Lettera ai Filippesi - Parrocchia GOTTOLENGO
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<strong>Filippesi</strong> Capitolo IV<br />
GesÑ. Cristo crocifisso Å la regola unica che governa la vita di Paolo. Tutto ciÜ<br />
che Å fuori della croce non serve a Paolo per vivere su questa terra. Dalla croce<br />
tutto si impara. Sulla croce tutto si vive per amore, ma anche tutto si lascia per<br />
amore. L’amore Å la perfetta libertÇ del nostro cuore che si consegna<br />
totalmente a Dio perchÉ possa spandere sulla terra tutto il suo amore di Padre.<br />
Governare se stessi. Ö obbligo per ogni cristiano sapersi governare. Ma come<br />
ci si governa? Governare se stessi si puÜ, a condizione che si scelgano due<br />
sole leggi che orientino la nostra vita. La prima legge Å la veritÇ. Il cristiano<br />
niente deve fare che non sia la veritÇ di Cristo GesÑ, che non sia secondo la<br />
veritÇ di Cristo GesÑ. Ogni volta che una tentazione viene per condurlo fuori<br />
della veritÇ, anche di un solo pensiero, egli deve resisterle con una preghiera<br />
potente, ininterrotta, elevata a Dio allo stesso modo che fece GesÑ nell’Orto<br />
degli Ulivi. Se non siamo governati dalla veritÇ, siamo schiavi del peccato,<br />
siamo prigionieri del male. Ogni male Å schiavitÑ, anche il piÑ piccolo vizio Å<br />
schiavitÑ ed anche ogni imperfezione. La seconda legge per il governo di noi<br />
stessi Å scegliere la caritÇ di Cristo come forma del nostro essere. La caritÇ Å<br />
dono di noi stessi. Qualsiasi cosa noi facciamo deve essere un dono nella veritÇ<br />
di Cristo di noi per la salvezza dei fratelli e la salvezza Å dell’anima, dello spirito<br />
e del corpo. Quando ogni cosa si trasforma in un dono d’amore, il cristiano ha il<br />
governo di se stesso, egli sa dirigere la sua vita solo nell’amore, secondo veritÇ,<br />
perchÉ la veritÇ e la caritÇ di Cristo GesÑ conquisti ogni altro cuore e lo attiri a<br />
sÉ. Da non dimenticare che il governo di se stessi non si compie una volta per<br />
tutte. Ogni giorno il cristiano Å chiamato a governarsi, perchÉ ogni giorno Å<br />
esposto alla tentazione della falsitÇ, dell’egoismo, della superbia e della vanitÇ.<br />
La forza viene da Dio. Da solo perÜ il cristiano non puÜ fare nulla di buono,<br />
non puÜ neanche superare un piccolissimo peccato veniale. Da solo sa solo<br />
essere schiavo, nella schiavitÑ immergersi, nella schiavitÑ crescere per<br />
produrre frutti di schiavitÑ sempre piÑ grandi. Invece con la forza che attinge in<br />
Dio diviene uomo di veritÇ e di caritÇ, sa governare e dirigere se stesso nella<br />
veritÇ e nella caritÇ. Una regola che il cristiano deve osservare Å questa: la<br />
forza divina non Å in lui accumulabile, nel senso che la puÜ attingere in un<br />
giorno e l’altro giorno servirsene per superare le tentazioni che vogliono<br />
ricondurlo nella schiavitÑ. La forza bisogna attingerla atto per atto, momento per<br />
momento, azione per azione. Questo bisogna insegnarlo al cristiano: egli deve<br />
vivere con il cuore, la mente, l’anima e lo spirito presso Dio, con il corpo sulla<br />
terra. Deve attingere in Dio tutto ciÜ che gli serve per vivere secondo veritÇ e<br />
caritÇ tutti gli atti, le parole, i pensieri, i sentimenti che sorgono in lui di volta in<br />
volta. La preghiera deve essere come la corrente per una lampadina, come<br />
l’olio per una lampada. La lampadina che vuole brillare, la lampada che intende<br />
ardere deve attingere la fiamma dall’olio o dalla corrente, nel momento in cui<br />
non attinge non brilla piÑ; ma attinge ciÜ che consuma per brillare e mentre<br />
consuma attinge e mentre attinge brilla. Questa deve essere la forma della<br />
preghiera per il cristiano: preghiera continua, ininterrotta, perpetua. Il cristiano Å<br />
un perpetuo orante. Un solo momento senza preghiera e lui non Å piÑ cristiano.<br />
Si spegne come la lampadina cui Å stata interrotta la corrente.<br />
L’apostolo deve essere libero. Libero da chi, da che cosa? Da tutto ciÜ che<br />
non Å veritÇ e caritÇ di Cristo nella sua vita. Nessuno puÜ raggiungere una tale