AUTORI E IDEE Hans Jonas e Jürgen Habermas 24
Habermas: fatticità e validità del diritto In FAKTIZITÄT UND GELTUNG. BEITRÄGE ZUR DISKURSTHEORIE DES RECHTS UND DES DE- MOKRATISCHEN RECHTSSTAATS (Fatticità e validità. Contributi alla teoria del discorso del diritto e dello stato democratico di diritto, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1992) Jürgen Habermas intende sviluppare un nuovo programma di ricerca, in cui temi della tradizionale “filosofia del diritto” vengono collegati da una parte a una teoria dello stato, del diritto e della costituzione, dall’altra a una filosofia della società. Con questa nuova, imponente opera, che in Italia ha fatto parlare frettolosi commentatori di una sua svolta “a destra”, Jürgen Habermas sembra voler sottoporre alla prova della teoria e della prassi politica e giuridica i principi generali da lui sviluppati nella precedente summa del suo pensiero, la Teoria dell’agire comunicativo, e nei successivi contributi per un’ “etica del discorso” fondata razionalmente (cioè attraverso procedure della discussione intersoggettiva). Il programma di ricerca presentato da Habermas in quest’opera sembra avere infatti come suoi principali interlocutori coloro che sono attivi nel sistema giuridico e politico. Per quanto riguarda i primi, Habermas mette in guardia dal pericolo di una “crescente scepsi giuridica”. Il mondo della politica dovrebbe invece riconoscere che lo stato di diritto non può esistere e non può conservarsi senza una “democrazia radicale”. Tutta l’opera è attraversata da un confronto, ora esplicito, ora implicito, con le tesi di Niklas Luhmann che nega ed esclude in linea di principio ciò che più importa ad Habermas: lo sviluppo di una fondazione razionale in vista della costruzione di una teoria normativa. E Habermas, che considera stato di diritto e morale universalistica come componenti imprescindibili della coscienza moderna e del progetto (da compiersi) della modernità e dell’Aufklärung, ricambia vedendo nella teoria dei sistemi luhmanniana una forma di scientismo obiettivistico. Per quanto riguarda l’ambito del diritto, AUTORI E IDEE AUTORI E IDEE Luhmann e Habermas si trovano d’accordo circa il fatto che nelle proposizioni giuridiche si esprima l’aspettativa che i destinatari di tali proposizioni si comportino in un determinato modo. Ma l’accordo finisce qui. Habermas fonda infatti il carattere obbligante delle proposizioni giuridiche attraverso la sua teoria degli atti linguistici, e mette così l’accento sul momento del riconoscimento delle norme attraverso un’intesa razionale. Per la comprensione dell’attesa di un comportamento implicita nella proposizione giuridica, Luhmann utilizza invece gli strumenti di una teoria psicologica dell’apprendimento da lui sviluppata in senso sociologico. Diversa, nei due pensatori, è anche la concezione del sistema giuridico e della sua legittimità. I sistemi giuridici sono per entrambi un sistema funzionale specializzato, sviluppatosi in seguito ad un processo di differenziazione. Ma, mentre per Luhmann il sistema giuridico si riproduce autonomamente, collocandosi accanto ad altri sistemi, tra cui quello politico, per Habermas il diritto positivo è un sistema conoscitivo e pratico legato al “mondo della vita”, in cui cultura, individui e società si presuppongono reciprocamente. In quanto sistema di conoscenze il diritto è legato alla morale in un “rapporto di integrazione”. In quanto sistema pratico ha un carattere di obbligazione istituzionale ed è legato alla politica. Così, mentre per Luhmann la questione della legittimazione è risolta in partenza (in quanto ogni sistema legittima se stesso), per Habermas, come risulta dal titolo stesso della sua recente opera, la validità del diritto positivo, la legittimità del sistema giuridico, il rapporto tra idea e realtà dello stato di diritto diventano un problema centrale. Nonostante questa contrapposizione, che potrebbe essere sintetizzata come contrapposizione tra “teoria della società” e “tecnologia sociale”, Habermas sembra fare propri alcuni risultati dell’analisi luhmanniana e parla di una “doppia prospettiva”, secondo la quale l’approccio sociologico, utile ai fini della comprensione del fenomeno del diritto (contro sue troppo frettolose riduzioni a “epifenomeno”), andrebbe integrato attraverso una ricostruzione del contenuto morale degli ordinamenti giuri- 25 dici moderni. Questa prospettiva di indagine viene messa alla prova ed esemplificata soprattutto nell’analisi della cittadinanza, un problema rispetto al quale Habermas avanza l’esigenza di un’accentuazione dell’autonomia del cittadino. Il carattere politico della concezione habermasiana del diritto emerge però soprattutto laddove egli pone il problema di “come può essere sviluppato lo stato democratico di diritto nelle società complesse”, confrontandosi con le discussioni svoltesi su questo tema tra i filosofi della politica e i teorici della società negli Stati Uniti (Walzer, Rawls). Le difficoltà nella realizzazione dei principi dello stato di diritto sono per Habermas da attribuirsi a un’ “insufficiente istituzionalizzazione” di tali principi. Habermas ammette di non avere a disposizione ricette per un rafforzamento dello stato democratico, anche se suggerisce una “democratizzazione dell’amministrazione”, vedendo in ciò un problema di «cooperazione tra fantasia istituzionale e cauta messa alla prova». «La custodia di una sfera pubblica autonoma, una partecipazione più ampia dei cittadini, l’addomesticamento del potere dei media e la funzione di mediazione di partiti politici non statalizzati”: questi alcuni degli obiettivi pratico-politici indicati da Habermas in vista di un rafforzamento dello stato di diritto inteso come espressione di una “democrazia radicale”. M.M. Hans Jonas: gnosi, nichilismo e libertà Il 5 febbraio è scomparso a New York, all’età di novant’anni, Hans Jonas. La sua fama in Italia è piuttosto recente e risale alla traduzione de IL PRINCIPIO RESPONSABILITÀ. UN’ETI- CA PER LA CIVILTÀ TECNOLOGICA (Einaudi, Torino 1990). Lo ricordiamo anche in occasione della recente pubblicazione di una raccolta di saggi, TRA IL NULLA E L’ETERNITÀ (a cura di Giancarlo R. Rilke, Gallio, Ferrara 1992), che offre uno sguardo d’insieme su aspetti diversi della riflessio-
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