa</strong>,<br />

oggi, è essenziale concentrarsi sull’obiettivo di riportare sotto controllo il debito galoppante.<br />

Senza una simile iniziativa, il futuro potrebbe essere ancora più drammatico.<br />

Sono stato deputato presso il parlamento svedese, il Riksdag, durante gli anni novanta ed<br />

ero membro <strong>del</strong>la commissione per gli affari finanziari quando crollarono le nostre finanze<br />

pubbliche. Non sono particolarmente orgoglioso di questo evento, ma è la verità: per un<br />

periodo, abbiamo avuto tassi di interesse <strong>del</strong> 500 per cento! Stavano andando verso il<br />

2 000 per cento e rischiavamo seriamente di diventare una repubblica <strong>del</strong>le banane, ma<br />

non bastò neanche un tasso <strong>del</strong> 500 per cento – la nostra moneta crollò e vinse George<br />

Soros.<br />

Tempi duri per il popolo svedese. In compenso, onorevole Hoang Ngoc, abbiamo imparato<br />

una lezione: tenere i nostri conti in ordine. Lo stesso principio vale per l’<strong>Europa</strong>: i conti in<br />

equilibrio consentono la stabilità e la crescita.<br />

Michail Tremopoulos (Verts/ALE). – (EL) L’<strong>Europa</strong> fronteggia ancora oggi una crisi<br />

multidimensionale, che sta colpendo in modo particolarmente spietato l’occupazione e i<br />

redditi bassi. Quando è nata l’Unione europea, la povertà esisteva soltanto dove non c’era<br />

lavoro. Oggi il 9,6 per cento degli europei è disoccupato e l’8 per cento dei lavoratori vive<br />

con stipendi al di sotto <strong>del</strong>la soglia di povertà. Quali sono le prospettive per il 2020?<br />

Tale combinazione di disoccupazione e povertà è esacerbata dalle pressioni che crea la<br />

facilità con cui si può licenziare un lavoratore. A livello <strong>europeo</strong>, non c’è alcuna tutela dal<br />

licenziamento e la normativa nazionale viene annacquata, come in Grecia. Tutto ciò avviene<br />

nell’anno <strong>del</strong>la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.<br />

Pertanto, è necessario un minimo contesto normativo che disincentivi i licenziamenti.<br />

Sono state avanzate alcune proposte. Il punto di partenza è riconoscere come pratica<br />

abusiva il licenziamento di massa operato da società che conseguano dei profitti nello<br />

stesso paese. La logica conseguenza è l’esclusione di queste società dai sussidi europei, il<br />

pagamento di imposte più elevate e di sanzioni e il rimborso dei finanziamenti ottenuti.<br />

La domanda è la seguente: la responsabilità sociale <strong>del</strong>le aziende rientra nell’obbligo di<br />

operare come parte integrante <strong>del</strong>la società o le imprese non escludono di porsi come<br />

concorrenti dei lavoratori?<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Vicky Ford (ECR). – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore molti degli obiettivi <strong>del</strong>la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020: la centralità <strong>del</strong>la crescita generata dalle aziende innovative, di una<br />

crescita sostenibile e di un tasso di occupazione più elevato. Tuttavia, per raggiungere<br />

questi scopi, l’Unione europea non deve soltanto parlare: dobbiamo anche agire.<br />

Per esempio, nell’attuare le riforme essenziali dei servizi finanziari, dobbiamo ricordare<br />

che quelle aziende innovative e quegli imprenditori hanno bisogno di accedere ai capitali<br />

dei mercati globali, al pari dei nostri Stati membri; mentre tutti gli occhi sono puntati sul<br />

Fondo <strong>europeo</strong> di stabilità e sulla capacità di quest’ultimo di ridurre la volatilità<br />

nell’immediato, fondamentalmente la fiducia di lungo periodo potrà essere conquistata<br />

soltanto se, insieme a questa crescita ambiziosa, i nostri deficit saranno nuovamente sotto<br />

controllo e le stesse finanze pubbliche saranno ritenute sostenibili.<br />

Johannes Hahn, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (DE) Signor Presidente, credo che la<br />

discussione odierna abbia mostrato e dimostrato che il <strong>Parlamento</strong> può e deve offrire un<br />

contributo significativo allo sviluppo <strong>del</strong>la strategia. Nella mia qualità di Commissario,<br />

vorrei ringraziare l’onorevole van Nistelrooij e l’onorevole Cortés Lastra, in particolare,<br />

per le loro relazioni. Ringrazio altresì tutti coloro che si sono spesi alacremente in questo<br />

lavoro, perché avranno voce in capitolo nell’elaborazione <strong>del</strong>la politica regionale e perché<br />

entrambe le relazioni hanno indicato quanto sia importante considerare tutte le regioni<br />

d’<strong>Europa</strong> e quanto la politica regionale possa e debba essere una politica per tutte le regioni,<br />

come sarà in futuro.<br />

Entrambe le relazioni, in ultima analisi, sottolineano l’impatto positivo di questo<br />

provvedimento. Vorrei ringraziare l’onorevole Cortés Lastra, in particolare, per il<br />

significativo contributo apportato e per aver evidenziato i risultati effettivi <strong>del</strong>la strategia<br />

di Lisbona, nonostante tutte le critiche. Alla fine, non era soltanto un’idea, ma la logica<br />

attuazione <strong>del</strong> concetto di assegnazione <strong>del</strong>le risorse di bilancio, che in questo caso ha<br />

avuto un impatto significativo, soprattutto nel campo <strong>del</strong>l’innovazione e <strong>del</strong>la ricerca.<br />

L’onorevole Schroeder lo considera forse un boccone amaro, ma ovviamente bisogna pur<br />

fissare un obiettivo. Nondimeno, le regioni dotate di strutture locali e di curatori per ciascun<br />

progetto hanno avuto, e avranno in futuro, la possibilità di realizzare i singoli progetti e,<br />

nel contempo, di raggiungere obiettivi nell’ambito di un unico quadro generale.<br />

Naturalmente, è necessario fissare i punti di attenzione e le priorità, un aspetto che<br />

costituisce la base per l’assegnazione <strong>del</strong>le risorse di bilancio. Tuttavia, possiamo conseguire<br />

risultati interessanti se utilizziamo contemporaneamente un approccio dal basso verso<br />

l’alto e dall’alto verso il basso.<br />

Inoltre, la relazione strategica che ho presentato di recente sulle relazioni dei 27 Stati<br />

membri riguardanti lo stadio di attuazione, finora raggiunto, <strong>del</strong> periodo di<br />

programmazione in corso dimostra quanto sia stata sostenibile e puntuale l’assegnazione<br />

<strong>del</strong>le risorse, poiché, su 93 miliardi di euro finora stanziati, 63 sono stati spesi per gli<br />

obiettivi di Lisbona, ovvero per la ricerca, l’innovazione, l’investimento nella formazione<br />

e, infine, anche per i trasporti e le infrastrutture, nel senso più ampio <strong>del</strong> termine.<br />

La politica regionale – e quanto dico si evince molto chiaramente dalla relazione<br />

<strong>del</strong>l’onorevole van Nistelrooij – è una locomotiva <strong>del</strong>l’innovazione, in grado di stimolare<br />

il progresso e di rendere e mantenere la società europea più competitiva a livello mondiale.<br />

E’ stato dimostrato che, su più di 450 programmi operativi, soltanto 246 sono incentrati<br />

sulla ricerca e l’innovazione. Ne emerge in maniera abbastanza evidente la necessità di<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

individuare i punti di attenzione, quali la ricerca e lo sviluppo; occorre dunque continuare<br />

a farlo.<br />

Per queste ragioni, era ovvio che nell’attuale periodo di programmazione il settore ricevesse<br />

proprio 86 miliardi di euro, che rappresentano il triplo <strong>del</strong>la cifra stanziata per il periodo<br />

2000-2006. Tuttavia, è necessario garantire un miglior coordinamento, soprattutto nel<br />

campo <strong>del</strong>la ricerca e <strong>del</strong>l’innovazione. Non c’è conflitto tra l’eccellenza, da una parte, e<br />

un’ampia diffusione geografica, dall’altra. Il nostro obiettivo deve essere la promozione<br />

<strong>del</strong>la circolazione dei cervelli, non la fuga di cervelli da alcune o da molte regioni verso<br />

poche aree. Al contrario, dobbiamo garantire la circolazione <strong>del</strong>la conoscenza e <strong>del</strong>le<br />

persone coinvolte, in particolare quando parliamo di ricerca, innovazione e sviluppo.<br />

Soprattutto se consideriamo il prossimo periodo di programmazione, uno dei principali<br />

obiettivi dovrebbe essere la transizione da un approccio basato essenzialmente sul<br />

rendimento, ovvero su una corretta conduzione finanziaria, a una prospettiva e un<br />

approccio incentrati sul risultato. Questo deve essere uno dei progressi fondamentali di<br />

<strong>Europa</strong> 2020, rispetto a Lisbona, un passo che davvero ci permetta di frazionare gli obiettivi<br />

europei in obiettivi nazionali, regionali e, infine, locali, rendendo le strategie tangibili,<br />

visibili e comprensibili.<br />

Una nota finale: a mio modo di vedere, la politica regionale è una politica di investimenti,<br />

e con questo intendo investimenti in tutte le regioni. In fin dei conti, tutte le regioni possono<br />

beneficiare dall’investimento riuscito di una singola regione, se si considera che due terzi<br />

<strong>del</strong>le esportazioni di ogni Stato membro sono destinati all’Unione europea, agli altri 26<br />

Stati membri. Ciò vuol dire che, se questi paesi conseguono risultati positivi, il ventisettesimo<br />

Stato membro farà altrettanto. Questo deve essere uno dei nostri obiettivi. Se oggi parliamo<br />

anche <strong>del</strong>le strategie per affrontare la crisi, la ristrutturazione <strong>del</strong> bilancio non può essere<br />

la nostra unica preoccupazione, perché la crescita costituisce anch’essa un fattore<br />

importante. Solo in questo modo si imboccherà la giusta via d’uscita dalla crisi sul lungo<br />

termine, e la politica regionale può offrire un contributo significativo a tal fine.<br />

László Andor, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono state sollevate<br />

cinque domande più due, rispettivamente sulla governance economica e sulla strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020. Farò il possibile per rispondere in cinque minuti e, a tal fine, mi esprimerò<br />

in inglese, invece che nella mia madrelingua.<br />

Onorevoli deputati, la prima questione riguarda le strategie che la Commissione adotterà<br />

per rafforzare il controllo degli orientamenti generali di politica economica e per garantire<br />

un ruolo attivo dei parlamenti nazionali e <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> nel processo di controllo<br />

multilaterale.<br />

Per rispondere a questa prima domanda, vorrei riferirmi alla comunicazione <strong>del</strong>la<br />

Commissione su <strong>Europa</strong> 2020, in cui si propone che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> rivesta un<br />

ruolo importante, non soltanto nell’esercizio <strong>del</strong>la sua funzione di colegislatore, ma come<br />

forza trainante per la mobilitazione dei cittadini e dei parlamenti nazionali. La Commissione<br />

sottolinea altresì l’importanza di instaurare un dialogo permanente tra i diversi livelli di<br />

governo, includendo le autorità nazionali, regionali, locali e i parlamenti nazionali, senza<br />

tralasciare le parti sociali e i rappresentanti <strong>del</strong>la società civile.<br />

Il secondo quesito riguarda il Patto di stabilità e di crescita e gli strumenti complementari<br />

eventualmente previsti dalla Commissione per integrarlo. Vorrei qui far riferimento alla<br />

nostra comunicazione sul rafforzamento <strong>del</strong> coordinamento <strong>del</strong>le politiche economiche,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

adottata la scorsa settimana. In tale comunicazione la Commissione ha avanzato <strong>del</strong>le<br />

proposte per rafforzare il rispetto <strong>del</strong> Patto di stabilità e di crescita e per meglio coordinare<br />

le politiche fiscali. Nel dettaglio, la Commissione intende rendere più lungimiranti il<br />

controllo sul bilancio e il coordinamento <strong>del</strong>le politiche. Nell’area <strong>del</strong>l’euro, in particolare,<br />

sembra giustificata l’adozione di un approccio più esaustivo nella valutazione <strong>del</strong>le politiche<br />

di bilancio, che comprenda un esame più approfondito dei punti deboli nei progetti di<br />

bilancio nazionali, prima <strong>del</strong>la loro approvazione. Inoltre, affinché gli Stati membri siano<br />

giustamente incentivati a ripristinare gli equilibri di bilancio, bisognerebbe migliorare il<br />

funzionamento <strong>del</strong>l’iter da seguire per l’eccesso di disavanzo, accelerando le singole<br />

procedure, in particolare, nei confronti degli Stati membri che hanno ripetutamente violato<br />

il Patto. La Commissione propone, altresì, di consolidare le misure macroeconomiche di<br />

prevenzione per gli Stati membri <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro, elaborando procedure permanenti di<br />

risoluzione <strong>del</strong>le crisi. Con tale meccanismo, l’Unione europea potrebbe emettere<br />

obbligazioni per finanziare i prestiti d’emergenza, destinati a un membro <strong>del</strong>l’eurozona in<br />

difficoltà.<br />

Il terzo quesito riguarda le differenze tra i due documenti <strong>del</strong>la Commissione: da una parte,<br />

la comunicazione sulle finanze pubbliche nell’UEM 2006, <strong>del</strong> giugno 2006 e, dall’altra, la<br />

relazione “UEM@10” <strong>del</strong> 2008. Le raccomandazioni politiche formulate nel 2006 erano<br />

incentrate sui cambiamenti generati dalla riforma <strong>del</strong> Patto di stabilità nel 2005. La relazione<br />

“UEM@10” è coerente con le tesi sostenute all’epoca, ad esempio l’opportunità <strong>del</strong>la<br />

sostenibilità sul lungo termine, la necessità di predisporre incentivi nei periodi più prosperi<br />

e il ruolo positivo <strong>del</strong>le normative fiscali nazionali. Al tempo stesso, la lezione tratta da<br />

più di 10 anni di UEM e l’impatto recente <strong>del</strong>la crisi ci invitano a una valutazione aggiornata,<br />

ma sempre coerente. La comunicazione <strong>del</strong>la scorsa settimana sul rafforzamento <strong>del</strong><br />

coordinamento <strong>del</strong>le politiche economiche verte sulla necessità di rendere il patto più<br />

rigoroso, sia negli aspetti preventivi, che in quelli correttivi. Essa formula anche proposte<br />

dettagliate in merito alle nuove opportunità offerte dal trattato di Lisbona.<br />

Proponiamo di rafforzare il quadro <strong>del</strong> Patto di stabilità e di crescita, sia nella sua dimensione<br />

preventiva che in quella correttiva; raccomandiamo, inoltre, di estendere la vigilanza sugli<br />

squilibri macroeconomici e sulle tendenze <strong>del</strong>la competitività all’interno <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro<br />

e di introdurre un “semestre <strong>europeo</strong>” per rafforzare ex ante il coordinamento <strong>del</strong>le politiche<br />

economiche; infine, proponiamo di lavorare per un meccanismo solido e permanente di<br />

risoluzione <strong>del</strong>le crisi per gli Stati membri <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro afflitti da problemi fiscali.<br />

Il quarto interrogativo riguarda la task force creata dal Consiglio <strong>europeo</strong> nel marzo <strong>del</strong><br />

2010 per migliorare la governance economica nell’Unione. La Commissione coopererà<br />

in modo costruttivo, nell’interesse <strong>del</strong>l’Unione e nel pieno rispetto <strong>del</strong> suo diritto di<br />

iniziativa. La comunicazione <strong>del</strong>la settimana scorsa offre già un contributo concreto a<br />

questa task force. Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, in questo ambito, è ovviamente un soggetto<br />

fortemente interessato alla riforma <strong>del</strong>la governance economica <strong>del</strong>l’Unione europea. Con<br />

la sua opera e con le relazioni presentate nelle commissioni competenti – in particolare,<br />

in seno alle commissioni competenti per la crisi economica – il <strong>Parlamento</strong> sta già<br />

dimostrando di offrire contributi validi alle decisioni <strong>del</strong>la task force.<br />

Il quinto e ultimo quesito riguarda la necessità di ripristinare la fiducia nelle banche europee,<br />

nei mercati finanziari e nel progetto <strong>europeo</strong>, in generale. E’ un argomento molto vasto,<br />

per cui mi limiterò a sintetizzarlo molto rapidamente. Penso che ci siano tre punti da<br />

sottolineare: innanzi tutto, l’importanza <strong>del</strong>la regolamentazione finanziaria per creare un<br />

sistema finanziario più sano; in secondo luogo, la formulazione chiara <strong>del</strong>le norme per la<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

stabilità fiscale, affinché siano trasparenti e comprensibili per tutti; in terzo luogo, il<br />

ripristino <strong>del</strong> potenziale di crescita <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. E’ per questo motivo che <strong>Europa</strong> 2020 ha<br />

un ruolo essenziale anche in tale contesto. A mio avviso, questi elementi sono dunque tutti<br />

ugualmente importanti per ricostruire la fiducia nel progetto <strong>europeo</strong>.<br />

Tali considerazioni mi portano alle due domande sulla strategia <strong>Europa</strong> 2020. In linea con<br />

le conclusioni <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong> di primavera, in particolare per quanto attiene agli<br />

obiettivi principali <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, la Commissione ha iniziato a lavorare con<br />

gli Stati membri per la definizione di obiettivi nazionali che corroborino gli obiettivi chiave.<br />

Per agevolare quest’opera, il gruppo indicatori <strong>del</strong> comitato per l'occupazione ha elaborato<br />

due diversi approcci tecnici che indicano le misure che ogni Stato membro deve attuare<br />

per garantire che l’Unione europea raggiunga l’obiettivo <strong>del</strong>l’occupazione al 75 per cento.<br />

Durante l’ultima settimana di aprile e la prima settimana di maggio, la Commissione e la<br />

Presidenza hanno tenuto una tornata di incontri bilaterali per scambiare le prime idee sui<br />

possibili obiettivi nazionali <strong>del</strong>la strategia. Tali discussioni sono state molto fruttuose e ci<br />

hanno permesso di elaborare un primo quadro <strong>del</strong>la posizione degli Stati membri e di<br />

comprendere le peculiarità economiche di ogni Stato. Dagli incontri bilaterali è emerso<br />

che la maggior parte degli Stati membri sostiene con forza gli obiettivi chiave ed è pronta<br />

a prefiggersi ambiziosi obiettivi nazionali per raggiungere le finalità chiave indicate dal<br />

Consiglio di primavera. Sulla scorta <strong>del</strong>l’esito generale di questi incontri, la Commissione<br />

elaborerà i risultati, che serviranno da punto di partenza per le diverse formazioni <strong>del</strong><br />

Consiglio in maggio e in giugno. Se ci sono discrepanze tra gli obiettivi europei e l’insieme<br />

degli obiettivi nazionali, continueremo la discussione con gli Stati membri per capire come<br />

le azioni a livello nazionale o <strong>europeo</strong> possano far avvicinare l’Unione europea ai propri<br />

obiettivi. Il Consiglio <strong>europeo</strong> ha dichiarato che rivedrà l’obiettivo principale in giugno,<br />

sulla base di questo nuovo lavoro.<br />

Se mi è concesso, ritengo che illustrare l’obiettivo riguardante la povertà sia di particolare<br />

interesse. Il Consiglio di primavera ha chiesto alla Commissione di aiutare gli Stati membri<br />

a individuare gli indicatori adeguati a conseguire l’obiettivo chiave <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>l’inclusione<br />

sociale, da raggiungere, in particolare, attraverso la riduzione <strong>del</strong>la povertà. Dopo aver<br />

appreso <strong>del</strong>le inquietudini dei diversi Stati membri, la Commissione ha presentato una<br />

possibile proposta di compromesso. La proposta si basa sui tre indicatori fondamentali<br />

<strong>del</strong>la povertà a livello comunitario, ovvero il rischio di povertà, le privazioni materiali e il<br />

numero di famiglie senza reddito: essi riflettono la natura sfaccettata <strong>del</strong>la povertà e il<br />

ventaglio <strong>del</strong>le diverse situazioni negli Stati membri. Mentre molte <strong>del</strong>egazioni hanno<br />

espresso sostegno alla proposta <strong>del</strong>la Commissione in seno al comitato per la protezione<br />

sociale, altre hanno insistito per includere il mercato <strong>del</strong> lavoro nella lista degli obiettivi<br />

europei. La Commissione sta analizzando attivamente le possibili soluzioni.<br />

Quanto alla governance, vorrei rassicurarvi sul fatto che abbiamo tenuto in alta<br />

considerazione il vostro ruolo nella strategia e le vostre indicazioni. Il Presidente Barroso<br />

ha chiaramente segnalato che un maggior coinvolgimento <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> nella strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020 è una <strong>del</strong>le principali preoccupazioni <strong>del</strong> suo secondo mandato. Stiamo<br />

profondendo tutti i nostri sforzi per garantire che il <strong>Parlamento</strong> abbia il tempo sufficiente<br />

per formulare un parere quest’anno. Sono impegnato in prima persona nel facilitare in<br />

ogni modo possibile il vostro compito in questo processo. Abbiamo bisogno di ottenere<br />

la collaborazione di tutte le istituzioni europee se vogliamo un controllo di natura politica<br />

e il successo <strong>del</strong>la strategia.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Quanto all’istruzione e alla formazione, che è l’argomento <strong>del</strong> secondo interrogativo su<br />

<strong>Europa</strong> 2020, vorrei soltanto esprimere quanto segue. Già ai tempi <strong>del</strong> piano di ripresa<br />

dalla crisi <strong>del</strong> novembre 2008, la Commissione invitò gli Stati membri a mantenere gli<br />

investimenti in istruzione e formazione, e terremo questa rotta. In generale, gli Stati membri<br />

hanno reagito positivamente all’invito a concentrare le misure per la ripresa su investimenti<br />

intelligenti e mirati sui fattori di crescita. Molti governi non hanno né ridotto i sussidi agli<br />

studenti, né assistito alla progressiva riduzione <strong>del</strong>le immatricolazioni. Anzi, molti pacchetti<br />

per la ripresa includevano misure per sostenere una più ampia partecipazione all’istruzione,<br />

soprattutto all’istruzione superiore. Nonostante la crisi, i fondi per l’istruzione annunciati<br />

per il 2010 sono rimasti invariati o sono stati aumentati in molti Stati membri. Tuttavia,<br />

osserviamo un programma di riduzione <strong>del</strong>la spesa per l’istruzione nei bilanci di altri paesi.<br />

Dobbiamo ricordare che alcuni governi hanno già pianificato – e in alcuni casi effettuato<br />

– dei tagli generalizzati dei bilanci pubblici prima <strong>del</strong>lo scoppio <strong>del</strong>la crisi. Molti di questi<br />

tagli riguarderebbero l’istruzione. Altri Stati membri stanno studiando le possibili strategie<br />

per diversificare le fonti di finanziamento. La Commissione continuerà a vigilare con<br />

attenzione su questi aspetti. In alcuni paesi, i vincoli finanziari emergeranno soltanto<br />

adesso. Veglieremo sullo stato generale dei bilanci e sull’efficacia degli investimenti.<br />

A livello <strong>europeo</strong> e nell’ambito <strong>del</strong> quadro finanziario pluriennale esistente, la Commissione<br />

intende attribuire la priorità alle azioni di sostegno alla strategia <strong>Europa</strong> 2020. Promuovere<br />

la ripresa economica, investire nella gioventù europea e costruire le infrastrutture di domani<br />

sono le priorità <strong>del</strong> progetto di bilancio per il 2011, adottato di recente dalla Commissione.<br />

Sostenere l’iniziativa faro “Gioventù in movimento” significa rafforzare i programmi<br />

“Formazione continua” e “Gioventù in azione”, così come l’azione “Marie Curie” e il<br />

programma “Erasmus per giovani imprenditori”.<br />

Non dimentichiamo che in questo ambito interveniamo anche con i Fondi strutturali. Il<br />

Fondo sociale <strong>europeo</strong>, con una dotazione di 76 miliardi di euro per il periodo 2007-2013,<br />

aiuta i giovani nel passaggio dalla formazione al mondo <strong>del</strong> lavoro e fornisce assistenza ai<br />

lavoratori che vogliano riprendere la formazione per rinnovare e aumentare le proprie<br />

competenze. Circa un terzo dei beneficiari <strong>del</strong> Fondo sociale <strong>europeo</strong> è costituito da giovani.<br />

Il Fondo sociale destina anche 8,3 miliardi di euro, che rappresentano circa l’11 per cento<br />

<strong>del</strong>l’ammontare complessivo, alla riforma <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>l’istruzione e <strong>del</strong>la formazione<br />

degli Stati membri.<br />

Tutto ciò dimostra che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 corrobora il concetto di un’economia<br />

basata sulla conoscenza e che l’istruzione e la formazione si collocano al centro di questa<br />

strategia. Ci assicureremo di avere le risorse per raggiungere i nostri obiettivi.<br />

David Casa (PPE). – (MT) E’ preoccupante che la crisi economica stia generando<br />

ripercussioni di lungo termine. Con l’invecchiamento <strong>del</strong>la popolazione, si complica anche<br />

la sfida, in capo agli Stati membri, di garantire la sostenibilità <strong>del</strong>lo Stato sociale. Pur<br />

comprendendo che la spesa pubblica debba essere diversificata perché l’<strong>Europa</strong> possa<br />

realizzare il suo progetto per il 2020, credo anche che questa spesa debba costituire parte<br />

integrante <strong>del</strong>la politica fiscale nazionale. La riduzione <strong>del</strong> tasso di natalità e il crescente<br />

invecchiamento <strong>del</strong>la popolazione richiedono un cambiamento <strong>del</strong>le politiche, se vogliamo<br />

garantire la sostenibilità fiscale. Inoltre, bisogna tener presente la crescita <strong>del</strong>le richieste di<br />

erogazioni pensionistiche e di assistenza sanitaria.<br />

Per quanto attiene ai cambiamenti <strong>del</strong>la struttura demografica, l’Unione europea necessita<br />

di una strategia volta a motivare i lavoratori più anziani affinché continuino a lavorare per<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

un periodo di tempo più lungo. E’ essenziale considerare queste strategie alla luce <strong>del</strong>le<br />

specifiche necessità dei diversi Stati membri. Non possiamo adottare una politica che vada<br />

bene per tutti. Ogni caso merita una specifica attenzione. Di conseguenza, è fondamentale<br />

che ci siano più occupati nel mercato <strong>del</strong> lavoro e che aumentino le occasioni di lavoro<br />

altamente qualificato. In questo modo non soltanto si ridurrà la dipendenza dalla previdenza<br />

sociale, ma si accrescerà anche il numero dei contribuenti.<br />

Quanto ai posti di lavoro e alla formazione, è fondamentale che l’Unione europea incentri<br />

le sue politiche sull’occupazione attiva e inclusiva, sfruttando pienamente il potenziale di<br />

tutti coloro che sono in grado di lavorare, soprattutto <strong>del</strong>le donne, al fine di promuovere<br />

l’integrazione dei cittadini più esclusi dal mondo <strong>del</strong> lavoro e di fornire loro gli strumenti<br />

necessari per il proprio successo professionale. Signor Commissario, a qualche settimana<br />

di distanza dal nostro rispettivo insediamento, è giunto il momento di rimboccarsi le<br />

maniche e di mettersi al lavoro, in modo da raggiungere questi obiettivi, aumentando così<br />

l’occupazione nell’Unione europea.<br />

Ole Christensen (S&D). – (DA) Signor Presidente, ogni giorno si perdono migliaia di<br />

posti di lavoro in <strong>Europa</strong> e la strategia <strong>Europa</strong> 2020 vuole essere la risposta europea alle<br />

sfide che il futuro ci riserva in questo campo e alla necessità di preservare e rafforzare la<br />

nostra competitività, al fine di generare crescita e nuovi posti di lavoro. Dobbiamo scegliere<br />

la strada che vogliamo percorrere: vogliamo competere a colpi di ribassi salariali e<br />

condizioni di lavoro deplorevoli o vogliamo competere puntando sulla conoscenza e sulle<br />

competenze, su posti di lavoro verdi e di qualità nonché sulla garanzia di condizioni<br />

occupazionali dignitose?<br />

A tal proposito, è un po’ preoccupante vedere lo sbilanciamento <strong>del</strong>la Commissione verso<br />

la flessibilità nel mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la flessicurezza. Non porterà a niente. Le persone hanno<br />

bisogno di sentirsi sicure per essere flessibili. C’è bisogno di forme di sostegno sulle quali<br />

le persone possano contare, in caso di perdita <strong>del</strong> posto di lavoro. E’ necessario offrire<br />

ulteriore formazione, in modo che i cittadini possano circolare nel mercato <strong>del</strong> lavoro per<br />

cogliere le migliori opportunità occupazionali. Sono necessari investimenti negli Stati<br />

membri, ma devono essere investimenti che ripaghino sul lungo termine.<br />

La Commissione deve agire in maniera più decisa per colpire il dumping sociale. Coloro<br />

che lasciano un paese per andare in un altro, per motivi di lavoro, dovrebbero lavorare alle<br />

condizioni previste nel secondo paese. La Commissione deve garantire che tutti siano<br />

tutelati dalla normativa sui lavoratori immigrati – che ha valenza comunitaria – e che la<br />

normativa relativa al mercato interno non abbia il sopravvento sulle norme relative alla<br />

tutela dei diritti dei lavoratori.<br />

Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signor Presidente, vorrei soltanto dire che la discussione<br />

di questo pomeriggio riflette la volontà <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, o meglio l’insistenza sul dovere di<br />

essere totalmente impegnati in questo processo. Considerando il poco tempo a mia<br />

disposizione, vorrei soltanto formulare tre brevi osservazioni. Concordo con l’affermazione<br />

<strong>del</strong> Commissario Rehn – e anche con quella espressa oggi dal Commissario Andor – sulla<br />

necessità di esaminare i bilanci degli Stati membri. Innanzi tutto, sembrava che l’area<br />

<strong>del</strong>l’euro e l’Unione europea non sarebbero neanche arrivate al 2020, in quanto tali. Per<br />

garantire non soltanto la nostra sopravvivenza, ma anche la nostra prosperità, è essenziale<br />

che gli Stati membri mantengano gli impegni presi e le promesse già formulate. Chiudere<br />

la stalla quando i buoi sono già scappati è sempre stato un esercizio inutile.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In secondo luogo, negli ultimi 18 mesi, gli Stati membri e l’Unione europea si sono<br />

concentrati quasi esclusivamente sulla stabilizzazione <strong>del</strong>le istituzioni finanziarie. Infatti,<br />

ne siamo stati logorati. Sebbene si tratti di un obiettivo importante, moltissimi cittadini<br />

hanno perso fiducia e si sentono ora abbandonati. Chiedono sostegno agli Stati membri e<br />

guardano all’Unione europea affinché definisca un quadro favorevole alla creazione di<br />

posti di lavoro, allo spirito d’impresa e al sostegno alle piccole e medie imprese; ma<br />

principalmente un quadro che coniughi la crescita economica e la creazione di posti di<br />

lavoro dignitosi, unitamente al miglioramento <strong>del</strong> benessere di tutti i cittadini, soprattutto<br />

di coloro che vivono al di sotto <strong>del</strong>la soglia di povertà.<br />

Infine, la disoccupazione giovanile sta causando una profonda crisi. Un documento <strong>del</strong>la<br />

Commissione pubblicato ieri ha confermato che i giovani disoccupati nell’Unione europea<br />

sono pari al 20 per cento, il doppio rispetto alle previsioni formulate per la disoccupazione<br />

generale. Tale crisi è non meno reale e immediata <strong>del</strong>la crisi economica e, pur avendo<br />

ascoltato i commenti <strong>del</strong>la Commissione sulle iniziative per i giovani, che apprezzo, deve<br />

esserci un concreto coordinamento tra gli Stati membri e una forte influenza sugli stessi<br />

per tradurre tali iniziative in posti di lavoro effettivi.<br />

Janusz Wojciechowski (ECR). – (PL) La strategia <strong>Europa</strong> 2020 contiene obiettivi<br />

ambiziosi e quasi incontestabili, che però sono stati definiti come se l’Unione europea fosse<br />

già in salute, libera da preoccupazioni, pronta a dedicarsi soltanto alla costruzione di un<br />

futuro radioso. Nel frattempo, sappiamo che molte sono le cause di preoccupazione e,<br />

soprattutto, molte le differenze tra le nazioni e le regioni europee ricche e quelle povere<br />

sul piano <strong>del</strong>lo sviluppo.<br />

Osservo con stupore che, tra le priorità <strong>del</strong>la strategia, non c’è posto per lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’agricoltura, mentre sappiamo che, in definitiva, entro il 2050 il pianeta dovrà aumentare<br />

la produzione di cibo <strong>del</strong> 70 per cento, perché ci saranno sempre più individui al mondo<br />

e la superficie usata per scopi agricoli sarà sempre più ridotta. E’ difficile capire perché lo<br />

sviluppo <strong>del</strong>l’agricoltura non figuri tra le priorità nella strategia.<br />

Agricoltura significa sicurezza alimentare, agricoltura significa sicurezza ecologica e questi<br />

aspetti sono estremamente importanti per noi e per le future generazioni. Non riesco a<br />

immaginare una strategia di sviluppo responsabile per l’UE che non comprenda l’attenzione<br />

per lo sviluppo <strong>del</strong>l’agricoltura europea.<br />

Georgios Koumoutsakos (PPE). – (EL) Signor Presidente, prima di parlare <strong>del</strong>la strategia<br />

2020, ritengo che sia necessari o rispondere ad alcuni punti sollevati in precedenza da uno<br />

o due deputati circa la posizione <strong>del</strong> partito greco di centro-destra sul meccanismo di<br />

sostegno all’economia greca. Dobbiamo chiarire alcuni aspetti. Il nostro partito non si è<br />

mai opposto al meccanismo <strong>europeo</strong> di sostegno alla Grecia. Il nostro partito aveva soltanto<br />

una certa idea <strong>del</strong>le misure che si sarebbero dovute adottare. I provvedimenti che si<br />

applicano adesso certamente provocheranno una recessione importante e una stagflazione<br />

profonda; il governo li ha definiti da solo, senza cercare un consenso e senza informare<br />

preliminarmente gli altri partiti politici e la società greca. La maggioranza <strong>del</strong> governo ha<br />

rifiutato ogni accordo preliminare che avrebbe potuto condurre a un più ampio e necessario<br />

consenso politico e sociale. Ribadisco che il partito ND non si è opposto al meccanismo<br />

di sostegno <strong>del</strong>l’Unione europea e <strong>del</strong> Fondo monetario internazionale. Abbiamo il massimo<br />

rispetto per tutte le risorse stanziate dai nostri partner e li ringraziamo <strong>del</strong> loro sostegno.<br />

E’ per questo che, con responsabilità, abbiamo sostenuto un insieme di politiche diverso,<br />

più efficace. Siamo a favore di una disciplina finanziaria rigorosa e di una politica per la<br />

19-05-2010


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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

crescita, in modo che la Grecia possa rompere il circolo vizioso <strong>del</strong>la recessione profonda<br />

e <strong>del</strong>l’inflazione galoppante, con conseguenze disastrose per la società e per l’economia<br />

greca e, in ultima istanza, con un impatto negativo sull’<strong>Europa</strong>.<br />

Per quanto riguarda la nostra discussione sulla crisi economica e sulla strategia 2020,<br />

ritengo che sia giunto il momento di azioni specifiche e di risultati tangibili. Basta con le<br />

parole. E’ questo il nodo centrale <strong>del</strong> mio discorso. Semplifichiamo. L’euro è un successo<br />

storico <strong>del</strong>l’integrazione europea e dobbiamo difenderlo e salvarlo. E’ per questo motivo<br />

che è necessaria una solida governance finanziaria ed economica poiché, senza questa<br />

strategia 2020, rischiamo il fallimento e rischiamo di ripetere il precedente costituito dalla<br />

strategia di Lisbona.<br />

( L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura <strong>del</strong> cartellino blu ai<br />

sensi <strong>del</strong>l’articolo 149, paragrafo 8, <strong>del</strong> regolamento )<br />

Marc Tarabella (S&D). – (FR) Onorevole Koumoutsakos, lei è davvero impudente! L’ho<br />

appena sentita chiamare in causa il governo greco, sostenendo che non si è disturbato a<br />

consultarvi o a consultare gli altri partiti e la società civile per adottare le misure necessarie.<br />

Tengo a ribadire che l’attuale governo greco non è assolutamente responsabile <strong>del</strong>la<br />

situazione. E’ vittima degli speculatori, che denuncerò tra un attimo, quando avrò la parola.<br />

Mi sembra però ugualmente doveroso sottolineare la responsabilità <strong>del</strong> precedente governo,<br />

che ha truccato le cifre per diversi anni, e il suo partito è stato al potere per almeno due<br />

legislature. Ritengo, pertanto, che la responsabilità sia da attribuire principalmente alla<br />

Grecia e che la responsabilità politica ricada sul suo partito. Può rispondere a questa mia<br />

domanda, onorevole Koumoutsakos?<br />

Georgios Koumoutsakos (PPE). – (EL) Onorevole collega, il suo discorso denota una<br />

certa disinformazione. Il precedente governo greco ha ereditato un’economia<br />

profondamente indebitata, davvero fortemente indebitata, un’economia con le fondamenta<br />

marce, e questi problemi, problemi cronici, profondamente radicati da più di 30 anni, sono<br />

stati evidenziati e amplificati dalla grande crisi economica internazionale.<br />

Naturalmente, il precedente governo non è stato impeccabile, ma errori molto più<br />

imponenti, dovuti o alla debolezza o alla mancanza di coraggio, sono stati commessi<br />

dall’attuale governo, che ha preso provvedimenti per contenere la situazione con almeno<br />

cinque mesi di ritardo: in questo modo, la crisi <strong>del</strong> deficit, che esiste in ogni paese, come<br />

lei sa bene, è diventata una crisi <strong>del</strong> debito.<br />

E’ così che siamo giunti oggi a questa situazione drammatica. E’ questa la risposta che le<br />

porgo, in considerazione <strong>del</strong>la nostra disponibilità all’auto-critica; ma in questo caso vale<br />

l’antico adagio “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.<br />

Edward Scicluna (S&D). – (MT) Signor Presidente, l’importanza <strong>del</strong>la sostenibilità di<br />

lungo termine <strong>del</strong>le finanze pubbliche non era mai giunta alla ribalta in modo così eclatante.<br />

E’ facile e naturale dire “vi avevamo avvertito di non lasciare fuori controllo il deficit e il<br />

debito” e avevamo tutte le ragioni per farlo. Tuttavia, oggi che molti Stati membri<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea, inclusi quelli <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>l’euro, si trovano in questa situazione<br />

insostenibile, non possiamo capovolgere la situazione e cercare di riprendere le redini nel<br />

più breve tempo possibile, ignorando il grave contesto economico che ci circonda.<br />

Non è un appello a rimandare l’intervento sui conti pubblici. Non voglio insinuare niente<br />

<strong>del</strong> genere. Nondimeno, chiedendo l’attuazione indiscriminata di programmi di austerità<br />

nei paesi <strong>del</strong>l’Unione europea condanneremmo l’intero continente a un lungo periodo di<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

crescita economica lenta, se non peggio. Non possiamo permetterci di frenare la domanda,<br />

anche in quei paesi che vantano avanzi di bilancio, sia sul piano interno che esterno, e che<br />

hanno i mezzi per spender di più e non di meno.<br />

Dobbiamo aiutare i paesi <strong>del</strong>l’Unione europea più deboli a stimolare l’economia con le<br />

esportazioni e, di conseguenza, aiutarli a incentivare le possibilità di crescita<br />

<strong>del</strong>l’occupazione. Non dobbiamo essere dogmatici. La situazione richiede un’azione<br />

intelligente e una certa flessibilità in molti ambiti, non ultima la politica economica.<br />

Elizabeth Lynne (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la proposta <strong>del</strong>la Commissione per<br />

la strategia <strong>Europa</strong> 2020 contiene, <strong>del</strong> tutto legittimamente, numerosi riferimenti alla<br />

ripresa economica, ma non si occupa a sufficienza <strong>del</strong>la povertà, a mio avviso, ed è per<br />

questo che apprezzo che lei abbia citato la riduzione <strong>del</strong>la povertà nel suo discorso.<br />

Dobbiamo ricordare che i soggetti più vulnerabili <strong>del</strong>la società soffrono in ogni recessione<br />

economica più di chiunque altro, ed è per questo che dobbiamo creare meccanismi atti a<br />

proteggerli. Per esempio, vorrei vedere un obiettivo di riduzione <strong>del</strong> 25 per cento <strong>del</strong><br />

numero di cittadini europei che vivono in povertà, così come vorrei che fosse garantito, a<br />

coloro che oggi sono esclusi dal mercato <strong>del</strong> lavoro, di avere nuovamente accesso a un<br />

posto di buona qualità; al tempo stesso, vorrei che ci prefiggessimo degli obiettivi per<br />

sradicare il lavoro in nero.<br />

Dobbiamo anche assicurarci che gli Stati membri investano nella previdenza sociale e nello<br />

Stato sociale e che garantiscano il godimento dei diritti, l’accesso alle risorse e ai servizi<br />

universali. Auspico inoltre che venga fissato un obiettivo comunitario affinché gli Stati<br />

membri mettano fine al fenomeno dei senzatetto entro il 2015 e si elaborino strategie<br />

integrate in questo ambito.<br />

In tutti questi ambiti, è necessario consultare con maggiore frequenza non soltanto il<br />

<strong>Parlamento</strong> – e mi rallegro <strong>del</strong> fatto che lei abbia citato questo punto – ma anche le ONG<br />

che lavorano nel settore. Deve essere inoltre rafforzato il metodo aperto <strong>del</strong> coordinamento<br />

in campo sociale. Sappiamo tutti che non ha funzionato tanto egregiamente quanto avrebbe<br />

potuto, ma credo che possa funzionare bene in futuro, se verranno creati i giusti meccanismi<br />

– ma soltanto a questa condizione.<br />

Ryszard Czarnecki (ECR). – (PL) L’adozione <strong>del</strong>la strategia avviene nel peggior momento<br />

possibile, quando la produzione industriale in <strong>Europa</strong> è precipitata ai livelli degli anni<br />

novanta e il prodotto interno lordo <strong>del</strong>l’Unione europea è sceso <strong>del</strong> 4 per cento. Tuttavia,<br />

l’aspetto più preoccupante non è rappresentato dalla tempistica. L’aspetto peggiore è che<br />

quattro <strong>del</strong>le cinque priorità presentateci come le locomotive principali <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’Unione difficilmente possono essere considerate europee, in particolare l’occupazione,<br />

la ricerca e lo sviluppo, l’istruzione e la lotta contro la povertà. In sostanza, non c’è nulla<br />

di sovranazionale in questi settori. Sono aspetti di cui sono responsabili i singoli paesi. Si<br />

può dire che soltanto la politica <strong>del</strong> clima sia un ambito in cui si possano intraprendere<br />

determinati percorsi a livello <strong>europeo</strong>. Le altre, francamente, sono questioni di competenza<br />

dei singoli Stati membri.<br />

Marc Tarabella (S&D). – (FR) Signor Presidente, la strategia <strong>Europa</strong> 2020 dovrebbe<br />

integrare le analisi sulla crisi economica e proporre una nuova governance, anziché<br />

emendare l’attuale sistema fallimentare.<br />

Innanzi tutto, basta con le false convinzioni, soprattutto quelle riguardanti la Grecia. Non<br />

è una crisi greca. La Grecia e il suo popolo sono oggi vittime di un sistema economico e<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

finanziario dominato dall’avidità, un sistema nel quale i paesi <strong>del</strong> G20 hanno versato, in<br />

totale, diverse migliaia di miliardi di dollari in pochi giorni per salvare le banche, lasciando<br />

la Grecia agonizzante per diversi mesi.<br />

Oggi non si contano neanche più i vertici internazionali: che sia quel che sia. Si stava<br />

finalmente per regolamentare la finanza e l’<strong>Europa</strong> continuava a riflettere, discutere, ma<br />

gli avvoltoi sono rimasti lì. Cosa si sente dire da tutti, oggi? Bisogna rassicurare il mercato.<br />

Ma chi è il mercato? Sono gli speculatori, come se fossero <strong>del</strong>le semidivinità cui presentare<br />

offerte per supplicarli di graziarci.<br />

Per quanto tempo ancora i cittadini dovranno subire questo cinismo? Per quanto tempo<br />

ancora vivremo nell’illusione <strong>del</strong> mercato, che riserva ai finanzieri più di quanto meritino,<br />

depauperando il popolo? Non possiamo accettare che il terrorismo dei mercati finanziari<br />

metta in ginocchio interi paesi.<br />

Un falsario corre un grosso rischio perché attacca un elemento <strong>del</strong>la sovranità di uno Stato:<br />

la moneta. Eppure, quando un broker specula sul debito di un paese, non rischia nulla.<br />

Quando ci saranno vere sanzioni per i colletti bianchi, criminali <strong>del</strong>l’alta finanza? Bisogna<br />

mettere al bando gli speculatori che si arricchiscono avidamente alle spalle <strong>del</strong>la<br />

popolazione; bisogna finirla con le banche casinò, che giocano con la vita e con l’avvenire<br />

dei cittadini, ed esigere che l’<strong>Europa</strong> ponga sotto serio controllo i mercati finanziari, invece<br />

di minare i servizi pubblici.<br />

Onorevoli colleghi, per concludere, penso che si siano presi gioco di noi abbastanza a<br />

lungo. Possiamo anche indire un vertice straordinario ogni venerdì e stanziare miliardi,<br />

ma se non si interviene sulle radici di questo malcostume, uno di questi venerdì finiremo<br />

per annunciare che l’Unione europea è in bancarotta.<br />

Filiz Hakaeva Hyusmenova (ALDE). – (BG) Signor Presidente, nel corso degli anni la<br />

politica di coesione europea ha dimostrato il proprio ruolo vitale ed è diventata una <strong>del</strong>le<br />

politiche centrali <strong>del</strong>la Comunità. Offre ai cittadini europei un indicatore <strong>del</strong>la solidarietà<br />

visibile e quantificabile e la sua importanza viene attestata dall’inserimento tra gli obiettivi<br />

<strong>del</strong> trattato di Lisbona. Tutto ciò merita giustamente un suo posto nella strategia <strong>Europa</strong><br />

2020.<br />

Nel progetto di strategia, a questa politica non è stato riservato il posto che le spetta. Per<br />

questo motivo, apprezzo molto la relazione che include la politica di coesione tra gli<br />

obiettivi da raggiungere con il trattato di Lisbona e con la strategia 2020 e presenta preziosi<br />

orientamenti. Oltretutto, abbiamo bisogno di una forte politica di coesione adesso che la<br />

crisi economica sta riducendo il numero di posti di lavoro e indebolendo la nostra<br />

competitività; la stessa esigenza si presenterà anche per il futuro e solo in questo modo<br />

potremo confermare il ruolo di forte competitore globale <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

E’ essenziale introdurre indicatori affidabili, che mostrino l’efficacia e l’efficienza <strong>del</strong>le<br />

risorse investite in questa politica. Come recita la relazione, è necessario valutare, sulla base<br />

di indicatori specifici, l’impatto sullo sviluppo regionale degli stanziamenti <strong>del</strong>la politica<br />

di coesione. Per individuare gli indicatori necessari alla valutazione, la Commissione<br />

dovrebbe prendere in considerazione e proporre una definizione chiara <strong>del</strong> concetto di<br />

“coesione territoriale”, perché è esattamente ciò che figura nel trattato di Lisbona. Soltanto<br />

dopo aver elaborato la definizione di questo concetto, possono essere stabiliti criteri di<br />

valutazione precisi e obiettivi. Si edificherà così una base concreta per la politica di coesione,<br />

così come per le istituzioni e per i cittadini.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

PRESIDENZA DELL’ON. PITTELLA<br />

Vicepresidente<br />

Tamás Deutsch (PPE). – (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto<br />

congratularmi con i relatori per l’ottimo lavoro svolto e ringraziare i Commissari per le<br />

loro riflessioni, che ritengo valide e significative.<br />

Qualche anno fa, un mio buon amico, nonché mentore, mi ha detto che, nella vita, ci si<br />

troverà sempre in situazioni in cui si può essere parte <strong>del</strong> problema o parte <strong>del</strong>la soluzione.<br />

A mio avviso, al momento la strategia UE 2020 può essere considerata più parte <strong>del</strong><br />

problema che <strong>del</strong>la soluzione, ma è una nostra responsabilità congiunta garantire che<br />

diventi più parte <strong>del</strong>la soluzione. Soffermatevi un attimo a riflettere sul nome attribuito<br />

alla strategia, già di per sé problematico: nella stragrande maggioranza <strong>del</strong>le lingue<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea, il nome “strategia UE 2020” non riveste alcun significato. E’ difficile<br />

immaginare che una comunità composta da oltre 500 milioni di cittadini possa identificarsi<br />

con una strategia che dovrebbe risolvere i problemi quotidiani e che porta invece un nome<br />

tanto immateriale e lontano dalla loro realtà personale. Questo nome può avere un senso<br />

in una discussione tra specialisti di marketing, ma non è questo il caso; qui si tratta di<br />

normali cittadini europei.<br />

Vi è anche un altro saggio detto molto usato in Ungheria: chi troppo vuole nulla stringe.<br />

Dal mio punto di vista, questo proverbio ben rappresenta l’essenza di questa strategia, che<br />

è ancora parte <strong>del</strong> problema e che dovrebbe forse concentrarsi sulla questione più<br />

importante. A mio avviso, dovremmo innanzi tutto rafforzare lo sviluppo regionale, che<br />

richiede indubbiamente investimenti, crescita e creazione di posti di lavoro, dato che<br />

attualmente il problema più grave per la popolazione è appunto il lavoro. Abbiamo bisogno<br />

di più posti di lavoro. Sono questi gli aspetti che vorrei portare alla vostra attenzione.<br />

Francesco De Angelis (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il varo <strong>del</strong>la<br />

strategia <strong>del</strong>l'Unione europea per il 2020 chiude di fatto una fase, quella <strong>del</strong>la strategia di<br />

Lisbona, e deve fare i conti con gli effetti negativi e strutturali che la crisi finanziaria,<br />

economica e sociale ha prodotto e continua a produrre.<br />

Ecco, io credo che, per essere effettiva, la strategia 2020 deve puntare su due elementi<br />

qualificanti: il primo, un sistema di valutazione dei progressi che preveda anche il ricorso<br />

al meccanismo di premi e sanzioni; il secondo, una energica politica di investimenti in<br />

infrastrutture, oltre ovviamente a strumenti per il governo <strong>del</strong> sistema finanziario e a<br />

politiche per il recupero <strong>del</strong> dialogo e <strong>del</strong>la coesione sociale.<br />

Le infrastrutture sono l'asse per il rilancio <strong>del</strong>le politiche <strong>del</strong>l'innovazione nell'industria,<br />

nella piccola e media impresa, nell'ambito dei consorzi produttivi, degli istituti di ricerca,<br />

nel rapporto di questi con le università e le istituzioni di prossimità. È per questa ragione<br />

che la relazione van Nistelrooij è da salutare con apprezzamento, perché oltre a darci un<br />

quadro approfondito <strong>del</strong> lavoro compiuto finora negli Stati membri, inizia a lavorare sui<br />

criteri di armonizzazione degli strumenti finanziari e dei programmi operativi rivolti alla<br />

innovazione.<br />

L'armonizzazione di regole, di procedure, di pratiche amministrative per la gestione dei<br />

progetti europei, la semplificazione, lo snellimento <strong>del</strong>le procedure sono le risposte che i<br />

nostri attori territoriali e i cittadini ci chiedono da molto tempo. Ecco, io credo che su<br />

questo punto l'<strong>Europa</strong> può e deve fare molto, per favorire la crescita, lo sviluppo e il lavoro.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Marietje Schaake (ALDE). – (EN) Signor Presidente, mentre tentiamo di risolvere la crisi<br />

finanziaria ed economica, vorrei sottolineare l’esistenza di un altro deficit non trascurabile:<br />

la conoscenza. Devo ammettere con rammarico che l’<strong>Europa</strong> sta diventando di giorno in<br />

giorno un continente sempre più ignorante, sebbene la conoscenza rappresenti la nostra<br />

risorsa più ricca e prospera. Investire nella conoscenza non comporta alcun rischio.<br />

E’ però la generazione di giovani europei a pagare il prezzo <strong>del</strong>la crisi, poiché la<br />

disoccupazione giovanile cresce e le spese per educazione e innovazione vengono congelate<br />

o tagliate. Non possiamo evitare i tagli alle spese, ma manteniamo quantomeno un<br />

atteggiamento da XXI secolo. Infatti, dove va a finire la metà dei fondi europei oggi?<br />

Nell’agricoltura, quando dovrebbe essere invece destinata alle generazioni giovani e alla<br />

loro crescita. E non mi riferisco solo all’educazione tradizionale, ma a un’istruzione che si<br />

concentri, per esempio, sulla conoscenza degli strumenti informatici e sullo sviluppo di<br />

uno spirito imprenditoriale.<br />

Sappiamo che più titoli di studio si hanno, meno si rischia di perdere il proprio posto di<br />

lavoro. Gli Stati membri però non si stanno impegnando come dovrebbero per promuovere<br />

un’economia <strong>del</strong>la conoscenza ambiziosa. L’<strong>Europa</strong> penalizza le future generazioni di<br />

europei impedendo loro di sviluppare il proprio talento e di realizzare appieno le proprie<br />

ambizioni, mentre lascia che Cina, India e Stati Uniti diventino mete privilegiate per i<br />

giovani di talento, per la ricerca, per la creatività e per l’innovazione.<br />

L’adozione di misure a breve termine comporterà un costo elevato sul lungo periodo. Per<br />

promuovere uno spirito imprenditoriale, l’eccellenza e un futuro sostenibile per l’economia<br />

europea è necessario essere disposti a investire nella conoscenza. Chi pensa che la<br />

conoscenza costi, infatti, non sa qual è il prezzo <strong>del</strong>l’ignoranza.<br />

Il Commissario Kroes ha presentato oggi la sua visione per l’agenda digitale europea, uno<br />

dei programmi ammiraglio per <strong>Europa</strong> 2020. Si tratta di una strategia ambiziosa ma<br />

concreta, volta a rafforzare il mercato digitale <strong>europeo</strong> nel contesto economico globale e<br />

a collegare molti europei a una rete Internet aperta.<br />

Ritengo sia giunto il momento di prendere più decisioni intelligenti e di fare in modo che<br />

l’attuale crisi non gravi come un’ipoteca sulle spalle dei giovani e <strong>del</strong>la loro generazione<br />

con un interesse che non saranno mai in grado di rimborsare.<br />

La Commissione appoggia un approccio coordinato, che prenda le distanze da un processo<br />

decisionale gestito in un’ottica intergovernativa per conferire un ruolo di maggior peso<br />

alla Commissione e al <strong>Parlamento</strong>, in modo tale da garantire che gli Stati membri possano<br />

tener fede ai propri impegni?<br />

Thomas Mann (PPE). – (DE) Signor Presidente, la strategia di Lisbona non ha registrato<br />

risultati sostenibili. Per quale motivo? Gli Stati membri, le parti sociali e ampie fette <strong>del</strong>la<br />

società civile non sono stati coinvolti in misura sufficiente e, pertanto, non sentivano di<br />

dover condividere la responsabilità <strong>del</strong>la buona riuscita <strong>del</strong>la strategia. La strategia UE 2020<br />

può essere diversa: potrebbe essere un successo, signor Commissario, se coinvolgesse<br />

anche i soggetti esclusi, che si sentono sconfitti e che spesso non hanno un gruppo di<br />

pressione con cui esprimersi.<br />

Nell’Unione europea, meno di due terzi <strong>del</strong>la popolazione attiva ha un posto di lavoro;<br />

meno <strong>del</strong>la metà dei lavoratori più anziani è occupata; ottanta milioni di europei non sono<br />

sufficientemente qualificati e hanno sempre meno opportunità sul mercato <strong>del</strong> lavoro. E’<br />

una situazione inaccettabile, ma una strategia futura, per essere efficace, deve avere una<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

dimensione sociale. La crescita qualitativa nell’economia e nell’occupazione deve poter<br />

andare di pari passo con l’uguaglianza sociale e la sostenibilità. Rivolgendomi al<br />

Commissario Andor, posso affermare che stiamo lavorando entrambi su questo fronte.<br />

Cosa significa concretamente? I sistemi di previdenza sociale degli Stati membri devono<br />

essere adattati ai cambiamenti democratici e attraverso lo scambio <strong>del</strong>le migliori prassi in<br />

tutta <strong>Europa</strong>, possiamo offrire il nostro contributo in questo senso, imparando gli uni dagli<br />

altri. Il Fondo sociale <strong>europeo</strong> – uno dei vostri argomenti preferiti – deve essere adattato<br />

alle nuove sfide se vogliamo essere più efficienti sul campo. Il Fondo <strong>europeo</strong> di<br />

adeguamento alla globalizzazione è strutturato in modo tale per cui chi è a rischio di<br />

disoccupazione riesca a trovare la sua strada. La nostra società deve fondarsi sul concetto<br />

di inclusione e di integrazione dei giovani – attraverso opportune offerte educative e<br />

formative, per esempio – per consentir loro di crescere sul piano professionale e personale.<br />

Nonostante i necessari provvedimenti di consolidamento dei bilanci nazionali – oggetto,<br />

per l’appunto, <strong>del</strong>la disamina e <strong>del</strong>la discussione odierne – c’è un ambito in cui non<br />

dobbiamo tentare di risparmiare: gli investimenti nei nostri cittadini, sotto il profilo<br />

economico, sociale e <strong>del</strong>la sostenibilità. Il destino <strong>del</strong>la strategia UE 2020 dipende da questi<br />

tre pilastri.<br />

Jutta Steinruck (S&D). – (DE) Signor Presidente, onorevole Mann, spero che si tenga<br />

regolarmente in contatto con il suo cancelliere, se vede le cose come me.<br />

La strategia UE 2020 offre l’effettiva opportunità di rafforzare la dimensione sociale<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>: un’opportunità di cui abbiamo bisogno proprio in questo momento,<br />

considerando le numerose critiche rivolte all’<strong>Europa</strong> e l’allontanamento dai suoi cittadini.<br />

Abbiamo assolutamente bisogno di offrire elementi positivi ai nostri cittadini, elementi in<br />

grado di compensare questa situazione. In termini di crescita e occupazione, dobbiamo<br />

smettere di anteporre gli interessi <strong>del</strong>le aziende a quelli dei cittadini. Anzi, proprio questo<br />

deve essere l’obiettivo prioritario <strong>del</strong>la strategia UE 2020, dato che l’<strong>Europa</strong> ha bisogno di<br />

compiere passi avanti sul fronte sociale.<br />

Come ho già sottolineato lunedì scorso in occasione <strong>del</strong> dibattito in seno alla nostra<br />

commissione riguardo le linee guida per la politica sull’occupazione, non dobbiamo perdere<br />

di vista l’obiettivo <strong>del</strong>la piena occupazione, ma non possiamo puntare a questo risultato<br />

a tutti i costi, poiché abbiamo comunque bisogno di posti di lavoro di qualità. Diciamo<br />

sempre che abbiamo bisogno di posti di lavoro, ma per me è importanti che si tratti di<br />

posti di buona qualità, che si possa garantire un’efficace sistema di previdenza sociale, che<br />

le persone non debbano vivere con il sussidio e che possano effettivamente guadagnarsi<br />

da vivere.<br />

La natura sempre più precaria <strong>del</strong>la vita lavorativa, le disuguaglianze sempre più accentuate<br />

e l’aumento <strong>del</strong>la povertà – cui hanno accennato molti oratori oggi – sono tutte realtà cui<br />

è necessario porre fine con la strategia UE 2020. Abbiamo bisogno di una politica <strong>del</strong><br />

mercato <strong>del</strong> lavoro più attiva, in grado di coprire numerosi ambiti. I cittadini europei si<br />

aspettano risposte più specifiche, risposte molto specifiche e non, per l’appunto, l’ennesima<br />

strategia!<br />

Bogusław Sonik (PPE). – (PL) La crisi economica che ha colpito il nostro continente ha<br />

richiesto – giustamente – tutta la nostra attenzione, nel tentativo di salvare le economie<br />

degli Stati membri e di costruire un meccanismo <strong>europeo</strong> comune volto tutelarci contro<br />

il crollo <strong>del</strong>l’economia. E’ comprensibile che, oggi, l’attenzione degli europei sia diretta<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

verso la necessità di accelerare il ritmo <strong>del</strong>lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro.<br />

Tuttavia, al momento di costruire una strategia per l’Unione europea, non possiamo limitarci<br />

per anni solo a un dibattito sull’economia; l’Unione europea non deve comportarsi da<br />

semplice uomo d’affari che sta costruendo il successo <strong>del</strong>la propria impresa.<br />

La strategia UE 2020 deve contenere un riferimento specifico al ruolo <strong>del</strong>la cultura nel<br />

conseguimento degli obiettivi sociali ed economici prefissati. Dopotutto, queste priorità<br />

influiranno sulla futura distribuzione dei fondi europei. Dobbiamo pertanto mantenere la<br />

possibilità di finanziare ambiti quali lo sviluppo <strong>del</strong>le infrastrutture culturali e la tutela <strong>del</strong><br />

patrimonio culturale nell’ambito <strong>del</strong> Fondo <strong>europeo</strong> di sviluppo regionale. Con la strategia<br />

UE 2020 dobbiamo evidenziare l’influenza esercitata dalla cultura sullo sviluppo<br />

socio-economico <strong>europeo</strong>, dato che, in ultima analisi, l’<strong>Europa</strong> deve la propria reputazione<br />

al capitale intellettuale e ai settori creativi. E’ in questi ambiti che possiamo costruire la<br />

nostra competitività rispetto ad altre regioni <strong>del</strong> mondo. La creatività deve essere stimolata<br />

e sviluppata sin dalle prime fasi <strong>del</strong>la vita per potersi trasformare, in un secondo tempo,<br />

in vera innovazione, anche nel campo <strong>del</strong>le moderne tecnologie.<br />

La politica europea non deve trascurare la cultura e non deve rifiutare tutte le proposte<br />

volte a potenziarne il ruolo nella politica <strong>del</strong>l’Unione, limitandoci a dire che rientra nelle<br />

competenze degli Stati membri. L’<strong>Europa</strong>, oggi, è fiera di progetti come la Capitale europea<br />

<strong>del</strong>la cultura, un progetto creato dalle città europee, che devono quindi farsi carico in<br />

misura maggioritaria <strong>del</strong>l’intero programma, di per sé spettacolare.<br />

Mi auguro che la Commissione europea dimostrerà maggiore determinazione nel garantire<br />

che la versione finale <strong>del</strong>la strategia UR 2020 non tralasci la dimensione culturale.<br />

Silvia Costa (S&D). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, a dieci<br />

anni dall'avvio <strong>del</strong>la strategia di Lisbona e alla vigilia <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020, in piena<br />

crisi economica ma anche sociale e occupazionale, sappiamo che non si esce da questa<br />

crisi, non si gettano le basi per una nuova crescita sostenibile, una nuova coesione sociale<br />

– come lei ha detto – se non si rafforzano i meccanismi e gli strumenti <strong>del</strong>l'Unione europea<br />

per sostenere gli investimenti nelle politiche <strong>del</strong> triangolo <strong>del</strong>la conoscenza: l'istruzione,<br />

la formazione, la ricerca.<br />

Lei, signor Commissario, poco fa ha affermato che rispetto a questo obiettivo alcuni governi<br />

europei stanno lavorando bene, altri un po' meno. Per non cadere nei limiti rivelati dalla<br />

strategia di Lisbona, la Commissione credo che debba rafforzare su questo piano il metodo<br />

aperto di coordinamento con gli Stati membri, prevedere incentivi e sanzioni nel Fondo<br />

sociale <strong>europeo</strong>, monitorare i risultati.<br />

Non penso che possa essere coerente che governi, come anche il governo italiano, taglino<br />

in tre anni otto miliardi di euro nell'istruzione e nell'università, senza reinvestirli in questi<br />

ambiti, pur avendo noi il 19% di dispersione scolastica e il 25% di disoccupazione giovanile.<br />

Le chiedo infine se non ritiene opportuno il rafforzamento giuridico <strong>del</strong>la direttiva<br />

2005/36/CE per agevolare il riconoscimento reciproco <strong>del</strong>le qualifiche professionali tra<br />

gli Stati membri. Secondo il rapporto <strong>del</strong> professor Monti, infatti, oggi meno <strong>del</strong> 3% dei<br />

lavoratori europei lavora in un altro Stato membro e una <strong>del</strong>le ragioni sembra essere<br />

appunto questo difficile riconoscimento mutuo <strong>del</strong>le qualifiche.<br />

Amalia Sartori (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, una considerazione anche<br />

da parte mia su quello che è avvenuto nel decennio scorso 2000-2010 per quanto riguarda<br />

Lisbona. È vero che molti di noi, visto anche quello che poi è successo fino al 2008-2009,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

abbiamo guardato con non piena soddisfazione sui risultati ottenuti. Però è indubbio che<br />

in quel decennio erano nate aspettative e speranze e si era anche lavorato molto per<br />

raggiungere gli obiettivi che si era posti, soprattutto sul piano <strong>del</strong>l'occupazione.<br />

Oggi ci troviamo davanti a un nuovo decennio più problematico, più difficile, e rispetto<br />

alle proposte che finora ci sono arrivate, io in parte le condivido anche se leggendole<br />

approfonditamente vedo ancora troppa dispersione. Io mi fermerei molto su quelli che<br />

sono i capitoli guida di questa proposta e mi limiterei a pensare alla crescita e<br />

all'occupazione.<br />

Più posti di lavoro, più crescita economica: questo è l'obiettivo che noi dobbiamo porci,<br />

tenendo conto che ce lo poniamo in una situazione di eccessivo livello di debito pubblico,<br />

di crescita strutturale lenta, di alti tassi di disoccupazione. E quindi gli obiettivi che ci<br />

poniamo sono troppo ambiziosi e a volte ci sono <strong>del</strong>le rigidità. Ecco, forse un po' meno di<br />

ambizione, un po' più di flessibilità, e gli obiettivi di crescita e di occupazione sono<br />

raggiungibili<br />

Zita Gurmai (S&D). – (EN) Signor Presidente, il Commissario Reding ha confermato –<br />

come ribadito peraltro anche dal Presidente Barroso nella sua lettera di oggi – che la Carta<br />

<strong>del</strong>le donne impegna la Commissione a promuovere e garantire l’uguaglianza di genere e<br />

i diritti <strong>del</strong>la donna in tutti gli ambiti <strong>del</strong>la politica. A questo proposito, non nascondo la<br />

mia <strong>del</strong>usione nel constatare che questo intento non è stato tradotto in realtà nella strategia<br />

UE 2020. Non dovremmo mostrare più ambizione rispetto alla strategia di Lisbona?<br />

Ignorare il 52 per cento <strong>del</strong>le competenze, <strong>del</strong>la conoscenza e <strong>del</strong>la forza lavoro disponibili<br />

in <strong>Europa</strong>, in ogni settore e ad ogni livello, sarebbe una grave perdita.<br />

Se l’<strong>Europa</strong> intende effettivamente sfruttare tutto il proprio potenziale e uscire dalla crisi,<br />

dobbiamo garantire che il tasso di occupazione femminile aumenti fino a raggiungere<br />

almeno il 70 per cento, da dimostrare sulla base di statistiche specifiche di genere. Abbiamo<br />

bisogno di obiettivi specifici che ci consentano di misurare l’impegno di ogni Stato membro<br />

nei confronti <strong>del</strong>l’uguaglianza di genere e di apportarvi i necessari miglioramenti.<br />

In che modo? Dobbiamo diminuire la differenza salariale di genere <strong>del</strong> 10 per cento in<br />

ogni Stato membro; dobbiamo rivalutare il settore sanitario, di stampo prevalentemente<br />

femminile, aumentando le retribuzioni e migliorando le condizioni di lavoro; dobbiamo<br />

incrementare la disponibilità dei servizi, settore sempre più importante per la nostra società,<br />

soggetta al fenomeno <strong>del</strong>l’invecchiamento.<br />

Il numero di donne all’interno degli organi decisionali, in particolare in posizioni direttive<br />

ed esecutive in seno ai consigli, deve aumentare sulla falsariga <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo norvegese basato<br />

su una quota <strong>del</strong> 40 per cento. Allo stesso modo, alle donne spetta una maggiore possibilità<br />

di impiego nei settori <strong>del</strong>la ricerca, <strong>del</strong>lo sviluppo e <strong>del</strong>l’innovazione, nonché una<br />

formazione specifica per i nuovi lavori verdi.<br />

Gli Stati membri devono assolutamente espandere, migliorare e attuare al proprio interno<br />

gli obiettivi di Barcellona. Abbiamo bisogno di un vero impegno da parte <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea e di tutti gli Stati membri, con il coinvolgimento di tutti i cittadini verso una società<br />

progressista, intelligente e verde. Sono convinta che il Commissario Andor porterà avanti<br />

questo impegno.<br />

Jan Olbrycht (PPE). – (PL) Una discussione sulla strategia UE 2020 deve tener conto<br />

<strong>del</strong>l’esperienza maturata con la strategia precedente. Sappiamo tutti bene che gli insuccessi<br />

registrati dalla strategia di Lisbona sono dovuti, essenzialmente, al fatto che si fondava<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

sulla responsabilità degli Stati membri nell’ambito <strong>del</strong> metodo di coordinamento aperto.<br />

I successi, invece, sono stati conseguiti grazie alla “lisbonizzazione”, ovvero all’inserimento<br />

di alcuni obiettivi di Lisbona nella politica di coesione.<br />

Dobbiamo ora chiederci quale approccio intendiamo adottare nella definizione <strong>del</strong>la nuova<br />

strategia. In questo momento sembra fondamentale, in primo luogo, dimostrare in maniera<br />

chiara che abbiamo a che fare con politiche inerenti al trattato, vale a dire politiche che<br />

non sono state preparate ai fini di una strategia, ma che operano su un orizzonte temporale<br />

più ampio, come la politica di coesione. Per questo è necessario impiegare le singole<br />

politiche per mettere in pratica la strategia, che – come ci insegna l’esperienza – potrà<br />

funzionare solo se le singole politiche sono integrate tra di loro. Ogni misura che tende a<br />

separare le politiche, a ripartire fondi e a suddividere ruoli condurrà al fallimento, come è<br />

accaduto con l’ultima strategia. Dobbiamo pertanto associare, integrare e produrre azioni<br />

in un’ottica sinergica.<br />

Liisa Jaakonsaari (S&D). – (FI) Signor Presidente, l’indebitamento <strong>del</strong>le economie<br />

nazionali e l’invecchiamento <strong>del</strong>la popolazione rappresentano, per l’<strong>Europa</strong>, una vera e<br />

propria bomba a orologeria. Sappiamo che, per esempio, nel corso dei prossimi dieci anni<br />

l’incidenza <strong>del</strong>le patologie legate all’età, come il morbo di Alzheimer, raddoppierà, andando<br />

a pesare in maniera consistente sulle economie nazionali. Anche l’indebitamento costituisce<br />

peraltro un grave problema; per quanto mi ricordo, la Romania di Ceauşescu era un paese<br />

privo di debiti, così come la Corea <strong>del</strong> Nord. Esiste anche un debito intelligente e produttivo,<br />

ovvero un debito investito nelle persone. Da questo punto di vista, l’eliminazione <strong>del</strong>la<br />

povertà, per esempio, rappresenta un investimento molto redditizio per la società, come<br />

<strong>del</strong> resto la riduzione <strong>del</strong>la disoccupazione giovanile.<br />

Sono tuttavia molto preoccupato – e a ragione – dallo scoprire oggi, nel momento in cui<br />

gli Stati membri si apprestano a ridurre i propri deficit, quali saranno i settori colpiti dai<br />

tagli. Saranno forse di istruzione,, occupazione dei cittadini più anziani o dei disabili? O<br />

quale altro ambito sarà coinvolto? Non sarebbe certo una scelta intelligente. Ecco perché<br />

la strategia UE 2020 è un documento molto importante ed io sostengo che abbiamo<br />

bisogno di più <strong>Europa</strong> e non meno <strong>Europa</strong>. E l’idea di “più <strong>Europa</strong>” potrebbe essere assimilata<br />

a una devitalizzazione: gli Stati membri saranno obbligati a conseguire gli obiettivi prefissati<br />

in questa strategia EU 2020.<br />

Angelika Niebler (PPE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

la strategia <strong>Europa</strong> 2020…ad essere onesti, non ho nessuna voglia di discutere <strong>del</strong>la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020. Dieci anni fa abbiamo adottato una strategia, la strategia di Lisbona; volgendo<br />

ora lo sguardo all’ultimo decennio, ci rendiamo conto che i risultati ottenuti sono scarsi,<br />

se posso usare questo eufemismo.<br />

Penso che ora dobbiamo concentrarci su cosa interessa veramente ai cittadini dei nostri<br />

Stati membri, piuttosto che ripetere di nuovo lo stesso errore. Gli europei si stanno<br />

chiedendo se riusciremo a garantire la stabilità <strong>del</strong>la nostra moneta. Ci sarà inflazione?<br />

Quali lezioni ci insegnano gli avvenimenti degli ultimi due anni, la crisi finanziaria ed<br />

economica e, adesso, la crisi monetaria? Stiamo davvero richiamando all’ordine gli attori<br />

dei mercati finanziari che hanno contribuito alla crisi?<br />

Mi appello con vigore in primis alla Commissione, affinché si possa giungere rapidamente<br />

a una regolamentazione <strong>del</strong> mercato finanziario e si compiano passi in avanti per evitare<br />

che, come è accaduto di recente, alcuni fondi vengano trasferiti intorno al pianeta cinque<br />

volte nello stesso giorno, consentendo a qualcuno di guadagnarci mentre le perdite vengono<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

nazionalizzate. Invito la Commissione a imporre agli Stati membri l’adozione di una<br />

rigorosa disciplina di bilancio e l’attuazione di opportune regole in materia. Vorrei inoltre<br />

richiedere un inasprimento <strong>del</strong>le regole alla base <strong>del</strong> Patto di stabilità e crescita.<br />

Sono questi gli ambiti in cui dovremmo concentrare i nostri sforzi. Richiedo quindi con<br />

urgenza alla Commissione di adottare le necessarie misure, ma evitando di ripetere gli<br />

errori <strong>del</strong> passato, quando ha agito da sola o discutendone solo, per quanto<br />

approfonditamente, con gli Stati membri. La Commissione deve prendere finalmente sul<br />

serio il <strong>Parlamento</strong> nella sua veste di colegislatore alla pari con i 27 Stati membri.<br />

Sylvana Rapti (S&D). – (EL) Sono d’accordo con l’oratore che mi ha preceduto: il Patto<br />

di stabilità deve essere applicato, ma vi sono molte altre azioni da intraprendere prima. Gli<br />

organi decisionali <strong>del</strong>l’Unione europea devono avere i riflessi pronti e agire quando<br />

necessario. Se il Cancelliere Merkel, infatti, avesse preso per tempo una decisione e se<br />

l’Unione europea avesse adottato le misure necessarie, avremmo risparmiato molto alle<br />

tasche dei cittadini europei.<br />

Per essere forte economicamente e svolgere un ruolo centrale sulla scena globale, l’Unione<br />

europea ha bisogno dei propri cittadini, di cittadini sani, con un buon livello di istruzione<br />

e un lavoro. L’Unione europea non deve dimenticarlo mentre definisce i propri piani per<br />

il 2020 e per il mercato interno, che deve essere incentrato sul cittadino e con un volto<br />

umano.<br />

Arturs Krišjānis Kariņš (PPE). – (LV) La ringrazio, signor Presidente. Io a casa ho un<br />

cane. Di recente il mio cane ha afferrato una salsiccia dal tavolo e l’ha mangiata. La domanda<br />

è: a chi dare la colpa? La colpa è <strong>del</strong> cane, che ha agito secondo la sua natura, o è piuttosto<br />

colpa mia, perché non ho sparecchiato e non ho messo la salsiccia in frigorifero dopo aver<br />

finito di mangiare?<br />

Sui mercati finanziari globali la quotazione <strong>del</strong>l’euro continua a scendere ogni giorno. Di<br />

chi è la colpa? Molti dei miei colleghi parlamentari sostengono che la colpa sia degli<br />

speculatori e <strong>del</strong> mercato, che ha attaccato l’euro e ne ha deprezzato il valore. Onorevoli<br />

colleghi, oserei dire che, forse, la colpa non è <strong>del</strong> mercato, che, anzi, ha messo in evidenza<br />

i veri colpevoli, la causa soggiacente a questo fenomeno. La causa alla base <strong>del</strong>le difficoltà<br />

di oggi è piuttosto semplice: i paesi europei hanno vissuto al di sopra <strong>del</strong>le proprie possibilità<br />

per troppo tempo, spendendo molto di più di quanto non fossero in grado di guadagnare.<br />

I mercati hanno reagito come il mio cane al sentire l’odore <strong>del</strong>la salsiccia che avevo lasciato<br />

sul tavolo. Un anno e mezzo fa la Lettonia ha attraversato una crisi simile a quella che<br />

stiamo vivendo ora in <strong>Europa</strong>: i mercati finanziari avevano colpito la nostra moneta<br />

perdendo completamente la fiducia in essa. Anziché lamentarci, abbiamo corretto i nostri<br />

indicatori fondamentali e abbiamo risanato e consolidato i conti pubblici. A mio avviso,<br />

se vogliamo che la strategia UE 2020 abbia un senso, dobbiamo porci come priorità la<br />

necessità, per i paesi europei, di tenere sotto controllo le spese pubbliche, in modo tale da<br />

raggiungere un equilibrio tra entrate e uscite. Solo così riusciremo a ripristinare la fiducia,<br />

ad attenuare la portata <strong>del</strong>la crisi e a riportare la calma sui mercati finanziari. Grazie.<br />

Georgios Stavrakakis (S&D). – (EN) Signor Presidente, oggi stiamo discutendo, tra le<br />

altre cose, due ottime relazioni, stilate dagli onorevoli Cortés Lastra e van Nistelrooij.<br />

Entrambi gli autori hanno illustrato in maniera chiara l’importante contributo fornito dalla<br />

politica di coesione al conseguimento degli obiettivi di competitività e di occupazione,<br />

nonché il ruolo significativo <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong>la conoscenza nella promozione<br />

<strong>del</strong>l’innovazione e <strong>del</strong>la crescita.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La strategia UE 2020 è, sotto diversi punti di vista, simile alla strategia di Lisbona, ma vuole<br />

proporsi come una sua evoluzione, concentrandosi sugli obiettivi e limitandoli in numero.<br />

Tuttavia c’è ancora un ambito piuttosto significativo che rimane poco chiaro, ovvero il<br />

meccanismo di realizzazione, lasciato di competenza degli Stati membri e soggetto a una<br />

revisione inter pares, sostenuta dall’attività di monitoraggio <strong>del</strong>la Commissione.<br />

Mi sembra che non abbiamo saputo trarre insegnamento dall’esperienza maturata con la<br />

strategia di Lisbona, che ha lasciato a desiderare in termini di realizzazione. Chiedo con<br />

urgenza alla Commissione di avanzare proposte per definire un meccanismo di realizzazione<br />

più valido per la strategia UE 2020, al fine di garantire che tutti i suoi obiettivi vengano<br />

conseguiti con le azioni e non solo a parole.<br />

Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) La strategia di Lisbona si era prefissata obiettivi<br />

ambiziosi, ma l’<strong>Europa</strong> non è stata in grado di conseguirli. Ci stiamo muovendo verso una<br />

nuova strategia per i prossimi dieci anni e, sinceramente, lo stiamo facendo in un clima<br />

eccezionalmente difficile e sfortunato. Siamo tutti concordi nell’affermare che la priorità<br />

assegnata al triangolo <strong>del</strong>la conoscenza – istruzione, ricerca e innovazione – rappresenti<br />

il miglior investimento se intendiamo uscire dalla crisi ed essere ottimisti per il futuro<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>.<br />

E’ importante sottolineare che questa strategia deve essere attuata in un clima di solidarietà,<br />

caratterizzato da una stretta cooperazione tra gli Stati membri. A questo punto, a scanso<br />

di dubbi, vorrei chiarire che il meccanismo di sostegno per la Grecia, nonostante i ritardi,<br />

è un segno di questa solidarietà e noi ne siamo perfettamente coscienti.<br />

All’interno di Nea Dimokratia, il partito di centro-destra greco cui appartengo, abbiamo<br />

dimostrato tutto il nostro rispetto nei confronti <strong>del</strong> fatto che i fondi provenienti da altri<br />

popoli europei vadano ad alimentare il meccanismo di sostegno. Tuttavia, oltre ai sacrifici<br />

richiesti che devono essere ripartiti equamente – e sotto questo profilo abbiamo espresso<br />

critiche in merito ad alcune misure –oltre ai tagli alle spese necessari per ridurre<br />

l’indebitamento e il deficit, sono necessarie anche iniziative di crescita, che faranno emergere<br />

il paese dalla recessione. Sinora non abbiamo ancora visto iniziative simili, ma in questo<br />

modo anche noi, in Grecia, potremo affrontare gli ambiziosi obiettivi <strong>del</strong>la strategia UE<br />

2020 e uscire dalla crisi più forti di prima.<br />

(L’oratore accetta di rispondere A TEMPO DEBITO a un’interrogazione presentata con la procedura<br />

<strong>del</strong> cartellino blu ai sensi <strong>del</strong>l’articolo 149, paragrafo 8 <strong>del</strong> regolamento)<br />

Derek Vaughan (S&D). – (EN) Signor Presidente, mi sono reso conto in prima persona<br />

<strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>la politica di coesione per il Galles e, pertanto, accolgo con favore la<br />

relazione Cortés Lastra sul contributo di questa politica al raggiungimento degli obiettivi<br />

di Lisbona e <strong>del</strong>la strategia UE 2020. Sono molti i progetti avviati in Galles che vanno a<br />

vantaggio dei singoli cittadini e <strong>del</strong>le comunità. Non ho quindi dubbi sul contributo dei<br />

Fondi strutturali nel raggiungimento degli obiettivi <strong>del</strong> 2020, ma vorrei comunque<br />

sottolineare alcuni aspetti.<br />

La strategia 2020, la quinta relazione annuale sul Fondo di coesione e il bilancio devono<br />

essere allineati. In futuro i Fondi strutturali devono essere opportunamente finanziati e<br />

non rinazionalizzati, mentre si dovrebbe riconoscere lo stato di transizione per le regioni<br />

che non rientrano più nello stato di convergenza.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Se riusciamo a intraprendere tutte queste azioni, sono certo che la politica di coesione<br />

potrà aiutarci a realizzare la strategia UE 2020, garantendone la rilevanza per i cittadini<br />

europei.<br />

Sylvana Rapti (S&D). – (EL) Vorrei cogliere questa occasione, sulla scia <strong>del</strong>la posizione<br />

assunta dal mio collega greco, l’onorevole Papanikolaou, <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong> Partito popolare<br />

<strong>europeo</strong> (Democratico cristiano), per chiarire un aspetto che considero estremamente<br />

importante in questi tempi di crisi, in particolare per la Grecia.<br />

La Grecia non sta sottraendo denaro ad altre nazioni, ma gli Stati membri <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea contraggono prestiti a un tasso di interesse inferiore. I fondi così ottenuti vanno<br />

ad alimentare il meccanismo di sostegno e poi, attraverso questo stesso meccanismo,<br />

vengono concessi in prestito alla Grecia, ma ad un tasso di interesse più elevato. Non stiamo<br />

quindi sottraendo denaro ad altre nazioni.<br />

Georgios Papanikolaou (PPE). – (EL) Ha assolutamente ragione, onorevole Rapti.<br />

Ovviamente le condizioni di prestito sarebbero meno onerose e la Grecia sarebbe in grado<br />

di raccogliere capitali sui mercati più facilmente se non ci fosse stato un tale ritardo – sei<br />

mesi ormai – da parte <strong>del</strong>l’attuale governo greco.<br />

Thomas Ulmer (PPE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

l’onorevole Niebler ha già affrontato molti degli argomenti che rappresentano anche per<br />

me fonte di preoccupazione. Sono particolarmente preoccupato per il nostro futuro comune<br />

in seno all’Unione europea. Non posso passare agli altri punti all’ordine <strong>del</strong> giorno senza<br />

parlare <strong>del</strong>la crisi.<br />

Uno dei nostri principali obiettivi – l’euro e, con esso, un’elevata stabilità monetaria –<br />

rischia di crollare e non è possibile garantire prosperità e posti di lavoro senza una valuta<br />

stabile. Stiamo parlando <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> 2020, ma non sapremo neppure come sarà l’<strong>Europa</strong><br />

<strong>del</strong> 2011. Nelle nostre discussioni affrontiamo gli argomenti più disparati, dalla carne alla<br />

trombina ai tempi di guida per gli autotrasportatori autonomi, come se i principali problemi<br />

<strong>del</strong>l’Unione si risolvessero da sé.<br />

Dobbiamo invece trasmettere segnali forti e rapidi sulla regolamentazione, l’organizzazione<br />

e il consolidamento dei deficit nei conti pubblici degli Stati membri e nel settore bancario.<br />

Vorrei portare alla vostra attenzione un paio di esempi: abbiamo bisogno di definizioni<br />

chiare e di sanzioni severe per i paesi che non rispettano i criteri stabiliti in materia di deficit,<br />

come ad esempio il ritiro dei finanziamenti. Abbiamo bisogno di regole chiare per le banche,<br />

come il divieto sui credit default swap o l’imposizione di garanzie e il deposito <strong>del</strong>le stesse a<br />

fronte <strong>del</strong> relativo valore nominale. Vorrei infine riportare una frase pronunciata da un<br />

famoso sindaco tedesco, presidente <strong>del</strong>l’associazione tedesca <strong>del</strong>le città per molti anni: chi<br />

non spende soldi che non ha è ben lungi dall’essere un risparmiatore.<br />

Kerstin Westphal (S&D). – (DE) Signor Presidente, vorrei ritornare sulla relazione<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Cortés Lastra, che ritengo ottima. La politica di coesione rappresenta,<br />

effettivamente, il migliore strumento a nostra disposizione per mobilitare gli investimenti<br />

nella crescita e nell’occupazione, ma vorrei sottolineare ancora l’importanza <strong>del</strong>le città,<br />

poiché svolgeranno un ruolo chiave nel conseguimento degli obiettivi <strong>del</strong>la strategia UE<br />

2020.<br />

Quattro europei su cinque vivono in zone urbane; le città sono il motore <strong>del</strong>la crescita<br />

economica europea. Al contempo, devono però affrontare molti problemi gravi. Le parole<br />

chiave in questo senso sono integrazione sociale, ambiente e trasporti, per esempio, ma<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

anche cambiamento demografico. Le città hanno un ruolo particolare da svolgere quando<br />

si tratta di migliorare effettivamente le condizioni di vita dei cittadini.<br />

Le città europee, inoltre, sono attori chiave nei campi <strong>del</strong>l’innovazione, <strong>del</strong>la ricerca e<br />

<strong>del</strong>l’istruzione, ricoprendo un ruolo fondamentale nell’attuazione <strong>del</strong>la strategia di Lisbona<br />

e <strong>del</strong>la strategia UE 2020. Tutti questi aspetti devono essere presi in considerazione<br />

nell’ambito <strong>del</strong>l’attuazione <strong>del</strong>le strategie menzionate e nella definizione <strong>del</strong>la politica di<br />

coesione in futuro.<br />

Raffaele Baldassarre (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli ultimi due anni<br />

hanno lasciato dietro di sé milioni di disoccupati, hanno provocato un ulteriore<br />

indebitamento statale che durerà molti anni ancora ed hanno esercitato nuove pressioni<br />

e nuove lacerazioni sulla nostra coesione sociale.<br />

Occorre reagire tempestivamente in modo incisivo e, per evitare gli errori di valutazione<br />

in cui si è incorsi nella strategia di Lisbona, è necessario che la strategia <strong>Europa</strong> 2020 sia<br />

estremamente realistica negli obiettivi ed equilibrata nelle finalità che si pone. Tre di questi,<br />

Commissario, mi paiono prioritari: prima di tutto sicuramente la stabilità monetaria e dei<br />

bilanci nazionali, che però non può essere disgiunta dallo sviluppo, dalla crescita economica;<br />

investire nella ricerca, nell'innovazione per rendere il nostro sistema industriale sempre<br />

più competitivo e la nostra produzione di maggiore qualità. Favorire le piccole e medie<br />

imprese, favorire i settori emergenti, quale quello <strong>del</strong> digitale e <strong>del</strong>l'energia sostenibile oltre<br />

naturalmente al sistema infrastrutturale. Innalzare sì il livello complessivo <strong>del</strong>l'istruzione,<br />

ma soprattutto rendere la formazione complementare alle necessità <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro<br />

e <strong>del</strong> sistema produttivo. È paradossale che ancora oggi il sistema <strong>del</strong>le imprese chieda <strong>del</strong>le<br />

specializzazioni che il mercato non è in condizioni di dare. È evidente che ogni obiettivo<br />

e ogni azione va rapportata al contesto nazionale, pur nel quadro di una strategia europea<br />

più ampia.<br />

Concludo dicendo che la crisi greca e quella economica e occupazionale <strong>del</strong>l'intera <strong>Europa</strong><br />

testimoniano che per assicurare coesione sociale, sviluppo e stabilità dei bilanci è necessaria<br />

una forte e solida governance economica a livello <strong>europeo</strong> per permettere alle istituzioni<br />

europee, compreso il <strong>Parlamento</strong>, di poter agire in maniera efficace e preventiva.<br />

Damien Abad (PPE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo tutti d’accordo<br />

sui principali obiettivi <strong>del</strong>la strategia UE 2020. Se concordiamo sugli obiettivi, dobbiamo<br />

ora dotarci degli strumenti per conseguirli, quali ad esempio l’istituzione di un sistema di<br />

governo economico a livello di Unione.<br />

Per garantire che queste belle parole e questi fondamentali obiettivi possano tradursi in<br />

realtà e per evitare, questa volta, quello che definirei una sorta di disincanto collettivo,<br />

come nel caso <strong>del</strong>la strategia di Lisbona, è essenziale dotarci <strong>del</strong>le risorse necessarie per<br />

agire. Per questi motivi appoggio appieno la proposta <strong>del</strong>la Commissione di far esaminare<br />

anticipatamente dall’Unione i conti pubblici dei singoli paesi, a condizione che anche i<br />

parlamenti nazionali e il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> vengano coinvolti in queste operazioni.<br />

Vorrei soffermarmi più in dettaglio sulla crisi e sui giovani, che ritengo essere le principali<br />

vittime di questa crisi. Dobbiamo cogliere l’opportunità che ci viene offerta di rimettere i<br />

giovani al centro <strong>del</strong>la strategia UE 2020.<br />

In primo luogo, la strategia UE 2020 deve essere di natura inclusiva. La mobilità, espressione<br />

concreta <strong>del</strong>l’idea di libera circolazione all’interno <strong>del</strong>l’Unione, deve diventare una possibilità<br />

reale per tutti i giovani, non solo per gli studenti. Per questo spero che la Commissione<br />

147


148<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

appoggi la mia proposta di estendere i programmi europei per la mobilità ai giovani<br />

apprendisti.<br />

Ritengo inoltre che questa strategia debba promuovere il potenziamento <strong>del</strong>le competenze,<br />

in modo da eliminare la maledizione <strong>del</strong>la disoccupazione giovanile. Sappiamo tutti, infatti,<br />

che il passaggio dalla scuola o dall’università al mondo <strong>del</strong> lavoro rappresenta una <strong>del</strong>le<br />

sfide più ardue che i giovani sono chiamati ad affrontare. Per migliorare su questo fronte<br />

è necessario perfezionare le loro competenze, per esempio destinando i fondi europei in<br />

maniera più efficace alle politiche dedicate ai giovani.<br />

Infine, tutti i giovani europei devono poter contare su opportunità di mobilità e di<br />

potenziamento <strong>del</strong>le competenze, perché abbiamo prima di tutto bisogno di una giovane<br />

generazione innovativa. Sono infatti i giovani che getteranno, oggi, le fondamenta per la<br />

crescita e l’innovazione di domani. Ecco perché non voglio che i giovani vengano trascurati<br />

nella strategia UE 2020.<br />

Rosa Estaràs Ferragut (PPE). – (ES) Signor Presidente, abbiamo approvato l’agenda di<br />

Lisbona con i suoi obiettivi, molto ambiziosi, nel 2000. Alcuni obiettivi sono stati<br />

conseguiti, ma molti di essi sono rimasti lettera morta. Indubbiamente i fondi regionali<br />

hanno contribuito alla strategia di Lisbona.<br />

Sono passati dieci anni e oggi siamo colpiti dalla peggiore crisi economica a memoria<br />

d’uomo. Penso che questa crisi ci sia servita per capire cosa non ha funzionato, in vista<br />

<strong>del</strong>la nuova strategia 2020, e per consentirci di progredire verso risultati migliori.<br />

In primo luogo, ci siamo resi conto <strong>del</strong>la fondamentale importanza di un coordinamento<br />

tra tutti i livelli di governance, come illustrato chiaramente nella relazione <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Cortés Lastra. Abbiamo imparato anche l’importanza dei fondi regionali per conseguire<br />

gli obiettivi che stiamo proponendo.<br />

Il coordinamento di azioni specifiche a tutti i livelli – <strong>europeo</strong>, nazionale, regionale e locale<br />

– rappresenta una necessità assoluta; solo collaborando saremo più forti. E’ importante<br />

che nella strategia UE 2020 venga integrata una politica di coesione che copra gli aspetti<br />

economici, sociali e territoriali.<br />

Vorrei spendere due parole in merito alla politica di coesione: le procedure burocratiche<br />

dovrebbero essere più flessibili ed efficienti e si dovrà tener conto <strong>del</strong>le differenze legate<br />

alle disabilità.<br />

Anche le regioni e le città europee sono chiamate a rivestire un ruolo di rilievo e, in<br />

particolare, meritano maggiore attenzione le zone con bisogni specifici, come le zone di<br />

montagna, le aree costiere e le isole.<br />

In breve, se vogliamo avere successo, dobbiamo poter contare sull’apporto <strong>del</strong>le regioni e<br />

<strong>del</strong>le città europee, nonché su una politica di coesione riformata in linea con la nuova<br />

situazione.<br />

Petru Constantin Luhan (PPE). – (RO) L’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> 2020 deve essere un’<strong>Europa</strong> per i<br />

cittadini e deve soddisfare i loro bisogni. Questo è l’approccio che, a mio avviso, deve essere<br />

alla base di questa strategia. E’ importante che, all’interno <strong>del</strong> nuovo quadro <strong>europeo</strong>, si<br />

prosegua sulla strada intrapresa, verso la promozione <strong>del</strong>lo sviluppo e degli obiettivi<br />

prefissati, la cui realizzazione concreta deve essere controllata per ottenere un impatto<br />

positivo. Mi riferisco, in particolare, agli investimenti in ogni tipo di infrastruttura, in grado<br />

di garantirci maggiore competitività economica.<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Dobbiamo portare avanti le politiche di coesione economica, sociale e territoriale, al fine<br />

di ridurre le disparità tra le regioni e creare una piattaforma di sviluppo economico<br />

equilibrato, come indicato peraltro anche nel trattato di Lisbona.<br />

L’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> 2020 deve essere un’<strong>Europa</strong> di azione globale. Potremo centrare questo<br />

obiettivo se l’UE potrà contare su uno sviluppo uniforme, che potenzi la capacità degli<br />

attori locali e regionali di cogliere le sfide globali.<br />

L’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong> 2020 è un’<strong>Europa</strong> in cui le regioni crescono secondo il proprio potenziale,<br />

sfruttando la dimensione regionale <strong>del</strong>la ricerca, <strong>del</strong>lo sviluppo e <strong>del</strong>l’innovazione per<br />

promuovere lo sviluppo economico e incrementare l’occupazione.<br />

Richard Seeber (PPE). – (DE) Signor Presidente, quando parliamo di <strong>Europa</strong> 2020,<br />

parliamo, innanzi tutto, <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong> nostro continente. Dove vogliamo andare? Quale<br />

vita potranno avere i nostri cittadini?<br />

In primo luogo dobbiamo svolgere un’analisi <strong>del</strong>la situazione effettiva, che ci consenta di<br />

reperire gli strumenti adatti per raggiungere gli obiettivi prefissati. E’ importante operare<br />

una distinzione tra causa ed effetto: quali sono, davvero, i problemi principali che dobbiamo<br />

affrontare oggi? Sicuramente l’invecchiamento <strong>del</strong>le società europee. Finora, purtroppo,<br />

non siamo stati nemmeno in grado di rendere l’<strong>Europa</strong>, un ambiente in cui creare una<br />

famiglia e avere dei figli. Questo significa che dovremo fare i conti con una notevole<br />

pressione sui conti pubblici in futuro, dato che i nostri sistemi pensionistici rischiano di<br />

essere sottofinanziati.<br />

In secondo luogo, registriamo già deficit pubblici elevati. Secondo la dottrina classica di<br />

Keynes, in questa crisi abbiamo speso troppo ed è ora giunto il momento di risparmiare.<br />

Questo significa, ovviamente, che la nostra valuta sarà sotto pressione. Possiamo già<br />

intravedere qualche segno di questo fenomeno nell’attuale crisi greca. Stiamo inoltre<br />

facendo i conti con la nostra incapacità di garantire all’economia un livello di competitività<br />

sufficiente da consentirci di generare crescita e, quindi, di far fronte a deficit pubblici tanto<br />

elevati.<br />

Qui, in <strong>Europa</strong>, abbiamo regole che disciplinano questi ambiti, quali il Patto di stabilità e<br />

di crescita, ma purtroppo nessuno li rispetta. Ecco uno dei problemi principali. Stiamo<br />

creando nuove regole, ma a volte sarebbe molto più semplice applicare le norme già esistenti<br />

in modo che possano produrre appieno i propri effetti. Chiedo pertanto alla Commissione,<br />

in particolare, di creare quanto prima un clima di rigore che ci consenta di conseguire gli<br />

obiettivi concordati.<br />

Sabine Verheyen (PPE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

vorrei allacciarmi a quanto già affermato dall’onorevole Seeber: se vogliamo conseguire<br />

davvero gli obiettivi da prefissati nell’agenda 2020, dobbiamo prima occuparci <strong>del</strong>le<br />

questioni ancora aperte.<br />

Abbiamo bisogno di un solido sistema di regolamentazione dei mercati finanziari, un<br />

sistema che consenta di sorvegliare e regolamentare il settore in maniera più efficace in<br />

futuro. Tuttavia, dobbiamo anche mettere ordine nei nostri affari interni, dotandoci di<br />

forme di controllo più efficaci volte a monitorare le modalità di spesa dei Fondi strutturali<br />

e le azioni da intraprendere per sostenere un ulteriore sviluppo. Dobbiamo coinvolgere<br />

maggiormente gli enti locali e le autorità regionali nelle nostre strutture e nelle nostre<br />

attività di pianificazione – dato che, in ultima analisi, spetta a questi soggetti agire sul campo<br />

– chiarendo al contempo i vari compiti da assolvere. Definire degli obiettivi senza affrontare<br />

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150<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

in maniera decisa e coerente lo status quo, i compiti e senza analizzare le necessarie azioni<br />

da intraprendere ha poco senso.<br />

Come sottolineato prima dall’onorevole Ulmer, siamo andati avanti nella discussione <strong>del</strong><br />

nostro ordine <strong>del</strong> giorno e adesso, in seno a questo <strong>Parlamento</strong>, stiamo discutendo questioni<br />

che riguardano l’ordinaria amministrazione, come la sicurezza alimentare per esempio,<br />

senza renderci conto <strong>del</strong>le questioni realmente prioritarie ancora da risolvere. Questo deve<br />

essere il nostro punto di partenza: dobbiamo prima ripristinare il controllo <strong>del</strong>la situazione<br />

finanziaria e garantire che tutti si attengano alle regole, facendo in modo che in futuro il<br />

<strong>Parlamento</strong> e, in particolare, la Commissione applichino in maniera più rigorosa i<br />

meccanismi di controllo messi a loro disposizione in passato. Infine, dobbiamo avere<br />

maggiore voce in capitolo su quanto sta accadendo in alcuni Stati membri.<br />

Seán Kelly (PPE). – (GA) Signor Presidente, sono fiero di poter prendere la parola<br />

nell’ambito di questa discussione relativa alla strategia UE 2020 e vorrei formulare alcune<br />

considerazioni.<br />

(EN) Vorrei esprimere la mia <strong>del</strong>usione nell’ascoltare un oratore dopo l’altro, qui a Strasburgo<br />

e a Bruxelles, parlare <strong>del</strong> fallimento <strong>del</strong>la strategia di Lisbona. Non è stata un fallimento e,<br />

se lo fosse stata, non penso che il 57 per cento <strong>del</strong> popolo irlandese avrebbe votato a favore<br />

<strong>del</strong> trattato di Lisbona a ottobre. Ci sono stati molti vantaggi per tutti, in particolare a livello<br />

regionale, come sottolineato dal Commissario. Numerosi altri settori, però, rappresentano,<br />

per me, fonte di preoccupazione.<br />

In primo luogo, dove si inserisce in questo contesto la Presidenza a rotazione semestrale?<br />

Ogni paese illustra le proprie priorità per il semestre di Presidenza che l’attende, senza<br />

spiegare come esse si inseriscano negli obiettivi generali definiti per il decennio. Penso si<br />

tratti di un aspetto molto importante: non c’è squadra di calcio che cambi allenatore ogni<br />

sei mesi per ritrovarsi con una serie di priorità diverse, che non possono essere certo<br />

realizzate in poco tempo.<br />

In secondo luogo, accolgo con favore gli strumenti introdotti per garantire che gli Stati<br />

membri si assumano le proprie responsabilità, pagando per i propri inadempimenti se non<br />

vi fanno fronte. L’approccio morbido non funziona più: se fai parte di una squadra e giochi<br />

male, o ti fanno uscire o ti dicono di giocare all’altezza <strong>del</strong>la partita. E noi dobbiamo essere<br />

in grado di giocare al meglio.<br />

Infine, vorrei sottolineare che accolgo con favore anche il suggerimento di attribuire<br />

maggiori responsabilità alle città nell’ambito di questo processo.<br />

Sophie Auconie (PPE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

il 9 maggio l’Unione europea, su iniziativa dei ministri <strong>del</strong>l’Economia e <strong>del</strong>le Finanze, ha<br />

dato una risposta ferma ai mercati finanziari. Sebbene sia soggetto a iter parlamentari più<br />

laboriosi, il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> non deve essere condannato per inerzia.<br />

Questo <strong>Parlamento</strong>, e noi in quanto eurodeputati, dobbiamo svolgere tre ruoli principali:<br />

in primo luogo, dobbiamo dimostrare il nostro pieno appoggio ai governi e alla<br />

Commissione nell’ambito <strong>del</strong>le iniziative adottate di recente. In secondo luogo, dobbiamo<br />

metterci subito al lavoro per trovare soluzioni a medio e a lungo termine che ci consentano<br />

di uscire dalla crisi, nonché di favorire un mo<strong>del</strong>lo di crescita davvero dinamico e al servizio<br />

<strong>del</strong>l’economia reale. E’ questa la sfida sia <strong>del</strong>la strategia UE 2020 sia degli obiettivi prioritari<br />

che assegneremo ai Fondi strutturali europei per il periodo 2014-2020.<br />

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19-05-2010<br />

IT<br />

Onorevole Bowles, vorrei dirle che, se la strategia di Lisbona può essere considerata in certa<br />

misura un fallimento, è perché risale ad anni fa, quando la congiuntura era ben diversa da<br />

quella odierna, e viene ora condannata perché non è flessibile né adatta alla situazione<br />

attuale. E’ questo il problema <strong>del</strong>le strategie. La nuova strategia UE 2020, pertanto, sarà<br />

tanto più forte quanto riuscirà ad adattarsi all’evoluzione <strong>del</strong> contesto.<br />

Infine – e questo è il punto a mio avviso più importante – bisogna spiegare a livello locale<br />

quanto accade a livello <strong>europeo</strong> e cercare il consenso <strong>del</strong>l’opinione pubblica. Lunedì 10<br />

maggio i cittadini europei si sono svegliati in una nuova <strong>Europa</strong>, ma non solo loro i fautori<br />

di questa metamorfosi e nessuno è in grado di misurarne le conseguenza sul lungo periodo.<br />

Questi cambiamenti potranno dare frutti solo se affonderanno le radici nella democrazia.<br />

Eravamo uniti nella diversità, oggi dobbiamo essere uniti nelle avversità.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Antonio Cancian (PPE). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

ho ascoltato molto oggi ed è stato abbastanza utile, però devo anche richiamare l'attenzione<br />

su un aspetto che ritengo importante: non riusciamo, a mio avviso, a collocare tutta questa<br />

strategia su un contesto di mercato che oggi è deviato, soggetto ad una speculazione<br />

continua e in profonda crisi. Mentre noi facciamo un ragionamento <strong>Europa</strong> 2020, dobbiamo<br />

tener conto di una situazione di questo tipo.<br />

Io dividerei il ragionamento in due parti: primo, che il mercato deve essere al servizio<br />

<strong>del</strong>l'economia reale e non viceversa; secondo, io credo che l'<strong>Europa</strong> debba trainare questa<br />

economia. Per quanto riguarda la prima parte si è parlato molto ed è urgente avviare una<br />

copertura di questo mercato, affinché non dipendiamo da chicchessia, ma quello che è<br />

importante è il traino, quindi per trainare ci vogliono anche le possibilità.<br />

Abbiamo il coraggio di cambiare questo bilancio, abbiamo il coraggio di assumerci <strong>del</strong>le<br />

responsabilità nel formare un fondo importante che serva per la copertura finanziaria, ma<br />

soprattutto possa mettere in moto le reti TEN-T, le TEN-E, le E-TEN, cioè questo è il traino<br />

che noi dobbiamo portare nel territorio e per trainare anche l'economia reale, il privato,<br />

nel sistema dei PPP, questo è il compito, signor Commissario, che dobbiamo fare<br />

assolutamente subito, perché la crisi non è finita, la crisi è insieme a noi e noi dobbiamo<br />

dare questa spinta forte in questo momento.<br />

Diogo Feio (PPE). – (PT) Signor Presidente, una discussione sulla strategia UE 2020 si<br />

traduce inevitabilmente nell’accettazione di un migliore coordinamento <strong>del</strong>le diverse<br />

politiche nazionali, in “più <strong>Europa</strong>” e nel riconoscimento degli obiettivi <strong>del</strong>le riforme<br />

strutturali per garantire la crescita economica. Tuttavia, per raggiungere l’orizzonte 2020,<br />

dobbiamo prima superare il 2010 e vorrei sottolineare l’esigenza di trovare un equilibrio<br />

tra le politiche di consolidamento <strong>del</strong> bilancio e la necessità di evitare un ritorno <strong>del</strong>la<br />

recessione.<br />

Sono un cittadino portoghese e ci viene oggi proposto un aumento <strong>del</strong> carico fiscale. Gli<br />

Stati membri dovrebbero scegliere un percorso diverso, rappresentato da seri tagli alle<br />

spese pubbliche, da sistemi fiscali competitivi e da riforme strutturali in grado di generare<br />

la necessaria crescita.<br />

Oltre a un orizzonte temporale a lungo e a medio termine, dobbiamo pensare anche al<br />

breve periodo e creare le condizioni adatte per le aziende che operano nel campo <strong>del</strong>la<br />

creatività. Dobbiamo sottoscrivere un impegno nei settori di università, ricerca e sviluppo,<br />

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152<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

dato che oggi rappresentano ambiti imprescindibili. Per raggiungere il 2020, dobbiamo<br />

prima uscire interi dal 2010.<br />

Vorrei lasciarmi alle spalle questa preoccupazione. E’ vero, abbiamo un patto di stabilità,<br />

ma esiste anche un patto di crescita e questa è proprio la parola chiave per le nostre<br />

economie nel futuro.<br />

Veronica Lope Fontagné (PPE). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, la futura<br />

strategia UE 2020 deve consentire all’Unione europea di correggere le mancanze rilevate<br />

nella strategia di Lisbona, se vogliamo davvero creare uno spazio economico competitivo<br />

e coeso sotto il profilo economico, sociale e territoriale.<br />

Indipendentemente dal fatto che siano ancora in vigore le disposizioni <strong>del</strong>l’ormai datata<br />

strategia di Lisbona, vorrei sottolineare che due dei motivi per cui questa strategia ha perso<br />

incisività sono la sua struttura troppo complessa e la mancanza di chiarezza nella definizione<br />

<strong>del</strong>le responsabilità e dei compiti in capo all’Unione europea e agli altri livelli di governo,<br />

in particolare regionale e locale.<br />

Le regioni e gli enti locali devono essere coinvolti nella definizione e nell’attuazione <strong>del</strong>le<br />

politiche se vogliamo che la strategia UE 2020 dia i suoi frutti sul medio periodo.<br />

Le nostre regioni e città sono attori chiave <strong>del</strong>lo sviluppo e <strong>del</strong>l’attuazione di gran parte<br />

degli investimenti pubblici europei in ambito di crescita e occupazione.<br />

L’allocazione <strong>del</strong>le risorse politiche regionali diventa un elemento centrale per il<br />

raggiungimento degli obiettivi europei che stiamo definendo. Le risorse investite dal 2000<br />

al 2006 tramite il Fondo <strong>europeo</strong> di sviluppo regionale hanno consentito di creare<br />

1 400 000 posti di lavoro nell’Unione europea e di costruire oltre 2 000 chilometri di<br />

autostrade.<br />

Vorrei ricordare ancora una volta il valore <strong>del</strong>la politica regionale europea rispetto a obiettivi<br />

strategici quali la crescita e l’occupazione. La coesione economica, sociale e territoriale<br />

rappresenta un obiettivo di base sancito dai trattati.<br />

Joachim Zeller (PPE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei porgere un<br />

saluto speciale agli ospiti che abbiamo accolto in visita oggi presso il nostro <strong>Parlamento</strong>.<br />

Hanno seguito la nostra discussione – incentrata su una <strong>del</strong>le questioni più importanti per<br />

l’Unione europea nei prossimi dieci anni – con maggiore attenzione e in numero superiore<br />

rispetto a molti dei nostri deputati.<br />

Questa discussione si sta svolgendo in un’ottica eccessivamente tecnocratica. Sono cresciuto<br />

in un paese la cui società era organizzata secondo piani pluriennali. Questo paese, la<br />

Repubblica democratica di Germania, non esiste più. Ecco perché nutro ancora un certo<br />

scetticismo nei confronti di programmi che uniscono strategie, obiettivi attesi e codici per<br />

un’economia pianificata, che abbracciano un ampio orizzonte temporale e <strong>del</strong>egano le<br />

misure attuative ad altri soggetti. Indipendentemente dalle decisioni che prendiamo per<br />

l’Unione europea nell’ambito <strong>del</strong>la strategia UE 2020, spetta agli Stati membri, ai governi<br />

e ai parlamenti nazionali, alle autorità regionali e agli enti locali provvedere all’attuazione.<br />

L’apprensione nei confronti di queste procedure è molto evidente.<br />

Un approccio dall’alto verso il basso per l’<strong>Europa</strong> non funziona. L’<strong>Europa</strong> unita può<br />

funzionare solo se continuiamo a costruirla insieme alle istituzioni nazionali e regionali e<br />

ai cittadini. La Commissione ha abbandonato la strategia di Lisbona troppo in fretta, senza<br />

analizzare accuratamente i motivi per cui i suoi obiettivi non sono stati raggiunti. Non è<br />

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19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

quindi una coincidenza se, in questo <strong>Parlamento</strong>, le relazioni e le domande di oggi siano<br />

state raggruppate sotto il titolo di “UE 2020”, sebbene ognuna di loro meritasse una<br />

discussione distinta. Da questi temi si possono individuare per lo meno due aspetti per cui<br />

la politica europea si è rivelata un successo finora: la creazione <strong>del</strong> mercato interno e le<br />

politiche strutturali e di coesione. Secondo la strategia UE 2020, invece, la politica di<br />

coesione avrà solo un ruolo di supporto nel conseguimento degli obiettivi. Ora, questa è<br />

una contraddizione: non abbiamo bisogno di più economia pianificata nell’Unione europea.<br />

Altri hanno già fallito su questo fronte in passato.<br />

Prima di mettere gli Stati membri di fronte a una serie di codici di economia pianificata –<br />

che, per ora, nessuno sa come attuare – dobbiamo ricordare le incertezze e la turbolenza<br />

che hanno investito i mercati economici e finanziari oggi come negli ultimi anni, nonché<br />

il loro impatto sull’occupazione e sulla situazione sociale negli Stati membri. Tenendo<br />

conto di queste premesse, abbiamo bisogno di una discussione approfondita che interessi<br />

gli ambiti in cui l’Unione europea ha avuto successo, i settori in cui possiamo conseguire<br />

obiettivi comuni – per esempio, un patto con le regioni europee – nonché le modalità per<br />

ottenere “più <strong>Europa</strong>” senza violare il principio di sussidiarietà.<br />

Se avessimo proceduto in tal modo, questa discussione si sarebbe di certo chiusa con una<br />

strategia globale. Tuttavia, come l’esempio di oggi ci ha dimostrato, questa discussione è<br />

solamente all’inizio e spetta all’Unione europea condurla<br />

PRESIDENZA DELLA ON. WALLIS<br />

Vicepresidente<br />

Csaba Sógor (PPE). – (HU) Signor Commissario, credo che il principio guida di qualsiasi<br />

piano o strategia di sviluppo <strong>europeo</strong> debba essere la creazione di un’<strong>Europa</strong> che opera da<br />

regione realmente unita a servizio dei cittadini europei. Si è detto molto sulle dimensioni<br />

economiche e sociali <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020. Oggi, però, l’Unione europea è molto<br />

di più. L’Unione non rappresenta solo una comunità di interessi, ma anche una comunità<br />

di valori: è questo che le conferisce potere economico e influenza politica. Se veramente<br />

intendiamo creare, prima <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> decennio, un’<strong>Europa</strong> più competitiva e vincente,<br />

dobbiamo fare il possibile per garantire il pieno rispetto, il consolidamento e l’attuazione<br />

dei valori comuni. Occorre inoltre puntare su una maggiore armonizzazione <strong>del</strong>le politiche<br />

degli Stati membri nell’istruzione, sulla riduzione <strong>del</strong>le disparità regionali e sulla<br />

continuazione <strong>del</strong> processo di allargamento, nonché sulla tutela dei diritti fondamentali e<br />

dei diritti <strong>del</strong>le minoranze, per citare solo alcune <strong>del</strong>le politiche fondate sui valori europei.<br />

La crescita economica e il miglioramento <strong>del</strong>le condizioni di vita dei cittadini sono<br />

inimmaginabili senza queste politiche basate su valori.<br />

Frédéric Daerden (S&D). – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, la strategia<br />

2020 è molto vasta e verte su molti temi, come evidenziato dalla discussione di questo<br />

pomeriggio. Vorrei semplicemente insistere su due particolari aspetti.<br />

In primo luogo, con riferimento alla dimensione sociale di questa strategia, appoggio<br />

pienamente l’onorevole Berès nella domanda posta alla Commissione, riferita nello specifico<br />

alla definizione di obiettivi quantificabili in termini di riduzione <strong>del</strong>la povertà in questa<br />

strategia che, per me, rappresenta una condizione sine qua non. Inoltre, il principio di<br />

reddito minimo a livello <strong>europeo</strong> per raggiungere questi obiettivi mi sembra un’evidente<br />

necessità, da attuare in concreto.<br />

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154<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In secondo luogo, la coerenza tra il bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea e la strategia. Né il Consiglio<br />

né la Commissione hanno manifestato la volontà di rivedere il quadro finanziario<br />

pluriennale per il periodo in corso, nonostante abbia dimostrato i suoi limiti. Tuttavia, se<br />

non lo adattiamo alle nuove sfide <strong>del</strong>la strategia, insieme corriamo un grande rischio. Né<br />

il bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea, troppo limitato, né i bilanci pubblici nazionali saranno in<br />

grado di fare gli investimenti necessari per sostenere le varie iniziative faro <strong>del</strong>la strategia<br />

2020.<br />

Andrew Henry William Brons (NI). – (EN) Signora Presidente, a pagina 7 <strong>del</strong> documento<br />

<strong>Europa</strong> 2020 si legge: “L’<strong>Europa</strong> vanta molti punti di forza: possiamo contare sul talento<br />

e sulla creatività dei nostri cittadini”. Ovviamente non dice che le altre persone hanno meno<br />

talento o sono meno creative – sarebbe terribilmente scortese e quasi sicuramente ingiusto<br />

– ma, indubbiamente, elogia in particolar modo la popolazione europea.<br />

Altrove lamenta l’invecchiamento demografico <strong>del</strong>la popolazione europea. Questo,<br />

ovviamente, è in gran parte attribuibile alla netta riduzione dei tassi di natalità, anche se il<br />

documento non lo dice. Forse gli Stati nazione dovrebbero incoraggiare, per quanto sia<br />

loro possibile, un aumento dei tassi di natalità nelle proprie popolazioni. Ciò sicuramente<br />

riuscirebbe a ripristinare gli equilibri, e potrebbe persino portare a un buon incremento<br />

<strong>del</strong>le persone creative e di talento tanto necessarie allo sviluppo economico e culturale.<br />

Spero di non rovinare il documento <strong>del</strong>la Commissione argomentandone le parti in maniera<br />

motivata, ma ho rispettato il tempo di parola che mi è stato concesso!<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE). – (PL) La strategia <strong>Europa</strong> 2020 non può fare tutto<br />

ciò che viene affermato, oggi, in questa sede. Non è possibile fare così tanto avendo solo<br />

a disposizione meno <strong>del</strong>l’1 per cento <strong>del</strong> PIL, perché è questa la somma <strong>del</strong> bilancio<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea. Dimostriamo ciò che possiamo fare, creando una legislazione moderna<br />

e adeguata, e facciamo vedere quali sono i fini ai quali verranno assegnati i fondi <strong>del</strong> bilancio<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Diciamolo chiaramente: nelle nostre aspettative sulla strategia <strong>Europa</strong> 2020 non siamo<br />

abbastanza realisti, ci sono troppe cose da fare e troppe speranze riposte, e il ruolo degli<br />

Stati membri non è stato definito. L’aumento <strong>del</strong>l’occupazione, la riduzione <strong>del</strong>la povertà,<br />

l’istruzione e soprattutto la crescita economica sono i grandi temi e le principali priorità<br />

nella situazione attuale, in un momento di crisi in cui dobbiamo agire per risollevare<br />

l’economia. Perché è questo il primo problema <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020: risollevare le<br />

sorti <strong>del</strong>l’economia moderna.<br />

Vasilica Viorica Dăncilă (S&D). – (RO) La politica di coesione <strong>del</strong>l’Unione europea ha<br />

contribuito e continua a contribuire alla creazione di sinergie con le politiche di ricerca e<br />

innovazione. Inoltre, ha insistito sul ruolo <strong>del</strong>la coesione territoriale.<br />

Credo che le regioni debbano specializzarsi in una forma di sviluppo ecologico e intelligente,<br />

e definire una serie di priorità nell’innovazione in base agli obiettivi europei e alle proprie<br />

esigenze, concentrando le risorse comunitarie sulle priorità individuate. Al tempo stesso,<br />

esse devono promuovere mo<strong>del</strong>li di successo nel triangolo <strong>del</strong>le conoscenze e nelle relazioni<br />

tra imprese, centri di ricerca, università e autorità pubbliche, soprattutto in quelle stabilite<br />

attraverso partenariati tra pubblico e privato.<br />

Credo, inoltre, che lo scambio di conoscenze tra gruppi regionali possa essere facilitato<br />

anche dai Fondi strutturali perché le politiche europee mirano con coerenza allo sviluppo<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

sostenibile, offrendo risultati tangibili a livello regionale. Tutti questi elementi rappresentano<br />

un’opportunità concreta di realizzare la coesione territoriale nell’Unione europea.<br />

Iosif Matula (PPE). – (RO) Desidero congratularmi con i relatori di oggi, in particolare<br />

l’onorevole van Nistelrooij, per l’ottima relazione presentata. Ricerca e sviluppo ci<br />

forniranno le soluzioni da utilizzare in futuro per affrontare con successo le principali sfide<br />

che ci attendono, che si tratti <strong>del</strong>la grave crisi economica o di raggiungere gli obiettivi a<br />

lungo termine <strong>del</strong>la strategia 2020. Con l’impulso dato dalla politica di coesione, che si<br />

propone di incoraggiare l’innovazione e l’imprenditoria e di sviluppare un’economia basata<br />

sulla conoscenza, ricerca e sviluppo devono essere portate avanti in due diverse direzioni.<br />

Basate su un approccio top-down, ricerca e innovazione saranno i principali settori per<br />

individuare soluzioni tese al superamento dei problemi attuali e per dare un impulso alla<br />

crescita economica e allo sviluppo sostenibile. Per l’innovazione è importante uscire dai<br />

laboratori e dai centri di ricerca a livelli il più possibile adeguati alle esigenze dei cittadini<br />

europei. Dobbiamo incoraggiare le economie locali e regionali a potenziare le loro capacità<br />

di innovazione e a individuare le soluzioni più efficaci in un approccio bottom-up, sfruttando<br />

in tal modo il potenziale locale e regionale.<br />

Silvia-Adriana Ţicău (S&D). – (RO) L’Unione europea si trova di fronte a una crisi<br />

economica, finanziaria e sociale. La politica di deindustrializzazione perseguita negli ultimi<br />

anni ha portato alla perdita di milioni di posti di lavoro, alla <strong>del</strong>ocalizzazione <strong>del</strong>l’industria<br />

europea verso paesi terzi e a un tasso di disoccupazione <strong>del</strong> 10 per cento, che raggiunge il<br />

20 per cento tra i giovani, mettendo in pericolo la competitività <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Credo che l’Unione europea debba fare ingenti investimenti nelle infrastrutture dei trasporti<br />

e <strong>del</strong>l’energia, nell’agricoltura, nella sanità, nell’istruzione e nella ricerca ma, soprattutto,<br />

nello sviluppo economico sostenibile. Lo sviluppo <strong>del</strong>la produzione industriale e, per<br />

estensione, la creazione di posti di lavoro nell’Unione europea richiedono investimenti<br />

nella modernizzazione <strong>del</strong>le imprese europee per giungere a una produzione più ecologica.<br />

Nei prossimi 10 anni l’efficienza energetica deve essere la nostra priorità assoluta.<br />

Oltre a ciò, la popolazione <strong>del</strong>l’Unione europea invecchia sempre più e il tasso di natalità<br />

diminuisce, mentre il forte tasso di disoccupazione compromette la sostenibilità dei sistemi<br />

pensionistici. Credo che per l’Unione sia giunta l’ora di difendere le proprie risorse e i propri<br />

principi fondamentali, e la più grande risorsa <strong>del</strong>l’Unione europea sono i 500 milioni di<br />

cittadini europei.<br />

Angelika Werthmann (NI). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, stiamo parlando<br />

<strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020 e <strong>del</strong>le sue priorità fondamentali. Dobbiamo trarre un<br />

insegnamento dalla crisi greca: la necessità di agire, non di reagire.<br />

Il coordinamento e il controllo <strong>del</strong>la politica di bilancio e la supervisione e regolamentazione<br />

<strong>del</strong> mercato finanziario sono indispensabili. Per il bene dei nostri cittadini, dobbiamo<br />

puntare agli investimenti nella crescita e nell’occupazione allo scopo di ridurre la<br />

disoccupazione e di creare e garantire posti di lavoro. Questo significa anche rafforzare il<br />

settore <strong>del</strong>l’istruzione e investire nell’istruzione, nella ricerca e nell’innovazione come<br />

pilastri di un’economia di mercato sociale sostenibile, e di un’economia sostenibile e più<br />

rispettosa <strong>del</strong>l’ambiente.<br />

Anna Záborská (PPE). – (SK) La strategia 2020 e la strategia di Lisbona hanno un punto<br />

in comune: la convinzione che l’economia debba essere gestita. Purtroppo, la ricetta <strong>del</strong>la<br />

Commissione “concorrenza o crisi” rimane immutata. La strategia 2020 afferma che il<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

facile accesso al credito e una logica a breve termine hanno portato a comportamenti che<br />

hanno generato una crescita non sostenuta e gravi squilibri.<br />

Tuttavia, nel testo <strong>del</strong>la strategia si legge anche che la Commissione cercherà di migliorare<br />

l’accesso al capitale e di facilitare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese.<br />

Anche questo ha comportato maggiore accesso al credito, che a sua volta comporterà<br />

speculazioni e crescita non sostenuta.<br />

Nel 1991 il primo ministro malese di allora annunciava il progetto Vision 2020, in malese<br />

Vavasan 2020, secondo cui la Malesia doveva mettersi alla pari con Regno Unito, Francia,<br />

Germania e Giappone entro il 2020. Onorevoli colleghi, le economie pianificate non<br />

funzionano, come possono confermare tutti i colleghi dei nuovi Stati membri, incluso il<br />

Commissario.<br />

László Andor, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (EN) Signora Presidente, la discussione odierna<br />

sulla strategia <strong>Europa</strong> 2020 è stata per noi, Commissione, estremamente utile e interessante,<br />

così come il dibattito di questa mattina sulla governance economica. Vi ringrazio di questa<br />

opportunità e di tutti i messaggi lanciati su questa strategia. A nome <strong>del</strong>la Commissione<br />

europea, sono particolarmente grato agli onorevoli van Nistelrooij, Grech, Cortés Lastra<br />

e Hoang Ngoc per le relazioni presentate.<br />

Sono pronto a continuare il dibattito su vari dettagli e persino su sfumature riguardanti la<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020. Ora, però, vorrei concentrare le risposte su alcuni aspetti<br />

fondamentali <strong>del</strong>la discussione e fare alcune osservazioni conclusive.<br />

Innanzi tutto sottolineo nuovamente l’importanza <strong>del</strong> forte coinvolgimento <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> in tutte le prossime fasi <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020: in primis il parere <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sugli orientamenti integrati; poi il ruolo <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> in qualità di<br />

colegislatore sulle varie proposte da avanzare nel quadro <strong>del</strong>le iniziative faro; senza<br />

dimenticare, da ultimo, il prossimo quadro finanziario pluriennale per fare in modo che i<br />

futuri bilanci <strong>del</strong>l’Unione riflettano al meglio le priorità definite per l’Unione europea<br />

nell’ambito <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Permettetemi inoltre di essere molto chiaro sugli obiettivi <strong>del</strong>la strategia. Essa persegue un<br />

duplice scopo. In primo luogo, rappresenta un pilastro fondamentale <strong>del</strong>la risposta<br />

<strong>del</strong>l’Unione alla crisi attuale. Si tratta di uno strumento essenziale per rafforzare il<br />

coordinamento <strong>del</strong>la politica economica nell’UE a 27 e, ovviamente, all’interno<br />

<strong>del</strong>l’eurozona. Oltre a questo obiettivo a breve termine, però, la nuova strategia mira a<br />

dotare l’<strong>Europa</strong> di un sistema – o per meglio dire, come sottolineato dal Commissario<br />

Barnier nell’intervento di apertura, un programma d’azione – che consenta all’Unione<br />

europea di uscire dalla crisi economica rilanciando la crescita e facendo in modo che questa<br />

si traduca in un incremento e miglioramento dei posti di lavoro.<br />

Occorre però puntare a modalità di creazione di posti di lavoro diverse rispetto al passato,<br />

più sostenibili non solo in termini ecologici ma anche economici, sociali e finanziari. Si<br />

tratta di ripristinare un’Unione europea competitiva in grado di assicurare la sostenibilità<br />

<strong>del</strong> proprio mo<strong>del</strong>lo sociale, unico nel suo genere, un’Unione concorrenziale che si<br />

proponga come leader globale nella lotta al cambiamento climatico, un’Unione che investa<br />

di più nei cittadini attraverso una maggiore e migliore istruzione e, infine, un’Unione che<br />

rafforzi la coesione sociale lottando contro la povertà.<br />

Ovviamente, come sottolineato nelle conclusioni <strong>del</strong>la Commissione nel dibattito di questa<br />

mattina, il ritorno a una crescita forte sarà possibile solo se nei prossimi anni gli Stati<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

membri attueranno il dovuto consolidamento fiscale, tenendo conto dei propri punti di<br />

partenza, senza minare la fragile ripresa, e valutando sia le entrate che le uscite. Sono tutti<br />

elementi molto importanti.<br />

Sottolineo nuovamente l’importanza e la complessità dei problemi fiscali all’ordine <strong>del</strong><br />

giorno, ma vorrei anche attirare la vostra attenzione sul fatto che questa crisi economica<br />

e finanziaria è molto più complessa di un mero dibattito sul disavanzo di bilancio. Alla<br />

radice <strong>del</strong>la crisi vedrete un fondamentale malfunzionamento <strong>del</strong> settore finanziario, a<br />

iniziare da quello bancario, che deve assolutamente essere corretto se vogliamo dare il via<br />

a una ripresa sostenibile. Occorre poi affrontare le altre cause <strong>del</strong>la recente recessione, ad<br />

esempio la mancanza di una politica industriale e, per certi versi, il parziale successo <strong>del</strong>le<br />

nostre strategie precedenti, per giungere a una crescita economica basata sulla conoscenza<br />

e diffonderla in ogni regione, ogni angolo <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Per questo motivo dobbiamo consolidare i nostri sforzi a livello di governance economica,<br />

consolidare i nostri sforzi nella regolamentazione finanziaria, e garantire una migliore<br />

coesione economica, sociale e territoriale.<br />

Nel complesso, credo fermamente che non vi sia alternativa per l’<strong>Europa</strong> che attuare questa<br />

strategia, in maniera molto rapida. Se l’<strong>Europa</strong> non tornerà sulla strada <strong>del</strong>la crescita subirà<br />

un contraccolpo sul piano economico e, di conseguenza, anche sul piano politico. Mentre<br />

discutiamo questa nuova strategia, gran parte dei nostri più importanti partner commerciali<br />

non solo ha già messo a punto strategie di sviluppo socioeconomico decennali e a lungo<br />

termine, ma le sta anche già attuando.<br />

Volendo trarre un insegnamento dalla crisi economica attuale e da ciò che l’ha preceduta,<br />

ovvero la strategia di Lisbona – e concordo con l’onorevole Kelly sul fatto che spesso la<br />

strategia di Lisbona è oggetto di critiche troppo severe – l’attuazione <strong>del</strong>le riforme costituisce<br />

la chiave per il successo. E’ quindi urgente lanciare <strong>Europa</strong> 2020 al Consiglio <strong>europeo</strong> di<br />

giugno e fare in modo che sia l’Unione europea sia gli Stati membri diano il via all’attuazione<br />

subito dopo.<br />

A questo punto desidero ringraziare anche la Presidenza spagnola per gli sforzi compiuti<br />

nel riunire gli Stati membri e nel sostenere questa strategia negli ultimi mesi e, senza ombra<br />

di dubbio, nelle prossime settimane. Non vi possono essere ritardi, considerando la<br />

situazione economica odierna e la crisi che stiamo attraversando. E’ nostro dovere nei<br />

confronti dei cittadini fornire loro soluzioni per uscire dalla crisi attuale e migliorare il<br />

coordinamento <strong>del</strong>le politiche economiche preparando, al contempo, un ritorno a una<br />

crescita economica intelligente, sostenibile e inclusiva. Con un intervento comune e<br />

coordinato, avremo il peso necessario per riuscire anche su scala globale. La Commissione<br />

conta sul sostegno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> per garantire un rapido e riuscito lancio <strong>del</strong>la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020.<br />

Lambert van Nistelrooij, relatore. – (NL) Dopo la discussione desidero esprimere i miei<br />

ringraziamenti per il sostegno dimostrato a favore <strong>del</strong>la mia relazione. Vorrei fare ancora<br />

un paio di commenti, ed esprimere alcune idee sulla governance socioeconomica a breve<br />

termine. L’aspetto finanziario ha suscitato sufficiente attenzione ed è stato considerato una<br />

<strong>del</strong>le principali priorità. Questo pomeriggio siamo anche riusciti a discutere l’orizzonte a<br />

medio termine e a esprimere diversi commenti in materia.<br />

Tutto ciò sarà incluso in una risoluzione parlamentare che discuteremo in Aula prima <strong>del</strong><br />

vertice di giugno.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Altre due osservazioni, di cui una riguardante la governance. Si è chiesto di chi è in realtà<br />

questa strategia. Una <strong>del</strong>le colpe di Lisbona era che le parti decentrate – i comuni, le regioni,<br />

i nostri partner – non erano coinvolti a sufficienza nel processo. Pertanto, oltre all’accordo<br />

in Consiglio con gli Stati membri e la Commissione, propongo un patto territoriale con le<br />

regioni, le cittadine e le grandi città. In caso contrario le cose si ripeteranno, e noi parleremo<br />

<strong>del</strong>le regioni e dei partner invece che con loro.<br />

Se questa volta le cose non arrivano ai cittadini sono convinto di una cosa: possiamo far<br />

mostra di tutto quello che abbiamo, ma presto l’apparenza sarà molto più <strong>del</strong>la sostanza.<br />

La partecipazione alla strategia di Lisbona e alla strategia <strong>Europa</strong> 2020 deve essere resa più<br />

interessante. In effetti ciò è possibile dicendo, quando si tratta di fornire sovvenzioni e dare<br />

incoraggiamenti, che può partecipare chi si mette in gioco e fornisce finanziamenti. E’ tutto<br />

troppo noioso. Invito quindi la Commissione a concludere un patto territoriale con le<br />

regioni, le cittadine e le grandi città.<br />

Per concludere la politica integrata, soprattutto tra settori diversi, è di fondamentale<br />

importanza; la frammentazione di tutte le nuove strutture di finanziamento non porta a<br />

niente e non ci aiuterà a rispettare questo programma. La mia relazione verte sulle sinergie<br />

tra ricerca, sviluppo, innovazione, produzione e occupazione in <strong>Europa</strong>. Dobbiamo<br />

combattere contro la frammentazione e, pertanto, esorto il Commissario Andor a mantenere<br />

un unico regolamento <strong>del</strong> Fondo sociale <strong>europeo</strong>, e non a suddividerlo come talvolta<br />

suggerito in Assemblea.<br />

Louis Grech, relatore. – (MT) Nel poco tempo concessomi vorrei rispondere ad alcuni<br />

commenti dei colleghi deputati sulla mia relazione.<br />

Concordo con l’onorevole Harbour in quanto non sembra esserci una forte volontà di<br />

considerare il mercato unico come strumento fondamentale <strong>del</strong>la strategia per il 2020,<br />

che non è ancora stata definita e sviluppata in maniera adeguata. E’ una vera vergogna,<br />

visto che un mercato unico con una prospettiva più ampia e olistica può essere una <strong>del</strong>le<br />

iniziative più importanti, se non la più importante, per garantire ai cittadini europei una<br />

migliore qualità <strong>del</strong>la vita nell’ambito <strong>del</strong>la strategia <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Anche l’onorevole Gebhardt ha ragione quando afferma che oggi è evidente che il mercato<br />

unico, nel quadro <strong>del</strong>la strategia per il 2020, richiede un nuovo impulso che esige una forte<br />

leadership da parte di tutte le istituzioni <strong>del</strong>l’Unione, soprattutto <strong>del</strong>la Commissione,<br />

cosicché il mercato unico possa nuovamente riconquistare la fiducia dei nostri cittadini.<br />

Per concludere, signora Presidente, bisogna fare in modo che la nuova agenda 2020 non<br />

diventi eccessivamente ambiziosa e sovraccarica, perché ciò la renderebbe un’agenda piena<br />

di priorità dove niente viene attuato, come è successo l’ultima volta.<br />

Liem Hoang Ngoc, relatore. – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, nelle ultime<br />

settimane sono venuti meno due tabù. Il primo è che la Banca centrale europea ora può<br />

monetizzare i debiti sovrani. Il secondo è che ormai si possono finanziare le spese<br />

comunitarie mediante i prestiti, soprattutto nella creazione di fondi di stabilizzazione e di<br />

sostegno.<br />

C’è un terzo tabù che purtroppo non è venuto meno, ovvero il patto di stabilità e di crescita,<br />

che alcuni deputati <strong>del</strong>l’Assemblea chiedono dogmaticamente di rafforzare. Signori<br />

Commissari, noi socialisti siamo favorevoli al federalismo. Siamo favorevoli al<br />

coordinamento <strong>del</strong>le politiche di bilancio. Tuttavia, se il coordinamento <strong>del</strong>le politiche di<br />

bilancio significa calpestare i parlamenti nazionali per ridurre i loro cittadini alla fame,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

temo che questa potrebbe essere una bella idea europea che finirà per ridursi da sola alla<br />

fame. Questa è la vera minaccia che ci aspetta.<br />

Signori Commissari, i piani di austerità in Grecia, Spagna, Portogallo e Francia non hanno<br />

alcuna possibilità di successo. Vi chiedo di prenderne coscienza.<br />

Ricardo Cortés Lastra, relatore. – (ES) Signora Presidente, desidero ringraziare tutti i<br />

colleghi per i contributi dati e il clima costruttivo mantenuto nel corso di questo importante<br />

dibattito.<br />

Questa relazione sul contributo <strong>del</strong>la politica di coesione agli obiettivi di Lisbona e alla<br />

strategia <strong>Europa</strong> 2020 rappresenta uno dei contributi essenziali <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

alla definizione <strong>del</strong>la futura strategia <strong>Europa</strong> 2020 per la crescita e l’occupazione, una <strong>del</strong>le<br />

priorità <strong>del</strong>la Presidenza spagnola.<br />

La relazione pone l’accento su creazione di posti di lavoro, promozione di un’economia<br />

sostenibile, istruzione e formazione per promuovere lo sviluppo, occupazione e<br />

competitività, nonché sul ruolo fondamentale degli investimenti nella ricerca e nello<br />

sviluppo, tenendo conto <strong>del</strong>la necessità di adottare misure specifiche per le regioni con<br />

difficoltà naturali.<br />

Tuttavia, non sarà possibile attuare la strategia <strong>Europa</strong> 2020 con successo senza la<br />

partecipazione e la piena approvazione da parte degli enti locali e regionali e <strong>del</strong>la società<br />

civile.<br />

Le regioni non solo contribuiscono al cofinanziamento dei progetti, ma sono nelle migliori<br />

condizioni per valutare le necessità dei cittadini e <strong>del</strong>le piccole e medie imprese grazie alla<br />

loro vicinanza, oltre a essere nella posizione di stabilire un vincolo diretto con le università<br />

e i centri di innovazione, promuovendo così il triangolo <strong>del</strong>la conoscenza.<br />

In questo contesto, la politica di coesione non è semplicemente una fonte di dotazioni<br />

finanziarie stabili, ma rappresenta anche un potente strumento di sviluppo economico di<br />

tutte le regioni europee.<br />

I suoi obiettivi, ovvero eliminare le disuguaglianze esistenti tra regioni e introdurre una<br />

coesione economica, sociale e territoriale, insieme ai principi su cui si fonda di natura<br />

integrata, governance a più livelli e autentica collaborazione, sono tutti elementi essenziali<br />

per la riuscita <strong>del</strong>la strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Presidente. – La discussione su questo punto è chiusa.<br />

La votazione si svolgerà domani, giovedì 20 maggio 2010.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 149 <strong>del</strong> regolamento)<br />

Cristian Silviu Buşoi (ALDE), per iscritto. – (RO) I principi <strong>del</strong>la strategia UE 2020 sono<br />

essenziali per dare impulso alla competitività <strong>del</strong>l’economia europea. Le riforme strutturali<br />

sono fondamentali per uscire dalla crisi attuale. Le soluzioni finora adottate per uscire dalla<br />

crisi non sono state mirate alle cause che ci hanno messo in questa situazione. Le cause<br />

<strong>del</strong>la crisi possono essere eliminate solo attraverso le riforme strutturali. Dobbiamo insistere<br />

maggiormente sulla capacità di innovazione <strong>del</strong>le nostre economie, perché sarà questo il<br />

fulcro <strong>del</strong>la competitività europea nel prossimo periodo. Dobbiamo adottare un approccio<br />

coordinato per sfruttare i fondi stanziati a favore <strong>del</strong>l’innovazione e <strong>del</strong>lo sviluppo regionale.<br />

L’innovazione deve figurare come una componente <strong>del</strong>lo sviluppo regionale: essa è stata<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

un obiettivo <strong>del</strong>la strategia di Lisbona ma, purtroppo, è rimasta solo un principio sulla<br />

carta. I progressi registrati dagli Stati membri sono stati di entità molto diversa, e l’obiettivo<br />

globale non è stato raggiunto. Questo è il motivo per cui faccio appello a tutti gli Stati<br />

membri, affinché diano prova di responsabilità e rispettino gli impegni assunti. Anche la<br />

Commissione deve svolgere un ruolo più attivo nel coordinare l’attuazione di questa<br />

strategia, per sottrarla al fallimento disastroso che ha caratterizzato la strategia di Lisbona.<br />

Alain Cadec (PPE), per iscritto. – (FR) La strategia UE 2020 proposta dalla Commissione<br />

europea per stimolare la crescita e l’occupazione nell’Unione europea pone l’accento su<br />

ricerca e innovazione. Vari strumenti già danno un sostegno importante ai progetti realizzati<br />

in questi settori: i Fondi strutturali, il settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo<br />

tecnologico e il programma quadro per l’innovazione e la competitività. Questi diversi<br />

programmi erogano un finanziamento <strong>del</strong>l’ordine di 86 miliardi di euro per il periodo<br />

2007-2013. La strategia UE 2020, inoltre, insiste sull’interdipendenza <strong>del</strong>le varie politiche<br />

comunitarie. Per garantire l’efficienza, è quindi essenziale definire sinergie tra i vari<br />

strumenti. In tal senso mi rallegro <strong>del</strong>l’importanza attribuita dal relatore al ruolo svolto da<br />

una politica regionale forte e adeguatamente finanziata nella realizzazione degli obiettivi<br />

<strong>del</strong>la strategia UE 2020. Concordo poi con il relatore sul fatto che i potenziali beneficiari<br />

non sempre conoscono appieno le possibili sinergie nel settore dei finanziamenti. Credo<br />

quindi sia essenziale migliorare la comunicazione, ad esempio sul mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la guida<br />

pratica <strong>del</strong>le opportunità di finanziamento <strong>del</strong>l’Unione europea per la ricerca e lo sviluppo.<br />

Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), per iscritto. – (PL) Nelle discussioni sullo<br />

sfruttamento efficace di tutti i fondi stanziati dall’Unione europea per ricerca e innovazione,<br />

bisogna parlare <strong>del</strong>l’adeguata promozione di soluzioni innovative all’interno dei singoli<br />

Stati membri.<br />

Spesso succede che a causa <strong>del</strong> cattivo flusso di informazioni, vengono fatti investimenti<br />

in progetti di ricerca già effettuati da scienziati in uno Stato membro. E’ uno spreco di<br />

denaro <strong>europeo</strong>, che non possiamo permetterci in un periodo di crisi economica. Bisogna<br />

insistere maggiormente sul miglioramento <strong>del</strong>le comunicazioni e sull’acquisto <strong>del</strong>le nuove<br />

tecnologie esistenti da parte <strong>del</strong>l’Unione europea: ciò darà anche maggiore sostegno<br />

finanziario alle imprese innovative.<br />

E’ altresì importante finanziare i progetti soft quali la formazione e la diffusione <strong>del</strong>le<br />

conoscenze sull’importanza <strong>del</strong>l’innovazione per la crescita economica, la migliore<br />

informazione degli enti locali riguardo ai programmi esistenti, e la flessibilità nel definire<br />

le condizioni di concessione degli aiuti, cosicché i paesi con scarso livello di innovazione<br />

possano, sviluppando il settore interessato, contribuire alla creazione <strong>del</strong> vantaggio<br />

competitivo <strong>del</strong>l’Unione europea su scala globale.<br />

Oltre a ciò è indispensabile creare incentivi agli investimenti nei centri locali di ricerca. Le<br />

piccole e medie imprese non possono permettersi di farlo, mentre le grandi società<br />

internazionali non vogliono utilizzarli, allargando così il divario di innovazione tra gli Stati<br />

membri <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

11. Dialogo università-imprese (discussione)<br />

Presidente. – L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la relazione, presentata dall’onorevole Pál Schmitt<br />

a nome <strong>del</strong>la commissione per la cultura e l’istruzione, sul dialogo università-imprese: un<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

nuovo partenariato per la modernizzazione <strong>del</strong>le università in <strong>Europa</strong> (COM(2009)0158<br />

– 2009/2099(INI)) (A7-0108/2010).<br />

Marco Scurria, relatore supplente. − Signora Presidente, onorevoli colleghi, io parlo a<br />

nome <strong>del</strong> nostro relatore, l'onorevole Schmidt, che – come è stato annunciato anche dal<br />

Presidente Buzek all'inizio di questa sessione – ha dato le dimissioni da parlamentare<br />

<strong>europeo</strong> per ricoprire incarichi nel proprio paese e a cui vanno i miei saluti e i miei auguri<br />

perché ha fatto comunque un ottimo lavoro.<br />

Questa relazione è frutto <strong>del</strong>le sue intenzioni, che abbiamo approvato a larghissima<br />

maggioranza nella nostra commissione cultura con un solo voto contrario e di questo,<br />

anche a nome <strong>del</strong>l'onorevole Schmidt, ringrazio anche tutti i relatori ombra che hanno<br />

lavorato su questa relazione. Prima di partire per Strasburgo, lunedì mi sono recato a Roma<br />

a visitare un centro di formazione privato che ha un grandissimo risultato perché riesce a<br />

collocare la stragrande maggioranza dei giovani che nel corso <strong>del</strong> tempo forma; parlando<br />

con il presidente di questo centro mi diceva: "Aiutateci anche dall'<strong>Europa</strong> a proseguire<br />

questo percorso, a dare un significato alla formazione che vada in questa direzione, che<br />

permetta a tanti giovani di poter trovare lavoro; aiutateci anche a modernizzare il rapporto<br />

tra università e impresa".<br />

E il senso di questa relazione è proprio qui: oggi il 20% dei giovani europei è senza lavoro<br />

e tra questi i laureati sono circa il 30%, una percentuale quindi alta, molto alta, che ci deve<br />

porre molti interrogativi su come viene affrontato nei nostri giorni in questa <strong>Europa</strong>, in<br />

questo mondo globalizzato, il fenomeno <strong>del</strong>la formazione dei giovani per l'entrata nel<br />

mondo <strong>del</strong> lavoro.<br />

Allora noi in questa relazione abbiamo voluto lavorare proprio per migliorare il<br />

collegamento che esiste tra le università e le imprese, individuando alcuni punti focali:<br />

innanzitutto accordando priorità ad uno dei maggiori punti di forza che può avere l'Unione<br />

europea, e cioè il fatto che i suoi cittadini possono adattarsi alle circostanze in costante<br />

cambiamento <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro; il fatto che non esista più il concetto di un posto di<br />

lavoro per tutta la vita e che la formazione e la riqualificazione professionale sono oggi<br />

essenziali.<br />

Il primo punto quindi era l'apprendimento lungo tutto l'arco <strong>del</strong>la vita, il secondo punto<br />

che ci risulta fondamentale è quello <strong>del</strong>la mobilità. Oggi è importante, come sottolineiamo<br />

in questa relazione, sottolineare che la mobilità tra i paesi e le università e le imprese è<br />

fondamentale per realizzare una maggiore cooperazione tra i due mondi ed esortiamo non<br />

solo a estendere ed ampliare i programmi di mobilità individuale quali Erasmus per i giovani<br />

imprenditori e l'Erasmus per gli apprendisti, ma anche organizzare programmi post-laurea<br />

di master di eccellenza europei, in cooperazione con varie università e con la partecipazione<br />

attiva <strong>del</strong>le imprese. E ancora, incoraggiare una maggiore imprenditorialità <strong>del</strong>l'università.<br />

Tale risultato è raggiungibile ad esempio tramite l'introduzione di un sistema di poli di<br />

conoscenza analogo a quello attualmente utilizzato da alcuni Stati membri che consente,<br />

in particolare alle piccole e medie imprese, di migliorare le loro capacità di ricerca senza<br />

inficiare l'indipendenza, l'autonomia e il carattere pubblico <strong>del</strong>l'università.<br />

Il terzo punto fondamentale è quello <strong>del</strong>la ricerca e cioè consideriamo come imprescindibile<br />

la promozione <strong>del</strong>la trasmissione <strong>del</strong>la conoscenza e l'accresciuta mobilità dei ricercatori,<br />

sia nel breve che nel lungo termine, al di là dei confini nazionali e tra il mondo accademico<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e il mondo imprenditoriale. E infine la possibilità di estendere le buone prassi che in tanti<br />

Stati nazionali esistono da questo punto di vista.<br />

Concludo, Presidente, immaginando come, attraverso questa relazione ed il lavoro egregio<br />

fatto dalla commissione su cui abbiamo lavorato, noi siamo convinti che l'<strong>Europa</strong> non<br />

vincerà la battaglia contro la Cina o con altri paesi emergenti con bassi salari, ma con<br />

professionisti altamente qualificati e aziende altamente competitive e in questo processo<br />

è <strong>del</strong>la massima importanza che le università e le imprese riconoscano la loro<br />

interdipendenza e che le autorità a tutti i livelli contribuiscano a sviluppare modi più<br />

efficienti di cooperazione.<br />

Günther Oettinger, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevoli<br />

deputati, questa relazione è la risposta alla nostra comunicazione sul dialogo tra università<br />

e imprese. Desidero ringraziare tutti coloro che vi hanno contribuito, in particolare i<br />

membri <strong>del</strong>la commissione per la cultura e l’istruzione e la commissione per l’industria, la<br />

ricerca e l’energia. Desidero ringraziare soprattutto l’onorevole Schmitt, deputato uscente,<br />

che ha funto da relatore.<br />

La cooperazione tra università e imprese è una possibilità, anzi, di più, è una necessità.<br />

L’unico interrogativo è che forma dovrebbe assumere per essere adeguata a entrambe le<br />

parti. Una migliore e più intensa cooperazione incoraggia lo scambio e la diffusione di<br />

conoscenze, sia nelle imprese sia negli ambienti accademici.<br />

Il contatto con problemi e soluzioni reali attraverso stage e programmi di studi adeguati<br />

arricchisce l’apprendimento degli studenti e li prepara alle carriere future. La collaborazione<br />

continua e a lungo termine crea fiducia e può portare a partenariati e progetti di<br />

cooperazione ambiziosi, vantaggiosi sia per le università sia per le imprese a livello di<br />

ricerca, prassi e sviluppo.<br />

Le nuove tendenze presenti nel mercato <strong>del</strong> lavoro e le nuove tecnologie stanno cambiando<br />

quanto richiesto ai laureati, e sarà così nei prossimi decenni. Per potere mantenere e<br />

migliorare la qualità <strong>del</strong>la vita in <strong>Europa</strong> i lavoratori devono essere in grado di aggiornare<br />

continuamente le proprie conoscenze e competenze, e ciò sarà ancora più necessario se<br />

terremo conto degli sviluppi demografici europei nei prossimi anni.<br />

Abbiamo bisogno di un dialogo aperto, flessibile e dinamico tra tutte le parti interessate.<br />

Per questo motivo la Commissione europea ha lanciato il forum <strong>del</strong>l’UE sul dialogo<br />

università-imprese.<br />

Il forum offre a tutti i partecipanti una piattaforma di discussione e di scambio di buone<br />

pratiche e reciproco apprendimento. In esso la Commissione europea funge da moderatore,<br />

aiutando a eliminare gli ostacoli tra questi due mondi.<br />

A oggi, il forum <strong>del</strong>l’UE sul dialogo università-imprese si è riunito tre volte a Bruxelles e<br />

ha tenuto una serie di forum tematici su temi quali sviluppo dei programmi di studio,<br />

imprenditoria, apprendimento permanente, trasferimento <strong>del</strong>le conoscenze, gestione <strong>del</strong>le<br />

università, mobilità, nuove competenze per nuovi posti di lavoro e cooperazione tra<br />

università e imprese nel quadro <strong>del</strong>la crisi attuale.<br />

In collaborazione con la Fondazione europea per la formazione (ETF), si è tenuto un forum<br />

tematico sui paesi terzi presso il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> a dicembre 2009. A ciò ha fatto<br />

seguito, a marzo 2010, un forum tematico che ha esaminato la possibilità di espandere il<br />

campo d’azione <strong>del</strong> forum alla cooperazione tra scuola e imprese.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Molto recentemente, il 4 e 5 maggio, l’ultimo forum <strong>del</strong>l’UE sul dialogo università-imprese<br />

è stato organizzato a Bruxelles con alcune priorità: cooperazione tra università e piccole<br />

e medie imprese, cooperazione tra università e imprese in materia di innovazione,<br />

cooperazione tra università e imprese sulla qualità <strong>del</strong>l’istruzione. Questi temi sono stati<br />

ricordati anche nella relazione.<br />

Colgo l’opportunità per ringraziare l’onorevole Pack per avere partecipato all’incontro di<br />

apertura di questo evento.<br />

Apprezziamo enormemente la risposta positiva alla nostra comunicazione che traspare<br />

dalla relazione odierna. Occorre maggiore cooperazione tra le parti interessate basata su<br />

fiducia reciproca, rispetto e trasparenza. Non stiamo solo promovendo la crescita<br />

economica, ma vogliamo anche produrre vantaggi sociali nel più ampio senso <strong>del</strong>la parola,<br />

aiutando le persone a farsi strada in un mondo sociale e lavorativo in continua evoluzione.<br />

Georgios Papanikolaou, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE. – (EL) Signora Presidente, vorrei iniziare<br />

facendo i migliori auguri al collega Schmitt, che ha lasciato il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, per la<br />

nuova posizione acquisita. E’ stato un piacere lavorare con lui, almeno per il periodo in<br />

cui sono stato in <strong>Parlamento</strong>.<br />

Il trittico <strong>del</strong>lo sviluppo basato su istruzione, ricerca e innovazione, come precedentemente<br />

sottolineato per la strategia 2020, è fondamentale per il futuro <strong>europeo</strong>. Tuttavia, se<br />

vogliamo raggiungere questi obiettivi, è anche vero che dobbiamo riconoscere le difficoltà<br />

oggi incontrate dai giovani nel processo di transizione dallo studio alla vita professionale,<br />

oltre tutto prolungato dalla crisi.<br />

Inoltre tutti riconosciamo che, in molti Stati membri, il sistema <strong>del</strong>l’istruzione ha alcuni<br />

punti deboli, sia a livello di standard che di formazione di alunni e studenti. Indubbiamente,<br />

la formazione non può essere analizzata separatamente dalle attuali necessità <strong>del</strong> mercato<br />

<strong>del</strong> lavoro e, su questo punto, dobbiamo sfruttare ogni mezzo a disposizione per aiutare<br />

i giovani.<br />

Prima l’onorevole Scurria ha fatto riferimento alla mobilità. Personalmente aggiungerei le<br />

nuove tecnologie e, ovviamente, a parte l’apprendimento permanente e l’istruzione formale,<br />

e con questo intendo le università, abbiamo anche l’istruzione non formale e informale,<br />

che a loro volta forniscono competenze ai giovani. Istruzione e lavoro sono concetti<br />

collegati. Dobbiamo quindi portare avanti e rafforzare il dialogo tra sistemi d’istruzione e<br />

datori di lavoro.<br />

Tutti affermiamo che i nostri giovani devono essere dotati di qualifiche e competenze, e<br />

sappiamo molto bene che, al giorno d’oggi, i giovani senza competenze hanno meno<br />

opportunità. Ma quali competenze? Competenze di cui ha bisogno il mercato <strong>del</strong> lavoro,<br />

competenze che promuoveranno iniziative e idee innovative. Non c’è tempo da perdere,<br />

la disoccupazione aumenta e abbiamo tutti il dovere di impegnarci in questo dialogo e di<br />

integrare questa cooperazione il più rapidamente possibile.<br />

Mitro Repo, a nome <strong>del</strong> gruppo S&D. – (FI) Signora Presidente, onorevoli colleghi, anch’io<br />

mi congratulo con il collega Schmitt per la nomina a presidente <strong>del</strong> parlamento ungherese.<br />

Ovviamente le università europee devono continuare a svilupparsi per permetterci di<br />

rispondere alle nuove sfide sociali e alla crescente concorrenza internazionale. Molto<br />

semplicemente, non possiamo permetterci di rimanere dove siamo. Conoscenze e<br />

competenze ad alto livello e un’economia basata sulla conoscenza sono, e devono essere,<br />

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164<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

il fondamento <strong>del</strong>la società europea attuale e futura. In questo senso è importante prestare<br />

più attenzione al dialogo tra università e imprese, e cercare di eliminare gli ostacoli che<br />

impediscono la cooperazione. Tra questi figurano i problemi legati ai diritti di proprietà<br />

intellettuale e all’innovazione.<br />

In Finlandia abbiamo un ottimo esempio di collaborazione tra università e imprese:<br />

l’università di Aalto, che prende il nome dal famoso architetto finlandese Alvar Aalto. Si<br />

tratta di un’università multidisciplinare, che è la fusione di tre università che godono di<br />

ottima fama: la facoltà di economia di Helsinki, l’università di arte e progettazione di<br />

Helsinki, e l’università di tecnologia di Helsinki. Economia, estetica e tecnologia sono in<br />

simbiosi.<br />

L’approccio interdisciplinare, in particolare le nuove piattaforme – progettazione, media<br />

e surface factor – consentono agli accademici di fare ricerca e agli studenti di lavorare in<br />

stretta collaborazione con imprese e organizzazioni. Nuovi dati di prim’ordine sulla ricerca<br />

vengono trasferiti direttamente al sistema <strong>del</strong>l’istruzione, e ciò significa che gli studenti<br />

possono avvalersi <strong>del</strong>le informazioni più recenti necessarie sul mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

Tuttavia, dobbiamo considerare attentamente con quali modalità e in che termini<br />

intendiamo migliorare la cooperazione tra imprese e università. E’ di fondamentale<br />

importanza sposare il principio <strong>del</strong>l’indipendenza <strong>del</strong>le università e la tradizione di una<br />

ricerca libera in ogni circostanza. In ultima analisi, il pericolo risiede nella privatizzazione<br />

<strong>del</strong> settore universitario, ma è questa la direzione che vogliamo seguire in <strong>Europa</strong>?<br />

Il presupposto di un sistema universitario indipendente è un adeguato finanziamento<br />

pubblico. Far dipendere le università da finanziamenti privati è preoccupante, perché il<br />

potere passa dalla comunità universitaria a chi eroga il finanziamento. Ecco perché bisogna<br />

dedicare particolare attenzione ai sistemi amministrativi <strong>del</strong>le università.<br />

Morten Løkkegaard, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (DA) Signora Presidente, desidero<br />

ringraziare i vari relatori per l’ottima collaborazione. In qualità di relatore ombra sul tema<br />

per il gruppo <strong>del</strong>l’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’<strong>Europa</strong>, sono molto contento<br />

<strong>del</strong>la relazione. Siamo riusciti a trovare un accordo su un documento contenente<br />

raccomandazioni per migliorare la collaborazione tra università e imprese, una relazione<br />

che, in particolare, include iniziative molto specifiche per la modernizzazione <strong>del</strong>le<br />

università. Le università europee, come tutti sappiamo, procedono con difficoltà dietro<br />

all’elite globale, e questo genera anche un forte impatto sulla competitività europea. Non<br />

è quindi a caso che istruzione, ricerca e innovazione siano state considerate <strong>del</strong>la massima<br />

priorità sia nel programma di lavoro <strong>del</strong>la Commissione sia nella strategia <strong>Europa</strong> 2020.<br />

Ovviamente, vista la priorità data a questa politica, spero che la maggioranza si esprima<br />

anche a favore di un aumento dei finanziamenti. Attualmente ci troviamo in una situazione<br />

in cui dobbiamo pensare al di fuori <strong>del</strong> quadro convenzionale dei nostri sistemi d’istruzione,<br />

e possiamo iniziare abbattendo gli ostacoli tra università e il settore che usufruisce <strong>del</strong>la<br />

produzione universitaria, ovvero le imprese.<br />

Nello specifico ci concentriamo su due punti, e spenderò alcune parole al riguardo. Innanzi<br />

tutto la modernizzazione dei programmi di studio. E’ importate prestare maggiore<br />

attenzione all’interdisciplinarietà e allo sviluppo <strong>del</strong>le competenze realmente richieste dal<br />

mondo <strong>del</strong>le imprese. I corsi universitari devono riflettere, più di adesso, le necessità <strong>del</strong><br />

mercato <strong>del</strong> lavoro ed essere organizzati in questa logica, ad esempio con programmi di<br />

studio più attinenti al mondo <strong>del</strong>l’impresa che, a loro volta, devono essere costantemente<br />

aggiornati con il fattivo contributo <strong>del</strong>la comunità imprenditoriale. Il secondo punto che<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

vorrei segnalare è la mobilità. E’ importante ridurre il divario tra università e imprese e<br />

disporre di persone che si occupino di colmarlo. I tirocini sono un buon esempio di come<br />

gli studenti universitari possano fare esperienza sul campo per poi trasferirla negli studi.<br />

In questo modo, gli studenti sono anche più pronti a entrare nel mercato <strong>del</strong> lavoro dopo<br />

i corsi. I tirocini sul campo devono assolutamente essere sostenuti e promossi in <strong>Europa</strong>.<br />

La ricerca può anche creare un ponte tra università e impresa. Prima ho parlato di uno dei<br />

miei argomenti preferiti, il sistema danese di dottorato per le imprese, in cui un dipendente<br />

di un’azienda in Danimarca può fare un dottorato presso un’università danese usufruendo<br />

di una borsa di studio statale. La sera <strong>del</strong> 3 febbraio 2010 ho tenuto un dibattito in<br />

<strong>Parlamento</strong> a Bruxelles che ha visto un’ampia partecipazione <strong>del</strong> mondo imprenditoriale<br />

e universitario, e l’idea era molto chiara: un sistema <strong>europeo</strong> di dottorati per le imprese<br />

sarebbe uno strumento estremamente utile per promuovere una ricerca imprenditoriale<br />

specializzata, oltre alla competitività, nelle aziende europee, creando in tal modo più posti<br />

di lavoro e maggiore crescita economica. Esso ha quindi ricevuto l’appoggio totale e<br />

incondizionato di entrambe le parti. Inoltre, è un metodo molto efficace per portare<br />

l’esperienza aziendale e le conoscenze pratiche nelle università, concentrando maggiormente<br />

l’insegnamento su competenze e conoscenze rispondenti alle richieste <strong>del</strong> mercato<br />

lavorativo. Il sistema potrebbe essere integrato nel programma Marie Curie già in essere,<br />

possibilmente nell’ambito <strong>del</strong> programma di partenariato accademico industriale, e<br />

contribuirebbe a rafforzare il perseguimento degli obiettivi <strong>del</strong> processo di Bologna. Sono<br />

lieto che, domani, saremo in grado di adottare una relazione contenente una<br />

raccomandazione per mettere a punto proprio questo sistema.<br />

Malika Benarab-Attou, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, onorevoli<br />

colleghi, desidero sottolineare l’importanza di questa relazione che apre un dibattito, nel<br />

nostro <strong>Parlamento</strong>, sulla posizione e sul ruolo <strong>del</strong>le università in <strong>Europa</strong>. Queste università<br />

devono in effetti essere incoraggiate a partecipare all’integrazione europea dall’interno, e<br />

non limitarsi a guardarla dall’esterno.<br />

Nel corso <strong>del</strong>la storia europea le università sono sempre stati luoghi di incontro e di scambio<br />

di sapere, di sviluppo <strong>del</strong> pensiero e di formazione aperta a varie discipline. Oggi, gli effetti<br />

<strong>del</strong>la crisi e <strong>del</strong>la disoccupazione non devono portare le università a limitarsi a essere luoghi<br />

da cui escono professionisti pronti a lavorare perché, nelle nostre società in mutazione, la<br />

capacità di cambiare mestiere diventa fondamentale.<br />

Al contrario le università, come luoghi di istruzione superiore e di formazione, devono<br />

anche permettere a chi apprende di acquisire uno spirito critico, uno spirito di analisi, che<br />

permetta loro di capire il mondo in cui vivono e di sfruttare con saggezza le proprie<br />

competenze professionali.<br />

Le università europee devono creare le condizioni per l’apprendimento permanente,<br />

contribuire all’arricchimento <strong>del</strong>la vita intellettuale e svolgere un ruolo centrale nella società<br />

<strong>del</strong>la conoscenza di oggi, nell’era digitale.<br />

Oldřich Vlasák, a nome <strong>del</strong> gruppo ECR. – (CS) L’istruzione è senza dubbio il nostro<br />

obiettivo prioritario, ma quale tipo di istruzione? In un numero <strong>del</strong>la rivista The Economist,<br />

è stato pubblicato uno studio in base al quale l’80 per cento <strong>del</strong>le competenze e conoscenze<br />

specialistiche ritenute fondamentali dai dirigenti di grandi imprese non vengano<br />

minimamente insegnate nelle università. Il risultato è la disoccupazione incredibilmente<br />

elevata dei laureati.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Forse siamo tutti d’accordo nel dire che la soluzione è sviluppare legami tra università e<br />

imprese. Questo è stato sottolineato a più riprese in vari documenti, compresa la Carta di<br />

Lipsia sulle città europee sostenibili. Il punto focale, però, è come sviluppare questi legami.<br />

A mio avviso, la maniera corretta sarebbe prevedere periodi di esperienze lavorative di<br />

alcuni mesi non solo per gli studenti, ma anche per i professori, come elemento costitutivo<br />

<strong>del</strong> processo di apprendimento permanente. Non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti<br />

hanno bisogno di mantenere un continuo contatto con la realtà. Il cofinanziamento di<br />

questi periodi di esperienze lavorative deve diventare parte integrante dei bilanci <strong>del</strong>le<br />

università. Per le imprese, questo processo significa investire molti sforzi e, spesso, anche<br />

importi considerevoli.<br />

Marie-Christine Vergiat, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (FR) Signora Presidente, onorevoli<br />

colleghi, vogliate scusarmi ma devo porre fine alla bella unanimità che regna in quest’Aula.<br />

La risoluzione che ci è oggi presentata verte sulle sfide nei rapporti tra università e imprese<br />

nel quadro <strong>del</strong>l’attuazione <strong>del</strong> famoso processo di Bologna. Si è svolto un enorme lavoro<br />

nelle due commissioni che hanno esaminato questo testo, e sono stati apportati molti<br />

miglioramenti al testo originale per tenere conto <strong>del</strong>le sfide reali in questo settore. Tutti<br />

cerchiamo di capire le aspirazioni dei nostri giovani. Tutti ci preoccupiamo di fornire loro<br />

i migliori strumenti per aiutarli a trovare un posto di lavoro. In effetti, il tasso di<br />

disoccupazione tra i giovani è inaccettabile. Tuttavia, come si evince in alcuni paragrafi<br />

<strong>del</strong>la risoluzione, questo significa forse che dobbiamo considerare le università solo come<br />

una macchina volta a soddisfare le esigenze <strong>del</strong>le imprese e <strong>del</strong> mondo degli affari,<br />

escludendo tutto il resto? Non è questo ciò che pensa il gruppo confederale <strong>del</strong>la Sinistra<br />

unitaria europea/Sinistra verde nordica.<br />

No, la ricchezza <strong>del</strong>le nostre università è anche legata alla formazione di un crescente<br />

numero di studenti dotati di conoscenze intellettuali ricche e diversificate, e non solo a far<br />

loro acquisire competenze professionali. E’ questa la vera chiave <strong>del</strong>la mobilità permanente.<br />

In molti paesi europei il mondo universitario riesce sempre meno a capirlo. Noi <strong>del</strong> gruppo<br />

GUE/NGL pensiamo che dobbiamo ascoltarli. Chiediamo che venga effettuata una<br />

valutazione globale <strong>del</strong> processo di Bologna. Non voteremo a favore di questa risoluzione,<br />

che invita le università a soddisfare meramente i bisogni <strong>del</strong>le imprese, ignorando le altri<br />

parti interessate <strong>del</strong>la vita economica e sociale, che non si limita alle sole imprese.<br />

Derek Roland Clark, a nome <strong>del</strong> gruppo EFD. – (EN) Signora Presidente, perché questa<br />

relazione cerca maggiore cooperazione internazionale a livello universitario? Da secoli le<br />

università condividono informazioni, da prima <strong>del</strong>la creazione <strong>del</strong>l’Unione europea. Dal<br />

XIV al XVII secolo il rinascimento ha visto fiorire lo sviluppo intellettuale che da Firenze,<br />

attraverso le università, si è diffuso in tutta <strong>Europa</strong>. Arte, musica, letteratura e scienza hanno<br />

preso vita gettando il seme di innumerevoli opere che ancora oggi ci arricchiscono.<br />

Come la mettiamo con la modernizzazione? Siete alla ricerca degli sviluppi tecnologici <strong>del</strong><br />

futuro? Se così è, la situazione attuale è altrettanto promettente. Forse le università di altri<br />

paesi ci battono, ma devono la loro nascita alle università europee. Questa ondata di<br />

istruzione superiore fa spesso ritorno a casa. Le università <strong>del</strong> Regno Unito accolgono<br />

studenti post-laurea di tutto il mondo, che continuano gli studi e condividono le<br />

informazioni, non da ultimo con il mondo <strong>del</strong> commercio e <strong>del</strong>l’industria. Però non<br />

dobbiamo politicizzare l’istruzione superiore attraverso programmi come i processi di<br />

Bologna ed Erasmus.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Non abbiamo bisogno di programmi sul multiculturalismo, sul plurilinguismo o su altri<br />

“ismi”, che comunque si faranno da soli perché gli studenti di tutto il mondo si incontrano<br />

e si mescolano nei campus. Se volete veramente rendere un servizio al mondo moderno e<br />

futuro, fare in modo che le università ricevano i finanziamenti adeguati, incoraggiare gli<br />

studenti che vogliono studiare all’estero, lasciate semplicemente che la sbrighino da soli.<br />

Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, come sappiamo, il legame tra<br />

università e imprese esiste da qualche tempo. Questa situazione ha portato a un approccio<br />

insensato basato su una soluzione universale, in cui università parzialmente privatizzate<br />

agiscono come società controllanti con l’ipotetico obiettivo di pianificare la produzione<br />

dei servizi <strong>del</strong>l’istruzione. Credere che un simile partenariato possa improvvisamente<br />

contribuire alla modernizzazione serve solo a dimostrare l’indolenza e la mancanza di<br />

creatività <strong>del</strong> nostro dibattito sulla politica <strong>del</strong>l’istruzione.<br />

Viviamo in un periodo di rivoluzione tecnica. I sistemi digitali ci stanno cambiando, stanno<br />

cambiando il nostro modo di agire e di pensare, le nostre capacità cognitive e, da ultimo,<br />

il nostro cervello. Pertanto, ciò di cui abbiamo bisogno è una rivoluzione nella ricerca e<br />

nell’insegnamento adeguata alla situazione attuale. In questo periodo di cambiamenti,<br />

continuare a predicare la dipendenza <strong>del</strong>le università da questo sottosistema sociale come<br />

contributo alla modernizzazione, nonostante il fatto che questo legame non abbia prodotto<br />

miglioramenti significativi negli ultimi dieci anni, sottovaluta l’importanza che<br />

insegnamento e ricerca rivestono per l’intera società.<br />

Ciò di cui abbiamo veramente bisogno in questo periodo di cambiamenti è la curiosità<br />

scientifica e la creatività, che però nascono dal libero pensiero e non dalla sottomissione<br />

a pressioni, che in sé nascondono le richieste <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>l’impresa. Una mente giovane,<br />

un cervello giovane dotato di potenziale deve essere in grado di muoversi liberamente. Ciò<br />

che avete presentato nella relazione è esattamente l’opposto.<br />

La relazione riflette una logica sbagliata e ormai superata. L’intero documento non è<br />

minimamente creativo, è oserei dire persino inutile. E’ un’accozzaglia di frasi maldestre<br />

che riempiono molte pagine e nascondono la mancanza di contenuti. In base al sistema<br />

d’istruzione austriaco meritereste una bella bocciatura per questa relazione.<br />

Doris Pack (PPE). – (DE) Signora Presidente, vorrei dire all’onorevole Ehrenhauser di<br />

andare nella nostre università per rendersi conto di quanto siano creative, e vedere di<br />

persona che nessuno studente è in condizioni di dipendenza solo perché gli è stata concessa<br />

una borsa di studio da un’azienda. Ribadisco lo stesso concetto agli onorevoli Repo e Vergiat.<br />

Dovremmo fare il possibile per garantire che la cooperazione tra mondo <strong>del</strong>l’istruzione e<br />

<strong>del</strong>l’impresa tenga conto soprattutto <strong>del</strong>le piccole e medie imprese. Occorre anche fare in<br />

modo che le PMI ricevano un trattamento migliore, più rapido e meno burocratico<br />

nell’ambito dei programmi di ricerca. Questo è importante ed è stato evidenziato anche<br />

nella relazione, onorevole Ehrenhauser. Se l’avesse letta, si sarebbe reso conto che si tratta<br />

di qualcosa di totalmente nuovo.<br />

Pertanto, ciò di cui necessitiamo in questo settore è una maggiore cooperazione tra<br />

università e PMI. Essa è necessaria a livello locale, nazionale e internazionale. Se università<br />

e imprese collaborano, non possiamo dare per scontato che le une imparino dalle altre<br />

solo perché le prime formano le persone che un giorno le seconde potrebbero assumere.<br />

In questo senso, bisogna garantire il flusso di finanziamenti da imprese a università, perché<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

le autorità pubbliche hanno sempre meno soldi e non possono permettersi di stanziare<br />

maggiori risorse per questi settori.<br />

Sono grato a tutti gli imprenditori, alle piccole e medie imprese e a quelle di grandi<br />

dimensioni che stanziano fondi a favore <strong>del</strong>l’istruzione perché, in ultima analisi, quello<br />

che fanno è istruire la prossima generazione che promuoverà ulteriormente la crescita<br />

economica. Dobbiamo sostenere le università. Dobbiamo garantire maggiore cooperazione<br />

tra istituzioni pubbliche e settore privato e dare spazio ai fondi privati per l’innovazione.<br />

Questa relazione, quindi, tocca proprio il tasto giusto.<br />

Ovviamente, le persone devono essere formate da chi sa cosa significa avere spirito<br />

imprenditoriale e cosa significa essere dirigente. Studenti e insegnanti devono essere dotati<br />

degli strumenti giusti, e le imprese devono essere incoraggiate a partecipare attivamente<br />

allo sviluppo dei materiali didattici per l’imprenditoria.<br />

I commenti fatti dagli onorevoli Repo ed Ehrenhauser non corrispondono alla realtà dei<br />

fatti e mi oppongo se la relazione viene definita stupida e noiosa. No, il documento è buono.<br />

Desidero ringraziare l’onorevole Schmitt, ora presidente <strong>del</strong> parlamento ungherese.<br />

Mary Honeyball (S&D). – (EN) Signora Presidente, la maggior parte di noi concorda sul<br />

fatto che dovremmo sostenere le università e i giovani. Pur essendo convinta – come credo<br />

quasi tutti noi – che le università siano e debbano essere autonome, esse ovviamente vivono<br />

nel mondo reale e devono tenere conto di quanto succede nel mondo reale, anche perché<br />

gli studenti se ne andranno per trovare lavoro nel mondo reale.<br />

Penso sia questo il vero punto <strong>del</strong>la discussione. Parliamo di come le università possano<br />

mantenere l’eccellenza accademica, e contemporaneamente preparare gli studenti al lavoro.<br />

Ecco perché questo dialogo – il legame tra università e mondo <strong>del</strong>l’impresa – è così<br />

importante, perché abbiamo speso così tanto tempo a parlarne e perché l’onorevole Schmitt<br />

ci ha messo molto a redigere questa relazione.<br />

Abbiamo bisogno di un vero dialogo tra datori di lavoro a tutti i livelli, credo. Concordo<br />

sull’importanza <strong>del</strong>le PMI, ma penso si debba anche pensare a parlare con le grandi aziende<br />

e il settore pubblico, i datori di lavoro pubblici a livello locale, regionale e nazionale, il<br />

settore sanitario e tutti coloro che assumono, perché è in questo modo che riusciremo a<br />

ridurre la disoccupazione dei laureati e daremo una possibilità ai giovani.<br />

In tale contesto, è molto importante mantenere livelli adeguati di finanziamento pubblico<br />

per le università, un aspetto che so essere di sempre maggiore attualità in alcuni Stati<br />

membri. Se non riusciremo ad avere quei soldi e le università non saranno finanziate a<br />

sufficienza e in maniera adeguata, non avremo corsi equilibrati, non avremo una disciplina<br />

equilibrata e non riusciremo a dare agli studenti le opportunità di cui hanno bisogno.<br />

Vi esorto quindi tutti a sostenere questa importante relazione e a votare a suo favore,<br />

affinché si possa procedere e garantire un brillante futuro alle università, agli studenti e ai<br />

datori di lavoro.<br />

Marek Henryk Migalski (ECR). – (PL) In primo luogo ringrazio per l’approvazione <strong>del</strong><br />

mio emendamento, che invita i paesi esterni all’Unione europea a partecipare al forum sul<br />

dialogo cui l’onorevole Oettinger ha fatto riferimento. Ciò ci permetterà di sfruttare<br />

l’esperienza <strong>del</strong>le università americane che, a mio avviso, sono le migliori al mondo; sarebbe<br />

un bene se le nostre università cogliessero questa occasione e, al tempo stesso,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

condividessero la nostra esperienza con altri paesi, ad esempio quelli <strong>del</strong>l’ex Unione<br />

Sovietica.<br />

Tuttavia, la cosa che mi sembra essere più importante è evidenziare che in questo dialogo<br />

tra mondo <strong>del</strong>le imprese e <strong>del</strong>le università non dobbiamo dimenticare che l’università –<br />

una scuola di istruzione superiore – è una istituzione indipendente, autonoma, il cui<br />

obiettivo è la ricerca <strong>del</strong>la verità, una ricerca disinteressata <strong>del</strong>la verità. E’ in questo modo<br />

che sono nate le università in Italia, Germania, Francia e Polonia, e credo non dobbiamo<br />

dimenticarci che lo stesso obiettivo deve guidare le università anche oggi, mentre la<br />

cooperazione con le imprese non deve ostacolare o limitare quel nobile lavoro di ricerca<br />

<strong>del</strong>la verità, la ricerca disinteressata <strong>del</strong>la verità.<br />

Rui Tavares (GUE/NGL). – (PT) Signora Presidente, le università sono la struttura portante<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>; probabilmente sono la nostra creazione migliore. C’era l’<strong>Europa</strong> nelle università<br />

<strong>del</strong> XII secolo a Bologna, a Coimbra, a Oxford e alla Sorbona, molto prima che esistesse<br />

l’<strong>Europa</strong> politica. Invece, il mondo <strong>del</strong>l’impresa e <strong>del</strong>la gestione imprenditoriale che oggi<br />

conosciamo ha 30 o 40 anni: risale al dopoguerra. E’ una <strong>del</strong>le poche volte che un deputato<br />

di sinistra <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> vi farà una domanda conservatrice, quindi approfittatene.<br />

Vogliamo veramente dedicarci a una creazione europea secolare, o a una ideologia<br />

imprenditoriale che ha alcuni decenni? Dedicarci al mondo <strong>del</strong>l’impresa, come abbiamo<br />

fatto negli ultimi decenni, significa dedicarci inevitabilmente al breve termine, ed è questo<br />

il punto. Formare adesso ingegneri nel settore <strong>del</strong>la plastica che poi saranno disoccupati<br />

tra tre anni, per poi formare un responsabile finanziario che sarà disoccupato dopo quattro<br />

anni. Voglio fare una domanda ai paesi europei di Estonia e Portogallo.<br />

Cosa preferireste? Preferireste che i vostri figli avessero un’istruzione in linea con i dettami<br />

<strong>del</strong> mercato a breve termine, o un’istruzione più solida e più ampia possibile come è sempre<br />

stato nelle università europee? Preferireste che l’istruzione permettesse loro di essere nel<br />

mercato <strong>del</strong> lavoro adesso, o di rimanervi per i prossimi decenni e per il resto <strong>del</strong>la vita?<br />

Vi lascio con questa domanda.<br />

Jaroslav Paška (EFD). – (SK) Innanzi tutto mi congratulo con il collega, autore di questa<br />

relazione, per essere stato eletto alla nuova e importante carica di presidente <strong>del</strong> parlamento<br />

ungherese. Desidero inoltre cogliere l’occasione per esprimere la speranza che l’onorevole<br />

Schmitt, esercitando il suo ruolo con saggezza, ampia visione politica, calma e prudenza,<br />

contribuisca a migliorare nel tempo la convivenza tra l’Ungheria e i suoi vicini.<br />

Ora passerò a parlare <strong>del</strong> nuovo partenariato sulla modernizzazione <strong>del</strong>le università. A<br />

mio avviso, la frase chiave <strong>del</strong>l’intero testo è contenuta nell’introduzione alla seconda parte<br />

<strong>del</strong> progetto di parere <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, che scrive,<br />

cito “che le sfide citate nella notifica <strong>del</strong>la Commissione non sono nuove e, a ora, non<br />

hanno ricevuto risposta positiva”.<br />

Messa in termini più semplici, la Commissione ha prodotto una visione ribadendo e<br />

declamando sfide, forse nella speranza che ciò servisse a qualcosa, ma purtroppo a oggi<br />

non c’è stato alcun miglioramento significativo in materia. Forse sarebbe più saggio, signor<br />

Commissario, effettuare il prima possibile un’attenta analisi sui motivi per cui le precedenti<br />

sfide non hanno prodotto il risultato voluto, e poi trovare una definizione pragmatica <strong>del</strong>le<br />

nuove misure realmente efficaci per giungere a una vera e propria collaborazione ad alto<br />

livello tra università e imprese produttive.<br />

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170<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Seán Kelly (PPE). – (GA) Signora Presidente, Pádraig Ó Conaire scrisse un libro intitolato<br />

M’Asal Beag Dubh [Piccolo asino nero] in cui diceva che l’asino stava “con la schiena rivolta<br />

verso il vento, ignorando la vita proprio come la vita lo ignorava”.<br />

(EN) Questa descrizione potrebbe valere, con tutto il rispetto, anche per i professori<br />

universitari <strong>del</strong> passato, perché vivevano in torri d’avorio protetti dal mondo e il mondo<br />

protetto da loro, ma per fortuna ora le cose sono cambiate, e sono cambiate radicalmente.<br />

Di recente ho visto tre ottimi esempi in questo senso.<br />

In primo luogo, nella piccola città di Tralee in cui vivo l’istituto è stato insignito <strong>del</strong>lo<br />

Entrepreneurial Region of the Year Award per il lavoro svolto in ambito aziendale e<br />

imprenditoriale.<br />

In secondo luogo, nei miei incontri e colloqui con il nuovo professore e rettore<br />

<strong>del</strong>l’università di Cork, ho visto che si stanno veramente impegnando con la comunità<br />

imprenditoriale, e viceversa.<br />

La cosa più incoraggiante è che alcune settimane fa eravamo a Santiago, dove l’università<br />

ha sviluppato un fantastico mo<strong>del</strong>lo di collaborazione con la comunità imprenditoriale e<br />

ha persino istituito una banca per incoraggiare imprese start-up, che spesso non riescono<br />

a ottenere finanziamenti per decollare.<br />

A livello di Unione europea possiamo fare molto per incoraggiarle creando opportunità<br />

di sviluppo e organizzando il coordinamento <strong>del</strong>la ricerca, che alla fine può trasformarsi<br />

nell’economia <strong>del</strong>la conoscenza e nei posti di lavoro intelligenti di cui stiamo parlando.<br />

Nessa Childers (S&D). – (EN) Signora Presidente, gli accademici sono polemici per<br />

natura e quindi, in qualità di ex docente universitaria e direttrice dei corsi, ho seguito con<br />

grande interesse l’ampio dibattito pubblico in Irlanda tra accademici sugli orientamenti<br />

futuri <strong>del</strong>le università irlandesi.<br />

Un punto su cui gli accademici concordano è il fatto che le università debbano rimanere<br />

una <strong>del</strong>le grandi innovazioni europee e che il loro continuo successo è fondamentale per<br />

la futura riuscita sociale, politica ed economica <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Il successo economico, però, non deve essere confuso con lo sviluppo sociale, sia nella<br />

società che nell’università. Pertanto, occorre valutare con la massima attenzione il bivio a<br />

cui siamo arrivati nell’istruzione di terzo livello, in cui l’apprendimento tradizionale basato<br />

sullo studente spinge in una direzione e le esigenze <strong>del</strong>le moderne economie basate<br />

sull’impresa spingono nell’altra.<br />

La crescita degli utili e lo sviluppo moderno sono aspetti integranti <strong>del</strong>le università odierne<br />

ma, viste le tante facoltà che non sono legate a professioni aziendali e guidate dalla logica<br />

<strong>del</strong> profitto – penso in particolare alle facoltà umanistiche – è importante che, per garantire<br />

l’equilibrio tra successo economico e intellettuale, le università moderne mantengano<br />

alcuni legami accademici essenziali con il proprio passato, più ingenuo dal punto di vista<br />

finanziario.<br />

Elena Băsescu (PPE). – (RO) Purtroppo, i programmi di studio puntano eccessivamente<br />

alla teoria, e ciò significa che gli studenti hanno problemi quando entrano nel mercato <strong>del</strong><br />

lavoro. L’istruzione deve avere un taglio più pratico e affrontare i veri problemi che si<br />

incontrano nel settore economico. Per questo motivo credo occorra consolidare i rapporti<br />

tra mondo accademico e mondo imprenditoriale.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Inoltre, le università devono essere più ricettive nei confronti <strong>del</strong> mondo degli affari per<br />

meglio adeguare la propria offerta formativa alle richieste <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro. Ciò<br />

permetterà agli studenti di acquisire le qualifiche e sviluppare le competenze necessarie al<br />

datore di lavoro. Alcuni Stati membri come Francia, Germania, Italia, Regno Unito o Spagna<br />

sviluppano da molti anni partenariati tra università e imprese.<br />

In Romania, lo scorso anno è stato varato un progetto con finanziamenti europei, in cui<br />

20 facoltà sono state dotate di nuovi programmi di studio adeguati alle esigenze attuali<br />

<strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro. Uno dei risultati più importanti <strong>del</strong> progetto è ridurre la<br />

disoccupazione migliorando la qualità <strong>del</strong>l’offerta formativa e diminuire il numero di<br />

laureati con titoli di studio che non riescono ad adeguarsi al mercato.<br />

Questi è stato varato un progetto partenariati non devono limitarsi ai singoli Stati membri.<br />

Nella situazione attuale, sostengo la promozione e l’estensione dei programmi Erasmus<br />

per giovani imprenditori e tirocinanti.<br />

Cătălin Sorin Ivan (S&D). – (RO) Inizierò congratulandomi con l’onorevole Schmitt<br />

per la pertinenza e la coerenza <strong>del</strong>la relazione sulla situazione in cui versa l’istruzione<br />

superiore. Abbiamo un grave problema: in questo momento stiamo producendo disoccupati<br />

in ognuno dei 27 Stati membri <strong>del</strong>l’Unione europea, invece di giovani perfettamente pronti<br />

al mercato <strong>del</strong> lavoro. C’è un abisso enorme tra ciò che i giovani imparano a scuola e quanto<br />

richiesto sul mercato dai datori di lavoro. Il problema è ancor più aggravato dalla crisi<br />

economica e finanziaria in cui ci troviamo, accompagnata anche da un’ovvia crisi<br />

occupazionale.<br />

Per moltissimi anni l’Unione europea è stata un attore <strong>del</strong> mercato globale con un’economia<br />

basata, soprattutto, su conoscenza e innovazione. Se veramente vogliamo avere<br />

un’economia basata su conoscenza e innovazione, dobbiamo andare oltre il dibattito,<br />

sostenere più investimenti e partenariati tra settori pubblico e privato, e incoraggiare i<br />

partenariati tra università e imprese di modo che le scoperte fatte e i risultati <strong>del</strong>la ricerca<br />

scientifica condotta in università possano essere sfruttati nell’economia reale.<br />

Anch’io ero con l’onorevole Kelly a Santiago di Compostela, dove abbiamo visitato<br />

l’università locale. Posso dirvi che abbiamo visto un mo<strong>del</strong>lo molto forte di finanziamento<br />

di start-up e di piccole imprese lanciate da studenti, in cui l’università eroga loro crediti<br />

senza alcuna garanzia. I prodotti sviluppati con successo dagli studenti all’università hanno<br />

da subito un’applicazione pratica nell’economia locale. Questo è un mo<strong>del</strong>lo che dobbiamo<br />

promuovere e ripetere in tutta l’Unione europea.<br />

Piotr Borys (PPE). – (PL) Questa relazione è legata agli importanti obiettivi <strong>del</strong>la strategia<br />

<strong>Europa</strong> 2020. Vi ricordo che nei prossimi dieci anni il numero di persone con diploma di<br />

istruzione superiore aumenterà <strong>del</strong> 10 per cento, ovvero dal 30 al 40 per cento, mentre la<br />

spesa degli Stati membri per ricerca e sviluppo aumenterà <strong>del</strong> 3 per cento. Saranno<br />

soprattutto le università a usufruire di questi fondi e a fare ricerca. Dovremmo quindi<br />

esaminare a fondo i sistemi che hanno avuto maggiore successo in altre parti <strong>del</strong> mondo.<br />

Parlo dei metodi americani legati al partenariato tra imprese e università, e di come adeguare<br />

i risultati <strong>del</strong>la ricerca scientifica al mercato, di modo che quelli che spesso sono incredibili<br />

risultati scientifici non vengano dimenticati ma abbiano un’applicazione pratica nel mondo<br />

<strong>del</strong>l’impresa.<br />

Un altro punto riguarda la necessità di introdurre efficacemente un sistema di borse di<br />

studio e attirare le imprese nel sistema. Occorre sostenere con forza i programmi di<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

dottorato, sfruttando il Fondo sociale <strong>europeo</strong> e i programmi già in essere, come il<br />

programma Marie Curie. Come creare sistemi di partenariato pubblico chiari, soprattutto<br />

nel quadro dei parchi tecnologici e degli incubatori di imprese? Come possiamo collaborare<br />

con le piccole e medie imprese, e fare collaborare anche gli studenti? Tutti questi aspetti<br />

sono molto importanti. Credo poi sia fondamentale non investire esclusivamente nel<br />

settore <strong>del</strong>la tecnologia, per quanto importante possa essere. Bisogna anche investire nelle<br />

discipline umanistiche che, a loro volta, meritano di avere opportunità di collaborazione<br />

con enti pubblici e imprese.<br />

Un’ultima osservazione: oggi la Cina conta tanti studenti quanto l’Unione europea. Pertanto,<br />

il dibattito sul raggiungimento di obiettivi comuni è nostro comune compito, e credo che<br />

la partecipazione al dialogo da parte <strong>del</strong>le imprese sarà un modo efficace per battere la<br />

concorrenza a livello globale.<br />

Teresa Riera Madurell, relatore per parere <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia.<br />

– (ES) Signora Presidente, signor Commissario, la commissione per l’industria, la ricerca<br />

e l’energia desidera esprimere il proprio sostegno per l’operato <strong>del</strong> forum <strong>del</strong>l’UE sul dialogo<br />

università-imprese.<br />

Crediamo sia un buono strumento per intensificare rapporti così importanti come quelli<br />

tra il settore pubblico e privato.<br />

Siamo convinti che in periodi di crisi economica, quando i giovani hanno maggiori difficoltà<br />

a trovare un posto di lavoro e le imprese devono affrontare una pressione concorrenziale<br />

più forte, questa collaborazione rappresenti un valore aggiunto a livello economico e<br />

sociale che la rende ancora più prioritaria.<br />

E’ un dialogo e una cooperazione che deve provenire da entrambe le direzioni, dalla<br />

domanda e dall’offerta, e che deve estendersi a livello regionale e nazionale per individuare<br />

le migliori pratiche, le migliori politiche e i migliori strumenti.<br />

Siamo d’accordo che promuovere la mobilità <strong>del</strong> personale tra imprese e centri di ricerca,<br />

incentivare gli investimenti <strong>del</strong> settore privato in ricerca e sviluppo, e fare in modo che le<br />

università offrano al mercato <strong>del</strong> lavoro un personale ben preparato sono misure<br />

fondamentali.<br />

L’Unione europea sta già facendo passi importanti in questa direzione, come il sostegno<br />

alle piattaforme tecnologiche, alle iniziative tecnologiche congiunte e a qualunque forma<br />

di partenariato pubblico-privato, senza dimenticare l’Istituto <strong>europeo</strong> di innovazione e<br />

tecnologia: sono tutte iniziative molto interessanti che vanno nella giusta direzione, e che<br />

dobbiamo continuare a incoraggiare.<br />

Per concludere, signora Presidente, i membri <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca<br />

e l’energia desiderano congratularsi con il relatore per il lavoro svolto e per la sua nomina.<br />

Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE). – (PL) Il forum sul dialogo università-imprese<br />

aperto dalla Commissione rafforza la cooperazione tra università e imprese e aiuta le<br />

università a promuovere partenariati sfruttando le proprie conoscenze scientifiche e<br />

tecnologiche. E’ una buona idea se vogliamo rendere l’economia europea dinamica e<br />

veramente competitiva. Tuttavia, vorrei evidenziare alcune imperfezioni nella proposta<br />

<strong>del</strong>la Commissione.<br />

Alcune raccomandazioni sono troppo generiche e lasciano eccessivo spazio<br />

all’interpretazione, come il termine “università” in relazione a tutti gli istituti di istruzione<br />

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universitaria a prescindere dallo stato giuridico. Non esistono strumenti di ricerca per<br />

determinare la carenza di qualifiche nel mercato <strong>del</strong> lavoro, né si parla di un sistema di<br />

istruzione e formazione che consenta di ridurla. Per quanto riguarda il programma di<br />

apprendimento permanente, non tiene conto <strong>del</strong>la situazione particolare in cui versa chi<br />

non possiede un’istruzione universitaria.<br />

In sintesi, la via scelta per consolidare la cooperazione tra università e imprese sembra<br />

veramente essere la risposta alle attuali esigenze di mercato. Il ruolo più importante, però,<br />

spetta agli Stati membri, che devono garantire l’efficace applicazione <strong>del</strong>le proposte se<br />

intendiamo attuare i piani definiti.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Lara Comi (PPE). - Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, dopo un<br />

primo bilancio <strong>del</strong>la strategia di Lisbona l'Unione europea guarda già ai prossimi dieci anni.<br />

Tra le priorità di <strong>Europa</strong> 2020 spicca quella di una crescita intelligente basata sia<br />

sull'economia <strong>del</strong>la conoscenza sia sull'innovazione.<br />

La chiave di volta per camminare lungo questa direttrice è l'integrazione tra il sistema di<br />

istruzione secondario e terziario con il mercato <strong>del</strong> lavoro. La rotta da tenere porta una<br />

rinnovata attenzione al mondo <strong>del</strong> lavoro insieme ad un apprendimento per competenze<br />

personali, ovvero il cosiddetto triangolo <strong>del</strong>la conoscenza.<br />

L'<strong>Europa</strong> potrà dunque garantire la propria rilevanza sulla scena internazionale se agirà<br />

nelle scienze e nell'innovazione, in maniera più unitaria e coinvolgendo tutti i soggetti in<br />

grado di determinare sia la crescita sia lo sviluppo. In questo senso sono più che opportuni<br />

i sistemi di valutazione <strong>del</strong>le università per stabilire e misurare standard di efficienza e di<br />

qualità. È dunque tempo di muoversi verso quella nuova dimensione <strong>del</strong>l'unità europea<br />

nota come la "quinta libertà" o la libertà di circolazione <strong>del</strong>la conoscenza e <strong>del</strong> talento.<br />

Occorre per questo che ci sia una proposta europea che semplifichi il lavoro dei giovani<br />

ricercatori attraverso raccordi organici con le imprese al fine di soddisfarne esigenze di<br />

sviluppo. Per raggiungere questi obiettivi è necessario investire maggiormente su programmi<br />

come ad esempio l'Erasmus. Così facendo si incoraggiano gli studi al di fuori dei territori<br />

nazionali con riconoscimenti accademici certi per gli studenti.<br />

Corina Creţu (S&D). – (RO) In un momento in cui abbiamo bisogno di nuovi strumenti<br />

per rilanciare la crescita economica, credo sia importante garantire alle piccole e medie<br />

imprese un più facile accesso a ricerca e sviluppo. Molte di queste aziende soffrono per la<br />

difficoltà di accesso ai finanziamenti: ciò significa che non sono in grado di progettare e<br />

sviluppare nuovi prodotti o di riprogettare prodotti esistenti, andando quindi incontro a<br />

una perdita di competitività.<br />

La cosa auspicabile è che le università, soprattutto quelle finanziate da fondi pubblici,<br />

diventino più sensibili alle esigenze <strong>del</strong>le PMI. La riduzione <strong>del</strong>la burocrazia, associata a<br />

un aumento dei fondi pubblici a favore di programmi di ricerca e sviluppo che possano<br />

generare tecnologie o prodotti trasferibili alle PMI, potrebbe agevolare l’accesso ai<br />

finanziamenti di questi programmi nel quadro dei Fondi strutturali.<br />

Le università, inoltre, possono contribuire alla formazione <strong>del</strong> personale <strong>del</strong>le PMI in un<br />

processo di apprendimento permanente. Il lancio di un’unica rete europea di imprese e<br />

centri di innovazione è incoraggiante.<br />

Anch’io desidero, a mia volta, congratularmi con il relatore.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Elena Oana Antonescu (PPE). – (RO) Dobbiamo chiederci in quale direzione vogliamo<br />

vedere andare i nostri sistemi d’istruzione e di ricerca. Si parla molto <strong>del</strong>la società basata<br />

sulla conoscenza, ma mi chiedo se questo concetto non sia diventato un mero slogan di<br />

successo mediatico. Credo si parli troppo di accumulo di conoscenze e troppo poco di<br />

competenze.<br />

Se fate un sondaggio tra gli studenti, vedrete che lo svolgimento di un tema è diventato un<br />

esercizio basato sull’utilizzo di luoghi comuni per riempire lo spazio richiesto dagli<br />

insegnanti. Alcuni avranno bisogno di entrare in un contesto economico dove la formula<br />

per il successo non è più garantita. Credo che il mondo <strong>del</strong>l’impresa non sarà il solo a subire<br />

una ristrutturazione profonda a seguito <strong>del</strong>la crisi economica e finanziaria. Ciò varrà anche<br />

per le università, che dovranno sottoporsi a trasformazioni per adeguarsi a un ambiente<br />

in continua evoluzione, che richiede l’acquisizione di competenze e non solo di conoscenze.<br />

Iosif Matula (PPE). – (RO) Mi congratulo con l’onorevole Schmitt per due motivi: la sua<br />

nuova nomina e la sua relazione completa, ben strutturata, che sicuramente migliorerà<br />

l’efficacia dei rapporti tra il mondo accademico e il mondo imprenditoriale a livello <strong>europeo</strong>.<br />

In un periodo in cui tutte le strategie da noi adottate proclamano la necessità di avere<br />

cittadini ben istruiti, dotati di competenze in linea con le richieste <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro,<br />

credo che una misura specifica volta a migliorare l’interconnessione tra i due settori sia la<br />

benvenuta.<br />

Penso sia necessario un cambiamento di mentalità a livello comunitario, insieme a un<br />

contesto imprenditoriale che aiuti ad adeguare i programmi di studio universitari, come<br />

nel continente americano, con l’avvio e il finanziamento di corsi specifici. Ciò aiuterà gli<br />

studenti a familiarizzare con le rigide esigenze <strong>del</strong>l’imprenditoria, rendendo più allettante<br />

l’istruzione superiore europea a livello globale. A livello concreto, occorre offrire alla società<br />

un valore aggiunto e trasmettere le conoscenze e i risultati <strong>del</strong>la collaborazione tra università<br />

e imprese, generando in tal modo crescita economica e, per estensione, un migliore tenore<br />

di vita per i cittadini.<br />

Martin Ehrenhauser (NI). – (DE) Signora Presidente, grazie molte per avermi permesso<br />

di intervenire ancora brevemente. Sembrerebbe che il collega deputato non conosca la<br />

differenza tra formazione e istruzione. In un momento in cui la tecnologia ci toglie gran<br />

parte <strong>del</strong> lavoro, è sempre più importante che le università insegnino ai cittadini a essere<br />

persone mature e analitiche. E’ questo ciò di cui abbiamo bisogno. Necessitiamo quindi di<br />

persone in grado di porre domande critiche sui processi sociali.<br />

Dopo tutto, il mondo <strong>del</strong>l’impresa non si pone questo obiettivo. Esso vuole formare persone<br />

e ha il diritto di farlo, ed è un bene. Ma questa è solo un’esigenza di un sottosistema <strong>del</strong>la<br />

nostra società, e non rappresenta ciò di cui abbiamo bisogno nella società nel suo insieme.<br />

Vorrei fare un altro breve commento: abbiamo bisogno di creatività scientifica e curiosità<br />

scientifica. Non accetto l’idea, e sicuramente non ci credo, che le imprese possano comprare<br />

la curiosità e la creatività di cui abbiamo disperatamente bisogno con il proprio contributo<br />

finanziario. No!<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE). – (PL) Ricerca, progresso scientifico e formazione degli<br />

studenti: è questo il ruolo principale <strong>del</strong>le università. Le priorità <strong>del</strong>la strategia di Lisbona<br />

sono, brevemente, un’economia basata sulla conoscenza, l’innovazione e la ricerca<br />

scientifica. Anche se non consideriamo soddisfacenti i risultati <strong>del</strong>la strategia, gli obiettivi<br />

in essa definiti sono comunque pertinenti.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Quali sono i modi per mettere in atto questi principi e obiettivi? In primo luogo la<br />

cooperazione tra università, economia e singole imprese, e il finanziamento <strong>del</strong>la ricerca<br />

scientifica e <strong>del</strong>le esperienze lavorative da parte <strong>del</strong>le imprese. In secondo luogo gli scambi<br />

tra studenti e ricercatori tra università di diversi paesi, e l’aumento dei fondi per finanziarli.<br />

In terzo luogo, il finanziamento da parte <strong>del</strong>le imprese degli stage per studenti e <strong>del</strong>la ricerca<br />

scientifica che hanno commissionato. Inoltre la mobilità <strong>del</strong> personale è importante per<br />

sfruttare appieno chi ha ricevuto un’istruzione. Infine la promozione dei centri di ricerca<br />

e sviluppo nel settore <strong>del</strong>l’economia.<br />

Per concludere, vorrei dire che il migliore investimento è quello fatto nell’istruzione <strong>del</strong>le<br />

giovani generazioni, e con questo intendo l’istruzione permanente.<br />

Petru Constantin Luhan (PPE). – (RO) Sono parzialmente d’accordo con il relatore. Per<br />

raggiungere gli obiettivi <strong>del</strong>la strategia UE 2020 abbiamo bisogno di conoscenza e<br />

innovazione. Non stiamo parlando di acquisire conoscenze, ma di investire in un sistema<br />

d’istruzione adeguato alle necessità di mercato.<br />

Al momento le università <strong>del</strong>l’Unione europea offrono a ricercatori e studenti condizioni<br />

meno allettanti rispetto a quelle degli Stati Uniti, e uno dei principali motivi è la mancanza<br />

di soldi. Come è stato anche sottolineato dal Presidente <strong>del</strong>la Commissione europea, José<br />

Manuel Barroso, gli europei si fanno concorrenza per avere i migliori calciatori, ma lasciano<br />

i propri ricercatori agli americani.<br />

E’ quindi assolutamente necessario rinnovare le università europee, affinché possano<br />

svolgere un ruolo decisivo nella società e nell’economia basata sulla conoscenza e<br />

sull’innovazione. Una soluzione per attenuare il malcontento dei datori di lavoro, per i<br />

quali l’istruzione universitaria non tiene conto <strong>del</strong>le esigenze <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro e non<br />

prepara gli studenti ad affrontare il contesto attuale, è che i programmi universitari offrano<br />

agli studenti opportunità di effettuare stage all’interno <strong>del</strong>le PMI.<br />

Günther Oettinger, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (DE) Signora Presidente, onorevoli<br />

deputati, vi ringrazio <strong>del</strong>l’acceso dibattito e <strong>del</strong>le tante proposte e idee formulate. Credo<br />

che in Aula vi sia un ampio consenso sui benefici che tutte le parti interessate, ovvero le<br />

università, i ricercatori, i docenti, gli studenti, le imprese e la società intera possono trarre<br />

dal dialogo tra università e mondo <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong>le imprese.<br />

A mio avviso non si tratta di chiedersi se, ma come, cioè come sviluppare il dialogo e la<br />

cooperazione. Qui si parla di trasferimento <strong>del</strong>le conoscenze, di dialogo e scambio di<br />

informazioni nell’ambito <strong>del</strong>l’istruzione e <strong>del</strong>l’apprendimento permanente, di cooperazione<br />

nella ricerca di base e di promuovere un approccio più pratico, insieme a quello teorico,<br />

nell’istruzione studiando la creazione e produzione di valore nell’impresa. In tutto ciò<br />

l’impresa non ha un ruolo sostitutivo bensì complementare, e la cosa fondamentale è che<br />

la ricerca rimarrà libera, così come l’insegnamento. Sarà libera di decidere in questo senso,<br />

senza forzature da parte dei politici.<br />

La situazione deve essere vantaggiosa per tutti, con istituti scientifici e di formazione da<br />

una parte e ricerca e imprese dall’altra che diranno “sì” a questo partenariato. Libertà di<br />

ricerca e di insegnamento non significa vagare nel nulla, bensì essere coinvolti nella società<br />

e nel mondo <strong>del</strong>l’occupazione.<br />

Per questo motivo, credo che la presente relazione faccia una buona valutazione d’insieme<br />

e chiarisca la direzione che dobbiamo intraprendere per rafforzare le università e consolidare<br />

la competitività <strong>del</strong>l’economia e <strong>del</strong>la tecnologia europea. Con il nostro forum desideriamo<br />

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dare un piccolo contributo, offrire una piattaforma e valutare come potere integrare le<br />

attività <strong>del</strong> forum. La relazione fornisce una buona base in tal senso ed è una buona fonte<br />

di riferimento, e di questo sono molto grato.<br />

Marco Scurria, relatore supplente. − Signora Presidente, onorevoli colleghi, io voglio<br />

appunto ringraziare ancora la Commissione per la comunicazione che ha fatto e che<br />

abbiamo adottato in grande parte.<br />

Io vorrei solamente soffermarmi su un aspetto forse critico che è emerso in questo dibattito,<br />

perché qualcuno ha sottolineato come sia fondamentale l'indipendenza <strong>del</strong>l'università, la<br />

libertà <strong>del</strong>la ricerca, il finanziamento pubblico. Su questo siamo tutti d'accordo e quindi<br />

non capisco neanche bene queste osservazioni critiche, perché basta leggere la relazione<br />

e nei primissimi punti scriviamo cose molto chiare, e cioè sottolineiamo che occorre<br />

preservare l'indipendenza intellettuale e finanziaria <strong>del</strong>le università dal mondo<br />

imprenditoriale e che non può stabilirsi alcun rapporto di dipendenza <strong>del</strong>le università nei<br />

confronti <strong>del</strong>le imprese.<br />

Evidenzia altresì che le università dovrebbero, in ogni circostanza, mantenere l'autonomia<br />

decisionale sui loro piani di studio e sulle strutture di governance. Ecco, questo sgombra<br />

il campo da qualunque problema e da qualunque dubbio, per cui non capisco quali possano<br />

essere i problemi se non qualche strumentale questione ideologica di vecchio stampo.<br />

Allora veramente riflettiamo, perché questa relazione pone le condizioni di un<br />

miglioramento effettivo <strong>del</strong>la nostra gioventù e dei nostri studenti, perché davvero non<br />

c'è nessuno che vuole lasciare centinaia di migliaia di ragazzi in mano a non si sa bene<br />

quale finalità <strong>del</strong>le imprese, ma vuole solamente che centinaia di migliaia di studenti abbiano<br />

la possibilità di studiare, di formarsi e di lavorare davvero nella società che ci attende.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. MARTÍNEZ MARTÍNEZ<br />

Vicepresidente<br />

Presidente. – La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La votazione si svolgerà domani, martedì 20 maggio, alle 12.00.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 149 <strong>del</strong> regolamento)<br />

Liam Aylward (ALDE), per iscritto. – (GA) Signor Presidente, i laureati europei devono<br />

possedere l’esperienza e le competenze elevate che sono necessarie per poter cogliere buone<br />

opportunità di carriera, per essere competitivi nel mercato globale e per incoraggiare la<br />

capacità imprenditoriale in <strong>Europa</strong>. Quando si costruisce un’economia basata sulla<br />

conoscenza, rivestono un’importanza fondamentale il dialogo e le relazioni promosse fra<br />

operatori economici, ricerca e istruzione.<br />

Sebbene l’istruzione sia un ambito di competenza degli Stati membri, risulta particolarmente<br />

vantaggioso stabilire dei legami transfrontalieri e promuovere una più stretta collaborazione<br />

fra la comunità degli operatori economici europei e le università europee. Appoggio senza<br />

riserve gli sforzi <strong>del</strong> relatore tesi alla promozione di accordi e impegni fra università e<br />

imprese e condivido l’opinione secondo la quale un simile dialogo non dovrebbe essere<br />

limitato alle sole questioni scientifiche e tecnologiche, ma estendersi a tutti gli ambiti<br />

<strong>del</strong>l’istruzione.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

I laureati europei devono possedere forti competenze che rispondano alle esigenze <strong>del</strong><br />

mercato <strong>del</strong> lavoro e devono avere facile accesso a programmi di grande importanza come<br />

Erasmus per giovani imprenditori ed Erasmus per apprendisti. Serve una riforma<br />

<strong>del</strong>l’istruzione e dei corsi di formazione che tenga conto <strong>del</strong>le necessità <strong>del</strong>la forza lavoro<br />

e <strong>del</strong>l’economia basata sulla conoscenza.<br />

Vilija Blinkevičiūtė (S&D), per iscritto. – (LT) Negli ultimi mesi è stata condotta una<br />

ricerca nel mio paese, la Lituania, sull’adeguamento degli istituti di istruzione superiore<br />

alle nuove esigenze <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro e sulla creazione di opportunità lavorative per<br />

i giovani laureati subito dopo il completamento degli studi. Purtroppo la ricerca ha<br />

evidenziato che molte università preparano specialisti di cui il mercato dispone già in<br />

abbondanza. In altre parole, le università non sempre prendono in considerazione i bisogni<br />

<strong>del</strong> mercato e a esserne più colpiti sono i giovani che hanno appena terminato gli studi.<br />

Appoggio pertanto l’iniziativa di elaborare in futuro una strategia specifica o un sistema<br />

sul quale concentreremo tutte le nostre energie e i nostri sforzi al fine di rafforzare i legami<br />

fra università e imprese a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Vorrei<br />

sottolineare che la mancanza di posti di lavoro e le difficili condizioni lavorative si<br />

ripercuotono sulla vita di ciascuno di noi e i giovani, in questa circostanza, sono<br />

particolarmente vulnerabili. Desidero inoltre rilevare che la dinamicità <strong>del</strong> mercato, i rapidi<br />

mutamenti <strong>del</strong>l’ambiente lavorativo e lo sviluppo continuo di nuove tecnologie impongono<br />

agli istituti di istruzione superiore di adeguarsi ai nuovi cambiamenti – migliorando e<br />

riformando i piani di studio per garantire un livello elevato di istruzione e risolvere il<br />

problema <strong>del</strong>l’occupazione dei laureati. Il contributo <strong>del</strong>le sole università non è sufficiente;<br />

anche le imprese e i governi devono partecipare a questo processo.<br />

Adam Gierek (S&D), per iscritto. – (PL) Il dialogo fra la comunità accademica e le imprese,<br />

che deve condurre a un ammodernamento <strong>del</strong>le università europee, dovrebbe tener conto<br />

<strong>del</strong>la situazione attuale di queste ultime, con l’adattamento al processo di Bologna, e <strong>del</strong>le<br />

sfide economiche relative all’innovazione.<br />

Il processo di Bologna consente molta flessibilità nella preparazione di specialisti che, come<br />

studenti di facoltà tecniche per la laurea di primo livello, si stanno preparando alla<br />

professione in modo pratico. A livello di laurea magistrale questi studenti possono acquisire<br />

in modo flessibile una conoscenza interdisciplinare <strong>del</strong>l’economia in un mondo che cambia<br />

continuamente, mentre a livello di dottorato, producono soluzioni innovative. Le università<br />

che formano con un’ottica conservatrice immettono sul mercato degli specialisti che non<br />

sono utili per un’economia innovativa. I programmi di studio, pertanto, dovrebbero essere<br />

sempre aggiornati e allineati alle esigenze <strong>del</strong>le diverse branchie <strong>del</strong>l’economia.<br />

L’avvicinamento fra le attività accademiche e i bisogni <strong>del</strong>l’industria viene facilitato da<br />

lezioni sull’impresa e sulla proprietà intellettuale. Di particolare utilità è legare direttamente<br />

la scelta dei temi <strong>del</strong>le tesi di ogni livello – primo, magistrale, dottorato – alle esigenze<br />

<strong>del</strong>l’economia e a una risposta a tali esigenze. E’ il pretesto migliore per un dialogo fra le<br />

due comunità – scienza e impresa. Sarebbe possibile influire in misura ancora maggiore<br />

sulla probabilità di successo <strong>del</strong>l’innovazione se la parte pratica <strong>del</strong>la tesi fosse svolta<br />

direttamente nel luogo in cui potrebbe un giorno essere messa in pratica.<br />

Un elemento importante <strong>del</strong>la cooperazione università-imprese è il tirocinio degli studenti,<br />

che oggi viene organizzato con riluttanza a causa dei costi. Le università, inoltre, dovrebbero<br />

offrire corsi postlaurea per i dipendenti <strong>del</strong>le imprese, corsi dedicati agli ultimi sviluppi<br />

<strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong>la tecnologia.<br />

177


178<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Tiziano Motti (PPE), per iscritto. – Siamo stanchi di sentirci dire dai nostri giovani: "Mi<br />

avrebbero assunto se avessi esperienza,ma nessuno mi dà la possibilità di farla". La crisi<br />

economica attuale li ha colpiti particolarmente, e già prima incontravano difficoltà ad<br />

accedere al mondo <strong>del</strong> lavoro e costruirsi un futuro sostenibile. La disoccupazione fra i<br />

minori di 25 anni raggiunge nell'UE il 21,4 %: il doppio rispetto alla media <strong>del</strong>la<br />

popolazione. Dati non incoraggianti: i tassi di disoccupazione sembrano destinati a<br />

aumentare, e noi siamo preoccupati che a trent'anni, giovani brillantemente preparati, non<br />

possano ancora godere <strong>del</strong>l'autonomia economica necessaria per costruirsi una famiglia,<br />

per essere indipendenti, per investire sul loro futuro. Per dimostrare, cioè, quanto valgono<br />

e crescere come persone. Noi vogliamo un'Unione europea basata sulla centralità <strong>del</strong>la<br />

persona. I nostri giovani devono poter contare su un legame forte e continuativo tra la<br />

preparazione che ricevono nelle Università ed un mondo <strong>del</strong> lavoro che riesca ad offrire<br />

loro possibilità di inserimento coerente con quanto appreso durante gli studi. Chiediamo<br />

il coordinamento fra università ed imprese, la revisione dei programmi europei destinati<br />

ai giovani e sistemi di sgravi e incentivi per le aziende che li assumono, un'attenzione più<br />

marcata per l'informatica, cosi da permettere l'inserimento <strong>del</strong>le politiche per la gioventù<br />

in tutte le aree di decisione e discussione politica.<br />

Siiri Oviir (ALDE), per iscritto. – (ET) L’Unione europea si era prefissa di divenire entro<br />

il 2010 l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica al mondo. I rapidi<br />

cambiamenti nella situazione <strong>del</strong>l’occupazione, l’economia basata sulla conoscenza e la<br />

continua accelerazione <strong>del</strong>lo sviluppo tecnologico sono tutte problematiche che l’istruzione<br />

superiore europea e l’attività scientifica devono affrontare. Al contempo, la crisi economica<br />

che attanaglia l’<strong>Europa</strong>, e che ha colpito la competitività europea e mutato radicalmente i<br />

mercati economici e finanziari, ha condotto, fra l’altro, al crollo di interi settori <strong>del</strong>l’industria<br />

manifatturiera e alla perdita di moltissimi posti di lavoro. Per tutte queste ragioni è più<br />

difficile conseguire gli obiettivi definiti dall’Unione europea. Nelle circostanze attuali credo<br />

sia importante rafforzare il dialogo fra università e imprese giacché una migliore<br />

cooperazione offrirà maggiori opportunità di vantaggio reciproco, che, a sua volta, non<br />

solo stimolerà la crescita economica, ma risulterà anche utile in un’ottica sociale più ampia,<br />

a sostegno <strong>del</strong> continuo miglioramento di una società fondata sull’azione. Credo che gli<br />

Stati membri debbano adoperarsi molto di più per incoraggiare i propri cittadini ad<br />

adeguarsi costantemente ai cambiamenti <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro – adeguamento di grande<br />

importanza per l’UE, soprattutto in questo periodo di recessione economica – promovendo<br />

la formazione continua. L’aggiornamento e la riqualificazione professionale in tutte le fasi<br />

<strong>del</strong>la vita sono fondamentali per il rafforzamento <strong>del</strong>la competitività europea, per la crescita<br />

economica e la creazione di posti di lavoro. Anche in considerazione dei mutamenti<br />

demografici nell’Unione europea, credo che nei prossimi anni gli Stati membri dovranno<br />

aumentare gli investimenti nel capitale umano, dando priorità alla risorsa più importante<br />

<strong>del</strong>l’UE – i suoi cittadini.<br />

Marie-Thérèse Sanchez-Schmid (PPE), per iscritto. – Come sottolinea l’eccellente<br />

relazione <strong>del</strong>l’onorevole Schmitt, il partenariato università-imprese è uno dei principali<br />

fattori che spiegano il successo <strong>del</strong> nostro mo<strong>del</strong>lo nel campo <strong>del</strong>l’istruzione. Nonostante<br />

i forti progressi realizzati in seguito al processo di Bologna e a programmi come Leonardo<br />

dedicato ai tirocini, rimane ancora molto da fare. Sono ancora troppe le università che si<br />

preoccupano <strong>del</strong>la loro autonomia accademica e che si concentrano eccessivamente sulla<br />

conoscenza a discapito <strong>del</strong>le competenze. Sono ancora troppe le imprese che credono che<br />

il mondo accademico sia insensibile alle esigenze <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro. La realtà è che<br />

competenze e conoscenza sono strettamente correlate e <strong>del</strong> tutto interdipendenti. Le<br />

19-05-2010


19-05-2010<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

imprese possono essere di grande ausilio alle università quando si tratta di finanziamenti,<br />

di programmi più vicini alla realtà <strong>del</strong> lavoro e di adeguamento dei corsi di studi se, allo<br />

stesso tempo, le università conservano la propria autonomia e i propri standard di qualità.<br />

L’Unione europea deve contribuire a semplificare il quadro giuridico per la promozione<br />

di questi partenariati e incoraggiare la mobilità degli insegnanti e dei giovani imprenditori.<br />

Tuttavia, spetta soprattutto agli Stati membri il compito di adeguare la propria legislazione,<br />

come ha fatto la Francia nel 2007 introducendo la legge sull’autonomia degli atenei. Non<br />

stiamo parlando in questo caso di “marketing” <strong>del</strong>la conoscenza, come alcuni affermano,<br />

ma <strong>del</strong>la creazione di un vero dialogo che consenta di individuare e adattare i bisogni di<br />

ciascuno.<br />

12. Partecipazione finanziaria comunitaria allo smantellamento dei reattori 1 - 4<br />

<strong>del</strong>la centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria – “Programma Kozloduy”<br />

(discussione)<br />

Presidente. – L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la relazione (A7-0142/2010), presentata<br />

dall’onorevole Harms a nome <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia sulla<br />

proposta di regolamento <strong>del</strong> Consiglio relativo all’assistenza finanziaria comunitaria alla<br />

disattivazione <strong>del</strong>le unità 1-4 <strong>del</strong>la centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria – “Programma<br />

Kozloduy” (COM(2009)0581 - C7-0289/2009 - 2009/0172(NLE)).<br />

Rebecca Harms, relatore. – (DE) Signor Presidente, desidero in primo luogo ringraziare<br />

la Commissione e i miei colleghi <strong>del</strong>la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la<br />

sicurezza alimentare e <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia per le<br />

discussioni accese e interessanti sulla gestione dei rifiuti nucleari. Non siamo sempre stati<br />

d’accordo, ma un punto che ci ha trovato uniti è che dovremmo fornire un sostegno<br />

congiunto <strong>europeo</strong> alla Bulgaria per consentirle di far fronte ai costi di smantellamento<br />

dei quattro reattori nucleari di Kozloduy.<br />

Vorrei a questo proposito sottolineare nuovamente che nel 2006 la Bulgaria ha ricevuto<br />

340 milioni di euro, nel periodo 2007-2008 253 milioni di euro, e, nel 2009, 89.5 milioni<br />

di euro. Con il voto di domani decideremo in merito a un ulteriore contributo di solidarietà<br />

per un importo di circa 300 milioni di euro.<br />

Il contributo viene concesso perché, in fase di negoziato di adesione all’Unione europea,<br />

il governo bulgaro ha accettato di dismettere questi reattori a causa <strong>del</strong>la mancanza di<br />

sicurezza <strong>del</strong>la centrale di Kozloduy. Nella mia relazione ho cercato di modificare l’ultima<br />

tranche <strong>del</strong> pagamento <strong>del</strong> quale stiamo discutendo (presumo che questa sia l’ultima<br />

tranche). La mia proposta è che il denaro che non è più utilizzato direttamente per la<br />

disattivazione e la gestione <strong>del</strong>le scorie a Kozloduy, in altre parole per strategie di stoccaggio<br />

temporaneo – e si tratta di circa 120 milioni di euro – sia in parte investito nella<br />

programmazione e preparazione <strong>del</strong>la soluzione per lo smaltimento definitivo dei rifiuti<br />

altamente radioattivi in Bulgaria. In altre parole, propongo di istituire un fondo per<br />

finanziare quest’attività che la Bulgaria, a oggi, non ha minimamente avviato.<br />

Pur non essendo riuscita a trovare una maggioranza a favore di quest’idea in seno alle<br />

commissioni, credo che questo sia un aspetto importante. Ho presentato nuovamente<br />

degli emendamenti affinché siano mantenuti due elementi nella soluzione di compromesso<br />

che le commissioni stanno negoziando in vista <strong>del</strong> voto di domani.<br />

In primo luogo, per quanto riguarda lo smantellamento, la gestione <strong>del</strong>le scorie e il loro<br />

smaltimento definitivo, che comprende anche lo stoccaggio temporaneo, vorrei che la<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Commissione monitorasse con attenzione il costo esatto <strong>del</strong>le attività che si stanno<br />

svolgendo a Kozloduy e calcolasse quanto denaro sarà effettivamente necessario per<br />

garantire che la disattivazione, la gestione dei rifiuti e il loro smaltimento definitivo siano<br />

effettuati in modo accurato e secondo elevati standard di sicurezza.<br />

In secondo luogo, vorrei fare in modo che le risorse ora destinate alla Bulgaria non siano<br />

impiegate per investimenti nel carbone o nella lignite. Questa possibilità non è esclusa<br />

dall’attuale versione <strong>del</strong>la relazione adottata dalla commissione.<br />

Sono <strong>del</strong> resto lieta che la relazione possa dare il via a una discussione politica vivace, per<br />

così dire, con il Commissario Oettinger sullo smaltimento definitivo dei rifiuti nucleari in<br />

generale, discussione che, mi auguro, ci permetterà di fare passi avanti. E’ una direttiva<br />

annunciata e la attendo con ansia.<br />

Günther Oettinger, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli<br />

membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, nella terza serata di questa plenaria figura all’ordine <strong>del</strong> giorno un<br />

altro punto collegato all’energia. Questa sera il tema riguarda l’estensione <strong>del</strong>l’assistenza<br />

finanziaria <strong>del</strong>l’Unione europea allo smantellamento dei reattori <strong>del</strong>la centrale nucleare di<br />

Kozloduy in Bulgaria.<br />

L’argomento è <strong>del</strong>icato è importante. Apprezzo, pertanto, l’atmosfera di lavoro costruttiva<br />

che si è creata e vi ringrazio per questo. La discussione con la relatrice, onorevole Harms,<br />

i relatori ombra e le commissioni competenti si è svolta in modo estremamente efficace.<br />

Sono inoltre lieto che la relazione segua in gran parte le linee <strong>del</strong>la Commissione e appoggi<br />

la nostra proposta. Innanzi tutto, vorrei ricordare il vostro sostegno a favore <strong>del</strong>l’erogazione<br />

iniziale di un finanziamento per 300 milioni di euro a partire dal bilancio <strong>europeo</strong>,<br />

nell’interesse <strong>del</strong>l’Unione europea e dunque nell’ottica di rispettare livelli di sicurezza<br />

nell’industria nucleare.<br />

Vorrei quindi aggiungere che gli aiuti supplementari dovrebbero essere rivolti allo<br />

smantellamento <strong>del</strong>le unità e che gli importi necessari, calcolati attualmente a 180 milioni<br />

di euro, sono ragionevoli. In terzo luogo, va detto che, a causa <strong>del</strong>le insufficienti riserve<br />

finanziarie <strong>del</strong>la Repubblica di Bulgaria per ragioni storiche, il finanziamento <strong>europeo</strong><br />

contribuisce a garantire elevati livelli di sicurezza durante il lavoro di smantellamento a<br />

protezione <strong>del</strong>la popolazione e <strong>del</strong>l’ambiente.<br />

Per ciò che concerne gli emendamenti attuali, vorrei rilevare che la Commissione appoggerà<br />

la maggior parte dei testi proposti. Purtroppo non posso soffermarmi su tutti gli<br />

emendamenti per mancanza di tempo. Permettetemi comunque di illustrare la posizione<br />

<strong>del</strong>la Commissione su due elementi per noi molto importanti e che sono affrontati<br />

direttamente nella relazione, sia negli emendamenti sia nella motivazione <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Harms.<br />

Mi riferisco innanzi tutto alla continuazione <strong>del</strong> sostegno finanziario a favore di misure<br />

relative al settore energetico. Al di là <strong>del</strong>le richieste specifiche <strong>del</strong> governo bulgaro, si<br />

possono addurre altre argomentazioni a favore <strong>del</strong>la necessità di un ulteriore sostegno<br />

finanziario nel settore <strong>del</strong>l’energia. Da un lato possiamo citare la parità di trattamento con<br />

la Lituania e la Slovacchia, dove l’UE sostiene misure simili fino al 2013 e oltre, e, dall’altro,<br />

le misure tese a creare capacità di sostituzione, ivi compresi gli investimenti nell’efficienza<br />

energetica. Esistono enormi margini di risparmio energetico nelle centrali a carbone<br />

attualmente operative in Bulgaria.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Dopo lo smantellamento dei reattori nucleari, la struttura <strong>del</strong>la capacità di produzione in<br />

Bulgaria è cambiata. Di conseguenza, la rete bulgara si trova ad affrontare sfide significative<br />

che possono essere superate con aiuti ulteriori al fine di stabilizzare e salvaguardare le reti<br />

elettriche.<br />

La Commissione ritiene pertanto appropriato continuare ad assicurare un sostegno alle<br />

misure nel settore energetico, anche a quelle relative alle infrastrutture <strong>del</strong>le reti.<br />

Vorrei ora soffermarmi sul tema di una soluzione geologica per lo smaltimento definitivo<br />

<strong>del</strong> combustibile irradiato. La Commissione concorda con il parere <strong>del</strong>la relatrice a proposito<br />

<strong>del</strong>la necessità di sviluppare una soluzione sicura per lo smaltimento definitivo <strong>del</strong><br />

combustibile irradiato. Tuttavia lo sviluppo di una simile soluzione non può essere incluso<br />

negli aiuti finanziari previsti per il programma Kozloduy per le seguenti ragioni.<br />

Un aiuto di questo tipo sarebbe una distorsione <strong>del</strong>la concorrenza, giacché tutti gli Stati<br />

membri che dispongono di centrali nucleari sono tenuti a sviluppare tali soluzioni. Sebbene<br />

lo smaltimento <strong>del</strong> combustibile irradiato faccia parte <strong>del</strong>la gestione dei rifiuti nucleari,<br />

non rientra comunque nell’ambito <strong>del</strong> processo di smantellamento né è attinente a esso.<br />

Ciò che è necessario è una soluzione sicura per lo stoccaggio temporaneo degli elementi<br />

di combustibile irradiato, soluzione che sarà contemplata dal sostegno finanziario previsto.<br />

Lo sviluppo di una soluzione definitiva, che rappresenta a nostro giudizio il passo successivo<br />

più logico, non è comunque una conseguenza <strong>del</strong>la chiusura e <strong>del</strong>lo smantellamento dei<br />

quattro reattori di Kozloduy.<br />

Devo tuttavia sottolineare che la Commissione, come è già stato ricordato, affronterà<br />

l’argomento <strong>del</strong>lo stoccaggio definitivo e quest’anno produrrà una proposta sulla gestione<br />

dei rifiuti radioattivi che comprenderà anche lo sviluppo di soluzioni sicure per<br />

l’immagazzinamento definitivo degli elementi di combustibile irradiato. Faccio affidamento<br />

sul <strong>Parlamento</strong> affinché presenti proposte costruttive e mi auguro che ci sarà un dibattito<br />

vivace.<br />

Consentitemi, infine, di riassumere la situazione. La Commissione si rallegra <strong>del</strong> sostegno<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> all’erogazione di 300 milioni di euro a favore <strong>del</strong>la Bulgaria nei prossimi<br />

quattro anni e <strong>del</strong>la possibilità di continuare a porre l’attenzione sull’assistenza all’adozione<br />

di misure di smantellamento sicure. Siamo altresì lieti che il <strong>Parlamento</strong> sia convinto che<br />

i progetti <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>l’energia meritino il nostro appoggio. Sono <strong>del</strong> parere che l’accordo<br />

sul nuovo finanziamento e la sua attuazione siano un segnale <strong>del</strong>la solidarietà <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea con la Bulgaria e rappresentino un importante contributo alla sicurezza nucleare<br />

in <strong>Europa</strong> e altrove. Vi ringrazio per l’attenzione.<br />

Antonyia Parvanova, relatore per parere <strong>del</strong>la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica<br />

e la sicurezza alimentare. – (BG) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi,<br />

quale relatore per parere <strong>del</strong>la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza<br />

alimentare, desidero manifestare il mio appoggio all’approccio adottato dalla Commissione<br />

europea relativamente alla proposta e alla relazione che sono state votate dalla commissione.<br />

Mi rallegra, in particolare, costatare che la linea che avevo sostenuto nel progetto di relazione<br />

sia stata ripresa nel testo finale e che l’Assemblea possa oggi dare il via libera all’estensione<br />

<strong>del</strong>l’assistenza finanziaria comunitaria allo smantellamento dei reattori 1-4 <strong>del</strong>la centrale<br />

nucleare di Kozloduy.<br />

La Bulgaria ha dato prova di un atteggiamento coscienzioso nell’uso dei fondi per la chiusura<br />

<strong>del</strong>la centrale entro il 2009. L’assistenza <strong>del</strong>l’Unione europea deve essere estesa per garantire<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

il completamento in sicurezza e nei tempi previsti <strong>del</strong>le operazioni di disattivazione,<br />

operazioni che sono state effettuate con la massima trasparenza e attenzione per l’ambiente.<br />

L’estensione <strong>del</strong>l’assistenza finanziaria alle misure destinate a mitigare le conseguenze di<br />

un’anticipata chiusura dei quattro reattori riveste particolare importanza se si prende in<br />

considerazione l’impatto sull’ambiente, sui prezzi <strong>del</strong>l’energia per i consumatori e sulla<br />

sicurezza <strong>del</strong>l’approvvigionamento energetico nella regione.<br />

Sono stati fatti alcuni tentativi di esercitare pressione su questo dossier per ragioni politiche<br />

e ideologiche. Dobbiamo tuttavia tenere presente gli obiettivi ultimi <strong>del</strong> programma,<br />

segnatamente la sicurezza <strong>del</strong>lo smantellamento e un equo indennizzo alla Bulgaria, il<br />

sostegno agli sforzi messi in atto per definire una politica <strong>del</strong>l’energia più sostenibile e una<br />

dimostrazione di trasparenza nella gestione dei progetti e <strong>del</strong>le risorse.<br />

Mi rivolgo all’onorevole Harms: il tema <strong>del</strong>lo smaltimento definitivo dei rifiuti nucleari è<br />

molto serio. Occorre che vi si presti particolare attenzione, ma non è un problema che<br />

riguarda solo la Bulgaria. E’ una sfida più ampia che richiede da parte nostra una strategia<br />

e un programma concepiti in modo specifico per tutta l’<strong>Europa</strong>. Desidero inoltre rassicurare<br />

l’onorevole Harms perché la Bulgaria non intende usare i fondi per l’ulteriore sviluppo di<br />

centrali a lignite.<br />

Posso assicurare che la Bulgaria intende rispettare tutti gli impegni e allinearsi alla normativa<br />

europea adottando le tecnologie di punta disponibili in <strong>Europa</strong>. La Bulgaria è un paese con<br />

un forte senso di responsabilità ed è sua ferma intenzione essere sempre un partner corretto<br />

e rispettoso.<br />

Presidente. – Vorrei cogliere l’occasione per invitarvi a parlare più lentamente. I nostri<br />

stimati interpreti continuano a inviarmi richieste di SOS indicandomi che non sono in<br />

grado di seguirci quando il nostro eloquio è molto veloce. Ne consegue, pertanto, che gli<br />

unici onorevoli colleghi che ascoltano sono quelli che possono seguire l’intervento in<br />

lingua originale. Vi chiedo, quindi, di sforzarvi di rallentare. In caso contrario,<br />

l’interpretazione sarà impossibile.<br />

Vladimir Urutchev, a nome <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong> PPE. – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />

durante i negoziati di adesione all’Unione europea, in seguito alle pressioni esercitate da<br />

alcune forze politiche, la Bulgaria ha accettato di chiudere quattro dei reattori <strong>del</strong>la centrale<br />

nucleare di Kozloduy e ha tenuto fede a questo impegno nei tempi previsti. Da parte sua,<br />

l’Unione europea, con il trattato di adesione, ha concesso assistenza finanziaria<br />

limitatamente al periodo 2007-2009 per appoggiare il processo di smantellamento e<br />

affrontare le conseguenze <strong>del</strong>la chiusura anticipata dei reattori.<br />

L’Unione europea ha inoltre fornito garanzie politiche che il sostegno <strong>del</strong>la Comunità<br />

sarebbe stato esteso al periodo 2010-2013. Ciò significherebbe che il nostro paese, almeno<br />

nel periodo di sostegno finanziario, beneficerebbe <strong>del</strong>lo stesso trattamento concesso alla<br />

Lituania e alla Slovacchia, che allo stesso modo si sono impegnate a smantellare<br />

anticipatamente la loro capacità nucleare.<br />

Per questa ragione, su insistenza puntuale <strong>del</strong> mio paese e in linea con i principi di solidarietà<br />

ed eguaglianza degli Stati membri, la Commissione europea ha redatto la proposta in<br />

esame. L’importo <strong>del</strong> finanziamento supplementare non può in alcun modo andare a<br />

compensare le perdite che il mio paese ha subito per miliardi di euro a causa <strong>del</strong>la chiusura<br />

anticipata dei reattori. Al contempo, questa assistenza è indispensabile per proseguire<br />

nell’opera di smantellamento cui è destinata la maggior parte dei fondi.<br />

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19-05-2010<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Non meno importante per il paese è il finanziamento destinato alle misure di<br />

ammodernamento <strong>del</strong> settore energetico, di riduzione <strong>del</strong>le emissioni inquinanti, e <strong>del</strong><br />

miglioramento <strong>del</strong>l’efficienza e <strong>del</strong> risparmio energetico.<br />

Questa relazione, approvata da una larga maggioranza in seno alla commissione per<br />

l’industria, la ricerca e l’energia, riflette esattamente questi bisogni. Per questo motivo<br />

giudichiamo inaccettabili i nuovi tentativi compiuti con la presentazione di nuovi<br />

emendamenti in plenaria che vogliono far passare testi contro le centrali a carbone o<br />

presentare lo smaltimento diretto <strong>del</strong> combustibile nucleare esaurito come una conclusione<br />

scontata.<br />

Questa materia sarà da oggi argomento di discussione nell’Unione europea. Pertanto la<br />

mia raccomandazione è di appoggiare la proposta <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la<br />

ricerca e l’energia e di respingere i cinque emendamenti <strong>del</strong> gruppo Verde/Alleanza libera<br />

europea.<br />

Ivailo Kalfin, a nome <strong>del</strong> gruppo S&D. – (BG) Signor Presidente, signor Commissario,<br />

onorevoli colleghi, consentitemi innanzi tutto di ringraziare personalmente la Commissione<br />

e il Commissario Oettinger per lo splendido lavoro svolto con la preparazione <strong>del</strong><br />

documento che egli ha presentato. Desidero inoltre ringraziare la relatrice, onorevole<br />

Harms, per gli sforzi profusi nella discussione <strong>del</strong> testo al fine di garantire l’inclusione di<br />

elementi che rivestono grande importanza per i cittadini europei.<br />

Lo scopo precipuo <strong>del</strong> documento è di sostenere gli sforzi <strong>del</strong>la Bulgaria tesi allo<br />

smantellamento di quattro dei sei reattori <strong>del</strong>la sua centrale nucleare. Non intendo<br />

commentare l’opportunità <strong>del</strong>la decisione, ma, una volta incorporato nel trattato di<br />

adesione, questo obbligo deve essere rispettato dalle autorità bulgare. Il governo bulgaro<br />

sta infatti mettendo in atto tutti i passi necessari in questo senso. Al contempo, la chiusura<br />

anticipata di una struttura tanto grande, contemplata nei calcoli economici, comporta<br />

enormi costi diretti e indiretti. Parte di questi costi viene rimborsata dall’Unione europea.<br />

La decisione presentata oggi permetterà all’UE di riservare alla Bulgaria lo stesso approccio<br />

adottato nei confronti di altri due paesi, due nuovi Stati membri, che si sono assunti e<br />

stanno rispettando gli stessi impegni. E’ estremamente importante che l’atteggiamento sia<br />

lo stesso perché è nostro dovere mantenere la coesione <strong>del</strong>la politica <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Il 60 per cento <strong>del</strong>le risorse stanziate sarà impiegato direttamente per la dismissione <strong>del</strong>le<br />

strutture <strong>del</strong>la centrale di Kozloduy, mentre il restante 40 per cento sarà destinato al<br />

miglioramento <strong>del</strong>l’efficienza energetica e alla riduzione <strong>del</strong>le emissioni di anidride carbonica<br />

in Bulgaria.<br />

Vorrei attirare l’attenzione in particolare su alcuni punti estremamente pertinenti sollevati<br />

durante la discussione all’interno <strong>del</strong>le commissioni dalla relatrice, onorevole Harms, e<br />

ampiamente dibattuti. Il primo riguarda il destino dei rifiuti <strong>del</strong> combustibile nucleare<br />

esaurito e degli elementi irradiati. Il tema è stato sollevato anche oggi dal Commissario<br />

Oettinger. Si tratta di una questione di importanza fondamentale rispetto alla quale ci<br />

attendiamo che la Commissione presenti una direttiva specifica in autunno. Il <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> avrà quindi la possibilità di discuterne in modo approfondito in un dibattito<br />

importante per molti cittadini europei.<br />

Pertanto, non credo che la decisione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> a proposito <strong>del</strong> tema in discussione –<br />

l’assistenza finanziaria a Kozloduy – debba pregiudicare il nostro dibattito in autunno.<br />

Concordo inoltre con l’argomentazione <strong>del</strong>la Commissione secondo cui, se si crea un<br />

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184<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

precedente con il finanziamento di un simile programma, ne conseguirà una minaccia per<br />

l’intero bilancio <strong>del</strong>l’Unione europea. Non per questo, naturalmente viene meno o si attenua<br />

la responsabilità dei governi di paesi che dispongono di simili impianti di trovare una<br />

soluzione definitiva al problema <strong>del</strong> combustibile nucleare esaurito.<br />

Il secondo aspetto riguarda l’uso <strong>del</strong>le risorse. Non vi è dubbio che le risorse erogate<br />

dall’Unione europea non devono essere impiegate per finanziare progetti che incrementano<br />

le emissioni di anidride carbonica. Peraltro, alla luce <strong>del</strong>l’esperienza acquisita finora con la<br />

Bulgaria e gli altri due paesi che hanno beneficiato di questa assistenza, non esiste alcuna<br />

indicazione che siano stati commessi simili abusi. Ciò che ritengo sia necessario in questo<br />

testo, tuttavia, è una politica europea coerente e l’adozione di una stessa impostazione per<br />

tutti gli Stati membri.<br />

E’ di fondamentale importanza per i cittadini europei che queste risorse siano impiegate<br />

per gli scopi previsti in modo trasparente ed efficace. Le risorse destinate dall’Unione<br />

europea alla Bulgaria finiscono in un fondo speciale in cui confluiscono anche gli aiuti di<br />

altri donatori. Da qui, insieme agli importi stanziati sul piano nazionale, sono destinate ai<br />

progetti previsti in base ai programmi precedentemente approvati e sotto il controllo <strong>del</strong>la<br />

Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.<br />

La Corte dei conti europea effettuerà al più presto un esercizio di audit dei fondi, anche di<br />

quelli erogati alla Bulgaria. Sono convinto che anche il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> in futuro<br />

monitorerà con attenzione l’impiego di questi fondi.<br />

Adina-Ioana Vălean, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – Signor Presidente, in veste di relatore<br />

per gli investimenti nelle infrastrutture per l’energia e di relatore ombra per la sicurezza<br />

<strong>del</strong>l’approvvigionamento di gas naturale, sono particolarmente attenta ai temi che<br />

riguardano la sicurezza energetica. Sono convinta che l’<strong>Europa</strong> possa svolgere un ruolo<br />

significativo in questo ambito.<br />

Quale membro rumeno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, il mio interesse per il tema specifico <strong>del</strong>la<br />

centrale nucleare di Kozloduy è ancora più forte. Poiché la centrale si trova lungo il confine<br />

con il mio paese, è da tempo fonte di preoccupazione in Romania per ovvie ragioni<br />

ambientali. L’impianto nucleare di Kozloduy è situato a 4 chilometri di distanza dal Danubio<br />

e a 150 chilometri da Bucarest. Secondo gli esperti internazionali, la centrale non dispone<br />

di alcuna struttura protettiva ed esiste un rischio significativo di contaminazione radioattiva<br />

<strong>del</strong> suolo e <strong>del</strong>la falda freatica.<br />

Credo che l’<strong>Europa</strong> abbia la responsabilità di agevolare il suo smantellamento e di contribuire<br />

alla dismissione, e a noi spetta garantire che siano messi a disposizione fondi sufficienti<br />

per questo progetto che riveste un’importanza cruciale al fine di mantenere elevati standard<br />

di sicurezza, garantire la disponibilità <strong>del</strong>le competenze necessarie e implementare le<br />

migliori prassi internazionali. La dismissione e lo smantellamento dovrebbero essere<br />

effettuati secondo norme e standard rigorosi per evitare di costituire una minaccia per<br />

l’intera regione.<br />

Per questo motivo appoggio senza riserve la proposta in esame e il nostro impegno a<br />

destinare ulteriori 300 milioni di euro a questo progetto. Permettetemi di ricordare, inoltre,<br />

che, qualche mese fa, il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha assunto una posizione forte su questo<br />

dossier stanziando i primi 75 milioni di euro all’interno <strong>del</strong> bilancio 2010.<br />

Penso, tuttavia, che dovremmo essere intransigenti circa la trasparenza nell’uso dei fondi<br />

europei. Fino a ora la Commissione è stata piuttosto insoddisfatta <strong>del</strong>le informazioni sulla<br />

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IT<br />

chiusura ricevute dalla Bulgaria. Il monitoraggio dei fondi deve essere rigoroso. Per questa<br />

ragione credo che la Commissione dovrebbe innanzi tutto effettuare una valutazione<br />

specifica per individuare i punti di forza e di debolezza dei progetti precedenti allo scopo<br />

di migliorare la programmazione dei fondi insieme alla BERS per il prossimo periodo di<br />

finanziamento 2010-2013.<br />

Abbiamo presentato diversi emendamenti che, come condizione imprescindibile per la<br />

dotazione di 120 milioni di euro, richiedono alle autorità bulgare di presentare un’adeguata<br />

strategia nazionale che <strong>del</strong>inei gli obiettivi di lungo termine in relazione all’efficienza<br />

energetica e ai settori <strong>del</strong>le energie rinnovabili.<br />

(L’oratore accetta di rispondere a un’interrogazione presentata con la procedura <strong>del</strong> cartellino blu, ai<br />

sensi <strong>del</strong>l’articolo 149, paragrafo 8, <strong>del</strong> regolamento)<br />

Dimitar Stoyanov (NI). – (BG) Signor Presidente, vorrei porre un quesito breve e specifico.<br />

Dal momento che l’onorevole collega ha sollevato dubbi sulla sicurezza, vorrei chiederle<br />

di rispondere a questa domanda: era a conoscenza <strong>del</strong> fatto che, prima <strong>del</strong>la chiusura, la<br />

Comunità europea <strong>del</strong>l’energia atomica aveva dichiarato che i quattro piccoli reattori <strong>del</strong>la<br />

centrale nucleare di Kozloduy erano i più sicuri <strong>del</strong>l’Unione europea?<br />

Adina-Ioana Vălean, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – Signor Presidente, cosa posso dire?<br />

Siamo tutti pazzi? O qualcuno riesce a intravedere un senso? In molti hanno deciso di<br />

imboccare una strada e credo che dovremmo seguirla. Tutti noi siamo favorevoli a questo<br />

approccio. Non ho altre osservazioni.<br />

Michail Tremopoulos, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (EL) Signor Presidente, nel contesto<br />

<strong>del</strong> dibattuto odierno occorre ricordare che, negli ultimi dieci anni, l’Unione europea ha<br />

versato alla Bulgaria 550 milioni di euro per la chiusura dei quattro reattori <strong>del</strong>la centrale<br />

di Kozloduy. Oggi ne vengono stanziati altri 300 milioni di euro, per un totale di 850<br />

milioni di euro, senza contare gli importi considerevoli erogati per finanziare modifiche<br />

e miglioramenti <strong>del</strong>la sicurezza. In altre parole, abbiamo pagato oro per questo impianto<br />

nucleare e, per alcuni, si è trattato <strong>del</strong>la gallina dalle uova d’oro. La Commissione, comunque,<br />

continua a finanziare indirettamente la lobby nucleare.<br />

Noi vogliamo che si ponga fine a questo baratto con il governo bulgaro. Chiediamo che il<br />

<strong>Parlamento</strong>, insieme alla Commissione, salvaguardi la gestione efficace e in sicurezza dei<br />

rifiuti nucleari e non la consideri come parte <strong>del</strong> programma di dismissione. Il gruppo<br />

Verde/Alleanza libera europea chiede che il rimanente 40 per cento dei 300 milioni di euro<br />

destinati al programma di dismissione <strong>del</strong> reattore nucleare sia impiegato dal governo<br />

bulgaro per la gestione dei rifiuti radioattivi e non per lo sviluppo di centrali a uranio o a<br />

carbone che uccidono l’ambiente.<br />

Spero, naturalmente, che chiunque pensi di rafforzare la lobby nucleare con nuove<br />

costruzioni abbia imparato la lezione dopo il recente accordo fra la Turchia e la Russia per<br />

la realizzazione di una centrale nucleare ad Akkuyu, in una regione a rischio sismico in<br />

cui il movimento antinucleare ha impedito la sua costruzione…<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Presidente. – Onorevole Tremopoulos, ha esaurito il tempo a sua disposizione. Tuttavia,<br />

l’onorevole Parvanova ha mostrato il cartellino blu per rivolgerle un’interrogazione. Accetta<br />

che il suo onorevole collega le rivolga una domanda?<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Onorevole Parvanova, può per favore porre la sua domanda nel modo più conciso possibile?<br />

Antonyia Parvanova (ALDE). – (BG) Signor Presidente, è stato usato in questa sede il<br />

termine “ricatto” e, poco tempo fa, l’onorevole Vălean, ha affermato che la Bulgaria ha male<br />

utilizzato i fondi, non usando prudenza fin dalla tranche precedente impiegata per lo scopo<br />

previsto che era quello di indennizzo. Ho una domanda da porle rispetto alla quale vorrei<br />

che la Commissione e il suo rappresentante intervenissero: ci sono stati dei segnali in questo<br />

senso oppure no?<br />

Presidente. – No, onorevole Parvanova, mi dispiace. Questo va contro il regolamento.<br />

Il regolamento prevede che si possa porre una domanda all’oratore che sta intervenendo<br />

in quel momento. L’interrogazione è dunque respinta così come la possibilità di una risposta.<br />

Geoffrey Van Orden, a nome <strong>del</strong> gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, ho lottato<br />

duramente per impedire la chiusura prematura dei reattori 3 e 4 <strong>del</strong>la centrale di Kozloduy.<br />

La loro dismissione, anticipata di diversi anni, non era necessaria. Certamente non per<br />

motivi di sicurezza. Il risultato, come previsto, è stato un aumento nell’uso di centrali a<br />

lignite che inquinano l’ambiente, un aumento dei prezzi <strong>del</strong>l’energia elettrica e una riduzione<br />

<strong>del</strong>le esportazioni bulgare di elettricità: in altre parole, un danno sia economico sia<br />

ambientale.<br />

Stiamo ora pagando il prezzo degli errori di valutazione <strong>del</strong>le istituzioni <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. E’ dunque quantomeno corretto assicurare alla Bulgaria lo stesso trattamento<br />

riservato dall’UE agli altri paesi che hanno dovuto chiudere anticipatamente gli impianti<br />

nucleari obsolescenti e sono lieto che la Commissione lo riconosca.<br />

Il processo di dismissione comporta un enorme esborso di denaro. E’ di vitale importanza<br />

che questi fondi siano spesi in modo corretto ed efficiente e che si renda conto <strong>del</strong> loro<br />

impiego. Mi auguro che la Commissione possa fornirci <strong>del</strong>le rassicurazioni in questo senso.<br />

E’ altresì importante affrontare l’argomento <strong>del</strong>la sostituzione <strong>del</strong>la capacità di produzione<br />

persa e <strong>del</strong>l’indennizzo per tale perdita. La Bulgaria avrà bisogno di assistenza per creare<br />

nuova capacità sostenibile che assicuri la sicurezza e la diversità di approvvigionamento<br />

consentendo al paese di affrancarsi dalla buona volontà di un’unica potenza stranierà.<br />

Miloslav Ransdorf, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (CS) Il programma Kozloduy non<br />

deve concentrasi esclusivamente sull’assistenza finanziaria al trasferimento dei materiali<br />

irradiati, sull’aumento <strong>del</strong>l’efficienza energetica e sul finanziamento <strong>del</strong>le energie alternative.<br />

A mio giudizio questo programma va visto anche come contributo alla stabilità economica<br />

e sociale dei Balcani. I paesi balcanici nel loro complesso – compresa la Bulgaria –<br />

rappresentano infatti una parte vulnerabile <strong>del</strong>l’Unione europea, come ci ha dimostrato<br />

l’attuale crisi economica. Sono <strong>del</strong> parere che l’articolo 30 <strong>del</strong> trattato di adesione sia un<br />

quadro che non deve essere violato, come hanno sottolineato le consultazioni giuridiche<br />

con i funzionari <strong>del</strong>la Commissione. Anche se queste disposizioni <strong>del</strong> trattato di adesione<br />

hanno cessato di essere nel 2009, è necessario che segua una nuova regolamentazione in<br />

uno spirito di continuità rispetto all’articolo 30.<br />

Dimitar Stoyanov (NI). – (BG) Signor Presidente, questa sera ci troviamo a discutere<br />

<strong>del</strong>l’indennizzo che la Bulgaria dovrebbe ricevere per la chiusura <strong>del</strong>la centrale nucleare di<br />

Kozloduy. Tale indennizzo è giusto, equo e tempestivo perché gli esperti hanno calcolato<br />

che le perdite subite dalla Bulgaria in seguito alla chiusura dei reattori 1-4 sono state di<br />

gran lunga superiori agli importi ricevuti fino a ora.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Tuttavia, rimangono senza risposta i seguenti quesiti: perché mai siamo dovuti arrivare a<br />

questo punto e perché, come ho ricordato poco tempo fa, si è deciso di chiudere i reattori<br />

più sicuri d’<strong>Europa</strong> stando alle dichiarazioni, non di uno sconosciuto, ma <strong>del</strong>la più<br />

prestigiosa agenzia <strong>del</strong> settore, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica? Sono inoltre<br />

sorpreso <strong>del</strong> modo folle in cui la relazione è stata rivista dal gruppo Verde/Alleanza libera<br />

europea, i cui membri hanno iniziato e terminato i propri interventi con un appello alla<br />

distruzione di Kozloduy, come faceva Catone il censore con Cartagine.<br />

Mi rivolgo a questo punto all’onorevole Tremopoulos, che, se posso, non è certo nella<br />

posizione di affermare quello che ha detto, perché proprio il suo paese, con un ricatto, ha<br />

ricevuto un importo di gran lunga superiore alla richiesta <strong>del</strong>la Bulgaria. Egli non dovrebbe<br />

dunque insistere su ciò che la Bulgaria dovrebbe o non dovrebbe ricevere.<br />

Possiamo ora considerare alcuni emendamenti presentati dal gruppo Verde, il cui obiettivo<br />

è uno solo. Questo è il motivo <strong>del</strong> problema che i membri di questo gruppo devono ora<br />

affrontare. In effetti, il problema è che hanno contribuito all’aumento <strong>del</strong>le emissioni di<br />

anidride carbonica con la chiusura <strong>del</strong>la centrale nucleare. Con queste modifiche, che<br />

vogliono sfruttare in modo ancora più sfacciato per sottrarre il denaro alla Bulgaria e<br />

destinarlo a un’altra regione, intendono in realtà coprire le loro colpe. Per questa ragione<br />

non riescono a spiegare ai propri elettori perché i cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea devono<br />

pagare per avere più emissioni di anidride carbonica nell’UE. In questo caso il gruppo Verde<br />

sta assumendo posizioni che sono diametralmente opposte alle loro idee.<br />

C’è anche un emendamento secondo il quale Kozloduy dovrebbe fungere da esempio.<br />

Tuttavia, l’unica cosa che Kozloduy può dimostrare è quanto possano essere sicuri i vecchi<br />

reattori e quanto possano operare con efficienza. L’unica cosa da cui può fungere è da<br />

avvertimento: un avvertimento che mostra come la follia politica possa distruggere uno<br />

splendido, efficiente e fruttuoso settore industriale in un paese.<br />

Presidente. – La verità, onorevole Stoyanov, è che il suo linguaggio parlamentare quasi<br />

sconfina nello sconveniente e nell’inappropriato. Non l’ho interrotta perché volevo mostrarle<br />

la nostra generosità, soprattutto quella degli onorevoli colleghi <strong>del</strong> gruppo Verde/Alleanza<br />

libera europea, che, mi è dato capire, sono stati attaccati nel suo intervento. Volevo<br />

dimostrarle che siamo in grado di ascoltare. Devo comunque segnalarle che il suo intervento<br />

mi è sembrato <strong>del</strong> tutto inappropriato. Se dovesse accadere di nuovo, la interromperò<br />

perché questa è una china che non intendiamo prendere.<br />

Theodor Dumitru Stolojan (PPE) . – (RO) Desidero ringraziare la Commissione perché,<br />

mentre noi ci preoccupiamo <strong>del</strong>la crisi, la Commissione riesce a occuparsi anche degli altri<br />

problemi esistenti. Ritengo che la Bulgaria abbia tutti i diritti di ricevere i fondi che le sono<br />

stati promessi per lo smantellamento <strong>del</strong>la centrale nucleare.<br />

Io sono favorevole all’impiego di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica e<br />

non credo che l’<strong>Europa</strong> riuscirà a raggiungere gli obiettivi specifici che si è prefissa per<br />

l’energia pulita senza costruire centrali nucleari. Peraltro, credo fermamente che ogni paese<br />

abbia il diritto di costruire tali centrali, ma sono convinto che nell’Unione europea esista<br />

una responsabilità collettiva e un senso di solidarietà per quanto riguarda le tecnologie<br />

scelte per la costruzione di questi impianti. In questo caso, ritengo che la Commissione<br />

dovrà adottare un approccio molto rigoroso per la valutazione dei progetti di realizzazione<br />

<strong>del</strong>le nuove centrali nucleari.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Justas Vincas Paleckis (S&D). – (LT) Desidero congratularmi con la relatrice, onorevole<br />

Harms, per l’eccellente lavoro svolto. Appoggio il documento presentato e la proposta di<br />

concedere aiuti per 300 milioni di euro alla Bulgaria per la dismissione dei reattori 1-4<br />

<strong>del</strong>la centrale nucleare di Kozloduy su un periodo di tre anni, pur sottolineando la necessità<br />

di rafforzare il monitoraggio <strong>del</strong>le modalità di impiego dei fondi ricevuti. Si potrebbe dire<br />

che questa è una dimostrazione di solidarietà ed eguaglianza, giacché altri nuovi Stati<br />

membri – la Lituania e la Slovacchia – si trovano in una situazione simile e hanno ricevuto<br />

il sostegno finanziario <strong>europeo</strong>.<br />

I reattori 1-4 <strong>del</strong>la centrale nucleare sono stati disattivati qualche tempo fa ed è logico che<br />

siano smantellati. In questo modo ridurremo i rischi per l’ambiente e potremo meglio<br />

sfruttare le conoscenze e l’esperienza professionale dei lavoratori. Quando parte<br />

<strong>del</strong>l’impianto sarà chiusa, il personale dovrà affrontare nuove sfide. Alla luce <strong>del</strong>la nostra<br />

esperienza in Lituania, posso dire che ci sono imprevisti di cui è difficile tener conto nei<br />

programmi di lavoro.<br />

E’ vero, la maggior parte dei fondi dovrebbe essere destinata allo smantellamento dei reattori<br />

ed esiste il problema inevitabile dei sistemi di stoccaggio. Tuttavia, è altrettanto importante<br />

prestare attenzione anche alla gente. Mi auguro che, quando deciderà <strong>del</strong>l’impiego dei fondi<br />

europei, il governo bulgaro aiuterà i lavoratori e la comunità che gravita attorno alla centrale<br />

ad adattarsi alle mutate condizioni. E’ importante che siano aiutati a riqualificarsi e a<br />

utilizzare le loro competenze in altri ambiti, per promuovere la creazione di nuovi posti<br />

di lavoro sostenibili e permettere il passaggio a un nuovo ambiente caratterizzato dal<br />

risparmio energetico.<br />

Konrad Szymański (ECR). – (PL) La chiusura <strong>del</strong>la quattro unità <strong>del</strong>la centrale nucleare<br />

di Kozloduy ha senza dubbio prodotto un grosso deficit nel sistema energetico bulgaro.<br />

La chiusura ha un effetto significativo sulla sicurezza <strong>del</strong>l’approvvigionamento nella regione<br />

e condurrà inevitabilmente a un aumento <strong>del</strong>le emissioni di CO 2, un punto che dovrebbe<br />

essere importante, almeno per alcuni onorevoli colleghi. Ciononostante, ci viene proposto,<br />

soprattutto dagli emendamenti, di ignorare i problemi energetici di uno degli Stati membri.<br />

Tutto questo è in contrasto con il principio di solidarietà che dovrebbe governare la politica<br />

in materia di energia. Si crea inoltre l’impressione che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> discrimini<br />

l’energia nucleare, in contrasto con il principio secondo il quale agli Stati membri è lasciata<br />

piena libertà di scelta in materia di fonti energetiche.<br />

Corina Creţu (S&D). – (RO) Il modo in cui sarà risolto il problema <strong>del</strong>la chiusura e <strong>del</strong>lo<br />

smantellamento <strong>del</strong>la centrale di Kozloduy non è rilevante se non nei termini che riguardano<br />

la soluzione che la stessa Bulgaria sceglierà. Tuttavia, come è già stato ricordato in<br />

quest’Aula, il processo di smantellamento concerne anche i paesi vicini e può rappresentare<br />

un precedente per altri paesi che dispongono di unità simili che stanno avvicinandosi al<br />

termine <strong>del</strong>la propria vita operativa.<br />

Non nasconderò neppure che, come è già stato detto, la centrale nucleare di Kozloduy è<br />

fonte permanente di preoccupazione per i cittadini rumeni, soprattutto dopo l’incidente<br />

di Chernobyl. Per questa ragione sarebbe importante che il processo di smantellamento<br />

fosse accompagnato da una campagna di informazione pubblica destinata a tutte le parti<br />

interessate che hanno il diritto di essere informate sulle diverse fasi previste, sul calendario,<br />

sui rischi potenziali di ciascuna fase, sulle modalità di conservazione <strong>del</strong> materiale fissile<br />

e dei rifiuti pericolosi, e sulla ricostruzione ambientale <strong>del</strong>l’area di Kozloduy.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Desidero sottolineare l’importanza che deve essere annessa allo smaltimento dei rifiuti<br />

radioattivi. Per questo motivo i fondi destinati alla Bulgaria a questo scopo devono essere<br />

erogati a intervalli regolari senza alcuna interruzione. Ho sollevato questo punto perché,<br />

sebbene i costi sembrino sufficientemente elevati, sono soltanto <strong>del</strong>le stime poiché non<br />

c’è alcun precedente per lo smantellamento di una centrale nucleare in Bulgaria. Vorrei<br />

concludere con una nota di speranza. Con fondi sufficienti, una programmazione meticolosa<br />

e il controllo di tutti gli organismi dotati dei poteri necessari in quest’ambito, il processo<br />

di smantellamento costituirà un esempio di buon uso dei fondi europei.<br />

Zigmantas Balčytis (S&D). – (LT) Quando hanno aderito all’Unione europea, alcuni<br />

paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> centro-orientale si sono assunti con i trattati di adesione l’impegno, un<br />

impegno difficile sia politicamente sia economicamente, di chiudere le centrali nucleari e<br />

garantire la gestione sicura dei rifiuti nucleari. Questi paesi dipendono dall’energia nucleare<br />

e hanno ereditato centrali che non rispettano gli standard e i requisiti di sicurezza<br />

attualmente in vigore nell’Unione europea e non sarebbero naturalmente in grado di<br />

reperire le risorse necessarie per provvedere da soli allo smantellamento di questi impianti.<br />

Nell’Unione europea esistono norme rigorose che disciplinano lo smantellamento e la<br />

realizzazione di lavori di messa in sicurezza, e la crisi finanziaria ed economica sta<br />

ostacolando il lavoro di quegli Stati membri che stanno procedendo alla chiusura di centrali<br />

nucleari e devono smaltire il combustibile in modo appropriato e nei tempi previsti. La<br />

preoccupazione <strong>del</strong>la Comunità a proposito <strong>del</strong> ritrattamento <strong>del</strong> combustibile esaurito<br />

in paesi terzi è <strong>del</strong> tutto comprensibile perché questa operazione rappresenta una minaccia<br />

per le future generazioni. Appoggio, pertanto, la decisione <strong>del</strong>la Commissione di stanziare<br />

ulteriori risorse <strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>l’UE a favore <strong>del</strong>la Bulgaria. E’ infatti evidente che, come<br />

nel caso <strong>del</strong>la Lituania, senza il sostegno <strong>del</strong>la Comunità sarebbe impossibile garantire<br />

l’attuazione <strong>del</strong>le misure di dismissione così come richiesto e l’implementazione <strong>del</strong>la<br />

politica comune di sicurezza <strong>del</strong>la Comunità o <strong>del</strong>le misure necessarie a tutelare la sicurezza<br />

dei cittadini europei e proteggere l’ambiente.<br />

Günther Oettinger, membro <strong>del</strong>la Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli<br />

membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, desidero ringraziarvi per il dibattito aperto su questo tema <strong>del</strong>icato.<br />

A conclusione di tale dibattito, vorrei sottolineare che la Commissione appoggia l’approccio<br />

complessivamente positivo <strong>del</strong>la relazione ed è lieta che il <strong>Parlamento</strong> concordi sulla<br />

necessità di destinare alla Bulgaria ulteriori fondi per 300 milioni di euro fino al 2013. La<br />

Commissione si rallegra inoltre che si possa continuare a mantenere l’attenzione sulla<br />

concessione di aiuti per finanziare le misure di smantellamento in sicurezza, e che il<br />

<strong>Parlamento</strong> ritenga che i progetti nel settore <strong>del</strong>l’energia meritino il nostro sostegno.<br />

Come abbiamo fatto in passato, possiamo confermare che i fondi saranno impiegati per<br />

gli scopi previsti e prevediamo di eseguire controlli affidabili. Prendiamo atto <strong>del</strong>le vostre<br />

proposte e dei vostri emendamenti. Sono certo che il Consiglio prenderà in considerazione<br />

l’opinione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> laddove questa può contribuire a migliorare la chiarezza degli<br />

obiettivi <strong>del</strong> regolamento.<br />

L’appoggio <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> all’ulteriore finanziamento <strong>del</strong> lavoro di smantellamento è un<br />

segno <strong>del</strong>la solidarietà <strong>del</strong>l’Unione europea verso la Bulgaria. La sicurezza è la massima<br />

priorità durante il processo di smantellamento <strong>del</strong>le centrali nucleari ed è questo che si<br />

sottolinea nella motivazione.<br />

Voglio ringraziarvi ancora una volta per il vostro lavoro e ringraziare l’onorevole Harms<br />

per questa relazione.<br />

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Rebecca Harms, relatore. – (DE) Signor Presidente, alla fine di questa discussione, desidero<br />

ancora una volta ricordare che la dismissione <strong>del</strong>le centrali nucleari in Lituania, Slovacchia<br />

e la Bulgaria è stata basata su competenze internazionali. L’Agenzia internazionale per<br />

l’energia atomica (IAEA) ha ispezionato questi reattori, <strong>del</strong>lo stesso tipo di quelli di<br />

Chernobyl, e ha stimato che non esistesse alcuna possibilità di convertirli per rispettare gli<br />

standard di sicurezza <strong>del</strong>l’Unione europea. Si è trattato di una decisione saggia che giustifica<br />

il nostro gesto di solidarietà nei confronti <strong>del</strong>la Lituania, <strong>del</strong>la Slovacchia e <strong>del</strong>la Bulgaria,<br />

e, dopo il voto di domani, la nostra scelta di riservare pari trattamento a questi paesi sotto<br />

il profilo dei costi <strong>del</strong>lo smantellamento.<br />

In secondo luogo, voglio sottolineare nuovamente che nessuno di questi paesi e nessuno<br />

dei paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> occidentale o <strong>del</strong> mondo ha ancora trovato una soluzione affidabile<br />

al problema <strong>del</strong>lo stoccaggio definitivo dei rifiuti ad alta attività. E’ un compito che ci<br />

attende, sebbene molti paesi abbiano investito miliardi in questo ambito e cerchino una<br />

soluzione affidabile da 30 anni. Questo è un dibattito che dovrebbe coinvolgere in<br />

particolare coloro che sono favorevoli alla tecnologia ad alto rischio <strong>del</strong>l’energia nucleare<br />

perché, allo stato attuale, lo stoccaggio dei rifiuti nucleari, a parere mio e <strong>del</strong>la maggioranza<br />

dei cittadini europei, rappresenta un rischio tanto elevato e ancora presente da costituire<br />

una argomentazione forte contro il ricorso a questa forma di energia. Ne discuteremo con<br />

il Commissario Oettinger in futuro. Vi ringrazio per l’attenzione.<br />

Presidente. – La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La votazione si svolgerà domani, martedì 20 maggio, alle 12.00.<br />

Dichiarazioni per iscritto (articolo 149 <strong>del</strong> regolamento)<br />

Eija-Riitta Korhola (PPE), per iscritto. – (FI) Nel 1999, la Commissione europea, a nome<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea, ha obbligato la Bulgaria a chiudere quattro dei suoi sei impianti<br />

nucleari come condizione per i negoziati di adesione. La Commissione sosteneva da tempo<br />

che tali unità potevano beneficiare di miglioramenti finanziari. In applicazione <strong>del</strong>l’accordo,<br />

due unità sono state chiuse nel 2002, e le altre due nel 2006. Dopo ingenti investimenti e<br />

diversi studi indipendenti, è stato accertato che i reattori soddisfacevano tutti i criteri di<br />

sicurezza. Secondo il Gruppo questioni atomiche <strong>del</strong> Consiglio, inoltre, non era più<br />

necessario alcun monitoraggio ulteriore. La Bulgaria era diventata un esportatore netto di<br />

energia elettrica verso tutti i paesi vicini e poteva talvolta colmare al 100 per cento il deficit<br />

di energia <strong>del</strong>la regione. I reattori rimanenti, tuttavia, furono chiusi in virtù <strong>del</strong>l’accordo,<br />

la regione subì tagli nell’approvvigionamento energetico e le centrali sostitutive hanno<br />

prodotto un aumento <strong>del</strong>le emissioni di gas serra. Io stessa ho presentato un’interrogazione<br />

al Consiglio e alla Commissione sulla scorta <strong>del</strong>la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Van Orden sulla<br />

richiesta di adesione <strong>del</strong>la Repubblica di Bulgaria e <strong>del</strong> suo paragrafo 33. Nel testo il<br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> chiedeva al Consiglio di rivedere le date di chiusura con maggiore<br />

flessibilità in modo che potessero essere costruiti impianti di nuova generazione che non<br />

avrebbero incrementato le emissioni, in altre parole non prima <strong>del</strong> 2011. La risposta,<br />

tuttavia, è stata negativa e l’Unione europea ha scelto piuttosto di mostrare la propria<br />

solidarietà sotto forma di ingenti somme erogate come assistenza finanziaria. Per questa<br />

ragione è giusto continuare a fornire il sostegno finanziario per un periodo più lungo <strong>del</strong><br />

previsto, giacché la perdita di capacità produttiva, per non parlare <strong>del</strong>le altre ripercussioni<br />

nella regione, ha comportato conseguenze economiche e sociali gravi per la Bulgaria. In<br />

tutta onestà, comunque, dobbiamo chiederci se non si sarebbe potuto evitare questo<br />

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massiccio investimento finanziario qualora la Commissione e il Consiglio avessero<br />

riconsiderato le loro discutibili e rigide condizioni.<br />

Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Durante i negoziati di adesione nel 2005, la<br />

Bulgaria ha accettato di chiudere e smantellare i reattori 1-4 <strong>del</strong>la centrale nucleare di<br />

Kozloduy. Inizialmente l’Unione europea doveva fornire assistenza finanziaria al processo<br />

di smantellamento fino al 2009. Ora gli aiuti sono stati estesi fino alla fine <strong>del</strong> 2013 e<br />

saranno stanziati complessivamente 300 milioni di euro. E’ senza dubbio necessario fornire<br />

assistenza alla Bulgaria durante il processo di smantellamento di Kozloduy e aiutarla a<br />

risolvere i problemi finanziari e ambientali che si accompagnano a questa operazione,<br />

come ad esempio lo smaltimento sicuro dei rifiuti radioattivi, la promozione di risorse<br />

rinnovabili e la riqualificazione dei lavoratori. Tuttavia, gli aiuti finanziari devono prevedere<br />

un’analisi dettagliata dei diversi programmi, controlli finanziari rigorosi e il monitoraggio<br />

sistematico <strong>del</strong>l’impiego dei fondi. Le risorse non devono essere usate per finanziare di<br />

nascosto la seconda centrale nucleare bulgara a Belene. La Bulgaria sta attualmente cercando<br />

degli investitori europei per Belene e la possibilità di ricorrere ai fondi per lo smantellamento<br />

per la seconda centrale giunge proprio nel momento opportuno. Dobbiamo impedire che<br />

accada. E’ dunque necessario un sistema di resoconti accurati e rigorosi accertamenti in<br />

situ da parte <strong>del</strong>la Commissione, <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> e <strong>del</strong>la Corte dei conti.<br />

Silvia-Adriana Ţicău (S&D), per iscritto. – (RO) L’Unione europea dipende dalle<br />

importazioni di energia per il 53 per cento <strong>del</strong> suo fabbisogno. Per ridurre la loro<br />

dipendenza, alcuni Stati membri hanno adottato strategie ambiziose di impiego <strong>del</strong>l’energia<br />

nucleare e di fonti rinnovabili. L’energia nucleare rappresenta il 28 per cento dei consumi<br />

totali <strong>del</strong>l’Unione europea, mentre è la fonte energetica più importante in Belgio, Francia,<br />

Lituania, Slovacchia e Svezia. La produzione di energia nucleare non genera emissioni di<br />

anidride carbonica, e le bollette mensili <strong>del</strong>l’energia elettrica sono meno onerose negli Stati<br />

membri che usano questa forma di energia. L’Unione europea, tuttavia, impone requisiti<br />

estremamente rigorosi che disciplinano la gestione in sicurezza <strong>del</strong>le centrali e dei rifiuti<br />

nucleari. L’adozione di misure severe e di standard elevati in materia di sicurezza <strong>del</strong>le<br />

centrali nucleari e di cooperazione fra le autorità locali, regionali, nazionali ed europee<br />

rappresenta la condizione necessaria per un uso sicuro <strong>del</strong>l’energia nucleare nell’UE. Il<br />

regolamento proposto dalla Commissione garantisce parità di trattamento alla Bulgaria,<br />

concedendole assistenza finanziaria fino al 2013 per lo smantellamento <strong>del</strong>le sue centrali<br />

nucleari, una decisione stipulata dai trattati di adesione. Lo smantellamento di impianti<br />

nucleari richiede una programmazione finanziaria di lungo termine, che prosegue fino a<br />

quando il sito è stato completamente bonificato e tutti i rifiuti radioattivi e il combustibile<br />

esaurito sono stati smaltiti in modo sicuro.<br />

13. Misure di attuazione (articolo 88 <strong>del</strong> regolamento)<br />

14. Ordine <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong>la prossima seduta: vedasi processo verbale<br />

15. Chiusura <strong>del</strong>la seduta<br />

(La seduta termina alle 21.20)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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