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Lettera ai Filippesi - Parrocchia GOTTOLENGO

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<strong>Filippesi</strong> Capitolo I<br />

nella sua divina essenza il Verbo della vita, Cristo GesÑ nostro Signore, che Å<br />

l’Amato del suo cuore.<br />

C’Å perÜ in Paolo la volontÇ, che Å integra, perfetta, rettamente orientata,<br />

sapientemente ispirata, spiritualmente fortificata perchÉ cammini sempre dietro<br />

Cristo GesÑ, imitandone la vita, facendolo vivere tutto in lui. Questa Å la veritÇ.<br />

Tuttavia ciÜ non toglie che come lui stesso ha detto: ora vediamo come in uno<br />

specchio, ancora non siamo nella pienezza della visione. Solo allora la vita di<br />

Cristo sarÇ tutta in noi e la nostra vita sarÇ tutta in Cristo GesÑ.<br />

Al di lÇ di tutto resta il fatto che giÇ fin da ora, pur se nella carne, Paolo vive<br />

solo per Cristo GesÑ. La sua vita Å quella di Cristo. La vita di Cristo Å la sua<br />

vita. PoichÉ tutto questo Å sottoposto al limite del corpo e della carne, Paolo ha<br />

il desiderio che questo velo venga tolto, questo impedimento venga levato al piÑ<br />

presto. Tra lui e l’amato del suo cuore nessun impedimento dovrÇ esistere,<br />

nessun velo. Questo Å il desiderio del suo cuore e questo Å l’anelito dell’anima<br />

sua.<br />

[22]Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero<br />

che cosa debba scegliere.<br />

Il desiderio di Paolo Å di abitare presso il Signore, nel cielo, per sempre, per<br />

tutta l’eternitÇ.<br />

Ö questo il fine del suo esistere, del suo operare, del suo pellegrinare per terra<br />

e per mare.<br />

Cristo Å la sua vita e deve esserla tutta intera, nella pienezza piÑ pura e piÑ<br />

bella, senza alcuna realtÇ creata che possa in qualche modo offuscare la<br />

bellezza e la perfezione di questo amore.<br />

Per vivere secondo questo suo desiderio deve perÜ lasciare il corpo. Deve<br />

morire, poichÉ solo con la morte non ci saranno piÑ i veli della carne e Paolo<br />

potrÇ vedere e contemplare Cristo cosâ come egli Å, partecipando interamente<br />

della sua gloria, del suo amore, della sua santitÇ.<br />

Ma Cristo GesÑ chi Å, in veritÇ? Ö Colui che dal cielo Å disceso sulla terra, ha<br />

assunto la carne, si Å fatto uomo, perchÉ da uomo ci potesse amare di un<br />

amore di redenzione, di salvezza, di santificazione.<br />

L’amore vuole, anzi esige, prima di ogni altra cosa che vi sia una sola volontÇ,<br />

non due e la volontÇ che deve governare l’amore di Paolo per Cristo non Å la<br />

volontÇ di Paolo, bensâ quella di Cristo GesÑ.<br />

Se Cristo GesÑ Å disceso dal cielo per amore dell’uomo, se Lui ama l’uomo di<br />

un amore che Å capace della rinunzia alla sua stessa vita; se lui non ha altro<br />

desiderio, se non quello di compiere la volontÇ del Padre, puÜ Paolo, se ama<br />

veramente Cristo desiderare solo di andare nel cielo, quando Cristo, per la<br />

nostra salvezza, Å disceso dal cielo?<br />

Si puÜ lavorare con frutto solo rimanendo nel corpo, ma anche si puÜ amare<br />

realmente Cristo, secondo veritÇ, restando nel corpo, compiendo la sua stessa<br />

missione. Cosa deve fare allora Paolo: chiedere a Cristo che lo prenda con sÉ

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