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Tommaso Gnoli - egadimythos.it

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La battaglia delle Egadi. A propos<strong>it</strong>o di r<strong>it</strong>rovamenti recenti 55<br />

Seguendo Polibio, negli anni dal 249 al 242 i Romani, concentratisi sulla<br />

guena di tena dopo i disastri navali, s'impegnarono a tenere le posizioni guadagnate<br />

dai consoli del 254, A. Afilio Calatino e Cn. Comelio Scipione Asina.<br />

L'eparchia punica in Sicilia praticamente non esisteva più, Agrigento, Cefalù,<br />

Palermo, Solunto, Tindari, Trapani vennero occupate dai Romani, senza che la<br />

tradizione storiografica registri grandi scontri. Dopo la v<strong>it</strong>toriosa difesa di Palermo<br />

da parte di Cecilio Metello nel 250, non sembra che vi siano stati ulteriori<br />

tentativi da parte dei Cartaginesi di rioccupare stabilmente le loro principali piazzeforti.<br />

Quando nel 247 Amilcare Barca sbarcò in Sicilia egli non aveva posizioni<br />

da tenere, ma era completamente libero di agire all'offensiva. Lo fece con grande<br />

astuzia, inaugurando una nuova fase della guena. Per descrivere la s<strong>it</strong>uazione dei<br />

contendenti in questa fase dello scontro Polibio utilizza una metafora sportiva:<br />

Come, infatti, nel caso dei pugili eccellenti sia per valore sia per destrezza, quando,<br />

in competizione per la stessa corona, lottano portandosi colpo su colpo, incessantemente,<br />

non è possibile né ai combattenti né agli spettatori tenere conto o prevedere ciascun attacco<br />

e ciascun colpo, ma si può, dall'energia complessiva degli uomini e dall'impegno<br />

di ciascuno dei due, farsi un'idea sufficientemente chiara sia della loro abil<strong>it</strong>à, sia della<br />

loro forza, nonché del loro coraggio, così è anche per i comandanti di cui ora si parla 20 .<br />

Amilcare occupò due posizioni particolarmente forti, non custod<strong>it</strong>e, ma strategicamente<br />

molto importanti per mettere a repentaglio il controllo romano nella<br />

Sicilia occidentale. Si trattava di due local<strong>it</strong>à lontane tra loro, certamente in comunicazione<br />

con il mare, facilmente difendibili da un numero esiguo di soldati.<br />

Amilcare tenne queste posizioni per diversi anni, non rinunciando mai ad attaccare<br />

da lì perfino il ten<strong>it</strong>orio <strong>it</strong>alico. È mer<strong>it</strong>o di Loreto aver messo bene in evidenza<br />

come quest'attiv<strong>it</strong>à navale di Amilcare, lungi da essere un'appendice alla<br />

sua azione tenestre - cosi la presenta Polibio - fosse in realtà l'azione strategica<br />

principale di Cartagine, perfettamente conforme alla macrostrategia cartaginese<br />

tutta incentrata sul sea-power 2 \<br />

La prima posizione a essere occupata fu xòv èia xr[q EipKxfiç ^eyofrevov TóJIOV,<br />

«il luogo detto 'all'Eircte'», che viene descr<strong>it</strong>to prima «nel terr<strong>it</strong>orio di Palermo».<br />

(Tipòc xfiv Havopimiv), quindi, sub<strong>it</strong>o dopo, «che si trova tra Erice e Palermo, sul<br />

mare», (oc Ksixai [lèv 'EpuKoç Kai Havopixon iiexaÇù jtpoç Ga^axxrj). L'identificazione<br />

del luogo oscilla tra il Monte Pellegrino, sub<strong>it</strong>o a nord-ovest di Palermo, il<br />

Monte Castellaccio, collocato sub<strong>it</strong>o a ovest del Pellegrino, alle spalle dell'Isola<br />

delle Femmine, e il Monte Pecoraro, collocato più a ovest, proprio in prossim<strong>it</strong>à<br />

20 POLYB. 1,57,1-2.<br />

21 LORETO, La grande strategia di Roma, c<strong>it</strong>., 57-62.

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