CONVEGNI E SEMINARI Ludwig Wittgenstein, Martin Heidegger, Michel Foucault, Jacques Derrida, Jean-Paul Sartre 48
Filosofie contemporanee Se la filosofia contemporanea è essenzialmente apertura – apertura problematica del pensiero verso un orizzonte possibile di senso – , una significativa conferma di ciò si è avuta dal ciclo di conferenze dal titolo: LA FILOSO- FIA CONTEMPORANEA. CIÒ’ CHE É VIVO, CIÒ’ CHE É MORTO, dedicato a figure della scena filosofica contemporanea, svoltosi presso la Casa della Cultura di Milano fra ottobre e dicembre 1992. Il ciclo, ideato e organizzato da Fulvio Papi (se ne veda la presentazione sul numero 10 di questa rivista), ha visto interventi di Pier Aldo Rovatti, Salvatore Natoli, Carlo Sini, Silvana Borutti, Maurizio Ferraris e Mario Vegetti. A partire da una rilettura dell’opera, soprattutto postuma, di Jean Paul Sartre, Pier Aldo Rovatti ha proposto due questioni fondamentali, in base alle quali il dibattito filosofico contemporaneo può utilmente rivolgersi al pensiero di questo filosofo. La prima riguarda la possibilità di trovare in Sartre elementi per l’elaborazione della nozione di alterità, così come essa viene oggi proposta da Levinas, Ricoeur e Derrida, e giungere a una “morale della distanza”. Essa consiste nella rivalutazione del ruolo dell’alterità come momento costitutivo dell’ipseità, ovvero della soggettività di quell’essere che non coincide con sé stesso, in quanto si “tiene a distanza” da sé medesimo. In questo modo la prospettiva di lettura di Sartre riceve una correzione rispetto alle accuse di umanismo metafisico, spesso rivolte, da Heidegger in poi, al filosofo francese. L’elaborazione di una nuova nozione di soggettività, in connessione con quella di alterità, rimanderebbe dunque all’idea di un possibile superamento, inteso come “distorsione” (Verwindung) della metafisica e dei suoi concetti. Al rilievo di Fulvio Papi, secondo cui la riflessione sartreana, pur a prescindere dalle sue stesse autointerpretazioni, si presenta effettivamente come una forma di radicale coscienzialismo, imperniata sulla nozione del “per sé”, Rovatti ha risposto sostenendo che una prospettiva storico-filosofica deve senza dubbio tener conto del CONVEGNI E SEMINARI CONVEGNI E SEMINARI coscienzialismo come di una caratteristica essenziale del pensiero di Sartre, ma non può escludere un’impostazione teoretica, tesa alla ricerca di elementi divergenti, “più contemporanei”. La seconda questione emersa durante la conferenza concerne il problema della parola filosofica. Secondo Rovatti occorre sottolineare che le molteplici forme della scrittura, in cui Sartre si è cimentato, non riguardano il tentativo di esprimere un medesimo contenuto attraverso linguaggi diversi, bensì quello di trovare, tramite forzature della scrittura, una nuova pratica filosofica; emerge dunque qui la questione del carattere “narrativo” della ricerca filosofica e della sua scrittura e, proprio per questo, della sua incommensurabilità con quella scientifica. Il tentativo sartreano rimarrebbe dunque ben distante da quell’ideale di oggettività “scientifica” proposto da Edmund Husserl, in virtù del quale Enzo Paci, come ha ricordato Rovatti, rimproverava alla riflessione sartreana proprio il suo carattere di descrittività, e un minor grado di concettualizzazione. I testi postumi di Sartre configurano un progetto di sistema della morale. La tesi della finitezza umana, ha notato Rovatti, non può che portare al trascendimento del piano gnoseologico, e sfociare in quello etico: la verità diventa una questione pratica. Su questa base Rovatti ha accostato la posizione di Sartre a quella di Martin Heidegger, con una coincidenza delle determinazioni di libertà, esistenza, verità; l’etica sartreana pare in questo animata dalla volontà di perdersi, nella sua rinuncia ai comodi (pragmaticamente) occhiali dell’universalità scientifica per i più ardui strumenti dell’etica interpretativa, laddove la libertà si definisce come un progettare a partire dalla passività, come un “agire la fatticità”. Anche nella ricerca di Michel Foucault, ha rilevato Salvatore Natoli, emerge come centrale la questione del soggetto. Costituendosi a partire dalla ricerca della verità, esso descrive, nella riflessione di Foucault, un percorso che va dalla “morte dell’uomo” alle tecnologie del sé. Ripercorrendo l’analisi foucaultiana, Natoli ha sottolineato come il concetto di uomo, che entra in crisi con la fine dell’Ottocento, abbia un’esi- 49 stenza relativamente breve, poiché la sua data di nascita va collocata verso l’inizio del XX secolo, con l’avvento delle “scienze umane”. L’io, come soggetto della filosofia moderna, come soggetto cartesiano, non è ancora “uomo”, ma solo un principio d’ordine, l’unità vuota della rappresentazione, riempita dal sistema di ordinamenti. Le scienze umane creano invece il luogo in cui l’uomo, ridotto a oggetto naturale, nasce come quell’essere naturale la cui specificità, d’après Kant, dopo Kant, consiste nell’essere fine a sé stesso. Proprio qui inizia però la sua dissoluzione: dal punto di vista dell’oggettivabilità esso perde infatti la propria unità, in quanto diventa l’oggetto di diversi “punti di vista”. Nell’articolarsi della riflessione foucaultiana, Natoli ha individuato tre momenti: il costruirsi della verità nella parola, gli effetti della verità, il costituirsi del sé. La verità si colloca nella storia, nella ricostruzione genealogica, che non consiste nella ricerca di un’origine naturale, ma nell’acquisizione di un sé, e rappresenta, come tale, un atto ermeneutico. L’ ”origine” si manifesta qui sotto le spoglie dell’antecedenza, e i documenti non valgono come elementi di una ricostruzione cronologica, ma come “monumenti”, vestigia di un’indagine di tipo “archeologico”. A causa delle “rotture epistemologiche”, quello che si presenta alla ricerca della nostra origine è un paesaggio di rovine, senza la possibilità di ripercorrere gli stadi naturali della nostra evoluzione, che ci appaiono come positività frantumate. La verità, che appartiene al discorso, non può dunque riguardare un singolo oggetto nella sua staticità, nella quale esso non può che rappresentare un frammento. La verità pertiene solo alla ricerca genealogica, che ricostruisce il discorso nella sua effettualità, nel suo essere dotato di un’efficacia, e perciò di un potere. Proprio la questione della verità è stata al centro della rilettura del pensiero di Martin Heidegger, proposta da Carlo Sini, che ha preso le mosse dal confronto del filosofo tedesco con Aristotele e Husserl nel corso di lezioni marburghese pubblicato con il titolo: Logica. La questione della verità. Quella della verità si manifesta come questione del logos fin da Aristotele; il discorso è “apofantico”, cioè “fa vedere” (idein)
- Page 1 and 2: INFORMAZIONE FILOSOFICA Rivista bim
- Page 3 and 4: PROFILO 5 Ricordo di Italo Mancini
- Page 5 and 6: Don Italo, un mae- Non avrei mai cr
- Page 7 and 8: nella seconda edizione del 1922, d
- Page 9 and 10: so l’uomo attinge luce e forza pe
- Page 11 and 12: Di qui nasceva quella “spregiudic
- Page 13 and 14: meta che trasformi il mondo». «Se
- Page 15 and 16: del secondo dopoguerra (Metz, Panne
- Page 17 and 18: non possono più essere compresi ne
- Page 19 and 20: all’opera in molti pensatori tra
- Page 21 and 22: etica dell’umanità, criticando l
- Page 23 and 24: un’etica della co-responsabilità
- Page 25 and 26: Habermas: fatticità e validità de
- Page 27 and 28: definire cosa sia un volere qualifi
- Page 29 and 30: ca di Brezzi, che costeggia quelle
- Page 31 and 32: della biologia, Seuil, Paris 1992)
- Page 33 and 34: Oltre l’Europa, oltre la tolleran
- Page 35 and 36: pazione, razzismo, marginalizzazion
- Page 37 and 38: TENDENZE E DIBATTITI Elijah Muhamma
- Page 39 and 40: dal principio etico del rispetto pe
- Page 41 and 42: Scritti kantiani di Jacobi Tre impo
- Page 43 and 44: di cui gode la filosofia di Spinoza
- Page 45 and 46: formazione mediconaturalistica (e f
- Page 47: L’Associazione degli Amici di Spi
- Page 51 and 52: ha una funzione indicativa; è il d
- Page 53 and 54: Poiché l’esistenza divina è imm
- Page 55 and 56: mao, individuando nel rito il fatto
- Page 57 and 58: CONVEGNI E SEMINARI Charles Louis d
- Page 59 and 60: da un lato nel render conto della s
- Page 61 and 62: proposito, ha sottolineato Vaccaro,
- Page 63 and 64: lano, in occasione della presentazi
- Page 65 and 66: tativo di ripensare la valenza form
- Page 67 and 68: REVUE PHILOSPHIQUE DE LOUVAIN Vol.
- Page 69 and 70: tità e per le nuove combinazioni e
- Page 71 and 72: NOVITA’ IN LIBRERIA 70 NOVITA’
- Page 73 and 74: Bianco, F. (a cura di) Beiträge zu
- Page 75 and 76: of crime and justice M. E. Sharpe,
- Page 77 and 78: (1799-1807) Felix Meiner, ottobre 1
- Page 79 and 80: S. Fischer Verlag dicembre-gennaio
- Page 81: pp.560, F 180 Un’opera che testim