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Lettera ai Filippesi - Parrocchia GOTTOLENGO

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<strong>Filippesi</strong> Capitolo II<br />

versare il suo sangue per loro: perchÉ la loro fede produca frutti di vita eterna<br />

non solo per loro, ma per il mondo intero.<br />

Paolo Å nella gioia perchÉ la sua vita Å divenuta un sacrificio per i <strong>Filippesi</strong> e<br />

non solo per loro, ma per ogni altro che Å stato chiamato da lui alla grazia del<br />

Vangelo.<br />

I <strong>Filippesi</strong> devono essere nella gioia perchÉ viene data loro una vita perchÉ la<br />

loro fede cresca ogni giorno di piÑ e produca frutti di vita eterna.<br />

Si Å gioiosi non perchÉ Paolo muore, ma perchÉ la morte di Paolo Å quell’acqua<br />

di salvezza necessaria loro perchÉ possano compiere a loro volta la piena<br />

fruttificazione della loro fede, che deve raggiungere anch’essa il martirio, perchÉ<br />

altra acqua venga donata al mondo.<br />

Cosâ si compie nel cristiano la parola di GesÑ: “L’acqua che io gli darÜ diventerÖ<br />

in lui sorgente che zampilla per la vita eterna”.<br />

Ö questo il mistero della pastorale. Chi vuole che ogni suo lavoro produca frutti<br />

di veritÇ, di giustizia, di santitÇ, di amore, di misericordia, di compassione, di<br />

salvezza eterna, deve versare il suo sangue sul seme del Vangelo che ha<br />

seminato nei cuori.<br />

Oltre questa via, non se ne conoscono altre che siano efficaci. Altre ce ne sono,<br />

ma non sono efficaci, perchÉ non producono frutti di salvezza per il mondo<br />

intero.<br />

Il dono della nostra vita per la vita della fede dei nostri fratelli non deve produrre<br />

tristezza. Deve infondere gioia. Ö la gioia di colui che sa che solo attraverso<br />

questa vita un’anima si salva e si santifica e la percorre sino alla fine perchÉ<br />

altre anime raggiungano la perfezione cui Cristo le ha chiamate il giorno in cui<br />

hanno scelto di divenire con Lui una sola vita, un solo corpo, un solo mistero di<br />

salvezza, una sola comunione d’amore.<br />

Nel cristianesimo il martirio Å fortezza, fermezza, veritÇ, perchÉ Å amore e caritÇ<br />

verso l’uomo.<br />

Il martirio Å la caritÇ piÑ grande, l’amore senza limiti, la misericordia senza<br />

confini e senza distinzione.<br />

Il martire nel cristianesimo Å colui cui la vita gli viene strappata, ma che lui offre<br />

volentieri, liberamente, perchÉ sa che solo attraverso questa via il mondo riceve<br />

l’acqua della vita eterna che lo libera dall’errore e lo illumina, sempre per una<br />

particolare grazia del Signore, perchÉ comprenda il suo mistero alla luce del<br />

mistero di Cristo che egli annunzia e si disponga ad accogliere Cristo, il solo<br />

che dona veritÇ <strong>ai</strong> giorni dell’uomo, ma anche il solo che riempie di gioia la<br />

tristezza causata dal peccato dell’uomo che si abbatte su di lui.<br />

Non Å facile vedere il martirio come un dono di amore e di salvezza, come la<br />

risposta del bene al male che imperversa nel mondo, ma non perchÉ il male<br />

venga giudicato, ma perchÉ venga perdonato, tolto, estirpato d<strong>ai</strong> cuori. Tuttavia,<br />

quando l’amore di Cristo abita in noi e la sua luce illumina, senza i veli<br />

dell’imperfezione, la nostra mente, allora sâ che noi comprendiamo, accogliamo,<br />

ci decidiamo a fare della nostra vita un dono d’amore per ogni uomo che viene

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