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Tommaso Gnoli - egadimythos.it

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La battaglia delle Egadi. A propos<strong>it</strong>o di r<strong>it</strong>rovamenti recenti 67<br />

romane 50 . La tecnica utilizzata dai Cartaginesi era sempre la stessa, e si basava<br />

sull'occupazione delle isole Egadi come base di partenza per forzare il blocco.<br />

Polibio lo dice esplic<strong>it</strong>amente quando racconta l'impresa di Annibale, figlio di<br />

Amilcare: «Egli, salpato con diecimila soldati e approdato alle cosiddette Egusse<br />

(év xatç Ka^onirévaiç AiyoÙGoaiç), s<strong>it</strong>uate tra Lilibeo e Cartagine, aspettava il<br />

momento per la navigazione» (44,2). L'isola di Egussa indica l'attuale Favignana,<br />

la più grande e la più meridionale delle tre isole che compongono l'arcipelago<br />

delle Egadi 51 . Riferendosi invece all'impresa del Rodio, Polibio è meno preciso:<br />

«Egli [Annibale Rodio], messa in assetto la propria nave, salpò: e, compiuta la<br />

traversata fino a una delle isole s<strong>it</strong>uate davanti a Lilibeo (icaì ôiapaç eiç riva xrâv<br />

jipó ron AtAußaton Ket|xévcov vfjocov)... entrò nel porto». (1,46,6). È chiaro che<br />

«una delle isole posta davanti a Lilibeo» non può essere che Favignana. Era Favignana,<br />

pertanto, la chiave per «aprire» il blocco romano su Lilibeo.<br />

Ciò è dovuto alle modal<strong>it</strong>à con le quali si poteva attuare un blocco navale<br />

nell'antich<strong>it</strong>à. Le navi assedianti non potevano far altro che rimanere alla fonda<br />

nei pressi dell'imboccatura del porto 52 . La ciurma, a tena, doveva essere rapidamente<br />

radunata in caso di necess<strong>it</strong>à, cioè di forzatura del blocco. Questo tipo<br />

d'intervento era efficace, in rapporto alla navigazione antica, nella maggior parte<br />

dei casi: è ovvio che i tempi di reazione delle navi assedianti non dovevano essere<br />

minimi, ed erano tali da garantire una buona copertura dei bracci di mare più vicini<br />

alla costa, da una parte e dall'altra dell'imboccatura del porto, dove erano alla<br />

fonda le navi assedianti, e dove sarebbero dovute passare le navi che tentavano la<br />

forzatura del blocco, vista la navigazione sotto costa, che imponeva un certo tipo<br />

di rotta e ne escludeva, normalmente, altri. La presenza di un'isola a una distanza<br />

relativamente esigua dalla costa apriva un braccio di mare che gli assedianti<br />

Romani non erano in grado di controllare con efficacia, tanto più che erano dotati<br />

di navi lente. Il lungo assedio romano avrà certamente dato agio agli assedianti<br />

di calcolare con sufficiente approssimazione la capac<strong>it</strong>à di reazione e di chiusura<br />

delle rotte che conducevano al porto di Lilibeo, sulla base della veloc<strong>it</strong>à delle navi<br />

puniche, che i Romani ormai ben conoscevano. Tuttavia Polibio è molto esplic<strong>it</strong>o<br />

50 Secondo L. BASCH, Le musée imaginaire de la marine antique, Athènes 1987, 354, la nave<br />

di Annibale Rodio sarebbe stata di sua proprietà, e diversa dalle altre navi da guerra cartaginesi.<br />

Nulla nel testo di Polibio autorizza queste conclusioni. Al contrario, come spero di aver dimostrato<br />

nel testo, tutte le navi cartaginesi «di seconda generazione» impegnate nella battaglia di Trapani<br />

condividevano gli stessi accorgimenti nel remeggio con quella del Rodio.<br />

51 A. CORRETTI, Favignana (isola), «Bibliografia topografica della colonizzazione greca in<br />

Italia e nelle isole tirreniche» VII, 1989, 418-427. Sulle difficoltà offerte dal passo di Polibio cfr.<br />

M.I. GULLETTA, Navi romane fra gli Specola Lilyb<strong>it</strong>ana e le Aegades Gemìnae? Note per una<br />

ricostruzione topografica della battaglia delle Egadi, in S. TUSA ed., // mare delle Egadi, Storia,<br />

<strong>it</strong>inerari e parchi archeologici subacquei, Palermo 2005, 71-82 e quanto affermato infra.<br />

52 Cfr. POLYB. 1,46, 9.<br />

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