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al momento dell’arrivo diventa punto di partenza per un
evento di grazia. Lo Spirito venuto su Maria, riempie allora
Elisabetta ed anche Giovanni nel grembo, così come aveva
promesso l’angelo a Zaccaria. Le due madri, colmate dallo
Spirito, sono un tutt’uno con i loro bambini, che per la prima
volta s’incontrano e, di fatto, riconoscono i loro specifici
ruoli di precursore e di Messia.
Nei vv. 42-45 Maria viene benedetta ed esaltata a motivo
della sua maternità divina. Elisabetta si abbandona ad un
grido profetico che richiama i cantici di gioia per le vittorie
di due donne, Giaele e Giuditta, sui nemici di Israele. Così,
grazie alla disponibilità di Maria, Dio assicura al suo popolo,
attraverso il Figlio-Messia, la vittoria definitiva sul male. La
madre di Dio è poi lodata per aver creduto all’adempimento
delle parole ricevute dal Signore per mezzo dell’angelo,
quindi ella è per l’evangelista il modello del discepolo
chiamato ad ascoltare e custodire la Parola. Il Signore è
nominato esplicitamente soltanto nel v. 45, ma in questo
modo viene evidenziato come il suo agire stia alla base
dell’elogio di Maria.
Nei vv. 46-48 Maria prende la parola non per rendere ad
Elisabetta elogio per elogio, ma per indirizzare la sua lode
all’Onnipotente. Con un’espressione tipica di alcuni Salmi,
la Vergine celebra la grandezza di Dio e gioisce, come sua
cugina, in Dio suo Salvatore (con allusione al nome di Gesù,
«Dio salva»). La lode del Signore è motivata dal fatto che
Egli ha considerato e visitato con la sua grazia la bassezza
(non «l’umiltà»!) della sua serva. La condizione oggettiva di
povertà di Maria la rende parte di quel popolo di poveri
verso il quale, secondo Luca, è diretto l’annuncio della
Buona Notizia.
Il testo evidenzia come Dio si chini a visitare la condizione
del povero, del credente che non ha altra ricchezza al di
fuori della fede nella sua Parola, e possa così compiere in lui
grandi cose.
IV domenica di Avvento
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ITINERARIO
LITURGICO PASTORALE