Nocciolands - Associazione Nazionale Città della Nocciola
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<strong><strong>Nocciola</strong>nds</strong><br />
Sua Eccellenza Eminentissima<br />
Con sorniona impertinenza, i romani usano dire,<br />
di chi si fa aspettare: “È in ritardo come un cardinale”.<br />
Be’, se è vero che altre nocciole – quelle del<br />
Piemonte e quelle di Giffoni – hanno ottenuto<br />
già da tempo l’ambito marchio d’identifi cazione<br />
geografi ca protetta, la <strong>Nocciola</strong> Romana sta per<br />
compiere il suo ingresso davvero in pompa magna<br />
nell’esclusiva élite dei riconoscimenti europei<br />
di qualità. Nel gennaio del 2006, infatti, ha<br />
ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole la<br />
candidatura uffi ciale nientemeno che alla DOP, la<br />
Denominazione di Origine Protetta. Conseguire<br />
questo marchio è decisamente impegnativo, ma<br />
comporta l’assoluta garanzia sull’origine: il minimo<br />
che può pretendere una qualità di nocciole<br />
che ha soddisfatto il palato di principi romani e<br />
di romani pontefi ci. L’iniziativa per il riconoscimento,<br />
alla quale hanno collaborato diverse istituzioni<br />
locali, ha visto unite le associazioni dei<br />
<strong>Nocciola</strong>ndo<br />
36<br />
Perché è Romana<br />
la <strong>Nocciola</strong> dei Cimini?<br />
A ben vedere ed essendo puntigliosi, non nocciole<br />
dovrebbero chiamarsi, se son romane, ma<br />
nocchie. Non per niente il Nocchione è, assieme<br />
alla Gentile, la varietà che fa Romana la nocciola.<br />
Nocchie le chiamano a Roma, e nocchie sui Cimini.<br />
Poi, fate voi. Ma badate: anche nella pronuncia<br />
si sente il sapore.<br />
Ciò detto, veniamo alla legittima domanda: perché<br />
la denominazione richiesta per l’eccellente<br />
produzione corilifera del territorio è <strong>Nocciola</strong><br />
Romana e non, che so, Cimina, Viterbese o <strong>della</strong><br />
Tuscia? ? E perché la varietà più diffusa si chiama<br />
essa stessa – l’ho accennato sopra – <strong>Nocciola</strong> Gentile<br />
Romana?<br />
Per rispondere, la prendo alla larga e anch’io vi<br />
chiedo: perché alcuni toponimi <strong>della</strong> stessa zona<br />
– Barbarano Romano, Bassano Romano, Oriolo Ro- Ro-<br />
produttori, fortemente sostenute dall’Assessorato<br />
all’Agricoltura <strong>della</strong> Regione e dall’Arsial, l’ente di<br />
sviluppo agricolo del Lazio. Bruxelles deciderà entro<br />
due anni, ma sono pronto a scommettere che<br />
qualunque appassionato degustatore, sgusciando<br />
Nocciole Romane, sarà presto conscio e sicuro di<br />
trovarvi il sapore delle ‘nocciole dei papi’.<br />
mano, Trevignano Romano e Fabrica di Roma: ma<br />
l’elenco è lungo – comprendono la stessa specifi<br />
cazione? E perché si parla di lattuga romana,<br />
carciofo romanesco, abbacchio romano, trippa alla<br />
romana, fava romanesca, pecorino romano e ricotta<br />
romana, se sono tutti prodotti tipici di queste<br />
contrade?<br />
Certo: Roma è a un tiro di schioppo: ma non è<br />
un motivo suffi ciente a far piazza pulita dei legittimi<br />
orgogli locali. Per dare soluzione al quiz<br />
(non si sa mai, magari capita in tv e si vince un<br />
premio) bisogna tornare indietro fi no ai primi<br />
secoli del Medioevo, quando l’antica Etruria – da<br />
più di mille anni bene identifi cata come un’unica<br />
entità che si spingeva fi no alle porte di Roma ed<br />
alla foce del Tevere, poco sopra Ostia – fu divisa<br />
in due lungo una linea irregolare che, dai pressi<br />
di Bomarzo e Orte e passando per il Lago di Vico,<br />
giungeva ai Monti <strong>della</strong> Tolfa, sopra Civitavecchia,<br />
e al Tirreno. A nord di questo confi ne (in<br />
corrispondenza delle odierne Toscana e Umbria)<br />
fu la Tuscia longobarda; a sud, la Tuscia Romana,<br />
primo nucleo del Patrimonio di San Pietro e cuore<br />
del regno terreno del Papato.<br />
Assieme alla Tuscia divennero romani i Cimini<br />
e molte prelibatezze ivi prodotte: comprese le<br />
nocciole. Fine <strong>della</strong> storia.