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Lettera ai Filippesi - Parrocchia GOTTOLENGO

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INTRODUZIONE<br />

<strong>Filippesi</strong> Introduzione<br />

In questa lettera Paolo dona <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong> e, tramite loro, <strong>ai</strong> cristiani di ogni<br />

tempo, le regole e i principi fondamentali per la costruzione di una comunitÇ<br />

cristiana, che meriti sia il nome di comunitÇ, che quello di cristiana.<br />

Nella <strong>Lettera</strong> agli Efesini Paolo ha parlato dell’unitÇ, ha tracciato le linee portanti<br />

che devono essere seguite, se si vuole realizzare il mistero di Dio in noi, negli<br />

altri, nell’intero creato che deve essere ricondotto a Cristo. Attraverso noi gli altri<br />

e il creato devono essere portati a Cristo, consegnati a Cristo, perchÉ Cristo li<br />

consegni al Padre, consegnando noi.<br />

In questa <strong>Lettera</strong> l’intento non Å differente, anche se visto sotto un altro aspetto.<br />

C’Å una unitÇ e una unanimitÇ che bisogna costruire all’interno della comunitÇ,<br />

in modo che questa possa manifestare Cristo, rivelare Lui, mostrandolo al<br />

mondo ma attraverso la vita dei suoi seguaci.<br />

Il mondo deve vedere Cristo in ogni membro della comunitÇ e perchÉ questo<br />

avvenga occorre che ogni membro e tutti insieme si modellino su Cristo GesÑ.<br />

Una sola vita, un solo pensiero, una sola modalitÇ, una sola via: quelli di Cristo<br />

GesÑ, da seguire e da attuare in ogni membro della comunitÇ cristiana.<br />

L’unitÇ e l’unanimitÇ Å in Cristo, perchÉ Å la sua vita che vive in noi, Å la nostra<br />

vita che dobbiamo portare nella sua, perchÉ la nostra e la sua diventino una<br />

sola vita. Questo Å l’intento di Paolo e secondo questo intento dobbiamo<br />

leggere e interpretare la <strong>Lettera</strong> <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong>.<br />

La via dell’umiltÅ. L’umiltÇ Å l’essenza di ogni rapporto ed Å la sua veritÇ. Un<br />

rapporto Å sempre vissuto male quando non lo si vive secondo veritÇ. L’umiltÇ Å<br />

la scienza, la conoscenza, la santificazione di ogni rapporto che l’uomo porta<br />

scritto nel suo essere. Non c’Å vera vita, nÉ nell’uomo, nÉ fuori dell’uomo, nÉ<br />

per sÉ, nÉ per gli altri se non nell’umiltÇ.<br />

L’umiltÇ va al cuore della nostra essenza, della nostra natura, ci dice chi siamo,<br />

da chi siamo, per chi siamo, ci dice anche per che cosa siamo. Ö sufficiente che<br />

una sola di queste veritÇ venga compresa o interpretata male perchÉ si esca<br />

dalla vita e si entri in un processo di morte. C’Å sempre morte dove non c’Å<br />

umiltÇ, perchÉ dove non c’Å umiltÇ, c’Å superbia, e la superbia Å l’alterazione, la<br />

modificazione della veritÇ costitutiva dell’essere uomo.<br />

Siamo creature, siamo stati fatti, siamo opera di Dio, non siamo per noi, siamo<br />

per Lui, siamo per noi se siamo per Lui, siamo per gli altri, se siamo per Lui. Se<br />

non siamo per Lui, non siamo nÉ per noi, nÉ per gli altri, nÉ per il mondo intero.<br />

Se non siamo per Lui, siamo operatori di morte nel mondo, perchÉ la vita nasce<br />

dal nostro essere per Lui.<br />

L’umiltÇ Å concepire la propria vita come essere per il Signore. Siamo del<br />

Signore, sempre del Signore, siamo per il Signore, siamo sempre per il Signore.<br />

Se siamo del Signore e per il Signore non possiamo essere per altri, nÉ per noi<br />

stessi, perchÉ si Å per se stessi e per gli altri solo se si Å per il Signore e del<br />

Signore. Ö questa la prima veritÇ che bisogna proclamare, ma anche accogliere

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