Anno Numero 1993 11 - Studi Filosofici
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conoscenza materialistico-dialettica oggi<br />
va sempre maggiormente trasformandosi e<br />
si avvicina visibilmente ai principi del realismo<br />
interno […]. Ciò che veniva chiamato<br />
“rispecchiamento” si rivela ora come<br />
costruzione della realtà del sapere». L’approdo<br />
della ricerca di Sandkühler appare<br />
rappresentato da un’ontoepistemologia intesa<br />
dialetticamente come «teoria ontologica,<br />
in quanto interpreta le forme del sapere<br />
come forme d’essere» ed insieme «epistemologia,<br />
in quanto interpreta i “dati della<br />
realtà” come risultati di una costruzione<br />
epistemica, cioè mediante il sapere».<br />
Se il sapere non è scoperta di una struttura<br />
assoluta e precostituita, ma perenne<br />
(ri)costruzione da parte dei soggetti umani,<br />
si apre a questo punto un «passaggio dall’epistemologia<br />
all’etica epistemica» e il<br />
«realismo epistemologico fonda il diritto<br />
degli uomini al sapere». Quest’originale<br />
tentativo di allargamento della carta dei<br />
diritti dell’uomo prende consistenza dal<br />
rilevamento di una contraddizione tra il<br />
carattere attivo del conoscere, esaltato in<br />
particolare dall’attuale crescita complessiva<br />
della scienza, e gli aspetti di alienazione<br />
e restringimento del sapere individuale,<br />
che emergono dalla disgregazione della<br />
cultura ridotta ad elementi frammentari di<br />
consumo passivo, staccata dalla vita dei<br />
cittadini, sottratta a una loro vera partecipazione.<br />
«La contraddizione tra allargamento<br />
obiettivo e limitazione soggettiva<br />
AUTORI E IDEE<br />
del sapere è oggi - in società a “infrastruttura<br />
basata sul sapere” - uno dei problemi<br />
globali, poiché porta alla crisi non di questo<br />
o quel sapere, bensì alla crisi di ciò che<br />
costituisce un adeguato concetto di sapere:<br />
minaccia di distruggere l’universo di significati,<br />
la semantica dell’immagine del mondo,<br />
della quale dobbiamo disporre per poter<br />
concepire noi stessi come costruttori di<br />
un possibile mondo razionale». Non resta<br />
che riprendere un incessante sforzo di intercomunicazione<br />
dei saperi, di ristrutturazione<br />
dei complessi categoriali, di dialogo<br />
e confronto, per ritrovare, in uno spirito<br />
democratico, i fili di un possibile precorso<br />
attraverso la difficile, complessa realtà contemporanea.<br />
F.V.<br />
Gioco e giochi<br />
La riscoperta di un portato ontologico<br />
della categoria di gioco, che possa<br />
concorrere a definire i confini genealogici<br />
della ragione umana, in una prospettiva<br />
che connetta il “gioco del<br />
mondo”, come “gioco di Dio”, al gioco<br />
dell’uomo; è questo l’itinerario di pensiero<br />
del saggio di Francesca Brezzi, A<br />
PARTIRE DAL GIOCO. PER I SENTIERI DI UN<br />
PENSIERO LUDICO (prefazione di Paul Ricoeur,<br />
Marietti, Genova 1992). Dal “gio-<br />
Pieter Bruegel, Combattimento fra Quaresima e Martedì Grasso (1559),<br />
28<br />
co” ai giochi linguistici: il volume di<br />
Michele Francipane, LUDOGRAMMI. LE<br />
PAROLE GIOCOSE. PRATICA DEI GIOCHI LINGUI-<br />
STICI (prefazione di Bruno Munari, Mursia,<br />
Milano 1992) ne evidenzia il carattere<br />
profondamente umano, a tal punto<br />
profondo da trascendere l’identità<br />
individuale dell’homo ludens e fare<br />
del gioco linguistico da un lato il patrimonio<br />
di una tradizione culturale, dall’altro<br />
una pratica cognitiva.<br />
L’impostazione che guida le riflessioni di<br />
A partire dal gioco viene dichiarata da<br />
Francesca Brezzi fin dalle battute d’apertura<br />
dell’opera: ripercorrere le fasi della<br />
partita filosofica che il gioco ha condotto,<br />
contro i tentativi di emarginarlo da parte<br />
della ragione logica e sistematica, in vista<br />
dell’elaborazione di una filosofia del gioco<br />
che possa essere espressione della condizione<br />
umana, cioè del rapporto fra coscienza<br />
e destino. Su questa strada, nota Paul<br />
Ricoeur nella sua Prefazione al volume, si<br />
può incontrare l’obiezione dei moralisti,<br />
che vedono nel gioco una fuga dal principio<br />
di responsabilità etica individuale (e non<br />
colgono il carattere creativo e liberatorio<br />
dell’attività ludica nei confronti delle sistematizzazioni<br />
della ragione strumentale);<br />
ma si può incontrare anche l’opposizione<br />
di quegli epistemologi che non colgono il<br />
valore dell’affermazione del carattere di<br />
irriducibilità dell’istanza polisemica. Tuttavia<br />
il piano sul quale si colloca l’indagine<br />
di Brezzi è, dichiaratamente, quello ontologico;<br />
lungi da una posizione estetizzante,<br />
come dall’apologia di una generica ludicità,<br />
il concetto di gioco si connette per<br />
l’autrice al logos umano e al legame dell’uomo<br />
con la totalità dell’essere tramite<br />
l’identificazione di gioco e sacro, dove il<br />
motivo dell’homo ludens si congiunge a<br />
quello del Deus ludens. Le due tappe della<br />
ricerca riguardano in primo luogo la “fenomenologia<br />
del gioco”, dove quest’ultimo si<br />
manifesta nelle attività dell’uomo, e in<br />
secondo luogo la dimensione sacra del gioco<br />
medesimo, come spazio dell’irruzione<br />
della trascendenza nella finitezza umana. Il<br />
gioco come atto libero appare dunque costitutivo<br />
del pensiero, come già mostrava<br />
Kant con la sua dottrina del giudizio estetico,<br />
che è «libero gioco delle facoltà rappresentative»;<br />
laddove si verifica non una<br />
situazione di anarchismo gnoseologico, ma<br />
il predominio della facoltà immaginativa,<br />
che comporta un particolare tipo di accordo<br />
delle altre facoltà. Il gioco si qualifica,<br />
d’altra parte, anche come prassi critica: nel<br />
suo manifestarsi nel fenomeno del comico,<br />
esso diventa la leva per il rovesciamento<br />
della metafisica della presenza. In questa<br />
accezione il gioco si presenta come fondamento<br />
di una logica alternativa ai valori<br />
costituiti, il sintomo di una crepa che attraversa<br />
il dato esistente.<br />
E’ però nella seconda parte di A partire dal<br />
gioco, dedicata al rapporto fra gioco e<br />
religione, che emerge la finalità della ricer-