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Anno Numero 1993 11 - Studi Filosofici

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cittadino - per esempio come lettore di giornali o elettore<br />

- per la politica del proprio paese e quindi anche per la<br />

politica economica, per dire, della Banca Mondiale nei<br />

riguardi dei paesi indebitati del Terzo Mondo. Perciò<br />

sembra che in entrambe le dimensioni dell’evoluzione<br />

culturale - quella degli interventi tecnologici sulla natura<br />

e quella delle interazioni sociali - la nostra epoca abbia<br />

assistito allo sviluppo di una situazione planetaria che<br />

esige una nuova etica della co-responsabilità , vale a dire<br />

un tipo di etica che possiamo chiamare, per contrapporla<br />

alle forme tradizionali o convenzionali di etica, una<br />

macroetica (planetaria).<br />

La novità problematica delle richieste di questa nuova<br />

forma di etica può essere illustrata da alcuni commenti<br />

caratteristici avanzati da persone che si dimostrano piuttosto<br />

scettiche, o persino disturbate dalla possibilità di<br />

una simile ‘iperetica’, così come la si è voluta chiamare. 6<br />

Così in una recensione al libro di Hans Jonas Il principio<br />

responsabilità, 7 opera precorritrice nel suggerire energicamente<br />

la necessità di un nuovo tipo di etica, il critico,<br />

richiamandosi alla filosofia delle istituzioni di Arnold<br />

Gehlen, ricordava ai suoi lettori che nessuno può essere<br />

responsabile di ciò che accade al di fuori del suo ruolo o<br />

della sua funzione all’interno del sistema sociale. 8 Qui, o<br />

negandola o fraintendendola, almeno una caratteristica<br />

della nuova macroetica è stata indirettamente evidenziata:<br />

l’esigenza di una co-responsabilità per i risultati delle<br />

attività collettive.<br />

Un’altra caratteristica che la nuova etica deve soddisfare<br />

è stata messa indirettamente in luce dall’opuscolo: Gli<br />

otto peccati capitali, del famoso etologo e premio nobel<br />

Konrad Lorenz. Dalla prospettiva delle sue ben note tesi<br />

per cui le morali umane sono essenzialmente basate su<br />

disposizioni quasi-istintive o su residui istintuali corrispondenti<br />

al comportamento quasi-morale degli animali,<br />

Lorenz osserva e deplora come nella moderna società di<br />

massa, con le sue complesse ma anonime relazioni umane,<br />

si abusi irrimediabilmente delle disposizioni morali<br />

degli esseri umani - come quelle rappresentate dai sentimenti<br />

di simpatia e dalle disposizione all’aiuto. Con ciò<br />

Konrad Lorenz può riporre le sue speranze solo nel<br />

possibile verificarsi di una mutazione nell’interrotto processo<br />

di evoluzione biologica dell’uomo, tale che gli<br />

esseri umani acquistino una nuova disposizione quasiistintiva<br />

alla moralità. 9 Questa conclusione dell’etologo<br />

chiarisce indirettamente il fatto che la nuova etica della<br />

co-responsabilità, in base alle stesse esigenze cui deve<br />

corrispondere, non può essere fornita ai giorni nostri da<br />

disposizioni quasi-istintive dell’uomo, ma conseguita<br />

dalla ragione umana quale compensazione alla mancanza<br />

di disposizioni quasi-istintive.<br />

A tal riguardo la valutazione della situazione avanzata da<br />

Lorenz è stata confermata, in un certo senso, da un altro<br />

premio Nobel, l’economista Friedrich August von Hayek.<br />

Anche Hayek è convinto che i sentimenti e le disposizioni<br />

morali nel senso dell’etica tradizionale, compresa l’etica<br />

cristiana, debbano essere riservate al livello arcaico delle<br />

relazioni umane all’interno di piccoli gruppi. Oltre detto<br />

livello le esigenze di un etica della solidarietà umana -<br />

per non parlare della co-responsabilità su scala planetaria<br />

- diventano ideologiche e quindi dannose, poiché la<br />

CONFERENZA<br />

18<br />

libertà umana può solo essere garantita dall’operare<br />

indisturbato del sistema dell’economia di mercato con le<br />

sue relazioni anonime di interazione a lunga distanza.<br />

Perciò a giudizio di Hayek la diffusa richiesta di ‘giustizia<br />

sociale’ è sia ideologica che dannosa, e la sola<br />

caratteristica dell’etica tradizionale della giustizia che<br />

può e deve essere preservata e persino coltivata nella<br />

situazione attuale dell’umanità è l’obbligo all’onestà<br />

nella stipulazione e nel rispetto dei contratti. Quindi<br />

Hayek fa ricorso alla morale minima di un addomesticamento<br />

istituzionale dell’interazione strategica del commercio,<br />

escludendo contemporaneamente qualunque richiesta<br />

ulteriore di una morale della solidarietà e della coresponsabilità.<br />

10<br />

Penso che il chiarimento indiretto del nostro problema di<br />

una macroetica umana che possiamo trarre dalle osservazioni<br />

di Hayek tanto quanto da quelle di Konrad Lorenz<br />

e Arnold Gehlen risieda nel riconoscimento del fatto che<br />

la nuova etica, semmai essa si dia, richiede una giustificazione<br />

razionale, che trascenda ogni tradizione. Le<br />

osservazioni scettiche sopra ricordate mostrano chiaramente<br />

che non ci si può affidare alle morali convenzionali,<br />

rappresentate dalle attuali istituzioni sociali, incluso lo<br />

spirito del presente Stato di diritto.<br />

Ma che cosa hanno da dire gli esponenti dell’etica professionale,<br />

nel senso della filosofia (morale), sul nostro<br />

problema di una fondazione razionale per una macroetica<br />

umana universalmente valida? Con questo quesito introduco<br />

la seconda parte del mio lavoro.<br />

Una prima parte della risposta che ha sede in questo<br />

secolo può essere caratterizzata richiamando la concezione,<br />

sviluppata da Max Weber, di una scienza avalutativa<br />

in quanto opposta alla dimensione complementare<br />

delle decisioni in ultima istanza irrazionali ma autentiche,<br />

rappresentate dalle scelte private prese da ogni<br />

singolo e riguardo agli assiomi ultimi di valore <strong>11</strong> . Questa<br />

idea di una sorta di divisione del lavoro, per così dire, tra<br />

razionalità scientifica e moralità irrazionale che ha dominato<br />

a lungo l’ideologia occidentale, si è rivelata come un<br />

sistema di complementarità tra positivismo e esistenzialismo,<br />

entro cui l’etica, in modo simile alla religione,<br />

poteva solo essere immaginata come una questione di<br />

emozioni e decisioni private, incapaci di reclamare una<br />

qualche validità pubblica e universale. 12<br />

Questo sistema di complementarità proprio dell’ideologia<br />

occidentale ha prodotto una sorprendente e persino<br />

paradossale risposta alla sfida lanciata dal XX secolo alla<br />

ragione morale. Infatti, nel sistema di complementarità<br />

la parte della razionalità veniva definita in modo decisivo<br />

dalla razionalità, neutrale rispetto al valore, della<br />

scienza (cioè delle scienze della natura di rilevanza<br />

tecnologica). D’altronde, però, sono state proprio le<br />

conseguenze tecnologiche provocate dalla scienza nel<br />

mondo della vita dei giorni nostri a richiedere una nuova<br />

fondazione razionale di un’etica planetaria della coresponsabilità.<br />

Sembrava così che la scienza richiedesse<br />

una nuova etica razionale e al contempo - a causa del<br />

monopolio da essa esercitato sulla definizione delle<br />

razionalità 13 - bloccasse una giustificazione razionale<br />

dell’etica, dimostrandone l’impossibilità.<br />

Temo che questo meccanismo di blocco si mostri ancora

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