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Lettera ai Filippesi - Parrocchia GOTTOLENGO

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<strong>Filippesi</strong> Capitolo IV<br />

per non cadere in tentazione. Lo spirito Ç pronto, la carne Ç debole” ed Å proprio<br />

della debolezza della carne lasciarsi vincere dalla sofferenza, vedendola come<br />

uno strumento di tristezza e non piÑ come uno strumento perchÉ la nostra gioia<br />

cresca a dismisura e diventi eterna.<br />

[5]La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!<br />

Il cristiano deve essere visibilmente nella gioia. Gli altri devono vedere che lui Å<br />

nella gioia, che Å affabile, sereno, calmo interiormente ed esteriormente.<br />

Devono sempre vederlo come un uomo diverso da loro ed Å diverso perchÉ Å<br />

nella gioia.<br />

Questa Å l’unica differenza che deve esistere tra chi Å discepolo di GesÑ da chi<br />

non lo Å. Gli altri sono nella tristezza, lui Å nella gioia. Gli altri sono affranti, lui<br />

invece Å affabile.<br />

Il cristiano, prima che con la parola, deve predicare con la sua vita, ma non una<br />

vita vissuta chissÇ come, bensâ in mezzo agli altri, a contatto con gli altri, ma<br />

tutta pervasa di affabilitÇ.<br />

L’altro si deve chiedere perchÉ il cristiano Å affabile e lui invece non lo Å. Ö<br />

questa la prima via dell’evangelizzazione. Ö la visibilitÇ del cristiano la piÑ<br />

grande testimonianza della sua fede, della veritÇ che abita nel suo cuore, della<br />

grazia che ricolma la sua anima.<br />

Oggi si vuole annunciare il Vangelo ad un mondo che cambia, lo si vuole<br />

annunciare cambiando le forme esterne all’uomo: il linguaggio, i segni, la<br />

gestualitÇ, le modalitÇ, le forme, i mezzi, che sono tanto forti e tanto capaci da<br />

annullare il tempo e lo spazio.<br />

Si pensi agli strumenti di comunicazione o mass-media che consentono in un<br />

solo istante di raggiungere il mondo intero. Oggi viviamo con il tempo reale. In<br />

un istante si puÜ entrare in contatto con le persone, ovunque esse siano.<br />

Possiamo conoscere il loro pensiero e loro conoscere il nostro. Tutto questo<br />

mutamento esterno Å sufficiente perchÉ si possa parlare di vera<br />

evangelizzazione?<br />

No di certo. GesÑ non ha affidato l’evangelizzazione del mondo <strong>ai</strong> mezzi o alla<br />

modalitÇ, sempre nuove e sempre stupende, ma all’uomo. L’uomo si puÜ<br />

servire di ogni mezzo, di ogni ritrovato della scienza e della tecnica, ma queste<br />

non lo possono sostituire.<br />

Ö la sua vita la via prima, unica, indispensabile, m<strong>ai</strong> sostituibile, sempre attuale<br />

per l’evangelizzazione del mondo.<br />

Ö il suo stile di vita la forma che deve essere sempre nuova. La nuova<br />

evangelizzazione deve essere fatta da un cristiano nuovo ed Å nuova se nuovo<br />

Å il cristiano che la compie, la realizza.<br />

Se omettiamo questa via, le altre non parlano, sono mute, perchÉ non<br />

supportate dalla via vivente che Å il cristiano che attesta al mondo intero che la<br />

sua vita Å cambiata, Å diversa, non Å come quella che viveva un tempo. La sua<br />

vita Å divenuta affabile, serena, piena di gioia, di pace, di amore, di caritÇ, di<br />

comunione, cerca sempre il bene degli altri e m<strong>ai</strong> il proprio, Å uomo di

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