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Anno Numero 1993 11 - Studi Filosofici

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scolastica.<br />

In uno studio dettagliato ed erudito, corredato<br />

da un fitto apparato di note, Klaus<br />

Bergdolt analizza passaggi fondamentali<br />

dei trattati e delle lettere di Petrarca in<br />

relazione al problema del suo rapporto con<br />

la medicina scolastica dell’epoca. In alcuni<br />

capitoli dell’opera si trovano materiali e<br />

osservazioni su ambiti eccentrici rispetto al<br />

tema del libro, come ad esempio un excursus<br />

sulla teoria dell’arte sviluppatasi nell’ambiente<br />

dell’Università di Padova o<br />

un’altro sull’Università di Montpellier.<br />

Alcuni aneddoti sulla vita di Petrarca e sul<br />

suo rapporto personale con la malattia costituiscono<br />

momenti di intrattenimento, in<br />

un’opera altrimenti ispirata ai criteri dello<br />

studio accademico e filologico. E’ il caso di<br />

una lettera inviata nell’inverno 1370 dal<br />

poeta al suo medico Giovanni Dondi; al di<br />

là dell’aneddoto la lettera è indice di un<br />

atteggiamento introspettivo di Petrarca e<br />

del suo tentativo di stabilire un rapporto<br />

con la propria malattia. Il poeta, febbricitante,<br />

scrive al proprio medico per non<br />

sentire la febbre, per indirizzare la propria<br />

attenzione, attraverso l’attività della scrittura,<br />

in un’altra direzione. L’atteggiamento<br />

scettico di Petrarca rispetto alla medicina<br />

dell’epoca si mostra qui attraverso il<br />

filtro della sua esperienza personale: al<br />

medico che lo aveva messo in guardia<br />

rispetto a presunti effetti dannosi, per un<br />

febbricitante, dell’acqua di fonte, della frutta<br />

fresca e del digiuno, egli risponde smontando<br />

inesorabilmente le sue argomentazioni.<br />

Petrarca aveva del resto altre ragioni<br />

per dubitare della medicina scolastica. La<br />

peste del 1348 gli aveva portato via numerosi<br />

amici, ma soprattutto gli aveva tolto<br />

Laura, donna da lui amata e musa ispiratrice<br />

della sua poesia. Dopo la morte di Laura<br />

la smisurata delusione di Petrarca si sfoga<br />

nelle Invectivae, con cui il poeta si scaglia<br />

contro il medico personale del papa Clemente<br />

VI e ridicolizza i medici formatisi<br />

tra le sottigliezze della retorica e della<br />

logica scolastiche. Si può così comprendere<br />

come all’arroganza di tali medici Petrarca<br />

contrapponesse quel senso della finitezza<br />

umana che si esprime anche nella<br />

sua lirica. M.M.<br />

Gassendi fra epicureismo<br />

e cristianesimo<br />

Dopo un’assenza di quasi trecento anni<br />

ricompaiono nelle librerie francesi i<br />

sette volumi dell’ABRÉGÉ DE LA PHILO-<br />

SOPHIE DE GASSENDI (Compendio della<br />

filosofia di Gassendi, Fayard, Paris<br />

1992) di François Bernier in una edizione<br />

curata da Sylvia Murr e Geneviève<br />

Stefani. L’opera è il risultato visibile<br />

dell’impulso alla ricerca prodotto dal<br />

riaccendersi dell’interesse per la figura<br />

e il pensiero di Gassendi, di cui è<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

un’ulteriore conferma la recente fondazione<br />

della Société internationale<br />

d’études gassendiennes e dall’inaugurazione<br />

del Centre d’études gassendiennes<br />

a Digne dove, nel 1592,<br />

nasceva Pierre Gassendi.<br />

François Bernier, medico, viaggiatore,<br />

uomo di lettere amico di Racine, La<br />

Fontaine e Boileau, a vent’anni dalla<br />

morte di Gassendi (1655), si propose di<br />

diffonderne il pensiero attraverso<br />

un’opera di volgarizzazione. Il Compendio<br />

si presenta quindi come un’esposizione<br />

in lingua francese e in forma “alleggerita”<br />

della filosofia di Gassendi,<br />

classicamente tripartita in Logica, Fisica<br />

e Morale. Il materiale è per lo più<br />

attinto dal Syntagma philosophicum, nel<br />

quale Gassendi aveva esposto la sua rielaborazione<br />

della concezione epicurea,<br />

nella ricerca di un accordo con la rivelazione<br />

cristiana. L’opera, rimasta incompiuta<br />

e pubblicata postuma, di fatto testimonia<br />

soltanto l’ultima fase del pensiero<br />

del suo autore; è inevitabile allora<br />

domandarsi fino a che punto la versione<br />

di Bernier offra una autentica visione<br />

d’insieme della posizione di Gassendi,<br />

anche se indubbiamente risveglia la curiosità<br />

nei confronti di un pensiero dagli<br />

aspetti così difficilmente conciliabili.<br />

Un uomo di chiesa che si occupa di<br />

astronomia e si dice grande ammiratore<br />

di Galileo proprio quando il Sant’Uffizio<br />

condanna la teoria copernicana come<br />

eretica può sembrare contraddittorio; ma<br />

può anche darsi che Gassendi fosse un<br />

prete dalla mentalità eccezionalmente<br />

aperta. Non meno arduo fu armonizzare<br />

religione cristiana ed epicureismo, dove<br />

l’equivocità del compromesso è comprovata<br />

dalla simpatia che per Gassendi<br />

ebbero i libertini e gli illuministi. L’influenza<br />

di Montaigne, e soprattutto quella<br />

di Charron, orientarono Gassendi verso<br />

una posizione empirico-scettica che ne<br />

fece un polemico oppositore tanto dell’aristotelismo<br />

e del cartesianesimo<br />

quanto dell’indirizzo magico-occultista.<br />

Contro l’atteggiamento dogmatico dei<br />

primi e quello irrazionalistico dei secondi,<br />

il dubbio scettico e il successivo richiamo<br />

all’esperienza furono comunque<br />

finalizzati al tentativo di salvare dallo<br />

scetticismo la conoscenza scientifica,<br />

anche se il prezzo da pagare fu l’incrinarsi<br />

di qualsiasi pretesa fondazionistica<br />

del sapere scientifico da parte della<br />

metafisica. Allo stesso modo fu il valore<br />

epistemologico riconosciuto alle allora<br />

recenti esperienze della fisica nascente,<br />

unito ad un’esigenza di rigore e di plausibilità,<br />

che portò Gassendi ad abbrac-<br />

44<br />

ciare le tesi dell’atomismo di Epicuro.<br />

Così il dogma della rivelazione, accettato<br />

senza riserve, lungi dal costituire un<br />

ostacolo, permetteva di rinunciare ad<br />

ogni giustificazione razionalistica, delimitando<br />

contemporaneamente la sfera<br />

del conoscibile alla quale l’uomo poteva<br />

accedere con la “nuova scienza”. M.V.<br />

Carteggio Freud-Binswanger<br />

Stima e affetto profondi e reciproci<br />

legavano Sigmund Freud e Ludwig<br />

Binswanger in un rapporto non privo<br />

di tratti “edipici”. Sul piano teorico<br />

Freud fu però diffidente rispetto alla<br />

possibilità di fondare filosoficamente<br />

la prassi analitica, come invece intendeva<br />

fare Binswanger, riferendosi<br />

soprattutto a Heidegger. La recente<br />

pubblicazione, con il titolo di BRIEFWE-<br />

CHSEL 1908-1938 (a cura di Gerhard<br />

Fichtern, Fischer, Frankfurt a. M. 1992),<br />

del carteggio tra il padre della psicoanalisi<br />

e il fondatore della “Daseinsanalyse”<br />

può aiutare a chiarire e comprendere<br />

aspetti umani e controversie<br />

scientifiche di tale rapporto.<br />

Il primo incontro tra Sigmund Freud e<br />

Ludwig Binswanger avviene nel 1907,<br />

quando Binswanger, allora giovane medico,<br />

accompagna a Vienna Carl Gustav Jung<br />

e sua moglie. Le caratteristiche emotive di<br />

tale incontro appaiono subito ben delineate.<br />

All’epoca, il rapporto del giovane Binswanger<br />

con il padre si poneva sotto il<br />

segno del principio di realtà; il padre rappresentava<br />

la “legge” e l’esempio da seguire<br />

nell’obbedienza: prima intraprendendo<br />

la carriera di medico, poi l’attività di psichiatra<br />

e in seguito quella di direttore del<br />

celebre sanatorio Bellevue di Kreuzlinger.<br />

Al contrario, Freud appare come una sorta<br />

di “padre ideale”, capace di guidare intellettualmente<br />

il figlio e al tempo stesso di<br />

assistere, senza interferire, all’individuazione<br />

da parte di questi di una propria<br />

strada nella vita e nella scienza. Che si<br />

trattasse di un’idealizzazione, fu poi confermato<br />

dallo sviluppo di tale rapporto, e<br />

dallo scetticismo (per non dire dalla disapprovazione)<br />

di Freud rispetto al tentativo di<br />

Binswanger di trasformare la psicoanalisi<br />

in Daseinsanalyse, analisi esistenziale,<br />

basandosi sulla filosofia dell’”esserci” elaborata<br />

da Heidegger in Essere e tempo.<br />

Il carteggio offre la testimonianza di una<br />

tendenza all’autoillusione da parte di Binswanger<br />

circa la disponibilità di Freud ad<br />

accettare tale inversione di rotta verso la<br />

filosofia: così, annunciando in una lettera a<br />

Freud del 1922 la pubblicazione della sua<br />

Allgemeine Psychologie (Psicologia generale),<br />

Binswanger si dichiara persuaso «di<br />

tendere, attraverso una via concettuale, allo<br />

stesso scopo a cui [Freud] si [era] tanto<br />

avvicinato attraverso una via empirica,<br />

quella cioè di creare una base per la conoscenza<br />

psicologica dell’uomo». Freud, di

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