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Il documento (formato pdf) - Sistema Nazionale Linee Guida

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immunomodulatorie 184-185 e molti tipi di dieta, inclusa la dieta chetogena, 186 sono stati utilizzati<br />

ma non esistono studi controllati. Alcuni pazienti possono essere considerati per interventi chirurgici<br />

di resezione di una lesione sottostante localizzata 187 o di callosotomia. 188<br />

Nella sindrome di Dravet (epilessia mioclonica severa dell’infanzia) sembrano avere una qualche<br />

efficacia: fenobarbital, valproato, benzodiazepine e topiramato. 28,189 In uno studio di classe II è<br />

stato proposto l’uso di stiripentolo, che è un inibitore del P450, in associazione al clobazam; stiripentolo<br />

potrebbe agire aumentando la concentrazione di 4’-idrossinorclobazam, un metabolita<br />

attivo del clobazam. 190 Fenitoina, carbamazepina e lamotrigina possono aggravare le crisi. 154<br />

Per il trattamento delle crisi della sindrome di Landau-Kleffner (Landau-Kleffner Sindrome, LKS,<br />

o afasia epilettica acquisita) e l’Electrical Status Epilepticus during Slow Sleep (ESESS) è stato suggerito<br />

il trattamento con ACTH o corticosteroidi per lunghi periodi (maggiori di 3 mesi). Come<br />

alternative sono da considerate le benzodiazepine, valproato ed etosuccimide. 28 In alcuni casi selezionati<br />

è riportata la possibile efficacia delle immunoglobuline (IgG) 192 e del trattamento chirurgico<br />

attraverso resezioni subpiali. 193<br />

Crisi non classificabili<br />

Se le crisi tonico-cloniche non sono classificabili come generalizzate primarie o secondariamente<br />

generalizzate viene consigliato di iniziare il trattamento con il valproato. Le crisi non classificabili<br />

possono essere considerate focali sintomatiche o probabilmente sintomatiche se iniziano dopo<br />

i 25 anni. In tale caso possono essere utilizzati la carbamazepina o altri farmaci indicati su questo<br />

tipo di crisi.<br />

Che cosa fare se il primo farmaco è inefficace<br />

PNLG – Diagnosi e trattamento delle epilessie<br />

La probabilità di non rispondere alla terapia iniziale dipende da molti fattori, ma, soprattutto, varia<br />

in relazione alla sindrome di cui il paziente è affetto. In caso di mancata risposta al primo farmaco<br />

una discreta percentuale di pazienti trae giovamento da una monoterapia con un altro farmaco<br />

antiepilettico oppure dall’aggiunta di un nuovo farmaco alla terapia precedente. 119-120,122,194-<br />

196 Non vi sono studi controllati che confrontino queste due opzioni, ma la maggioranza degli<br />

esperti preferisce provare una seconda monoterapia con un altro farmaco di prima scelta in caso<br />

di inefficacia del primo farmaco. 153 Dopo il fallimento di una seconda monoterapia l’accordo su<br />

cosa fare è minore. Alcuni preferiscono provare una terza monoterapia mentre altri optano per<br />

l’aggiunta di un altro farmaco (biterapia). Anche riguardo a questo punto non sono stati trovati<br />

studi controllati che confrontassero direttamente le varie terapie d’associazione nella pratica clinica<br />

e la scelta, nel singolo caso, si basa prevalentemente su considerazioni circa il tipo di sindrome<br />

epilettica e i meccanismi d’azione, le caratteristiche farmacocinetiche e di tollerabilità dei farmaci<br />

da associare. E’ opportuno ricordare, a questo proposito, che politerapie molto pesanti e<br />

sedative possono causare un peggioramento delle crisi. 28<br />

Nelle forme di epilessia sintomatica, con crisi parziali o secondariamente generalizzate, oltre che<br />

Terapia farmacologica<br />

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