Anno Numero 1993 11 - Studi Filosofici
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Italo Mancini:<br />
un pensiero<br />
per la convivenza<br />
umana<br />
di Graziano Ripanti<br />
storiche dell’uomo, condensate<br />
intorno alla realizzazione<br />
del comunismo.<br />
Ad una religione dell’ ”al<br />
di là” succede, come dice<br />
Korsch, una religione “dell’al<br />
di qua”. Ma sempre<br />
religione è, e sempre religione<br />
resta.<br />
(da Cristianesimo e Culture, Lecce 1984)<br />
Per chi è nato con lui nella<br />
ricerca, appassionata e severa<br />
come voleva, e con lui<br />
ha condiviso quotidianamente<br />
uno stile di vita non<br />
solo accademico, resta<br />
estremamente difficile se<br />
non addirittura angoscioso<br />
parlare della sua persona e<br />
della sua opera, quando<br />
ancora si è soggiogati dalla<br />
sua assenza prematura. Ma<br />
c’è un obbligo di riconoscimento,<br />
mai permessoci in<br />
vita di manifestare pubblicamente,<br />
cui non ci si può<br />
sottrarre ora che non c’è.<br />
Non si tratta di soppesare<br />
una generosità inestimabile,<br />
né di indicare - il breve<br />
tempo non lo consente -<br />
quale sarà l’eredità più autentica<br />
e duratura del suo<br />
pensiero: si tratta solo di un<br />
atto dovuto per tutto ciò<br />
che ha profuso, ed è incalcolabile,<br />
sul piano del rapporto<br />
umano e su quello del<br />
pensiero.<br />
Se c’è una tensione costante<br />
nella sua ricerca insonne<br />
- “insonne” era il suo aggettivo<br />
privilegiato - è proprio<br />
questa positività, questa<br />
volontà di vita, di costruzione,<br />
di futuro, che, soprattutto dagli anni ’80 in poi,<br />
ha sempre tentato di esprimere contro le forze disgregatrici<br />
e irrazionali e contro le varie categorie della distruzione.<br />
Questo lavoro, fatto con la solita e mirabile capacità<br />
di scrittura e di invenzione linguistica, lo ha realizzato<br />
soprattutto nell’ambito della filosofia del diritto, che<br />
caratterizza il terzo momento della sua ricerca, dopo<br />
quello dell’ontologia e della filosofia della religione,<br />
dove, crediamo, il suo Filosofia della religione (Roma<br />
1968) resta tuttora fondamentale. Nel distinguere questi<br />
momenti si vuol solo indicare l’interesse primario, gli<br />
altri, quelli più spiccatamente teoretici, non sono abbandonati,<br />
come dimostrano i due volumi della Guida alla<br />
Critica della ragion pura (Urbino 1982 e 1988) e altri<br />
PROFILO<br />
10<br />
scritti.<br />
Il dedicarsi alla filosofia del diritto non traduceva tanto<br />
un bisogno di sistematicità, quanto una passione per la<br />
prassi, per il mondo della vita e della “città dell’uomo”,<br />
che, già nata dai suoi studi sul marxismo, in specie su E.<br />
Bloch, faceva del suo pensiero una meditazione concreta<br />
e attenta ai problemi vivi della cultura e della società.<br />
Questo legame con la società emerge prepotentemente<br />
nel saggio mondadoriano del 1983: Il pensiero negativo<br />
e la nuova destra, che affronta il tema della violenza e<br />
della non violenza. In risposta alle profonde tensioni, che<br />
anche allora apparivano come crudo “scialo di morte”,<br />
proponeva la “violenza ermeneutica”<br />
come violenza<br />
dei significati di contro a<br />
quella delle armi: una violenza<br />
non violenta eppure<br />
efficace, agganciata alla<br />
kantiana ragione comune,<br />
vicina alla gente e al pensiero.<br />
Queste ricerche sulla prassi,<br />
che poi assumeranno i<br />
contorni di una vera filosofia<br />
del diritto, rientrano ben<br />
dentro la sua impostazione<br />
generale, che egli stesso<br />
esprime così: «Ho lavorato<br />
un ventennio per la parola<br />
di Dio e per la teoria del<br />
cielo. Vorrei dedicare ora<br />
un po’ del mio tempo e della<br />
appassionata fatica alla<br />
città dell’uomo e alla teoria<br />
della terra. Il lettore<br />
attento si accorgerà, peraltro,<br />
che la proiezione che<br />
radica il senso rimane quella<br />
teologica. Ma c’è una<br />
differenza, e non è da poco:<br />
prima era il mondo dell’<br />
“alto” (“totalmente altro”)<br />
che veniva proiettato su<br />
“questo mondo”, ora è vi-<br />
ceversa: la cosa, a ben guar-<br />
Karl Barth<br />
dare, è davvero sconvolgente,<br />
per questo venire in<br />
primo piano della dimora umana, giuridica e sociale;<br />
sconvolgente, se non nei risultati, almeno nella premura»<br />
(Prefazione a Negativismo giuridico, Urbino 1981 e<br />
ripresa tale e quale nella Prefazione a Filosofia della<br />
prassi, Brescia 1987). Pur avvertita come svolta, la<br />
filosofia del diritto rappresentava l’altra polarità del suo<br />
pensiero, che ne esprimeva la fedeltà al mondo. Considerando<br />
tutto il suo lungo itinerario di ricerca, spesse volte<br />
ne affermava il senso nella “duplice fedeltà”, appunto a<br />
Dio e al mondo, o anche pascalianamente nel «far professione<br />
dei due contrari», senza possibilità di una qualsiasi<br />
mediazione dialettica. Il punto di contatto, se doveva<br />
esserci, non poteva essere se non la presenza agonica di<br />
Dio nel mondo.