Lettera ai Filippesi - Parrocchia GOTTOLENGO
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<strong>Filippesi</strong> Capitolo II<br />
per dedicarsi totalmente agli interessi che hanno come unico scopo la salvezza<br />
eterna dell’anima e del corpo, attraverso la conversione e la fede al Vangelo.<br />
Purtroppo c’Å da dire che molti cristiani curano bene gli interessi del proprio<br />
corpo, meno o per niente curano gli interessi della propria anima, quasi del tutto<br />
trascurano gli interessi di Cristo, che sono la salvezza dei fratelli. Occorre che il<br />
cristiano si convinca che lui non ha altri interessi se non quelli di Cristo e gli<br />
interessi di Cristo deve curarli come li ha curati Cristo e Cristo li ha curati in un<br />
solo modo: spogliandosi e lasciandosi appendere alla croce per amore nostro.<br />
La croce di Cristo ci rivela e ci insegna come Lui ha curato i nostri interessi; ci<br />
rivela e ci manifesta anche l’unica via possibile per curare, noi, i suoi interessi.<br />
Livellamento nelle responsabilità. Una delle piaghe piÑ gravi per la Chiesa<br />
dei nostri giorni Å il mortificante livellamento nelle responsabilitÇ. Tutti vogliono<br />
sentirsi responsabili di tutto. Tutti allora sono responsabili in niente. Chi vuole<br />
operare secondo Dio deve conoscere con precisione quali sono le proprie<br />
responsabilitÇ, quali le responsabilitÇ dei suoi fratelli; le proprie per viverle<br />
intensamente, quelle degli altri per lasciare che le vivano anche loro<br />
intensamente. Quando uno solo nella Chiesa viene meno alla sua<br />
responsabilitÇ, si apre un baratro, Å come se una diga si squarciasse. L’acqua<br />
del male e dell’errore invade il giardino di Dio distruggendolo. Chi non rispetta la<br />
responsabilitÇ dell’altro nella Chiesa, non Å uomo di Chiesa. Non Å neanche<br />
cristiano, perchÉ il cristiano sa che ognuno nella Chiesa Å rivestito di personale<br />
responsabilitÇ per il bene della comunitÇ intera. Su questo oggi regna tanto<br />
caos, non perchÉ la responsabilitÇ propria non Å riconosciuta dagli altri; ma<br />
perchÉ siamo noi che non ci rivestiamo della nostra responsabilitÇ e la<br />
esercitiamo a costo anche della nostra morte di croce, per obbedire a GesÑ<br />
Cristo, per esercitare il mandato di salvezza che il Signore ci ha donato.<br />
Convinti nel Signore. Accogliere nel Signore. Paolo vuole i cristiani convinti<br />
nel Signore, ma anche capaci di accogliere nel Signore. Si Å convinti nel<br />
Signore quando ogni cosa si fa, o non si fa, perchÉ Å sua volontÇ, o non Å sua<br />
volontÇ. Si agisce perchÉ il Signore lo comanda; non si agisce perchÉ il Signore<br />
non lo vuole. A questa convinzione siamo tutti chiamati. Quando si raggiunge<br />
tale convinzione, il Vangelo e solo il Vangelo comincia a vivere in noi e a<br />
produrre frutti di salvezza. Si accoglie nel Signore invece quando ogni incontro<br />
con i fratelli avviene per manifestare loro la veritÇ e la caritÇ di Cristo GesÑ.<br />
VeritÇ e caritÇ devono camminare insieme. La veritÇ senza la caritÇ non Å<br />
veritÇ, la caritÇ senza la veritÇ neanch’essa Å caritÇ. La veritÇ Å per noi<br />
partecipazione alla natura divina che Å caritÇ. La caritÇ Å il dono di noi stessi <strong>ai</strong><br />
fratelli per la loro redenzione eterna. Dobbiamo darci ad essi nella veritÇ, cioÅ in<br />
una natura che Å tutta conforme a quella di Dio, in Cristo GesÑ, per opera dello<br />
Spirito Santo. Sulla veritÇ e sulla caritÇ si Å giÇ parlato con dovizie altrove in<br />
queste pagine. Un solo accenno Å sufficiente per ricordare.<br />
Dio dosa anche il nostro dolore. Dio sa quanto un cuore Å capace di portare<br />
quanto a sofferenza e quanto non Å capace. La croce della sofferenza che lui<br />
mette sulle nostre spalle Å sempre relazionata alle nostre forze, ma anche alla<br />
grazia che Lui Å pronto giÇ a concederci, dietro perÜ nostra invocazione.<br />
Questa regola vale anche per la tentazione. Dio m<strong>ai</strong> permette che siamo tentati<br />
oltre le nostre forze. GesÑ ci insegna che la forza che manca bisogna subito